Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 1° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 14
1Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo.2Dicevano infatti: "Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo".
3Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo.4Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: "Perché tutto questo spreco di olio profumato?5Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!". Ed erano infuriati contro di lei.
6Allora Gesù disse: "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona;7i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre.8Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura.9In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto".
10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù.11Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?".13Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi".16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
17Venuta la sera, egli giunse con i Dodici.18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi, 'colui che mangia con me', mi tradirà".19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?".20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto.21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!".
22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo".23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.24E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.25In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio".
26E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.27Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:
'Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse'.
28Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".29Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò".30Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte".31Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.
32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego".33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.34Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate".35Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora.36E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu".37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole".39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole.40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.
41Venne la terza volta e disse loro: "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino".
43E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani.44Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta".45Allora gli si accostò dicendo: "Rabbì" e lo baciò.46Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.47Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.48Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi.49Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!".
50Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.51Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono.52Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.
53Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi.54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.55Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano.56Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi.57Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo:58"Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo".59Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde.60Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?".62Gesù rispose: "Io lo sono!
E vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo'".
63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte.
65Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina". I servi intanto lo percuotevano.
66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù".68Ma egli negò: "Non so e non capisco quello che vuoi dire". Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò.69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è di quelli".70Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: "Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo".71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo che voi dite".72Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte". E scoppiò in pianto.
Genesi 43
1La carestia continuava a gravare sul paese.2Quando ebbero finito di consumare il grano che avevano portato dall'Egitto, il padre disse loro: "Tornate là e acquistate per noi un po' di viveri".3Ma Giuda gli disse: "Quell'uomo ci ha dichiarato severamente: Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!4Se tu sei disposto a lasciar partire con noi nostro fratello, andremo laggiù e ti compreremo il grano.5Ma se tu non lo lasci partire, noi non ci andremo, perché quell'uomo ci ha detto: Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!".6Israele disse: "Perché mi avete fatto questo male, cioè far sapere a quell'uomo che avevate ancora un fratello?".7Risposero: "Quell'uomo ci ha interrogati con insistenza intorno a noi e alla nostra parentela: È ancora vivo vostro padre? Avete qualche fratello? e noi abbiamo risposto secondo queste domande. Potevamo sapere ch'egli avrebbe detto: Conducete qui vostro fratello?".
8Giuda disse a Israele suo padre: "Lascia venire il giovane con me; partiremo subito per vivere e non morire, noi, tu e i nostri bambini.9Io mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo reclamerai. Se non te lo ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò colpevole contro di te per tutta la vita.10Se non avessimo indugiato, ora saremmo già di ritorno per la seconda volta".11Israele loro padre rispose: "Se è così, fate pure: mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti del paese e portateli in dono a quell'uomo: un po' di balsamo, un po' di miele, resina e laudano, pistacchi e mandorle.12Prendete con voi doppio denaro, il denaro cioè che è stato rimesso nella bocca dei vostri sacchi lo porterete indietro: forse si tratta di un errore.13Prendete anche vostro fratello, partite e tornate da quell'uomo.14Dio onnipotente vi faccia trovare misericordia presso quell'uomo, così che vi rilasci l'altro fratello e Beniamino. Quanto a me, una volta che non avrò più i miei figli, non li avrò più...!".
15Presero dunque i nostri uomini questo dono e il doppio del denaro e anche Beniamino, partirono, scesero in Egitto e si presentarono a Giuseppe.
16Quando Giuseppe ebbe visto Beniamino con loro, disse al suo maggiordomo: "Conduci questi uomini in casa, macella quello che occorre e prepara, perché questi uomini mangeranno con me a mezzogiorno".17Il maggiordomo fece come Giuseppe aveva ordinato e introdusse quegli uomini nella casa di Giuseppe.18Ma quegli uomini si spaventarono, perché venivano condotti in casa di Giuseppe, e dissero: "A causa del denaro, rimesso nei nostri sacchi l'altra volta, ci si vuol condurre là: per assalirci, piombarci addosso e prenderci come schiavi con i nostri asini".
19Allora si avvicinarono al maggiordomo della casa di Giuseppe e parlarono con lui all'ingresso della casa;20dissero: "Mio signore, noi siamo venuti già un'altra volta per comperare viveri.21Quando fummo arrivati ad un luogo per passarvi la notte, aprimmo i sacchi ed ecco il denaro di ciascuno si trovava alla bocca del suo sacco: proprio il nostro denaro con il suo peso esatto. Allora noi l'abbiamo portato indietro22e, per acquistare i viveri, abbiamo portato con noi altro denaro. Non sappiamo chi abbia messo nei sacchi il nostro denaro!".23Ma quegli disse: "State in pace, non temete! Il vostro Dio e il Dio dei padri vostri vi ha messo un tesoro nei sacchi; il vostro denaro è pervenuto a me". E portò loro Simeone.
24Quell'uomo fece entrare gli uomini nella casa di Giuseppe, diede loro acqua, perché si lavassero i piedi e diede il foraggio ai loro asini.25Essi prepararono il dono nell'attesa che Giuseppe arrivasse a mezzogiorno, perché avevano saputo che avrebbero preso cibo in quel luogo.26Quando Giuseppe arrivò a casa, gli presentarono il dono, che avevano con sé, e si prostrarono davanti a lui con la faccia a terra.27Egli domandò loro come stavano e disse: "Sta bene il vostro vecchio padre, di cui mi avete parlato? Vive ancora?".28Risposero: "Il tuo servo, nostro padre, sta bene, è ancora vivo" e si inginocchiarono prostrandosi.29Egli alzò gli occhi e guardò Beniamino, suo fratello, il figlio di sua madre, e disse: "È questo il vostro fratello più giovane, di cui mi avete parlato?" e aggiunse: "Dio ti conceda grazia, figlio mio!".30Giuseppe uscì in fretta, perché si era commosso nell'intimo alla presenza di suo fratello e sentiva il bisogno di piangere; entrò nella sua camera e pianse.31Poi si lavò la faccia, uscì e, facendosi forza, ordinò: "Servite il pasto".32Fu servito per lui a parte, per loro a parte e per i commensali egiziani a parte, perché gli Egiziani non possono prender cibo con gli Ebrei: ciò sarebbe per loro un abominio.33Presero posto davanti a lui dal primogenito al più giovane, ciascuno in ordine di età ed essi si guardavano con meraviglia l'un l'altro.34Egli fece portare loro porzioni prese dalla propria mensa, ma la porzione di Beniamino era cinque volte più abbondante di quella di tutti gli altri. E con lui bevvero fino all'allegria.
