Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 2° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 14
1Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.2Davanti a lui stava un idropico.3Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no curare di sabato?".4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.5Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?".6E non potevano rispondere nulla a queste parole.
7Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola:8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.10Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".
12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.13Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".
15Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!".16Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto.18Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato.19Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato.20Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.22Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.23Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.24Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena".
25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:26"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
34Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà?35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda".
Levitico 20
1Il Signore disse ancora a Mosè:2"Dirai agli Israeliti: Chiunque tra gli Israeliti o tra i forestieri che soggiornano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloch, dovrà essere messo a morte; il popolo del paese lo lapiderà.3Anch'io volgerò la faccia contro quell'uomo e lo eliminerò dal suo popolo, perché ha dato qualcuno dei suoi figli a Moloch con l'intenzione di contaminare il mio santuario e profanare il mio santo nome.4Se il popolo del paese chiude gli occhi quando quell'uomo dà qualcuno dei suoi figli a Moloch e non lo mette a morte,5io volgerò la faccia contro quell'uomo e contro la sua famiglia ed eliminerò dal suo popolo lui con quanti si danno all'idolatria come lui, abbassandosi a venerare Moloch.
6Se un uomo si rivolge ai negromanti e agli indovini per darsi alle superstizioni dietro a loro, io volgerò la faccia contro quella persona e la eliminerò dal suo popolo.7Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono il Signore, vostro Dio.
8Osservate le mie leggi e mettetele in pratica. Io sono il Signore che vi vuole fare santi.
9Chiunque maltratta suo padre o sua madre dovrà essere messo a morte; ha maltrattato suo padre o sua madre: il suo sangue ricadrà su di lui.
10Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l'adùltero e l'adùltera dovranno esser messi a morte.
11Se uno ha rapporti con la matrigna, egli scopre la nudità del padre; tutti e due dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di essi.
12Se uno ha rapporti con la nuora, tutti e due dovranno essere messi a morte; hanno commesso un abominio; il loro sangue ricadrà su di essi.
13Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro.
14Se uno prende in moglie la figlia e la madre, è un delitto; si bruceranno con il fuoco lui ed esse, perché non ci sia fra di voi tale delitto.
15L'uomo che si abbrutisce con una bestia dovrà essere messo a morte; dovrete uccidere anche la bestia.16Se una donna si accosta a una bestia per lordarsi con essa, ucciderai la donna e la bestia; tutte e due dovranno essere messe a morte; il loro sangue ricadrà su di loro.
17Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei ed essa vede la nudità di lui, è un'infamia; tutti e due saranno eliminati alla presenza dei figli del loro popolo; quel tale ha scoperto la nudità della propria sorella; dovrà portare la pena della sua iniquità.
18Se uno ha un rapporto con una donna durante le sue regole e ne scopre la nudità, quel tale ha scoperto la sorgente di lei ed essa ha scoperto la sorgente del proprio sangue; perciò tutti e due saranno eliminati dal loro popolo.
19Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre o della sorella di tuo padre; chi lo fa scopre la sua stessa carne; tutti e due porteranno la pena della loro iniquità.
20Se uno ha rapporti con la moglie di suo zio, scopre la nudità di suo zio; tutti e due porteranno la pena del loro peccato; dovranno morire senza figli.
21Se uno prende la moglie del fratello, è una impurità, egli ha scoperto la nudità del fratello; non avranno figli.
22Osserverete dunque tutte le mie leggi e tutte le mie prescrizioni e le metterete in pratica, perché il paese dove io vi conduco ad abitare non vi rigetti.23Non seguirete le usanze delle nazioni che io sto per scacciare dinanzi a voi; esse hanno fatto tutte quelle cose, perciò le ho in abominio24e vi ho detto: Voi possiederete il loro paese; ve lo darò in proprietà; è un paese dove scorre il latte e il miele. Io il Signore vostro Dio vi ho separati dagli altri popoli.
25Farete dunque distinzione tra animali mondi e immondi, fra uccelli immondi e mondi e non vi renderete abominevoli, mangiando animali, uccelli o esseri che strisciano sulla terra e che io vi ho fatto distinguere come immondi.26Sarete santi per me, poiché io, il Signore, sono santo e vi ho separati dagli altri popoli, perché siate miei.
27Se uomo o donna, in mezzo a voi, eserciteranno la negromanzia o la divinazione, dovranno essere messi a morte; saranno lapidati e il loro sangue ricadrà su di essi".
Giobbe 16
1Allora rispose:
2Ne ho udite già molte di simili cose!
Siete tutti consolatori molesti.
3Non avran termine le parole campate in aria?
O che cosa ti spinge a rispondere così?
4Anch'io sarei capace di parlare come voi,
se voi foste al mio posto:
vi affogherei con parole
e scuoterei il mio capo su di voi.
5Vi conforterei con la bocca
e il tremito delle mie labbra cesserebbe.
6Ma se parlo, non viene impedito il mio dolore;
se taccio, che cosa lo allontana da me?
7Ora però egli m'ha spossato, fiaccato,
tutto il mio vicinato mi è addosso;
8si è costituito testimone ed è insorto contro di
me:
il mio calunniatore mi accusa in faccia.
9La sua collera mi dilania e mi perseguita;
digrigna i denti contro di me,
il mio nemico su di me aguzza gli occhi.
10Spalancano la bocca contro di me,
mi schiaffeggiano con insulti,
insieme si alleano contro di me.
11Dio mi consegna come preda all'empio,
e mi getta nelle mani dei malvagi.
12Me ne stavo tranquillo ed egli mi ha rovinato,
mi ha afferrato per il collo e mi ha stritolato;
ha fatto di me il suo bersaglio.
13I suoi arcieri mi circondano;
mi trafigge i fianchi senza pietà,
versa a terra il mio fiele,
14mi apre ferita su ferita,
mi si avventa contro come un guerriero.
15Ho cucito un sacco sulla mia pelle
e ho prostrato la fronte nella polvere.
16La mia faccia è rossa per il pianto
e sulle mie palpebre v'è una fitta oscurità.
17Non c'è violenza nelle mie mani
e pura è stata la mia preghiera.
18O terra, non coprire il mio sangue
e non abbia sosta il mio grido!
19Ma ecco, fin d'ora il mio testimone è nei cieli,
il mio mallevadore è lassù;
20miei avvocati presso Dio sono i miei lamenti,
mentre davanti a lui sparge lacrime il mio occhio,
21perché difenda l'uomo davanti a Dio,
come un mortale fa con un suo amico;
22poiché passano i miei anni contati
e io me ne vado per una via senza ritorno.
Salmi 128
1'Canto delle ascensioni.'
Beato l'uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
2Vivrai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d'ogni bene.
3La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.
4Così sarà benedetto l'uomo
che teme il Signore.
5Ti benedica il Signore da Sion!
Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita.
6Possa tu vedere i figli dei tuoi figli.
Pace su Israele!
Abacuc 2
1Mi metterò di sentinella,
in piedi sulla fortezza,
a spiare, per vedere che cosa mi dirà,
che cosa risponderà ai miei lamenti.
2Il Signore rispose e mi disse:
"Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette
perché la si legga speditamente.
3È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà".
4Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede.
5La ricchezza rende malvagi; il superbo non sussisterà;
spalanca come gli inferi le sue fauci
e, come la morte, non si sazia,
attira a sé tutti i popoli,
raduna per sé tutte le genti.
6Forse che tutti non lo canzoneranno,
non faranno motteggi per lui?
Diranno:
Guai a chi accumula ciò che non è suo,
- e fino a quando? -
e si carica di pegni!
7Forse che non sorgeranno a un tratto i tuoi creditori,
non si sveglieranno i tuoi esattori
e tu diverrai loro preda?
8Poiché tu hai spogliato molte genti,
gli altri popoli spoglieranno te,
a causa del sangue umano versato,
della violenza fatta alla regione,
alla città e ai suoi abitanti.
9Guai a chi è avido di lucro, sventura per la sua casa,
per mettere il nido in luogo alto,
e sfuggire alla stretta della sventura.
10Hai decretato il disonore alla tua casa;
hai soppresso popoli numerosi,
hai fatto del male contro te stesso.
11La pietra infatti griderà dalla parete
e dal tavolato risponderà la trave.
12Guai a chi costruisce una città sul sangue
e fonda un castello sull'iniquità.
13Non è forse volere del Signore degli eserciti
che i popoli fatichino per il fuoco
e le nazioni si stanchino per un nulla?
14Poiché, come le acque colmano il mare,
così la terra dovrà riempirsi
di conoscenza della gloria del Signore.
15Guai a chi fa bere i suoi vicini
versando veleno per ubriacarli
e scoprire le loro nudità.
16Ti sei saziato di vergogna, non di gloria.
Bevi, e ti colga il capogiro.
Si riverserà su di te il calice della destra del Signore
e la vergogna sopra il tuo onore,
17poiché lo scempio fatto al Libano ricadrà su di te
e il massacro degli animali ti colmerà di spavento,
a causa del sangue umano versato,
della violenza fatta alla regione,
alla città e a tutti i suoi abitanti.
18A che giova un idolo
perché l'artista si dia pena di scolpirlo?
O una statua fusa o un oracolo falso,
perché l'artista confidi in essi,
scolpendo idoli muti?
19Guai a chi dice al legno: "Svegliati",
e alla pietra muta: "Alzati".
Ecco, è ricoperta d'oro e d'argento
ma dentro non c'è soffio vitale.
20Il Signore risiede nel suo santo tempio.
Taccia, davanti a lui, tutta la terra!
Apocalisse 18
1Dopo ciò, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere e la terra fu illuminata dal suo splendore.
2Gridò a gran voce:
"È caduta, è caduta
Babilonia la grande
ed è diventata covo di demòni,
carcere di ogni spirito immondo,
carcere d'ogni uccello impuro e aborrito
e carcere di ogni bestia immonda e aborrita.
3Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino
della sua sfrenata prostituzione,
i re della terra si sono prostituiti con essa
e i mercanti della terra si sono arricchiti
del suo lusso sfrenato".
4Poi udii un'altra voce dal cielo:
"Uscite, popolo mio, da Babilonia
per non associarvi ai suoi peccati
e non ricevere parte dei suoi flagelli.
5Perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo
e Dio si è ricordato delle sue iniquità.
6Pagatela con la sua stessa moneta,
retribuitele il doppio dei suoi misfatti.
Versatele doppia misura nella coppa con cui mesceva.
7Tutto ciò che ha speso per la sua gloria e il suo lusso,
restituiteglielo in tanto tormento e afflizione.
Poiché diceva in cuor suo:
Io seggo regina,
vedova non sono e lutto non vedrò;
8per questo, in un solo giorno,
verranno su di lei questi flagelli:
morte, lutto e fame;
sarà bruciata dal fuoco,
poiché potente Signore è Dio
che l'ha condannata".
9I re della terra che si sono prostituiti e han vissuto nel fasto con essa piangeranno e si lamenteranno a causa di lei, quando vedranno il fumo del suo incendio,10tenendosi a distanza per paura dei suoi tormenti e diranno:
"Guai, guai, immensa città,
Babilonia, possente città;
in un'ora sola è giunta la tua condanna!".
11Anche i mercanti della terra piangono e gemono su di lei, perché nessuno compera più le loro merci:12carichi d'oro, d'argento e di pietre preziose, di perle, di lino, di porpora, di seta e di scarlatto; legni profumati di ogni specie, oggetti d'avorio, di legno, di bronzo, di ferro, di marmo;13cinnamòmo, amòmo, profumi, unguento, incenso, vino, olio, fior di farina, frumento, bestiame, greggi, cavalli, cocchi, schiavi e vite umane.
14"I frutti che ti piacevano tanto,
tutto quel lusso e quello splendore
sono perduti per te,
mai più potranno trovarli".
15I mercanti divenuti ricchi per essa, si terranno a distanza per timore dei suoi tormenti; piangendo e gemendo, diranno:
16"Guai, guai, immensa città,
tutta ammantata di bisso,
di porpora e di scarlatto,
adorna d'oro,
di pietre preziose e di perle!
17In un'ora sola
è andata dispersa sì grande ricchezza!".
Tutti i comandanti di navi e l'intera ciurma, i naviganti e quanti commerciano per mare se ne stanno a distanza,18e gridano guardando il fumo del suo incendio: "Quale città fu mai somigliante all'immensa città?".19Gettandosi sul capo la polvere gridano, piangono e gemono:
"Guai, guai, immensa città,
del cui lusso arricchirono
quanti avevano navi sul mare!
In un'ora sola fu ridotta a un deserto!
20Esulta, o cielo, su di essa,
e voi, santi, apostoli, profeti,
perché condannando Babilonia
Dio vi ha reso giustizia!".
21Un angelo possente prese allora una pietra grande come una mola, e la gettò nel mare esclamando:
"Con la stessa violenza sarà precipitata
Babilonia, la grande città
e più non riapparirà.
22La voce degli arpisti e dei musici,
dei flautisti e dei suonatori di tromba,
non si udrà più in te;
ed ogni artigiano di qualsiasi mestiere
non si troverà più in te;
e la voce della mola
non si udrà più in te;
23e la luce della lampada
non brillerà più in te;
e voce di sposo e di sposa
non si udrà più in te.
Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra;
perché tutte le nazioni dalle tue malìe furon sedotte.
24In essa fu trovato il sangue dei profeti e dei santi
e di tutti coloro che furono uccisi sulla terra".
Capitolo XLVII: Ogni cosa gravosa va sopportata, per conseguire la vita eterna
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, non lasciarti sopraffare dai compiti che ti sei assunto per amor mio; non lasciarti mai abbattere dalle tribolazioni. In ogni evenienza ti dia, invece, forza e consolazione la mia promessa; ché io ben so ripagare al di là di qualsiasi limite e misura. Non durerà a lungo la tua sofferenza quaggiù; non continuerà per sempre il peso dei tuoi dolori. Attendi un poco, e li vedrai finire d'un tratto, questi dolori; verrà il momento in cui fatiche ed agitazioni cesseranno. E' poca cosa, e dura poco, tutto ciò che passa con questa vita. Fa quel che devi; lavora fedelmente nella mia vigna: io stesso sarò la tua ricompensa. Scrivi, leggi, canta, piangi, taci, prega, sopporta virilmente le avversità: premio a tutto questo, alle più grandi lotte, è la vita eterna. Sarà pace, in quell'ora che sa il Signore. E non ci sarà giorno e notte, come adesso, ma perpetua luce, chiarità infinita, pace ferma e sicura tranquillità. Allora non dirai: "chi mi libererà da questo corpo di morte?" (Rm 7,24); e non esclamerai "ohimé!, quanto si prolunga questo mio stare quaggiù" (Sal 119,5). Ché la morte sarà annientata e vi sarà piena salvezza, senza ombra di angustia; e, intorno a te, una gioia beata, una soave schiera gloriosa.
2. Oh!, se tu vedessi il premio eterno che ricevono i santi in cielo; se tu vedessi di quanta gloria esultano ora, essi che un tempo erano ritenuti spregevoli e quasi immeritevoli di vivere, per certo, ti getteresti subito a terra, preferendo essere inferiore a tutti, piuttosto che eccellere anche su di un solo; non desidereresti giorni lieti in questa vita, godendo piuttosto delle tribolazioni sopportate per amore di Dio,; infine crederesti che il guadagno più grande consiste nell'essere considerato un nulla tra gli uomini. Oh!, se queste cose avessero un gusto per te e ti scendessero nel profondo del cuore, come oseresti fare anche il più piccolo lamento? Forse che, per la vita eterna, non si deve sopportare ogni tribolazione? Non è cosa di poco conto, perdere o guadagnare il regno di Dio. Alza, dunque, il tuo sguardo al cielo: eccomi, insieme a tutti i miei santi, i quali sopportano grandi lotte, nella vita di quaggiù. Ora essi sono nella gioia, ricevono consolazione, stanno nella serenità, nella pace e nel riposo. E resteranno con me nel regno del Padre mio, per sempre.
La Genesi alla lettera: Libro quinto
La Genesi alla lettera - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaI giorni della Genesi ripetizione di un unico giorno.
1. 1. Questo è il libro della creazione del cielo e della terra quando fu creato il giorno [in cui] Dio creò il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche prima che fossero sulla terra e ogni specie di piante coltivate prima che germogliasse. Dio infatti non aveva [ancora] fatto piovere sulla terra e non c'era [ancora] alcun uomo che lavorasse la terra. Una sorgente però zampillava dalla terra e irrigava tutta la faccia della terra 1. Ora certamente acquista maggior peso l'opinione secondo la quale Dio creò un unico giorno, a partire dal quale si poterono contare poi i sei o sette giorni a motivo della ripetizione di quell'unico giorno. La Scrittura infatti lo afferma ormai più chiaramente, concludendo in certo qual modo tutto ciò che aveva detto dal principio fino al passo citato qui sopra quando soggiunse: Questo è il libro della creazione, ovvero della effettuazione del cielo e della terra, quando fu creato il giorno. Nessuno infatti vorrà dire che in questa frase i termini "cielo" e "terra" sono intesi nel senso in cui erano stati nominati prima che la Scrittura accennasse alla creazione del giorno [nella frase]: Nel principio Dio creò il cielo e la terra 2. Questa frase potrebbe essere intesa nel senso che Dio fece qualcosa senza il "giorno", ancor prima che avesse fatto il "giorno"; in qual senso ciò potrebbe essere interpretato l'ho esposto - per quanto ho creduto essere mio dovere esporlo - a suo luogo; in esso però non ho voluto negare ad alcuno la libertà di proporre una spiegazione migliore. Ora invece l'agiografo dice: Questo è il libro della creazione del cielo e della terra, quando fu creato il giorno, mostrando assai chiaramente - come io penso - di parlare di "cielo" e "terra" non già nel senso in cui usa questi termini al principio, prima che fosse creato il "giorno", quando le tenebre erano sopra l'abisso; adesso invece parla della creazione del cielo e della terra quando fu creato il giorno, dopo cioè ch'erano già state formate e distinte tutte le parti e le specie delle cose con cui è disposto e composto tutto l'insieme della creazione, e per cui esso forma il cosmo chiamato "mondo".
Il cielo e la terra "prima" e "dopo" la creazione del giorno.
1. 2. In questo passo dunque l'agiografo parla del cielo - con tutto ciò ch'esso contiene - che Dio, dopo averlo creato, chiamò "firmamento" e parla della terra - con tutto ciò ch'essa contiene - che, insieme all'abisso, occupa la parte più bassa [del mondo]. L'agiografo infatti prosegue e soggiunge: Dio creò il cielo e la terra; in tal modo, col nominare il cielo e la terra prima di menzionare la creazione del giorno e ripeterla dopo aver ricordato la creazione del giorno, non permette di supporre che egli nomini adesso "cielo" e "terra" come al principio, prima ancora che fosse creato il giorno. Poiché egli prosegue così: Questo è il libro della creazione del cielo e della terra quando fu fatto il giorno [in cui] Dio fece il cielo e la terra 3. Se dunque uno volesse intendere la prima frase del testo sacro: Il libro della creazione del cielo e della terra nel senso in cui è detto: Nel principio Dio fece il cielo e la terra prima ch'egli creasse il giorno, poiché anche qui "cielo" e "terra" sono menzionati prima della creazione del giorno, dovrebbe esser corretto in considerazione delle parole che seguono poiché, anche dopo aver ricordato la creazione del giorno, la Scrittura parla di nuovo di "cielo" e di "terra".
Si spiega meglio il contesto di Gen 2, 4.
1. 3. Senonché anche la particella quando, messa in relazione all'espressione fu fatto il giorno, dovrebbe costringere qualsiasi eventuale cavillatore ad escludere la possibilità di un'altra interpretazione. Se infatti l'inciso si presentasse enunciato così: "Questo è il libro della creazione del cielo e della terra. Creato fu il giorno; Dio fece il cielo e la terra", si potrebbe forse pensare che l'agiografo parli del libro della creazione nello stesso senso in cui aveva parlato della creazione del cielo e della terra al principio, prima della creazione del giorno; si potrebbe inoltre supporre che l'agiografo aggiungesse: fu fatto il giorno nel senso in cui prima aveva detto che Dio fece il giorno e immediatamente aveva ripetuto: Dio fece il cielo e la terra, come se già fossero stati creati come essi risultarono dopo la creazione del giorno. L'inciso invece è inserito in modo che la frase quando fu fatto il giorno, si può collegare sia alle parole precedenti, sì che ne risulti un'unica frase: Questo è il libro della creazione del cielo e della terra quando fu fatto il giorno, sia alle seguenti sì che ne risulti una frase completa, e cioè: Quando fu fatto il giorno, Dio fece il cielo e la terra; per conseguenza l'agiografo ci costringe senza dubbio ad intendere che menziona il cielo e la terra come furono fatti quando fu fatto il giorno. Di poi, dopo la frase: Dio fece il cielo e la terra, lo scrittore sacro aggiunge: e ogni piante selvatiche 4, cosa questa che fu certamente opera del terzo giorno: da ciò appare più chiaramente che quel medesimo giorno è l'unico giorno creato da Dio e mediante la sua ripetizione fu fatto il secondo, il terzo e tutti gli altri [giorni] fino al settimo.
Perché è aggiunto: la verzura campestre.
2. 4. Ma poiché l'espressione "cielo e terra" secondo l'usanza della Scrittura vuol denotare in questo passo tutto l'insieme delle creature, ci si può chiedere perché mai l'autore sacro aggiunga: e ogni specie di piante selvatiche. A me pare ch'egli abbia usato questa espressione per farci capire più chiaramente qual giorno ci vuol presentare quando dice: quando fu fatto il giorno. Facilmente infatti uno potrebbe pensare che l'agiografo abbia voluto parlare del giorno costituito dalla luce fisica, il cui percorso ci presenta l'avvicendarsi del giorno e della notte. Quando però ricordiamo l'ordine di successione con cui furono fatte le creature e vediamo che ogni specie di piante selvatiche fu creata il terzo giorno prima che fosse fatto il sole - che fu fatto solo al quarto giorno e la cui presenza misura la durata del nostro giorno quotidiano e a noi familiare - allorché sentiamo: quando fu fatto il giorno, Dio fece il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche, veniamo ammoniti a concepire un giorno preciso e particolare che dovremmo sforzarci di rappresentarci con l'intelletto, sia come un giorno fisico consistente in non so qual luce a noi ignota, o come un giorno spirituale, consistente nell'unanime coro delle creature angeliche, ma del tutto diverso da quello che noi conosciamo quaggiù sulla terra.
Dall'ordine della narrazione si comprende la simultaneità della creazione.
3. 5. Non sarà neppure inutile la seguente osservazione: l'autore sacro non disse - come avrebbe potuto dire - Questo è il libro della creazione del cielo e della terra, quando Dio fece il cielo e la terra. In questo caso, sotto i termini "cielo" e "terra" avremmo inteso anche tutto ciò che è nel cielo e sulla terra, come suole esprimersi la sacra Scrittura, poiché molto spesso con i termini "cielo" e "terra" indica l'universo, aggiungendo talora la parola "mare", tal altra aggiungendo addirittura la frase: e tutto ciò che contengono 5. In tal modo, qualunque di queste espressioni avesse usato, avremmo compreso anche il giorno, tanto quello creato al principio, quanto questo prodotto dalla presenza del sole. La Scrittura non si è espressa tuttavia così, ma ha menzionato il giorno solo nella proposizione incidentale, dicendo: Quando fu fatto il giorno. La Scrittura inoltre non dice neppure: "Questo è il libro della creazione del giorno, del cielo e della terra", come se le diverse creazioni fossero riferite secondo un ordine successivo. Essa non si è neppure espressa così: "Questo è il libro della creazione del cielo e della terra quando fu fatto il giorno, il cielo e la terra; quando Dio fece il cielo e la terra ed ogni specie di piante selvatiche". Infine non si espresse neppure così: "Questo è il libro della creazione del cielo e della terra. Dio fece il giorno, il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche". Tali infatti erano le espressioni che sarebbero state richieste dal linguaggio abituale della Scrittura; essa invece dice: Questo è il libro della creazione del cielo e della terra; quando fu creato il giorno Dio creò il cielo e la terra e ogni sorta di piante selvatiche, quasi per fare intendere che Dio creò il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche quando fu creato il giorno.
La creazione dei vegetali prima del sole prova la settenaria ripetizione dell'unico giorno.
3. 6. Il racconto precedente indica d'altra parte un giorno creato originariamente e lo considera come "un" giorno, dopo il quale annovera un secondo giorno, in cui fu fatto il firmamento, e poi un terzo, in cui furono distinte le nature specifiche della terra e del mare e la terra produsse alberi ed erbe. Vuole forse ciò essere la conferma di quanto ci siamo sforzati di dimostrare nel precedente libro, che cioè Dio creò tutte le cose nello stesso tempo? In effetti il testo del racconto precedente aveva ricordato come tutte le cose furono create o compiute secondo l'ordine successivo dei sei giorni; ora invece tutte le cose son fatte rientrare in un sol giorno sotto il nome di "cielo e terra", con l'aggiunta anche delle specie vegetali. Certamente, secondo quanto ho detto sopra, se il lettore intendesse "giorno" nel senso ordinario, sarebbe poi indotto a correggere il proprio pensiero, se ricordasse che Dio ordinò alla terra di produrre la piante selvatiche prima che esistesse il nostro giorno solare. In tal modo, senza bisogno di addurre la testimonianza d'un altro libro della sacra Scrittura, la quale dice che Dio creò ogni cosa simultaneamente 6, la prossima affermazione della pagina seguente ci richiama alla mente questa verità, dicendo: Quando fu fatto il giorno, Dio fece il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche. Di conseguenza dobbiamo capire non solo che quel "giorno" fu ripetuto sette volte affinché fossero fatti sette giorni ma altresì che, quando sentiamo [dalla Scrittura] che tutte le cose furono fatte simultaneamente quando fu fatto il "giorno", dobbiamo comprendere anche, se ne siamo capaci, che la ripetizione del "giorno" per sei o sette volte avvenne senza intervalli più o meno prolungati o spazi di tempo. Se invece uno non ne fosse capace, lasci esaminare questi argomenti da chi ne è capace; continui però a proseguire con la Scrittura che non lo abbandona nella sua debolezza [spirituale], ma con amore materno l'accompagna con passi più lenti, poiché essa parla in modo da schernire i superbi con la sua sublimità, da atterrire con la sua profondità gli studiosi che riflettono, da saziare gli spiriti grandi con la sua verità e nutrire i piccoli con la sua affabilità.
Perché è detto che le verzure furono create prima che germogliassero.
4. 7. Che cosa vuol dire allora la frase che segue? Poiché il testo continua così: Quando fu fatto il giorno, Dio fece il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche prima che fosse sulla terra e ogni specie di piante coltivate prima che germogliasse 7. Che cosa vuol dire ciò? Non si dovrà forse indagare dove Dio creò quelle piante prima che fossero sulla terra e prima che germogliassero? Chi non sarebbe più incline a credere che Dio le creò quando germogliarono e non prima, se questo passo della sacra Scrittura non gli insegnasse che Dio le creò prima che germogliassero? Per conseguenza se uno, che crede con sentimento religioso, non riuscisse a scoprire dove siano state create, dovrebbe tuttavia credere che furono create prima che germogliassero, poiché non si può credere senza un sentimento religioso di fede.
Le cose che sono nel Verbo prima di ogni creatura non furono create.
4. 8. Che diremo allora? Diremo forse - come hanno pensato alcuni - che tutte le cose furono create nel Verbo di Dio prima che germogliassero dalla terra? Ma se le cose sono state create così, furono create non già quando fu fatto il giorno, ma prima che fosse fatto. La Scrittura, al contrario, afferma chiaramente: Quando fu fatto il giorno, Dio fece il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche prima che quella fosse sulla terra, e ogni specie di piante coltivate prima che germogliasse. Se dunque furono create quando fu fatto il giorno, non lo furono certo precedentemente e perciò non già nel Verbo, che è coeterno al Padre, esistente prima del giorno e assolutamente prima che fosse fatto alcunché; esse invece furono fatte quando fu fatto il giorno. Infatti le cose che sono nel Verbo prima d'ogni creatura, certamente non sono state fatte; al contrario le piante selvatiche furono fatte quando fu fatto il giorno, come asserisce la frase della Scrittura, ma tuttavia prima che fossero sulla terra, anzi prima che germogliassero, come la Scrittura dice delle piante selvatiche e delle piante coltivate.
I vegetali furono creati nelle loro ragioni causali.
4. 9. Dove furono fatte, dunque, le piante selvatiche? Forse nella terra in forma di ragioni [seminali], allo stesso modo che nei semi sono già tutti gli elementi d'ogni cosa prima che si evolvano in una forma o in un'altra e sviluppino la loro crescita e i loro caratteri specifici nel corso dei tempi? Ma questi semi che noi vediamo sono già sulla terra, sono germogliati di già. Oppure diremo che i semi non erano sulla terra ma dentro la terra e perciò furono creati prima che spuntassero poiché spuntarono solo quando germogliarono e spuntarono alla luce del giorno in conseguenza del processo della loro crescita, come vediamo avvenire adesso alle piante attraverso gli spazi di tempo assegnati a ciascuna specie? I semi dunque furono forse creati quando fu creato il "giorno" e in essi era già insita ogni specie di piante selvatiche e ogni specie di piante coltivate non ancora sotto la forma con la quale appare la vegetazione dopo essere spuntata sulla terra, ma con la potenzialità con la quale sono già nelle "ragioni" seminali? Fu dunque la terra a produrre dapprima i semi? Non così però si esprimeva la Scrittura quando diceva: E la terra produsse piante alimentari, ossia piante coltivabili portanti seme secondo la loro specie e a propria somiglianza e alberi da frutto e aventi il proprio seme in se stessi secondo la propria specie sulla terra 8. Da questo passo è chiaro che i semi sono nati dalle erbe e dagli alberi e questi, al contrario, sono nati dalla terra e non dai semi, soprattutto perché le parole di Dio si esprimono proprio così. La sacra Scrittura infatti non dice: "I semi producano sulla terra piante alimentari e alberi fruttiferi", ma: la terra produca piante alimentari e contenenti il seme, indicando in tal modo che è il seme a nascere dall'erba e non l'erba dal seme. E così fu. E la terra produsse 9, cioè: così fu nella conoscenza del "giorno" suddetto e in seguito la terra produsse le piante affinché avvenisse così anche nelle creature che furono fatte.
Le creature sono conosciute diversamente dall'angelo e dall'uomo.
4. 10. Ma come sono stati creati quei vegetali e quelle piante prima che fossero sulla terra e prima che nascessero? Forse come se per esse una cosa fosse l'esser fatte col cielo e con la terra quando fu fatto quel "giorno" affatto diverso da tutti gli altri e trascendente la nostra conoscenza, creato da Dio per primo, e un'altra cosa nascere poi sulla terra, cosa che avviene in un periodo dei giorni del nostro mondo, determinati dal corso del sole attraverso gli spazi di tempo appropriati a ogni specie di creature? Se la cosa sta così e quel "giorno" è il coro e l'unità degli Angeli e delle Virtù supercelesti, le creature di Dio sono conosciute senza dubbio dagli Angeli in un modo di gran lunga diverso da quello con cui le conosciamo noi. Prescindendo dal fatto che quella conoscenza essi l'hanno nel Verbo di Dio, per mezzo del quale è stata fatta ogni cosa, io credo che anche la loro conoscenza delle creature in se stesse è di gran lunga diversa dalla nostra. Essi infatti le conoscono nella loro, per così dire, primordialità ovvero originarietà come Dio le creò originariamente e dopo quella creazione si riposò dalle sue opere senza creare più nulla ulteriormente. La nostra conoscenza, al contrario, si basa sulle leggi con cui le cose create da lui in precedenza Dio le governa ormai attraverso la successione dei tempi, e così, mediante il governo del mondo, dopo aver completato le sue opere conforme alla perfezione del numero sei, Dio continua ad operare senza interruzione 10.
