Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 2° settimana del tempo ordinario (Santa Agnese)
Vangelo secondo Luca 2
1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.2Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.3Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.4Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme,5per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.6Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
8C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento,10ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia".13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama".
15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere".16Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
21Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.
22Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore,23come è scritto nella Legge del Signore: 'ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore';24e per offrire in sacrificio 'una coppia di tortore o di giovani colombi', come prescrive la Legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele;26lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.27Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge,28lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
29"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
30perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli,
32luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele".
33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.34Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione35perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima".
36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza,37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
39Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret.40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza;43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti;45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo".49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?".50Ma essi non compresero le sue parole.
51Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.52E Gesù 'cresceva' in sapienza, età 'e grazia davanti a Dio e agli uomini'.
Genesi 1
1In principio Dio creò il cielo e la terra.2Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
3Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.4Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre5e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
6Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque".7Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.8Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
9Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne.10Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.11E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne:12la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.13E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
14Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni15e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne:16Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.17Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra18e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.19E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
20Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo".21Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.22Dio li benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra".23E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
24Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così avvenne:25Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
26E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".
27Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
28Dio li benedisse e disse loro:
"Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra".
29Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.30A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne.31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Salmi 55
1'Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil.'
'Di Davide.'
2Porgi l'orecchio, Dio, alla mia preghiera,
non respingere la mia supplica;
3dammi ascolto e rispondimi,
mi agito nel mio lamento e sono sconvolto
4al grido del nemico, al clamore dell'empio.
Contro di me riversano sventura,
mi perseguitano con furore.
5Dentro di me freme il mio cuore,
piombano su di me terrori di morte.
6Timore e spavento mi invadono
e lo sgomento mi opprime.
7Dico: "Chi mi darà ali come di colomba,
per volare e trovare riposo?
8Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto.
9Riposerei in un luogo di riparo
dalla furia del vento e dell'uragano".
10Disperdili, Signore,
confondi le loro lingue:
ho visto nella città violenza e contese.
11Giorno e notte si aggirano
sulle sue mura,
12all'interno iniquità, travaglio e insidie
e non cessano nelle sue piazze
sopruso e inganno.
13Se mi avesse insultato un nemico,
l'avrei sopportato;
se fosse insorto contro di me un avversario,
da lui mi sarei nascosto.
14Ma sei tu, mio compagno,
mio amico e confidente;
15ci legava una dolce amicizia,
verso la casa di Dio camminavamo in festa.
16Piombi su di loro la morte,
scendano vivi negli inferi;
perché il male è nelle loro case,
e nel loro cuore.
17Io invoco Dio
e il Signore mi salva.
18Di sera, al mattino, a mezzogiorno mi lamento e sospiro
ed egli ascolta la mia voce;
19mi salva, mi dà pace da coloro che mi combattono:
sono tanti i miei avversari.
20Dio mi ascolta e li umilia,
egli che domina da sempre.
Per essi non c'è conversione
e non temono Dio.
21Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici,
ha violato la sua alleanza.
22Più untuosa del burro è la sua bocca,
ma nel cuore ha la guerra;
più fluide dell'olio le sue parole,
ma sono spade sguainate.
23Getta sul Signore il tuo affanno
ed egli ti darà sostegno,
mai permetterà che il giusto vacilli.
24Tu, Dio, li sprofonderai nella tomba
gli uomini sanguinari e fraudolenti:
essi non giungeranno alla metà dei loro giorni.
Ma io, Signore, in te confido.
Salmi 109
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'
Dio della mia lode, non tacere,
2poiché contro di me si sono aperte
la bocca dell'empio e dell'uomo di frode;
parlano di me con lingua di menzogna.
3Mi investono con parole di odio,
mi combattono senza motivo.
4In cambio del mio amore mi muovono accuse,
mentre io sono in preghiera.
5Mi rendono male per bene
e odio in cambio di amore.
6Suscita un empio contro di lui
e un accusatore stia alla sua destra.
7Citato in giudizio, risulti colpevole
e il suo appello si risolva in condanna.
8Pochi siano i suoi giorni
e il suo posto l'occupi un altro.
9I suoi figli rimangano orfani
e vedova sua moglie.
10Vadano raminghi i suoi figli, mendicando,
siano espulsi dalle loro case in rovina.
11L'usuraio divori tutti i suoi averi
e gli estranei faccian preda del suo lavoro.
12Nessuno gli usi misericordia,
nessuno abbia pietà dei suoi orfani.
13La sua discendenza sia votata allo sterminio,
nella generazione che segue sia cancellato il suo nome.
14L'iniquità dei suoi padri sia ricordata al Signore,
il peccato di sua madre non sia mai cancellato.
15Siano davanti al Signore sempre
ed egli disperda dalla terra il loro ricordo.
16Perché ha rifiutato di usare misericordia
e ha perseguitato il misero e l'indigente,
per far morire chi è affranto di cuore.
17Ha amato la maledizione: ricada su di lui!
Non ha voluto la benedizione: da lui si allontani!
18Si è avvolto di maledizione come di un mantello:
è penetrata come acqua nel suo intimo
e come olio nelle sue ossa.
19Sia per lui come vestito che lo avvolge,
come cintura che sempre lo cinge.
20Sia questa da parte del Signore
la ricompensa per chi mi accusa,
per chi dice male contro la mia vita.
21Ma tu, Signore Dio,
agisci con me secondo il tuo nome:
salvami, perché buona è la tua grazia.
22Io sono povero e infelice
e il mio cuore è ferito nell'intimo.
23Scompaio come l'ombra che declina,
sono sbattuto come una locusta.
24Le mie ginocchia vacillano per il digiuno,
il mio corpo è scarno e deperisce.
25Sono diventato loro oggetto di scherno,
quando mi vedono scuotono il capo.
26Aiutami, Signore mio Dio,
salvami per il tuo amore.
27Sappiano che qui c'è la tua mano:
tu, Signore, tu hai fatto questo.
28Maledicano essi, ma tu benedicimi;
insorgano quelli e arrossiscano,
ma il tuo servo sia nella gioia.
29Sia coperto di infamia chi mi accusa
e sia avvolto di vergogna come d'un mantello.
30Alta risuoni sulle mie labbra la lode del Signore,
lo esalterò in una grande assemblea;
31poiché si è messo alla destra del povero
per salvare dai giudici la sua vita.
