Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 1° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 12
1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.2E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.3Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse:5"Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?".6Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.7Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura.8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me".
9Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.10I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro,11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
12Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme,13prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:
'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,'
il re d'Israele!
14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:
15'Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene,
seduto sopra un puledro d'asina.'
16Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto.17Intanto la gente che era stata con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli rendeva testimonianza.18Anche per questo la folla gli andò incontro, perché aveva udito che aveva compiuto quel segno.19I farisei allora dissero tra di loro: "Vedete che non concludete nulla? Ecco che il mondo gli è andato dietro!".
20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci.21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: "Signore, vogliamo vedere Gesù".22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.23Gesù rispose: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo.24In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.25Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.26Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.27Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!28Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!".
29La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato".30Rispose Gesù: "Questa voce non è venuta per me, ma per voi.31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.32Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me".33Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.34Allora la folla gli rispose: "Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell'uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell'uomo?".35Gesù allora disse loro: "Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va.36Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce".
Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.
37Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui;38perché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia:
'Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
E il braccio del Signore a chi è stato rivelato?'
39E non potevano credere, per il fatto che Isaia aveva detto ancora:
40'Ha reso ciechi i loro occhi
e ha indurito il loro cuore,
perché non vedano con gli occhi
e non comprendano con il cuore, e si convertano
e io li guarisca!'
41Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui.42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga;43amavano infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio.
44Gesù allora gridò a gran voce: "Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato;45chi vede me, vede colui che mi ha mandato.46Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.48Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno.49Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare.50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me".
Primo libro dei Maccabei 10
1Nell'anno centosessanta Alessandro Epìfane, figlio di Antioco, s'imbarcò e occupò Tolemàide; vi fu riconosciuto re e cominciò a regnare.2Quando lo seppe, il re Demetrio radunò un esercito molto grande e gli mosse contro per fargli guerra.3Demetrio mandò anche lettere a Giònata con espressioni di amicizia per esaltarlo.4Diceva infatti: "Preveniamo costoro con la proposta di far pace con noi, prima che Giònata concluda un'alleanza con Alessandro contro tutti noi.5Si ricorderà certo di tutti i mali che abbiamo causati a lui, ai suoi fratelli e al suo popolo".6Gli concesse facoltà di raccogliere milizie, di preparare armi e considerarsi suo alleato e gli fece restituire gli ostaggi che erano nell'Acra.7Giònata venne in Gerusalemme e lesse le lettere davanti a tutto il popolo e a quelli dell'Acra.8Questi ebbero grande timore quando sentirono che il re gli aveva concesso facoltà di arruolare milizie.9Quelli dell'Acra restituirono gli ostaggi ed egli li rese ai loro genitori.10Giònata pose la residenza in Gerusalemme e incominciò a ricostruire e rinnovare la città.11Ordinò ai costruttori di edificare le mura e la cinta muraria del monte Sion con pietre quadrate per fortificazione, e così fecero.12Gli stranieri che stavano nelle fortezze edificate da Bàcchide fuggirono;13ognuno abbandonò la sua posizione e tornò alla sua terra;14solo in Bet-Zur erano rimasti alcuni traditori della legge e dei comandamenti; fu quello il loro rifugio.
15Il re Alessandro seppe dell'ambasciata che Demetrio aveva mandato a Giònata; gli narrarono anche le battaglie e gli atti di valore che egli e i suoi fratelli avevano compiuto e le fatiche sopportate16e disse: "Troveremo un altro come lui? Facciamocelo amico e alleato".17Scrisse e spedì a lui questa lettera:
18"Il re Alessandro al fratello Giònata salute.19Abbiamo sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto ad essere nostro amico.20Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote del tuo popolo e amico del re - gli aveva inviato anche la porpora e la corona d'oro - perché tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia con noi".21Giònata indossò le vesti sacre nel settimo mese dell'anno centosessanta nella festa delle Capanne e arruolò soldati e fece preparare molte armi.
22Demetrio venne a sapere queste cose e si rattristò e disse:23"Perché abbiamo lasciato che Alessandro ci prevenisse nell'accaparrarsi l'amicizia dei Giudei a suo sostegno?24Scriverò anch'io parole d'invito e proposte di onori e di doni, perché passino dalla nostra parte".25Scrisse loro in questi termini: "Il re Demetrio al popolo dei Giudei salute.26Avete osservato le nostre alleanze e siete rimasti nella nostra amicizia e non siete passati ai nostri nemici: l'abbiamo saputo e ne siamo felici.27Continuate dunque a mantenerci la vostra fedeltà e ricambieremo con favori quello che farete per noi.28Vi concederemo ampie immunità e vi invieremo doni.29Fin da ora dispenso voi ed esonero tutti i Giudei dal tributo e dalla tassa del sale e dalle corone.30Rinuncio anche da oggi in poi a riscuotere dalla Giudea e dai tre distretti che le sono annessi, dalla Samaria e dalla Galilea, la terza parte del grano e la metà dei frutti degli alberi che mi spetta, da oggi per sempre.31Gerusalemme sia santa ed esente con il suo distretto e così siano sacre le decime e i tributi.32Rinuncio anche al potere sull'Acra in Gerusalemme e la concedo al sommo sacerdote perché vi stabilisca uomini da lui scelti a presidiarla.33Rimetto in libertà senza compenso anche ogni persona giudea, fatta prigioniera fuori del paese di Giuda in tutti i miei domìni; tutti siano esonerati dai tributi, anche da quelli del bestiame.34Tutte le feste e i sabati e i noviluni e il triduo prima e il triduo dopo la festa siano tutti giorni di esenzione e di immunità per tutti i Giudei che sono nel mio regno;35nessuno avrà il potere di intentare causa contro di loro o di disturbarli per alcun motivo.36Si potranno arruolare nell'esercito del re fino a tremila Giudei e sarà dato loro il soldo, come spetta a tutte le forze del re.37Saranno posti di stanza alcuni di loro nelle più grandi fortezze del re, alcuni di loro saranno anche preposti agli affari di fiducia del regno; i loro superiori e i comandamenti saranno scelti tra di loro e potranno regolarsi secondo le loro leggi, come ha prescritto il re anche per la Giudea.38I tre distretti assegnati alla Giudea, detraendoli dalla regione della Samaria, saranno riconosciuti dalla Giudea e considerati come sottoposti a uno solo e non dipendenti da altra autorità che non sia quella del sommo sacerdote.39Assegno Tolemàide e le sue dipendenze come dono al tempio di Gerusalemme per le spese necessarie al santuario.40Io personalmente assegno ogni anno quindicimila sicli d'argento prelevati dai diritti del re sulle località più convenienti.41Gli ulteriori contributi che non sono stati versati dagli incaricati come negli anni precedenti, d'ora in poi saranno corrisposti per le opere del tempio.42Oltre a ciò i cinquemila sicli che venivano prelevati dall'ammontare delle entrate annuali del tempio sono anche condonati perché appartengono ai sacerdoti che vi prestano servizio.43Chiunque si rifugerà nel tempio di Gerusalemme e nella sua zona con debiti da rendere al re o per qualunque motivo, sarà dichiarato libero con quanto gli appartiene nel mio regno.44Per le costruzioni e i restauri nel tempio le spese saranno sostenute dalla cassa del re.45Anche per la costruzione delle mura e delle fortificazioni intorno a Gerusalemme le spese saranno sostenute dall'erario del re e così la costruzione di mura nella Giudea".