Cantico 6
1Dov'è andato il tuo diletto,
o bella fra le donne?
Dove si è recato il tuo diletto,
perché noi lo possiamo cercare con te?
2Il mio diletto era sceso nel suo giardino
fra le aiuole del balsamo
a pascolare il gregge nei giardini
e a cogliere gigli.
3Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me;
egli pascola il gregge tra i gigli.
4Tu sei bella, amica mia, come Tirza,
leggiadra come Gerusalemme,
terribile come schiere a vessilli spiegati.
5Distogli da me i tuoi occhi:
il loro sguardo mi turba.
Le tue chiome sono come un gregge di capre
che scendono dal Gàlaad.
6I tuoi denti come un gregge di pecore
che risalgono dal bagno.
Tutte procedono appaiate
e nessuna è senza compagna.
7Come spicchio di melagrana la tua gota,
attraverso il tuo velo.
8Sessanta sono le regine,
ottanta le altre spose,
le fanciulle senza numero.
9Ma unica è la mia colomba la mia perfetta,
ella è l'unica di sua madre,
la preferita della sua genitrice.
L'hanno vista le giovani e l'hanno detta beata,
le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi.
10"Chi è costei che sorge come l'aurora,
bella come la luna, fulgida come il sole,
terribile come schiere a vessilli spiegati?".
11Nel giardino dei noci io sono sceso,
per vedere il verdeggiare della valle,
per vedere se la vite metteva germogli,
se fiorivano i melograni.
12Non lo so, ma il mio desiderio mi ha posto
sui carri di Ammi-nadìb.
Salmi 135
1Alleluia.
Lodate il nome del Signore,
lodatelo, servi del Signore,
2voi che state nella casa del Signore,
negli atri della casa del nostro Dio.
3Lodate il Signore: il Signore è buono;
cantate inni al suo nome, perché è amabile.
4Il Signore si è scelto Giacobbe,
Israele come suo possesso.
5Io so che grande è il Signore,
il nostro Dio sopra tutti gli dèi.
6Tutto ciò che vuole il Signore,
egli lo compie in cielo e sulla terra,
nei mari e in tutti gli abissi.
7Fa salire le nubi dall'estremità della terra,
produce le folgori per la pioggia,
dalle sue riserve libera i venti.
8Egli percosse i primogeniti d'Egitto,
dagli uomini fino al bestiame.
9Mandò segni e prodigi
in mezzo a te, Egitto,
contro il faraone e tutti i suoi ministri.
10Colpì numerose nazioni
e uccise re potenti:
11Seon, re degli Amorrèi,
Og, re di Basan,
e tutti i regni di Cànaan.
12Diede la loro terra in eredità a Israele,
in eredità a Israele suo popolo.
13Signore, il tuo nome è per sempre;
Signore, il tuo ricordo per ogni generazione.
14Il Signore guida il suo popolo,
si muove a pietà dei suoi servi.
15Gli idoli dei popoli sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
16Hanno bocca e non parlano;
hanno occhi e non vedono;
17hanno orecchi e non odono;
non c'è respiro nella loro bocca.
18Sia come loro chi li fabbrica
e chiunque in essi confida.
19Benedici il Signore, casa d'Israele;
benedici il Signore, casa di Aronne;
20Benedici il Signore, casa di Levi;
voi che temete il Signore, benedite il Signore.
21Da Sion sia benedetto il Signore.
che abita a Gerusalemme. Alleluia.
Osea 8
1Da' fiato alla tromba!Come un'aquila sulla casa del Signore...
perché hanno trasgredito la mia alleanza
e rigettato la mia legge.
2Essi gridano verso di me:
"Noi ti riconosciamo Dio d'Israele!".
3Ma Israele ha rigettato il bene:
il nemico lo perseguiterà.
4Hanno creato dei re
che io non ho designati;
hanno scelto capi
a mia insaputa.
Con il loro argento e il loro oro
si sono fatti idoli
ma per loro rovina.
5Ripudio il tuo vitello, o Samaria!
La mia ira divampa contro di loro;
fino a quando non si potranno purificare
6i figli di Israele?
Esso è opera di un artigiano,
esso non è un dio:
sarà ridotto in frantumi
il vitello di Samaria.
7E poiché hanno seminato vento
raccoglieranno tempesta.
Il loro grano sarà senza spiga,
se germoglia non darà farina,
e se ne produce, la divoreranno gli stranieri.
8Israele è stato inghiottito:
si trova ora in mezzo alle nazioni
come un vaso spregevole.
9Essi sono saliti fino ad Assur,
asino selvaggio, che si aggira solitario;
Èfraim si è acquistato degli amanti.
10Se ne acquistino pure fra le nazioni,
io li metterò insieme
e fra poco cesseranno
di eleggersi re e governanti.
11Èfraim ha moltiplicato gli altari,
ma gli altari sono diventati per lui
un'occasione di peccato.
12Ho scritto numerose leggi per lui,
ma esse son considerate come una cosa straniera.
13Essi offrono sacrifici
e ne mangiano le carni,
ma il Signore non li gradisce;
si ricorderà della loro iniquità
e punirà i loro peccati:
dovranno tornare in Egitto.
14Israele ha dimenticato il suo creatore,
si è costruito palazzi;
Giuda ha moltiplicato le sue fortezze.
Ma io manderò il fuoco sulle loro città
e divorerà le loro cittadelle.
Seconda lettera ai Tessalonicesi 1
1Paolo, Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo:2grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.
3Dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli, ed è ben giusto. La vostra fede infatti cresce rigogliosamente e abbonda la vostra carità vicendevole;4così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra fermezza e per la vostra fede in tutte le persecuzioni e tribolazioni che sopportate.5Questo è un segno del giusto giudizio di Dio, che vi proclamerà degni di quel regno di Dio, per il quale ora soffrite.6È proprio della giustizia di Dio rendere afflizione a quelli che vi affliggono7e a voi, che ora siete afflitti, sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza8'in fuoco ardente, a far vendetta di quanti non conoscono Dio' e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù.9Costoro saranno castigati con una rovina eterna, 'lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza',10quando egli verrà per esser glorificato nei suoi santi ed esser riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto, perché è stata creduta la nostra testimonianza in mezzo a voi. Questo accadrà, in quel giorno.
11Anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede;12perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Capitolo XI: Il Corpo di Cristo e la Sacra Scrittura, necessarissimi all’anima devota
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
1. O soave Signore Gesù, quanto è dolce all'anima devota sedere alla tua mensa, al tuo convito, nel quale le viene presentato come cibo nient'altro all'infuori di te, unico suo amato, desiderabile più di ogni desiderio del suo cuore. Anche per me sarebbe cosa soave sciogliermi in pianto, con profonda commozione, dinanzi a te, e, con la Maddalena amorosa, bagnare di lacrime i tuoi piedi. Ma dove è tanto slancio di devozione; dove è una tale profusione di lacrime sante? Eppure, alla tua presenza e alla presenza dei tuoi angeli, dovrei ardere tutto nell'intimo e piangere di gioia; giacché nel Sacramento ti possiedo veramente presente, per quanto nascosto sotto altra apparenza. Infatti i miei occhi non ti potrebbero sostenere, nella tua luce divina; anzi neppure il mondo intero potrebbe sussistere, dinanzi al fulgore della tua maestà. Tu vieni incontro, dunque, alla mia debolezza, nascondendoti sotto il Sacramento. Possiedo veramente ed adoro colui che gli angeli adorano in cielo. Io lo adoro per ora nella fede; gli angeli, invece, faccia a faccia, senza alcun velo. Io devo starmene nel lume della fede, e camminare in essa, finché appaia il giorno dell'eterna luce e venga meno il velo delle figure simboliche (cf. Ct 2,17; 4,6). "Quando poi verrà il compimento di tutte le cose" (1Cor 13,10), cesserà l'uso dei segni sacramentali. Nella gloria del cielo, i beati non hanno bisogno infatti del rimedio dei sacramenti: il loro gaudio non ha termine, essendo essi alla presenza di Dio, vedendo essi, faccia a faccia, la sua gloria. Passano di luce in luce fino agli abissi della divinità, e gustano appieno il verbo di Dio fatto carne, quale fu all'inizio e quale rimane in eterno. Conscio di queste cose meravigliose, trovo molesta persino ogni consolazione spirituale: infatti tutto ciò che vedo e odo quaggiù lo considero un niente, fino a che non veda manifestamente il mio Signore, nella sua gloria. Tu mi sei testimone, o Dio, che non c'è cosa che mi possa dare conforto, non c'è creatura che mi possa dare contentezza, all'infuori di te, che bramo contemplare in eterno. Ma ciò non è possibile mentre sono in questa vita mortale; e perciò occorre che mi rassegni a una grande pazienza e mi sottometta a te in tutti i miei desideri. Anche i tuoi santi, o Signore, che ora esultano in te nel regno dei cieli, aspettarono l'evento della tua gloria, mentre erano in questa vita, con fede e con pazienza grande. Ciò che essi credettero, credo anch'io; ciò che essi sperarono, spero anch'io; dove essi giunsero, confido, per la tua grazia, di giungere anch'io. Frattanto, camminerò nella fede, irrobustito dagli esempi dei santi. Terrò poi, "come conforto" (1Mac 12,9) e specchio di vita, i libri santi; soprattutto terrò, come unico rimedio e come rifugio, il tuo Corpo santissimo.
2. In verità, due cose sento come massimamente necessarie per me, quaggiù; senza di esse questa vita di miserie mi sarebbe insopportabile. Trattenuto nel carcere di questo corpo, di due cose riconosco di avere bisogno, cioè di alimento e di luce. E a me, che sono tanto debole, tu hai dato, appunto come cibo il tuo santo corpo, e come lume hai posto dinanzi ai miei piedi "la tua parola" (Sal 118,105). Poiché la parola di Dio è luce dell'anima e il tuo Sacramento è pane di vita, non potrei vivere santamente se mi mancassero queste due cose. Le quali potrebbero essere intese come le "due mense" (Ez 40,40) poste da una parte e dall'altra nel prezioso tempio della santa Chiesa; una, la mensa del sacro altare, con il pane santo, il prezioso corpo di Cristo; l'altra la mensa della legge di Dio, compendio della santa dottrina, maestra di vera fede, e sicura guida, al di là del velo del tempio, al sancta sanctorum (Eb 6,19s; 9,3).
3. Ti siano, dunque, rese grazie, o Signore Gesù, che brilli di eterna luce, per questa mensa della santa dottrina, che ci hai preparato per mezzo dei tuoi servi, i profeti, gli apostoli e gli altri dottori. Ti siano rese grazie, Creatore e Redentore degli uomini, che, per dimostrare al mondo intero il tuo amore, hai preparato la grande cena, in cui disponesti come cibo, non già il simbolico agnello, ma il tuo corpo santissimo e il tuo sangue, inebriando tutti i tuoi fedeli al calice della salvezza e colmandoli di letizia al tuo convito: il convito che compendia tutte le delizie del paradiso e nel quale banchettano con noi, e con più dolce soavità, gli angeli santi. Quale grandezza, quale onore, nell'ufficio dei sacerdoti, ai quali è dato di consacrare, con le sacre parole, il Signore altissimo; di benedirlo con le proprie labbra, di tenerlo con le proprie mani; di nutrirsene con la propria bocca e di distribuirlo agli altri. Quanto devono essere pure quelle mani; quanto deve essere pura la bocca, e santo il corpo e immacolato il cuore del sacerdote, nel quale entra tante volte l'autore della purezza. Non una parola, che non sia santa, degna e buona, deve venire dalle labbra del sacerdote, che riceve così spesso il Sacramento; semplici e pudichi devono essere gli occhi di lui, che abitualmente sono fissi alla visione del corpo di Cristo; pure ed elevate al cielo devono essere le mani di lui, che sovente toccano il Creatore del cielo e della terra. E' proprio per i sacerdoti che è detto nella legge: "siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo" (Lv 19,2). Onnipotente Iddio, venga in nostro soccorso la tua grazia, affinché noi, che abbiamo assunto l'ufficio sacerdotale, sappiamo stare intimamente vicini a te, in modo degno, con devozione, in grande purezza di cuore e con coscienza irreprensibile. Che se non possiamo mantenerci in così piena innocenza di vita, come dovremmo, almeno concedi a noi di piangere sinceramente il male che abbiamo compiuto; concedi a noi di servirti, per l'avvenire, più fervorosamente, in spirito di umiltà e con proposito di buona volontà.