Abacuc 3
1Preghiera del profeta Àbacuc, in tono di lamentazione.
2Signore, ho ascoltato il tuo annunzio,
Signore, ho avuto timore della tua opera.
Nel corso degli anni manifestala
falla conoscere nel corso degli anni.
Nello sdegno ricordati di avere clemenza.
3Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paràn.
La sua maestà ricopre i cieli,
delle sue lodi è piena la terra.
4Il suo splendore è come la luce,
bagliori di folgore escono dalle sue mani:
là si cela la sua potenza.
5Davanti a lui avanza la peste,
la febbre ardente segue i suoi passi.
6Si arresta e scuote la terra,
guarda e fa tremare le genti;
le montagne eterne s'infrangono,
e i colli antichi si abbassano:
i suoi sentieri nei secoli.
7Ho visto i padiglioni di Cusàn in preda a spavento,
sono agitate le tende di Madian.
8Forse contro i fiumi, Signore,
contro i fiumi si accende la tua ira
o contro il mare è il tuo furore,
quando tu monti sopra i tuoi cavalli,
sopra i carri della tua vittoria?
9Tu estrai il tuo arco e ne sazi di saette la corda.
Fai erompere la terra in torrenti;
10i monti ti vedono e tremano,
un uragano di acque si riversa,
l'abisso fa sentire la sua voce.
In alto il sole tralascia di mostrarsi,
11e la luna resta nella sua dimora,
fuggono al bagliore delle tue saette,
allo splendore folgorante della tua lancia.
12Sdegnato attraversi la terra,
adirato calpesti le genti.
13Sei uscito per salvare il tuo popolo,
per salvare il tuo consacrato.Hai demolito la cima della casa dell'empio,
l'hai scalzata fino alle fondamenta.
14Con i tuoi dardi hai trafitto il capo dei suoi guerrieri
che irrompevano per disperdermi
con la gioia di chi divora il povero di nascosto.
15Hai affogato nel mare i suoi cavalli
nella melma di grandi acque.
16Ho udito e fremette il mio cuore,
a tal voce tremò il mio labbro,
la carie entra nelle mie ossa
e sotto di me tremano i miei passi.
Sospiro al giorno dell'angoscia
che verrà contro il popolo che ci opprime.
17Il fico infatti non germoglierà,
nessun prodotto daranno le viti,
cesserà il raccolto dell'olivo,
i campi non daranno più cibo,
i greggi spariranno dagli ovili
e le stalle rimarranno senza buoi.
18Ma io gioirò nel Signore,
esulterò in Dio mio salvatore.
19Il Signore Dio è la mia forza,
egli rende i miei piedi come quelli delle cerve
e sulle alture mi fa camminare.
'Per il maestro del coro. Su strumenti a corda.'
Lettera agli Efesini 6
1Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto.2'Onora tuo padre e tua madre': è questo il primo comandamento associato a una promessa:3'perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra'.4E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore.
5Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo,6e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore,7prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini.8Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.
9Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui.
10Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.11Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.12La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
13Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.14State dunque ben fermi, 'cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia',15e avendo come calzatura 'ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace'.16Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;17prendete anche 'l'elmo della salvezza' e 'la spada dello Spirito', cioè la 'parola di Dio'.18Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi,19e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo,20del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.
21Desidero che anche voi sappiate come sto e ciò che faccio; di tutto vi informerà Tìchico, fratello carissimo e fedele ministro nel Signore.22Ve lo mando proprio allo scopo di farvi conoscere mie notizie e per confortare i vostri cuori.
23Pace ai fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo.24La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore nostro Gesù Cristo, con amore incorruttibile.
Capitolo XXXIII:L’instabilità del nostro cuore e la intenzione ultima, che deve essere posta in Dio
Leggilo nella BibliotecaO figlio, non ti fidare della disposizione d'animo nella quale ora ti trovi; ben presto essa muterà in una disposizione diversa. Per tutta la vita sarai oggetto, anche se tu non lo vuoi, a tale mutevolezza. Volta a volta, sarai trovato lieto o triste, tranquillo o turbato, fervente oppure no, voglioso o pigro, pensoso o spensierato. Ma colui che è ricco di sapienza e di dottrina spirituale si pone saldamente al di sopra di tali mutevolezze, non badando a quello che senta dentro di sé, o da che parte spiri il vento della instabilità; badando, invece, che tutto il proposito dell'animo suo giovi al fine dovuto e desiderato. Così infatti egli potrà restare sempre se stesso in modo irremovibile, tenendo costantemente fisso a me, pur attraverso così vari eventi, l'occhio puro della sua intenzione.
E quanto più puro sarà l'occhio dell'intenzione, tanto più sicuro sarà il cammino in mezzo alle varie tempeste. Ma quest'occhio puro dell'intenzione, in molta gente, è offuscato, perché lo sguardo si volge presto a qualcosa di piacevole che balzi dinanzi. E poi raramente si trova uno che sia esente del tutto da questo neo, di cercare la propria soddisfazione: Come gli Ebrei, che erano venuti, quella volta, a Betania, da Marta e Maria, "non già per vedere Gesù, ma per vedere Lazzaro" (Gv 12,9).
Occorre, dunque, che l'occhio dell'intenzione sia purificato, reso semplice e retto; occorre che esso, al di là di tutte le varie cose che si frappongono, sia indirizzato a me.