46Quando Giònata e il popolo intesero simili espressioni, non vi prestarono fede e non le accettarono, ricordando le grandi iniquità da lui compiute contro Israele e quanto li avesse fatti soffrire.47Ma preferirono Alessandro, perché questi era stato il primo ad avviare trattative di pace, e gli furono sempre alleati.
48Il re Alessandro raccolse grandi forze e uscì in campo contro Demetrio.49I due re attaccarono battaglia e l'esercito di Demetrio fu messo in fuga; Alessandro lo inseguì ed ebbe la meglio sulle sue truppe;50la battaglia infuriò fino al tramonto del sole e Demetrio cadde ucciso in quel giorno.
51Alessandro mandò allora ambasciatori al re Tolomeo con questo messaggio:52"Poiché sono rientrato nel mio regno e mi sono seduto sul trono dei miei padri, ho ripreso il comando e ho sconfitto Demetrio - egli si era impadronito del mio territorio53ma io gli ho mosso guerra ed egli e il suo esercito furono sconfitti dal nostro e ci siamo seduti sul trono del suo regno -54concludiamo tra di noi amicizia; tu concedimi in sposa tua figlia, io sarò tuo genero e offrirò a te e a lei doni degni di te".
55Tolomeo rispose: "Felice il giorno in cui sei tornato nella terra dei tuoi padri e ti sei seduto sul trono del loro regno.56Io farò quanto hai proposto nella lettera, ma tu vienimi incontro fino a Tolemàide, perché ci vediamo a vicenda, e io diventerò tuo suocero, come hai chiesto".
57Tolomeo partì dall'Egitto con la figlia Cleopatra e si recò a Tolemàide nell'anno centosessantadue.58Gli andò incontro il re Alessandro: Tolomeo gli diede sua figlia Cleopatra e celebrò le nozze con lei in Tolemàide secondo lo stile dei re con grande sfarzo.
59Il re Alessandro scrisse a Giònata di venirgli incontro.60Egli andò con grande parata a Tolemàide e s'incontrò con i due re; offrì loro e ai loro amici oro e argento e molti doni e si guadagnò il loro favore.61Si accordarono però contro di lui uomini pestiferi d'Israele, traditori della legge, per deporre contro di lui, ma il re non prestò loro ascolto.62Il re invece diede ordine di far deporre a Giònata le sue vesti e di rivestirlo della porpora e l'ordine fu eseguito.63Il re lo fece sedere accanto a sé e disse ai suoi ufficiali: "Attraversate con lui la città e proclamate che nessuno porti accuse contro di lui per qualunque motivo e nessuno gli rechi molestia in alcun modo".64Ora, quando i suoi accusatori videro gli onori che riceveva, come proclamava il banditore, e che era stato rivestito di porpora, si dileguarono tutti.65Il re gli conferì onori e lo ascrisse tra i suoi primi amici e lo costituì stratega e governatore della provincia.66Così Giònata tornò a Gerusalemme in pace e gioia.
67Nell'anno centosessantacinque Demetrio, figlio di Demetrio, venne da Creta nella terra dei suoi padri.68Il re Alessandro, quando lo seppe, ne fu assai preoccupato e tornò in Antiochia.69Demetrio affidò il governo della Celesiria ad Apollonio e questi raccolse un grande esercito, si accampò presso Iamnia e inviò al sommo sacerdote Giònata questo messaggio:
70"Soltanto tu ti sei alzato contro di noi e io sono diventato oggetto di derisione e di scherno a causa tua. Perché ti fai forte contro di noi stando sui monti?71Ora, se sei tanto sicuro delle tue forze, scendi contro di noi nella pianura e qui misuriamoci, perché con me c'è la forza delle città.72Infòrmati e sappi chi sono io e chi sono gli altri miei alleati. Questi ti diranno: Non potrete tener saldo il piede davanti a noi, perché già due volte sono stati da noi sconfitti i tuoi padri nella loro terra.73Così ora non potrai resistere alla cavalleria e a un esercito come il nostro in pianura, ove non c'è roccia né scoglio né luogo in cui rifugiarsi".74Quando Giònata intese le parole di Apollonio, ne ebbe l'animo irritato; scelse diecimila uomini e uscì da Gerusalemme. Suo fratello Simone gli venne incontro per aiutarlo.75Si accampò presso Giaffa, ma gli abitanti avevano chiuso la città, perché a Giaffa vi era un presidio di Apollonio. Le diedero l'assalto;76i cittadini spaventati aprirono e Giònata fu padrone di Giaffa.77Apollonio lo seppe e mise in campo tremila cavalli e molte truppe e si mosse verso Asdòd, come se intendesse fare quel percorso, ma subito si spinse nella pianura, poiché aveva una cavalleria numerosa sulla quale contava.78Giònata lo inseguì alle spalle in direzione di Asdòd e gli eserciti attaccarono battaglia.79Apollonio aveva lasciato un migliaio di cavalieri nascosti dietro di loro;80Giònata però si era accorto che c'era un appostamento dietro di lui. Quelli circondarono il suo schieramento e lanciarono frecce contro le truppe da mattina fino a sera.81Ma le truppe tennero fermo come aveva ordinato Giònata, mentre i cavalli di quelli si stancarono.82Allora Simone fece uscire le sue riserve e attaccò la falange e poiché la cavalleria ormai era esausta, quelli furono travolti e si diedero alla fuga;83i cavalieri si dispersero nella pianura e gli altri si rifugiarono in Asdòd ed entrarono in Bret-Dagon, il tempio del loro idolo, in cerca di scampo.84Giònata allora incendiò Asdòd e le città all'intorno, prese le loro spoglie e diede alle fiamme anche il tempio di Dagon e quanti vi si erano rifugiati.85Gli uccisi di spada e i morti tra le fiamme assommarono a circa ottomila uomini.86Poi Giònata tolse il campo di là e si accampò di fronte ad Ascalòna e i cittadini gli vennero incontro con grandi onori.87Così Giònata tornò in Gerusalemme con i suoi uomini carichi di bottino.88Il re Alessandro, udendo queste notizie, aumentò gli onori a Giònata;89gli inviò la fibbia d'oro che si usa inviare ai parenti del re e gli diede in possesso Ekròn e tutto il suo territorio.