Creazione nelle ragioni causali e creazioni visibili.
4. 11. La Scrittura dunque dice che la terra produsse le erbe e gli alberi in virtù di cause insite originariamente, nel senso cioè che ricevette la potenzialità di produrli. In essa infatti erano già stati creati, per così dire, nelle radici dei tempi, gli esseri futuri destinati a esistere nel corso dei tempi. Dio infatti piantò, in seguito, un giardino verso Oriente e vi fece germogliare ogni sorta d'alberi graditi alla vista e buoni da mangiare 11. Non dobbiamo tuttavia dire che Dio aggiunse alla creazione qualcosa che non avesse fatto prima e che si dovesse aggiungere alla completezza degli esseri, con la quale nel sesto giorno portò a termine tutte le sue opere molto buone. Al contrario tutte le nature dei cespugli e degli alberi erano già state fatte nella creazione primordiale, dalla quale Dio si riposò, dando poi impulso e governando nel corso del tempo gli stessi esseri che aveva creati e dopo la creazione dei quali si era riposato; per questo motivo Dio non solo piantò allora il giardino, ma ancora adesso pianta tutti gli alberi che nascono. Chi altro infatti crea ancora adesso questi esseri, se non chi continua a operare senza interruzione? Ma Dio adesso crea gli esseri mediante quelli che già esistono; al principio, al contrario, essi furono creati da lui quando non esistevano affatto, quando fu creato il "giorno" e cioè la creatura spirituale e intellettuale che neppure esisteva.
L'inizio del tempo.
5. 12. Così, dunque, il decorso del tempo iniziò con il movimento - mutamento delle creature; invano quindi si ricerca il tempo prima della creazione, come se fosse possibile trovare il tempo prima del tempo. Se infatti non ci fosse alcun movimento delle creature, spirituali o corporali, mediante il quale al passato succede il futuro attraverso il presente, non vi sarebbe affatto il tempo. La creatura poi non potrebbe muoversi - mutarsi, se non esistesse. Il tempo dunque è iniziato con la creazione anziché la creazione col tempo; l'uno e l'altra poi provengono da Dio, poiché da lui, grazie a lui e in lui sono tutte le cose 12. Ma l'espressione "Il tempo è cominciato con la creazione" non si deve intendere nel senso che il tempo non sarebbe una creatura, poiché il tempo è il mutamento delle creature da uno stato in un altro, mentre le cose si succedono secondo l'ordinamento di Dio che governa tutto ciò che ha creato. Ecco perché, quando pensiamo alla creazione primordiale degli esseri, cioè alle opere dalle quali Dio si riposò il settimo giorno, non dobbiamo immaginare quei giorni come i nostri giorni solari né l'operazione di Dio come se fosse l'attività con cui ora compirebbe qualcosa nel tempo, ma dobbiamo pensare piuttosto il modo con cui operò ciò da cui cominciò il tempo, il modo cioè con cui fece tutte le cose simultaneamente dando loro anche un ordine risultante non da intervalli temporali ma dalla connessione delle cause; in tal modo gli esseri creati simultaneamente furono anche portati a compimento alla perfezione mediante la ripetizione del "giorno" [della creazione] fatto presente per sei volte.
Anteriorità temporale e anteriorità causale.
5. 13. Non quindi in un ordine cronologico ma in un ordine di causalità fu creata dapprima la materia informe e formabile, sia spirituale che corporale, a partire dalla quale fosse fatto ciò che doveva essere fatto, sebbene essa non esistesse prima d'essere creata, e non fu creata se non dal sommo e vero Dio, dal quale hanno origine tutte le cose. Essa è indicata [dalla Scrittura] alle volte con il termine di "cielo e terra", fatti nel principio da Dio prima dell'unico "giorno" creato da lui - è denotata così perché con essa furono fatti il cielo e la terra - altre volte con il termine di "terra invisibile e caotica", e di "abisso tenebroso", come ho già esposto nel primo libro.
Piano universale e ordine della creazione.
5. 14. Comunque, tra gli esseri che, da informi che erano, furono formati e dei quali la Scrittura dice più chiaramente che furono creati o fatti o prodotti, fu creato per primo il "giorno". Era infatti conveniente che tra le creature avesse il primato la natura che fosse capace di conoscere le creature mediante il Creatore e non il Creatore mediante le creature. In secondo luogo fu creato il firmamento, con cui comincia il mondo materiale, in terzo luogo la natura del mare e della terra, e nella terra - per così dire - potenzialmente la natura delle erbe e degli alberi. Così infatti la terra, conforme alla parola di Dio, produsse le piante prima che fossero germogliate, ricevendo tutti gli impulsi dello sviluppo potenziale degli esseri ch'essa avrebbe dovuto manifestare nel corso del tempo secondo i loro caratteri specifici. In seguito, dopo la creazione di questo - diciamo così - domicilio degli esseri, il quarto giorno furono creati i luminari e le stelle affinché la parte superiore del mondo fosse corredata per prima degli esseri visibili che si muovono all'interno del mondo. Il quinto giorno fu creata la natura delle acque, poiché essa è unita al cielo e all'atmosfera e, per ordine di Dio, produsse i propri abitanti, vale a dire tutte le specie di animali natanti e volanti; li produsse in potenzialità con i ritmi del loro sviluppo che avrebbero dovuto essere manifestati attraverso convenienti spazi di tempo. Il sesto giorno furono creati similmente gli animali terrestri, ultimi elementi - diciamo così - tratti fuori dall'ultimo elemento del mondo, ma anch'essi in potenza, i cui ritmi di sviluppo li avrebbe mostrati in seguito il tempo in modo visibile.
Il giorno primordiale e gli altri sette giorni.
5. 15. Il primo "giorno" conobbe la serie di tutta la creazione ordinata gerarchicamente. Mediante quella conoscenza il "giorno" fatto presente - per così dire - sei volte, pur essendo un sol "giorno", presentò in certo qual modo come fatta in sei giorni la creazione. Esso conoscendo le creature dapprima in Dio e poi in se stesse - pur senza rimanere in esse ma riferendo anche la loro conoscenza inferiore all'amore di Dio - produsse in quei giorni una sera, un mattino e un mezzogiorno, non attraverso intervalli temporali ma attraverso la successione ordinata degli esseri creati. Quando infine il "giorno" conobbe il riposo del proprio Creatore - poiché Dio si riposa da tutte le sue opere, riposo che non ha sera - il giorno meritò per questo d'essere benedetto e santificato. Ecco perché la sacra Scrittura 13 insegna e la Chiesa riconosce che il numero sette è in qualche modo consacrato allo Spirito Santo.
Conclusioni delle precedenti spiegazioni.
5. 16. Questo è dunque il libro della creazione del cielo e della terra, poiché nel principio Dio fece il cielo e la terra 14 nel senso che egli fece quel che potrebbe chiamarsi materia formabile, che in seguito doveva essere formata in virtù della sua parola, precedendo la propria formazione non per un'anteriorità di tempo ma di origine. Poiché, senza dubbio, quando essa ricevette una forma, fu dapprima creato il "giorno"; quando fu creato il "giorno" Dio fece il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche prima che esistesse sulla terra e ogni specie di piante coltivate. Questa è la spiegazione che abbiamo data senza escludere che un altro possa aver espresso o possa esprimere in futuro un'opinione più chiara e più in armonia con il testo.
Perché l'erba creata prima che piovesse.
6. 17. A che cosa è riferita e che cosa vuole indicare la frase che segue: Poiché Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era l'uomo che la coltivasse 15? È difficile indagarlo. Si potrebbe pensare che Dio creò l'erba dei campi prima che germinasse, poiché ancora non aveva fatto piovere sulla terra; se infatti avesse creato l'erba dopo la pioggia, sarebbe potuto sembrare che fosse germinata a causa della pioggia piuttosto che creata da Dio. Ma che significa ciò? L'erba che spunta dopo la pioggia è forse creata da un altro e non da Dio? Ma come mai non c'era l'uomo che coltivasse la terra? Non aveva forse Dio creato già l'uomo il sesto giorno e non si era forse riposato da tutte le sue opere il settimo giorno? Oppure la Scrittura ricorda questi fatti riprendendo il racconto da principio poiché, quando Dio creò ogni specie di piante selvatiche e ogni specie di piante coltivate, non aveva ancora fatto piovere sulla terra e l'uomo non esisteva ancora? In realtà Dio creò i vegetali nel terzo giorno, l'uomo invece nel sesto. Ma quando Dio fece ogni specie di piante silvestri e ogni specie di piante coltivate prima che germogliassero sulla terra, non solo non esisteva l'uomo che coltivasse la terra, ma sulla terra non c'era neppure l'erba che, secondo l'affermazione della Scrittura, fu creata prima che germogliasse. Creò forse Dio la vegetazione il terzo giorno poiché non c'era ancora l'uomo che la facesse nascere lavorando la terra? Come se tanti alberi e tante specie d'erbe non nascessero sulla terra senza alcun lavoro dell'uomo!
Pioggia e lavoro dell'uomo riguardo alle piante.
6. 18. È forse questo il motivo per cui la Scrittura ha esposto i due fatti, che cioè ancora non era piovuto sulla terra e che non c'era ancora l'uomo che la coltivasse? Poiché, anche dove non c'è il lavoro dell'uomo, questi vegetali nascono a causa della pioggia. Ce ne sono però alcuni che anche mediante la pioggia non nascono se non in seguito al lavoro dell'uomo. Ecco perché adesso è necessario il concorso dell'una e dell'altro affinché nascano tutte le piante, mentre allora non c'era né l'una né l'altro e per questo Dio le creò con la potenza del suo Verbo senza bisogno della pioggia e del lavoro dell'uomo. Anche adesso infatti è lui che crea ma ormai con il concorso della pioggia e del lavoro dell'uomo, quantunque non sia nulla né chi pianta né chi irriga, ma è Dio che fa crescere 16.
La sorgente irrigante la terra, la pioggia e la creazione dei vegetali.
6. 19. Che vuol dire dunque ciò che la Scrittura soggiunge: Ma una sorgente zampillava dalla terra e irrigava tutta la superficie della terra 17? Quella sorgente che sgorgava con tanta abbondanza sarebbe potuta essere simile a una pioggia per tutta la terra, allo stesso modo che il Nilo lo è per l'Egitto. Perché dunque la Scrittura mette in risalto come importante il fatto che Dio creò quei vegetali prima che piovesse, dal momento che la pioggia sarebbe potuta riuscire utile nella stessa misura della sorgente che irrigava tutta la terra? Ma anche se la sorgente fosse stata un po' meno utile, sarebbero forse nate meno piante, ma non si può dire tuttavia che non ne sarebbero nate affatto. Forse che anche su questo punto la Scrittura, secondo il suo solito parlare con il linguaggio - per così dire - dei deboli, ma adatto ai deboli, inculca qualche insegnamento che può essere capito dai forti? Certamente: con il "giorno", ricordato poco prima, la sacra Scrittura ha voluto indicare l'unico "giorno" creato da Dio e che Dio fece il cielo e la terra allorquando fu creato il "giorno", perché, nei limiti della nostra capacità, comprendessimo che Dio creò tutto in una sola volta, sebbene la precedente enumerazione dei sei giorni sembrasse indicare degli intervalli di tempo; allo stesso modo la sacra Scrittura, dopo aver detto che Dio insieme col cielo e la terra creò ogni specie di piante selvatiche prima che fosse sulla terra e ogni specie di piante coltivate prima che spuntassero, aggiunge: Dio infatti non aveva ancora fatto piovere sulla terra e non c'era ancora l'uomo che la coltivasse 18, come se dicesse: "Dio [all'inizio] non creò quei vegetali come li crea attualmente quando fa piovere e quando l'uomo lavora". Essi in realtà si sviluppano attraverso spazi di tempo che non esistevano allorché Dio creò nello stesso tempo tutte le cose, con cui cominciarono anche i tempi.
Tutti i germi primordiali sono umidi e crescono con l'umidità.
7. 20. Quanto dunque alla frase che segue: Una sorgente poi sgorgava dalla terra e irrigava tutta la superficie della terra 19, essa ci fa capire - a mio parere - quali esseri vengono creati da quel momento a intervalli di tempo dopo la creazione primordiale, in cui furono create tutte le cose nello stesso tempo. Inoltre la sacra Scrittura giustamente - a mio giudizio - comincia la narrazione dall'elemento d'onde nascono tutte le specie sia degli animali che delle erbe e degli alberi perché sviluppino le loro potenzialità differenti e proprie della natura d'ogni essere. Poiché tutti i semi primordiali, sia quelli dai quali deriva ogni carne, sia quelli dai quali nascono tutti i vegetali, sono umidi e crescono in virtù dell'umidità. In essi ci sono inoltre energie di straordinaria efficacia che portano con sé, derivanti dalle opere compiute da Dio e dalle quali egli si riposò il settimo giorno.
Qual era la "sorgente" di Gen 2, 6?
7. 21. Possiamo tuttavia domandarci a buon diritto che cosa dobbiamo immaginarci che fosse questa sorgente capace d'irrigare la superficie di tutta la terra. Se infatti essa esisteva e fu poi ostruita o s'inaridì, dobbiamo cercarne la causa, poiché adesso noi vediamo che non c'è alcuna sorgente con cui possa irrigarsi tutta la superficie della terra. Fu dunque forse il peccato del genere umano a meritare anche questo castigo, per cui quella sorgente così abbondante sarebbe stata ridotta in modo da togliere dalla terra la produttività ottenuta senza alcuno sforzo e così aumentare la fatica degli agricoltori. Sebbene non la si trovi accennata in nessun passo della Scrittura, si potrebbe fare una simile supposizione umana, se non vi si opponesse il fatto che il peccato dell'uomo, al quale fu imposto il castigo del lavoro faticoso, fu commesso dopo che l'uomo aveva goduto le delizie del paradiso [terrestre]. Il paradiso inoltre aveva una sorgente sovrabbondante - di cui si dovrà parlare più accuratamente in seguito a suo luogo - sorgente unica per la sua origine, dalla quale, secondo quanto narra la Scrittura, sgorgavano i quattro fiumi noti a tutti gli uomini. Dov'era dunque questa sorgente e dov'erano questi fiumi, dal momento che quell'unica sorgente traboccante sgorgava dalla terra e irrigava tutta la superficie della terra? Poiché non era di certo allora il Ghion - ora chiamato Nilo --, uno dei quattro fiumi, a irrigare l'Egitto quando quella sorgente sgorgava dalla terra e innaffiava largamente non solo l'Egitto ma l'intera superficie della terra.
Seconda ipotesi della spiegazione.
7. 22. Dovremo forse credere che Dio volle da principio irrigare tutta la terra con le acque di un'unica enorme sorgente, affinché gli esseri, che aveva creati potenzialmente nella terra, nascessero da quel momento con il concorso delle acque anche nel volgere dei tempi in un numero diverso di giorni secondo la diversità della loro specie? Diremo forse che in seguito, dopo aver piantato il paradiso, ostruì la sorgente e con molte altre sorgenti riempì d'acqua la terra come la vediamo adesso? Diremo invece forse che dall'unica sorgente del paradiso fece scaturire quattro grandi fiumi distinti in modo che non solo la restante terra - piena di differenti specie delle sue creature le quali compiono il loro sviluppo nel tempo con ritmi appropriati a ciascuna specie - avesse anche le proprie sorgenti e i propri fiumi, ma che il paradiso, piantato in un luogo particolare, facesse sgorgare quei quattro fiumi da quella sorgente primordiale? Oppure si dovrà pensare che Dio con quell'unica sorgente del paradiso, che prima sgorgava più abbondante, irrigò tutta la terra e la fecondò perché, nel corso dei tempi, producesse le specie che vi aveva create senza intervalli di tempi e in seguito ridusse lì l'impetuosa ed enorme scaturigine delle acque in modo che ormai per tutta la terra si spandessero sorgenti e fiumi da diverse origini e in seguito, nel territorio di quella sorgente - che ormai non irrigava più tutta la terra ma faceva scaturire solo i quattro ben noti fiumi - piantò il paradiso per collocarvi l'uomo da lui creato?
Entro quali limiti si può congetturare su ciò che la Scrittura tace.
8. 23. La Scrittura non c'informa appieno in che modo, dopo la primordiale creazione degli esseri, trascorsero i tempi e, in seguito, furono governati gli esseri fatti nella creazione primordiale e portati a compimento il sesto giorno. La Scrittura invece ci dice solo - nella misura giudicata opportuna e sufficiente dallo Spirito che ispirava lo scrittore sacro - le notizie che potevano essere utili non solo alla conoscenza delle cose già create, ma anche alla prefigurazione di quelle future. Noi perciò, nella nostra ignoranza, possiamo solo congetturare i possibili eventi che l'autore sacro, pur non ignorandoli, tralasciò di narrare. Noi ci sforzeremo, nei limiti della nostra capacità e con l'aiuto [di Dio], di non dar motivo a pensare che nelle Sacre Scritture vi sia qualche assurdità o contraddizione che urti il sentimento del lettore che, reputando impossibili certi fatti narrati dalla Scrittura, s'allontani dalla fede o non vi si accosti.
Difficoltà riguardo alla "sorgente" di Gen 2, 6.
9. 24. Quando perciò, a proposito di questa sorgente, ci domandiamo come mai ciò che dice la Scrittura: Sgorgava dalla terra e ne irrigava tutta la superficie 20 può sembrare non impossibile, se le ipotesi relative da noi avanzate parranno a qualcuno incapaci [di risolvere il quesito], cerchi da se stesso un'altra spiegazione, purché sia messa in evidenza la veridicità della Scrittura che è senza dubbio verace anche se ciò non è del tutto chiaro. Se infatti vorrà addurre prove per dimostrare che la Scrittura è falsa, o non potrà dir nulla di vero riguardo alla creazione e al governo delle creature oppure, se dirà cose vere, la riterrà falsa poiché non la comprende. Così accadrebbe, se uno sostenesse che tutta la superficie della terra non si sarebbe potuta irrigare con una sola sorgente, per quanto si voglia abbondante, poiché, se non irrigava anche i monti, non sarebbe stata più un'erogazione di fecondità ma l'inondazione di un diluvio: se infatti allora la terra si fosse trovata in questo stato, tutto sarebbe stato mare e la terraferma non sarebbe ancora stata distinta dalle acque.
In che senso intendere quella sorgente.
10. 25. A questo tale si risponde che ciò potrebbe verificarsi in certi periodi di tempo come fa il Nilo che in determinati periodi dell'anno straripa inondando le pianure dell'Egitto e in altri rientra nel suo alveo. Se invece si pensa che il Nilo cresce ogni anno a causa delle acque e delle nevi invernali non so di qual parte ignota e lontana del mondo, che cosa potrebbe dirsi delle alterne maree dell'Oceano, che cosa di certi litorali che sono di volta in volta scoperti per largo tratto e ricoperti poi dalle acque? Per non parlare di quanto si narra della straordinaria intermittenza di certe sorgenti, che in determinati periodi dell'anno traboccano tanto da inondare tutta la regione in cui si trovano, mentre in altri periodi somministrano a mala pena acqua potabile sufficiente [attinta] dai pozzi più profondi? Perché dunque sarebbe incredibile che da una sola sorgente dell'abisso con l'alternanza di flusso e di riflusso fu irrigata allora tutta la terra? Ma forse è proprio questo immenso abisso che la Scrittura ha voluto chiamare "sorgente" e non "sorgenti" a causa dell'unica natura delle acque; non si tratta della massa d'acque chiamata mare, la quale con la sua enorme estensione visibile a tutti e con le sue acque salate lambisce le terre emerse, ma solo di quella contenuta nelle cavità nascoste della terra, dalle quali si diramano le sorgenti e i fiumi attraverso lunghi canaletti e vene e scaturiscono in differenti luoghi. Questa sorgente secondo la Scrittura scaturiva dalla terra attraverso innumerevoli fessure di caverne e di crepacci e irrigava tutta la superficie della terra spargendosi - per così dire - capillarmente, non formando però una superficie continua come quella del mare o di uno stagno, bensì allo stesso modo che vediamo scorrere le acque nel letto dei fiumi o nei meandri dei ruscelli e bagnare le terre vicine con il loro straripare. Chi non accoglierebbe questa congettura se non chi è pervaso da spirito litigioso? L'espressione della Scrittura infatti, secondo cui tutta la superficie della terra era bagnata, si può intendere anche nello stesso senso in cui si può dire che tutta la superficie di un vestito ha un dato colore anche se non ha una tinta unita ma ha quel colore qua e là; e ciò soprattutto perché, essendo allora la terra appena creata, si può pensare che almeno la maggior parte - se non tutta - era pianeggiante e per conseguenza i corsi d'acqua, che ne sgorgavano, potevano dividersi e spargersi più largamente.
Conclusione delle considerazioni sulla "sorgente" di Gen 2, 6.
10. 26. Per spiegare quindi l'estensione o l'abbondanza di questa sorgente possiamo avanzare varie ipotesi. O essa aveva una sola scaturigine in qualche parte della terra oppure la Scrittura parla di un'unica sorgente - che sgorgava dalla terra e con tutte le sue diramazioni si spargeva ed irrigava tutta la superficie della terra - per indicare un'unica massa d'acqua contenuta nelle occulte cavità della terra, dalle quali sgorga l'acqua di tutte le sorgenti grandi e piccole. Oppure, poiché la Scrittura non dice: "una sola sorgente scaturiva dalla terra", ma dice: Una sorgente scaturiva dalla terra 21, possiamo anche pensare, come ipotesi più probabile, che la Scrittura usi il singolare per il plurale per farci intendere in questo modo che c'erano molte sorgenti sparse su tutta la terra e irrigavano le loro proprie località e regioni, allo stesso modo che noi diciamo: "il soldato" per indicarne molti, come la Scrittura dice "la locusta" e "la rana" a proposito delle piaghe 22 con cui furono colpiti gli Egiziani, pur essendo sterminato il numero delle locuste e delle rane. Ma non dobbiamo affaticarci più oltre su questo problema.
Creazione del tempo e fuori del tempo.
11. 27. Noi invece dobbiamo considerare assai bene se possiamo ritenere del tutto sicura l'opinione in base alla quale affermavamo che diversa fu l'azione di Dio quando fece le creature nella creazione primordiale, dalle quali si riposò il settimo giorno, e diversa è quella con cui le governa e per cui continua a operare tutt'ora. Allora Dio agì creando tutti gli esseri simultaneamente, senza intervalli di tempo, ora invece, seguendo gli intervalli di tempo per i quali vediamo gli astri muoversi da levante ad occidente, le condizioni atmosferiche mutare dall'estate all'inverno, i semi germogliare, crescere, verdeggiare, disseccare in determinati periodi di giorni, allo stesso modo che anche gli animali son concepiti, sono formati, nascono nei limiti e periodi di tempo stabiliti, e percorrendo le varie età giungono alla vecchiaia e alla morte, e così tutti gli altri esseri temporali. Orbene, chi è che produce tutti questi cambiamenti se non Dio senza alcuno di simili movimenti da parte sua? Egli infatti non è soggetto al tempo. Di conseguenza, tra le opere, da cui Dio si riposò il settimo giorno, e quelle che continua a fare tutt'ora, la Scrittura, inserendo un inciso nel suo racconto, vuol mostrare d'aver terminato d'esporre le prime e comincia a descrivere le seconde. Ecco come la Scrittura mostra di avere esposto le prime: Questo è il libro della creazione del cielo e della terra; quando fu fatto il giorno Dio creò il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche prima ch'esse fossero sulla terra e ogni specie di piante coltivate prima che germogliassero. Dio infatti non aveva ancora fatto piovere sulla terra e non c'era ancora l'uomo che la coltivasse 23. Ecco invece come comincia la descrizione delle seconde opere: Ora una sorgente sgorgava dalla terra e irrigava tutta la superficie della terra 24. Dalla menzione di quella sorgente e di poi, per tutto il racconto che segue, le cose ivi narrate sono fatte nel corso dei tempi, non tutte insieme.
Tre modi di considerare la creazione.
12. 28. Triplice è dunque il modo di essere delle creature: il primo è quello per cui sono nel Verbo di Dio le ragioni immutabili di tutte le creature, il secondo è quello delle opere fatte da lui e dalle quali si riposò il settimo giorno, il terzo è quello delle opere che continua a compiere tutt'ora dopo di quelle. Di questi tre modi di essere quello che ho ricordato per ultimo ci è noto in qualche maniera tramite i sensi del corpo e la nostra comune esperienza. I primi due invece non sono accessibili né ai nostri sensi né all'umana facoltà di pensare e perciò devono credersi anzitutto sull'autorità di Dio e poi conoscersi in qualche modo attraverso le realtà che ci sono note, secondo la maggiore o minore capacità di ciascun individuo sostenuto dall'aiuto di Dio affinché ci riesca.
a) Nella sapienza di Dio.
13. 29. La Sapienza di Dio, per mezzo della quale sono state create tutte le cose, conosceva queste cose prima che fossero create. I divini archetipi immutabili ed eterni sono attestati dalla sacra Scrittura che dice: In principio era il Verbo e il Verbo era in Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio in Dio. Tutte le cose furono fatte per mezzo di lui e nulla è stato fatto senza di lui 25. Chi sarà dunque tanto insensato da affermare che Dio ha fatto delle cose senza conoscerle? Ora, se le conosceva, come le conosceva se non in se stesso nel quale era il Verbo, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose? Poiché, se le conosceva fuori di sé, chi gliele aveva insegnate? Chi mai infatti ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi è mai stato suo consigliere? Chi mai gli ha dato qualcosa per primo e gli sarà dato il contraccambio? Poiché da lui, grazie a lui e in lui sono tutte le cose 26.
Tutto è stato creato mediante il Verbo, luce delle anime.
13. 30. D'altronde anche le parole che seguono nel Vangelo [di Giovanni] confermano assai chiaramente questa narrazione. Infatti l'Evangelista soggiunge: Ciò che è stato fatto è vita in lui e la vita era la luce degli uomini 27, poiché certamente le anime razionali, nella cui specie è incluso l'uomo fatto ad immagine di Dio, non hanno altra vera luce propria se non lo stesso Verbo di Dio, per mezzo del quale è stata fatta ogni cosa e della cui vita esse potranno divenire partecipi dopo che saranno purificate da ogni peccato ed errore.
In qual senso tutte le cose sono vita del Verbo.
14. 31. [La frase di Giovanni] perciò non dev'essere letta così: Ciò che è stato fatto in lui, è vita, separando con una virgola ciò che è stato fatto in lui e aggiungendo poi è vita. Non c'è nulla infatti che non sia stato fatto in lui, dal momento che la Scrittura, dopo aver enumerato molte creature, anche quelle della terra, dice in un Salmo: Hai fatto ogni cosa nella Sapienza 28, e l'Apostolo afferma: Poiché in lui sono state create tutte le cose nel cielo e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili 29. Ne verrà di conseguenza che, se punteggeremo il testo in quel modo, anche la stessa terra e tutto ciò ch'essa racchiude sono vita [in lui]. Ma se è assurdo dire che tutte quelle cose vivono, quanto più assurdo è dire che sono vita? E ciò soprattutto per il fatto che l'Evangelista determina con precisione di quale specie di vita parli quando soggiunge: e la vita era la luce degli uomini. Dobbiamo quindi separare la frase mettendo una virgola dopo le parole: Ciò che è stato fatto aggiungendo poi [l'inciso] è vita in lui, cioè non è vita in se stesso, vale a dire nella propria natura per cui è avvenuto che esso sia creazione e creatura, ma è vita nel Verbo, poiché tutte le cose che sono state fatte per mezzo di lui le conosceva prima che esistessero. Per conseguenza tutte le cose erano in lui non come creature fatte da lui ma come la vita e la luce degli uomini che non è se non la stessa Sapienza e lo stesso Verbo, cioè l'unigenito Figlio di Dio. Le creature sono dunque vita in Lui nello stesso senso che la Scrittura dice: Come il Padre ha la vita in se stesso, così ha dato al Figlio d'avere la vita in se stesso 30.
"Vita" delle anime razionali è la luce del Verbo.
14. 32. Non si deve inoltre tralasciare neppure il fatto che i manoscritti più corretti hanno: Ciò, che è stato fatto, era vita in lui, di modo che era vita s'intende nel medesimo senso della frase: In principio era il Verbo e il Verbo era in Dio e il Verbo era Dio 31. Perciò, ciò che è stato fatto, era già vita in lui, e non una vita qualsiasi - poiché anche delle bestie si dice che vivono, ma non possono godere d'essere partecipi della sapienza - ma la vita che era luce degli uomini. Infatti le anime razionali, una volta purificate dalla sua grazia, possono giungere alla visione di quella luce, di cui non c'è nulla di più eccellente e felice.
In che modo tutte le cose create erano conosciute dal Creatore.
15. 33. Ma anche se leggiamo e comprendiamo il passo [di Giovanni così]: Ciò, che è stato fatto, è vita in lui, resta il senso che ciò che per mezzo di lui è stato fatto è vita in lui, la vita per cui Egli vide tutte le cose quando le fece e come le vide così le fece, vedendole non al di fuori di se stesso, ma in se stesso enumerò tutte le cose fatte da lui. La visione che ha lui non è diversa da quella che ha il Padre ma è un'unica visione, come unica è la loro sostanza. Infatti anche nel libro di Giobbe si parla così della Sapienza, per mezzo della quale tutte le cose furono fatte: Ma dove si trova la Sapienza? E dov'è il luogo dell'Intelligenza? Il mortale ne ignora la via ed essa non si trova tra gli uomini 32. [L'autore sacro dice ancora] poco dopo: Abbiamo sentito parlare della sua gloria. Il Signore [solo] ne fa conoscere la via ed Egli [solo] sa dov'essa si trovi. Egli infatti vede perfettamente tutto ciò che è sotto il cielo e conosce ciò ch'esiste sulla terra, tutto ciò che Egli ha fatto; quando fece il peso dei venti e regolò le acque con misura, e come le vide così le enumerò 33. Con questi ed altri simili testi si dimostra che tutte le cose, prima d'essere fatte, erano nella conoscenza del Creatore e certamente in un modo superiore lì ove sono nella loro [piena] verità, eternità ed immutabilità. Sebbene debba esser sufficiente a ciascuno conoscere o credere senza esitazione che Dio ha fatto tutte queste cose, tuttavia non penso che ci sia qualcuno tanto stolto da credere che Dio abbia fatto cose che non conosceva. Inoltre, se le conosceva prima di farle, prima d'esser fatte erano certamente in lui, nel modo d'essere con cui vivono e sono vita [in lui] eternamente ed immutabilmente; tuttavia, in quanto cose create, esse hanno la loro esistenza come ogni altra creatura nella sua propria natura.
Con la mente percepiamo più facilmente Dio che le creature.