Omelia 93: La testimonianza dei discepoli.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Con le parole che precedono questo capitolo del Vangelo, il Signore, incoraggiando i suoi discepoli a sopportare l'odio dei nemici, offre se stesso come esempio, perché essi, imitando lui, diventino più forti. Inoltre promette che verrà su di loro lo Spirito Santo, che gli renderà testimonianza, aggiungendo che anch'essi diventeranno suoi testimoni, e ciò in virtù dello Spirito Santo operante in loro. E' per questo che dice: Egli mi renderà testimonianza, e voi pure mi renderete testimonianza (Gv 15, 26-27). Voi mi renderete testimonianza precisamente perché egli mi renderà testimonianza: egli nei vostri cuori, voi con le vostre voci; egli con la sua ispirazione, voi facendo sentire la vostra voce, in modo che si possa adempiere la profezia: In tutta la terra arrivò il suono della loro voce (Sal 18, 5). Sarebbe stato poco esortarli con il suo esempio, se non li avesse riempiti del suo Spirito. L'apostolo Pietro, infatti, avendo ben udito le parole del Signore che diceva: Non c'è servo più grande del suo padrone; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi (Gv 15, 20), e vedendo che questo cominciava già a realizzarsi nel suo Signore, se fosse bastato l'esempio avrebbe dovuto seguirlo nei patimenti: invece venne meno e lo rinnegò, non ancora capace di sopportare quanto vedeva sopportato da lui. Quando però ebbe ricevuto il dono dello Spirito Santo, predicò colui che aveva rinnegato, e non esitò a fare professione di fede in colui che aveva avuto il timore di confessare. Egli aveva dapprima ricevuto l'insegnamento dell'esempio per sapere ciò che doveva fare; ma non aveva ancora ricevuto la forza per fare ciò che sapeva. Egli sapeva come stare in piedi, ma non era stato ancora abbastanza rafforzato per non cadere. Ma dopo che, grazie allo Spirito Santo, fu reso più forte, annunziò fino alla morte colui che aveva rinnegato per timore della morte. Ecco perché nel capitolo seguente, di cui adesso noi dobbiamo parlare, il Signore dice: Vi ho detto queste cose perché non vi scandalizziate (Gv 16, 1). In un salmo si canta: Gode gran pace chi ama la tua legge, e non trova occasione di scandalo (Sal 118, 165). E così, dopo aver promesso lo Spirito Santo, che, operando dentro di loro, li renderà suoi testimoni, a ragione il Signore aggiunge: Vi ho detto queste cose perché non vi scandalizziate. Quando infatti la carità di Dio viene riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (cf. Rm 5, 5), una grande pace si diffonde nell'anima di quanti amano la legge di Dio, così che essi non trovano motivo di scandalo.
2. Poi, preannunziando ciò che avrebbero patito, dice loro: Vi scacceranno dalle sinagoghe (Gv 16, 2). Che male era per gli Apostoli essere cacciati dalle sinagoghe giudaiche, dato che essi ne sarebbero usciti anche se nessuno li avesse espulsi? Ma intendeva sottolineare che i Giudei non avrebbero accolto il Cristo che invece gli Apostoli non avrebbero mai abbandonato; e che perciò quelli che non avrebbero mai rinunciato a Cristo, sarebbero stati scacciati dalle sinagoghe insieme con lui da coloro che non volevano essere in lui. Ora, dato che non esisteva altro popolo di Dio all'infuori di quello discendente da Abramo, se i Giudei avessero riconosciuto e accolto Cristo, come rami naturali sarebbero rimasti nell'olivo (cf. Rm 11, 17) e non ci sarebbe stata una Chiesa di Cristo distinta dalla sinagoga dei Giudei: sarebbero state una medesima cosa, se avessero accettato di essere in lui. Ma siccome rifiutarono, che altro restava a quelli che avevano deciso di rimanere fuori di Cristo, se non scacciare dalle sinagoghe coloro che non avevano abbandonato Cristo? Se, al contrario, ricevuto lo Spirito Santo, fossero diventati anch'essi testimoni di Cristo, non sarebbero più stati tra coloro di cui l'evangelista dice: Molti notabili dei Giudei credettero in lui, ma non si dichiararono per paura dei Giudei, per non essere scacciati dalla sinagoga; preferivano, infatti, la gloria degli uomini alla gloria di Dio (Gv 12, 42-43). Credettero dunque in lui, ma non nel modo in cui voleva che credessero colui che disse: Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? (Gv 5, 44). I discepoli invece, ripieni di Spirito Santo, cioè della grazia di Dio, credettero in lui in modo da non essere nel numero di quanti ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Rm 10, 3), e neppure nel numero di coloro dei quali è detto che preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio. A questi discepoli conviene la profezia, che in essi ha trovato il suo pieno compimento: O Signore, avanzeranno alla luce del tuo volto, nel tuo nome esulteranno tutto il giorno; si esalteranno nella tua giustizia; sì, tu sei il vanto della loro forza (Sal 88, 16-18). Ad essi giustamente il Signore disse: Vi scacceranno dalle sinagoghe, coloro appunto che hanno zelo per Iddio, ma non secondo una retta conoscenza; proprio perché ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria (Rm 10, 2-3), scacciano quanti si esaltano, non nella propria giustizia, ma in quella di Dio, e non si vergognano di essere cacciati dagli uomini perché Dio stesso è il vanto della loro forza.