Siracide 31
1L'insonnia per la ricchezza logora il corpo,
l'affanno per essa distoglie il sonno.
2L'affanno della veglia tien lontano l'assopirsi,
come una grave malattia bandisce il sonno.
3Un ricco fatica nell'accumulare ricchezze
e se smette, si ingolfa nei piaceri.
4Un povero fatica nelle privazioni della vita
e se smette, cade nell'indigenza.
5Chi ama l'oro non sarà esente da colpa,
chi insegue il denaro per esso peccherà.
6Molti sono andati in rovina a causa dell'oro,
il loro disastro era davanti a loro.
7È una trappola per quanti ne sono entusiasti,
ogni insensato vi resta preso.
8Beato il ricco, che si trova senza macchia
e che non corre dietro all'oro.
9Chi è costui? noi lo proclameremo beato:
difatti egli ha compiuto meraviglie in mezzo al suo popolo.
10Chi ha subìto la prova, risultando perfetto?
Sarà un titolo di gloria per lui.
Chi, potendo trasgredire, non ha trasgredito,
e potendo compiere il male, non lo ha fatto?
11Si consolideranno i suoi beni
e l'assemblea celebrerà le sue beneficenze.
12Hai davanti una tavola sontuosa?
Non spalancare verso di essa la tua bocca
e non dire: "Che abbondanza qua sopra".
13Ricòrdati che l'occhio cattivo è un male.
Che cosa è stato creato peggiore dell'occhio?
Per questo esso lacrima in ogni circostanza.
14Dove guarda l'ospite, non stendere la mano;
non intingere nel piatto insieme con lui.
15Giudica le esigenze del prossimo dalle tue;
e su ogni cosa rifletti.
16Mangia da uomo ciò che ti è posto innanzi;
non masticare con voracità per non renderti odioso.
17Sii il primo a smettere per educazione,
non essere ingordo per non incorrere nel disprezzo.
18Se siedi tra molti invitati,
non essere il primo a stendere la mano.
19Quanto poco è sufficiente per un uomo educato,
una volta a letto non si sente soffocato.
20Sonno salubre con uno stomaco ben regolato,
al mattino si alza e il suo spirito è libero.
Travaglio di insonnia, coliche e vomiti
accompagnano l'uomo ingordo.
21Se sei stato forzato a eccedere nei cibi,
àlzati, va' a vomitare e sarai sollevato.
22Ascoltami, figlio, e non disprezzarmi,
alla fine troverai vere le mie parole.
In tutte le azioni sii moderato
e nessuna malattia ti coglierà.
23Molte labbra loderanno chi è splendido nei banchetti,
e vera è la testimonianza della sua munificenza.
24La città mormora di chi è tirchio nei banchetti;
ed esatta è la testimonianza della sua avarizia.
25Non fare il forte con il vino,
perché ha mandato molti in rovina.
26La fornace prova il metallo nella tempera,
così il vino i cuori in una sfida di arroganti.
27Il vino è come la vita per gli uomini,
purché tu lo beva con misura.
Che vita è quella di chi non ha vino?
Questo fu creato per la gioia degli uomini.
28Allegria del cuore e gioia dell'anima
è il vino bevuto a tempo e a misura.
29Amarezza dell'anima è il vino bevuto in quantità,
con eccitazione e per sfida.
30L'ubriachezza accresce l'ira dello stolto a sua rovina,
ne diminuisce le forze e gli procura ferite.
31Durante un banchetto non rimproverare il vicino,
non deriderlo nella sua letizia.
Non dirgli parola di rimprovero
e non tormentarlo col chiedergli ciò che ti deve.
Salmi 97
1Il Signore regna, esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
2Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sono la base del suo trono.
3Davanti a lui cammina il fuoco
e brucia tutt'intorno i suoi nemici.
4Le sue folgori rischiarano il mondo:
vede e sussulta la terra.
5I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
6I cieli annunziano la sua giustizia
e tutti i popoli contemplano la sua gloria.
7Siano confusi tutti gli adoratori di statue
e chi si gloria dei propri idoli.
Si prostrino a lui tutti gli dèi!
8Ascolta Sion e ne gioisce,
esultano le città di Giuda
per i tuoi giudizi, Signore.
9Perché tu sei, Signore,
l'Altissimo su tutta la terra,
tu sei eccelso sopra tutti gli dèi.
10Odiate il male, voi che amate il Signore:
lui che custodisce la vita dei suoi fedeli
li strapperà dalle mani degli empi.
11Una luce si è levata per il giusto,
gioia per i retti di cuore.
12Rallegratevi, giusti, nel Signore,
rendete grazie al suo santo nome.
Isaia 66
1Così dice il Signore:
"Il cielo è il mio trono,
la terra lo sgabello dei miei piedi.
Quale casa mi potreste costruire?
In quale luogo potrei fissare la dimora?