16. 34. La natura eterna e immutabile di Dio ha l'essere in se stesso come [da lui] fu detto a Mosè: Io sono colui che sono 34; egli cioè ha l'essere in un modo di gran lunga diverso da quello degli altri esseri che sono stati fatti, poiché esiste veramente e originariamente ciò che esiste sempre allo stesso modo e non solo non muta, ma non può mutare affatto, mentre nulla di ciò, ch'egli fece, esiste come lui e ha originariamente tutte le cose allo stesso modo che è lui. Poiché Dio non potrebbe fare gli altri esseri se, prima di farli, non li conoscesse; e non li conoscerebbe, se non li vedesse, e non li vedrebbe se non li avesse [in sé], e non avrebbe le cose ancora non fatte se non nel modo in cui è lui stesso che non è stato fatto. Sebbene - dico - la sostanza-natura di Dio non possa esprimersi con termini umani e non possa spiegarsi in un modo o in un altro senza ricorrere a espressioni relative allo spazio e al tempo, mentre essa esiste prima di tutti i tempi e fuori da tutti gli spazi, tuttavia è più vicino a noi, lui il Creatore, che non le molteplici cose fatte da lui. In lui infatti noi abbiamo la vita, il movimento e l'essere 35; la maggior parte di quelle cose, al contrario, sono lontane dal nostro spirito poiché, essendo materiali, hanno una natura diversa e il nostro spirito non è capace di vederle in Dio considerate nelle ragioni causali secondo le quali sono state fatte e perciò non possiamo conoscerne la quantità, la grandezza, la qualità pur non vedendole con i sensi del corpo. Quelle cose infatti sfuggono ai nostri sensi poiché ci sono inaccessibili o sono separate dalla nostra vista e dal nostro tatto ostacolati da altri esseri interposti od opposti. Per conseguenza occorre uno sforzo maggiore per scoprire le cose che non il loro Creatore. È infatti una felicità incomparabilmente superiore conoscere Dio con spirito religioso anche in minima parte che comprendere l'universo nella sua totalità. Ecco perché a ragione nel libro della Sapienza sono rimproverati coloro che indagano questo mondo: Se infatti - dice - furono capaci di sapere tanto da potere scrutare il mondo, come mai non trovarono più facilmente il suo Signore? 36 Poiché le fondamenta della terra sono fuori del nostro campo visivo, ma chi l'ha fondata è vicino al nostro spirito.
Un altro modo di considerare la creazione.
17. 35. Consideriamo ormai le cose fatte da Dio tutte insieme e portate a termine il sesto giorno, dalle quali si riposò il settimo giorno; le sue opere, riguardo alle quali egli agisce fino al presente, saranno da noi considerate in seguito. Egli infatti è prima del tempo: diciamo invece che sono all'origine del tempo le cose che sono da quando cominciò il tempo, come il mondo, mentre diciamo esistenti nel tempo quelle che nascono nel mondo. La Scrittura dunque, dopo aver detto: Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui non è stato fatto nulla, poco dopo soggiunge: Egli era in questo mondo, e il mondo è stato fatto per mezzo di lui 37. Di quest'opera di Dio la Scrittura in un altro passo dice che Dio aveva fatto il mondo a partire da una materia informe 38. Questo mondo - come abbiamo già ricordato - la Scrittura lo denota generalmente con il nome di "cielo e terra" e dice che è stato creato da Dio quando fu creato il "giorno". Spiegando quel passo ci siamo sforzati - nei limiti delle nostre possibilità - di mostrare che le due affermazioni della Scrittura riguardo alla creazione del mondo possono essere messe d'accordo, nel senso cioè ch'esso non solo fu portato a termine in sei giorni con tutte le cose che contiene, ma altresì che fu creato il "giorno"; in tal modo il racconto della creazione risulta d'accordo con l'affermazione della Scrittura che [Dio] fece ogni cosa simultaneamente 39.
b) nella simultaneità dell'atto creativo: La duplice conoscenza angelica.
18. 36. In questo universo creato da Dio sono molte cose che non conosciamo, sia perché troppo alte nel cielo per poter essere raggiunte dai nostri sensi, sia perché site in regioni della terra forse inabitabili, sia perché nascoste sotto la terra nelle profondità abissali del mare e nelle oscure cavità della terra. Queste cose dunque non esistevano certo prima d'essere fatte. In qual modo, allora, erano note a Dio se non esistevano? D'altronde, in che modo avrebbe fatto cose che gli erano ignote? In realtà Dio non ha fatto nulla che gli fosse ignoto. Dio pertanto ha fatto le cose che già conosceva, non le ha conosciute dopo averle fatte. Di conseguenza prima che fossero fatte, esse erano e non erano; erano nella conoscenza di Dio, ma non erano nella natura loro propria. Ecco perché fu creato il "giorno", al quale potessero farsi conoscere in entrambi i loro modi di essere: in Dio e in se stesse; in Dio mediante una conoscenza - diciamo così - mattutina o diurna, in se stesse mediante una specie di conoscenza vespertina. Quanto a Dio non m'arrischio di dire che egli le conoscesse, dopo averle fatte, in un modo diverso da quello in cui le conobbe per farle, poiché in lui non c'è variazione né ombra di mutamento 40.
Gli angeli sono messaggeri di Dio, esecutori dei suoi ordini.
19. 37. Per conoscere le cose del mondo di quaggiù Dio non ha certo bisogno di messaggeri come se egli potesse aumentare la sua conoscenza mediante il loro servizio. Egli invece conosce tutte le cose in un modo trascendente e meraviglioso mediante una conoscenza stabile e immutabile. Se Dio ha dei messaggeri, ciò è per il bene nostro e di loro stessi, poiché ubbidire in questo modo a Dio e servirlo per consultarlo circa le cose di quaggiù e ottemperare ai suoi superni precetti e comandi è per essi un bene conforme alla loro natura e sostanza. I messaggeri poi, con termine greco sono chiamati: , termine con cui è denotata l'intera Città celeste, che a nostro parere è il primo "giorno" creato.
Agli angeli fu rivelato il mistero del regno dei cieli dall'origine del tempo.
19. 38. Agli angeli non fu nascosto neppure il mistero del regno dei cieli, rivelato nel tempo opportuno per la nostra salvezza, quello cioè per cui, una volta liberati dal nostro terreno pellegrinaggio, ci uniremo alla loro schiera. Che non lo ignorassero risulta dal fatto che la discendenza, che venne al tempo opportuno, fu disposta per mezzo degli angeli nelle mani di un mediatore, cioè mediante il potere di Colui che è il loro Signore sia nella sua natura divina sia in quella di servo 41. L'Apostolo afferma ugualmente: A me, il minimo tra tutti i santi, è stata data questa grazia, d'annunciare ai pagani le insondabili ricchezze di Cristo e rivelare quale sia il piano provvidenziale del mistero nascosto dall'eternità nella mente di Dio, creatore dell'universo, affinché sia manifestato ai Principati e alle Potestà nei cieli mediante la Chiesa della multiforme sapienza di Dio, formata da lui in Cristo Gesù nostro Signore secondo il suo disegno eterno 42. Questo mistero dunque è rimasto nascosto dall'eternità in Dio in modo però che per mezzo della Chiesa della multiforme sapienza di Dio fosse manifestata ai Principati nel cielo. La Chiesa infatti esiste originariamente là dove, dopo la risurrezione, dev'essere riunita anche la Chiesa di quaggiù, affinché noi siamo simili agli angeli di Dio 43. Ad essi perciò questo mistero era noto fin dall'origine dei secoli, poiché nessuna creatura esiste prima dei secoli ma la creazione esiste dall'origine dei secoli in poi. I secoli stessi hanno cominciato ad esistere a partire dalla creazione e questa esiste dai secoli in poi poiché il suo inizio è l'inizio dei secoli. L'unigenito Figlio di Dio, al contrario, esiste prima dei secoli poiché questi sono stati fatti per mezzo di lui 44. Ecco perché, parlando come la Sapienza identificata con se stesso come la [seconda] Persona [della Trinità] egli dice: Dio mi ha stabilita prima dei secoli 45, affinché [per mezzo della Sapienza] facesse tutte le cose Colui al quale è stato detto: Tutte le cose tu hai fatto per mezzo della Sapienza 46.
19. 39. Tuttavia il mistero nascosto non è noto solo in Dio ma si manifesta loro anche sulla terra quando esso si compie e [così] si svela; ciò è attestato dal medesimo Apostolo che dice così: E senza dubbio grande è il mistero della bontà di Dio, che si manifestò nella carne, fu giustificato nello Spirito, fu visto dagli angeli, fu annunciato ai pagani, fu creduto nel mondo, fu assunto nella gloria 47. Inoltre, se non mi sbaglio, sarebbe strano, se tutto quanto la Scrittura afferma essere conosciuto da Dio come in un presente temporale, non lo affermasse nel senso che Dio lo fa conoscere non solo dagli angeli ma anche dagli uomini. Questo modo di esprimersi con cui l'effetto è indicato da chi lo effettua è frequente nelle Sante Scritture, soprattutto quando si attribuisce a Dio qualcosa che, preso in senso letterale, non gli si confà, come proclama il sentimento della verità che presiede alla nostra mente.
c) Nel divenire temporale.
20. 40. Ormai dunque dobbiamo distinguere le opere che Dio continua a compiere da quella da cui si riposò il settimo giorno. Poiché vi sono alcuni i quali pensano che da Dio è stato fatto solo il mondo e tutto il resto è ormai fatto dallo stesso mondo secondo il comando e l'ordine di Dio, mentre Dio non effettuerebbe più nulla. Contro l'opinione di costoro possiamo addurre l'affermazione del Signore: Mio Padre opera senza interruzione. Ma perché nessuno pensasse che il Padre agisca solo in se stesso e non anche in questo mondo, aggiunge: Il Padre che rimane in me compie le sue opere; e come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole 48. Inoltre, siccome Dio compie non solo le opere grandi e importanti ma anche quelle infime di questa terra, l'Apostolo dice: Stolto! Ciò, che tu semini, non prende vita se prima non muore, e quello, che semini, non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, per esempio di grano o di altra specie. Ma Dio gli dà un corpo come ha stabilito e dà a ciascun seme il proprio corpo 49. Che dunque Dio continui ad agire senza interruzione dobbiamo crederlo e, se possibile, comprenderlo nel senso che se la sua azione si sottraesse alle sue creature, queste cesserebbero d'esistere.
In qual senso Dio non crea nuove specie di esseri.
20. 41. Se però noi supponessimo che Dio crea ora una creatura non appartenente alle specie costituite nella creazione primordiale, contraddiremmo senz'altro apertamente alla Scrittura, la quale afferma che Dio portò a termine tutte le sue opere il sesto giorno 50. È infatti evidente che Dio, conforme alle specie da lui create all'origine, crea un gran numero d'esseri nuovi che non aveva creati allora. Ma non si può logicamente credere che Dio crei nuove specie d'esseri, poiché terminò di crearle tutte allora. Dio pertanto, mediante la sua occulta potenza imprime un impulso a tutto l'universo delle sue creature; è proprio in virtù di questo impulso che tutte le creature son messe in movimento, quando gli angeli compiono gli ordini di Dio, quando gli astri compiono la loro orbita, quando i venti soffiano ora in una direzione ora in un'altra, quando l'abisso è agitato dal precipitare delle acque e anche dai vapori condensati turbinanti nell'aria, quando il regno vegetale germoglia e sviluppa i suoi semi, quando gli animali nascono e passano la propria vita secondo il loro proprio istinto, quando ai malvagi è permesso di tormentare i giusti. È così che Dio dispiega i secoli che aveva, per così dire, ripiegati nella creazione primordiale. Quei secoli non si svolgerebbero nel loro corso, se Colui, che li ha creati, cessasse di esercitare il suo governo provvidenziale su di essi.
Tutto è governato dalla divina Provvidenza.
21. 42. Gli esseri, che si formano e nascono nel tempo, ci devono insegnare come dobbiamo considerare queste cose. Non senza ragione infatti la Scrittura dice che la Sapienza si mostra benignamente a coloro che l'amano nei loro sentieri e va loro incontro con la sua infallibile provvidenza 51. Noi inoltre non dobbiamo ascoltare coloro, i quali pensano che dalla divina provvidenza sono governate solo le regioni più alte del mondo, quelle cioè che sono al margine esterno e al di sopra della nostra atmosfera più densa, ma che la parte più bassa che è la terra e il mare, come pure quella dell'atmosfera terrestre più vicina, che s'impregna d'umidità a causa delle esalazioni terrestri e marine - in cui si formano i venti e le nubi - sia piuttosto il gioco del caso e agitata da moti fortuiti. Contro questi tali parla il Salmo, che dopo aver espresso la lode [a Dio] degli esseri celesti, si rivolge anche a quelli della terra e dice: Lodate il Signore dalla terra, mostri marini e voi tutti, abissi; fuoco e grandine, neve e ghiaccio, venti di bufera che adempiono il suo comando 52. Ora, nulla pare essere tanto regolato dal caso quanto tutti questi fenomeni burrascosi e turbolenti, da cui è deformato e sconvolto l'aspetto di queste regioni inferiori del cielo - che non senza ragione è denotato anche con il nome di "terra" - ma quando [il Salmo] soggiunge: che adempiono il suo comando, mostra assai bene che anche l'ordinamento di questi fenomeni, soggetto al comando di Dio, anziché mancare alla natura dell'universo, sfugge piuttosto alla nostra intelligenza. Che dire dunque? Il Salvatore non ha forse detto di propria bocca che non cade in terra nemmeno un passero senza il permesso di Dio 53 e che Dio riveste tuttavia l'erba dei campi sebbene destinata poco dopo ad essere gettata nel forno 54? Dicendo così, nostro Signore non ci assicura forse che non solo tutta questa parte del mondo assegnata agli esseri mortali e corruttibili ma anche le particelle più spregevoli e umili sono governate dalla divina provvidenza?
Argomenti comprovanti la divina Provvidenza.
22. 43. Ma coloro che negano questa verità e non credono nella grande autorità delle Sacre Scritture, pensano che la parte del mondo abitata da noi è soggetta a movimenti dovuti al caso anziché governata dalla Sapienza del sommo Dio; per provarlo ricorrono ingiustamente a due argomenti: quello della variabilità delle stagioni, da me più sopra ricordato, o quello della felicità o infelicità degli uomini che capita loro ma non corrisponde ai meriti acquisiti nella vita. Se però osservassero il meraviglioso ordine che appare nelle membra del corpo d'un qualunque essere vivente - non dico ai medici, che per la necessità della loro professione le scrutano con cura dopo averle messe a nudo e identificate sezionandole, a un individuo qualunque d'intelligenza e riflessione mediocre - non esclamerebbero forse che questi corpi non cessano neppure un istante d'essere governati da Dio, autore d'ogni regola di misura, d'ogni armonia di numeri, d'ogni misura di pesi? Quale opinione può essere più assurda e più stolta di quella secondo la quale l'universo creato sarebbe sottratto alla volontà e al governo della Provvidenza, quando si vede che le creature più infime e spregevoli sono formate con un ordine così straordinario che, se ci si riflette più attentamente, suscitano un indicibile timore reverenziale e ammirazione? Dato poi che la natura dell'anima è superiore a quella del corpo, che c'è di più insensato che pensare che la provvidenza di Dio non giudica affatto il comportamento degli uomini, dal momento che nel loro corpo appaiono con straordinaria evidenza tante prove della sapiente cura che Dio ha delle creature? Ma siccome queste piccole creature sono alla portata dei nostri sensi e possiamo indagarle facilmente, risulta evidente in esse l'ordine che le regola, mentre quelle di cui non possiamo vedere l'ordine, sono giudicate prive di ordine da coloro che pensano non esista nient'altro all'infuori di ciò che possono vedere oppure, se credono che esista, lo suppongono della stessa natura di ciò che sono soliti vedere.
Come Dio ha creato simultaneamente ogni cosa eppure opera senza interruzione.
23. 44. Noi invece, i cui passi sono guidati dalla medesima divina provvidenza mediante la sacra Scrittura affinché non cadiamo in quell'errore, dovremmo sforzarci d'indagare, considerando le opere di Dio con il suo aiuto, dove egli aveva creato simultaneamente queste cose quando si riposò dalle opere che aveva portato a termine e delle quali produce fino al tempo presente le forme visibili attraverso la successione dei tempi. Consideriamo dunque la bellezza di un albero qualunque nel suo tronco, nei suoi rami, nelle sue foglie e nei suoi frutti; questa forma non è certo uscita all'improvviso dalla terra tale e quale in tutta la sua grandezza, ma piuttosto in seguito ad un processo di crescita che ci è noto. Esso infatti spuntò da una radice che un germe aveva piantato precedentemente nella terra e di poi tutti quegli elementi crebbero dopo aver preso la loro forma ed essersi sviluppati nelle diverse loro parti. Il germe inoltre proveniva da un seme: nel seme dunque erano originariamente tutti quegli elementi non già quanto alle dimensioni della loro massa corporea, ma come una forza e una potenza causale. Poiché le dimensioni [raggiunte dall'albero] si formarono grazie a una quantità di terra e di umidità. Ma più meravigliosa e più eccellente è l'energia insita in un piccolo granello, grazie alla quale l'umidità circostante, mescolata alla terra, forma - per così dire - una materia capace di cambiarsi in legno di tale natura, in rami che si spandono, in foglie verdi e di forma appropriata, in frutti attraenti e abbondanti, il tutto in un'ordinata diversità di tutte le sue parti. In realtà che cosa spunta o pende da un albero che non sia stato estratto o ricavato da quella sorta di tesoro nascosto che è il seme? Il seme però deriva da un albero, anche se non da quello ma da un altro, e quello deriva a sua volta da un altro seme; alle volte però l'albero deriva da un altro quando se ne toglie un virgulto e lo si trapianta. Non solo dunque il seme deriva dall'albero ma anche l'albero deriva dal seme e l'albero dall'albero, ma il seme non può derivare mai dal seme se non per tramite di un albero; un albero invece può derivare da un albero anche senza il tramite del seme. Così dunque l'uno deriva dall'altro attraverso alterne generazioni, ma l'uno e l'altro provengono dalla terra, mentre la terra non deriva da essi, ai quali perciò è anteriore la terra che li genera. Ciò vale anche per gli animali: può rimanere il dubbio se il germe viene dagli animali o viceversa ma, qualunque sia il primo di essi, è tuttavia assolutamente certo ch'esso viene dalla terra.
Potenzialità e causalità nella creazione.
23. 45. Nel granello dunque erano già presenti invisibilmente tutti insieme gli elementi che nel corso del tempo si sarebbero sviluppati per formare l'albero; allo stesso modo dobbiamo immaginare che il mondo, quando Dio creò simultaneamente tutte le cose, conteneva simultaneamente tutti gli elementi creati in esso e con esso quando fu fatto il giorno: conteneva cioè non solo il cielo con il sole, la luna e le stelle - la cui forma specifica rimane inalterata durante il loro moto circolare - ma anche il mare e gli abissi che sono soggetti a movimenti - per così dire - incostanti ed essendo situati al di sotto [del cielo] costituiscono l'altra parte del mondo; conteneva inoltre gli esseri che l'acqua e la terra produssero virtualmente e causalmente, prima che comparissero nel corso dei tempi e che noi ormai conosciamo come opere che Dio continua a compiere fino al presente.
Conclusione.
23. 46. In questo senso quindi [è detto]: Questo è il libro della creazione del cielo e della terra; quando fu creato il giorno, Dio fece il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche prima ch'esistessero sulla terra e ogni specie di piante coltivate prima che germogliasse 55. Dio fece non già come agisce fino al presente mediante la pioggia e la lavorazione della terra praticata dagli uomini; per questo infatti [la Scrittura] aggiunge: Poiché Dio non aveva ancora fatto piovere, e non c'era ancora l'uomo che coltivasse la terra 56; ma nel modo in cui creò tutti gli esseri simultaneamente e li portò a termine in sei giorni presentando sei volte agli esseri da lui creati il giorno che aveva creato e lo presentò non già nell'avvicendarsi successivo di periodi di tempi, ma in un piano fatto conoscere qual era nelle sue cause. Dio si riposò dalle sue opere il settimo giorno, degnandosi di rivelare il suo riposo anche al "giorno" perché questo gioisse nel conoscerlo. Ecco perché Dio benedisse e dichiarò sacro quel giorno non a causa di alcuna sua opera ma del suo riposo. Da allora perciò Dio non crea più alcun'altra creatura ma agisce continuamente in quanto governa e guida con l'azione della sua assistenza tutte le creature da lui fatte simultaneamente mentre si riposa e agisce allo stesso tempo, come è stato già spiegato. Delle opere che Dio continua a compiere e che si devono sviluppare lungo il volgersi dei secoli la sacra Scrittura comincia in certo qual modo a narrarli dicendo: Una sorgente sgorgava dalla terra e irrigava tutta la superficie della terra 57. Poiché di questa sorgente abbiamo già detto tutto ciò che abbiamo creduto necessario dire, dobbiamo considerare adesso le cose seguenti come da una specie di nuovo inizio.
1 - Gn 2, 4-6.
2 - Gn 1, 1.
3 - Gn 2, 4.
4 - Gn 2, 5.
5 - Sal 145, 6.
6 - Cf. Sir 18, 1.
7 - Gn 2, 5.
8 - Gn 1, 12.
9 - Gn 1, 11-12.
10 - Cf. Gv 5, 17.
11 - Cf. Gn 2, 8-9.
12 - Cf. Rm 11, 36.
13 - Cf. Is 11, 2-3.
14 - Gn 1, 1.
15 - Gn 2, 5.
16 - 1 Cor 3, 7.
17 - Gn 2, 6.
18 - Gn 2, 5.
19 - Gn 2, 6.
20 - Gn 2, 6.
21 - Gn 2, 6.
22 - Cf. Sal 104, 34.
23 - Gn 2, 4-5.
24 - Gn 2, 6.
25 - Gv 1, 1-3.
26 - Rm 11, 34-36.
27 - Gv 1, 4.
28 - Sal 103, 24.
29 - Col 1, 16.
30 - Gv 5, 26.
31 - Gv 1, 1. 4.
32 - Gb 28, 12-13.
33 - Gb 28, 22-25.
34 - Es 3, 14.
35 - At 17, 28.
36 - Sap 13, 9.
37 - Gv 1, 3. 10.
38 - Sap 11, 18.
39 - Sir 18, 1.
40 - Gc 1, 17.
41 - Cf. Gal 3, 19.
42 - Ef 3, 8-11.
43 - Cf. Mt 22, 30.
44 - Cf. Eb 1, 2.
45 - Prv 8, 23 (sec. LXX).
46 - Sal 103, 24.
47 - 1 Tm 3, 16.
48 - Gv 5, 17.20-21.
49 - 1 Cor 15, 36-38.
50 - Cf. Gn 2, 2.
51 - Sap 6, 17.
52 - Sal 148, 7-8.
53 - Cf. Mt 10, 29.
54 - Cf. Mt 6, 30.
55 - Gn 2, 4.
56 - Gn 2, 5.
57 - Gn 2, 6.
La chiave del Paradiso
San Giovanni Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaAl benevolo lettore
Questo libretto è intitolato la CHIAVE DEL PARADISO, perchè qualsiasi fedel cristiano che sappia, creda e pratichi quanto ivi si contiene può essere sicuro di sua eterna salvezza.
Quivi troverai, o lettor divoto, un compendio delle verità della fede cattolica, e il modo di praticare vari esercizi di cristiana pietà, con una scelta di Laudi Sacre.
Ogni cosa fu ricavata dai più accreditati autori: io feci solamente quelle aggiunte e variazioni, che parvero necessarie od opportune per l'intelligenza popolare e secondo il bisogno dei tempi. {3 [3]}
Intanto uniamoci tutti a pregare Iddio misericordioso affinchè conduca tutti gli uomini del mondo alla conoscenza della cattolica religione, sola ed unica religione di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi.
Noi poi che abbiamo la bella sorte di trovarci in grembo alla vera Chiesa diamoci la massima sollecitudine per sapere, credere e praticare quanto questa nostra madre pietosa a nome di Dio comanda.
Così facendo quanti cristiani seguiranno i nostri esempi! quanti lasceranno la strada del male per darsi alla virtù! Quante anime persevereranno nel cammino chi conduce all'eterna salvezza! Qual grande ricompensa non sarà per noi riserbata da Dio in Cielo!
Sac. BOSCO GIO. {4 [4]}
Compendio di ciò che un cristiano deve sapere, credere e praticare.
Conoscenza di Dio.
Apriamo gli occhi, o cristiano, e consideriamo l'immensità di cose che esistono nell'universo. Tutte queste cose una volta non esistevano. Iddio lo trasse dal nulla, perciò lo chiamiamo Creatore.
Egli ha creato il cielo e la terra o tutte le cose che nel cielo e nella terra si contengono. Non vi può essere che un Dio solo. Egli è sempre stato e sempre sarà. È un purissimo spirito, perciò non ha corpo alcuno; noi non lo possiamo vedere in questa vita, vediamo soltanto le opere sue. Egli però vede tutto, è dappertutto, conosce tutto anche i [5] nostri più segreti pensieri. Dio è onnipotente, infinitamente buono, giusto, santo, in una parola egli possiede tutte le perfezioni.
Il Mistero dell'unità e Trinità di Dio.
Due parole soglionsi usare quando parliamo di Dio: Unità e Trinità. Unità vuol dire che vi è un solo Dio. Trinità vuol dire che in Dio vi sono tre persone realmente distinte che si chiamano Padre, Figliuolo, Spirito Santo. Il Padre è Dio, il Figliuolo è Dio, lo Spirito Santo è Dio; tuttavia non sono tre Dei, ma tre persone che hanno la medesima potenza, sapienza e divinità, che perciò sono un solo Dio.
Creazione degli Angeli e dell'Uomo.
Iddio ha creato tutto dal niente colla sola sua volontà. Egli ha creato gli Angeli. Gli uni hanno peccato per superbia e furono condannati all'inferno; e si chiamano Demoni; gli altri si conservarono fedeli a Dio ed ora vivono per sempre beati in cielo; e si chiamano Angeli buoni. {6 [6]}
L'uomo fu creato per conoscere, amare, servire Iddio sopra la terra e per questo mezzo conseguire la sua eterna felicità.
Peccato originale.
Il primo uomo fa chiamato Adamo, e la prima donna Eva. Essi furono collocati in un giardino di delizie, comunemente detto paradiso terrestre. Essi non dovevano andar soggetti alla morte; ma avendo disobbedito a Dio col mangiare il frutto da lui proibito, furono cacciati dal paradiso terrestre, e condannati eglino e la loro posterità alla fatica, ai patimenti e alla morte. È a cagione di questa disobbedienza che noi veniamo al mondo col peccato originale il quale basta per escluderci dal Paradiso.
Mistero dell'Incarnazione.
Dio ebbe pietà del genere amano e per liberarci dalla schiavitù del demonio ed acquistarci la vita eterna, la seconda persona della SS. Trinità, cioè il Figliuol di Dio, si degnò di {7 [7]} farsi uomo, prendere un corpo ed un'anima, come abbiamo noi, nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. Il figliuol di Dio fatto nomo si chiama Gesù Cristo. Egli si è fatto uomo senza lasciare di essere Dio. Il Padre e lo Spirito Santo non s'incarnarono come il Figlio. Il Figlio è sempre stato Dio come il Padre e lo Spirito Santo, ma come uomo non v'è sempre stato. Egli s'incarnò e nacque nella città di Betlemme circa l'anno del mondo quattromila, e mille ottocento e cinquantacinque prima dell'epoca attuale.
La Santa Vergine divenendo madre di Dio non cessò di essere vergine. Il Figliuolo di Dio è venuto al mondo nella notte di Natale in una povera stalla. Otto giorni dopo fu circonciso, e gli fu imposto l'adorabile nome di Gesù che significa Salvatore. Egli visse sopra la terra 33 anni nella povertà, nella umiltà e nella pratica di tutte le virtù. Egli insegnò le verità del Vangelo, fece un gran numero di miracoli per provare {8 [8]} la sua divinità, e tutte le profezie, colle quali Iddio lo aveva predetto agli uomini, si avverarono letteralmente in lui.
Il Signore è morto volontariamente sopra una croce pei nostri peccati in giorno di venerdì. Giorno, che appunto per motivo di tal morte, fu in seguito denominato Venerdì Santo. Egli ha sofferto come uomo, e come Dio ha dato un prezzo infinito a' suoi patimenti. Colla sua passione e colla sua morte ci ha riscattati dall'eterna dannazione; il che si appella mistero della Redenzione. Il giorno terzo dopo la sua morte egli risuscitò per virtù propria. Quaranta giorni dopo la Risurrezione, il giorno dell'Ascensione, salì al cielo in presenza dei suoi Discepoli e di Maria SS. Dieci giorni dopo, il giorno della Pentecoste, mandò lo Spirito S. a' suoi Apostoli. Egli ritornerà nuovamente su questa terra alla fine del mondo per giudicare tutti gli uomini, i quali tutti risusciteranno. Egli darà il Paradiso ai giusti, e' condannerà all'inferno tutti quelli che saranno morti {9 [9]} in peccato mortale. L'inferno e il Paradiso dureranno in eterno, cioè non avranno mai fine.
Chiesa di Gesù Cristo.
Gesù Cristo prima di salire al cielo fondò una Chiesa, che è la congregazione dei fedeli cristiani, che, sotto la condotta del sommo Pontefice e dei legittimi pastori, professano la religione stabilita da G. C. e partecipano ai medesimi sacramenti. Non vi è che una sola e vera Chiesa di G. C. cioè la Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana. Bisogna ubbidire a quelli che sono stati stabiliti da G. C. per governarla. Il capo della Chiesa è il sommo Pontefice ossia il Papa successore di S. Pietro e Vicario di G. C. sopra la terra. Dipendentemente dal Papa governano eziandio la Chiesa i Vescovi; ma il sommo Pontefice ha l'autorità sopra tutti i Vescovi e sopra tutti i fedeli cristiani.
Questo è il solo mezzo per non cadere nell'errore, secondo la promessa di G. C. che disse a S. Pietro: {10 [10]} ho pregato per te, o Pietro, affinchè la tua fede non venga meno. Fuori della Chiesa Cattolica non vi può essere salute. In un senso più esteso la Chiesa abbraccia non solamente i fedeli che vivono sopra la terra, ma eziandio le anime del Purgatorio, e i Santi che regnano nel Cielo. Noi partecipiamo ai meriti dei Santi e dei fedeli, e possiamo sollevare le anime del Purgatorio colle nostre preghiere, colle nostre buone opere, e coll'acquisto dell'Indulgenze, il che si appella comunione dei Santi.
Simbolo degli Apostoli.
Tutte queste verità sono contenute nel simbolo degli Apostoli detto volgarmente il Credo. Noi dobbiamo crederle fermamente appoggiati non sopra la parola degli uomini che le annunciano, ma appoggiati sopra la medesima autorità di Dio, il quale le ha rivelate alla sua Chiesa, e per mezzo dei ministri della sua Chiesa vengono insegnate a noi. {11 [11]}
Comandamenti di Dio.
Per salvarci bisogna non solamente credere fermamente tutte queste verità, ma bisogna ancora vivere cristianamente, cioè osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa, che è quanto dire praticare la virtù e fuggire il peccato.
I comandamenti di Dio sono dieci:
Il primo ci obbliga di amare, di adorare un Dio solo e di amare il nostro prossimo come noi medesimi per amor di Dio.