DISCORSO 375/C TENUTO NEL QUINTO GIORNO DOPO LA SANTA PASQUA.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaIncredulità di Tommaso.
1. La lettura odierna del santo Vangelo ha parlato ancora una volta della manifestazione del Signore ai suoi fedeli, gli Apostoli di Cristo, lo mostra mentre convince il discepolo incredulo. Uno dei dodici discepoli infatti, l'apostolo Tommaso, non aveva accordato fiducia non solo alle donne, ma neppure agli uomini che avevano annunziato la risurrezione di Cristo Signore. E tuttavia egli era un Apostolo che sarebbe stato mandato a predicare il Vangelo. Quando in seguito cominciò a predicare Cristo, come poteva pretendere che a lui si credesse su ciò che egli stesso non aveva creduto? Credo che arrossisse di sé quando esortava gli increduli. Gli avevano detto i suoi compagni, quelli che erano Apostoli insieme con lui: Abbiamo visto il Signore. Ed egli aveva risposto: Se non avrò messo le mie mani sul suo costato e il dito nelle piaghe dei chiodi, non crederò 1. Toccare voleva, a garanzia della sua fede. Ma se il Signore era venuto per essere toccato, come mai disse alla Maddalena, in quel brano che possiamo leggere poco sopra: Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre 2? A quella donna che credeva in lui disse: Non mi toccare; all'uomo che non credeva dice: " Tocca ". Maria era infatti corsa al sepolcro e sulle prime aveva creduto che il Signore, che le stava lì davanti, fosse l'ortolano, e aveva detto: Signore, se lo hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto ed io andrò a prenderlo 3. Il Signore come risposta pronunciò il suo nome: Maria. E subito ella riconobbe la voce del Signore nel suono del suo nome. Egli la chiamò ed essa lo riconobbe. La rese felice con quel richiamo perché così si fece riconoscere. Subito dunque, come udì il suo nome da quella voce autorevole e con l'inflessione abituale, anch'essa rispose come era solita: Maestro 4. Dunque Maria aveva creduto. Eppure il Signore le disse: Non mi toccare; non sono ancora salito al Padre.
Umanità assunta da Cristo.
2. Ma or ora, nella lettura che avete appena ascoltato, che cosa avete sentito dire da Tommaso? " Non credo se non avrò toccato ". E il Signore a Tommaso: " Vieni, tocca, stendi le tue mani, mettile nel mio fianco e non voler essere incredulo ma credente 5 ". In sostanza disse: " Se non ti basta che mi presenti ai tuoi occhi, ecco mi presento anche alle tue mani. Forse sei uno di quelli che cantano nel Salmo: Nel giorno dell'angustia ho ricercato il Signore; di notte l'ho cercato con le mie mani tese verso di lui 6 ". Perché cercava con le mani? Perché cercava di notte. Che significa che cercava di notte? E` che portava nel cuore le tenebre della mancanza di fede. Questo fatto non è limitato a quella circostanza: avvenne anche per coloro che avrebbero in seguito negato la vera umanità del Signore. Cristo avrebbe potuto risanare le ferite della sua carne al punto da non fare apparire neppure le impronte delle cicatrici. Aveva il potere di non mantenere nelle sue membra il segno dei chiodi, di non mantenere la ferita del costato. Ma permise che quelle cicatrici rimanessero nella carne perché fosse tolta dai cuori degli uomini la ferita della miscredenza e perché i segni delle ferite lasciassero un'impronta nell'animo. Lui, che lasciò fissi sul suo corpo i segni dei chiodi e della lancia, sapeva che in futuro ci sarebbero stati eretici tanto empi e distorti da affermare che il Signore nostro Gesù Cristo simulò di avere la carne e che avrebbe detto menzogne ai suoi discepoli e ai nostri Evangelisti quando disse: " Tocca e vedi ". Ecco, Tommaso dubita. E in qual modo dubita? Dice: Se non toccherò, non credo. E in seguito sentirà radicata la fede per questo contatto. Se non toccherò - dice - non crederò. Supponiamo che ci sia qui un manicheo. Che cosa direbbe? Che Tommaso vide, toccò, palpò le impronte dei chiodi, ma che era una carne falsa. Dunque anche se fosse stato là presente non avrebbe creduto neanche toccando.
A Tommaso è permesso toccare il Risorto, a Maria no.
3. Consideri dunque la Carità vostra che rovina orrenda sarebbe questa, che abominevole falsità, che incredibile empietà. Vedete che differenza con la santa Maria Maddalena che, appena sentito dirsi: Maria, per una sola parola di Cristo credette che era risorto. Tra la fede di costei e la fede di quelli che appena videro Gesù nello spezzare il pane, subito credettero, che differenza pensiamo che ci sia? Quale? Essa vide in una situazione di penombra, essi chiarissimamente. Tuttavia [agli uni e] all'altra bastò vedere per credere. Poi apparve a tutti. Credettero di vedere uno spirito 7. Produsse in loro un'opinione falsa ma subito vi s'innestò sopra una certissima verità. Essi pensarono di vedere uno spirito. Anche i manichei credono questo, che Cristo fosse uno spirito, che non fosse carne. Se fosse vero che Cristo voleva i suoi discepoli a questo livello di conoscenza, rimani pure anche tu in questa credenza; se credi che Cristo fosse solo spirito e apparisse come un fantasma, cioè che non ci fosse vera carne in Cristo, ebbene anche i discepoli prima avevano creduto ciò. Sei stato ferito nella tua fede come i discepoli, ora insieme con essi sii risanato. Quando i discepoli credettero questo, cioè che Cristo fosse spirito e che quel che vedevano fosse un'apparizione, non una realtà, cosa fece il Signore? Disse: Perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 8 Nessun nemico vi assale dal di fuori; è la vostra interna supposizione che uccide le vostre anime. Voi pensate qualcosa sul mio conto. Quali sono i pensieri che sorgono nel vostro cuore? Quali supposizioni? Essi credevano di vedere un fantasma. Il Signore teme queste supposizioni, teme che spengano la fede dei discepoli. Dunque evitate di fare tali supposizioni. Se ha dei dubbi chi è medico, tanto meno va sicuro il malato. Quali dubbi sorgono nel vostro animo? Guardate le mie mani e i miei piedi. Toccatemi e guardate. Un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho 9. Videro e toccarono e credettero e ne divulgarono la notizia. E i manichei ancora sono fermi alla contraddizione di Tommaso: Non credo se non avrò toccato 10. Dunque non essere incredulo. Sarebbero false le cicatrici del Signore e vere le parole dei manichei? Lungi da noi. E invece vere sono le parole del Signore, vere ossa mostrò, vere cicatrici; vere membra portò in cielo; ma non portò in cielo la corruzione. Quella carne disse: " La morte è morta ".