3. E finalmente, detto ciò, il Signore aggiunge: Ma viene l'ora che chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me (Gv 16, 2-3). Cioè, non conoscendo né Dio né suo Figlio, crederanno di rendere un servizio a Dio uccidendovi. Con queste parole il Signore ha voluto consolare quelli che sarebbero stati scacciati dalle sinagoghe giudaiche. Predicendo i mali che avrebbero dovuto patire per rendere testimonianza a lui, egli dice: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe. Non dice: Viene l'ora che chiunque vi uccide crederà di rendere culto a Dio; ma che dice? Ma viene l'ora; come se volesse predire qualcosa di buono dopo tutti questi mali. Che significa dunque: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe; ma viene l'ora? Era come dire: essi cercheranno di disperdervi, ma io vi raccoglierò; oppure: essi faranno di tutto per separarvi da me, ma viene per voi un'ora lieta. Come mai allora viene fuori l'espressione avversativa: ma viene l'ora, che sembra promettere un po' di consolazione dopo tante tribolazioni, mentre c'era piuttosto da aspettarsi un modo indicativo, e cioè: e viene l'ora? Sebbene predíca, non la consolazione dopo la tribolazione, ma tribolazione su tribolazione, egli non dice: E viene l'ora... Forse che venir cacciati fuori dalle sinagoghe li avrebbe turbati al punto da far loro preferire la morte al vivere esclusi dalle sinagoghe dei Giudei? Non potevano rimanere turbati fino a questo punto essi che cercavano, non la gloria degli uomini, ma quella di Dio. Che significa allora: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe; ma viene l'ora..., mentre ci sembra che avrebbe dovuto piuttosto dire: e viene l'ora, in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere un servizio a Dio? Egli non dice neppure: ma viene l'ora in cui vi uccideranno, quasi prospettando la morte come consolazione per essere stati allontanati dalle sinagoghe. Egli dice: ma viene l'ora che chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. Ora, mi pare che non abbia voluto significare altro che questo: si rendessero conto e si rallegrassero al pensiero che, cacciati fuori dalle sinagoghe dei Giudei, avrebbero guadagnato tanta gente a Cristo, mentre i Giudei non si sarebbero accontentati di cacciarli fuori dalle sinagoghe, ma avrebbero deciso di metterli a morte per evitare che con la loro predicazione convertissero tutti quanti a Cristo allontanandoli così dalle osservanze giudaiche, che essi consideravano verità divina. E' dei Giudei che egli parlava, quando diceva: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe. Infatti, quando i gentili uccisero i testimoni, cioè i martiri di Cristo, ritennero, mettendoli a morte, di rendere un servizio non al vero Dio, ma alle loro false divinità; mentre invece ogni Giudeo nel mettere a morte i predicatori di Cristo ha creduto di rendere culto a Dio, in quanto era convinto che chi si convertiva a Cristo abbandonava il Dio d'Israele. Fu questo il motivo che li indusse a mettere a morte Cristo. Ecco a proposito ciò che dicevano tra loro, secondo quanto riferisce l'evangelista: Vedete che tutto il mondo gli va dietro; se lo lasciamo vivere, verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo e la nostra nazione (Gv 12, 19). E conosciamo pure l'intervento di Caifa: E' necessario che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca la nazione intera (Gv 11, 48 50). In questo discorso, dunque, il Signore vuole rincuorare con il suo esempio i discepoli, ai quali disse: Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi (Gv 15, 20). Sicché come i Giudei avevano creduto di rendere culto a Dio uccidendo lui, così altrettanto uccidendo loro.
[Affinché entrasse la pienezza delle genti.]
4. Questo è dunque il senso delle parole: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe, ma non abbiate paura di rimanere soli, perché, esclusi dalla loro comunità, raccoglierete nel mio nome una tale moltitudine che essi, temendo di vedere disertato il loro tempio e tutti i riti dell'antica legge, vi uccideranno, e, versando il vostro sangue, crederanno di rendere culto a Dio. E' quanto ha detto a tal proposito l'Apostolo: Hanno zelo per Iddio, ma non secondo una retta conoscenza (Rm 10, 2); credono di rendere culto a Dio uccidendo i suoi servitori! Orribile aberrazione! Per renderti accetto a Dio, colpisci chi è accetto a Dio? Abbatti con i tuoi colpi il tempio vivo di Dio, affinché non sia disertato il tempio di pietra? Esecrabile cecità! Ma l'accecamento è occorso a Israele parzialmente, affinché entrasse l'insieme dei pagani; solo parzialmente, dico, non totalmente; non tutti, infatti, ma solo alcuni rami sono stati stroncati, affinché fosse innestato l'olivo selvatico (cf. Rm 11, 25 17). Infatti, quando i discepoli di Cristo furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare le lingue di tutte le genti e per mezzo loro si moltiplicarono i prodigi divini e la parola di Dio si diffondeva, crebbe a tal punto l'amore per Cristo che era stato messo a morte, che i suoi discepoli, espulsi dalle comunità giudaiche, raccolsero tra gli stessi Giudei una tale moltitudine da non dover proprio temere di rimaner soli (cf. At 2-4). Allora gli altri, reprobi e ciechi, furenti di zelo per la causa di Dio ma non altrettanto illuminati, decisero di mettere a morte gli Apostoli, persuasi con ciò di rendere culto a Dio. Ma colui che per essi era stato sacrificato, li raccoglieva. Prima di essere messo a morte, egli li aveva istruiti affinché tutti questi mali inaspettati ed imprevisti, anche se passeggeri, cogliendoli ignari e impreparati non li turbassero, ma, avendoli previsti e accettandoli pazientemente, li conducessero ai beni eterni. Che questo fosse il motivo del suo preannuncio, lo dichiarò egli stesso aggiungendo: Ma vi ho detto queste cose affinché, quando ne giungerà l'ora, vi ricordiate che ve ne ho parlato. L'ora di queste cose è l'ora delle tenebre, è l'ora della notte. Ma il Signore ha inviato la sua misericordia di giorno e l'ha fatta conoscere di notte (cf. Sal 41, 9), perché la notte dei Giudei non è riuscita ad offuscare il giorno dei Cristiani, da essa sorto e distinto. Se ha potuto uccidere la carne, non è riuscita ad ottenebrare la fede.
Capitolo 6: La purificazione di Maria Santissima
Vita della Santa Vergine Maria - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella Biblioteca
95 - La cerimonia al tempio - Simeone La partenza della Santa Famiglia alla volta di Nazareth
Come la Legge prescriveva, si avvicinava il giorno in cui la Santa Vergine doveva presentare il suo Primogenito al tempio. Maria si dispose per il viaggio, che sarebbe poi continuato verso Nazareth. La sera di domenica 30 dicembre, i pastori ricevettero i doni che Anna aveva donato alla Santa Famiglia. Giuseppe aveva avuto cura di pulire e di liberare da tutti gli oggetti la grotta, la caverna di Maraha e quella laterale. Anzi vidi che ripulì anche il suolo. Tra la domenica e il lunedì 31 dicembre, Maria e Giuseppe si congedarono dai sacri luoghi, destinati a divenire oggetto di devozione per tutta la Cristianità. Entrati per l'ultima volta nella grotta, stesero il tappeto sul posto dove era nato il Bambino e pregarono in ginocchio, poi ripeterono la cerimonia sullo stesso luogo dove era stato circonciso. Spuntava appena il giorno quando la Santa Famiglia lasciò quei luoghi tanto significativi. La Vergine era adagiata trasversalmente sulla groppa dell'asino, tra alcuni involucri e tappeti che gli anziani pastori avevano preparato per il viaggio. Giuseppe le pose in grembo il Bambinello e la Madonna lo contemplò felice; il Santo Pargoletto era avvolto nell'ampio velo. I pastori prima di accomiatarsi accompagnarono commossi la Sacra Famiglia fino ad un certo punto. Questa volta non presero la strada principale ma compirono un largo giro, dalla grotta a quella di Maraha, dirigendosi poi verso il sud di Betlemme affinché nessuno potesse osservarli.