Il secondo ci obbliga di onorare il suo santo nome, e ci proibisce la bestemmia e il nominarlo invano.
Nel terzo ci ordina di santificare le feste, e ci proibisce i lavori servili ne' dì festivi.
Nel quarto ordina di onorare il padre e la madre, e tutti gli altri superiori.
Nel quinto ci proibisce di ammazzare, e di far male al nostro prossimo, o di aver la volontà di fargliene; e ci proibisce ancora di dargli cattivo esempio, di portargli odio, {12 [12]} di vendicarci, e ordina di perdonare a tutti.
Nel sesto proibisce il peccato della disonestà e tutto ciò che può condurre a questo peccato.
Nel settimo proibisce di pigliare o ritenere la roba degli altri o recare qualche danno al prossimo.
Nell'ottavo proibisce il falso testimonio, la bugia, il giudizio temerario, la maldicenza e la calunnia.
Nel nono proibisce ogni specie di pensiero disonesto.
Nel decimo proibisce di desiderare ingiustamente la roba altrui.
Comandamenti della S. Madre Chiesa.
1. La Chiesa a nome di Dio ordina Di santificare le feste di precetto coll'assistere particolarmente alla Santa Messa.
2. Digiunare la quaresima e le altre vigilie comandate, e non mangiar carne in venerdì e sabato e negli altri giorni proibiti.
3. Di confessarsi almeno una volta l'anno, e comunicarsi alla propria parrocchia in tempo pasquale. {13 [13]} Non celebrare le nozze ne' tempi proibiti.
4. Pagare le decime secondo l'usanza dei proprii paesi.
Orazione Domenicale.
Ma per obbedire a Dio ed alla Chiesa noi abbiamo assolutamente bisogno della grazia di Dio, e per ottenere questa grazia bisogna dimandarla sovente a Dio con umili e fervorose preghiere in nome e pei meriti di Gesù Cristo.
La più eccellente delle preghiere è quella che G. C. medesimo ci ha insegnato, cioè il Padre nostro. È eziandio cosa utilissima di avere una divozione ed una riverenza particolare verso la Vergine SS. che è la creatura più potente presso Dio. La preghiera con cui ordinariamente si suole invocare questa nostra pietosa madre, è l’Ave, Maria, cioè Dio ti salvi, o Maria ecc. È parimenti cosa assai utile di onorare e pregare i nostri santi Angeli custodi e i Santi del Paradiso, perchè eglino essendo gli amici di Dio possono molto aiutarci colla loro intercessione. {14 [14]}
I Sacramenti.
Gesù Cristo ha instituito i sacramenti per darci la sua grazia, ed applicarci i meriti della sua passione e della sua morte. I Sacramenti sono sette: Battesimo, Cresima, Penitenza, Eucaristia, Estrema Unzione, Ordine e Matrimonio.
Il Battesimo è un sacramento senza cui niuno può salvarsi.
Tutti possono battezzare in caso di necessità. Bisogna però avvertir bene di usare acqua naturale, e versarla sulla testa, o in caso di necessità su qualunque altra parte del fanciullo; ma l'acqua deve scorrere sopra la pelle e non basta che scorra sopra gli abiti o sopra i capelli. La medesima persona, che versa l'acqua, deve dire le parole: Io ti battezzo nel nome del Padre, e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Il Battesimo scancella in noi il peccato originale, ed anche l'attuale se vi è; ci dà la grazia di Dio, ci fa figliuoli della Chiesa e perciò eredi del Paradiso.
La Cresima, ossia la Confermazione, è un Sacramento che ci dà {15 [15]} lo Spirito Santo e ci fa perfetti cristiani. Esso dà una forza particolare per confermare la nostra fede, per resistere alle tentazioni e a tutti i nemici della nostra eterna salute.
Il Sacramento della Penitenza fu instituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo.
L'Eucaristia è il più augusto di tutti i Sacramenti, perchè esso contiene Gesù Cristo tutto intiero, vero Dio e vero uomo, il suo corpo, il suo sangue, l'anima sua e la sua divinità.
L’estrema Unzione, ossia Olio Santo, è stato instituito per sollievo spirituale e temporale degli infermi, per aiutarli a ben morire.
L'Ordine dà agli ecclesiastici il potere di esercitare le sacre funzioni e la grazia per farle santamente.
Il matrimonio dà ai coniugati la grazia di vivere in pace e in carità, e di allevare cristianamente la propria fìgliuolanza.
Massime eterne e virtù Teologali.
Le massime eterne ossia le verità {16 [16]} fondamentali di nostra S. Religione che riguardano tutti gli uomini, sono: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso. Bisogna morire: il momento della morte è incerto, da questo momento dipende la nostra eterna salvezza o dannazione. Dopo la morte vi è il giudizio a cui tutti dovremo presentarci per essere da Dio giudicati di tutto il bene e di tutto il male che avremo fatto. Se morremo in istato di grazia, il Paradiso sarà la nostra eredità per sempre; se per disgrazia alla morte ci troviamo in peccato mortale, noi saremo per sempre condannati all'inferno. Pensiamoci bene.
Le virtù più necessarie ad un cristiano per salvarsi sono: Fede, Speranza e Carità; queste virtù si chiamano Teologali, perchè riguardano Dio.
La fede è una virtù colla quale noi crediamo fermamente tutte le verità che Dio ba rivelato, e che la Chiesa ci propone a credere.
La Speranza è una virtù colla quale noi mettiamo in Dio la nostra confidenza {17 [17]} e speriamo da lui la salute eterna e le grazie necessarie per conseguirla.
La Carità è una virtù colla quale noi amiamo Dio sopra tutte le cose ed il prossimo come noi medesimi per amor di Dio.
Senza le virtù della Fede, Speranza e Carità, niuno si può salvare. Ogni cristiano è obbligato di fare gli atti di Fede, di Speranza e Carità, appena giunto all'uso della ragione. E obbligato di farli spesso nel corso della vita e specialmente in pericolo di morte.
Vizi Capitali.
I vizi capitali sono sette: 1. Superbia. 2. Avarizia. 3. Lussuria. 4. Ira. 5. Gola. 6. Invidia. 1. Accidia.
Peccati contro lo Spirito Santo.
I peccati che si chiamano contro lo Spirito Santo sono sei: 1. Disperazione della salute. 2. Presunzione di salvarsi senza merito. 3. Impugnare la verità conosciuta. 4. Invidia della grazia altrui. 5. Ostinazione nei peccati. 6. Impenitenza finale. {18 [18]}
Peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio.
I peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio sono quattro: 1. Omicidio volontario. 2. Peccato carnale contro natura. 3. Oppressione dei poveri. 4. Fraudar la mercede agli operai.
Virtù Cardinali.
Le virtù cardinali sono quattro: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza.
Doni dello Spirito Santo.
I doni dello Spirito Santo sono sette: 1. Sapienza. 2. Intelletto. 3. Consiglio. 4. Fortezza. 5. Scienza. 6. Pietà. 7. Timor di Dio.
Opere di Misericordia.
Le opere di Misericordia sono quattordici: sette spirituali e sette corporali:
Le spirituali sono: 1. Consigliare i dubbiosi. 2. Insegnare agli ignoranti. 3. Ammonire i peccatori. 4. {19 [19]} Consolare gli afflitti. 5. Perdonare le offese. 6. Sopportare pazientemente le persone moleste. 7. Pregar Iddio per i vivi e per i morti.
Le corporali sono: 1. Dar da mangiare ai poveri affamati. 2. Dar da bere ai poveri assetati. 3. Vestire i nudi. 4. Albergare i pellegrini. 5. Visitare gli infermi. 6. Visitare i carcerati. 7. Seppellire i morti.
Ritratto del vero Cristiano.
Disse un giorno Iddio a Mosè: ricordati bene di eseguire gli ordini miei, e fa ogni cosa secondo il modello che ti ho mostrato sopra la montagna. Lo stesso dice Iddio ai Cristiani. Il modello che ogni Cristiano deve copiare è Gesù Cristo. Niuno può vantarsi di appartenere a G. C. se non si adopera per imitarlo. Perciò nella vita e nelle azioni di un Cristiano devonsi trovare la vita e le azioni di Gesù Cristo medesimo. Il Cristiano deve pregare, siccome pregò G. C. sopra la montagna con raccoglimento, con umiltà, con confidenza. Il Cristiano deve essere {20 [20]} accessibile, come lo era Gesù Cristo, ai poveri, agli ignoranti, ai fanciulli. Egli non deve essere orgoglioso, non aver pretensione, non arroganza. Egli si fa tutto a tutti per guadagnare tutti a Gesù Cristo.
Il Cristiano deve trattare col suo prossimo, siccome trattava Gesù Cristo co' suoi seguaci: perciò i suoi trattenimenti devono essere edificanti, caritatevoli, pieni di gravità, di dolcezza e di semplicità.
Il Cristiano deve essere umile, siccome fu Gesù Cristo, il quale ginocchioni lavò i piedi a' suoi apostoli, e li lavò anche a Giuda, quantunque conoscesse che quel perfido doveva tradirlo. Il vero Cristiano si considera come il minore degli altri e come servo di tutti.
Il Cristiano deve ubbidire come ubbidì Gesù Cristo, il quale fu sottomesso a Maria e a S. Giuseppe, ed ubbidì al suo celeste padre fino alla morte, e alla morte di croce.
Il vero Cristiano obbedisce a' suoi genitori, a' suoi padroni, a' suoi superiori, perchè egli non riconosce in {21 [21]} quelli se non Dio medesimo, di cui quelli fanno le veci.
Il vero Cristiano nel mangiare e nel bere deve essere come era Gesù C. alle nozze di Cana di Galilea e di Befania, cioè sobrio, temperante, attento ai bisogni altrui, e più occupato del nutrimento spirituale che delle pietanze di cui nutrisce il suo corpo.
Il buon Cristiano deve essere coi suoi amici, siccome era G. C. con S. Giovanni e S. Lazzaro.Egli li deve amarene! Signore e per amor di Dio; loro confida cordialmente i segreti del suo cuore; e se essi cadono nel male, egli mette in opera ogni sollecitudine per farli ritornare nello stato di grazia.
Il vero Cristiano deve soffrire con rassegnazione le privazioni e la povertà come le soffri Gesù Cristo, il quale non aveva nemmeno un luogo ove appoggiare il suo capo. Egli sa tollerare le contraddizioni e le calunnie, come Gesù Cristo tollerò quelle degli Scribi e de' Farisei, lasciando a Dio la cura di giustificarlo. Egli sa tollerare gli affronti e gli {22 [22]} oltraggi, siccome fece G. C. allorchè gli diedero uno schiaffo, gli sputarono in faccia e lo insultarono in mille guise nel pretorio.
Il vero Cristiano deve essere pronto a tollerare le pene di spirito, siccome Gesù Cristo quando fu tradito da una de' suoi discepoli, rinnegato da un altro, ed abbandonato da tutti.
Il buon Cristiano deve essere disposto ad accogliere con pazienza ogni persecuzione, ogni malattia ed anche la morte, siccome fece Gesù Cristo, il quale colla testa coronata di pungenti spine, col corpo lacero per le battiture, coi piedi e colle mani trafitte da chiodi, rimise in pace l'anima sua nelle mani del suo celeste Padre.
Di maniera che il vero Cristiano deve dire coll'apostolo S. Paolo: Non sono io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me. Chi seguirà G. C. secondo il modello quivi descritto, egli è certo di essere un giorno glorificato con Gesù Cristo in Cielo, e regnare con lui in eterno. {23 [23]}
Pensieri sopra l'Eternità.
Ricordati, o Cristiano, che tu sei uomo di eternità.
Ogni momento di tua vita è un passo verso l'eternità.
Ibit homo in domum aeternitatis suae.
Ho portato i miei pensieri, diceva Davidde, sopra gli anni eterni, e ne ho fatto soggetto delle mie più serie e profonde meditazioni nelle tenebre della notte. Salmo 76.
Io che sono Cristiano ho forse minor interesse di quello che aveva Davidde di pensare a questi anni eterni? Presto passeranno i giorni di mia vita come passarono per Davidde. Verrà per me, siccome verrà per tutti gli uomini il momento fatale in cui dovrò entrare nella casa della mia eternità. Ricchi e noveri, giusti e peccatori di qualsiasi stato e condizione, tutti morremo ... Noi morremo quando meno ci penseremo, e il momento di nostra morte deciderà della nostra eternità. Possiamo noi forse aver nome di prudenti {24 [24]} se non ci teniamo preparati, e sempre preparati?
Potrò io considerare, meditare, pesare con sufficiente attenzione questa grande parola ETERNITÀ?
O eternità! sola degna de' miei pensieri e dello mie sollecitudini, come mai ti ho potuto finora dimenticare! O eternità ineffabile! o eternità incomprensibile! chi potrà misurare la tua estensione! chi mai potrà giugnere fino al profondo de' tuoi abissi!
Milioni di secoli raddoppiati tante volte quante sono le goccie d'acqua nell'Oceano, i granelli di sabbia sopra i lidi del mare e sopra la terra, atomi nell'aria, stelle nel firmamento, tutte queste cose sono un nulla in paragone dell'eternità. Dopochè saranno passati secoli innumerabili, l'eternità non farà che cominciare; l'eternità non passerà giammai.
Beata e sovranamente beata l'anima giusta, che regnerà eternamente con Dio nel delizioso soggiorno del Paradiso! Infelice e sovranamente infelice il peccatore impenitente che brucierà eternamente {25 [25]} coi demonii nelle fiamme dell' inferno!
Noi cristiani camminiamo in questo mondo e siamo in ogni istante sospesi tra due eternità, Cuna e l'altra dee essere mia eredità per sempre. Finchè Dio sarà Dio, io glorificherò o la sua misericordia co' beati in cielo, o la sua giustizia co' dannati negli stagni di fuoco e di zolfo ardente, dove non vi è che pianto e stridor di denti.
Perdere un Dio, perdere una eternità felice per un vii piacere, che gran pazzia! Essere insensibile a questa perdita, che grande stupidità! Infelice colui che non comprende la grandezza di questa perdita, se non quando l'avrà fatta, e che sarà per lui irreparabile!
Siamo adunque ognor vigilanti, preghiamo senza interruzione, non dimentichiamo la morte, che è la porta dell'eternità: pensiamo al giudicio che deciderà dell'eternità. Il paradiso che è il soggiorno della eternità felice; l'inferno che è il soggiorno dell'eternità infelice, ecco ciò che terrà dietro alla morte e al giudizio. {26 [26]}
Occupiamoci con timore e tremore del grande affare, dell'unico affare dell'eternità. La figura di questo mondo passa, la morte è vicina, l'eternità ci attende. Che felicità per me, se a preferenza delle cose del mondo io penso all'eternità, soffro per l'eternità, affine di evitare l'eternità infelice e regnare nella beata eternità!
Non è ancor tempo, o anima infedele ed ingrata, di ritornare al tuo Dio? Se il sangue di Gesù Cristo non avesse trattenuto il braccio vendicatore del suo padre, dove saresti tu? Un solo peccato mortale bastava per renderti eternamente perduta. Adoperati almeno per calmare la collera di Dio colla penitenza.
Il passato non c'è più, l'avvenire non è in tuo potere, il presente non è che un momento che ti è dato per servir Dio e meritarli una beata eternità.
Comprendi, o Cristiano, la forza di queste tre parole:
Un Dio,
Un momento, {27 [27]}
Un'eternità.
Un Dio che ti vede,
Un Momento che ti fugge,
Un'eternità che ti attende.
Un momento che è nulla,
Un'eternità che toglie o che dà tutto.
Un Dio che tu servi così male.
Un momento di cui ti approfitti così poco,
Un'eternità che tu rischi così temerariamente.
O Dio!
O momento!
O eternità!
O eternità in cielo, o eternità nell'inferno,
Che terribile alternativa! ...
O cielo! ... O inferno! ...
O mio Dio! o Padre delle misericordie! io credo in voi e sopra la vostra santa parola io credo alle due eternità. Io spero in voi, e da voi, pei meriti di Gesù Cristo vostro figlio, io spero una beata eternità. Io vi amo con tutto il cuore, penetrato del più vivo rincrescimento di aver cominciato così tardi ad amarvi. Io {28 [28]} voglio, e coll'aiuto della vostra grazia, prometto di amarvi fino all'ultimo sospiro, per potervi amare per tutta la beata eternità. Così sia.
Esercizi particolari di cristiana pietà. Preghiere del mattino.
Ricordiamoci, o cristiani, che noi siamo creati per amare e servire Iddio in questa vita, e con questo mezzo andarlo a godere eternamente in cielo. Ma per conseguire questo fine sublime è assolatamente necessario l'aiuto della grazia divina. Tale aiuto Iddio ce lo darà certamente, ma vuole che lo dimandiamo colla preghiera. La nostra vita dovrebbe essere continuamente occupata a pregare; e poichè le occupazioni del proprio stato ce lo impediscono, impieghiamo almeno un quarto d'ora mattino e sera a fare orazione onde ottenere da Dio le grazie che sono necessarie a salvarci.
Pertanto al mattino appena svegliati {29 [29]} noi dobbiamo fare il segno della santa croce, offerire il nostro cuore a Dio, e dire: Gesù, Giuseppe, Maria vi dono il cuore e l'anima mia. Quindi vestitici colla massima modestia poniamoci ginocchioni avanti l'immagine di Gesù Crocifisso, della Beata Vergine o di qualche altro santo per recitare le seguenti preghiere.
Preghiere.
Nel nome del Padre, e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia.
Signor mio, Dio mio, io vi adoro e vi amo con tutto il cuore; vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Vi offerisco tutte le mie azioni, e vi prego a darmi grazia di non offendervi mai più, principalmente in questo giorno.
Padre nostro, che sei ne' cieli; sia santificato il nome tuo, venga il regno tuo; sia fatta la volontà {30 [30]} tua come in cielo, così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non c'indurre in tentazione ma liberaci dal male. Così sia.
Dio ti salvi, o Maria, piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne, è benedetto il frutto del ventre tuo Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della morte nostra. Così sia.
Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra: ed in Gesù Cristo suo figliuolo unico Signor nostro: il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque di Maria Vergine: patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morto e sepolto: discese agli inferni, il terzo giorno risuscitò da morte: {31 [31]} salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là ha da venire a giudicare i vivi ed i morti. Credo nello Spirito Santo: la Santa Chiesa Cattolica: la comunione dei Santi: la remissione dei peccati: la risurrezione della carne: la vita eterna. Così è.
I comandamenti di Dio sono dieci:
1. Io sono il Signore Iddio tuo, non avrai altro Dio avanti di me.
2. Non nominare il nome di Dio invano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora il padre e la madre, acciocchè tu vivi lungo tempo sopra la terra.
5. Non ammazzare.
6. Non fornicare.
7. Non rubare.
8. Non dire, il falso testimonio.
9. Non desiderare la donna o sia la persona d'altri. {32 [32]}
10. Non desiderare la roba d'altri.
I comandamenti della S. Chiesa sono cinque.
1. Udire la messa intiera tutte le domeniche e le altre feste comandate.
2. Digiunare la quaresima e le quattro tempora ed altre vigilie comandate, e non mangiar carne il venerdì e il sabato.
3. Confessarsi almeno una volta l'anno, e comunicarsi alla Pasqua.
4. Non celebrare le nozze nei tempi proibiti.
5. Pagar le decime secondo la usanza.
Salve, Regina, mater misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra, salve. Ad te clamamus exules fìlli Evae. Ad te suspiramus gementes, et flentes in hac lacrymarum valle. Eia ergo, advocata nostra, illos {33 [33]} tuos misericordes oculos ad nos converte. Et Jesum benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exilium ostende. O clemens, o pia, o dulcis virgo Maria. Dignare me, laudare te, virgo sacrata, da mihi, virtutem contra hostes tuos. Amen.
Angelo di Dio, che siete il mio custode per ordine della pietosa sua provvidenza, custoditemi in questo giorno, illuminate il mio intelletto, reggete i miei affetti, governate i miei sentimenti, acciocchè io non offenda il mio Signore Iddio in avvenire. Così sia.
Atto di Fede.
Credo fermamente, che vi è Dio, il quale premia i buoni e castiga i cattivi. Credo che in Dio vi sono tre persone realmente distinte, Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Credo, che il Figliuolo di Dio si è fatto uomo nel seno purissimo {34 [34]} di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo: come uomo è morto sulla croce per i nostri peccati, ed il terzo dì risuscitò. Credo queste e tutte le altre verità della nostra Santa Fede, perchè Dio sommamente verace le ha rivelate alla Santa Chiesa e per mezzo della Santa Chiesa le insegna a noi.
Atto di Speranza.
Mio Dio, perchè siete onnipotente, misericordioso e fedele, spero che mi darete il perdono de' miei peccati, la grazia di vivere e morir bene, ed il paradiso, che mi avete promesso pei meriti di G. C. facendo io opere da buon cristiano, come propongo di fare col vostro santo aiuto.
Atto di Carità.
Dio mio, vi amo sopra ogni cosa, vi amo per li beni, che ho ricevuto {35 [35]} da voi, vi amo per quelli che spero di ricevere; ma vi amo principalmente, perchè siete un Dio d'infinita bontà; epperciò degno per voi medesimo di essere amato sopra tutte le cose, ed amo il prossimo come me stesso per amor vostro.
Atto di Contrizione.
Misericordia, Signore, mi pento, mi dolgo con tutto il cuore di avervi offeso; mi pento non solo pei beni che ho perduto, e pei mali che ho meritato peccando, ma mi pento principalmente perchè ho offeso un Dio così buono, così grande, e così amabile come siete Voi. Vorrei prima esser morto che avervi offeso. E propongo colla grazia vostra di non offendervi mai più, perchè vi amo sopra ogni cosa.
Gesù mio misericordia. {36 [36]}
(Il regnante Pio IX concede 100 giorni d'indulgenza a chi recita la suddetta giaculatoria).
Preghiere per la sera.
Signor mio, Dio mio, io vi adoro e vi amo con tutto il cuore, vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno. Vi offerisco tutte le mie azioni, e vi prego a darmi grazia di non offendervi mai, principalmente in questa notte.
Il resto come al mattino ad eccezione dell'Angelo di Dio, ove si dice custoditemi in questo giorno, si dirà custoditemi in questa notte.
Terminate le solite preghiere, recitate un Pater ed Ave a S Giuseppe affinchè vi ottenga da Dio la grazia di non morire in peccato. Fermatevi poscia alcuni istanti a considerare lo stato di vostra coscienza, e se vi trovate colpevole di qualche peccato, fate di cuore un alto di contrizione, promettendo {37 [37]} di confessarvene al più presto possibile. Mentre vi spogliate, immaginatevi di vedere i carnefici a levar con violenza le vesti di dosso a Gesù Cristo per flagellarlo. Appena coricati direte:
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il mio cuore e l'anima mia.
Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima agonia.
Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia.
Pensando quindi alla presenza di Dio colle mani giunte innanzi al petto prenderete riposo.
Lungo il giorno, oppure dopo le preghiere del mattino o della sera procurate di fare un po' di lettura spirituale. Leggete per esempio qualche capo del Vangelo, la vita di qualche Santo, l'imitazione di Gesù Cristo, la Filotea di S. Francesco di Sales, apparecchio alla morte o pratica di amar Gesù Cristo di S. Alfonso di Liguori od altri libri simili. {38 [38]}
Fuggite l'ozio per quanto vi è possibile; lungo il giorno attendete colla massima diligenza a quelle cose che riguardano ai doveri del vostro stato. Indirizzate ogni vostra azione al Signore dicendo: Signore, io vi offro questo lavoro, dategli la vostra santa benedizione.
Prima del cibo fate il segno della santa Croce dicendo:
Date, o Signore, la vostra santa benedizione a me ed ai cibi che sono per prendere, onde mantenermi nel vostro santo servizio.
Dopo il cibo.
Vi ringrazio, o Signore, dei cibi che mi avete dato, fatemi grazia onde io me ne possa servire in bene.
Al mattino, al mezzodì ed alla sera, quando suona l'Ave, Maria, conviene porsi in ginocchione, (eccetto il sabato e la domenica in cui si sta in piedi) a fare la seguente {39 [39]} pratica di pietà in onore di Maria Santissima.
Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto. Ave, Maria etc.
Ecce Ancilla Domini, fìat mihi secundum verbum tuum. Ave, Maria etc.
Et verbum caro factum est, et habitavit in nobis. Ave, Maria etc.
Tre Gloria Patri.
Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.
Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus.
Gratiam tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infunde, ut qui, Angelo nuntiante, Christi filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem ad resurrectionis gloriam perducamur. {40 [40]} Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen.
Nel tempo Pasquale, cioè dal sabato Santo fino al sabato dopo Pentecoste in luogo dell'Angelus si dirà:
Regina coeli, laetare, alleluia,
Quia quem meruisti portare, alleluia,
Resurrexit sicut dixit, alleluia.
Ora pro nobis Deum, alleluia.
Gaude et laetare, Virgo Maria, alleluia.
Quia resurrexit Dominus vere, alleluia.
Oremus.
Deus, qui per resurrectionem filli tui Domini nostri Jesu Christi mundum laetificare dignatus es, praesta, quaesumus, ut per eius Genitricem Virginem Mariam, perpetuaecapiamus gaudia vitae. Per eumdem Christum Dominum nostrum.
Amen. {41 [41]}
Nel decorso della giornata se vi accadrà di sentire il segno che indichi portarsi il viatico a qualche infermo, fate quanto potete per andarlo ad accompagnare. Ci sono parecchie indulgenze per chi lo accompagna, e se non potete andare, mandate qualcheduno, o dite un Pater ed Ave affinchè il Signore aiuti quell'infermo.
Quando si suona l'agonia si possono lucrare molte altre indulgenze da chi interviene alla Chiesa a pregare per quel moribondo, e non potendo intervenirvi, recitate almeno un Pater ed Ave, onde il Signore aiuti quell'infermo a morire nello stato di grazia.
Ci sono eziandio molte indulgenze da guadagnarsi da chi accompagna i defunti alla sepoltura, e da chi al segno di morte dice tre Requiem aeternam in suffragio di quell'anima che è passata all'eternità.
Procurate ogni giorno di recitare almeno la terza parte del Rosario di Maria, e se potete recitatela coi vostri parenti od amici in famiglia. {42 [42]} Qualora poi le vostre occupazioni non ve lo permettessero, procurate almeno di recitare ogni giorno tre volte:
Cara Madre Vergine Maria, fate che io salvi l'anima mia. Ave Maria, Gloria Patri etc.
Se le occupazioni del vostro stato lo permettono andate ogni giorno ad ascoltare la santa messa.
Maniera pratica per ascoltare con frutto la S. Messa.
La messa è l'offerta ed il sacrifìcio del corpo e del sangue di Nostro Signor Gesù Cristo che viene offerto e distribuito sotto le specie del pane e del vino. Capite bene, o cristiani, che l'assistere alla Santa Messa fa lo stesso come se voi vedeste il Divin Salvatore uscir di Gerusalemme e portare la croce sul monte Calvario, dove giunto viene fra più barbari tormenti crocifisso, spargendo fino all’ultima goccia il proprio sangue. Questo medesimo {43 [43]} sacrifizio rinnova il Sacerdote mentre celebra la Santa Messa, con questa sola distinzione, che il sacrifizio del Calvario Gesù Cristo lo fece collo spargimento del sangue, quello della Messa è incruento, cioè senza spargimento del sangue. Siccome non si può immaginare cosa più santa, più preziosa quanto il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità di Gesù Cristo, così voglio che, quando andate alla S. Messa, siate persuasi di fare una azione la più grande, la più santa, la più gloriosa a Dio e la più utile all'anima vostra. Gesù Cristo viene egli stesso in persona ad applicare a ciascuno in particolare i meriti di quel sangue adorabilissimo, che sparse per noi sul Calvario in Croce. Ciò deve inspirarci una grande idea della Santa Messa e farci desiderare di assistervi bene.
Ma rattrista il vedere tanti cristiani a fare poco o nissun conto della santa Messa, andarvi di rado, o starvi di mala voglia, ascoltarla volontariamente distratti senza modestia, senza attenzione, senza rispetto, rimanendosi {44 [44]} in piedi, guardando qua e là. Ah! sappiano costoro che rinnovano più volte i patimenti del Calvario con grave scandalo degli altri e disonore della Religione.
Per evitare un male così grande entrate con disposizioni di vero cristiano nello spirito di Gesù Cristo, e supponete di vederlo cominciare la sua dolorosa passione, esposto ai più barbari trattamenti per nostra salvezza. Durante la Messa state con modestia e raccoglimento tale che alcuna cosa non sia per disturbarvi. Il vostro spirito, il cuore, i sentimenti vostri non siano ad altro intenti che ad onorare Iddio.
Io vorrei qui potervi parlare del gran bene della santa Messa, e delle grandi benedizioni che si possono ottenere dal Signore per mezzo di essa. Ascoltate solo quello che dice il Beato Leonardo da Porto Maurizio.
Egli chiama la S. Messa arco celeste che placa le tempeste della Divina Giustizia, quindi continua così: Io credo che, se non fosse la Messa, il mondo a quest'ora sarebbe già {45 [45]} sprofondato, per non poter più reggere al peso di tante iniquità. La Messa è quel potente sostegno che lo sostiene in piedi.
E per animare tutti ad essere solleciti per ascoltare la santa Messa, il medesimo beato Leonardo soleva predicare: Lasciate che io salga sulle cime dei più alti monti e quivi a gran voce esclami: Popoli ingannati: popoli ingannati, che fate voi? Perchè non correte alla chiesa per ascoltare santamente quante messe potete?
Vi raccomando pertanto di avere grande premura per andare alla Santa Messa, e di tollerare a tal fine anche qualche incommodo. S. Isidoro, che era servo di campagna, si levava di buon mattino per andare alla santa Messa, e trovavasi a tempo debito a fare quelle cose che dal suo padrone gli venivano comandate. Con questo si tirò dai Signore ogni sorta di benedizioni; i suoi lavori, ed ogni cosa gli riusciva bene.
In principio della Messa.
Signor mio Gesù Cristo, io vi {46 [46]} offerisco questo santo sacrifizio a vostra maggior gloria ed a bonte spirituale dell'anima mia, fatemi la grazia che il mio cuore e la mia mente ad altro più non pensino che a voi. Anima mia, scaccia ogni altro pensiero e preparati ad assistere a questa santa Messa col massimo raccoglimento.
Al Confiteor.
Io confesso a Dio onnipotente, alla Beata sempre Vergine Maria, al Beato Michele Arcangelo, al Beato Giovanni Battista, a' santi apostoli Pietro e Paolo e a tutti i Santi, che molto peccai con pensieri, parole ed opere per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Perciò prego la Beata Vergine Maria, il Beato Michele Arcangelo, il B. Giovanni Battista, i Ss. Apostoli Pietro e {47 [47]} Paolo e tutti i santi ad intercedere per me appresso il Signor nostro Iddio.
Il Sacerdote ascende all'altare.
Tutta la terra vi adori, o Signore, e canti lode al vostro santo nome. Sia gloria al Padre, al Figliuolo ed allo Spirito Santo. Così sia.
Al Kyrie eleison.
Signor mio G. C, abbiate misericordia di questa povera anima mia.
Al Gloria.
Sia gloria a Dio nel più alto de' cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà, perchè solo Iddio è degno di essere lodato e glorificato per tutti i secoli.
