Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 1° settimana del tempo ordinario (Sant'Antonio Abate)
Vangelo secondo Matteo 22
1Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:2"Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.4Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.5Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
7Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.8Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.10Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.11Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,12gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.13Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".
15Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi.16Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno.17Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?".18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché mi tentate?19Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro.20Egli domandò loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?".21Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".22A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.
23In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono:24"Maestro, Mosè ha detto: 'Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello'.25Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello.26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo.27Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna.28Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta".29E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio.30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo.31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:32'Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe?' Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi".33Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina.
34Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme35e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova:36"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?".37Gli rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima' e con tutta la tua mente.38Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.39E il secondo è simile al primo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'.40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".
41Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro:42"Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?". Gli risposero: "Di Davide".43Ed egli a loro: "Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:
44'Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?'
45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?".46Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.
Primo libro di Samuele 10
1Samuele prese allora l'ampolla dell'olio e gliela versò sulla testa, poi lo baciò dicendo: "Ecco: il Signore ti ha unto capo sopra Israele suo popolo. Tu avrai potere sul popolo del Signore e tu lo libererai dalle mani dei nemici che gli stanno intorno. Questo ti sarà il segno che proprio il Signore ti ha unto capo sulla sua casa:2oggi, quando sarai partito da me, troverai due uomini presso il sepolcro di Rachele sul confine con Beniamino in Zelzach. Essi ti diranno: Sono state ritrovate le asine che sei andato a cercare. Ecco tuo padre non bada più alla faccenda delle asine, ma è preoccupato di voi e va dicendo: Che devo fare per mio figlio?3Passerai in fretta di là e andrai oltre; quando arriverai alla quercia del Tabor, vi troverete tre uomini in viaggio per salire a Dio in Betel: uno porterà tre capretti, l'altro porterà tre pani rotondi, il terzo porterà un otre di vino.4Ti domanderanno se stai bene e ti daranno due pani, che tu prenderai dalle loro mani.5Giungerai poi a Gàbaa di Dio, dove c'è una guarnigione di Filistei e mentre entrerai in città, incontrerai un gruppo di profeti che scenderanno dall'altura preceduti da arpe, timpani, flauti e cetre, in atto di fare i profeti.6Lo spirito del Signore investirà anche te e ti metterai a fare il profeta insieme con loro e sarai trasformato in un altro uomo.7Quando questi segni che ti riguardano saranno accaduti, farai come vorrai, perché Dio sarà con te.8Tu poi scenderai a Gàlgala precedendomi. Io scenderò in seguito presso di te per offrire olocausti e immolare sacrifici di comunione. Sette giorni aspetterai, finché io verrò a te e ti indicherò quello che dovrai fare".
9Ed ecco, quando quegli ebbe voltato le spalle per partire da Samuele, Dio gli mutò il cuore e tutti questi segni si verificarono il giorno stesso.10I due arrivarono là a Gàbaa ed ecco, mentre una schiera di profeti avanzava di fronte a loro, lo spirito di Dio lo investì e si mise a fare il profeta in mezzo a loro.
11Allora quanti lo avevano conosciuto prima, vedendolo d'un tratto fare il profeta con i profeti, si dissero l'un l'altro fra la gente: "Che è accaduto al figlio di Kis? È dunque anche Saul tra i profeti?".12Uno del luogo disse: "E chi è il loro padre?". Per questo passò in proverbio l'espressione: "È dunque anche Saul tra i profeti?".13Quando ebbe terminato di profetare andò sull'altura.14Lo zio di Saul chiese poi a lui e al suo servo: "Dove siete andati?". Rispose: "A cercare le asine e, vedendo che non c'erano, ci siamo recati da Samuele".15Lo zio di Saul soggiunse: "Suvvia, raccontami quello che vi ha detto Samuele".16Saul rispose allo zio: "Ci ha assicurato che le asine erano state ritrovate". Ma non gli riferì il discorso del regno, che gli aveva tenuto Samuele.
17Samuele radunò il popolo davanti a Dio in Mizpa18e disse a tutti gli Israeliti: "Dice il Signore Dio d'Israele: Io ho fatto uscire Israele dall'Egitto e l'ho liberato dalla mano degli Egiziani e dalla mano di tutti i regni che vi opprimevano.19Ma voi oggi avete ripudiato il vostro Dio, il quale solo vi salva da tutti i vostri mali e da tutte le angosce. E avete detto: No, costituisci un re sopra di noi! Ora presentatevi a Dio distinti per tribù e per famiglie".20Samuele fece accostare ogni tribù d'Israele e fu sorteggiata la tribù di Beniamino.21Fece poi accostare la tribù di Beniamino distinta per famiglie e fu sorteggiata la famiglia di Matri. Fece allora venire la famiglia di Matri per singoli individui e fu sorteggiato Saul figlio di Kis. Si misero a cercarlo ma non si riuscì a trovarlo.22Allora consultarono di nuovo il Signore: "È venuto qui l'uomo o no?". Rispose il Signore: "Eccolo nascosto in mezzo ai bagagli".23Corsero a prenderlo di là e fu presentato al popolo: egli sopravanzava dalla spalla in su tutto il popolo.24Samuele disse a tutta la folla: "Vedete dunque che l'ha proprio eletto il Signore, perché non c'è nessuno in tutto il popolo come lui". Tutto il popolo proruppe in un grido: "Viva il re!".25Samuele espose a tutto il popolo i diritti del regno e li scrisse in un libro che depositò davanti al Signore. Poi Samuele congedò tutto il popolo perché andasse ognuno a casa sua.26Anche Saul tornò a casa in Gàbaa e con lui si accompagnarono uomini valenti ai quali Dio aveva toccato il cuore.27Ma altri, individui spregevoli, dissero: "Potrà forse salvarci costui?". Così lo disprezzarono e non vollero portargli alcun dono.
Salmi 104
1Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
2avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
3costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
4fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
5Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
6L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
7Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
8Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.
9Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.
10Fai scaturire le sorgenti nelle valli
e scorrono tra i monti;
11ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro sete.
12Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde.
13Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
con il frutto delle tue opere sazi la terra.
14Fai crescere il fieno per gli armenti
e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
15il vino che allieta il cuore dell'uomo;
l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.
16Si saziano gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati.
17Là gli uccelli fanno il loro nido
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
18Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iràci.
19Per segnare le stagioni hai fatto la luna
e il sole che conosce il suo tramonto.
20Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;
21ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo.
22Sorge il sole, si ritirano
e si accovacciano nelle tane.
23Allora l'uomo esce al suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.
24Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
25Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.
26Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.
27Tutti da te aspettano
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
28Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
tu apri la mano, si saziano di beni.
29Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
30Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.
31La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
32Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.
33Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
34A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.
35Scompaiano i peccatori dalla terra
e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.
Salmi 51
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2'Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.'
3Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
5Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
7Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.
9Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
10Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
11Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
12Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
15Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
18poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
20Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
21Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
Geremia 50
1Parola che il Signore pronunziò contro Babilonia, contro il paese dei Caldei, per mezzo del profeta Geremia.
2"Proclamatelo fra i popoli e fatelo sapere,
non nascondetelo, dite:
Babilonia è presa,
Bel è coperto di confusione,
è infranto Marduch;
sono confusi i suoi idoli,
sono sgomenti i suoi feticci.
3Poiché dal settentrione sale contro di essa un popolo che ridurrà la sua terra a un deserto, non vi abiterà più nessuno; uomini e animali fuggono, se ne vanno.4In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - verranno gli Israeliti insieme con i figli di Giuda; cammineranno piangendo e cercheranno il Signore loro Dio.5Domanderanno di Sion, verso cui sono fissi i loro volti: Venite, uniamoci al Signore con un'alleanza eterna, che non sia mai dimenticata.6Gregge di pecore sperdute era il mio popolo, i loro pastori le avevano sviate, le avevano fatte smarrire per i monti; esse andavano di monte in colle, avevano dimenticato il loro ovile.7Quanti le trovavano, le divoravano e i loro nemici dicevano: Non commettiamo nessun delitto, perché essi hanno peccato contro il Signore, pascolo di giustizia e speranza dei loro padri.
8Fuggite da Babilonia,
dalla regione dei Caldei,
uscite e siate come capri
in testa al gregge.
9Poiché, ecco io suscito e mando contro Babilonia
una massa di grandi nazioni
dal paese del settentrione;
queste le si schiereranno contro,
di là essa sarà presa.
Le loro frecce sono come quelle di un abile arciere,
nessuna ritorna a vuoto.
10La Caldea sarà saccheggiata,
tutti i suoi saccheggiatori saranno saziati.
Parola del Signore.
11Gioite pure e tripudiate,
saccheggiatori della mia eredità!
Saltate pure come giovenchi su un prato
e nitrite come destrieri!
12La vostra madre è piena di confusione,
e coperta di vergogna colei che vi ha partorito.
Ecco è l'ultima delle nazioni,
un deserto, un luogo riarso e una steppa.
13A causa dell'ira del Signore non sarà più abitata,
sarà tutta una desolazione.
Chiunque passerà vicino a Babilonia rimarrà stupito
e fischierà davanti a tutte le sue piaghe.
14Disponetevi intorno a Babilonia,
voi tutti che tendete l'arco;
tirate contro di essa, non risparmiate le frecce,
poiché essa ha peccato contro il Signore.
15Alzate il grido di guerra contro di essa, da ogni parte.
Essa tende la mano,
crollano le sue torri,
rovinano le sue mura,
poiché questa è la vendetta del Signore.
Vendicatevi di lei,
trattatela come essa ha trattato gli altri!
16Sterminate in Babilonia chi semina
e chi impugna la falce al momento della messe.
Di fronte alla spada micidiale
ciascuno ritorni al suo popolo
e ciascuno fugga verso il suo paese.
17Una pecora smarrita è Israele,i leoni le hanno dato la caccia;
per primo l'ha divorata il re di Assiria,
poi il re di Babilonia ne ha stritolato le ossa.
18Perciò, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, io punirò il re di Babilonia e il suo paese, come già ho punito il re di Assiria,19e ricondurrò Israele nel suo pascolo, pascolerà sul Carmelo e sul Basàn; sulle montagne di Èfraim e di Gàlaad si sazierà.20In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - si cercherà l'iniquità di Israele, ma essa non sarà più, si cercheranno i peccati di Giuda, ma non si troveranno, perché io perdonerò a quanti lascerò superstiti.
21Avanza nella terra di Meratàim,
avanza contro di essa
e contro gli abitanti di Pekòd.
Devasta, annientali - dice il Signore -
eseguisci quanto ti ho comandato!
22Rumore di guerra nella regione,
e grande disastro.
23Perché è stato rotto e fatto in pezzi
il martello di tutta la terra?
Perché è diventata un orrore
Babilonia fra le nazioni?
24Ti ho teso un laccio e ti ci sei impigliata,
Babilonia, senza avvedertene.
Sei stata sorpresa e afferrata,
perché hai fatto guerra al Signore.
25Il Signore ha aperto il suo arsenale
e ne ha tratto le armi del suo sdegno,
perché il Signore Dio degli eserciti
ha un'opera da compiere nel paese dei Caldei.
26Venite ad essa dall'estremo limite,
aprite i suoi granai;
fatene dei mucchi come covoni, sterminatela,
non ne rimanga neppure un resto.
27Uccidete tutti i suoi tori, scendano al macello.
Guai a loro, perché è giunto il loro giorno,
il tempo del loro castigo!
28Voce di profughi e di scampati dal paese di Babilonia
per annunziare in Sion
la vendetta del Signore nostro Dio,
la vendetta per il suo tempio.
29Convocate contro Babilonia gli arcieri,
quanti tendono l'arco.
Accampatevi intorno ad essa
in modo che nessuno scampi.
Ripagatela secondo le sue opere,
fate a lei quanto ha fatto agli altri,
perché è stata arrogante con il Signore,
con il Santo di Israele.