2Tutte queste cose ha fatto la mia mano
ed esse sono mie - oracolo del Signore -.
Su chi volgerò lo sguardo?
Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito
e su chi teme la mia parola.
3Uno sacrifica un bue e poi uccide un uomo,
uno immola una pecora e poi strozza un cane,
uno presenta un'offerta e poi sangue di porco,
uno brucia incenso e poi venera l'iniquità.
Costoro hanno scelto le loro vie,
essi si dilettano dei loro abomini;
4anch'io sceglierò la loro sventura
e farò piombare su di essi ciò che temono,
perché io avevo chiamato e nessuno ha risposto,
avevo parlato e nessuno ha ascoltato.
Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi,
hanno preferito quello che a me dispiace".
5Ascoltate la parola del Signore,
voi che venerate la sua parola.
Hanno detto i vostri fratelli che vi odiano,
che vi respingono a causa del mio nome:
"Mostri il Signore la sua gloria,
e voi fateci vedere la vostra gioia!".
Ma essi saranno confusi.
6Giunge un rumore, un frastuono dalla città,
un rumore dal tempio:
è la voce del Signore che paga
il contraccambio ai suoi nemici.
7Prima di provare i dolori, ha partorito;
prima che le venissero i dolori,
ha dato alla luce un maschio.
8Chi ha mai udito una cosa simile,
chi ha visto cose come queste?
Nasce forse un paese in un giorno;
un popolo è generato forse in un istante?
Eppure Sion, appena sentiti i dolori,
ha partorito i figli.
9"Io che apro il grembo materno,
non farò partorire?" dice il Signore.
"Io che faccio generare, chiuderei il seno?"
dice il tuo Dio.
10Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa quanti la amate.
Sfavillate di gioia con essa
voi tutti che avete partecipato al suo lutto.
11Così succhierete al suo petto
e vi sazierete delle sue consolazioni;
succhierete, deliziandovi,
all'abbondanza del suo seno.
12Poiché così dice il Signore:
"Ecco io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la prosperità;
come un torrente in piena
la ricchezza dei popoli;
i suoi bimbi saranno portati in braccio,
sulle ginocchia saranno accarezzati.
13Come una madre consola un figlio
così io vi consolerò;
in Gerusalemme sarete consolati.
14Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saran rigogliose come erba fresca.
La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi,
ma si sdegnerà contro i suoi nemici.
15Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco,
i suoi carri sono come un turbine,
per riversare con ardore l'ira,
la sua minaccia con fiamme di fuoco.
16Con il fuoco infatti il Signore farà giustizia
su tutta la terra
e con la spada su ogni uomo;
molti saranno i colpiti dal Signore.
17Coloro che si consacrano e purificano nei giardini,
seguendo uno che sta in mezzo,
che mangiano carne suina, cose abominevoli e topi,
insieme finiranno - oracolo del Signore -
18con le loro opere e i loro propositi.
Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.19Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle genti di Tarsis, Put, Lud, Mesech, Ros, Tubal e di Grecia, ai lidi lontani che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunzieranno la mia gloria alle nazioni.20Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutti i popoli come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari al mio santo monte di Gerusalemme, dice il Signore, come i figli di Israele portano l'offerta su vasi puri nel tempio del Signore.21Anche tra essi mi prenderò sacerdoti e leviti, dice il Signore.
22Sì, come i nuovi cieli
e la nuova terra, che io farò,
dureranno per sempre davanti a me
- oracolo del Signore -
così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome.
23In ogni mese al novilunio,
e al sabato di ogni settimana,
verrà ognuno a prostrarsi
davanti a me, dice il Signore.
24Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini
che si sono ribellati contro di me;
poiché il loro verme non morirà,
il loro fuoco non si spegnerà
e saranno un abominio per tutti".
Lettera agli Ebrei 8
1Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si 'è assiso alla destra' del trono della maestà nei cieli,2ministro del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha costruito.
3Ogni sommo sacerdote infatti viene costituito per offrire doni e sacrifici: di qui la necessità che anch'egli abbia qualcosa da offrire.4Se Gesù fosse sulla terra, egli non sarebbe neppure sacerdote, poiché vi sono quelli che offrono i doni secondo la legge.5Questi però attendono a un servizio che è una copia e un'ombra delle realtà celesti, secondo quanto fu detto da Dio a Mosè, quando stava per costruire la Tenda: 'Guarda', disse, 'di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte'.
6Ora invece egli ha ottenuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l'alleanza di cui è mediatore, essendo questa fondata su migliori promesse.7Se la prima infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un'altra.8Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice:
'Ecco vengono giorni, dice il Signore,
quando io stipulerò con la casa d'Israele
e con la casa di Giuda
un'alleanza nuova;'
9'non come l'alleanza che feci con i loro padri,
nel giorno in cui li presi per mano
per farli uscire dalla terra d'Egitto;
poiché essi non son rimasti fedeli alla mia alleanza,
anch'io non ebbi più cura di loro, dice il Signore'.
10'E questa è l'alleanza che io stipulerò con la casa
d'Israele
dopo quei giorni, dice il Signore:
porrò le mie leggi nella loro mente
e le imprimerò nei loro cuori;
sarò il loro Dio
ed essi saranno il mio popolo'.
11'Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino,
né alcuno il proprio fratello, dicendo:
Conosci il Signore!
Tutti infatti mi conosceranno,
dal più piccolo al più grande di loro'.
12'Perché io perdonerò le loro iniquità
e non mi ricorderò più dei loro peccati'.
13Dicendo però 'alleanza nuova', Dio ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a sparire.
Capitolo XXV: In che cosa consistono la stabilità della pace interiore e il vero progresso spirituale
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, così ho detto "io vi lascio la pace; vi dono la mia pace; non quella, però, che dà il mondo" (Gv 14,27). Tutti tendono alla pace; non tutti però si preoccupano di ciò che caratterizza la vera pace. La mia pace è con gli umili e i miti di cuore; e la tua pace consisterà nel saper molto sopportare. Se mi ascolterai e seguirai le mie parole, potrai godere di una grande pace. Che farò dunque? In ogni cosa guarda bene a quello che fai e a quello che dici. Sia questa la sola tua intenzione, essere caro soltanto a me; non desiderare né cercare altro, fuori di me; non giudicare mai avventatamente quello che dicono o fanno gli altri e non impicciarti in faccende che non ti siano state affidate. In tal modo potrai essere meno turbato, o più raramente; ché non sentire mai turbamento alcuno e non patire alcuna noia, nello spirito e nel corpo, non è di questa vita, ma è condizione propria della pace eterna.