Cristo via Cristo patria.
4. Torniamo ora a quel problema che riguarda la santa Maria. Ecco, egli è toccato dai discepoli e dice: Toccatemi e guardate, un fantasma non ha carne e ossa come vedete che ho io 11. E` toccato da Tommaso in dubbio, che poi esclama: Mio Signore e mio Dio! 12 E a lui il Signore: Perché mi hai veduto hai creduto, beati quelli che pur non avendo visto crederanno 13. Quelli ai quali tu porterai notizia di me hanno una fede superiore alla tua: perché tu annunzi qualcosa che hai visto, che hai toccato, qualcosa che soltanto dopo aver visto e toccato hai creduto. Invece a te crederà chi non ha né visto né toccato. Tu mi vedi e non mi credi. Poi mi tocchi e appena allora a mala pena mi credi. Altri invece, al solo ascoltare te, credono in me. Tu mi potresti domandare: " Che cosa significa il fatto che a Tommaso è dato il permesso di toccare e invece a Maria vien detto: Non mi toccare "? In quel passo lui stesso ne disse il motivo: Perché non sono ancora salito al Padre mio 14. Come si spiega? Qui sei in terra e proibisci che ti si tocchi. Quando sei salito chi ti può toccare? E sulla terra rifiuti il contatto con la mano. A questo punto potremmo brillantemente arguire e dire: " Bene ha fatto il Signore a riservare il contatto a chi non credeva; a costei non accorda il contatto perché già credeva ". Che bisogno c'era di toccare e di controllare quello che già aveva riconosciuto alla voce? E tuttavia il Signore non si fermò lì. Dopo aver detto: non mi toccare, disse la ragione: perché non sono ancora salito al Padre mio. Una volta salito tocca pure. Che cosa è questo toccare una volta salito al Padre? Il fatto è che tu tocchi uno uguale al Padre. Che cosa significa: " toccare l'uguale al Padre "? Significa toccare Dio, cioè credere in Dio. E` facile quello che ti appare alla vista. La forma del servo è stata assunta da Dio per te; è solo il vestito di Dio, non è gran cosa vedere un aspetto umano. Lo videro anche i Giudei che lo uccisero. Non lo videro i Gentili, e credettero. Egli disse dunque: " In quel modo che mi vedi, membra nella carne, aspetto che ti è noto, così come mi vedi non mi toccare ". Cioè: non rimanere a questo punto; non capire solo fino a questo livello. Non è qui il confine della tua fede. Voglio sì che tu creda me uomo, ma non rimanere lì. Allunga la mano della fede. Non rimanere lì.
Il contatto della fede.
5. Non toccare alla maniera in cui " toccò " Fotino l'eretico: disse che Cristo era uomo, nulla più. Non capì, non penetrò, non toccò. Il Verbo si fece carne e abitò tra noi 15. Perché la Maddalena non pensasse che Cristo fosse solo uomo disse: " Non mi toccare così, davanti a te c'è solo il mio vestito; osserva invece l'opera che si fa nel cielo, metti qui la mano del cuore e allora, quando salgo al Padre, mi toccherai ". Così ti hanno toccato quelli che hanno dichiarato la loro fede: E` asceso al cielo, siede alla destra del Padre 16. Ecco così lo tocca la Chiesa di cui Maria era figura. Tocchiamo Cristo, tocchiamolo! Credere è toccarlo. Ma non stendere la mano solo fino al confine dell'umano. Di' quello che ha detto Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo 17. Cristo non ti appaia solo uomo, perché se lo tocchi così come ha detto l'eretico, sarai come Fotino. Ancora una volta: non evitare di vedere l'uomo in Cristo, ma non rimanere lì. Non ti dico di allontanarti. Che cosa ti voglio dire? Non rimanere lì. Chi vuol rimanere in strada non giunge a casa. Alzati, cammina: Cristo-Uomo è la tua via, Cristo-Dio è la tua patria. La patria nostra è la Verità e la Vita 18; la nostra via il Verbo che si è fatto carne e ha dimorato tra noi 19. Eravamo esitanti ad intraprendere il cammino. Venne a noi la Via. E ora che la Via è venuta a noi, camminiamo! Cristo-Uomo è la nostra Via; non abbandoniamola, per raggiungere il contatto col Figlio Unigenito di Dio, uguale al Padre, che trascende ogni cosa creata, coeterno al Padre, giorno senza la misura del giorno, autore della fede. Camminiamo per questa strada per arrivare al contatto con lui.
Cristo Dio Cristo carne vera.