30Perciò cadranno i suoi giovani nelle sue piazze
e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno".
Parola del Signore.
31"Eccomi a te, o arrogante,
- oracolo del Signore degli eserciti -
poiché è giunto il tuo giorno,
il tempo del tuo castigo.
32Vacillerà l'arrogante e cadrà,
nessuno la rialzerà.
Io darò alle fiamme le sue città,
esse divoreranno tutti i suoi dintorni.
33Dice il Signore degli eserciti: Oppressi sono i figli di Israele e i figli di Giuda tutti insieme; tutti i loro deportatori li trattengono e rifiutano di lasciarli andare.34Ma il loro vendicatore è forte, Signore degli eserciti è il suo nome. Egli sosterrà efficacemente la loro causa, per rendere tranquilla la terra e sconvolgere gli abitanti di Babilonia.
35Spada, sui Caldei
e sugli abitanti di Babilonia,
sui suoi capi
e sui suoi sapienti!
36Spada, sui suoi indovini
ed essi impazziscano!
Spada, sui suoi prodi,
ed essi s'impauriscano!
37Spada, sui suoi cavalli e sui suoi carri,
su tutta la gentaglia che è in essa,
diventino come donne!
Spada, sui suoi tesori
ed essi siano saccheggiati!
38Spada, sulle sue acque
ed esse si prosciughino!
Poiché essa è una terra di idoli;
vanno pazzi per questi spauracchi.
39Perciò l'abiteranno animali del deserto e sciacalli, vi si stabiliranno gli struzzi; non sarà mai più abitata, né popolata di generazione in generazione.40Come quando Dio sconvolse Sòdoma, Gomorra e le città vicine - oracolo del Signore - così non vi abiterà alcuna persona né vi dimorerà essere umano.
41Ecco, un popolo viene dal settentrione, un popolo grande, e molti re sorgono dalle estremità della terra.42Impugnano arco e dardo, sono crudeli, non hanno pietà; il loro tumulto è come il mugghio del mare. Montano cavalli, sono pronti come un sol uomo a combattere contro di te, figlia di Babilonia.43Il re di Babilonia ha sentito parlare di loro e le sue braccia sono senza forza; lo ha colto l'angoscia, un dolore come di donna nel parto.44Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un batter d'occhio io li farò fuggire al di là e vi metterò sopra colui che mi piacerà. Poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?45Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Babilonia e le decisioni che ha prese contro il paese dei Caldei. Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge e per loro sarà desolato il loro prato.46Al fragore della presa di Babilonia trema la terra, ne risuonerà il clamore fra le nazioni".
Atti degli Apostoli 20
1Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia.2Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò in Grecia.
3Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui, mentre si apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la Macedonia.4Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo.5Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Tròade;6noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Tròade dove ci trattenemmo una settimana.
7Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte.8C'era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti;9un ragazzo chiamato Èutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto.10Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: "Non vi turbate; è ancora in vita!".11Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì.12Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.
13Noi poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso, dove dovevamo prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo di fare il viaggio a piedi.14Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène.15Salpati da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l'indomani toccammo Samo e il giorno dopo giungemmo a Milèto.16Paolo aveva deciso di passare al largo di Èfeso per evitare di subire ritardi nella provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pentecoste.
17Da Milèto mandò a chiamare subito ad Èfeso gli anziani della Chiesa.18Quando essi giunsero disse loro: "Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo:19ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei.20Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case,21scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù.22Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà.23So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni.24Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.
25Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio.26Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero,27perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio.28Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue.29Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge;30perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé.31Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.
32Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati.33Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno.34Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani.35In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!".
36Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò.37Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano,38addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.
Capitolo X: Dolce cosa, abbandonare il mondo e servire a Dio
Leggilo nella Biblioteca1. Parlerò ancora, e non tacerò; dirò all'orecchio del mio Dio, mio signore e mio re, che sta nei cieli: se "è tanto grande e sovrabbondante, o Signore, la dolcezza che hai preparato per coloro che ti temono" (Sal 30,20), che cosa sei tu, per coloro che ti amano e per coloro che ti servono con tutto il cuore? Davvero ineffabile è la dolcezza della tua contemplazione, che tu concedi a coloro che ti amano. Ecco dove massimamente mostrasti la soavità del tuo amore per me: non ero, e mi hai creato; mi ero allontanato da te, e tu mi hai ricondotto a servirti; infine mi hai comandato di amarti. Oh!, fonte di eterno amore, che potrò dire di te; come mi potrò dimenticare di te, che ti sei degnato di ricordarti di me, dopo che mi ero perduto nel marciume? Hai usato misericordia con il tuo servo, al di là di ogni speranza; gli hai offerto grazia ed amicizia, al di là di ogni merito. Che cosa mai potrò dare in cambio di un tal beneficio? Giacché non a tutti è concesso di abbandonare ogni cosa, di rinunciare al mondo e di scegliere la vita del monastero.
2. E' forse gran cosa che io serva a te, al quale ogni creatura deve servire? Non già il servirti mi deve sembrare gran cosa; piuttosto mi deve sembrare grande e meraviglioso che tu, unendolo ad eletti tuoi servi, ti degni di accogliere quale servo, uno come me, così misero e privo di meriti. A te appartiene chiaramente tutto ciò che io posseggo e con cui ti servo. E invece sei tu che mi servi, più di quanto io non serva te. Ecco, tutto fanno prontamente, secondo il tuo comando, il cielo e la terra, che tu hai creati per servizio dell'uomo. E questo è ancor poco; ché anche gli angeli li hai predisposti per servizio dell'uomo. Ma, al di sopra di tutto ciò, sta il fatto che tu stesso ti sei degnato di servire l'uomo, promettendogli in dono te stesso. E io che darò, in cambio di tutti questi innumerevoli benefici? Potessi stare al tuo servizio tutti i giorni della mia vita; potessi almeno riuscire a servirti degnamente per un solo giorno. In verità, a te è dovuto ogni servizio, ogni onore e ogni lode, in eterno. In verità tu sei il mio Signore, ed io sono il tuo misero servo, che deve porre al tuo servizio tutte le sue forze, senza mai stancarsi di cantare le tue lodi. Questo è il mio desiderio, questa è la mia volontà. Degnati tu di supplire alle mie deficienze.