2. Perciò non credere di aver trovato la vera pace, soltanto perché non senti difficoltà alcuna; non credere che tutto vada bene, soltanto perché non hai alcuno che ti si ponga contro; non credere che tutto sia perfetto, soltanto perché ogni cosa avviene secondo il tuo desiderio; non pensare di essere qualcosa di grande o di essere particolarmente caro a Dio, soltanto perché ti trovi in stato di grande e soave devozione. Non è da queste cose, infatti, che si distingue colui che ama veramente la virtù; non è in queste cose che consistono il progresso e la perfezione dell'uomo. In che cosa, dunque, o Signore? Nell'offrire te stesso, con tutto il cuore, al volere di Dio, senza cercare alcunché di tuo, nelle piccole come nelle grandi cose, per il tempo presente come per l'eternità; così che tu sia sempre, alla stessa maniera, imperturbabilmente, in atto di ringraziamento, bilanciando bene tutte le cose, le prospere e le contrarie. Quando sarai tanto forte e generoso nella fede che, pur avendo perduta ogni consolazione interiore, saprai disporre il tuo animo a soffrire ancor di più - senza trovare scuse, come se tu non dovessi subire tali e tanto grandi patimenti -; anzi quando mi proclamerai giusto e mi dirai santo qualunque sia la mia volontà, allora sì che tu camminerai nella vera e giusta strada della pace; allora sì che avrai la sicura speranza di rivedere con gioia il mio volto. Se poi arriverai a disprezzare pienamente te stesso, sappi che allora godrai di pace sovrabbondante , per quanto è possibile alla tua condizione di pellegrino su questa terra.
DISCORSO 195 NATALE DEL SIGNORE
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLe due nascite mirabili di Cristo.
1. Il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio e insieme figlio dell'uomo, nato dal Padre senza madre, creò i tempi; nato dalla madre senza padre, rese sacro questo giorno; invisibile nella nascita divina, visibile in quella umana, mirabile in entrambe. È difficile dire a quale delle due nascite si riferisca in particolare quanto di lui ha predetto il Profeta: Chi potrà spiegare la sua generazione? 1. Se a quella divina nella quale, pur non essendo mai nato, ha un Padre coeterno a lui; oppure a quella umana nella quale finalmente è nato, pur avendo già creato la madre per essere formato nel suo seno. Se a quella divina in cui da sempre è nato perché sempre è stato - chi infatti potrà spiegare come sia sorta la luce da luce, pur costituendo ambedue un'unica luce? come sia nato Dio da Dio senza che con ciò crescesse il numero degli dèi? come si possa dire: è nato, come di una cosa passata, mentre in quella nascita non trascorse un tempo per cui potesse divenire passata né precedette un tempo per cui potesse divenire futura né ci fu un presente come se ancora fosse in atto e non fosse compiuta? -.... Chi potrà spiegare questa nascita divina, se quanto bisogna spiegare rimane al di sopra dei tempi, mentre le parole di chi spiega scorrono nel tempo? Ma anche questa nascita umana da una vergine chi potrà spiegarla? Il suo concepimento nel corpo della Vergine infatti non è avvenuto con contatto carnale, la sua nascita dal corpo della Vergine rese turgido il seno della madre che lo nutriva senza toglierle l'integrità al momento del parto. Chi potrà dunque spiegare anche una sola o ambedue queste nascite?.
Cristo figlio di Maria, sposo della Chiesa.
2. Questi è il Signore nostro Dio, questi è il mediatore tra Dio e gli uomini: l'uomo Salvatore nostro 2 il quale, nato dal Padre, creò anche la madre; formato dalla madre glorificò anche il Padre: Unigenito del Padre senza nascere da una donna, unigenito della madre senza concorso di uomo. Questi è il più bello tra i figli dell'uomo 3, figlio di Maria la santa, sposo della Chiesa santa, che ha reso simile a sua madre: infatti l'ha fatta madre per noi e la custodisce vergine per sé. Alla Chiesa infatti si riferisce l'Apostolo quando dice: Vi ho fidanzati ad un solo sposo, per presentarvi a Cristo come una vergine casta 4. Di essa dice ancora l'Apostolo che è nostra madre, non schiava ma libera, i cui figli, pur essendo l'abbandonata, sono più numerosi di quelli di colei che ha marito 5. La Chiesa, come Maria, rimane per sempre integra e feconda pur rimanendo incorrotta. Quanto Maria meritò di conservare nel corpo la Chiesa lo conserva nel cuore; la differenza è che Maria partorì un solo figlio, la Chiesa ne partorisce molti, da riunire però in unità tramite quell'unico figlio di Maria.
I motivi della nascita di Cristo.
3. Oggi è il giorno in cui venne al mondo colui per mezzo del quale è stato creato il mondo 6, in cui si è reso presente con un corpo colui che mai è assente con la sua potenza: perché era già in questo mondo e venne nella sua casa 7. Era nel mondo ma il mondo non lo conosceva: la luce risplendeva nelle tenebre ma le tenebre non l'hanno accolta 8. Venne nella carne per purificare la carne dai vizi. Si presentò come terra medicamentosa 9, per guarire i nostri occhi interiori, che la nostra terra esteriore aveva accecato; affinché, guariti gli occhi, noi che eravamo prima tenebre diventassimo luce nel Signore 10. In modo che non più la luce risplenda nelle tenebre mentre noi siamo impossibilitati a vederla 11 ma, potendola noi fissare, ci risplenda in tutto il suo chiarore. Per questo lo sposo uscì dalla stanza nuziale, percorrendo la sua via come lieto campione 12. Bello come uno sposo, forte come un campione, amabile e terribile, severo e sereno, bello per i buoni, duro per i cattivi, rimanendo nel seno del Padre entrò nel grembo della madre. In questo talamo, cioè nel grembo della Vergine, la natura divina si unì a quella umana: lì il Verbo si è fatto carne per noi perché, nato dalla madre, abitasse in mezzo a noi 13; perché, precedendoci presso il Padre, ci preparasse un posto ove abitare per sempre 14. Celebriamo dunque con gioia e solennità questo giorno e aspiriamo con fede a quel giorno eterno, confidando in colui che, pur essendo eterno, è nato per noi nel tempo.