All'Oremus.
Ricevete, o Signore, le preghiere che da questo sacerdote vi sono indirizzate per me. Concedetemi la grazia di vivere.e morire da {48 [48]} buon cristiano nel grembo della santa Madre Chiesa.
All'Epistola.
Infiammate, o Signore, il cuor mio del vostro santo amore, acciocchè io vi ami e vi serva tutti i giorni della mia vita.
Al Vangelo.
Io sono pronto, o Signore, a confessare la fede del Vangelo a costo della mia vita, professando le grandi verità, che ivi sono contenute.
Datemi grazia e fortezza per fare la vostra Divina volontà, e fuggire tutte le occasioni di peccare.
Al Credo.
Io credo fermamente tutte le verità che voi, mio Dio, rivelaste alla vostra Chiesa, perchè siete verità infallibile. Accrescete perciò in me lo spirito di viva fede, di {49 [49]} ferma speranza, e d'infiammata carità.
All'Offertorio.
Vi offerisco, o mio Dio, per le mani del Sacerdote quel pane e quel vino che debbono essere cangiati nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo.
Vi offro nel medesimo tempo il mio cuore, la lingua mia, affinchè per l'avvenire altro non desideri nè di altra cosa io parli, se non di quello che riguarda al vostro santo servizio.
All'Orate Fratres.
Ricevete, Signore, questo sagrifizio per onore e gloria del vostro santo nome, per mio vantaggio, e per quello di tutta la vostra Santa Chiesa.
Al Praefatio.
Mio cuore, alzati a Dio e pensa {50 [50]} alla passione di G. C., che egli rinnova pe' tuoi peccati.
Al Sanctus.
Anima mia, unisci ogni tuo affetto al coro degli Angeli, e canta con essi un inno di gloria dicendo: Santo, Santo, Santo è il Signore, il Dio degli eserciti. Sia glorificato e benedetto per tutti i secoli.
Al Memento dei vivi.
Vi prego, o Gesù mio, di ricordarvi de' miei genitori, degli altri parenti, de' miei benefattori, degli amici miei, ed anche de' miei nemici: ricordatevi altresì del Sommo Pontefice e di tutta la Chiesa, e di ogni autorità spirituale e temporale, a cui tutti sia pace, concordia e benedizione.
All’elevazione dell'Ostia.
Con tutta umiltà prostrato vi {51 [51]}adoro, o Signore, e credo fermamente che voi esistete in questa Ostia sacra. Oh gran mistero, un Dio viene dal cielo in terra per la mia salute! Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo sacramento.
(100 giorni d'indulgenza ogni volta).
All’Elevazione del calice.
Signor mio Gesù Cristo, io adoro quel sangue che voi spargeste per salvare l'anima mia. Io ve l'offerisco in memoria della vostra passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo; ricevetelo in isconto de' miei peccati, e pei bisogni di santa Chiesa.
Al memento dei morti.
Ricordatevi, Signore, delle anime del Purgatorio e specialmente di quelle de' miei parenti, benefattori {52 [52]} spirituali e temporali. Liberatele da quelle pene e date a tutte la gloria del paradiso.
Al Pater noster.
Vi ringrazio, Gesù mio, di questo eccellente modello di preghiera che mi deste: fatemi la grazia che io la possa recitare colla divozione e coll'attenzione che si merita. Concedetemi quanto in essa vi domanda per me quel sacerdote, e soprattutto che io non cada in mortale peccato, unico e sommo male che può farmi perdere eternamente. Dite il Pater noster, etc.
All'Agnus Dei.
Gesù, agnello immacolato, vi supplico ad usare misericordia a me e a tutti gli uomini del mondo affinchè tutti si convertano a voi, per godere quella vera pace che provano coloro che sono in grazia vostra. {53 [53]}
Al Domine non sum dignus.
O Signore, per la moltitudine de' miei peccati io non son degno che voi veniate ad abitare nell'anima mia, ma dite solamente una parola, e mi sarà rimesso ogni peccato. Oh quanto mi spiace di avervi offeso, fatemi la grazia, che non vi offenda mai più per l'avvenire.
Alla Comunione.
Se non potete comunicarvi sacramentalmente fate almeno la comunione spirituale, che consiste in un ardente desiderio di ricevere Gesù nel vostro cuore, dicendo:
Mio caro e buon Gesù, poichè questa mattina io non posso ricevere l'Ostia santa, venite nondimeno a prendere possesso di me colla vostra grazia, onde io viva sempre nel vostro santo amore. La grazia che singolarmente vi domando {54 [54]} è di potere star lontano dalle cattive compagnie, che pur troppo sono stato occasione delle mie cadute nel peccato.
Alle ultime orazioni.
Vi ringrazio, o mio Dio, di esservi sacrificato per me. Fate che sin da questo momento tutto io mi possa sacrificare a Voi. Dispiaceri, fatiche, caldo, freddo, fame, sete ed anche la morte tutto accetterò volentieri dalle vostre mani, pronto ad offerire tutto e perdere tutto, purchè io possa adempiere quello che prescrive la vostra santa legge.
Alla Benedizione.
Benedite, Signore, queste sante risoluzioni, beneditemi per la mano del vostro ministro, e fate che gli effetti di questa benedizione siano eternamente sopra di me. Nel nome {55 [55]} del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Così sia.
All’ultimo Vangelo.
Verbo eterno, fatto carne per salvare l'anima mia, io vi adoro col più profondo rispetto, e vi ringrazio di quanto patiste per me. Concedetemi la grazia di conservare i frutti di questa santa Messa; perdonatemi, se non vi ho assistito colla debita attenzione, e fate che uscendo io di questa chiesa abbiano gli occhi, la lingua e tutti i sensi miei in sommo orrore ogni cosa che si opponga alle verità del vostro santo Vangelo.
Dite una Salve alla B. V. Immacolata ed un Pater a S. Giuseppe, affinchè vi aiutino a mantenere i proponimenti fatti, e soprattutto ad evitare lo occasioni del peccato. {56 [56]}
Disposizioni necessarie per ricevere il Sacramento della Penitenza.
Un solo peccato mortale, o cristiani, basta per precipitare nell'inferno colui che l'ha commesso, se egli non ne ottiene il perdono da Dio prima di morire; perciò non havvi cosa al mondo che ci debba stare maggiormente a cuore, quanto l'ottenere questo perdono quando si ha avuto la disgrazia di peccare mortalmente. Gesù C. ha instituito il sacramento della penitenza per ottenere il perdono de' peccati commessi dopo il Battesimo.
Egli disse a' suoi apostoli e nella persona di quelli a' sacerdoti loro successori: come il padre mio celeste mandò me, così io mando voi.
Cioè l'autorità data a me dal mio padre eterno, la medesima io concedo a voi. Questa autorità comprendeva certamente eziandio la facoltà di rimettere i peccati. Volendo poi parlare in ispecie della confessione, disse precisamente ai suoi apostoli: I peccati sono rimessi a quelli, a cui {57 [57]} li rimetterete, e saranno ritenuti a quelli a cui li riterrete. Joan. 20.
Le quali parole danno ai sacri ministri la facoltà di assolvere e di non assolvere, perciò l'obbligazione ai cristiani di confessare le loro colpe, affinchè il confessore possa conoscere quando si deve dare o non dare l'assoluzione.
Ma persuadiamoci che molti cristiani non sanno approffittarsi di questo augusto sacramento. E ci sono fondati motivi a temere che per molti invece di essere un mezzo di salate, sia al contrario un motivo di dannazione, perchè si ricevè male. Per impedire che una tale disgrazia non accada a te, o cristiano, fu quivi esposta una breve istruzione che ti prego di leggere attentamente ogni volta che andrai a confessarti.
Le disposizioni necessarie per fare una buona confessione sono Esame, Dolore, Proponimento, Confessione e Penitenza. Le più importanti sono il dolore o contrizione, e il proponimento.
1° La contrizione è un dolore dell'animo {58 [58]} ed una detestazione dei peccati, almeno dei mortali, che furono commessi, con una ferma risoluzione di non più commetterli per l'avvenire.
Senza la contrizione Iddio non concede mai ad alcuno il perdono. Questo dolore deve essere interno, soprannaturale, sommo ed universale.
2° Deve essere interno; perciò non basta recitare la formola dell'atto di contrizione; ma bisogna avere nel cuore un vero dolore, un vero dispiacere di aver peccato.
3° Deve essere soprannaturale, vale a dire eccitato dalla grazia dello Spirito Santo e concepita per motivi suggeriti dalla fede. Così quando si detesta il peccato perchè ci ha cagionato qualche disgrazia temporale, un castigo, una malattia, la perdita di qualche bene questi motivi non sono un atto di contrizione sufficiente per ottenere il perdono. Bisogna pertanto pentirsi perchè il peccato ha offeso gravemente Iddio.
A fine di eccitarci al pentimento {59 [59]} giova molto considerare che col peccato abbiamo offeso Iddio che è nostro padrone, a cui noi dobbiamo obbedire, un Dio infinitamente buono, nostro Creatore, nostro padre, un Dio Salvatore che ci ha comperati col prezzo di tutto il suo sangue. La contrizione perfetta è il dispiacere di aver offeso Dio, perchè egli in se stesso è infinitamente perfetto e infinitamente degno del nostro amore.
Questa contrizione se è in grado perfetto e sia congiunta a vivo desiderio del sacramento, quando questo non si potesse veramente ricevere, basta per ottenerci da Dio il perdono, tenendo però l'obbligo di confessarsi poi quando si possa.
Dobbiamo eziandio fare riflessione sopra i castighi meritati pel peccato, il paradiso perduto, l'inferno meritato. Tali sono i motivi sopra i quali dobbiamo fare seria riflessione per eccitare nel nostro onore un vero dolore del peccato, senza cui Iddio non perdona mai.
4° Il dolore del peccato mortale deve essere sommo; vale a dire il {60 [60]} più grande di tutti i dolori; imperciocchè il peccato mortale è il più grande di tutti i mali, in quanto che offende Iddio, e fa un grandissimo torto a noi medesimi. Dobbiamo adunque essere più afflitti dell'offesa fatta a Dio che di tutti i mali del mondo.
5° Questo dolore deve essere universale, cioè che si estenda sopra tutti i peccati mortali commessi. Se ce ne fosse un solo di cui non si avesse questa contrizione, Iddio non perdonerebbe nè questo nè gli altri, perchè un solo peccato mortale merita e attira sopra di noi l'inimicizia di Dio.
6° Bisogna che il dolore sia congiunto ad un fermo proponimento, ossia ad una promessa o risoluzione di voler piuttosto morire che ricadere in alcun peccato mortale, senza di ciò non si ottiene il perdono. La mancanza di questa risoluzione è una prova evidente che non vi è il vero dolore; imperciocchè quando siamo veramente pentiti di aver fatto un male, siamo decisi di non più commetterlo {61 [61]} in avvenire per qualsiasi ragione.
7° Se questa risoluzione è ferma, al più presto possibile si vedranno abbandonate le occasioni che ci possono condurre al peccato mortale, poichè chiunque si pone volontariamente nel pericolo di peccare, è già reo di peccato. Un segno evidente di questo dolore si è quando succede alla confessione un cangiamento interno ed esterno; quando si soddisfa alla giustizia di Dio colla penitenza, o con altre buone opere; si riparano i dauni cagionati al prossimo, e si pone pronto rimedio agli scandali dati.
8° L'assoluzione che rimette i peccati non si riceve se non quando il confessore, dopo di aver udita tutta la confessione, e pronunzia le parole che diconsi sacramentali, le quali sole conferiscono alle anime ben disposte la grazia del sacramento della penitenza.
9° Quando la confessione non è terminata, oppure il penitente non è ancora abbastanza disposto, il confessore {62 [62]} non dà che una semplice benedizione che non bisogna confondere coll'assoluzione.
Il biglietto di confessione che talvolta fa il confessore, è solamente un certificato che attesta esserci noi accostati al sacerdote per confessarci, ma non dice nulla delle cose confessate, nè dell'assoluzione data o differita.
In generale il penitente può rimaner tranquillo di aver ricevuto l'assoluzione quando il confessore non avvisa che sia stata differita, oppure dica al penitente che tutto è terminato.
Con la contrizione, la confessione e l'assoluzione ci vuole ancora la soddisfazione che consiste particolarmente nel fare la penitenza imposta dal confessore, e rimediare ai peccati passati con opere buone.
Maniera pratica per accostarsi degnamente al Sacramento della Confessione.
Dopochè avremo attentamente lette e considerate le disposizioni generali {63 [63]} per fare una buona confessione, potremo facilmente passare alla pratica. Pertanto nel giorno precedente a quello destinato per la confessione dobbiamo prepararci con qualche opera di cristiana pietà, come sarebbe una visita al SS. Sacramento, un digiuno, un po' di lettura, qualche preghiera e simili. Nel giorno poi della confessione dobbiamo metterci alla presenza di Dio e pregarlo di cuore onde ci doni aiuto a far bene l'esame, cioè a fare una diligente ricerca dei peccati commessi dopo l'ultima confessione; di poi invochiamo l'aiuto di Dio colla seguente.
Orazione.
Signor mio Gesù Cristo, Redentore dell'anima mia, io mi getto ai vostri piedi supplicandovi ad aver pietà e misericordia di me. Illuminatemi colla vostra grazia, affinchè io conosca ora i miei peccati come li farete a me noti quando mi presenterò al vostro tribunale {64 [64]} per essere giudicato. Fate, o Signore, che li detesti con vero dolore, e ne conseguisca il perdono pei meriti infiniti del sangue preziosissimo di G. C. sparso per me sopra la croce. Vergine Santissima, Santi e Sante tutte del Paradiso, pregate per me, onde io possa fare una buona confessione.
Esame.
Per fare l'esame è bene che ci portiamo col pensiero sopra i comandamenti della legge di Dio e della Chiesa, come sono esposti a pag. 12, facendo noi stessi l'applicazione di quanto ivi è proibito o comandato. Si darà nonostante un cenno sopra l'esame pratico.
Esaminatevi pertanto: se parlaste male delle cose di religione; se bestemmiaste, nominaste il nome di Dio invano; se ascoltaste la santa messa nei giorni festivi con esservi occupati in opere di pietà, o piuttosto occupati in lavori proibiti. Esaminatevi {65 [65]} poi particolarmente intorno ai doveri del proprio stato, se avete dato scandalo in chiesa o fuori di chiesa, specialmente con discorsi osceni, o con altri cattivi discorsi; se avete recato danno al prossimo nella roba, nella persona o nell'onore. Notate bene che si può anche rubare non occupando il tempo in quelle cose per le quali siamo pagati, o ne siamo altrimenti ricompensati. Se diceste, ascoltaste, faceste, permetteste o anche solo avvertentemente pensaste alcuna cosa contraria all'onestà.
Dobbiamo qui ripetere riguardo all'esame che non basta esporre semplicemente il peccato, ma dobbiamo dire il numero delle volte che abbiamo commesso questo o quell'altro peccato. Per esempio non basta dire: ho fatto cattivi discorsi, ma dire il numero delle volte che furono fatti. In quanto poi al peccato di scandalo dobbiamo esaminarci in particolare e riflettere se i nostri discorsi, le nostre parole, le nostre azioni furono ad altri occasione di {66 [66]} peccato. Epperciò quante sono le persone che ascoltarono tali discorsi, altrettanti sono i peccati di scandalo di cui dobbiamo accusarci. Che se non ci siamo mai esaminati così pel passato, dobbiamo darci la massima sollecitudine di farlo presentemente, chiedere sopra di ciò consigli al confessore, e se egli lo giudica bene, anche rifare le confessioni passate.
Fatto l'esame dobbiamo eccitarci ad un vero dolore, perciò mettendoci alla presenza di Dio faremo la preghiera seguente:
Atto di pentimento.
Eccomi, o mio Dio, innanzi a voi ripieno di confusione e di rincrescimento per avervi offeso. Ahimè! le mie iniquità mi circondano, la loro immagine mi angustia, la loro moltitudine mi spaventa. Oh non le avessi mai commesse! Oh non mi fossi mai staccato dall'osservanza della vostra santa legge! Io {67 [67]} vi ho offeso, mio buon Dio, ed ho corrisposto al vostro amore colla più nera ingratitudine. Ho oltraggiata la vostra giustizia. O mio Dio, quanto mai è amara la memoria de' miei peccati! Quanto mi rincresce di averli commessi! Ah! Signore d'infinita bontà, e degno per voi stesso di essere amato da ogni cuore e sopra ogni cosa io vi dimando perdono. Il sangue di G. C. sparso per me sulla croce grida al vostro trono pietà e misericordia. Deh ascoltate, o mio Dio, le voci di questo sangue divino, e perdonatemi. Io non vi offenderò mai più, sono disposto di perdere ogni cosa del mondo piuttostochè ritornare ad offendervi. Vi prometto di fuggire il peccato e le occasioni di peccare; abbandonerò quei luoghi, quelle amicizie, quelle compagnie che pur {68 [68]} troppo furono la cagione delle mie cadute nel peccato. Voi, o Dio di bontà, e di misericordia, avvalorate questi miei proponimenti colla vostra grazia, da cui dipende tutta la mia forza e la speranza di perseverare nel bene.
Vergine immacolata, cara madre del mio Gesù, ottenetemi in questo momento le grazie che sono necessarie per fare una buona confessione.
Della Corifessione.
La confessione sacramentale è una accusa che fa il penitente dei proprii peccati ad un confessore approvato per riceverne l'assoluzione.
I caratteri che devono accompagnare questa accusa dei peccati, sono: l'integrità, l'umiltà e la sincerità.
Integrità. Non si taccia mai alcun peccato mortale, nè per negligenza, nè per vergogna. Tacendo volontariamente un peccato mortale, invece {69 [69]} di ricevere un sacramento che scancella i peccati, si commetterebbe un sacrilegio.
Umiltà. Un sentimento di umiliazione e di confusione deve essere proprio di chi si presenta in forma di reo al suo giudice, o in faccia a colui che tiene luogo di Dio sopra la terra.
Sincerità. Si manifestino i proprii peccati schiettamente e senza scusa. Si sfugga la prolissità nel dire, l'apporre ad altri la cagione dei propri peccati. Confessiamo i peccati certi come certi, e i dubbii come dubbii.
Giova quivi richiamare a memoria il grande segreto della confessione. Il confessore non può dire ad altri alcuna delle cose udite in confessione; nè può servirsene per se medesimo, si trattasse anche di liberare se od altri dalla morte. Queste cose ci devono inspirare grande confidenza a palesare qualsiasi nostra colpa al confessore, che è un padre amante, che fa le veci di Dio nel tribunale della penitenza.
Fatta la confessione, ascoltiamo con {70 [70]} somma attenzione e con somma venerazione ciò che verrà detto dal confessore, procurando di non dimenticare quegli avvisi che egli ci dà per correggerci delle colpe commesse, o preservarci di ricadere nel peccato per l'avvenire.
Fatta la confessione cogli occhi bassi, ritiriamoci in disparte e facciamo gli atti seguenti.
Ringraziamento.
Come potrò io mai, Dio d'immensa bontà, rendervi le grazie che meritate? Quali grazie non dovrò io rendere alla infinita vostra misericordia? A me erano riserbate pene eterne per i miei peccati; e voi invece me li perdonate e li seppellite in un profondo obblìo. Chi potrà mai comprendere l'immensità della vostra misericordia? Chi potrà ringraziarvi come si conviene per tanta vostra bontà? Troppo debole son {71 [71]} io. Io non posso fare altro, adorabile Salvatore dell'anima mia, che offerirvi tutto me stesso, tutta la mia vita. Sì, io occuperò la mia vita a raccontare le vostre maraviglie, e sino all'ultimo mio respiro io annunzierò all'universo le vostre misericordie.
Nell'atto stesso che mi sento colmare di consolazione al pensiero di ciò che era prima e di ciò che ora sono, mi sento, o mio Dio, un odio veemente contro al peccato, e col più vivo sentimento dell'anima prometto di non offendervi mai più. Aiutatemi voi a mettermi con animo costante e generoso intorno all'affare della mia eterna salute. Vergine Immacolata, Angelo mio Custode, Santi miei prolettori, celesti spiriti e felicissimi comprensori del Paradiso, ottenetemi voi da Dio che non l'offenda {72 [72]} mai più per l'avvenire. Deh! ringraziatelo in vece mia, e colla potente vostra intercessione ottenetemi la grazia della santa perseveranza.
Apparecchio alla santa Comunione.
Alla Messa, al momento che il sacerdote proferisse sul pane e sul vino le parole della consacrazione, il pane si cangia nei corpo di G. C., e il vino si cangia nel suo sangue, di maniera che non restano più che le specie, ovvero le apparenze del pane e del vino. Le parole usate dal divin Salvatore nell'istituire il Sacramento dell'Eucaristia sono: Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue; le quali parole sono tuttodì usate dai sacerdoti a nome di Gesù Cristo nel sacrifizio della S. Messa. Così quando il SS. Sacramento viene esposto sull'altare, oppure è nascosto nel tabernacolo, là vi è G. C. realmente presente, che noi dobbiamo adorare, e quando ci comunichiamo, noi riceviamo Gesù Cristo medesimo per cibo spirituale dell'anima nostra. {73 [73]}
Non è la sua immagine, nemmeno la sua figura, come un crocifìsso, ma vi è G. C. medesimo, vale a dire il medesimo figliuolo di Dio, il medesimo G. C. che è nato dall'Immacolata V. Maria, che morì per noi sulla croce, che è risuscitato e salito al cielo. Egli è nell'Ostia santa vivo e glorioso come in Cielo.
Per fare una buona comunione bisogna aver la coscienza monda da ogni peccato mortale; chi ne avesse un solo commetterebbe un sacrilegio, e, come dice S. Paolo, mangerebbe e beverebbe il suo giudizio e la sua condanna. Bisogna eziandio essere digiuno dalla mezzanotte sino al tempo della comunione, eccetto che uno sia comunicato per Viatico.
Ora ascoltate come G. C. c'invita alla Santa Comunione. Se voi, egli dice, non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete la vita eterna. Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue, abita in me ed io in lui; imperocchè la mia carne è un vero cibo, e il mio sangue una vera bevanda. Joan. 6. {74 [74]}
Orazione preparatoria alla Santa Comunione.
Grande Iddio, che colla vostra immensità riempite il cielo e la terra, io mi umilio dinanzi voi, e vi adoro con tutto il rispetto a me possibile. Vi ringrazio di tutti i benefizi che mi avete fatto, specialmente nel SS.mo sacramento della Confessione, per cui spero che mi siano stati rimessi tutti i miei peccati. Ma voi avete voluto fare ancora di più instituendo il sacramento della Comunione, in cui manifestaste agli uomini gli ultimi sforzi del vostro amore dando per cibo spirituale delle anime nostre il vostro Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Oh bontà grande del mio Dio! Quale cosa potevate voi fare di più a mio riguardo? Quello che mi rincresce grandemente, si è l'avere male {74 [74]} corrisposto a tanta vostra bontà, offendendovi tante volte co' miei peccati. Ora conosco il gran male che ho fatto, ma mi pento di tutto cuore, protesto che per l'avvenire, io disprezzerò tutto quello che si oppone al vostro santo servizio. Prometto di volervi per sempre amare con tutta la mia mente, con tutto il mio cuore, con tutte le forze dell'anima mia, perchè siete infinitamente degno di essere amato. Questo spero di fare col santo vostro aiutò. O mio buon Gesù, infiammate voi il mio cuore del vostro santo amore, e fate che questa comunione sia per me un pegno ed una caparra sicura della mia eterna felicità.
Atti da farsi prima della comunione.
Signor mio Gesù Cristo, io credo con viva fede che voi siete realmente presente nel santissimo sacramento {75 [75]} col vostro corpo e sangue, colla vostra anima e divinità.
Signore, io vi adoro in questo sacramento, e vi riconosco per mio Creatore, Redentore, Sovrano, Padrone, sommo ed unico mio bene.
Signore, io non son degno che voi entriate nella povera abitazione dell'anima mia, ma dite solo una parola, e la mia anima sarà salva.
Signore, io detesto tutti i miei peccati che mi rendono indegno di ricevervi nel mio cuore, e propongo colla vostra grazia di non più commetterli per l'avvenire, di schivarne le occasioni, e di farne la penitenza.
Signore, io spero che dandovi tutto a me in questo divin sacramento mi userete misericordia, e mi concederete tutte le grazie necessarie per la mia eterna salute. {76 [76]}
Signore, voi siete infinitamente amabile, voi siete il mio Padre, il mio Redentore, il mio Dio, perciò vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, e per vostro amore amo il mio prossimo quanto me stesso, e perdono di buon cuore a tutti quelli che mi offesero.
Signore, io desidero ardentemente che voi venghiate nell'anima mia, affinchè non mi separi mai più da voi, ma resti sempre con me la vostra divina grazia.
Voi intanto, o Vergine immacolata, per l'amore che portaste al bambino Gesù, fate che io lo possa degnamente ricevere, e quando mi accosterò all'altare per ricevere l'Ostia santa, io supporrò di riceverlo dalle vostre mani medesime accompagnato da tutti i cori degli angeli, i quali in cielo lo benedicono e io lodano. Angelo {77 [77]} mio Custode, Angeli e Santi tutti del Paradiso, pregate il Signore per me ed ottenetemi la grazia di fare una santa comunione.
Omnes sancti et Sanctus Dei, intercedite pro nobis.
Qui fermiamoci alquanto a considerare chi siamo per ricevere. Egli è G. C., Dio di grandezza e di maestà infinita, Dio di bontà e di misericordia, il quale viene ad una misera creatura, povero peccatore, e viene per farsi nostro padre, nostro fratello, amico e sposo dell'anima nostra. Vuole farsi nostro medico, maestro e cibo. Oh bontà! Oh amore! Oh misericordia infinita!
Si dica il Confiteor.
Quindi tutto raccolto cogli occhi bassi accostatevi a ricevere l'Ostia santa. {79 [79]}
Dopo la Comunione.
Mio Dio, Creatore e Redentore dell'anima mia, io vi adoro col più profondo rispetto, e colla più profonda riverenza. Oh quanto fu grande la bontà vostra! Una maestà così pura, così santa ed infinita venire in persona a visitare una creatura tanto miserabile, un pugno di terra, un peccatore ingrato. Mio caro e buon Gesù, io vi ringrazio di così grande favore, vi lodo, vi benedico dentro me stesso. Potenze dell'anima mia, sentimenti del mio corpo, esultate alla presenza del vostro Dio. È poco un cuor solo, o mio buon Gesù, per amarvi, lodarvi e ringraziarvi di tanti benefizi, e particolarmente per aver dato per cibo dell'anima mia il vostro corpo, il vostro sangue, l'anima vostra, e la vostra divinità. {80 [80]}
Ah potessi avere il cuore dei serafini del cielo, affinchè l'anima mia ardesse mai sempre di amore pel mio Dio, il quale si degnò di eleggere la povera anima mia per sua abitazione, per sua delizia! Ah caro Gesù! quanto è mai dolce e preziosa questa vostra visita, questa vostra dimora, questa vostra unione.
Io non son degno di sì grande favore, nemmeno so che cosa offerirvi in ringraziamento; ma appoggiato ai vostri meriti infiniti vi offerisco questi meriti medesimi. Vi ringrazio di tutto cuore, e protesto che per l'avvenire voi sarete sempre la mia speranza, il mio conforto, voi solo la mia ricchezza, il mio piacere, il riposo dell'anima mia, voi solo il mio bene, il possesso, il tesoro del cuor mio. Vorrei pure io solo potervi {81 [81]} dare tutta la lode e la gloria che vi danno i santi in Paradiso, e poichè io non posso fare tanto vi offerisco tutto me stesso; vi offerisco questa volontà, affinchè non voglia altre cose se non quelle che a voi piacciono; vi offerisco le mie mani, i miei piedi, gli occhi miei, la lingua, la bocca, la mente, il cuore, tutto offro a voi, custodite voi tutti questi sentimenti miei, acciocchè ogni pensiero, ogni azione non abbia altro di mira se non quelle cose che sono di vostra maggior gloria e di vantaggio spirituale per l'anima mia.
Vergine Santissima, cara madre del mio Gesù, Angelo mio Custode, ottenete questa grazia per me, per i miei parenti, per i miei benefattori, amici e nemici, e specialmente per quelli che si trovano {82 [82]} presenti in questa chiesa: cioè che noi tutti per l'avvenire ci possiamo conservare degni vostri divoti.
Intanto, o Vergine Immacolata, io in fede di essere vostro vi consacro per tutta la mia vita gli occhi, le orecchie, la lingua, il cuore e tutto me stesso. Voglio essere tutto vostro, e Voi difendetemi come vostro.
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono col mio cuore l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria assistetemi nell'ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria spiri in pace con voi l'anima mia.
Quindi si recitino gli atti di fede a pag. 34, e cinque Pater ed Ave e Gloria alle 5 piagne di N. S. G. C.
Altra preghiera.
Indulgenza plenaria a chi dopo la confessione e comunione recita la seguente preghiera (Pio VII, 1821).
O mio dolce e buon Gesù, io {83 [83]} mi prostro alla vostra presenza; vi prego e vi scongiuro con tutto il fervore dell'anima mia, affinchè vi degniate d'imprimere nel mio cuore vivi sentimenti di fede, speranza e carità; un vivo pentimento de' miei peccati ed una fermissima volontà di emendarmene. Intanto io considero in me stesso e contemplo col mio spirito le vostre cinque piaghe con grande affetto, e con grande dolore, avendo avanti agli occhi ciò che di voi, o mio buon Gesù, diceva il real profeta Davidde: Trapassarono i miei piedi e le mie mani, e numerarono le mie ossa. Gesù mio, misericordia.
Se avete tempo, leggete attentamente i seguenti esercizi di divozione riguardanti a Gesù sacramentato.
Visita al SS. Sacramento ed a Maria Santissima,
Ricordiamoci, o cristiani, che {84 [84]} Gesù trovasi nel SS. Sacramento ricco di grazie da distribuirsi a chi le implora. Un venerabile servo di Dio visitando Gesù sacramentato lo vide in forma di bambino che teneva in mano una corona di rose, e dimandato avendo che cosa significavano quelle rose, Gesù disse: Queste rose sono altrettante grazie che io comparlo a coloro che le vengono a chiedere.
Atti da farsi nel visitare il SS. Sacramento.
Signor mio Gesù Cristo, il quale per amor nostro state notte e giorno in questo Sacramento, tutto pieno di bontà aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarvi, io credo che nell’Ostia Santissima c'è il Sangue vostro, l'Anima vostra, e la vostra Divinità. Vi adoro umilmente e vi ringrazio de' benefizi fattimi, particolarmente di avermi dato voi stesso in questo Sacramento, {85 [85]} di avermi dato per avvocata Maria vostra Madre, e di avermi chiamato a visitarvi in questa chiesa. Io saluto oggi il vostro amatissimo ed amantissimo cuore, e intendo salutarlo per tre fini: 1o In ringraziamento di questo gran dono; 2o per compensarvi di tutte le ingiurie che ricevete in questo sacramento da tutti gl'infedeli, da tutti gli eretici, e da tutti i cattivi cristiani; 3° Con questa visita intendo di adorarvi in tutti i luoghi della terra dove voi sacramentato state meno riverito e più abbandonato. Gesù mio, io vi amo con tutto il mio cuore: mi pento di avere per lo addietro tante volte disgustato la vostra infinita bontà. Propongo colla vostra grazia di non più offendervi per l'avvenire. Da oggi in poi voglio essere tutto vostro; {86 [86]} fate voi di me quello che vi piace, solo imploro il vostro amore, la perseveranza nel bene, e l’adempimento perfetto della vostra volontà. Vi raccomando le anime del Purgatorio, specialmente le più devote del SS. Sacramento e di Maria SS.: vi raccomando ancora tutti i poveri peccatori. Unisco infine, o mio Gesù, tutti gli affetti miei cogli affetti del vostro amorosissimo Cuore, e così uniti li offerisco al vostro Eterno Padre, e lo prego in nome vostro che li accetti e li esaudisca. Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e divinissimo Sacramento. Tre Pater, Ave, Gloria, ecc.;
Corona del Sacro Cuore di Gesù.