3. Mettersi al tuo servizio, disprezzando ogni cosa per amor tuo, è grande onore e grande merito. Infatti, coloro che si saranno sottoposti spontaneamente al tuo santo servizio avranno grazia copiosa. Coloro che, per tuo amore, avranno lasciato ogni piacere della carne troveranno la soave consolazione dello Spirito Santo. Coloro che, per il tuo nome, saranno entrati nella via stretta, lasciando ogni cosa mondana, conseguiranno una grande libertà interiore. Quanto è grato e lieto questo servire a Dio, che rende l'uomo veramente libero e santo. Quanto è benedetta la condizione del religioso servizio, che rende l'uomo simile agli angeli: compiacenza di Dio, terrore dei demoni, esempio ai fedeli. Con indefettibile desiderio dobbiamo, dunque, abbracciare un tale servizio, che ci assicura il sommo bene e ci fa conseguire una gioia perenne, senza fine.
DISCORSO 293/A NELLA NASCITA DI S. GIOVANNI
Discorsi - Sant'Agostino
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Discorso tenuto per volontà divina.
1. Poiché alla Carità vostra il Signore ha voluto concedere la parola e la presenza nostra - e in questo egli non è venuto incontro alla nostra determinazione, ma è disposizione della sua volontà -, lo ringraziamo con voi ed a voi rechiamo il piacere di un discorso, che è proprio del nostro ministero, in forza del quale servire è quanto ci compete e ci conviene. Ma spetta a voi, carissimi, accogliere con carità qualsiasi comunicazione da parte dei servi di Dio e di rendergli grazie insieme con noi, avendoci concesso di trascorrere insieme questo giorno.
Giovanni ebbe una superiorità straordinaria nei confronti degli altri Profeti.
2. Di chi parleremo oggi se non di colui del quale è questo il giorno della nascita? Dunque, san Giovanni, nato da donna sterile, il precursore del Signore nato da una vergine, ottenne di poter salutare il suo Signore dal grembo materno e, nato, di annunziarlo poi. Una donna sterile non poteva essere madre, una vergine non aveva da chi generare; la sterile generò l'araldo, la vergine, il Giudice. Ma il Signore Gesù Cristo stesso, che sarebbe nato da una vergine, inviò avanti, dagli uomini, molti araldi. Da lui furono inviati tutti i Profeti, ma egli, che venne dopo di loro, parlava attraverso di essi. Allora dal momento che il Signore si era fatto precedere da numerosi araldi, che grandi meriti ebbe costui, quale maggiore eccellenza fece emergere colui del quale oggi viene fatta celebrare la nascita? Che non sia occulto il giorno della sua nascita, così come non è occulto quello della nascita del suo Signore, non manca infatti di significato. Noi ignoriamo quando siano nati gli altri Profeti; non fu permesso che si ignorasse nei riguardi di Giovanni. Il grande merito di lui si rivelò anche dal fatto che gli altri araldi che annunziarono il Signore ebbero anche il desiderio di vederlo e non lo videro; e, se lo videro in spirito, lo videro futuro, ma non si trovarono quaggiù per vederlo presente. D'altra parte, il Signore stesso disse di loro ai suoi discepoli che molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate ma non l'udirono 1. Non era egli stesso ad inviarli? Ma in tutti c'era il desiderio, se possibile, di vedere il Cristo qui nella carne. Ma poiché andarono innanzi col morire, così come precedettero venendo al mondo, Cristo qui non li trovò, pur tuttavia li redense per la vita eterna. E perché possiate conoscere quale desiderio era in tutti di vedere qui il Cristo, rammentatevi di quel vecchio Simeone, al quale lo Spirito di Dio annunziò, non come un bene da poco, che non sarebbe morto senza prima aver veduto il Cristo. Cristo nacque ed egli lo riconobbe neonato fra le braccia della madre, lo prese, lo tenne in braccio ed era sostenuto dalla divinità di lui; così tenendo fra le braccia il Verbo fatto bambino, benedisse Dio dicendo: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza 2.
Nessuno più grande di lui se non Cristo. Cristo minore per nascita, superiore per maestà.
3. Quindi, gli altri Profeti non lo videro, Simeone lo vide bambino; Giovanni lo riconobbe appena concepito e lo salutò, lo vide e lo annunziò quando fu giovane. Perciò costui è più eccellente di tutti gli altri. Ascolta la testimonianza che di lui dà il Signore: nessun altro gli antepose all'infuori di sé. Tanto era eccellente che, tranne Cristo, non c'era chi gli si dovesse preferire. Quindi il Signore stesso così dice: Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista 3. E, per anteporsi a lui: Ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui 4. Cristo disse di sé di essere da meno e da più di Giovanni: minore per nascita, più grande quanto a potenza; minore per età, superiore in maestà. Il Signore nacque infatti dopo di lui, ma nella carne, ma dalla Vergine; prima di quello, invece, in principio era il Verbo 5. Grande verità: Cristo dopo di Giovanni, Giovanni per mezzo di Cristo. Infatti: Per mezzo di lui sono state create tutte le cose e niente è stato creato senza di lui 6. Perché dunque venne Giovanni? A indicare la via dell'umiltà, perché diminuisse la presunzione dell'uomo e si accrescesse la gloria di Dio. Il grande Giovanni venne dunque a presentare il Grande. Giovanni venne a misura d'uomo 7. Che vuol dire: A misura d'uomo? Nessun uomo poteva essere da più di Giovanni: chiunque da più di Giovanni era appunto più che uomo. Se infatti la misura propria dell'uomo aveva raggiunto il massimo in Giovanni, non potevi ormai trovare un uomo più grande; eppure hai tuttavia trovato il più grande. Riconosci che è Dio chi senza dubbio hai potuto trovare più grande dell'uomo. Uomo Giovanni, uomo anche Cristo: ma Giovanni soltanto uomo, Cristo Dio e uomo. Quanto al suo essere Dio, egli creò Giovanni; in quanto uomo, nacque dopo di Giovanni.