6. Lo toccò anche colei che pativa di emorragia. Quale grande fede ci fu in lei se il Signore ebbe a dirle: " Fatti avanti e manifestati alla gente, abbi lode per la ragione per cui hai avuto anche la salvezza! Va', figlia, la tua fede ti ha salvato. Va' in pace 20 ". Se domandi quale fosse la sua fede, ascolta. Essa disse nel suo cuore: Se soltanto riuscirò a toccare una frangia del suo mantello, sarò guarita 21. Essa toccò per avere quello che credeva, non per avere prova di qualcosa in cui non credesse. Fu allora che il Signore domanda: Chi mi ha toccato? Non sa il Signore chi lo ha toccato? Vede i pensieri e interroga su un gesto? Che cosa significa: Chi mi ha toccato? " Ora vi mostrerò chi è che mi ha toccato: la fede mi ha toccato. Essa, col suo contatto, ha fatto uscire da me la virtù [della guarigione]. Anche dove non sono stato presente, dove non ho camminato, dove non sono nato, lì si è potuto credere in me. Un popolo straniero mi ha servito 22 ". Meraviglia del toccare, del credere, del domandare! E questo in una donna spossata per le perdite di sangue, come nella Chiesa afflitta e ferita per l'effusione del sangue dei martiri, ma piena delle virtù della fede. Essa aveva speso prima tutta la sua sostanza in medici, cioè negli dèi delle genti, che mai erano riusciti a guarirla: alla Chiesa il Signore non diede la sua presenza corporale ma quella spirituale. Dunque, la donna che toccava e il Signore toccato si riconobbero. Ma perché imparassero a toccare quelli che dovevano conoscere la salvezza, disse: Chi mi ha toccato? E i discepoli risposero: Le folle ti schiacciano e tu domandi: Chi mi ha toccato? 23 Come se fossi su di un luogo elevato dove nessuno ti sfiora, domandi chi ti ha toccato tu che sei a contatto con la folla che ti stringe da ogni parte? Ma il Signore disse: "Qualcuno mi ha toccato 24; ho sentito più il contatto di una sola, che la folla che stringe ". La folla sa far pressione. Dio voglia che impari a " toccare "!
Che cosa insegna la fede sul Verbo incarnato.
7. La conclusione del nostro discorso sia, o fratelli, che noi crediamo nel Signore nostro Gesù Cristo che era prima di Abramo, prima di Adamo, prima del cielo e della terra, degli Angeli e degli Arcangeli, delle Sedi e delle Dominazioni, dei Principati e delle Potestà, prima di tutte le cose create e fatte, che si vedono e che non si vedono, al di fuori di ogni spazio di tempo, al di fuori della numerazione degli anni, coeterno al Padre, uguale al Padre, vero Unigenito del Padre, Virtù e Sapienza del Padre; ugualmente eterno, ugualmente immortale, e veramente immortale perché assolutamente immutabile; come lui invisibile, perché incorporeo; ugualmente potente, anche lui onnipotente. Tale crediamo l'Unigenito Figlio di Dio. Ma dopo quello che abbiamo detto, che Gesù Cristo è suo Figlio unico, Signore nostro, ricordate quello che segue: nato dallo Spirito Santo e da Maria Vergine 25. E` nato da madre senza padre quaggiù sulla terra Colui che è nato su in alto dal Padre prima dei tempi, senza madre, lui che avrebbe creato lo scorrere del tempo. Generato da carne vera, ora rimarrà in carne vera sino alla fine dei tempi. La sua carne peraltro, che aveva somiglianza con la carne del peccato, carne di peccato non era. Donde questa somiglianza? Perché era carne mortale. E in virtù di che cosa non era carne di peccato? Perché era venuta attraverso la fede della Vergine. E così la stessa carne di Cristo crebbe, giunse ad età giovanile. In essa Cristo ebbe fame e sete, mangiò, bevve, si stancò, riposò, dormì; nella carne tutte queste cose: in peccato mai. In essa soffrì e si manifestò uomo il Dio nascosto, che cercava l'uomo nell'uomo, che cercava l'uomo perduto attraverso quello accolto; in favore dell'uomo in essa soffrì cose indegne da parte degli uomini. Era carne vera quell'uomo che fu preso dai Giudei, quello che mangiò la Pasqua con i suoi discepoli. Carne vera schiaffeggiarono i Giudei, a carne vera i Giudei posero le spine, affissero in croce carne vera gli increduli. Senza fede, i miserabili trafissero con lancia la sua carne mentre lo spirito se ne andava; carne vera deposero dalla croce i discepoli e posero nel sepolcro. La Verità risuscitò carne vera. La Verità mostrò ai discepoli carne vera dopo la risurrezione. La Verità mostrò cicatrici di carne vera alle mani che lo palpavano. Arrossisca dunque la falsità, poiché ha vinto la Verità.
1 - Gv 20, 25.
2 - Gv 20, 17.
3 - Gv 20, 15.
4 - Gv 20, 16.
5 - Gv 20, 26. 27.
6 - Sal 73, 6.
7 - Lc 24, 37.
8 - Lc 24, 38.
9 - Lc 24, 39.
10 - Gv 20, 26. 27.
11 - Lc 24, 39.
12 - Gv 20, 28.
13 - Gv 20, 29.
14 - Gv 20, 17.
15 - Gv 1, 14.
16 - Es symbolo apostol.
17 - Mt 16, 16.
18 - Gv 14, 6.
19 - Gv 1, 14.
20 - Mc 5, 34; Lc 8, 48.
21 - Mt 9, 21.
22 - Sal 17, 45.
23 - Lc 8, 45.
24 - Lc 8, 46.
25 - Es symbolo apostol.
2 - Nel secondo giorno il Signore continua in Maria santissima i suoi favori.
La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda
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16. Nella prima parte di questa Storia ho detto che il corpo purissimo di Maria santissima fu concepito e formato con ogni perfezione nello spazio di sette giorni; infatti l'Altissimo operò questo miracolo perché la sua anima santissima non attendesse il tempo che normalmente intercorre nel caso degli altri bambini, ma fosse creata e infusa anticipatamente, come avvenne. Questo fu fatto affinché il principio della redenzione del mondo fosse debitamente correlato con quello della sua creazione. Ora, quest'opera trovò corrispondenza un'altra volta, quando cioè stava già per scendere nel mondo il suo Salvatore. Anche qui, formato il nuovo Adamo, Cristo, Dio volle in un certo modo riposarsi, avendo come provato tutte le forze della sua onnipotenza nella maggiore delle sue prodezze, e volle che con questo riposo si celebrasse il sabato gioioso di tutte le sue delizie. Siccome in queste meraviglie doveva intervenire la Madre del Verbo divino dandogli forma umana visibile, era necessario che, essendo ella nel mezzo tra questi due estremi, Dio e gli uomini, facesse capo ad entrambi, avendo una dignità tale da essere inferiore a Dio e superiore a tutto ciò che non è Dio. Quindi, in ragione di tale dignità, le era dovuta una conoscenza proporzionata, tanto della Divinità quanto di tutte le creature.