Intendete di recitare questa corona al divin Cuore di Gesù per risarcirlo degli oltraggi che riceve nella SS. Eucaristia {87 [87]} dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani. Si dica adunque o da solo o con altre persone raccolte, se si può, dinanzi all'immagine del Divin Cuore o avanti al Santissimo Sacramento.
Deus, in adjutorium meum intende.
Domine, ad adjuvandum me festina. Gloria Patri etc.
1° O Cuore amabilissimo del mio Gesù, adoro umilmente quella dolcissima amabilità vostra, che in singolar modo usate nel Divin Sacramento colle anime ancor peccatrici. Mi dispiace di vedervi così ingratamente corrisposto, ed intendo risarcirvi di tante offese che ricevete nella SS. Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani. Pater, Ave e Gloria.
2° O Cuore umilissimo del mio sacramentato Gesù, adoro umilmente quella profondissima umiltà {88 [88]} vostra nella Divina Eucaristia, nascondendovi per nostro amore sotto le specie del pane e del vino. Deh vi prego, Gesù mio, ad insinuare nel mio cuore così bella virtù; io intanto procurerò di risarcirvi di tante offese che ricevete nel SS. Sacramento dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani. Pater etc.
3° O cuore del mio Gesù desiderosissimo di patire, adoro que' desideri così accesi d'incontrare la vostra passione dolorosissima e di assoggettarvi a' que' torti da voi preveduti nel SS. Sacramento. Ah Gesù mio! intendo ben di cuore di risarcir vene colla mia vita stessa; vorrei impedire quelle offese, che pur troppo ricevete nella Divina Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli, e dai cattivi cristiani. Pater etc. {89 [89]}
4o O cuore pazientissimo del mio Gesù, io venero umilmente quell'invincibile pazienza vostra nel sostenere per amor mio tante pene sulla Croce, e tanti strapazzi nella Divina Eucaristia. O mio caro Gesù! poichè non posso lavar col sangue mio quei luoghi dove foste così maltrattato nell'uno e nell'altro mistero, vi prometto, o mio sommo Bene, di usare ogni mezzo per risarcire il vostro Divin Cuore di tanti oltraggi, che ricevete nella SS. Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli, e dai cattivi cristiani, Pater, ecc.
5° O Cuore del mio Gesù, amantissimo delle nostre anime nella istituzione ammirabile della SS. Eucaristia, io adoro umilmente quell'amore immenso che ci porlatedonandoci per nutrimento il vostro Divin Corpo e Divin sangue. Qual è quel {90 [90]} cuore che struggere non si vegga alla vista di così immensa carità? Oh mio buon Gesù, datemi abbondanti lagrime per piangere e risarcire tante offese che ricevete nel SS. Sacramento dagli eretici, dagli infedeli e da' cattivi cristiani. Pater, etc.
6° O Cuore del mio Gesù sitibondo della salute nostra, io venero umilmente quell’amore che vi spinse ad operare il sacrifizio ineffabile sulla Croce, rinnovandolo ogni giorno sugli altari nella santa Messa. Possibile che a tanto amore non arda il cuore umano pieno di gratitudine! Sì, pur troppo, o mio Dio; epperciò vi prometto di fare quanto posso per risarcirvi di tanti oltraggi che ricevete in questo mistero di amore dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani. Pater, etc. {91 [91]}
Orazione al sacrattissimo Cuore di Maria.
Dio vi salvi, Augustissima Regina di pace, madre di Dio; pel sacratissimo Cuore del vostro figlio Gesù, principe della pace, fate che l'ira di lui si plachi, e che regni sopra di noi in pace. Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da voi sia stato rigettato, od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animato da questa fiducia mi presento a voi, non vogliate, o Madre del Verbo eterno, disprezzare le preghiere di questo vostro umilissimo figlio, uditele favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
Pio IX accorda l'indulgenza di 300 giorni ogni volta che si recita divotamente detta orazione. {92 [92]}
O Gesù d'amor acceso,
Non ti avessi mai offeso,
O mio dolce e buon Gesù,
Non ti voglio offender più.
Sacro cuore di Maria,
Fa, che io salvi l'alma mia.
Sacro cuor del mio Gesù,
Fa, che io t'ami sempre più.
Breve modo di praticare la Via Crucis.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
OREMUS.
Respice, quaesumus, Domine, super hanc familiam tuam, pro qua Dominus noster Jesus Christus non dubitavit manibus tradi nocentium et Crucis subire tormentum. Qui tecum vivit et regnat in saecula saeculorum. Amen. {93 [93]}
ATTO DI CONTRIZIONE.
Mio Redentore, mio Dio, eccomi a' vostri piedi pentito con tutto il cuore de' miei peccati, perchè sono offesa della vostra somma bontà; voglio piuttosto morire che mai più offendervi, perchè vi amo sopra ogni cosa.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, deh voi fate,
Che le Piaghe del Signore
Siano impresse nel mio core.
Stabat Mater dolorosa
Juxta Crucem laerymosa
Dum pendebat Filius.
Stazione prima.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa prima Stazione ci rappresenta il Pretorio di Pilato, dove il nostro Redentore ricevè la sentenza di morte.
Considera, anima mia, come Pilato condannò a morte di Croce il nostro {94 [94]} innocentissimo Gesù, e come egli volentieri si sottomise a quella condanna , acciocchè tu fossi liberata dall'eterna dannazione.
Ah Gesù! vi ringrazio di tanta carità e vi supplico di scancellare la sentenza di eterna morte meritata per le mie colpe, ondo io sia fatto degno di godere l'eterna vita. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri Domine, miserere nostri.
Santa Madre, questo fate,
Che le piaghe del Signore
Siano impresso nel mio core.
Cuius animam gementem,
Contristatam et dolentem
Pertransivit gladius.
Stazione II.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa seconda stazione ci rappresenta come Gesù Cristo fu caricato del pesantissimo legno della Croce.
Considera, anima mia, come Gesù {95 [95]} sottopose le sue spalle alla Croce, la quale era aggravata da' tuoi gravissimi peccati.
Ah Gesù! perdonatemi e datemi grazia di non più aggravarvi nel restante di mia vita di nuove colpe, ma bensì di portare sempre la croce di una vera penitenza. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, questo fate, ecc.
O quam tristis et afllicta
Fuit illa benedicta
Mater Unigeniti!
Stazione III.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa terza Stazione ci rappresenta come Gesù cadde la prima volta sotto la Croce.
Considera, anima mia, come Gesù non reggendo il grave peso, cadde sotto la Croce con suo gran dolore.
Ah Gesù mio! le mie cadute nel {96 [96]} peccato ne sono la cagione. Vi supplico di darmi grazia di non rinnovarvi mai più questo dolore con nuovi peccati. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, questo fate, ecc.
Quae moerebat et dolebat,
Pia Mater dum videbat
Nati poenas inclyti.
Stazione IV.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa quarta Stazione ci rappresenta l'incontre dolorosissimo di M. Vergine col suo Divin Figliuolo.
Considera, anima mia,quanto restò ferito il Cuor della Vergine alla vista di Gesù, ed il Cuore di Gesù alla vista della sua Madre afflittissima. Tu fosti la causa di questo dolore di Gesù e di Maria colle tue colpe.
Ah Gesù! Ah Maria! fatemi sentire un vero doloro de' miei peccati, onde io li pianga finchè viva e meriti di {97 [97]} incontrarvi pietosi alla mia morte. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Quis est homo, qui non fleret
Matrem Christi ti videret
In tanto supplicio?
Stazione V.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa quinta Stazione ci rappresenta come fu costretto Simon Cireneo a portare la Croce dietro a Gesù Cristo.
Considera, anima mia, come Gesù non aveva più forze a reggere la Croce, onde gli Ebrei con finta compassione lo sgravarono dell'enorme peso di essa.
Ah Gesù! a me è dovuta la Croce che ho peccato. Deh! fate che io vi sia almen compagno nel portare la croce di ogni avversità per vostro amore. Pater, Ave, Gloria etc. {98 [98]}
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Quis non pottet contristari
Piam Matrem contemplari
Dolentem cum Filio?
Stazione VI.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa sesta Stazione ci rappresenta la Veronica, che asciugò il volto a Gesù.
Considera, o anima mia, l'ossequio fatto a Gesù da questa donna, e come egli la premiò subito dandole il volto suo effigiato in quel lino.
Ah Gesù mio! datemi grazia di mondare l'anima mia da ogni lordura e d'imprimere nella mia mente e nei mio cuore la vostra santissima Passione. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Pro peccatis sua gentis {99 [99]}
Vidit Jesum in tormentis
Et flagellis subditum.
Stazione VII.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa settima Stazione ci rappresenta la seconda caduta di Gesù C. con grande suo strapazzo e tormento.
Considera, o anima mia, i patimenti di Gesù in questa nuova caduta, effetti delle tue ricadute nel peccato.
Ah Gesù! mi confondo avanti a voi? e vi prego di darmi grazia che mi alzi in maniera dalle mie colpe, che non ricada mai più. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Vidit suum dulcem Natum
Morientem desolatum
Dum emisit spiritum. {100 [100]}
Stazione VIII.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa ottava Stazione ci rappresenta quando Gesù incontrò le donne che piangevano sopra di lui.
Considera, anima mia, come Gesù disse a quelle donne che non piangessero sopra di lui, ma sopra di loro stesse, onde tu impari che devi prima piangere i tuoi peccati, indi i suoi patimenti.
Ah Gesù! datemi lagrime di vera contrizione, acciocchè sia meritoria la compassione mia a' vostri dolori. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Eja, Mater fons amoris,
Me sentire vim doloris
Fac ut tecum lugeam.
Stazione IX.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. {101 [101]}
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa nona Stazione ci rappresenta la terza caduta di Gesù con nuove ferite e con nuovi tormenti.
Considera, anima mia, come il buon Gesù cadde la terza volta, perchè la tua ostinazione al male ti portò a continuare nelle colpe.
Ah Gesù! voglio dar fine per sempre alle mie iniquità per dare a voi sollievo. Deh! confermate il mio proponimento e rendetelo efficace colla vostra grazia. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Fac ut ardeat cor meum
In amando Christum Deum
Ut sibi complaceam.
Stazione X.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa decima Stazione ci rappresenta come Gesù giunto che fu {102 [102]} sul Calvario venne spogliato nudo ed amareggiato con fiele e mirra.
Considera, anima mia, la confusione di Gesù nell'essere spogliato nudo, e la pena di essere abbeverato di fiele e mirra. Ciò fu in pena delle tue immodestie e golosità.
Ah Gesù! mi pento delle libertà mie, e risolvo di non più rinnovarvi in tutto il rimanente de' miei giorni tali pene, ma di vivere con tutta modestia e temperanza. Così spero nel vostro divino ajuto. Pater, Ave, etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo valide.
Stazione XI.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa undecima Stazione ci rappresenta quando Gesù fu inchiodato {103 [103]} sopra la Croce, essendo presente la afflittissima sua Madre.
Considera, anima mia, gli spasimi di Gesù nell'essergli trapassate dai chiodi le mani e i piedi. Oh crudeltà de' Giudei! Oh amore di Gesù verso di noi!
Ah Gesù mio! voi tanto patire per me ed io tanto fuggo ogni patire. Deh! inchiodate sulla vostra Croce la mia volontà risoluta di non più offendervi per l'avvenire, anzi di patir volentieri qualunque pena per vostro amore. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, etc.
Tui Nati vulnerati
Tam dignati pro me pati
Poenas mecum divide.
Stazione XII.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa duodecima Stazione ci rappresenta la morte di Gesù in Croce. {104 [104]}
Considera, anima mia, che dopo tre ore di agonia morì il tuo Redentore sulla Croce per la tua salute.
Ah Gesù mio! e ben giusto che io spenda per voi il restante di mia vita avendo voi dato la vostra con tanti spasimi per me. Così risolvo: mi assista la vostra grazia pei meriti della vostra morte. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Fac me tecum pie flere,
Crucifixo condolere
Donec ego vixero.
Stazione XIII.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa decimaterza Stazione ci rappresenta come il Corpo santissimo di Gesù fa deposto dalla Croce in seno di Maria Vergine sua Madre.
Considera, anima mia, il dolore di Maria Vergine in vedersi fra le {105 [105]} sue braccia morto il suo Divin Figliuolo.
Ah Vergine Santissima! pei meriti di Gesù ottenetemi grazia di non più rinnovare in vita mia la cagione della sua morte, ma che egli viva sempre in me colla sua Divina grazia. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Juxta Crucem tecum stare
Et me tibi sociare
In planctu desidero.
Stazione ultima.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa ultima Stazione ci rappresenta la sepoltura del nostro Redentore.
Considera, anima mia, come il Corpo santissimo di Gesù fu sepellito con grande divozione dentro al sepolcro nuovo per lui preparato.
Ah Gesù mio! vi ringrazio di quanto {106 [106]} patiste per me, e vi supplico di darmi grazia di preparare il mio cuore a ricevervi degnamente nella santa Comunione e di fare nell'anima mia la vostra abitazione per sempre. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Quando Corpus morietur
Fac ut animae donetur
Paradisi gloria.
Salva nos, Christe Salvator, per virtutem Crucis.
Qui salvasti Petrum in mari, miserere nobis.
Oremus.
Deus, qui Unigeniti Filii tui pretioso sanguine vivificae Crucis vexillum sanctificare voluisti, concede, quaesumus, eos qui ejusdem sanctae Crucis gaudent honore, tua quoque ubique protectione gaudere. Per eumdem Christum Dominum nostrum.
Amen.
Di vinum auxilium maneat semper nobiscum.
Amen. {107 [107]}
Rosario di Maria Vergine.
Nel principio del secolo decimo terzo, epoca in cui l'eresia degli Albigesi si sforzava di fare grande guasto alla religione di Gesù Cristo, la Beata Vergine rivelò la divozione del Rosario a S. Domenico, fondatore dell'Ordine dei Predicatori, e la propose come mezzo efficacissimo per combattere l'errore, sostenere la fede, ottenere le benedizioni del cielo sopra i popoli cristiani. Sono innumerevoli i celesti favori che si ottennero colla pratica di questa divozione. Col Rosario furono combattute le eresie, si riformarono costumi, si allontanarono pestilenze, si pose fine a molte guerre. In breve tempo fu divulgato in tutta la Cristianità. I sommi Pontefici l'arricchirono di moltissime indulgenze applicabili anche alle anime del purgatorio.
Si ravvivi adunque la divozione del S. Rosario in noi, nelle nostre famiglie. Se nelle nostre case, nei nostri laboratori si farà risuonare il {108 [108]} Rosario di Maria, abbiamo fondamento a sperare che cesseranno i flagelli, rifiorirà la fede, ricompariranno tra di noi giorni di pace e di tranquillità. Tra le altre intenzioni nel recitarlo abbiate anche questa, d'implorare dal Signore, per intercessione di Maria Vergine Immacolata, la grazia che si conservi tra di noi la santa fede, ci tenga lontani dagli errori che presentemente taluno vorrebbe spandere tra i cristiani, e faccia sì che trionfi gloriosa la S. Romana Chiesa Madre e Maestra della vera fede, fuori della quale non vi è saluto.
Maniera pratica per recitare il Rosario di Maria Santissima.
Deus, in adiutorium meum intende.
Domine, ad adiuvandum me festina.
Gloria, etc. {109 [109]}
Lunedi, Giovedì, Misteri Gaudiosi.
Nel primo mistero gaudioso si contempla come la Vergine Immacolata fu annunziata dall'Arcangelo Gabriele, che dovea diventar madre del Nostro Signor Gesù Cristo.
Infine di ciascun mistero si dise un Pater con dieci Ave, e dopo l'ultima un Gloria, etc.
Nel secondo mistero gaudioso si contempla come la Vergine Immacolata andò a visitare S. Elisabetta, e stette in casa sua tre mesi servendola quale umile ancella.
Nel terzo si contempla la nascita di Gesù Bambino in Betlemme in un presepio.
Nel quarto si contempla come Gesù C. fu presentato al tempio nelle braccia del vecchio Simeone. {110 [110]}
Nel quinto si contempla come Maria Vergine immacolata avendo smarrito il suo Divin Figliuolo, lo cercò per tre giorni, ed alla fine del terzo lo trovò in mezzo ai dottori che disputava, essendo di anni dodici.
Martedì, Venerdì. Misteri dolorosi.
Nel primo mistero doloroso si contempla come il Nostro Signor Gesù C., facendo orazione nell'orto di Getsemani, per l'orror della vicina passione sudò sangue.
Nel secondo si contempla come Gesù Cristo per li nostri peccati in casa di Pilato fu sottoposto a crudelissima flagellazione.
Nel terzo si contempla come Gesù Cristo fu coronato di pungentissime spine. {111 [111]}
Nel quarto si contempla come Gesù Cristo condannato a morte, per sua maggior vergogna e dolore fu obbligato a portare sopra le spalle il pesante legno della Croce sino al monte Calvario.
Nel quinto si contempla come Gesù Cristo giunto sul monte Calvario fu spogliato nudo e confitto in croce con durissimi chiodi, e dopo tre ore di penosissima agonia in presenza dell'afflittissima sua Madre morì per chiuderci l'inferno e per acquistarci la vita eterna.
Domenica, Mercoledì, Sabato. Misteri gloriosi.
Nel primo mistero glorioso si contempla come il Nostro Signor Gesù Cristo il terzo giorno dopo la sua passione e morte risuscitò glorioso e trionfante per non mai più morire. {112 [112]}
Nel secondo si contempla come Gesù Cristo 40 giorni dopo la sua risurrezione ascese al cielo con mirabile festa e trionfo vedendolo sua Madre Santissima con tutti i suoi discepoli.
Nel terzo si contempla come Cristo sedendo alla destra di Dio Padre mandò lo Spirito Santo nel cenacolo, dove erano gli Apostoli con Maria Vergine congregati.
Nel quarto si contempla come la Vergine Immacolata dodici anni dopo la Risurrezione del Nostro Signore passò da questa vita e dagli angioli fu assunta in cielo.
Nel quinto si contempla come la Vergine Immacolata fu incoronata da suo Figliuolo Regina del cielo e della terra, e si contempla ancora la gloria di tutti i Santi.
Salve, Regina, etc. {113 [113]}
Litanie della B. V.
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, eleison. |
Christe, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, audi nos. |
Christe, audi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Pater de coelis Deus, |
miserere nobis. |
Fili Redemptor mundi Deus, |
miserere nobis. |
Spiritus Sancte Deus, |
miserere nobis. |
Sancta Trinitas unus Deus, |
miserere nobis. |
|
|
Sancta Maria, |
ora pro nobis |
Sancta Dei Genitrix, |
ora |
Sancta Virgo Virginum, |
ora |
Mater Christi, |
ora |
Mater Divinae gratiae, |
ora |
Mater purissima, |
ora |
Mater castissima, |
ora |
Mater inviolata, |
ora |
Mater intemerata, |
ora |
Mater amabilis, |
ora |
Mater admirabilis, |
ora |
Mater Creatoris, |
ora |
Mater Salvatoris, |
ora |
Virgo prudentissima, |
ora |
Virgo veneranda, |
ora {114 [114]} |
Virgo praedicanda, |
ora |
Virgo potens, |
ora |
Virgo clemens, |
ora |
Virgo fidelis, |
ora |
Speculum justitiae, |
ora |
Sedes sapientiae, |
ora |
Causa nostrae laetitiae, |
ora |
Vas spirituale, |
ora |
Vas honorabile, |
ora |
Vas insigne devotionis, |
ora |
Rosa mystica, |
ora |
Turris davidica, |
ora |
Turris eburnea, |
ora |
Domus aurea, |
ora |
Foederis arca, |
ora |
Janua coeli, |
ora |
Stella matutina, |
ora |
Salus infirmorum, |
ora |
Refugium peccatorum, |
ora |
Consolatrix afflictorum, |
ora |
Auxilium Christianorum, |
ora |
Regina Angeloram, |
ora |
Regina Patriarcharum, |
ora |
Regina Prophetarum, |
ora |
Regina Apostolorum, |
ora |
Regina Martyrum, |
ora |
Regina Confessorum, |
ora |
Regina Virginum, |
ora {115 [115]} |
Regina Sanctorum omnium, |
ora |
Regina sine labe concepta, |
ora |
|
|
Agnus Dei qui tollis peccata mundi, |
parce nobis, Domine. |
Agnus Dei qui tollis peccata mundi, |
exaudi nos, Domine. |
Agnus Dei qui tollis peccata mundi, |
miserere nobis. |
Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genitrix, nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus nostris, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.
Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.
Ut digni efificiamur promissionibus Christi.
Oremus.
Concede nos famulos tuos, quaesumus, Domine Deus, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere, et gloriosa Beatae Mariae semper Virginis intercessione a presenti {116 [116]} liberari tristitia et aeterna perfrui laetitia. Per Christum Dominum nostrum, Amen.
Le sette allegrezze che sode Maria in Cielo.
1.
Rallegratevi, o Sposa Immacolata dello Spirito Santo, per quel contento che ora godete in Paradiso, perchè per la vostra purità e verginità siete esaltata sopra tutti gli Angeli e sublimata sopra tutti i santi. Ave, Maria, Gloria, etc.
2.
Rallegratevi, o Madre d'Iddio, pur quel piacere che provate in Paradiso, perchè siccome il sole quaggiù in terra illumina tutto il mondo, così voi col vostro splendore adornate e fate risplendere tutto il Paradiso. Ave, etc.
3.
Rallegratevi, o Figlia d'Iddio, {117 [117]} per la sublimità a cui foste elevata in Paradiso, perchè tutte le gerarchie degli Angeli, degli Arcangeli, dei Troni, delle Dominazioni e di tutti gli Spiriti Beati vi onorano, vi riveriscono, vi riconoscono per Madre del loro Creatore, e ad ogni minimo cenno vi sono obbedientissimi. Ave, etc.
4.
Rallegratevi, o Ancella della SS. Trinità, per quel gran potere che avete in Paradiso, perchè tutte le grazie che chiedete al vostro figliuolo vi sono subito concedute; anzi non si concede grazia quaggiù in terra che non passi prima per le vostre santissime mani. Ave, etc.
5.
Rallegratevi, o augustissima ed Immacolata Regina, perchè voi sola meritaste sedere alla destra del {118 [118]} vostro Santissimo Figlio, il quale siede alla destra dell'Eterno Padre. Ave, etc.
6.
Rallegratevi, o speranza dei peccatori, rifugio dei tribolati, pel gran piacere che provate in Paradiso nel vedere che tutti quelli che vi lodano e riveriscono in questo mondo l’Eterno Padre li premierà in questa vita colla sua santa grazia, e nell'immensa sua gloria in cielo. Ave, etc.
7.
Rallegratevi, o Madre Figlia e Sposa di Dio, perchè tutte le grazie, tutti i gaudi, tutte le allegrezze, e tutti i favori, che ora godete in Paradiso non si diminuiranno mai, anzi aumenterannosi fino al giorno del giudizio e dureranno in eterno. Ave, etc. {119 [119]}
Orazione alla Beatissima Vergine.
O gloriosa Vergine Maria Madre del mio Signore, fonte di ogni nostra consolazione, per queste vostre allegrezze di cui, con quella divozione che ho potuto, ho fatto la presente rimembranza, vi prego d'impetrarmi da Dio il perdono de' miei peccati, ed il continuo aiuto della sua santa grazia, onde io non mi renda mai indegno della vostra protezione, ma bensì abbia la sorte di ricevere tutti quei celesti favori, che voi siete solita ottenere e compartire a' vostri servi, che fanno devota memoria di queste allegrezze, di cui è ricolmo l'Immacolato vostro cuore, o Regina immortale del Cielo. {120 [120]}
Preghiera
Di Benedetto Papa XIII per impetrare da Dio la grazia di non morire di morte improvvisa.
Misericordiosissimo Signore Gesù C., per la vostra agonia e sudor di sangue, per la morte vostra liberatemi, vi supplico, dalla morte subitanea ed improvvisa. Benignissimo mio Gesù, per l'acerbissima ed ignominiosissima flagellazione e coronazione vostra, per la vostra Croce e Passione amarissima, e per la vostra bontà, umilmente vi prego, che non permettiate, che io improvvisamente muoia, ne mi accada di passare da questa vita all'eternità senza ricevere i Ss. Sacramenti.
Mio amatissimo Gesù, mio Signor, e Dio mio, per tutti i travagli e dolori vostri, pel vostro {121 [121]} prezioso sangue e per le sagrosante vostre Piaghe; o mio dolcissimo Gesù, per quelle vostre ultime parole dette in Croce: Mio Dio, mio Dio, perchè m’abbandonaste? e per quel forte grido: Padre nelle vostre mani raccomando lo spirito mio, ardentissimamente vi prego di non levarmi all’improvviso da questo mondo. Le vostre mani, o mio Redentore, mi hanno fatto e formato tutto interamente. Deh non mi precipitate sì presto; datemi, vi supplico, spazio di penitenza, concedetemi un transito felice ed in grazia vostra, affinchè io v ami, vi lodi e benedica in eterno.
Signor mio Gesù Cristo, per quelle cinque piaghe, che l’amore vostro verso di noi vi fece in croce, soccorrete ai vostri servi redenti col vostro preziosissimo Sangue. Così sia. {122 [122]}
Preghiera a S. Giuseppe.
Gloriosissimo San Giuseppe, fortunato sposo di Maria, voi che meritaste di esser fatto custode del Salvator del mondo Gesù Cristo, e abbracciandolo teneramente godeste anticipato il Paradiso, deh! ottenetemi dal Signore un intero perdono de' miei peccati, la grazia d’imitare le vostre virtù, ond’io cammini sempre per la via che conduce al Cielo. Siccome voi meritaste di avere Gesù e Maria intorno al vostro letto al punto di morte, e tra le loro braccia dolcemente spiraste l’anima beata, vi prego di volermi difendere dai nemici dell’anima mia in quell’ultimo punto di mia vita, di modo che consolato dalla dolce speranza di volare con voi a possedere l’eterna gloria in Paradiso spiri pronunciando {123 [123]} i Ss. nomi di Gesù, di Giuseppe e di Maria.
Preghiera per la buona morte.
Gesù Signore, Dio di bontà, Padre di misericordia, io mi presento dinanzi a Voi con cuore umiliato e contrito: vi raccomando la mia ultima ora e ciò che dopo di essa mi attende.
Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno che la mia carriera in questo mondo è presso a finire, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando le mie mani tremole ed intorpidite non potranno più stringervi, Crocifisso mio bene, e mio malgrado lascierovvi cadere sul letto del mio dolore, misericordioso, ecc.
Quando i miei occhi offuscati e stravolti dall'orror della morte {124 [124]} imminente fisseranno in Voi gli sguardi languidi e moribondi, misericordioso, ecc.
Quando le mie labbra fredde e tremanti pronunzieranno per l'ultima volta il vostro Nome adorabile, misericordioso Gesù, ecc.
Quando le mie guance languide e livide inspireranno agli astanti la compassione ed il terrore, e i miei capelli bagnati dal sudor della morte, sollevandosi sulla mia testa annunzieranno prossimo il mio fine, misericordioso, ecc.
Quando le mie orecchie, presso a chiudersi per sempre a' discorsi degli uomini, si apriranno per intendere la vostra voce, che pronunzierà l'irrevocabile sentenza, onde verrà fissata la mia sorte per tutta l'eternità, misericordioso, ecc.
Quando la mia immaginazione {125 [125]} agitata da orrendi e spaventevoli fantasmi sarà immersa in mortali tristezze, ed il mio spirito turbato dalla vista delle mie iniquità, dal timor della vostra giustizia, lotterà contro l'angelo delle tenebre, che vorrà togliermi la vista consolatrice delle vostre misericordie e precipitarmi in seno alla disperazione, misericordioso, ecc.
Quando il mio debole spirito oppresso dal dolor della malattia sarà sorpreso dagli orrori di morte, e spossato dagli sforzi che avrà fatto contro ai nemici della mia salute, misericordioso ecc.
Quando verserò le mie ultime lagrime, sintomi della mia distruzione, ricevetele in sacrifizio di espiazione, acciocchè io spiri come una vittima di penitenza, ed in quel terribile momento, misericordioso, ecc. {126 [126]}
Quando i miei parenti ed amici stretti, a me d'intorno, s'inteneriranno sul dolente mio stato, e v'invocheranno per me, misericordioso, ecc.
Quando avrò perduto l'uso di tutti i sensi, ed il mondo intero sarà sparito da me, ed io gemerò nelle angosce della estrema agonia e negli affanni di morte, misericordioso Gesù, ecc.
Quando gli ultimi sospiri del cuore sforzeranno l'anima mia ad uscire dal corpo, accettateli come figli di una santa impazienza di venire a Voi, e Voi misericordioso, ecc.
Quando l'anima mia sull'estremità delle labbra uscirà per sempre da questo mondo e lascerà il mio corpo pallido, livido e senza vita, accettate la distruzione del mio essere, come un omaggio {127 [127]} che io vengo a rendere alla vostra Divina Maestà, ed allora, misericordioso, ecc.
Quando finalmente l'anima mia comparirà dinanzi a Voi e vedrà per la prima volta lo splendore immortale della vostra Maestà, non la rigettate dal vostro cospetto; degnatevi ricevermi nel seno amoroso delle vostre misericordie, affinchè io canti eternamente le vostre lodi: misericordioso Gesù, ecc.
Orazione.
O Dio, che condannandoci alla morte, ce ne avete nascosto il momento e l'ora, fate che io passando nella giustizia e nella santità tutti i giorni di mia vita, possa meritare di uscire di questo mondo nel vostro santo amore, pei meriti del Nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna con Voi nell'Unità dello Spirito Santo. Così sia. {128 [128]}
Pio VII accordò l'indulg. di 100 giorni a chi recita ogni dì detta Preghiera, e per un mese indulg. Plenaria.
Orazione per le anime del Purgatorio.
O Signore Onnipotente, il quale per l'amore, che portaste agli uomini, vi degnaste di prendere umana carne, di vivere fra gli stenti, di soffrire dolorosissima passione e finalmente di spirare in Croce, deh! per tanti meriti che ci procuraste col vostro preziosissimo Sangue, vi prego di volgere uno sguardo pietoso a' tormenti che soffrono nel Purgatorio quelle anime benedette, che partendo da questa valle di pianto in grazia vostra soffrono gli ardori di quelle fiamme per iscontare i debiti che hanno tuttora verso della vostra Divina Giustìzia. Accettate adunque, {129 [129]} o pietosissimo Iddio, le preghiere che per esse vi porgo, traetele da quel carcere tenebroso, e chiamatele alla gloria del Paradiso. Vi raccomando particolarmente le anime de' miei parenti, benefattori spirituali e temporali, e in ispecial modo quelle a cui posso essere stato occasione di peccato col mio mal esempio. Vergine SS. Madre pietosa, consolatrice degli afflitti, intercedete voi per quelle anime, affinchè per la vostra potentissima intercessione volino a godere quel Paradiso che loro sta preparato.