30 gennaio.
Durante la giornata ho visto la Santa Famiglia avanzare assai lentamente sulla strada che da Betlemme conduce a Gerusalemme, cosicché suppongo si siano fermati spesso. A mezzogiorno riposarono su alcune panche che circondavano un pozzo coperto. Due donne, avvicinatesi a Maria, le offrirono dei piccoli vasi contenenti del balsamo e dei pani. L'offerta che Maria recava al tempio si trovava in una cesta caricata sull'asino. La corba aveva tre scompartimenti, due dei quali pieni di frutta e il terzo rinchiudeva in un graticcio due tortorelle. Verso sera li vidi passare innanzi a Gerusalemme; essi l'aggirarono dal lato di mezzogiorno, mantenendosi a una distanza di circa un quarto d'ora dalla città. Poi li vidi entrare in una piccola casa situata vicino ad un vasto dormitorio pubblico. Questa casa era abitata da due coniugi senza figli; essi accolsero Maria con un'esplosione di giubilo. Erano Esseni, parenti di Giovanna Chusa. L'uomo era occupato come giardiniere e aveva un compito di responsabilità relativo alla cura delle strade di Gerusalemme. Vidi che la Santa Vergine rimase quasi sempre sola con Gesù in una stanza; aveva disteso il Bambino su un tappeto. Era assorta in preghiera come se si preparasse alla cerimonia sacrificale. Ebbi delle chiare visioni di Angeli che comparvero in quella stanza per adorare Gesù. Frattanto io ricevetti interiormente tutte le istruzioni per l'accoglimento spirituale dei Santi Sacramenti. Vidi Maria Santissima assorta in profonda estasi e, sebbene non possa assicurarlo, credo che vedesse gli Angeli e fosse entrata in comunione con loro. I coniugi che ospitavano la santa Coppia usarono per la Madre di Dio ogni possibile premura e cortesia, credo che essi avessero l'intuizione della santità del bambino Gesù. Verso le sette di sera ebbi una visione relativa a San Simeone: lo vidi assai vecchio e magro e portava la barba corta; era sacerdote ma senza distinzione di rango; aveva moglie e tre figli già adulti, dei quali il più giovane aveva quasi vent'anni. Simeone dimorava vicinissimo al tempio; lo vidi attraversare uno stretto ed oscuro corridoio che lo conduceva all'interno del santuario, entrò in una piccola cella a volta scavata nello spessore della muraglia. In questa cella vi era solo una finestrella dalla quale si poteva guardare nel tempio sottostante. Mentre il vecchio Simeone restò inginocchiato, rapito nella preghiera, gli apparve un Angelo il quale lo avverti che il prossimo Bambinello offerto al tempio sarebbe stato il Messia dell'umanità. L'Angelo comunicò inoltre a Simeone che dopo aver veduto il Messia sarebbe avvenuto il suo trapasso. Vidi quella piccola cella inondata di luce e San Simeone raggiante di gioia. Ritornato alla sua abitazione pieno di giubilo, il vecchio raccontò a sua moglie ciò che gli era stato annunciato. Quando la consorte si allontanò per riposarsi, egli si mise di nuovo a pregare. Vidi anche la profetessa Anna pregare nella sua cella mentre aveva una visione sulla presentazione di Gesù al tempio. Ho visto alcuni devoti Israeliti flagellarsi, ma senza gesti violenti o di rabbia.
2 febbraio.
L'alba del nuovo giorno non era ancora sorta quando la Santa Famiglia, accompagnata dalla devota coppia di Esseni, si diresse al tempio di Gerusalemme. Conducevano con loro l'asino carico. Entrarono in un cortile circondato da una muraglia; Giuseppe ed il suo ospite condussero l'asino in una stalla vicina, mentre Maria veniva accolta amorosamente da una donna attempata. La Vergine fu condotta insieme col Bambino in un corridoio coperto che immetteva all'interno del tempio. Siccome tutto era ancora immerso nell'oscurità, si servirono di una lanterna. Il vecchio sacerdote Simeone, pieno di santa attesa, corse ad incontrare Maria Santissima, e scambiate con Lei alcune allegre parole strinse vivamente al petto il Bambinello. L' annuncio che aveva avuto dall'Angelo il giorno precedente l'aveva reso pronto all'accoglienza del promesso Bambino e delle pie donne. Simeone indossava la lunga veste che usavano portare i sacerdoti quando non erano occupati nel servizio divino. Io l'ho veduto altre volte nel tempio come vecchio sacerdote di rango non molto elevato, ma che si distingueva per la sua grande umanità e semplicità d'insegnamento. Allora la Santa Vergine fu condotta dalla donna attempata nell'atrio in cui doveva avvenire la presentazione. Le sue antiche maestre, Anna e Noemi che abitavano in questa parte del tempio, corsero ad incontrarla. Simeone1 che frattanto si era allontanato, venne nuovamente a prendere la Beata Vergine e la condusse nel luogo dove solitamente si benediceva il primogenito. Anna, cui Giuseppe frattanto aveva consegnato il cesto con le vittime sacrificali, e Noemi li seguirono. Giuseppe entrò per un'altra porta e si recò al lu ogo destinato agli uomini. Nel tempio era stato tutto disposto per la cerimonia. La sala in cui aveva luogo il sacrificio, era grande come la chiesa maggiore di Dùlmen. Lungo le pareti ardevano numerose piccole fiaccole disposte a forma piramidale. Dinanzi ad una specie di altare vidi alcuni sacerdoti che aprirono una cassa quadrangolare, dalla quale ne uscirono numerosi oggetti. Montarono così una specie di vasto tavolo su cui posero un gran piatto; poi lo ricoprirono con un panno