1 - Is 53, 8.
2 - Cf. 1 Tm 2, 5.
3 - Cf. Sal 44, 3.
4 - 2 Cor 11, 2.
5 - Cf. Gal 4, 26-27.
6 - Cf. Gv 1, 3.
7 - Cf. Gv 1, 10. 11.
8 - Cf. Gv 1, 5. 10.
9 - Cf. Mc 8, 23; Gv 9, 6.
10 - Cf. Ef 5, 8.
11 - Cf. Gv 1, 5.
12 - Cf. Sal 18, 6.
13 - Cf. Gv 1, 14.
14 - Cf. Gv 14, 3.
22 - Gesù, Maria e Giuseppe, accompagnati dagli angeli, intraprendono il viaggio per l'Egitto ed arrivano alla città di Gaza.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca619. I nostri celesti pellegrini partirono da Gerusalemme per il loro esilio, nascosti dal silenzio e dall'oscurità della notte, ripieni però di sollecitudine, dovuta al pegno del cielo che conducevano con sé in una terra straniera, non conosciuta da loro. Il Signore permetteva questa pena, sebbene la fede e la speranza li confortassero, poiché non avrebbero potuto esservene altre più alte di quelle della nostra Regina e del suo fedelissimo sposo. Tale pena, infatti, era naturalmente inevitabile per l'amore che essi portavano al bambino Gesù, e perché non sapevano in particolare tutti gli imprevisti di un viaggio tanto lungo, né come esso si sarebbe concluso, né come sarebbero stati ricevuti in Egitto essendo forestieri, e neppure le opportunità che avrebbero avuto per allevare il bambino e per portarlo per tutto il viaggio senza grandi difficoltà. Molti affanni e pensieri assalirono il cuore della santissima Madre e del suo sposo, nel partire con tanta fretta dalla loro casa. Questo dolore, però, si attenuò molto con la presenza degli angeli del cielo; subito, infatti, i diecimila sopra nominati si manifestarono in forma umana visibile con la loro solita bellezza e splendore, con cui trasformarono la notte in chiarissimo giorno per i celesti viandanti. Uscendo dalle porte della città, essi si inchinarono e adorarono il Verbo fatto uomo nelle braccia della sua vergine Madre; la incoraggiarono, offrendosi di nuovo al suo servizio ed alla sua ubbidienza, assicurandola che l'avrebbero accompagnata e guidata nel viaggio, dove la volontà del Signore li avrebbe condotti.
620. Ad un cuore afflitto qualunque sollievo pare apprezzabile; questo poi, essendo tanto grande, confortò molto la nostra Regina ed il suo sposo Giuseppe. Così, con grande coraggio, diedero inizio al loro cammino, uscendo da Gerusalemme per la porta e la strada che guida a Nazaret. La divina Madre nutriva qualche desiderio di ripassare dal luogo della nascita di Gesù per adorare quella veneranda grotta e presepio sacro che fu la prima dimora del suo santissimo Figlio nel mondo. I santi angeli risposero al suo pensiero ancora prima che lo manifestasse, e le dissero: «Regina e signora nostra, Madre del nostro Creatore, conviene che affrettiamo il viaggio e proseguiamo il cammino. Il popolo, infatti, è agitato, perché i Magi si sono allontanati senza tornare a Gerusalemme, e poi per le parole del sacerdote Simeone e di Anna. Alcuni hanno incominciato a dire che siete la madre del Messia; altri che avete notizia di lui; ed altri che vostro Figlio è profeta. Si sono formate diverse opinioni circa la visita che vi fecero i re in Betlemme, ed Erode è informato di tutto. Egli ha comandato che facciano con grande impegno ricerca di voi: in ciò si impiegherà estrema cura. Per questo l'Altissimo vi ha ordinato di partire di notte e con tanta fretta».
621. La Regina del cielo ubbidì alla volontà dell'Onnipotente, manifestatale dai santi angeli, suoi ministri. Sulla strada, mentre camminavano, fece omaggio al sacro luogo in cui era nato il suo Unigenito, e rinnovò la memoria dei misteri compiuti e dei favori che vi aveva ricevuti. L'angelo, che custodiva quel luogo santo, uscì sulla strada in forma visibile e adorò il Verbo fatto uomo nelle braccia della sua divina Madre; ed ella, per averlo visto ed avergli parlato, sentì nuova consolazione ed allegrezza. La pietosa Signora, colma di carità, desiderava prendere la via di Ebron, poiché non era lontana da quella che essi percorrevano. Avrebbe così potuto incontrare santa Elisabetta, sua amica e parente, col figlio san Giovanni. La sollecitudine di san Giuseppe, che era più timoroso, impedì anche questa sosta; egli disse alla divina sposa: «Signora mia, credo sia importante non interrompere il viaggio neppure per un istante e allontanarci subito dal pericolo. Non conviene, perciò, passare per Ebron, dove potrebbero trovarci con più facilità, ma per altra parte». «Sia fatta la vostra volontà - rispose subito l'umile Regina - però, se volete, pregherò uno di questi spiriti celesti che vada ad informare Elisabetta, mia cugina, sulla causa del nostro viaggio, affinché metta in salvo il suo bambino, perché lo sdegno di Erode avanzerà fino a raggiungerlo».