Te ergo, quaesumus, famulis tuis subveni,
Quos pretioso sanguine redemisti.
Pater, Ave e Requiem. {130 [130]}
Orazione per conservare il dono della Fede.
Riconosco, mio Dio, il gran benefizio di avermi fatto nascere Figliuolo della Chiesa cattolica, e vostro seguace, e ve ne ringrazio; ma compite la vostra misericordia col darmi tanto di fede, e di fortezza che mi mantenga sempre a voi fedele, ed imitatore dei martiri, sia pronto a rinunziare ancora alla vita piuttostochè separarmi da Voi e dal vostro Vicario, il Capo visibile della Chiesa il Romano Pontefice. Onde vivendo sempre, e morendo nella comunione dei Santi e nella vostra, possa un giorno regnare eternamente con voi nella gloria dei Santi in Cielo, Così sia. {131 [131]}
Vespro della domenica
Pater noster etc. Ave, Maria etc. in segreto.
Deus, in adiutorium meum intende.
Domine, ad adiuvandum me festina.
Gloria Patri, etc.
Salmo 109.
Dixit Dominus Domino meo: sede a dextris meis.
Donec ponam inimicos tuos, scabellum pedum tuorum.
Virgam virtutis tuae emittet Dominus ex Sion: dominare in medio inimicorum tuorum.
Tecum principium in die virtutis tuae, in splendoribus Sanctorum: ex utero ante luciferum genui te.
Juravit Dominus, et non poenitebit eum, Tu es Sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech.
Dominus a dexlris tuis: confregit in die irae suae reges.
Judicabit in nationibus, implebit {132 [132]} ruinas: conquassabit capita in terra multorum.
De torrente in via bibet: propterea exaltabit caput. Gloria Patri etc.
Salmo 110.
Confitebor tibi, Domine, in totecorde meo: in consilio iustorum et congregatione.
Magna opera Domini, exquisita in omnes voluntates eius.
Confessio et magnificentia opus eius: et iustitia eius manet in saeculum saeculi.
Memoriam fecit mirabilium suorum misericors et miserator Dominus: escam dedit timentibus se.
Memor erit in saeculum testamenti sui: virtutem operum suorum annuntiabit populo suo.
Ut det illis haereditatem Gentium: opera manuum eius veritas et iudicium.
Fidelia omnia mandata eius, confirmata in saeculum saeculi: facta in veritate et aequitate.
Redemptionem misit populo suo: {133 [133]} mandavit in aeternum testamentum suum.
Sanctum et terribile nomen eius: initium sapientiae timor Domini.
Intellectus bonus omnibus facientibus eam: laudatio eius manet in saeculum saeculi. Gloria Patri etc.
Salmo 111.
Beatus vir, qui timet Dominum: in mandatis eius volet nimis.
Potens in terra erit semen eius: generatio rectorum benedicetur.
Gloria et divitiae in domo eius: et iustitia eius manet in saeculum saeculi.
Exortum est in tenebris lumen rectis: misericors et miserator et iustus.
Jucundus homo, qui miseretur et commodat, disponet sermones suos in iudicio: quia in aeternum non commovebitur.
In memoria aeterna erit iustus: ab auditione mala non timebit.
Paratum cor eius sperare in Domino, confirmatum est cor eius: {134 [134]} non commovebitur, donec despiciat inimicos suos.
Dispersit, dedit pauperibus, iustitia eius manet in saeculum saeculi: cornu eius exaltabitur in gloria.
Peccator videbit, et irascetnr, dentibus suis fremet et tabescet: desiderium peccatorum peribit. Gloria etc.
Salmo 112.
Laudate, pueri, Dominum: laudate nomen Domini.
Sit nomen Domini benedictum ex hoc nunc, et usque in saeculum.
A solis ortu usque ad occasum laudabile nomen Domini.
Excelsus super omnes gentes Dominus, et super coelos gloria eius.
Quis sicut Dominus Deus noster, qui in altis habitat, et humilia respicit in coelo et in terra?
Suscitans a terra inopem: et de stercore erigens pauperem.
Ut collocet eum cum principibus: cum principibus populi sui.
Qui habitare facit sterilem in domo matrem flliorum laetantem. Gloria Patri etc. {135 [135]}
Salmo 113.
In exitu Israel de AEgypto domus Jacob de popolo barbaro
Facta est Judaeae sanctificatio eius: Israel potestas eius.
Mare vidit, et fugit: Jordanis conversus est retrorsum.
Montes exultaverunt ut arietes: et colles sicut agni ovium.
Quid est tibi, mare, quod fugisti: et tu, Jordanis, quia conversus es retrorsum?
Montes exultastis sicut arietes, et colles sicut agni ovium.
A facie Domini mota est terra: a facie Dei Jacob.
Qui convertit petram in stagna aquarum, et rupem in fontes aquarum.
Non nobis, Domine, non nobis: sed nomini tuo da gloriam.
Super misericordia tua, et veritate tua: nequando dicant Gentes: Ubi est Deus eorum?
Deus autem noster in coelo: omnia quaecumque voluit, fecit.
Simulacra Gentium argentum et aurum; opera manuum hominum. {136 [136]}
Os habent, et non loquentur: oculos habent, et non videbunt.
Aures habent, et non audient: nares habent, et non odorabunt.
Manus habent, et non palpabunt: pedes habent, et non ambulabunt: non clamabunt in gutture suo.
Similes illis fiant, qui faciunt ea: et omnes, qui confidunt in eis.
Domus Israel speravit in Domino: adiutor eorum, et protector eorum est.
Domus Aaron speravit in Domino: adiutor eorum, et protector eorum est.
Qui timent Dominum speraverunt in Dominum: adiutor eorum et protector eorum est.
Dominus memor fuit nostri, et benedixit nobis.
Benedixit domui Israel: benedixit domui Aaron.
Benedixit omnibus, qui timent Dominum: pusillis cum maioribus.
Adjiciat Dominus super vos: super vos, et super fillios vestros.
Benedirti vos a Domino: qui fecit coelum et terram. {137 [137]}
Coelum coeli Domino: terram autem dedit filiis hominum
Non mortui laudabant te, Domine: neque omnes, qui descendunt in infernum.
Sed nos, qui vivimus, benedicimus Domino: ex hoc nunc, et usque in saeculum. Gloria Patri etc.
Capitolo. 2 Cor. 1.
Benedictus Deus, et Pater Domini nostri Jesu Christi, Pater misericordiarum et Deus totius consolationis, qui consolatur nos in omni tributalatione nostra. Deo gratias.
Inno.
Lucis Creator optime,
Lucem dierum proferens,
Primordiis lucis novae,
Mundi parans originem.
Qui mane iunctum vesperi
Diem vocari praecipis,
Illabitur tetrum chaos,
Audi preces cura fletibus.
Ne mens gravata crimine,
Vitae sit exul munere,
Dum nil perenne cogitat,
Seseque culpis illigat. {138 [138]}
Coeleste pulset ostium:
Vitale tollat praemium:
Vitemus omne noxium:
Purgemus omne pessimum
Praesta, Pater piissime,
Patrique compar Unice,
Cum Spiritu Paraclito,
Regnans per omne saeculum,
Amen.
Dirigatur, Domine, oratio mea.
Sicut incensum in conspectu tuo.
Cantico della B. V. Luc. I.
Magnificat anima mea Dominum.
Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo.
Quia respexit humilitatem ancillae suae: ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes.
Quia fecit mihi magna qui potens est: et sanctum nomen eius.
Et misericordia eius a progenie in progenies timentibus eum.
Fecit potentiam in brachio suo: dispersit superbos mente cordis sui
Deposuit potentes de sede, et exaltavit humiles. {139 [139]}
Esurientes implevit bonis: et divites dimisit inanes.
Suscepit Israel puerum suum, recordatus misericordiae suae.
Sicut locutus est ad patres nostros, Abraham, et semini eius in saecula. Gloria, etc.
Domine, exaudi orationem meam.
Et clamor meus ud te veniat.
Benedicamus Domino.
Deo gratias.
Fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. Amen.
Pater noster in segreto.
Dominus det nobis suam pacem.
Et vitam aeternam. Amen.
Vespro della B. V.
Ave, Maria.
Deus, in adiutorium meum intende.
Domine, ad adiuvandum me festina. Gloria Patri, etc.
Fra l'anno. Ant. Dum esset Rex. {140 [140]}
Salmo 109.
Dixit Dominus Domino meo: sede a dextris meis. Come a pag. 132.
Fra l'anno.
Ant. Dum esset Rex in accubito suo nardus mea dedit odorem suavitatis.
Ant. Laeva eius.
Salmo 112.
Laudate, pueri. Dominum: laudate nomen Domini. Come a pag. 135.
Ant. Laeva eius sub capite meo, et dextera illius amplexabitur me.
Ant. Nigra sum.
Salmo 121.
Laetatus som in his, quae dicta sunt mini: in domum Domini ibimus.
Stantes erant pedes nostri in atriis tuis, Jerusalem.
Jerusalem, quae aedificatur ut civitas; cuius participatio eius in idipsum.
Illuc enim ascenderunt tribus, tribus Domini, testimonium Israel ad confitendum nomini Domini.
Quia illic sederunt sedes iudicio, sedes super domum David. {141 [141]}
Rogate quae ad pacem sunt Jerusalem; et abundantia diligentibus te.
Fiat pax in virtute tua, et abundantia in turribus tuis.
Propter fratres meos et proximos meos, loquebar pacem de te.
Propter domani Domini Dei nostri, quaesivi bona tibi. Gloria Patri, etc.
Ant. Nigra sum, sed formosa, filiae Jerusalem: ideo dilexit me Rex, et introduxit me in cubiculum suum.
Ant. Jam hyems transiit.
Salmo 126.
Nisi Dominus aedificaverit domum, in vanum laboraverunt, qui aedificant eam.
Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat, qui custodit eam.
Vanum est vobis ante lucem surgere: surgite postquam sederitis, qui manducatis panem doloris.
Cum dederit dilectis suis somnum: ecce haereditas Domini, filli, merces fructus ventris. {142 [142]}
Sicut sagittae in manu potentis, ita fìlii excussorum.
Beatus vir, qui implevit desiderium suum ex ipsis: non confundetur, cum loquetur inimicis suis in porta.
Gloria Patri, etc.
Ant. Jam hyems transiit, imber abiit et recossit, surge, amica mea, et veni.
Ant. Speciosa facta es.
Salmo 147.
Lauda, Jerusalem, Dominum, lauda Deum tuum Sion.
Quoniam confortavit seras portarum tuarum, benedixit filiis tuis in te.
Qui posuit fines tuos pacem, et adipe frumenti satiat te.
Qui emittit eloquium suum terrae: velociter currit sermo eius.
Qui dat nivem sicut lanam: nebulam sicut cinerem spargit.
Mittit crystallum suam sicut buccellas: ante faciem frigoris eius quis sustinebit? {143 [143]}
Emittet verbum suum, et liquefaciet ea: flabit spiritus eius, et fluent aquae.
Qui annuntiat verbum suum Jacob: iustitias, et iudicia sua Israel.
Non fecit taliter omni nationi: et iudicia sua non manifestavit eis.
Gloria Patri, etc.
Ant. Speciosa facta es, et suavis in deliciis tuis, sancta Dei Genitrix.
Capitolo. Eccli 24.
Ab initio, et ante saecula creata sum, et usque ad futurum saeculum non desinam, et in habitatione sancta coram ipso ministravi. Deo gratias.
Nell'Avvento si dice il seguente
Capitolo. Isaiae 11.
Egredietur virga de radice Jesse, et flos de radice eius ascendet. Et requiescet super eum Spiritus Domini. Deo gratias. {144 [144]}
Inno
Ave, Maris stella,
Dei mater alma,
Atque semper Virgo,
Felix coeli porta.
Sumens illud Ave
Gabrielis ore,
Funda nos in pace,
Mutans Hevae nomen.
Solve vincla reis,
Profer lumen caecis,
Mala nostra pelle,
Bona cuncta posce.
Monstra te esse matrem;
Sumat per te preces
Qui pro nobis natus
Tulit esse tuus.
Virgo singularis,
Inter omnes mitis,
Nos culpis solutos,
Mites fac et castos.
Vitam praesta puram,
Iter para tutum,
Ut videntes Jesum
Semper collaetemur.
Sit laus Deo Patri,
Sommo Christo decus,
Spiritui Sancto,
Tribus honor unus. Amen. {145 [145]}
Diffusa est gratia in labiis tuis.
Propterea benedixit te Deus in aeternum.
Ant. Beata mater.
Magnificat anima mea Dominum. Come a pag. 139.
Ant. Beata Mater, et intacta Virgo gloriosa, Regina mandi, intercede pro nobis ad Dominum.
A Compieta
Ave, Maria.
Converte nos, Deus salutaris noster.
Et averte iram tuam a nobis.
Deus, in adiutoiium meum intende.
Domine, ad adiuvandum me festina.
Salmo 128.
Saepe expugnaverunt me a iuventute mea, dicat nunc Israel.
Saepe expugnaverunt me a iuventute mea: etenim non potuerunt mihi.
Supra dorsum meum fabricaverunt {146 [146]} peccatores: prolongaverunt iniquitatem suam.
Dominus iustus concidit cervices peccatorum: confundantur, et convertantur retrorsum omnes, qui oderunt Sion.
Fiant sicut foenum tectorum, quod, priusquam evellatur, exaruit.
De quo non implevit manum suam, qui metit; et sinum suum, qui manipulos colligit.
Et non dixerunt, qui praeteribant: Benedictio Domini super vos: benediximus vobis in nomine Domini.
Gloria Patri, etc.
Salmo 129
De profundis clamavi ad te, Domine: Domine, exaudi vocem meam.
Fiant aures tuae intendentes in vocem deprecationis meae.
Si iniquitates observaveris, Domine: Domine, quis sustinebit?
Quia apud te propitiatio est: et propter legem tuam sustinui te, Domine.
Sustinuit anima mea in verbo eius: speravit anima mea in Domino. {147 [147]}
A custodia matutina usque ad noctem, speret Israel in Domino.
Quia apud Dominum misericordia, et copiosa apud eum redemptio.
Et ipse redimet Israel ex omnibus iniquitatibus eius. Gloria Patri etc.
Salmo 130.
Domine, non est exaltatum cor meum: neque elati sunt oculi mei.
Neque ambulavi in magnis, neque in mirabilibus super me.
Si non humiliter sentiebam, sed exaltavi animam meam.
Sicut ablactatus est super matre sua: ita retributio in anima mea.
Speret Israel in Domino: ex hoc nunc, et usque in saeculum. Gloria Patri, etc.
Inno
Memento, rerum Conditor,
Nostri quod olim corporis,
Sacrata ab alvo Virginis
Nascendo formam sumpseris.
Maria Mater gratiae,
Dulcis Parens clementiae,
Tu nos ab hoste protege,
Et mortis hora suscipe. {148 [148]}
Jesu tibi sit gloria,
Qui natus es de Virgine,
Cum Patre, et almo Spiritu
In sempiterna saecula. Amen.
Fra l'anno, e nel Natalizio
Capitolo. Eccli. 24.
Ego mater pulchrae dilectionis, et timoris, et agnitionis, et sanctae spei. Deo gratias.
Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.
Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Nell'Avvento si dice il seguente
Capitolo. Isaiae 7.
Ecce Virgo concipiet, et pariet filium, et vocabitur nomen eius Emmanuel. Butirum, et mel comedet, ut sciat reprobare malum, et eligere bonum. Deo gratias.
Angelus Domini nuntiavit Mariae.
Et concepit de Spiritu Sancto.
Ant. Sub tuum praesidium.
Il Cantico di Simeone Luc. 2.
Nunc dimittis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum iu pace. {149 [149]}
Quia viderunt oculi mei salutare tuum.
Quod parasti ante faciem omnium populorum.
Lumen ad revelationem Gentium, et gloriam plebis tuae Israel. Gloria, etc.
Ant. Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitrix: nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus nostris, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.
Kyrie, eleison. Christe, eleis. Kyrie, eleison.
Domine, exaudiorationem meam.
Et clamor meus ad te veniat.
Oremus.
Beatae et gloriosae semper Virginis Mariae, quaesumus, Domine, intercessio gloriosa nos protegat, et ad vitam perducat aeternam. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum. Qui tecum vivit, etc.
Domine,exaudiorationem meam.
Et clamor meus ad te veniat.
Benedicamus Domino. Deo gratias. {150 [150]}
Benedizione. Benedicat et custodiat nos omnipotens et misericors Dominus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Alla Benedizione del Ss. Sacramento.
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui:
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui:
Praestet fides supplementum
Sensuum defectui.
Genitori, Genitoque
Laus et jubilatio:
Salus, honor, virtus quoque
Sit, et benedictio:
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio. Amen.
Panem de coelo praestitisti eis.
Omne deleclamentum in se habentem.
In rendimento di grazie.
Te Deum laudamus, te Dominum confìtemur.
Te aeternum Patrem omnis terra veneratur.
Tibi omnes Angeli, tibi coeli et universae potestates. {151 [151]}
Tibi Cherubim et Seraphim incessabili voce proclamant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt coeli et terra maiestatis gloriae tuae.
Te gloriosus Apostolorum chorus,
Te Prophetarum laudabilis numerus,
Te martyrum candidatus laudat exercitus.
Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia:
Patrem immensae maiestatis:
Venerandum tuum verum, et unicum Filium:
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.
Tu Rex gloriae, Christe.
Tu Patris sempiternus es Filius.
Tu ad liberandum suscepturus hominem non horruisti Virginis uterum.
Tu devicto mortis aculeo aperuisti credentibus regna coelorum.
Tu ad dexteram Dei sedes in gloria Patris.
Judex crederis esse venturus. {152 [152]}
Te ergo, quaesumus, tuis famulis subveni, quos pretioso sanguine redemisti.
AEterna fac cum sanctis tuis in gloria numerari.
Salvum fac populum tuum, Domine, et benedic haereditati tuae.
Et rege eos, et extolle illos usquo in aeternum.
Per singulos dies benedicimus te.
Et laudamus nomen tuum in saeculum, et in saeculum saeculi.
Dignare, Domine, die isto sine peccato nos custodire.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Fiat misericordia tua, Domine, super nos, quemadmodum speravimus in te.
In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum.
Invocazione dello Spirito S.
Veni, Creator Spiritus,
Mentes tuorum visita,
Imple superna gratia,
Quae tu creasti pectora. {153 [153]}
Qui diceris Paraclitus,
Altissimi donum Dei,
Fons vivus, ignis, charitas,
Et spiritalis unctio
Tu septiformis munere,
Digitus Paternae dexterae,
Tu rite promissum Patris
Sermone ditans guttura.
Accende lumen sensibus,
Infunde amorem cordibus,
Infirma nostri corporis
Virtute firmans perpeti
Hostem repellas longius,
Pacemque dones protinus,
Ductore sic te praevio,
Vitemus omne noxium
Per te sciamus, da, Patrem,
Noscamus atque Filium,
Teque utriusque Spiritum,
Credamus omni tempore.
Deo Patri sit gloria,
Et Filio, qui a mortuis
Surrexit, ac Paraclito,
In saeculorum saecula. Amen.
Nella Sepoltura de' Defunti.
Salmo 50.
Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam. {154 [154]}
Et secundum multitudinem miserationum tuarum, dele iniquitatem meam.
Amplius lava me ab iniquitate mea: et a peccato meo munda me.
Quoniam iniqnitatem meam ego cognosco, et peccatum meum contra me est semper.
Tibi soli peccavi, et malum corani te feci: ut justifìceris in sermonibus tuis, et vincas cum judicaris.
Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum et in peccatis concepit me mater mea.
Ecce enim veritatem dilexisti: incerta et occulta sapientiae tuae manifestasti mihi.
Asperges me hyssopo et mundabor: lavabis me, et super nivem dealbabor.
Auditui meo dabis gaudium et laetitiam: et exultabunt ossa humiliata.
Averte faciem tuam a peccatis meis: et omnes iniquitates meas dele.
Cor mundum crea in me, Deus, et spiritum rectum innova in visceribus meis. {155 [155]}
Ne projicias me a facie tua, et spiritum sanctum tuum ne auferas a me.
Redde mihi laetitiam salutaris tui, et spiritu principali confirma me.
Docebo iniquos vias tuas, et impii ad te convertentur.
Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis mese: et exultabit lingua mea justitiam tuam.
Domine, labia mea aperies: et os meum annuntiabit laudem tuam.
Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique: holocaustis non delectaberis.
Sacrificium Deo spiritus contribulatus: cor contritum, et humiliatum, Deus, non despicies.
Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion: ut aedificentur muri Jerusalem.
Tunc acceptabis sacrificium justitiae, oblationes et holocausta: tunc imponent super altare tuum vitulos.
Requiem aeternam etc.
Litanie de' Santi.
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, eleison. |
Christe, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison.{156 [156]} |
Christe, audi nos. |
Christe, audi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Pater de coelis Deus, |
miserere nobis. |
Fili Redemptor mundi Deus, |
miserere nobis. |
Spiritus Sancte Deus, |
miserere nobis. |
Sancta Trinitas unus Deus, |
miserere nobis. |
Sancta Maria, |
ora pro nobis. |
Sancta Dei Genitrix, |
ora |
Sancta Virgo Virginum, |
ora |
Sancte Michael, |
ora |
Sancte Gabriel, |
ora |
Sancte Raphael, |
ora |
Omnes sancti Angeli, et Archangeli, |
orate pro nobis. |
Omnes sancti Beatorum Spirituum Ordines, |
orate pro nobis. |
Sancte Joannes Baptista, |
ora pro nobis. |
Sancte Joseph, |
ora |
Omnes sancti Patriarchae, et Prophetae, |
orate pro nobis. |
Sancte Petre, |
ora pro nobis. |
Sancte Paule, |
ora |
Sancte Andrea, |
ora |
Sancte Jacobe, |
ora |
Sancte Joannes, |
ora {157 [157]} |
Sancte Thoma, |
ora |
Sancte Jacobe, |
ora |
Sancte Philippe, |
ora |
Sancte Bartholomaee, |
ora |
Sancte Matthaee, |
ora |
Sancte Simon, |
ora |
Sancte Thaddaee, |
ora |
Sancte Mathia, |
ora |
Sancte Barnaba, |
ora |
Sancte Luca, |
ora |
Sancte Marce, |
ora |
Omnes sancti Apostoli et Evangelistae, |
orate pro nobis. |
Omnes sancti discipuli Domini, |
orate |
Omnes sancti lnnocentes, |
orate |
Sancte Stephane, |
ora pro nobis |
Sancte Laurenti, |
ora |
Sancte Vincenti, |
ora |
Sancti Fabiane et Sebastiane, |
orate pro nobis. |
Sancti Joannes et Paule, |
orate |
Sancti Cosma et Damiane, |
orate |
Sancti Gervasi et Protasi, |
orate |
Omnes sancti Martyres, |
orate |
Sancte Silvester, |
ora pro nobis |
Sancte Gregori, |
ora |
Sancte Ambrosi, |
ora |
Sancte Augustine, |
ora {158 [158]} |
Sancte Hieronyme, |
ora |
Sancte Martine, |
ora |
Sancte Nicolae, |
ora |
Omnes Sancti Pontifices, et Confessores, |
orate pro nobis |
Omnes sancti Doctores, |
orate |
Sancte Antoni, |
ora pro nobis |
Sancte Benedicte, |
ora |
Sancte Bernarde, |
ora |
Sancte Dominice, |
ora |
Sancte Francisce, |
ora |
Omnes sancti Sacerdotes et Levitae, |
orate pro nobis |
Omnes sancti Monachi et Eremitae, |
orate |
Sancta Maria Magdalena, |
ora pro nobis |
Sancta Agatha, |
ora |
Sancta Lucia, |
ora |
Sancta Agnes, |
ora |
Sancta Caecilia, |
ora |
Sancta Catharina, |
ora |
Sancta Anastasia, |
ora |
Omnes Sanctae Virgines, et Viduae, |
orate pro nobis |
Omnes Sancti et Sanctae Dei, |
intercedite |
Propitius esto, |
parce nobis, Domine. {159 [159]} |
Propitius esto, |
esaudi nos, Domine. |
Ab omni malo, |
libera nos Domine. |
Ab omni peccato, |
libera |
Ab ira tua, |
libera |
A subitanea, et improvisa morte, |
libera nos, Domine. |
Ab insidiis diaboli, |
libera |
Ab ira, et odio, et omni mala voluntate, |
libera nos, Domine. |
A spirita fornicationis, |
libera |
A fulgure, et tempestate, |
libera |
A morte perpetua, |
libera |
Per mysterium sanctae Incarnationis tuae, |
libera |
Per Adventum tuum, |
libera |
Per Nativitatem tuam, |
libera |
Per Baptismum, et sanctum Jejunium tuum, |
libera nos, Domine. |
Per Crucem, et Passionem tuam, |
libera nos, Domine. |
Per Mortem, et Sepulturam tuam, |
libera nos, Domine. |
Per sanctam Resurrectionem tuam, |
libera nos, Domine. |
Per admirabilem Ascensionem tuam, |
libera nos Domine. |
Per adventum Spiritus Sancti Paracliti, |
libera nos, Domine. {160 [160]} |
In die iudicii |
libera |
Peccatores, te rogamus, |
audi nos. |
Ut nobis parcas, te rogamus, |
audi nos. |
Ut nobis indulgeas, te rogamus, |
audi nos. |
Ut ad veram poenitentiam nos perducere digneris, te rogamus, |
audi nos. |
Ut Ecclesiam tuam sanctam regere, et conservare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut Domnum Apostolicum, et omnes Ecclesiasticos Ordines in sancta religione conservare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut inimicos sanctae Ecclesiae humiliare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut Regibus, et Principibus Christianis pacem et veram concordiam donare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut cuncto populo Christiano pacem et unitatem largiri digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut nosmetipsos in tuo sancto servitio confortare, et conservare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut mentes nostras ad coelestia desideria erigas, |
te rogamus, audi nos. {161 [161]} |
Ut omnibus benefactoribus nostris sempiterna bona retribuas, |
te rogamus, audi nos. |
Ut animas nostras, fratrum, propinquorum et benefactorum nostrorum ab aeterna damnatione eripias, |
te rogamus, audi nos. |
Ut fructus terrae dare, et conservare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut omnibus fidelibus defunctis requiem aeternam donare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut nos exaudire digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Fili Dei, te rogamus, |
audi nos. |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, |
parce nobis, Domine. |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, |
exaudi nos, Domine. |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, |
miserere nobis. |
Christe, audi nos. |
Christe, audi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, eleison. |
Christe, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Pater noster, in segreto.
Et ne nos inducas in tentationem.
Sed libera nos a malo. {162 [162]}
Domine, exaudi orationem meam.
Et clamor meus ad te veniat.
Oremus.
Deus, cui proprium est misereri semper et parcere, suscipe deprecationem nostram, ut nos, et omnes famulos tuos, quos delictorum catena constringit, miseratio tuae pietatis clementer absolvat.
Novena del SS. Natale
I cantori intuonano: Regem venturum Dominum verite adoremus.
Il coro risponde: Regem venturum Dominum venite adoremus.
I cantori cantano le seguenti Profezie.
Jucundare, filia Sion, et exulta satis, filia Jerusalem. Ecce Dominus veniet, et erit in die illa lux magna, et stillabunt montes dulcedinem, et colles fluent lac, et mel, quia veniet Propheta magnus, et ipse renovabit Jerusalem.
Coro Regem venturum Dominum etc.
Cantori. Ecce veniet Deus et Homo de domo David sedere in throno, et videbitis, et gaudebit cor vestrum.
Coro. Regem venturum etc.
Cantori. Ecce veniet Dominus, protector noster, Sanctus Israel, coronam Regni babens in capite suo: et dominabitur a mari usque ad mare, et a flumine usque ad terminos orbis terrarum. {163 [163]}
Coro. Regem venturum etc.
Cantori. Ecce apparebit Dominus, et non mentietur: si moram fecerit, expecta eum, veniet, et non tardabit.
Coro. Regem venturum etc.
Cantori. Descendet Dominus sicut pluvia in vellus, orietur in diebus ejus justitia et abundantia pacis, et adorabunt eum omnes. Reges terrae, omnes gentes servient ei.
Coro. Regem venturum etc.
Cant. Nascetur nobis parvulus, et vocabitur Deus fortis: ipse sedebit super thronum David patris sui, et imperabit, cujus potestas super bumerum ejus.
Coro. Fegem venturum etc.
Cantori. Bethleem Civitas Dei summi, ex te exiet Dominator Israel, et egressus ejus sicut a principio dierum aeternitatis, et magnificabitur in medio universae terrae, et pax erit in terra nostra dum venerit.
Coro. Regem venturum etc.
Nella vigilia della Natività i cantori aggiungono:
Crastina die delebitur iniquitas terrae, et regnabit super nos Salvator mundi.
Coro. Regem venturum etc.
Cantori. Prope est jam Dominus.
Coro. Venite adoremus.
Quindi si canta alternativamente il Cantico seguente in tono 6.
Laetentur coeli, et exultet terra, jubilate montes laudem.
Erumpant montesjucunditatem, et colles justitiam.
Quia Dominus noster veniet, et pauperum suorum miserebitur. {164 [164]}
Rorate coeli desuper, et nubes pluant justum, aperiatur terra, et germinet Salvatorem.
Memento nostri, Domine, et visita nos in salutari tuo.
Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam, et salutare tuum da nobis.
Emitte Agnum, Domine, dominatorem terrae de petra deserti ad montem filiae Sion.
Veni ad liberandum nos, Domine, Deus virtutum, ostende faciem tuam, et salvi erimus.
Veni, Domine, visitare nos in pace, ut laetemur coram te corde perfecto.
Ut cognoscamus, Domine, in terra viam tuam, in omnibus gentibus salutare tuum.
Excita, Domine, potentiam tuam, et veni, ut salvos facias nos.
Veni, Domine, et noli tardare, relaxa facinora plebi tuae.
Utinam dirumperes coelos, et descenderes, a facie tua montes defluerent.
Veni, et ostende nobis faciem tuam, Domine, qui sedes super Cherubim. Gloria etc.
Il Celebrante in forma di Capitolo dice:
Praecursor pro nobis ingreditur Agnus sine macula secundum ordinem Melchisedech, Pontifex factus in aeternum, et in saeculum saeculi. Ipse est Rex justitiae, cujus generatio non habet finem. Deo gratias.
Inno.
En clara vox redarguit,
Obscura quaeque personans,
Procul fugentur somnia,
Ab alto Jesus promicat. {165 [165]}
En Agnus ad nos mittitur
Laxare gratis debitum,
Omnes simul cum lacrymis
Precemur indulgentiam.
Beatus Auctor saeculi
Servile corpus induit.
Ut carne carnem liberans
Ne perderet quos condidit.
Castae Parentis viscera
Coelestis intrat gratia,
Venter puellae bajulat.