rosso cui sovrapposero un velo bianco trasparente, tanto lungo da toccare il suolo. Ai quattro angoli del tavolo vennero poste delle torce ardenti, ed in mezzo due piatti ovali e due ceste. Tutti questi oggetti furono tolti da vari scomparti della cassa, dalla quale trassero anche gli abiti sacerdotali che collocarono sopra un altro altare. L'altare provvisorio del sacrificio era circondato da un graticcio. Ai due lati della sala si vedevano sedili disposti a diversa altezza, dove alcuni sacerdoti erano assorti in orazione. Allora Simeone, dopo aver fatto attraversare il graticcio a Maria, che teneva in braccio Gesù avvolto in un velo azzurro, fece deporre il Santo Bambino in una navicella sul tavolo dove arde-vano le lampade. In quel momento, come un improvviso apparire del sole, un indicibile splendore riempì il tempio. Percepii allora la presenza di Dio in quel luogo e, sopra il bambino Gesù, vidi il cielo aprirsi e lasciar scorgere il trono della Santissima Trinità. Subito dopo Simeone condusse Maria nella sala destinata alle donne; la sala aveva delle aperture come grate. La Vergine vestiva un abito azzurro, portava sul capo un velo bianco ed era interamente avvolta in un lungo manto color gialliccio. Recatosi all'altare sul quale avevano posto gli abiti sacerdotali, Simeone e tre altri sacerdoti si abbigliarono per la cerimonia. Portavano al braccio una specie di piccolo scudo ed in testa un berretto diviso nel mezzo da una larga fessura. Uno di essi si pose dinanzi all'altare del sacrificio, un altro si collocò dietro, mentre gli altri due si posero ai lati del tavolo e pregarono per il fanciullo. Allora Anna, accostatasi alla Madonna, le diede il cesto delle vittime; Maria avanzò con questo fino all'altare dei sacrifici e qui si fermò. Simeone quindi, guidò la Santa Vergine davanti all'altare su cui depose le sue offerte. In uno dei piatti ovali fu posta la frutta, nell'altro alcune monete, e le tortorelle furono lasciate nel canestro. Mentre Maria e Simeone erano rimasti dinanzi all'ara, il sacerdote che stava dietro, levò dalla navicella il Bambino e lo sollevò in alto volgendolo verso varie parti del tempio. Dopo aver pregato a lungo su Gesù, lo consegnò a Simeone che a sua volta lo restituì alla Santa Madre. Quindi il sacerdote celebrante prese una pergamena da un leggio e lesse alcune preghiere per la Vergine e per il Santo Bambino. La Madonna, aureolata di luce celeste, seguì Simeone alla balaustra dove Anna l'attendeva per condurla alla sala destinata alle donne. Nel vestibolo frattanto vidi radunate altre venti donne per il sacrificio dei loro neonati. Giuseppe restava ritirato nel luogo destinato agli uomini. Innanzi all'altare maggiore i sacerdoti incominciarono ad incensare e pregare; gli altri religiosi seguivano con i gesti la preghiera. Finita la cerimonia, Simeone si recò da Maria Santissima e, rapito in un'estasi di gioia, prese il Bambino tra le braccia. Poi rivolto verso il Cielo ringraziò il Signore in questo modo: "Signore, permetti che il tuo servo muoia in pace, poiché ora i miei occhi hanno visto la salvezza che Tu vuoi donare ai popoli, la luce che deve illuminare i pagani e la gloria del popolo tuo, Israele". Dopo aver benedetto San Giuseppe e Maria, Simeone rivolse alla Vergine queste parole: "Il Santo Bambino sarà causa di caduta per molti in Israele, per molti altri invece causa di risurrezione e sarà assai contrastato, perché saranno svelati i pensieri di molti cuori. La tua anima poi verrà trapassata dalla spada del dolore ed allora i cuori di molti si convertiranno al vero Dio!". Quando Simeone ebbe finito il suo discorso, la profetessa Anna, mossa da divino entusiasmo, parlò a lungo del Bambino e chiamò Maria: "Donna beata". Tutti furono inteneriti e mostrarono la massima devozione guardando Gesù e Maria, bella e raggiante come una rosa celeste. Perfino i sacerdoti espressero entusiasmo, sebbene sembrasse che l'Evento non fosse loro sconosciuto. La Santa Famiglia agli occhi del popolo fece una semplice offerta al tempio; ma Giuseppe diede in segreto al vecchio Simeone e ad Anna alcune lamine d'oro triangolari per sostenere le vergini povere che venivano educate al tempio. Vidi la Santa Vergine col Bambino accomiatarsi da Anna e Noemi nel cortile. Quindi la Santa Famiglia partì subito alla volta di Nazareth. Non ho veduto quali offerte fossero state fatte dalle altre famiglie presenti al tempio per il sacrificio dei loro fanciulli, però sento che ciascuna di loro ebbe una grazia speciale e più tardi subiranno la ferocia erodiana. La cerimonia al tempio termmò alle nove del mattino; la Santa Famiglia fece la prima tappa a Bethron. Giuseppe però continuava a sperare in cuor suo di stabilirsi a Betlemme.
96 - Notizie sul viaggio di ritorno dei Santi Magi e la morte di Simeone
Sulla riva di un fiume vidi i Santi Magi che celebravano una cerimonia religiosa. In quel luogo vi era una grande casa circondata da altre più piccole. Il primo tratto del viaggio fu percorso rapidamente dalle carovane dei Magi, poi si mossero più lentamente. Mi parve di vedere alla guida delle carovane un fanciullo vestito di luce raggiante; parlava talvolta con i Magi. Li vedo lasciare a destra un paese che mi viene indicato con due lettere: "Ur".
3 gennaio. La morte di Simeone.