17. Per proseguire in questo intento, il Signore continuò in Maria santissima i favori con cui la preparò all'incarnazione del Verbo nei nove giorni, che io sto raccontando, precedenti ad essa. Così il secondo giorno, sempre a mezzanotte, la nostra Principessa fu visitata nel medesimo modo che dissi nel capitolo precedente, venendo elevata dal potere divino con quelle disposizioni, qualità e illuminazioni con le quali veniva preparata per le visioni della Divinità. Dio le si manifestò di nuovo astrattivamente ed ella vide le opere compiute nel secondo giorno della creazione del mondo. Conobbe quando e come Dio divise le acque che sono sotto il firmamento da quelle che sono sopra il firmamento, e chiamò il firmamento cielo. Conobbe inoltre la sua estensione e il suo ordine, nonché le condizioni e i movimenti di tutti i corpi celesti, con tutte le loro qualità e proprietà.
18. Nella prudentissima Vergine questa conoscenza non era oziosa né sterile, perché si riversava in lei quasi immediatamente dalla chiarissima luce della Divinità. Questa la infiammava nella meraviglia e la infervorava a lodare ed amare sempre più la bontà e la potenza divina, tanto che, trasformata nel medesimo Dio, compiva atti eroici di tutte le virtù, dando a sua Maestà gloria piena e perfetta. Come nel primo giorno Dio l'aveva fatta partecipe della sua sapienza, in questo secondo le comunicò a suo modo l'onnipotenza, dandole potere sopra gli influssi dei cieli, dei pianeti e degli elementi e comandando che tutti le ubbidissero. Questa grande Regina ebbe così il dominio sopra il mare, la terra, gli elementi, i mondi celesti e tutte le creature che in essi sono contenute.
19. Questo potere apparteneva alla dignità di Maria santissima non solo per ciò che ho detto sopra, ma anche per altre due ragioni speciali. La prima ragione consisteva nel fatto che ella era privilegiata ed immune dalla comune legge del peccato originale e dei suoi effetti e per questo non doveva essere annoverata tra gli insensati figli di Adamo, contro i quali l'Onnipotente aveva armato le creature per vendicare le ingiurie fatte a lui e castigare la pazzia dei mortali. Infatti, se essi non avessero disobbedito al proprio Creatore, nemmeno le altre creature e gli elementi sarebbero stati ribelli e ostili a loro, né avrebbero rivolto contro di essi il rigore della propria attività e delle proprie inclemenze. Quindi, se questa ribellione delle creature fu il castigo del peccato, ne segue che ciò non doveva verificarsi con Maria santissima immacolata e senza colpa, né tantomeno ella doveva essere, in questo privilegio, inferiore alla natura angelica, che non è toccata da questa pena del peccato e sulla quale non ha autorità la forza degli elementi. È vero che Maria santissima era di natura terrena, ma appunto per questo in lei fu più stimabile, come cosa più rara e più preziosa, il salire ad un'altezza superiore a tutte le creature terrene e spirituali e il diventare con i suoi meriti degna Regina e signora di tutto il creato. D'altronde, è certo che si doveva concedere più alla regina che ai sudditi, più alla signora che ai servi.
20. La seconda ragione era che a questa nobile Regina il suo Figlio santissimo doveva obbedire come a madre. Essendo egli il Creatore di tutto, era ragionevole che ogni cosa obbedisse a colei alla quale il creatore stesso doveva ubbidienza e che ella comandasse su tutto, poiché la persona di Cristo, in quanto uomo, doveva essere curata dalla sua Madre per dovere e per legge di natura. Questo privilegio concorreva grandemente ad esaltare le virtù e i meriti di Maria santissima, perché in lei veniva ad essere volontario e meritorio ciò che in noi è forzato e, ordinariamente, contrario alla nostra volontà, cioè l'assoggettarsi alle creature. La prudentissima Regina non usava questo potere in modo indiscriminato e per il proprio piacere e sollievo; al contrario, comandava a tutti gli elementi e a tutte le creature che senza riguardo esercitassero contro di lei le azioni che le potevano essere naturalmente penose e moleste, perché in ciò doveva essere simile al suo Figlio santissimo e soffrire con lui. Infatti, l'amore e l'umiltà di questa grande Signora avrebbero sofferto se le inclemenze delle creature fossero cessate, privandola del pregio del patire, che sapeva tanto stimabile agli occhi del Signore.
21. Solamente in alcune occasioni in cui comprese che il rispetto non era per lei, ma per il suo Figlio e creatore, la dolce Madre comandò alla forza degli elementi ed esercitò il dominio sulle loro azioni, come si dirà in seguito. Così accadde nelle peregrinazioni in Egitto e in altre circostanze in cui assai prudentemente giudicò che fosse conveniente, affinché le creature riconoscessero il loro Creatore, gli mostrassero riverenza e lo difendessero e servissero in qualsiasi necessità. Chi tra i mortali non resta ammirato nel conoscere una così straordinaria meraviglia? Una semplice creatura terrena, una donna, rivestita del dominio su tutto il creato, si reputa la più indegna e vile fra tutte le creature, comanda ai venti di rovesciare la propria ira contro di lei e questi le obbediscono. Essi però, quasi timidi e cortesi verso una tale Signora, se obbedivano, lo facevano quasi per mostrare la loro subordinazione, anziché per vendicare il loro Creatore, come fanno di solito col resto dei figli di Adamo.
22. Di fronte a questa umiltà della nostra invitta Regina, noi mortali non possiamo negare la nostra vanissima arroganza o, per meglio dire, insolenza; infatti, pur meritando che tutti gli elementi e le forze offensive dell'intero universo si ribellino contro le nostre follie, ci lamentiamo del loro rigore, come se l'importunarci fosse un'offesa che ci viene fatta. Perciò condanniamo la rigidezza del freddo, non sopportiamo che il caldo ci affatichi, detestiamo tutto ciò che è penoso e mettiamo ogni impegno nell'incolpare questi ministri della divina giustizia, cercando per i nostri sensi il riparo delle comodità e dei piaceri, come se questo dovesse servirci per sempre e non fosse certo che saremo tirati fuori da tale rifugio per un più duro castigo delle nostre colpe.