Giovanni maestro d'umiltà.
4. Nondimeno, fate attenzione a quanto sia umile quel precursore del suo Signore, del Dio e uomo. A colui del quale uno più grande non è sorto tra i nati di donna si domanda se sia il Cristo. Tale era la sua superiorità che gli uomini poterono ingannarsi. Riguardo a lui, sono incerti se sia il Cristo, e fino a spingersi a interpellarlo. Ora, se figlio di superbia e non maestro di umiltà, si sarebbe affiancato a quegli uomini nell'errore, e senza adoperarsi a persuaderli, ma semplicemente accettando ciò che essi credevano. Era forse troppo per lui voler convincere gli uomini di impersonare il Cristo? Se avesse tentato di persuadere e non fosse stato creduto, sarebbe rimasto schiacciato e umiliato, disprezzato dagli uomini e condannato da Dio. Ma non era necessario per lui fare opera di persuasione presso gli uomini, già gli era chiaro che quelli ne erano convinti: avrebbe potuto accettare il loro errore e accrescere il suo prestigio. Ma ben lungi questo dal fedele amico dello Sposo, cioè di voler essere amato dalla sposa invece di lui. Riconobbe di non essere quel che non era per non perdere ciò che era. Giovanni non era lo Sposo, infatti, interpellato, così affermò: Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo sta là e lo ascolta ed esulta di gioia alla voce dello sposo 8. Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma colui che viene dopo di me è più grande di me. Quanto più grande? Non sono degno di sciogliere il legaccio del suo sandalo 9. Notate di quanto sarebbe inferiore se ne fosse degno; quanto si umilierebbe se dicesse questo. È più grande di me, io sono degno di sciogliere il legaccio del suo sandalo; avrebbe detto infatti di essere degno di abbassarsi ai piedi di lui. Ora, invece, nel dirsi indegno di chinarsi fino ai piedi di lui, anzi, fino ai sandali, quali alte lodi ne fece! Perciò, venne a insegnare l'umiltà ai superbi, ad annunziare la via della conversione.
La "voce" precede la Parola.
5. Venne prima la voce che la Parola. In che modo la voce prima della Parola? Che si dice di Cristo? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; egli era in principio presso Dio 10. Ma, per venire da noi, il Verbo si fece carne 11 e venne ad abitare in mezzo a noi. Perciò abbiamo ascoltato che Cristo è la Parola, noi ascoltiamo perché Giovanni è la "voce". In quanto gli si disse: Tu chi sei? rispose: Io sono la voce di uno che grida nel deserto 12. Dunque, se Cristo è la Parola, Giovanni la "voce", per annunziare a noi la Parola, Giovanni è adottato in funzione di voce, e perché la Parola potesse raggiungerci, venne prima la "voce". Pertanto, Cristo era anzi prima di Giovanni Battista dall'eternità, nondimeno Giovanni dovette nascere per primo così che la "voce" precedesse la Parola fino a noi. Verrà perciò il tempo in cui vedremo il Verbo così come è veduto dagli Angeli: al presente, tuttavia, facciamo progressi nel Verbo per rimanere con lui per sempre.
6. Ma bisogna che egli cresca ed io diminuisca 13; questo fu palese nelle stesse nascite del Verbo e della "voce". Il Verbo nacque il venticinque dicembre, data che segna il crescere della luce del giorno; la "voce" nacque prima del Verbo di Dio, quando la luce del giorno comincia a diminuire. Bisogna che egli cresca ed io diminuisca. E lo mostrarono anche le loro passioni: Giovanni fu diminuito con la decapitazione; Cristo si accrebbe, venne innalzato sulla croce. Quindi, Fratelli, celebriamo la nascita della "voce" in onore del Verbo: Non nelle ubriachezze e nelle gozzoviglie 14, come dice l'Apostolo, ma, qualunque cosa facciate, fate tutto nel nome di Dio, e il Dio della pace sarà con voi 15.
1 - Mt 13, 17.
2 - Lc 2, 29-30.
3 - Mt 11, 11.
4 - Mt 11, 11.
5 - Gv 1, 1.
6 - Gv 1, 3.
7 - Cf. Ap 21, 17.
8 - Gv 3, 29.
9 - Mt 3, 11; Lc 3, 16.
10 - Gv 1, 1-2.
11 - Gv 1, 14.
12 - Gv 1, 19.23.
13 - Gv 3, 30.
14 - Cf. Col 3, 17.
15 - Cf. Fil 4, 9.
12 - Cristo nostro Signore perseverava nella preghiera e nelle suppliche a favore degli uomini.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca846. Per quanto le nostre parole si sforzino di proclamare e glorificare le opere di Cristo, nostro redentore, e della sua santissima Madre, resteranno sempre di gran lunga superate dalla sublimità di questi misteri, perché essi, come dice il Siracide, sono più grandi di ogni nostra lode. Mai li vedremo e mai li comprenderemo: sempre resterà nel segreto più di quanto si sarà detto, perché sono molto poche le cose che giungiamo a conoscere, e queste stesse noi non meritiamo né di intendere né di spiegare. Anche il più eccelso serafino sarebbe incapace di pesare e scandagliare a fondo gli arcani segreti che intercorsero tra Gesù e Maria santissima negli anni che vissero insieme, e specialmente in quelli di cui sto parlando. In questo tempo il Maestro della luce istruì sua Madre su tutto ciò che egli avrebbe dovuto operare nella legge di grazia e su quanto avrebbe dovuto comprendere la stessa legge in questa sesta età del mondo fino al suo termine; cioè su tutto quello che in milleseicentocinquantasette e più anni è accaduto, e su ciò che deve ancora succedere sino al giorno, da noi ignorato, del giudizio finale. Tutto questo conobbe la nostra divina Signora alla scuola del suo santissimo Figlio, perché sua Maestà le manifestò ogni cosa, dichiarandole ciò che sarebbe dovuto avvenire nel corso della storia della Chiesa, a seconda dei tempi, dei luoghi, dei regni e delle province. Alla divina Signora ciò fu svelato con tale chiarezza che se fosse sempre vissuta in carne mortale avrebbe conosciuto tutti i figli della Chiesa, nella persona e nel nome, ancor prima di vederli, come accadde con quelli che incontrò e con i quali trattò in vita. Questi infatti quando si presentavano dinanzi a lei per la prima volta apparivano come oggetti nuovi solo ai sensi esterni, la cui segnalazione corrispondeva alla cognizione interiore che già aveva avuto di loro.