Simeone aveva tre figli, il maggiore aveva circa quarant'anni ed il minore venti. Ambedue servivano nel tempio e si mantennero sempre amici sinceri di Gesù e dei suoi discepoli; furono suoi seguaci fin dopo l'Ascensione al cielo. Uno di essi preparò a Gesù ed ai discepoli l'agnello dell'ultima Pasqua. Quando Gesù fu chiamato al Cielo e scoppiò la prima persecuzione contro i Cristiani, vidi i figli, oppure i nipoti di Simeone, impegnarsi in favore dei seguaci del Redentore. L'anziano sacerdote era unito da legami di parentela con il padre di Serapia (poi chiamata Veronica) e, per mezzo di quest'ultimo, era in parentela anche con Zaccaria. Quando San Simeone, dopo la profezia su Gesù, ritornò alla propria abitazione, si ammalò. Nonostante fosse afflitto dalla malattia si intrattenne a lungo in gioia estatica a discorrere con la moglie ed i figli. Durante la notte, vidi le ultime ore della sua vita su questa terra. Dopo aver fatto le ultime raccomandazioni alla moglie ed ai figli, il vecchio sacerdote si mise a parlare del Santo Bambino, Salvatore d'Israele, e di tutto quello che l'Angelo gli aveva annunciato. il suo aspetto irradiava splendore e grave allegrezza. Lo vidi morire tranquillo nelle braccia della sua famiglia che si rassegna-va a tanto necessario dolore. Un'aureola di luce circondava il letto di San Simeone nel momento del suo trapasso; numerosi sacerdoti ebrei che pregavano vicino al suo capezzale ne furono illuminati. Quando spirò, il suo corpo venne trasportato in una stanza vicina e collocato su di un'asse traforata, lo si ricoprì di un panno, sotto il quale fu lavato con panni bagnati. In tal modo il corpo veniva lavato senza che mostrasse le sue nudità. L'acqua, scorrendo attraverso i fori dell'asse, finiva in un sottoposto bacino di rame. Finita tale operazione, ricoprirono il suo corpo di grandi foglie verdi e lo circondarono di fuscelli di erbe, poi l'avvolsero come un fanciullo in un lenzuolo che gli strinsero intorno al corpo con delle bende. Alla sera Simeone fu sepolto. Alcune persone munite di fiaccole portavano la bara, un po' diversa da quelle nostre. Vidi il corteo funebre muoversi in modo più spedito di come facciamo noi. Il sepolcro che doveva accogliere il corpo di San Simeone era posto non lontano dal tempio, consisteva in una nicchia scavata nel centro di un piccolo rialzo di terra in cui la porta era praticata trasversalmente. La parete interna era costruita in un modo particolare, e sebbene più rudimentale, aveva qualcosa di simile con le pareti ruvide che ho veduto nel primo chiostro di San Benedetto. Le pietre della parete erano di vario colore e simili a quelle della cella che Maria Santissima aveva abitato nel tempio. Il sepolcro era molto piccolo. In occasione di queste cerimonie funebri solitamente si offriva al corpo mortale alcune monete, pietruzze ed anche cibi preparati.
97 - Arrivo della Santa Famiglia da Anna
La Santa Famiglia giunse di sera a casa di Anna nei pressi della valle di Zabulon. Si celebrò una piccola festa di famiglia. Sul tavolo ardeva una lampada. Vidi il marito di Anna che si occupava degli ospiti. Maria Heli era assente. Poiché Giuseppe e Maria intendevano fermarsi per qualche tempo, tolsero il carico all'asino. Tutti furono felici di vedere il Santo Bambino, ma la loro gioia era silenziosa perché proveniente dalle profondità del cuore. Mai ho veduto questa gente abbandonarsi troppo all'impeto di un sentimento emozionale, qualunque esso fosse. Vidi poi un piccolo banchetto cui parteciparono anche alcuni sacerdoti. Fra le donne che mangiavano in una stanza separata riconosco Maria Heli e sua figlia Maria di Cleofa; poi vidi un'altra donna che abitava nel paese di Elisabetta e l'ancella di Maria, quella che era alla grotta di Betlemme. Oggi ho visto partire Giuseppe con Maria, il Santo Bambino e l'ancella alla volta della dimora di Nazareth, portavano con loro due asini carichi.
Il giardino di San t'Anna; riflessioni personali della Veggente
Oggi, mentre pregavo, mi trovai assorta in uno stato di estasi profonda e mi vidi in spirito presso una giovane coppia afflitta da una grave malattia mortale; se fossero morti avrebbero lasciato sola la vecchia madre senza alcun sostegno. Conoscevo questa famiglia, da molto tempo non ne avevo più notizie. Siccome nei casi dolorosi invoco sempre l'aiuto di Sant'Anna, mi vidi nella sua casa e potei contemplare il giardino con gli alberi carichi di pere, di prugne e di altra frutta. Nonostante la stagione fosse rigidissima, colsi la frutta abbondante e meravigliosa e la portai ai due giovani sposi, i quali subito la gustarono e guarirono. Dopo diedi il resto di quella frutta a molte persone che conoscevo e ad altre che mi erano ancora sconosciute; tutti ne furono assai confortati. Probabilmente questo è il simbolo delle grazie che si ricevono attraverso l'intercessione di Sant'Anna. Forse fui condotta nel giardino della Santa Madre di Maria per cogliere la frutta delle sue grazie perché ella è la protettrice dei casi dolorosi. Nel suo giardino si coglie la frutta della salvezza e di ogni verità. Quando colgo la frutta nei giardini dei Santi comprendo che a queste grazie sono anche aggiunte le sofferenze.
98 - Sulla stagione in Palestina
Quando la Veggente fu interrogata dal "pellegrino" intorno alla stagione in Palestina, così rispose:
"Vedo spesso pioggia e nebbia, talvolta anche la neve, che presto si dilegua. Vedo pure alberi senza foglie carichi di frutta. Qui si miete già quando da noi è appena primavera. Durante l'inverno vedo gli uomini camminare avvolti in ampi mantelli che ricoprono anche la testa."
6 gennaio.
Maria si è recata in visita a sua madre verso mezzogiorno. Vedo Anna che ha tra le braccia il Santo Bambino. Verso sera la Santa Vergine si prepara per il ritorno a casa; la via che Maria si appresta a percorrere è assai amena e lunga circa mezz 'ora di cammino attraverso una zona collinare e verdi prati. Frattanto Anna ha mandato alcuni domestici a Nazareth con altri viveri per Giuseppe e Maria. Oh! Com'è commovente tutto quello che avviene nella Santa Famiglia! Maria è una tenera madre per il Bambino Divino e una fedele ancella per Giuseppe, a sua volta quest'ultimo è il più affezionato amico e il più umile servo della Vergine. Con quanto affetto la Madonna stringe in grembo il Santo Pargoletto! A questa visione l'animo di molta gente mi pare duro e orribile.