622. La Regina del cielo sapeva l'intenzione di Erode di uccidere i bambini, benché non lo avesse mai manifestato. Quello, però, che qui mi fa stupire, è l'umiltà e l'ubbidienza di Maria santissima. Ella non solo ubbidì a san Giuseppe in quello che le comandava, ma anche in ciò che la riguardava personalmente, come inviare l'angelo a santa Elisabetta; avrebbe potuto dargli il comando e inviarlo da sola, con un ordine intellettivo, ma non volle farlo senza la volontà e l'ubbidienza del suo sposo. Confesso la mia confusione e ottusità, perché non sazio la mia sete alla sorgente purissima delle acque che ho davanti agli occhi, né approfitto della luce e del modello che in essa mi viene proposto, nonostante sia così vivo, così soave, forte e dolce da impegnare e indurre tutti a rinnegare la propria nociva volontà. Col volere del suo sposo, la nostra grande Maestra inviò uno dei suoi principali assistenti ad avvisare santa Elisabetta di ciò che stava succedendo. Essendo superiore agli angeli, informò in questa occasione intellettivamente il suo messaggero di ciò che doveva dire alla santa madre ed al bambino Giovanni.
623. Il santo angelo arrivò dalla felice e benedetta Elisabetta e, tenendo presente l'ordine e la volontà della Regina, la informò di tutto quello che era conveniente sapesse. Le disse come la Madre di Dio stesse fuggendo con il bambino dall'ira di Erode, e le parlò dell'attenzione che questi impiegava nel ricercarlo per togliergli la vita; poi, l'avvisò di nascondere Giovanni per metterlo al sicuro ed in salvo. Infine le comunicò altri misteri del Verbo fatto uomo, secondo quanto gli aveva ordinato la divina Madre. Santa Elisabetta, a questo annunzio, fu piena di meraviglia e di gioia, e disse al santo angelo che avrebbe desiderato uscire sulla strada per adorare il bambino Gesù e vedere la sua fortunata madre; gli chiese inoltre se avrebbe potuto raggiungerli. Egli le rispose che il suo re e Signore fatto uomo andava con sua Madre lontano da Ebron, e non era bene trattenerli. Dopo queste parole santa Elisabetta abbandonò la sua speranza. Affidando agli angeli dolci saluti per il Figlio e per la Madre, restò molto intenerita e commossa, mentre il messaggero fece ritorno dalla Regina con la risposta. Santa Elisabetta inviò subito un messo con alcuni regali sulle tracce dei celesti pellegrini; mandò loro cose da mangiare, denari e stoffa per fare i pannicelli per il bambino, prevedendo le necessità che avrebbero avuto, andando in terra straniera. Il messo li raggiunse nella città di Gaza, distante da Gerusalemme circa venti ore di cammino e situata sulla riva del fiume Besor, via per passare dalla Palestina in Egitto, non lontano dal mare Mediterraneo.
624. In Gaza riposarono due giorni, essendo un po' affaticati san Giuseppe e l'asinello che portava la Regina. Di là congedarono il servo di santa Elisabetta, ed il santo sposo non si dimenticò di avvertirlo di non dire a nessuno dove li aveva incontrati. Con maggiore attenzione Dio prevenne questo pericolo, togliendo dalla memoria di quell'uomo quanto san Giuseppe gli aveva ordinato di tacere. Si ricordò solo la risposta che doveva portare a santa Elisabetta, sua padrona. Maria santissima condivise con i poveri il regalo da lei ricevuto: non poteva dimenticarli colei che era loro madre. Delle tele fece un mantello per riparare il divino bambino ed un altro, adatto al viaggio ed alla stagione, per san Giuseppe. Preparò inoltre altre cose che avrebbero potuto portare nel loro povero bagaglio. Maria santissima, piena di saggezza, non voleva ottenere con miracoli quanto avrebbe potuto procurarsi con il suo impegno ed il suo lavoro per mantenere il Figlio e san Giuseppe. Per questo, infatti, si amministrava secondo l'ordine naturale e comune, cioè sin dove arrivavano le sue forze. Nei due giorni in cui dimorarono nella città di Gaza, Maria purissima fece alcune opere degne d'ammirazione. Liberò due infermi dal pericolo della morte, ridonando loro la salute, e guarì un'altra donna rattrappita. Nelle anime di molti che la videro e le parlarono, operò effetti straordinari circa la conoscenza di Dio e il cambiamento di vita: tutti ne riportavano grandi motivi di lode al Creatore. A nessuno, però, essi resero nota la loro patria, né l'intenzione del viaggio, perché, se a queste notizie si fosse sommato il messaggio delle loro opere meravigliose, sarebbe stato possibile a Erode giungere ad indagare sul loro cammino e farli inseguire.
625. Mi mancano le parole adatte e molto più la devozione e la cautela necessarie per misteri tanto arcani e meravigliosi, per poter manifestare ciò che mi è dato di conoscere circa le opere fatte durante il viaggio dal bambino Gesù e dalla vergine Madre. Le braccia di Maria purissima sempre servivano come soave letto al nuovo e vero re Salomone. Mentre ella contemplava i segreti di quell'umanità ed anima santissima, accadeva a volte che entrambi alternassero dolci colloqui e cantici di lode da lui iniziati, magnificando in primo luogo l'infinito essere di Dio, con tutti i suoi attributi e le sue perfezioni. Maria santissima riceveva per mezzo di questi atti nuova luce e visioni intellettuali. In esse conosceva l'altissimo mistero dell'unità dell'essenza nella trinità delle Persone; gli atti ad intra della generazione del Verbo e della processione dello Spirito Santo; come sempre sono ed è il Verbo generato per opera dell'intelletto e lo Spirito Santo emanato per opera della volontà. Ciò non perché vi sia successione tra prima e dopo, perché tutto è insieme nell'eternità, ma perché noi lo conosciamo nel fluire continuo del tempo. Ella intendeva anche come le tre Persone si comprendono reciprocamente con un medesimo intendere, come conoscono la persona del Verbo unita all'umanità, e gli effetti che in questa risultano dall'essere assunta nella Divinità.