847. Alla beatissima Madre della sapienza venivano manifestati i misteri concernenti le virtù interiori e le facoltà esteriori del suo santissimo Figlio, ma ella non arrivava a penetrarli alla sua stessa maniera. Cristo era unito ipostaticamente e beatificamente alla Divinità, mentre la gran Signora era una semplice creatura, e quindi non poteva fruire della continua visione beatifica. Maria non sempre vedeva le specie e la luce beatifica di Cristo, se non quando godeva della visione chiara della Divinità. Nelle altre rivelazioni dei misteri della Chiesa militante, conosceva però le specie immaginarie delle facoltà di Cristo nostro Signore, il modo in cui dipendevano dalla sua santissima volontà e come questa decretava ed ordinava tutto ciò che avrebbe operato, a seconda dei tempi, dei luoghi e delle situazioni. Ebbe anche cognizione di come la volontà umana del Salvatore si conformasse con quella divina e fosse da questa governata in tutto ciò che stabiliva e disponeva. Tale armonia divina muoveva anche la volontà e le facoltà della stessa Signora, affinché operasse e cooperasse con la volontà del suo santissimo Figlio e mediante questa con quella divina. In questo modo si realizzava una conformità ineffabile tra Cristo e Maria santissima, che concorreva come coadiutrice nella costituzione della legge evangelica e della santa Chiesa.
848. Tutti questi insondabili segreti, ordinariamente, venivano svelati nell'umile dimora della Regina, dove si celebrò il più grande dei misteri: l'incarnazione del Verbo divino nel suo grembo verginale. E sebbene questo luogo fosse tanto angusto e povero, e avesse mura nude e strette, fu capace di accogliere la grandezza infinita di colui che è immenso. Da qui uscì colui che ha dato agli innumerevoli santuari ed ai templi più ricchi del mondo la maestà e la divinità che oggi racchiudono in sé. In questo Santo dei santi era solito pregare il sommo sacerdote della nuova legge, Cristo nostro Signore. La sua continua orazione si concludeva col rivolgere fervorose implorazioni al Padre a favore degli uomini, e col rendere partecipe la sua vergine Madre di tutte le opere della redenzione e dei ricchi doni e tesori di grazia che preparava, per lasciarli nella nuova alleanza ai figli della luce vincolati nella santa Chiesa. Chiedeva molte volte all'eterno Padre che i peccati e l'ostinata ingratitudine degli uomini non fossero di impedimento alla loro redenzione. Cristo nella sua onniscienza ebbe sempre presenti le colpe del genere umano e la dannazione di tante anime indegne del riscatto divino, e il sapere che doveva morire per loro lo pose sempre in uno stato di grande agonia e lo costrinse molte volte a sudare sangue. E benché gli evangelisti facciano menzione di questo una sola volta, prima della passione - non avendo descritto tutti gli eventi della sua vita -, è fuor di dubbio che la sua santissima Madre lo vide molte volte in questo stato, come ho compreso da alcune rivelazioni.
849. Il nostro Maestro pregava alcune volte in ginocchio, altre volte prostrato a terra o sospeso in aria, con le braccia distese a forma di croce: posizione che egli amava molto. Raccolto in preghiera alla presenza di sua Madre, soleva dire: «O fortunatissima croce, quando mi vedrò fra le tue braccia? Quando riceverai tu le mie, perché inchiodate su di te rimangano aperte per accogliere tutti i peccatori? In verità, se sono disceso dal cielo per chiamarli alla mia sequela e imitazione, esse stanno sempre aperte per abbracciarli ed arricchirli tutti. Tutti voi che siete ciechi, venite dunque alla luce. Venite, o poveri, ai tesori della mia grazia. Venite, o piccoli, alle carezze e ai doni del vostro vero Padre. Venite, afflitti e affaticati, perché io vi solleverò e ristorerò. Venite, o giusti, voi che siete mio possesso e mia eredità. Venite, o figli di Adamo, perché tutti io chiamo. Io sono la via, la verità, e la vita che non ricuserò a chiunque la voglia ricevere. Eterno Padre mio, essi sono opera delle vostre mani, non li disprezzate, perché io mi offro per loro alla morte di croce per consegnarveli giustificati e liberi - se essi accetteranno questo beneficio - e per restituirli alla schiera dei vostri eletti, ed al regno celeste perché il vostro nome sia glorificato».