23. Ritornando a questi doni di conoscenza e di potenza che furono dati alla Principessa del cielo, e agli altri favori che la disponevano a diventare degna madre dell'Unigenito dell'eterno Padre, si capirà la loro eccellenza considerando in essi una sorta di infinità, cioè di comprensione che partecipa di quella divina ed è simile a quella che in seguito ebbe l'anima santissima di Cristo. Infatti, Maria santissima non solo conosceva tutte le creature in Dio, ma le comprendeva in maniera tale da racchiuderle nella sua capacità e avrebbe potuto estendersi a conoscerne molte altre, se vi fosse stato altro da conoscere. Io chiamo ciò infinità perché mi pare qualcosa di simile alla scienza infinita e perché ella guardava e conosceva simultaneamente, senza successione, il numero dei cieli, la loro ampiezza e profondità, il loro ordine e i loro movimenti, le loro qualità, la materia e la forma, gli elementi con tutte le loro condizioni e caratteristiche. L'unica cosa che questa Vergine sapientissima ignorava era il fine immediato di tutti questi favori, che le veniva nascosto finché non fosse arrivata l'ora del suo consenso e dell'ineffabile misericordia dell'Altissimo. Così, in questi giorni ella continuava le sue fervorose preghiere per la venuta del Messia, perché il Signore stesso le imponeva ciò e le faceva comprendere che non avrebbe tardato e che già si avvicinava il tempo prefissato.
Insegnamento della Regina del cielo
24. Figlia mia, da ciò che vai conoscendo dei favori e benefici che l'Altissimo mi concedeva per. innalzarmi alla dignità di madre del Verbo, voglio che tu rilevi l'ordine ammirabile della sua sapienza nella creazione dell'uomo. Considera dunque come il suo Creatore lo fece dal niente, non perché fosse servo, ma perché fosse re e signore di tutte le cose ed esercitasse su di esse il suo dominio, riconoscendosi ad un tempo creatura ed immagine del suo creatore e stando soggetto a lui e attento alla sua volontà più di quanto non lo siano le altre creature a quella dell'uomo stesso; così infatti vuole l'ordine della ragione. Inoltre, affinché non mancasse all'uomo la conoscenza di Dio e dei mezzi per discernere e compiere la sua volontà, gli diede, oltre a quella naturale, un'altra luce maggiore, più immediata, più diretta, più certa, più ampia. Questa fu la luce della fede divina, attraverso cui avrebbe conosciuto Dio e le sue perfezioni, e con esse le sue opere. Con tale cognizione e signoria l'uomo si trovò ben ordinato, onorato ed arricchito, senza scusa per dedicarsi tutto alla volontà divina.
25. Ma la stoltezza dei mortali stravolge tutto quest'ordine e distrugge questa divina armonia, perché colui che fu creato come signore e re delle creature si fa loro vile schiavo e si assoggetta ad esse, disonorando la sua dignità e usando delle cose visibili non come padrone prudente, ma come indegno subalterno. E certo non si riconosce a queste superiore quando si fa inferiore alla più infima delle creature. Tutta questa perversità nasce dall'usare delle cose visibili non per la gloria del Creatore, riferendole a lui per mezzo della fede, ma solamente per saziare le passioni e i sensi con ciò che vi è di piacevole nelle creature, per cui gli uomini detestano tanto quelle che non hanno in sé niente di dilettevole.
26. Tu, o carissima, guarda con la fede il tuo creatore e Signore e procura di copiare nell'anima tua l'immagine delle sue perfezioni divine. Non perdere il dominio sulle creature, affinché nessuna diventi superiore alla tua libertà; anzi, voglio che tu trionfi di tutte e che niente si frapponga fra la tua anima e il tuo Dio. Solo devi assoggettarti con gioia, non a ciò che le creature hanno di piacevole, perché in tal caso si oscurerebbe il tuo intelletto e si debiliterebbe la tua volontà, bensì al disagio delle inclemenze delle loro azioni, sopportandolo con volontà lieta; io feci così per imitare il mio Figlio santissimo, quantunque avessi la potestà di scegliere il riposo e non avessi peccati da emendare.
6-33 Aprile 14, 1904 Se l’anima dà a Dio il cibo dell’amore paziente, Dio darà il pane dolce della grazia.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Continuando il mio solito stato, ma sempre con immensa amarezza nell’anima mia per la privazione del benedetto Gesù, ed al più viene quando più non posso e dopo che quasi mi sono persuasa che più non verrà. Onde, quando appena l’ho visto che portava in mano un calice, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se oltre al cibo dell’amore mi dai il pane della tua pazienza, perché l’amore paziente e sofferente è cibo più solido, più sostanzioso e corroborante, ché se l’amore non è paziente si può dire che è amore vacuo, leggiero e senza nessuna sostanza, onde si può dire che mancano le materie necessarie per formare il pane della pazienza. Quindi se tu mi dai questo, Io ti darò il pane dolce della grazia”.
(3) E mentre ciò diceva mi ha dato a bere ciò che stava dentro del calice che portava in mano, che pareva dolce, come una specie di liquore che non so distinguere, ed è scomparso.
(4) Dopo ciò vedevo intorno al mio letto tante persone forestiere: Sacerdoti, galantuomini, donne che pareva che dovevano venire a trovarmi, parecchi di questi tali dicevano al confessore: “Dateci conto di quest’anima, di tutto ciò che il Signore le ha manifestato, le grazie che le ha fatto, perché ce l’ha manifestato il Signore fin dal 1882 che sceglieva una vittima ed il segno di questa vittima sarebbe che il Signore l’avrebbe mantenuto sempre in questo stato come ragazza, tale quale come quando la scelse, senza invecchiarsi o cambiarsi la stessa natura”. Ora, mentre ciò dicevano, non so come io vedevo me stessa tale e quale come quando mi coricai nel letto, senza che mi fossi in niente cambiata per essere stata per tanti anni in questo stato di sofferenze”.