99 - Preghiera e purificazione della Santa Vergine Maria
Il simbolismo della festa della purificazione di Maria Santissima mi appare assai difficile da spiegare. Quando contemplo la Chiesa Cattolica la vedo come un grande tempio trasparente in cui si celebra una grande solennità. Il tempio ondeggia sulla terra come se fosse sul mare ed è pieno di Cori angelici che circondano festosi la Santissima Trinità. Mentre continuo a vedere il simbolo della Santa Trinità sento la presenza di Gesù che mi consola. Vedo l'Incarnazione del bambino Gesù tenuto unito al tempio trasparente da un raggio di luce. Al centro del tempio vedo apparire un altare che non è esattamente come quelli che abbiamo nelle nostre chiese. Su questo c'è un piccolo albero dalle larghe foglie, simile a quello del peccato originale nel paradiso terrestre. Quando la Vergine appare dinanzi all'altare con il Santo Bambino tra le braccia, l'albero dalle larghe foglie si china ed inaridisce. Vedo poi un Angelo d'alta statura, ornato di sacri ornamenti e con il capo circondato da una corona, il quale si avvicina a Maria Santissima e ricevendo Gesù tra le braccia lo depone subito sull'altare. In questo stesso istante il Fanciullo dispare nella Santa Trinità. Allora l'Angelo porge alla divina Madre un globo rilucente su cui vi è l'immagine del Santo Bambino avvolto in fasce. Con il globo lucente tra le mani, Maria si dirige sull'altare librandosi nell'aria. Subito dopo vedo giungere da ogni parte poverelli che consegnano alla Vergine dei ceri accesi. Ella, a sua volta, li passa al Bambino assiso sul globo lucente. I numerosi lumi diffondono un'aureola di luce magnifica e intensa intorno a Maria e al Santo Bambino. È una cerimonia solenne e ricca di splendore. La Vergine Santissima ha un ampio mantello che scende in larghe pieghe al suolo. Io credo che l'inaridirsi dell'albero della scienza di fronte all'apparizione di Maria, e la trasformazione del Santo Fanciullo offerto sull'altare della Santissima Trinità, simbolizzino la pace e la nuova Alleanza fra l'uomo e Dio. L'offerta dei ceri da parte dei poveri alla Madre divina, e da Lei consegnati a Gesù affinché illumini il mondo, simbolizzano la consacrazione dei poveri all'illuminazione del mondo e l'intercessione della Vergine presso suo Figlio. Vedo infine le fiammelle divenire una sola fiamma che rischiara l'universo.
14-2 Febbraio 9, 1922 Il corpo straziato di Gesù è il vero ritratto dell’uomo che commette peccato. Gesù nella flagellazione si fece strappare a brandelli le carni, si ridusse tutto una piaga per ridonare di nuovo la vita all’uomo.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Trovandomi nel solito mio stato, stavo seguendo le ore della Passione ed il mio dolce Gesù, mentre lo accompagnavo nel mistero della sua dolorosa flagellazione, si faceva vedere tutto scarnificato, il suo corpo denudato non solo delle sue vesti, ma anche delle sue carni, le sue ossa si potevano numerare uno per uno; il suo aspetto era non solo straziante ma orribile a vedersi, che incuteva timore, spavento, riverenza ed amore insieme. Io mi sentivo muta innanzi ad una scena sì straziante, avrei voluto far chi sa che cosa per sollevare il mio Gesù, ma non sapevo far nulla, la vista delle sue pene mi dava la morte e Gesù tutto bontà mi ha detto:
(2) “Diletta figlia mia, guardami bene per conoscere a fondo le mie pene. Il mio corpo è il vero ritratto dell’uomo che commette il peccato; il peccato lo spoglia delle vesti della mia grazia, ed Io per ridonarla di nuovo mi feci spogliare delle mie vesti. Il peccato lo deforma e mentre è la più bella creatura che uscì dalle mie mani, si rende la più brutta e fa schivo e ribrezzo; Io ero il più bello degli uomini, e per ridonare la bellezza all’uomo, posso dire che la mia Umanità prese la forma, la più brutta, guardami come sono orrido, mi feci a via di sferzate scorticare la pelle, da non più conoscermi. Il peccato non solo toglie la bellezza, ma forma piaghe profonde, marciose e cancrenose che rodono le parti più intime, gli consumano gli umori vitali, sicché tutto ciò che fa sono opere morte, scheletrite, gli strappano la nobiltà della sua origine, la luce della sua ragione e diventa cieco, ed Io, per riempire la profondità delle sue piaghe, mi feci strappare a brandelli le carni, mi ridussi tutto una piaga, e col versare a fiumi il sangue feci scorrere gli umori vitali nella sua anima, per ridonargli di nuovo la vita. Ah! se non avessi in Me la fonte della vita della mia Divinità, che come ad ogni pena che mi davano la mia Umanità moriva, essa mi sostituiva la vita, Io sarei morto fin dal principio della mia Passione.
(3) Ora, le mie pene, il mio sangue, le mie carni cadute a brandelli stanno sempre in atto di dar vita all’uomo, e l’uomo respinge il mio sangue per non ricevere la vita, calpesta le mie carni per restare piagato, oh! come sento il peso dell’ingratitudine”.
(4) E gettandosi nelle mie braccia ha rotto in pianto. Io me l’ho stretto al mio cuore, ma Lui piangeva forte, che strazio veder piangere Gesù! Avrei voluto soffrire qualunque pena per non farlo piangere. Onde l’ho compatito, l’ho baciato le piaghe, l’ho rasciugato le lacrime, e Lui come riconfortato ha soggiunto:
(5) “Sai come faccio Io? Come un padre che ama molto suo figlio, e questo figlio è cieco, deforme, zoppo; ed il padre che lo ama fino alla follia, che fa? Si cava gli occhi, si strappa le gambe, si scortica la pelle, e glieli dà al figlio e dice: “Sono più contento di restare io cieco, zoppo, deforme, purché vegga te, mio figlio, che vedi, che cammini, che sei bello”. Oh! come è contento quel padre ché vede suo figlio guardare coi suoi occhi, camminare con le sue gambe e coperto con la sua bellezza; ma quale sarebbe il dolore del padre se vedesse che il suo figlio, ingrato gli getta via gli occhi, le gambe, la pelle, e si contenta di restare brutto qual è? Tale sono Io, a tutto ci ho pensato, ma essi, ingrati formano il mio più acerbo dolore”.