850. La pietosa Madre assisteva a tutto questo, e nella sua purissima anima, come in un cristallo senza macchia, riverberava la luce del suo Unigenito. Ella come un'eco ripeteva tutte le voci interiori ed esteriori del divin Maestro, accompagnandolo nelle orazioni e nelle suppliche, e imitandolo nella posizione che egli assumeva. Quando la gran Signora lo vide per la prima volta sudare sangue restò, come amorosa madre, col cuore trafitto dal dolore, meravigliata dell'effetto che suscitavano in Cristo nostro Signore i peccati e l'ingratitudine degli uomini che egli aveva previsto. E così, con profonda angustia, rivolgendosi ai mortali diceva: «O figli degli uomini, quanto conoscete poco la stima che il Creatore ha di voi nel rendervi a sua immagine e somiglianza! Egli vi considera tanto preziosi da spargere il suo stesso sangue come prezzo del vostro riscatto. Oh, potessi infondervi la mia volontà, per ricondurvi al suo amore e alla sua obbedienza! Benedetti siano dalla sua destra gli uomini giusti e degni che diventeranno figli fedeli del loro Padre. Siano colmi della sua luce e dei tesori della sua grazia quelli che corrisponderanno al desiderio ardente del mio Signore di concedere loro la salvezza eterna. Oh, fossi umile schiava dei figli di Adamo per obbligarli, servendoli, a mettere fine alle loro colpe ed al proprio danno! Signore mio, vita e luce dell'anima mia, quale uomo sarà così nemico di se stesso ed avrà il cuore tanto duro da non riconoscersi obbligato e conquistato dai vostri benefici? Chi sarà così ingrato e irriconoscente da ignorare il vostro ardentissimo amore? Come non dovrà soffrire il cuore mio nel riconoscere che gli uomini beneficati dalle vostre mani sono così villani e ribelli? O figli di Adamo, rivolgete la vostra empietà disumana contro di me! Affliggete e disprezzate me, purché rendiate al mio diletto Signore l'amore e la riverenza che dovete alle sue delicatezze. Voi, figlio e Signore mio, siete luce della luce, figlio dell'eterno Padre, impronta della sua sostanza, eterno ed infinito come lui, uguale nell'essenza e negli attributi perché siete con lui una cosa sola ed una sola Maestà. Come uomo siete riconoscibile tra migliaia, il più bello tra i figli degli uomini, santo, innocente e senza alcun difetto. O bene eterno, come mai i mortali ignorano l'oggetto nobilissimo del loro amore? Come mai non riconoscono il principio che diede loro l'esistenza, ed il fine nel quale consiste la loro vera felicità? Oh, potessi dare io la mia vita affinché uscissero tutti dal loro inganno!».
851. Di fronte a queste parole e a molte altre che la divina Signora proferiva mi si scioglieva il cuore e trovavo difficoltà a spiegare gli ardentissimi affetti che nutriva quella candidissima colomba. Con questo amore e con questa profondissima riverenza, ella asciugava il sangue che il suo dolcissimo Figlio trasudava. Accadeva anche che Maria santissima ritrovasse Cristo nostro bene pieno di gloria e di splendore, trasfigurato, alla maniera in cui si sarebbe manifestato sul Tabor, ed accompagnato da una grande moltitudine di angeli, con sembianze umane. Questi lo adoravano e con sonore e dolci voci elevavano inni e nuovi cantici di lode all'Unigenito dell'eterno Padre, fattosi uomo. La nostra Signora udiva queste musiche celesti ed interveniva nel canto anche quando Cristo nostro Signore non appariva circonfuso di gloria. Infatti, la volontà divina disponeva in alcune occasioni che la parte sensitiva dell'umanità del Verbo ricevesse quel sollievo che egli aveva ricevuto altre volte trasfigurato con la ridondanza della gloria dell'anima nel corpo; questo però avvenne raramente. Tutte le volte che la divina Madre ritrovava e vedeva il proprio Figlio in quell'aspetto glorioso, o le volte in cui sentiva le musiche degli angeli, partecipava a quel giubilo e a quell'armonia celeste con tanto ardore che, se il suo spirito non fosse stato così forte e se il suo stesso figlio e Signore non l'avesse sostenuta, sarebbero venute meno tutte le sue forze naturali. E quando nelle estasi del corpo era particolarmente provata veniva confortata anche dai santi angeli.
852. Cristo nostro Signore in questi stati di angoscia o di gaudio pregava l'eterno Padre e gli presentava i misteri altissimi della redenzione. Rispondeva allora il Padre stesso approvando e concedendo ciò che il Figlio chiedeva per la salvezza degli uomini, o raffigurando alla sua santissima umanità gli arcani decreti della predestinazione o della riprovazione e dannazione di alcuni. La nostra gran Regina e signora ascoltava e comprendeva tutto questo, umiliandosi fino a terra. Con incomparabile timore riverenziale adorava l'Onnipotente, accompagnava il suo Unigenito nelle orazioni, nelle suppliche e insieme a lui rendeva grazie al Padre per le sue mirabili opere e per la sua benignità verso gli uomini; infine lodava i suoi imperscrutabili giudizi. La prudentissima Vergine rimuginava tutti questi misteri dentro il suo petto e li serbava nell'archivio del suo magnanimo cuore. Di tutto ciò si serviva per attizzare ed infervorare il fuoco del santuario che ardeva nel suo intimo, affinché nessuno dei benefici che riceveva rimanesse in lei inoperoso e senza frutto. A tutti questi favori ella corrispondeva con la pienezza possibile ad una semplice creatura, affinché si adempissero i fini dell'Altissimo e tutte le opere divine fossero conosciute e gradite.
Insegnamento della Regina del cielo
853. Figlia mia, una delle cause per cui gli uomini devono chiamarmi Madre di misericordia è l'amore pietoso col quale desidero intimamente che tutti siano inondati dal torrente della grazia, e che gustino la bontà del Signore, che io stessa provai. Invito, allora, e chiamo tutti, affinché sitibondi si avvicinino con me alle acque della Divinità. Si accostino i più poveri ed afflitti, poiché, se risponderanno alla mia chiamata e mi seguiranno, offrirò loro potente protezione e difesa, intercederò per loro presso mio Figlio, ed impetrerò la manna nascosta, che dà alimento e vita. Vieni tu, amica mia! Vieni e avvicinati, o carissima, per seguirmi e ricevere il nome nuovo, conosciuto solo da chi lo consegue. Alzati dalla polvere, scuoti e scaccia tutto ciò che è terreno ed effimero, ed innalzati verso le cose celesti. Rinnega te stessa ed ogni umana fragilità, contempla la vera luce che viene dalle opere del mio santissimo Figlio e da quelle che io realizzai a sua imitazione; rimirati in essa come in uno specchio, perché tu possa raggiungere la bellezza che vuole e desidera in te il sommo Re.