626. Con questa sapienza così eminente, ella discendeva dalla Divinità all'umanità, e componeva nuovi cantici di lode e ringraziamento a Dio, per aver creato quell'umanità santissima e perfettissima in anima e corpo: l'anima colma di sapienza, grazia e doni dello Spirito Santo con tutta la pienezza ed abbondanza possibili; il corpo purissimo ed in sommo grado bene ordinato e costituito. Subito considerava tutti gli atti tanto meravigliosi e gloriosi delle sue facoltà. Avendoli, poi, ordinatamente imitati tutti, passava a benedirlo e a ringraziarlo per averla fatta sua madre e per essere stata senza peccato, scelta fra migliaia, esaltata ed arricchita con tutti i favori e doni della sua destra onnipotente, che si possono trovare in una semplice creatura. Nella lode e gloria di questi e di altri misteri che in essi sono racchiusi, il bambino parlava e la madre rispondeva cose che né la lingua degli angeli può spiegare, né l'intelletto di alcuna creatura può comprendere. La divina Signora era concentrata in tutto questo, senza venir meno alle premure di riparare il bambino, di dargli il latte tre volte al giorno, di fargli vezzi e carezze come la madre più amorosa ed attenta di tutte le altre messe insieme.
627. Altre volte gli rivolgeva queste parole: «Dolcissimo amore e Figlio mio, datemi il permesso di farvi una domanda e di manifestarvi il mio desiderio, benché voi, mio Signore, già lo conosciate. Io, però, avrò così la consolazione di ascoltare le vostre parole nel rispondermi. Ditemi, vita dell'anima mia e luce dei miei occhi, se vi stanca la fatica del viaggio, e se vi tormentano le inclemenze del tempo e della natura e, infine, che cosa possa io fare per esservi utile ed alleviare le vostre sofferenze». Allora il Dio bambino le rispondeva: «Madre mia, tutti i tormenti e le fatiche sopportati per amore del mio Padre eterno e degli uomini che vengo ad istruire e redimere, mi divengono facili e molto dolci, specie in vostra compagnia». Alcune volte il bambino piangeva con grave serenità e da uomo perfetto. La Madre dispiaciuta e piena di amore ne considerava subito la causa, cercandola nell'intimo di lui, che ella conosceva e contemplava. Qui comprendeva che erano lacrime d'amore e compassione per la salvezza degli uomini, causate dalle loro ingratitudini; in questa pena ed in questo pianto lo accompagnava ancora la dolce Madre. Era solita, come tortora compassionevole, associarsi a lui nei gemiti, mentre, come tenera madre, lo accarezzava e lo baciava con incomparabile devozione. Il fortunato Giuseppe fissava l'attenzione molte volte su questi misteri divini; ne veniva illuminato, e con essi si sollevava dalla stanchezza del cammino. Altre volte parlava con la sua sposa, domandandole come stava e se gradisse qualcosa per sé o per il bambino; a lui si accostava e lo adorava, baciandogli i piedi e chiedendogli la benedizione, e alcune volte lo prendeva nelle sue braccia. Il gran patriarca con queste consolazioni si riprendeva dolcemente dai disagi del cammino. La sua sposa lo rincuorava ed animava, badando a tutto con cuore generoso, senza che in lei venisse meno la sollecitudine per l'attenzione al visibile, e neppure che ella mancasse a questo per l'altezza dei suoi sublimi pensieri e costanti affetti, poiché in tutto era perfettissima.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
628. Figlia mia carissima, per l'imitazione e la conoscenza che voglio siano in te circa ciò che hai scritto, ti saranno d'esempio lo stupore e l'amore, che produceva nella mia anima la luce divina. Per suo mezzo sapevo che il mio santissimo Figlio si assoggettava, di propria volontà, al furore inumano degli uomini perversi, come successe con Erode in questa occasione, in cui fuggimmo dalla sua ira, e poi con i malvagi responsabili del potere religioso e civile. In tutte le opere dell'Altissimo risplendono la sua grandezza, la sua bontà e la sua sapienza infinita. Quello che, però, il mio intelletto ammirava maggiormente, era il contemplare nello stesso tempo, con altissima luce, l'essere di Dio nella persona del Verbo unita all'umanità, e che il mio santissimo Figlio era Dio eterno, onnipotente, infinito, creatore e conservatore di tutto. Non solo la vita e l'essere di quell'iniquo re dipendeva da questo favore, ma l'umanità santissima del suo Figlio intercedeva e pregava il Padre affinché gli desse, insieme, consigli, aiuti e molti beni. Gli era molto facile il castigarlo e non lo fece, anzi con le sue suppliche gli ottenne che non venisse punito realmente secondo la sua malizia. Anche se alla fine si perse, come reprobo ed ostinato, soffre, però, una pena minore di quella che gli sarebbe stata data se il mio Figlio santissimo non avesse pregato per lui. Io cercai di imitare tutto questo, specialmente quanto in esso è contenuto circa l'incomparabile misericordia e mansuetudine del mio Figlio santissimo. Egli, come maestro, mi insegnava con le opere ciò che poi avrei dovuto correggere con l'esempio, le parole ed i gesti d'amore verso i nemici. Il mio cuore si scioglieva e le mie forze venivano meno per il desiderio di amarlo, imitarlo e seguirlo nel suo amore, nella sua carità, pazienza e mansuetudine, specie quando capivo che egli nascondeva e dissimulava il suo potere infinito. Egli, leone invincibile, si abbandonava come agnello umile e mansuetissimo al furore dei lupi sanguinari.
629. Ti propongo questo esempio perché tu l'abbia sempre davanti e comprenda come e fino a che punto devi soffrire, perdonare ed amare chi ti offenderà, dato che né tu, né altre creature siete innocenti e senza alcuna colpa. Molti, anzi, si trovano con ripetuti peccati gravi, tanto da meritare giustamente quanto soffrono. Pertanto, se per mezzo delle persecuzioni devi conseguire il gran bene di questa imitazione, per quale ragione non reputarle una gran fortuna; non amare chi ti fa acquistare la massima perfezione; non gradire questo favore, considerando non nemico, ma tuo benefattore colui che ti pone nell'occasione di guadagnare ciò che tanto ti interessa? Avendo davanti agli occhi ciò che ti è stato proposto non potrai discolparti, se manchi; tienilo ben fisso davanti a te, poiché te lo fa presente Gesù, luce divina, e ciò che di lui conosci e sei in grado di penetrare.30 luglio 1944
Madre Pierina Micheli
Il Padre prima di darmi Gesù mi disse di chiedere di guarire e di chiedere un grande amore. Il secondo mi basterebbe, ma non voglio altro che ubbidire e l'ho chiesto senza restrizione. L'ubbidienza è tutta la mia forza e la mia pace.