Secreta quae non noverat.
Domus pudici pectoris
Templum repente fit Dei,
Intacta nesciens virum,
Concepit alvo Filium.
Deo Patri sit gloria,
Ejusque soli Filio,
Cum Spiritu Paraclito
In saeculorum saecula. Amen.
Al Magnificat si canta una delle seguenti Antifone.
16 dicembre: Ecce veniet Rex Dominus terrae, et ipse auferet jugum captivitatis nostrae.
17. O Sapientia, quae ex ore Altissimi prodiisti, attingens a fine usque ad finem, fortiter, suaviterque disponens omnia, veni ad docendum nos viam prudentiae.
18. O Adonai, et Dux domus Israel, qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti, et ei in Sina legem dedisti, veni ad redimendum nos in brachio extento.
19. O radix Jesse, qui stas in signum populorum, super quem continebunt Reges os {166 [166]} suum quem gentes deprecabuntur, veni ad liberandum nos, jam noli tardare.
20. O clavis David, et sceptrum domus Israel, qui aperis, et nemo claudit, elaudis, et nemo aperit, veni, et educ vinctum de domo carceris, sedentem in tenebris et umbra mortis.
21. O Oriens, splendor lucis aeternae, et sol justitiae, veni, et illumina sedentes in tenebris et umbra mortis.
22. O Rex gentium,et desideratus earum, lapisque angularis, qui facis utraque unum, veni, et salva hominem, quem de limo formasti.
23. O Emmanuel, Rex, et legifer noster, expectatio gentium, et Salvator earum, veni ad salvandum nos, Domine, Deus noster.
24. Cum ortus fuerit sol de coelo, videbitis Regem Regum procedentem a Patre tamquam sponsum de thalamo suo.
Poscia si dice il Magnificat a pag. 139.
Il Celebrante dice:
Dominus vobiscum.
Et cum spiritu tuo.
Oremus.
Festina quaesumus, Domine, ne tardaveris, et auxilium nobis supernae virtutis impende, ut adventus tui consolationibus subleventur, qui in tua pietate confidunt. Qui vivis etc.
Modo pratico per servire la Santa Messa.
Prete. In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, Amen. {167 [167]}
Introibo ad Altare Dei.
R. Ad Deum qui laetificat juventutem meam.
Pr. Judica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta, ab homine iniquo, et doloso erue me.
R. Quia tu es, Deus, fortitudo mea; quare me repulisti, et quare tristis incedo dum affligit me inimicus?
Pr. Emitte lucem tuam et veritatem tuam; ipsa me deduxerunt, et adduxerunt in montem sanctum tuum et in tabernacula tua.
R. Et introibo ad Altare Dei, ad Deum, qui laetificat jurentutem meam.
Pr. Confitebor tibi in cythara, Deus, Deus meus, quare tristis es, anima mea, et quare conturbas me.
R. Spera in Deo, quoniam adhuc confitebor ilii, salutare vultus mei, et Deus meus.
Pr. Gloria Patri, et filio, et Spiritui Sancto.
R. Sicut erat in principio, et nunc et semper, et in saecula saeculorum. Amen.
Pr. Introibo ad Altare Dei.
R. Ad Deum, qui laetificat juventutem meam.
Pr. Adjutorium nostrum in nomine Domini.
R. Qui fecit coelum et terram.
Pr. Confiteor Deo omnipotenti etc.
R. Misereatur tui omnipotens Deus, et dimissis peccatis tuis, perducat te ad vitam aeternam. R. Amen.
R. Confiteor Deo omnipotenti, Beatae Mariae semper Virgini, Beato Michaeli Archangelo, Beato Joanni Baptistae, Sanctis Apostolis {168 [168]} Petro et Paulo, omnibus Sanctis, et tibi. Pater, quia peccavi nimis cogitatione, verbo et opere; mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor Beatam Mariam semper Virginem, Beatum Michaelem Archangelum, Beatum Joannem Baptistam, Sanctos Apostolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et te, Pater, orare pro me ad Dominum Deum nostrum.
Pr. Misereatur vestri omnipotens Deus, et dimissis peccatis vestris, perducat vos ad vitam aeternam. R. Amen.
Pr. Indulgentiam, absolutionem et remissionem peccatorum vestrorum tribuat vobis omnipotens et misericors Dominus. R. Amen.
Pr. Deus, tu conversus vivificabis nos.
R. Et plebs tua laetabitur in te.
Pr. Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam.
R. Et salutare tuum da nobis.
Pr. Domine, exaudi orationem meam.
R. Et clamor meus ad te veniat.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Kyrie, eleison. R. Kyrie eleison.
Pr. Kyrie, eleison. R. Christe, eleison.
Pr. Christe, eleison. R. Christe, eleison.
Pr. Kyrie, eleison. R. Kyrie, eleison.
Pr. Kyrie, eleison.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Nel fine degli Oremus il Prete dice:
Per omnia saecula saeculorum. R. Amen.
In fine dell'Epistola: R. Deo gratias.
Indi si trasporterà il Messule dalla parte dell'Evangelio. {169 [169]}
Pr. Initium, oppure Sequentia S. Evangelii secundum etc. R. Gloria tibi Domine.
In fine del Vangelo. R. Laus tibi, Christe.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Orate Fratres.
R. Suscipiat Dominus sacrificium de manibus tuis ad laudem, et gloriam nominis sui, ad utilitatem quoque nostram totiusque Ecclesiae suae sanctae.
Pr. Per omnia saecula saeculorum. R. Amen.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Sursum corda.
R. Habemus ad Dominum.
Pr. Gratias agamus Domino Deo nostro.
R. Dignum et justum est.
Dopo l'Elevazione.
Pr. Per omnia saecula saeculorum. R. Amen.
Pr. Et ne nos inducas in tentationem.
R. Sed libera nos a malo.
Pr. Per omnia saecula saeculorum. R. Amen.
Pr. Pax Domini sit semper vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
Dopo la consumazione si trasporterà il Messale dalla parte dell'Epistola.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Ite, Missa est. R. Deo gratias.
Nel giorno di Pasqua e tutta l'Ottava.
Pr. Ite, Missa est. Alleluja, alleluja.
R. Deo gratias. Alleluja, alleluja. oppure:
Pr. Benedicamus Domino. R. Deo gratias.
Pr. Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. R. Amen. {170 [170]}
Se sara Messa de' Morti.
Pr. Requiescant in pace. R. Amen.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Initium Sancti Evangelii secundum Joannem. R. Gloria tibi, Domine.
Nel fine della Messa. R. Deo gratias.
Fondamenti della cattolica religione
I. Idea generale della vera Religione.
D. Che cosa s'intende per religione?
R. Per religione s'intende il culto dovuto a Dio nel modo da lui voluto.
D. In che cosa questo culto consiste?
R. Questo culto consiste nel credere le verità rivelate da Dio, e nel praticare la sua santa legge.
D. A chi fu rivelato da Dio questo culto?
R. Questo culto ossia religione fu primieramente da Dio rivelato ad Adamo, che fu il primo uomo del mondo; quindi dallo stesso Dio e talvolta col ministero degli angeli venne rivelato ai santi Patriarchi che lo praticarono, ai Profeti che coi loro miracoli dimostrarono che erano da Dio inspirati. Imperciocchè i miracoli possono solamente essere da Dio operati. Confermarono questa rivelazione con profezie, cioè con predizioni riguardanti l'avvenire, che {171 [171]} esattamente si avverarono: solamente Iddio sa l'avvenire, e può rivelarlo agli uomini.
II. Una soia è la vera Religione.
D. Le varie religioni, che si praticano nel mondo, possono essere egualmente vere?
R. No certamente.
D. Ci sono i Maomettani, i Protestanti, cioè i Calvinisti, ed i Luterani, ed avvi la Chiesa Cattolica Romana; in quale di queste società si trova la vera religione?
R. La vera religione si trova solamente nella Chiesa Cattolica Romana, perchè essa sola conserva intatta la divina rivelazione; essa sola fu fondata da G. Cristo vero Dio e vero Uomo, propagata dagli Apostoli, e dai loro successori sino ai nostri giorni; finalmente essa sola ha i veri caratteri della Divinità.
D. Quali sono cotesti caratteri, che dimostrano la Divinità della Chiesa Cattolica Romana, cioè che essa sia la vera Chiesa di Gesù Cristo?
R. I caratteri della Divinità della vera Chiesa sono quattro, vale a dire: la vera Chiesa è Una, Santa, Cattolica, Apostolica.
D. La Chiesa Romana ha ella veramente questi caratteri?
R. La Chiesa Romana ha ella sola questi caratteri della Divinità. 1o É una per l'unità della dottrina, e per l'unione di tutte le Chiese particolari colla sede di S. Pietro, ovvero col Romano Pontefice capo della Chiesa universale.
2o È santa per la santità del suo capo e {172 [172]} suo fondatore, che è Gesù Cristo: è santa la fede e la legge che professa; santi i Sacramenti cho pratica, molti santi con luminosi miracoli la illustrarono in ogni tempo; più millioni di martiri da Dio confortati sparsero il loro sangue in testimonianza della divinità di questa medesima Chiesa.
3° É cattolica cioè universale, perchè si estende a tutti i luoghi, a tutti i tempi, e malgrado ogni persecuzione durerà in eterno.
4o É apostolica perchè insegna la medesima dottrina che insegnarono i Ss. Apostoli. Questa prerogativa è consolantissima per noi Cattolici. Imperocchè la sola nostra Chiesa cominciando dal regnante Pio IX rimonta da un papa all'altro senza alcuna interruzione sino a S. Pietro stabilito principe degli Apostoli, e capo della Chiesa dal medesimo Gesù Cristo.
III. Le Chiese degli eretici non hanno i caratteri della Divinità.
D. Le Chiese de' Valdesi e de' Protestanti non possono avere i caratteri della vera Chiesa?
R. Le Chiese de' Valdesi e de' Protestanti e di tutti gli altri eretici non hanno i caratteri della vera Chiesa.
1° Non sono una, giacchè formano più divisioni; la sola Chiesa protestante è divisa in più di dugento sette. Dove si può mai avere unità di fede?
2° Non sono sante perchè professano più cose contrarie al Vangelo, repugnanti a Dio medesimo. {173 [173]}
3o Non sono cattoliche, perchè sono ristrette in alcuni luoghi, e cangiano dottrina a seconda dei tempi.
4° Non sono apostoliche, perchè non professano, anzi rigettano la dottrina degli Apostoli, e non sono unite al Romano Pontefice che è successore di S. Pietro capo e principe degli Apostoli.
D. Non c'è diversità tra la dottrina della Chiesa Cattolica d'oggidì e la dottrina da G. Cristo e dagli Apostoli predicata?
R. No: perchè le medesime verità del Vangelo che furono predicate da G. Cristo, e dagli Apostoli, sono quelle stesse che si predicarono in tutti i tempi e si predicano presentemente nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
D. Chi non è battezzato non puo salvarsi?
R. No: perchè G. Cristo ha detto chiaramente, che coloro, i quali non sono rigenerati col battesimo, non entreranno nel regno de' Cieli.
D. Fuori della Chiesa Cattolica Apostolica Romana si può aver salute?
R. No: perchè siccome chi non fu nell'arca di Noè perì nel diluvio, così chi non è nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana non è nella Chiesa di G. Cristo, in cui solamente trovasi la vera religione, epperciò fuori di essa niuno può salvarsi.
IV. Nella Chiesa degli Eretici non c'è la Chiesa di Gesù Cristo.
D. Non potrebbe darsi che gli Ebrei, i Maomettani, i Valdesi, i Protestanti, cioè i {174 [174]} Calvinisti ed i Luterani e simili, avessero la religione di G. Cristo?
R. Tutti costoro non hanno la religione di G. Cristo, perchè non la ricevono dalla Chiesa di G. Cristo, unica depositaria e legittima interprete della dottrina del suo divin Maestro.
D. Qual'è il più grande errore degli Ebrei?
R. Il più grande errore degli Ebrei consiste in ciò, che essi aspettando ancora la venuta del Messia non credono a G. Cristo nè al santo Vangelo.
D. Chi è il capo della religione Maomettana?
R. Maometto.
D. Chi è il capo dei Valdesi, i quali in gran parte vivono nella valle di Luserna vicino a Pinerolo?
R. Il capo dei Valdesi è Pietro Valdo negoziante di Lione.
D. Chi è il capo de' Protestanti?
R. Due sono i capi de' Protestanti cioè Calvino e Lutero.
D. Chi erano questi uomini Pietro Valdo, Maometto, Calvino, Lutero?
R. Costoro erano uomini non mandati da Dio, non fecero alcun miracolo, nè in loro si avverò alcuna profezia. Propagarono una religione colla violenza e col libertinaggio, religione che scioglie il freno a tutti i vizi, a tutti i disordini.
D. Dunque costoro non sono nella Chiesa di Gesù Cristo?
R. Costoro non avendo per capo G. Cristo non possono appartenere alla sua Chiesa, onde non sono nella Chiesa di Gesù Cristo, {175 [175]} ma, come dice S. Girolamo, sono nella sinagoga dell'Anticristo, cioè in una Chiesa opposta a quella di G. Cristo.
V. Una risposta ai Protestanti.
D. Che cosa rispondere quando i Protestanti dicono: noi crediamo a Cristo ed al Vangelo, perciò siamo nella vera Chiesa.
R. Quando i Protestanti parlano così, noi dobbiamo loro rispondere: voi dite di credere a Cristo ed al Vangelo, ma non è vero, perchè non credete a tutto quello che ci insegna Gesù Cristo nel suo Vangelo, non credete alla sua Chiesa, non credete al pontefice romano stato da Gesù Cristo stesso stabilito per governare la sua Chiesa. Inoltre permettendo voi ad ognuno la libera interpretazione del Vangelo di Gesù Cristo, aprite con ciò una larga via all'errore, nel quale è quasi inevitabile il cadere guidato solo dal proprio lume. Perciò voi, o Protestanti, siete come membri d'un corpo senza capo, come pecorelle senza pastore, come discepoli senza maestro, separati dal fonte della vita, che è Gesù Cristo.
D. Che cosa devono fare gli Ebrei per potersi salvare?
R. L'unico mezzo con cui gli Ebrei si possono salvare si è di credere in G. Cristo, vero Messia, ricevere il s. Battesimo, quindi osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa.
D. I Maomettani e i Protestanti che cosa devono fare per salvarsi?
R. I Maomettani devono abbandonare le loro superstizioni, ricevere il Battesimo e {176 [176]} fare quello che la Cattolica Chiesa comanda. I Protestanti poi devono rinunziare ai loro errori, rientrare nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana da cui un tempo si separarono, unirsi al vicario di G. Cristo, che è il papa, da cui chi si ostina di vivere separato, perisce eternamente.
VI. I Protestanti convengono che i Cattolici sono nella vera Chiesa.
D. Che cosa dicono di particolare i Protestanti intorno alla Cattolica nostra religione?
R. Dicono che noi possiamo salvarci.
D. Noi cattolici che cosa diciamo della religione protestante?
R. Noi cattolici seguendo la dottrina infallibile della Chiesa Cattolica diciamo che i Protestanti nella loto religione non possono salvarsi.
D. Dunque?
R. Dunque i Protestanti convenendo con noi, che la Cattolica Religione è vera, dichiarano che la loro è falsa.
D. Non ci sarebbe qualche esempio a questo riguardo?
R. Ne abbiamo molti: eccone uno bellissimo ricavato dalla storia ecclesiastica. Enrico IV re di Francia era capo del partito dei Calvinisti quando salì sul trono; ma Iddio lo illuminò col fargli conoscere la vera religione. Da prima procurò d'instruirsi rettamente nei dogmi della Cattolica Religione; poscia fece venire alla sua presenza i ministri protestanti, e loro dimandò, se credevano che egli si potesse {177 [177]} salvare nella Chiesa Romana. Dopo seria riflessione rispesero di sì. Allora il re saviamente ripigliò: perchè dunque voi l'avete abbandonata? I cattolici affermano che niuno può ottener salute nella vostra setta; voi convenite che si può avere nella loro; ragion vuole che io mi attenga alla via più sicura e preferisca quella religione in cui per comun sentimento io mi posso salvare. Quindi il re rinunziò all'eresia e rientrò nel seno della Chiesa Cattolica.
D. Che cosa presenta di singolare la Chiesa Cattolica nel suo rapporto colle società eretiche?
R. La Chiesa Cattolica ha questo di singolare nel suo rapporto colle eretiche società, che sebbene ella sia stata in ogni tempo perseguitata dagli ebrei, dai gentili, dagli eretici e dai cattivi cattolici, riportò compiuto trionfo di tutti gli attacchi conservandosi pura e inalterabile quale fu da Dio fondata, senzachè abbia mai ad altri mossa la minima persecuzione.
Che non si legge che alcuno consapevole di se stesso in punto di morte abbia abbandonato la Chiesa Cattolica per abbracciare qualche altra religione. Al contrario le storie sono ripiene di fatti di uomini che in punto di morte rinunciarono alle credenze eretiche per morire nel seno della santa Romana Chiesa.
Che niuno mai abbandonò la Cattolica Religione per condurre una vita più virtuosa. Per l'opposto sappiamo dalla storia che tutti quelli che l'hanno abbandonata per abbracciare qualche altra credenza religiosa, {178 [178]} ciò fecero per condurre una vita più libera e disordinata; segno evidente che a ciò erano mossi non dalla cognizione della verità, ma dal desiderio di una religione più lassa, e più favorevole alle malnate loro passioni.
D. Che cosa dobbiamo fare noi Cattolici?
R. Noi Cattolici dobbiamo, 1o ringraziar Dio di averci creati in quella religione, che unica può condurci a salvamento. 2o Pregar di cuore il Signore perchè ci conservi fedeli alla sua grazia, e nel suo santo servizio, e pregarlo pure per tutti coloro che vivono da lui lontani, separati dalla sua s. Chiesa, onde li illumini, e li conduca da buon pastore al suo ovile. Ma insieme dobbiamo in 3o luogo guardarci bene dai Protestanti e da quei cattivi cattolici che disprezzano i precetti della Chiesa, che sparlano del vicario di G. Cristo, e degli altri suoi ministri per trascinarci all'errore. 4° Essere frati a Dio colla fermezza nella fede, coll’osservanza esatta de' suoi precetti, e di quelli della sua s. Chiesa.
D. La Chiesa di Gesù Cristo non verrà meno per le persecuzioni?
R. No certamente; anzi più sarà dagli uomini perseguitata, più trionferà, perchè la Chiesa è fondata da Cristo sopra una pietra contro cui niente varranno tutti gli sforzi dell'inferno. Onde tutti quelli che perseguitarono la Chiesa ne' tempi passati non esistono più, e la Chiesa di Gesù Cristo tuttora esiste; tutti quelli che la perseguitano presentemente da qui a qualche tempo non ci saranno più, ma la Chiesa di Gesù {179 [179]} Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnata la sua parola di proteggerla, e di essere sempre con lei, e vuole che duri fino alla fine del mondo per unire la Chiesa militante alla Chiesa trionfante, e formare poi di tutti i buoni un solo regno nella patria dei beati in Cielo. Così sia.
Passeranno cielo e terra, ma le parole del Signore non rangieranno mai.
Chi persevera nel servizio del Signore sino alla fine della vita, egli sarà salvo.
Scelta di laudi sacre
Offerta di se medesimo a Dio.
Signor, la libertà tutta vi dono;
Ecco le mie potenze, il voler mio;
Tutto vi do, che tutto è vostro, o Dio,
E nel vostro voler io mi abbandono.
Per gradirvi ed amarvi, o mio Signore,
Grazia datemi solo e vivo amore.
Oh Dio! se voi mi amate, e se io vi amo.
Già son ricco abbastanza e più non bramo.
A Gesù Bambino.
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
E vieni in una grotta al freddo, al gelo;
O Bambino - mio Divino,
Io ti vedo qui a tremar;
O Dio beato!
Ah quanto ti costò l'avermi amato. {180 [180]}
A te, che sei del mondo il Creatore,
Mancano panni e fuoco, o mio Signore,
Caro eletto - pargoletto,
Quanto questa povertà
Più m’innamora,
Giacchè ti fece amor povero ancora.
Tu lasci il bel gioir del divin seno,
Per venire a penar su questo fieno.
Dolce amore - del mio core.
Dove amor ti trasportò?
O Gesù mio.
Perchè tanto patir? per amor mio.
Ma se fu tuo volere il tuo patire,
Perchè vuoi pianger poi, perchè vagire?
Sposo mio, - amato Dio,
Mio Gesù, t'intendo sì!
Ah mio Signore!
Tu piangi non per duol, ma per amore.
Tu piangi per vederti da me ingrato
Dopo sì grande amor sì poco amato.
O Diletto - del mio petto,
Se già un tempo fu così,
Or te sol bramo,
Caro non pianger più; che io t'amo e t'amo.
Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core
Non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore.
Deh! mio bello - e puro agnello
A che pensi, dimmi tu,
O amore immenso!
Un dì morir per te, rispondi, io penso.
Dunque a morir per me tu pensi, o Dio,
Ed altr'oggetto amar potrò ancor io?
O Maria - speranza mia.
Se io poc'amo il tuo Gesù,
Non ti sdegnare;
Amato tu per me, s'io nol so amare. {181 [181]}
Sopra la Passione di Gesù Gristo.
Desolato mio Signor,
Dolente – paziente ...
Le colpe piangete,
Il sangue spargete,
Ahimè! che gran dolor,
Desolato mio Signor. Accusato dal livor,
Sentite, - soffrite
Bestemmie, risate,
Percosse, ceffate.
Ahimè! caro Signor,
Accusato dal livor.
Sta la vostra umanità
Piagata - straziata
Da colpi ribelli,
Da orrendi flagelli;
Ahimè! in che crudeltà
Sta la vostra umanità.
Quale strana acerbità!
Di stenti - tormenti,
Al capo cagiona
La dura corona,
Ahimè! qual'empietà!
Quale strana acerbità!
Chi non piange il suo fallir? -
Amante – penante ...
Languisce il Signore,
D'angoscia si muore;
Ahimè! che gran martir!
Chi non piange il suo fallir?
Sulla croce agonizzar,
O genti - dolenti,
Da chiodi trafitto. {182 [182]}
Un Dio confitto.
Ahimè! che rimirar!
Sulla croce agonizzar.
Deh! mirate un Dio a spirar!
Deriso – conquiso
Sul tristo patibolo!
O crudo spettacolo!
Ahimè! mi fa tremar;
Deh! mirate un Dio a spirar! –
Peccatrici, peccator,
Scuotetevi, - doletevi.
Di strani furori
D'atroci martori,
Per voi morì il Signor,
Peccatrici, peccator.
Atto di sincero proponimento.
Perdon, caro Gesù,
Pietà, mio Dio,
Prima di peccar più
Morir vogl'io.
Perchè siete, o Signor,
Bontà infinita,
Detesto l'empio error.
L'empia mia vita.
Come possibil fu
Che vi abbia offeso,
Amato mio Gesù,
E vilipeso! –
Con un vero dolor
Mi dolgo, e pento;
Piango di vero cor
Tal tradimento.
Non più, non più peccar;
Vada ogni bene,
Son pronto anche a provar
Tutte le pene. {183 [183]}
Propongo, ed il faro
Mi dolgo, e intanto
Il pegno ve ne do
Con questo pianto.
La prima comunione.
Anche a noi concesso alfine
É degli Angioli il Convito!
Spande grazie l'Infinito
Sulla nostra gioventù:
E l'amabil Uomo Dio,
É Gesù che a noi s'unisce
Che nostr'anime ingrandisce
Per guidarle alla virtù.
Oh mister! ma in tal mistero
V'è un contento celestiale,
V'è un più vivo orror del male,
V'è lo spirto del Signor.
Noi sentiam che siamo nulla
Ma che Dio venendo in noi
Ci raddoppia i doni suoi.
Ci palesa immenso amor.
Nei dover di questa vita,
Più non temasi alcun duolo,
Nostro appoggio è Dio solo.
Non v'è amico più fedel.
T'offriam, Gesù diletto.
Nostre gioie, nostre pene:
Tu ci chiami al vero bene
La tua man ci addita il Ciel.
Vanità, follie, menzogne,
A tentarci torneranno;
Ma i tuoi figli a te verranno,
La fortezza lor sei tu;
E l'amabil Uomo Dio,
E Gesù che a noi s'unisce,
Che nostre anime ingrandisce
Per guidarle alla virtù. {184 [184]}
I quattro novissimi.
So ohe ho da morir, e non so l'ora,
Posso dunque mancar
Nell'atto di peccar,
E non vi penso? –
Pietà, Signor, pietà di un miserabile,
Pietà d'un traditor.
Pietà, perdon, Signor,
Se no son perso.
Spirato che sarò, ecco il giudizio,
Senza pietà il Signor,
Pien d’ira e di terror
Mi cerca i conti.
Pietà, Signor, pietà ecc.
Mi vedo sotto i piè l'inferno aperto.
Demoni, Turchi, Ebrei
Bruciar, gridar co' miei
Tristi compagni.
Pietà, Signor, pietà ecc.
Quante delizie hai mai, bel Paradiso!
Tu, mondo, hai bel gridar.
Mia vita vo' cambiar
Per guadagnarlo.
Pietà, Signor, pietà ecc.
A Maria Vergine Ss. Immacolata.
O Maria, quando ti miro
Abbracciata al tuo Diletto,
Io mi sento il cuore in petto
Palpitar per te d'amor:
Ed esclamo pien di gioia:
O Maria quanto sei bella!
Tu somigli a quella stella
Che risplende in sull'albor. {185 [185]}
Fortunata verginella.
Bella sei come l'aurora
Quando ai rai del sol s'indora
D'oriente nei confin:
Tu sei bella come rosa,
Che la stilla mattutina
Abbia in seno, e che s'inchina
Verso il sole in sul mattin.
Bella sei come la luna
Quando splende in sua pienezza
Su dei cieli nell'ampiezza
Senza nubi e senza vel;
Tu ti stringi al caldo seno
Di tuo amore il caro obbietto,
E tel tieni stretto stretto
Presso al volto bambinel.
E gli stampi caldi baci
Sulle guance morbidette,
Porporine amorosette,
Mentr'ei ride in braccio a te:
O Maria, qual casta gioia
Provi mai su quel bel viso
Che fa bello il Paradiso
Ed irraggia la tua fèl
O Maria, tu sei più bella
Quando il bimbo a te sorride,
E con teco egli divide
Le carezze e i casti amor:
Quando il cuor del Ninno appressi
Al tuo cuore palpitante,
Ei sì stempra, e' l tuo sembiante
Langue in forza de l'ardor.
Dunque esulta, o benedetta.
Tu sei Vergine e sei Madre
Di quel figlio ch'ha per padre
Quel Signor che sempre fu: {186 [186]}
Ma tu pensi nel baciarlo,
O dolcissima Maria,
Che sei pure madre mia
Mentre' l sei del tuo Gesù:
Digli adunque, o Madre pia,
Al tuo caro bambinello
Ch'un tuo figlio cattivello
Brama il don di carità.
Ma che prima il suo perdono
Per tuo mezzo chiede e implora
D'una vita che finora
Sempre fu d'infedeltà.
Affetti a Maria.
Lodate Maria,
O lingue fedeli,
Risuoni ne' cieli
La vostra armonia
Lodate, lodate, lodate Maria.
Maria sei giglio
Di puri candori,
Che il cuore innamori
Del verbo tuo figlio.
Lodate ecc.
Di luce divina
Sei nobil aurora,
Il sole t'adora,
La luna t'inchina.
Lodate ecc.
Con piede potente
Il capo nemico
Tu premi all'antico
Maligno serpente.
Lodate ecc.
Il puro tuo seno
Diè cibo, e ricetto
Al gran pargoletto
Gesù Nazareno.
Lodate, lodate, lodate Maria.
Già regni Beata
Fra angelici cori.
Con canti sonori
Da tutti esaltata.
Lodate ecc.
Il cielo ti dona
Le grazie più belle,
E un giro di stelle
Ti forma corona.
Lodate ecc.
O Madre di Dio,
O mistica rosa.
Soccorri pietosa
Lo spirito mio.
Lodate ecc. {187 [187]}
Sopra il Ss. Rosario.
O Maria, Rosa Divina
Sei splendor del Paradiso.
Ogni cuore a te s'inchina,
O Maria, Rosa Divina.
O Maria, col tuo bel Figlio,
Che delizia è del tuo core,
Sembri rosa unita al giglio.
O Maria, col tuo bel Figlio.
O Maria, madre d'amore
Tu sei rosa fiammeggiante
Di celeste e santo ardore;
O Maria, madre d'amore,
O Maria, Rosa adorata.
Tu col sangue dell'agnello
Fosti tutta imporporata,
O Maria, Rosa adorata.
O bel fiore, o bella rosa.
Il gran spirto del Signore
Sopra te lieto riposa
O bel fiore, o bella rosa.
Sono in te, Rosa divina,
E le grazie ed i Tavoli,
Qual rugiada mattutina,
Sono in te, Rosa divina.
Di tue rose, o gran Signora,
Nel Rosario sacrosanto
Ogni cuor vago s'infiora
Di tue rose, o gran Signora.
Ne' misteri sagrosanti,
Lieti, mesti, e gloriosi,
Tutto il ciel ti lodi, e canti,
Ne' misteri sagrosanti. {188 [188]}
L’anima e l’angelo custode.
An. Angioletto del mio Dio.
Di te degna non son io.
Angioletto del mio Dio
Che fai tu vicino a me?
Ang. Son l'amico del tuo cuore
Sono un Angel del Signore
Quando vegli, quando dormi
Sempre, sempre son con te.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio;
Non sai tu che debil son?
Ang. So che è misera tua argilla,
So che inferma è tua pupilla;
Ti compiango e ti soccorro:
Spera ed ama, e avrai perdon.
An. Angioletto del mio Dio.
Di te degna non son io.
Angioletto del mio Dio:
Io vorrei con te volar.
Ang. Se vuoi l'ali del fervore
Sia la Vergine il tuo amore;
Una mente a lei fedele
Si può al cielo sollevar.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio.
A Maria vorrei piacer.
Ang. Per piacer a mia Regina
Lascia il mondo e t'incammina
Sulle tracce di suo figlio,
Della croce sul sentier. {189 [189]}
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
Ah Gesù, dimmi dov'è?
Ang. Egli è in cielo e in sull'altare,
In te stessa il puoi trovare.
Chi in lui fida, lo respira.
Chi ben l'ama, l'ha con sè.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Il timor approvi tu?
Ang. Temi pur, ma come figlia.
Ch'osa al padre alzar le ciglia,
Sia un affanno pien d'amore.
Un sospiro di virtù.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
L'allegria m'innonda il sen.
Ang. Ridi pur, ma il tuo sorriso
Gioia sia di Paradiso:
Sia contento d'alma pura
Che di Cristo ai piè si tien.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
Dammi il cuore, il mio ti do
Ang. Prendo il tuo, il mio tu l'hai,
Separati non sien mai;
Ah formiamo un solo core
Per Colui che ci creò.
(Con Approvazione Ecclesiastica) {190 [190]}
1 settembre 1942
Madre Pierina Micheli
Questa sera, principiarono gli Esercizi per la Comunità. Gesù illumini e trovi anime generose. Che farò io? La Volontà di Dio. Tesoreggiare di tutto per le anime... anche della desolazione della lotta...