854. Questo mezzo è il più efficace per dare pienezza alle tue azioni e per conseguire la perfezione che desideri. Per orientare la tua vita voglio che tu imprima nel tuo cuore questo consiglio: prima di eseguire qualche opera interiore o esteriore, considera nel tuo intimo se il mio santissimo Figlio ed io avremmo fatto ciò che tu stai per dire o fare e con quanta retta intenzione lo avremmo compiuto per la gloria dell'Altissimo e per il bene del nostro prossimo. Se riconoscerai che noi lo abbiamo o lo avremmo fatto con questo fine, eseguilo per imitarci. Se, però, comprendi il contrario, sospendilo e non farlo. Anch'io ebbi questa accortezza, sebbene non fossi dibattuta come lo sei tu per operare il bene, e desiderassi imitare il mio Signore e maestro in modo perfetto. Nella sequela il Signore ci rende partecipi della sua santità, poiché questa ci insegna e ci induce a fare ciò che è più perfetto e gradito a lui. Da oggi in poi ti prego di non parlare e di non esprimere alcun pensiero senza chiedermi prima il permesso. Su ogni cosa consultati con me che sono la tua Madre e maestra. Se ti risponderò, ne renderai grazie al Signore; ma se non ti darò risposta, e tu persevererai nell'osservanza fedele di questa regola, ti assicuro e prometto da parte del Signore che riceverai la luce necessaria a compiere più perfettamente la sua volontà. Eseguirai però tutto con l'ubbidienza del tuo padre spirituale. Non dimenticare mai questo esercizio.
12-149 Gennaio 24, 1921 Il terzo Fiat farà completare la gloria, l’onore del Fiat della Creazione, e sarà conferma, sviluppo dei frutti del Fiat della Redenzione. Questi tre Fiat adombreranno la Sacrosanta Trinità sulla terra.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Io mi sentivo annientata nel pensare a questo benedetto Fiat, ma il mio amabile Gesù ha voluto aumentare la mia confusione, mi pare che se ne vuole far gioco di me, proponendomi cose sorprendenti e quasi incredibili, prendendosi il piacere di vedermi confusa e più annullata, e quel che è peggio, sono costretta a scriverle dall’ubbidienza per mio maggiore tormento. Onde, mentre pregavo, il mio dolce Gesù poggiava la sua testa alla mia, e con la sua mano si sosteneva la fronte, ed una luce che veniva dalla sua fronte mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il primo Fiat fu detto nella Creazione senza intervento di alcuna creatura. Il secondo Fiat fu detto nella Redenzione e volli l’intervento della creatura, e scelsi la mia Mamma come compimento del secondo Fiat. Ora, a compimento voglio dire il terzo Fiat, e lo voglio dire per mezzo tuo, ho scelto te per compimento del terzo Fiat. Questo terzo Fiat farà completare la gloria, l’onore del Fiat della Creazione, e sarà conferma, sviluppo dei frutti del Fiat della Redenzione. Questi tre Fiat adombreranno la Sacrosanta Trinità sulla terra, ed avrò il Fiat Voluntas tua, come in Cielo così in terra. Questi tre Fiat saranno inseparabili, l’uno sarà vita dell’altro, saranno uno e trino, ma distinti tra loro. Il mio amore lo vuole, la mia gloria lo esige, ché avendo sprigionato dal seno della mia potenza creatrice i primi due Fiat, vuole sprigionare il terzo Fiat, non potendolo più contenere il mio amore, e questo per completare l’opera da Me uscita, altrimenti resterebbe incompleta l’opera della Creazione e della Redenzione”.
(3) Io nel sentire ciò, sono rimasta non solo confusa ma come stordita, e dicevo tra me: “Possibile tutto questo? Ce ne sono tanti; e se questo è vero, che ha scelto me, mi sembra che sia una delle solite pazzie di Gesù. E poi, che cosa potrei fare, dire, dentro d’un letto, mezzo storpiata ed inetta qual sono? Potrei io far fronte alla molteplicità ed infinità del Fiat della Creazione e Redenzione? Essendo il mio Fiat simile agli altri due Fiat, io devo correre insieme con loro, moltiplicarmi con loro, fare il bene che fanno loro, intrecciarmi con loro. Gesù, pensaci che fai! io non sono da tanto”. Ma chi può dire tutti gli spropositi che dicevo? Ora, il mio dolce Gesù è ritornato e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, calmati, Io scelgo chi mi piace; sappi però che tutte le mie opere le incomincio tra Me ed una sola creatura, e poi vengono diffuse. Difatti, chi fu il primo spettatore del Fiat della mia Creazione? Adamo, e poi Eva. Non furono certo una moltitudine di gente; dopo anni ed anni sono stati spettatori turbe e moltitudini di popoli.
(5) E nel secondo Fiat fu la sola mia Mamma la sola spettatrice; neppure San Giuseppe seppe nulla, e la mia Mamma si trovava più che delle tue condizioni, era tanta la grandezza della forza creatrice dell’opera mia che sentiva in Sé, che confusa, non sentiva la forza di farne parola a nessuno; e se poi San Giuseppe lo seppe, fui Io che lo manifestai. Onde nel suo seno verginale, come seme germogliò questo Fiat, se ne formò la spiga per moltiplicarlo, e poi uscì alla luce del giorno; ma chi furono gli spettatori? Pochissimi; e nella stanza di Nazareth i soli spettatori erano la mia cara Mamma e San Giuseppe. Quando poi la mia Umanità crebbe, uscii e mi feci conoscere, ma non a tutti, poi si diffuse di più, e si diffonderà ancora.
(6) Così sarà del terzo Fiat, germoglierà in te, si formerà la spiga; il sacerdote solo ne avrà conoscenza, poi poche anime, e poi si diffonderà, si diffonderà e farà la stessa via della Creazione e Redenzione. Quanto più ti senti schiacciata, tanto più cresce in te e si feconda la spiga del terzo Fiat, perciò sii attenta e fedele”.