Sotto il Tuo Manto

Martedi, 10 giugno 2025 - Santa Faustina di Cizico (Letture di oggi)

Nulla più diminuisce il valore e il merito delle opere buone, quanto il volerle scegliere secondo il nostro gusto. E praticare a nostro modo. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 1° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 22

1Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:2"Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.4Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.5Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
7Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.8Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.10Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.11Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,12gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.13Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

15Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi.16Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno.17Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?".18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché mi tentate?19Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro.20Egli domandò loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?".21Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".22A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.

23In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono:24"Maestro, Mosè ha detto: 'Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello'.25Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello.26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo.27Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna.28Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta".29E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio.30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo.31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:32'Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe?' Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi".33Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina.

34Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme35e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova:36"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?".37Gli rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima' e con tutta la tua mente.38Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.39E il secondo è simile al primo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'.40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".

41Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro:42"Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?". Gli risposero: "Di Davide".43Ed egli a loro: "Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:

44'Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?'

45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?".46Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.


Giuditta 7

1Il giorno dopo, Oloferne diede ordine a tutto l'esercito e a tutta la moltitudine di coloro che erano venuti come suoi alleati, di iniziare l'azione contro Betulia, occupando le vie d'accesso alla montagna e attaccando battaglia contro gli Israeliti.2In quel giorno effettivamente ogni uomo valido fra loro si pose in marcia. Il loro esercito si componeva di centosettantamila fanti e dodicimila cavalieri, senza contare gli addetti ai servizi e molti altri uomini che erano a piedi con loro, in numero ingente.3Essi si accamparono nella valle vicina a Betulia oltre la sorgente, allargandosi dalla zona sopra Dotain fino a Belbaim ed estendendosi da Betulia fino a Kiamon, che è di fronte a Esdrelon.4Gli Israeliti, quando videro la loro moltitudine, rimasero molto costernati e si dicevano l'un l'altro: "Ora costoro inghiottiranno tutta la terra, né i monti più alti, né le valli profonde, né i colli potranno resistere al loro peso".5Ognuno prese la sua armatura e, accesi i fuochi sulle torri, stettero in guardia tutta quella notte.6Il giorno seguente Oloferne fece uscire tutta la cavalleria contro il fronte degli Israeliti che erano in Betulia,7osservò le vie di accesso alla loro città, ispezionò le sorgenti d'acqua e le occupò e, dopo avervi posto attorno guarnigioni di uomini armati, fece ritorno tra la sua gente.8Allora gli si avvicinarono tutti gli Idumei e tutti i capi del popolo di Moab e gli strateghi della costa e gli dissero:9"Voglia ascoltare il signor nostro una parola, perché siano evitati inconvenienti nel tuo esercito.10Questo popolo non si affida alle sue lance, ma all'altezza dei monti, sui quali essi si sono appostati, e certo non è facile arrivare sulle creste dei loro monti.11Quindi, signore, non attaccare costoro come si usa nella battaglia campale e non cadrà un sol uomo del tuo esercito.12Rimani fermo nel tuo accampamento avendo buona cura di ogni uomo del tuo esercito: intanto i tuoi gregari vadano ad occupare la sorgente dell'acqua che sgorga alla radice del monte,13perché di là attingono tutti gli abitanti di Betulia; vedrai che la sete li farà morire e verranno alla resa della loro città. Noi e la nostra gente saliremo sulle vicine alture dei monti e ci apposteremo su di esse e staremo a guardia per non lasciare uscire dalla città alcun uomo.14Così cadranno sfiniti dalla fame essi, le loro donne, i loro figli e, prima che la spada arrivi su di loro, saranno stesi sulle piazze fra le loro case.15Avrai così reso loro un terribile contraccambio perché si sono ribellati e non hanno voluto venire incontro a te con intenzioni pacifiche".16Piacque questo discorso ad Oloferne e a tutti i suoi ministri e diede ordine che si facesse come avevano proposto.17Si mosse quindi il reparto dei Moabiti e cinquemila Assiri con loro, si accamparono nella valle e occuparono gli acquedotti e le sorgenti d'acqua degli Israeliti.18A loro volta gli Idumei e gli Ammoniti, con dodicimila Assiri, salirono e si appostarono sulla montagna di fronte a Dotain. Spinsero anche contingenti dei loro a meridione e a oriente di fronte a Egrebel, che si trova vicino a Chus, situata sul torrente Mochmur. Il rimanente esercito degli Assiri restò accampato nella pianura ricoprendo tutta l'estensione del terreno. Le tende e gli equipaggiamenti costituivano una massa imponente, perché essi erano in realtà una turba immensa.
19Allora gli Israeliti alzarono suppliche al Signore loro Dio, con l'animo in preda all'abbattimento, perché da ogni parte li avevano circondati i nemici e non c'era modo di passare in mezzo a loro.20Il campo degli Assiri al completo, fanti, carri e cavalli, rimase fermo tutt'attorno per trentaquattro giorni e venne a mancare a tutti gli abitanti di Betulia ogni riserva d'acqua.21Anche le cisterne erano vuote e non potevano più bere a sazietà un giorno solo, perché distribuivano da bere in quantità razionata.22Incominciarono i bambini a cadere sfiniti, le donne e i ragazzi venivano meno per la sete e cadevano nelle piazze della città e nei passaggi delle porte e ormai non rimaneva più in loro alcuna energia.23Allora tutto il popolo si radunò presso Ozia e i capi della città, con giovani, donne e fanciulli, e alzarono grida e dissero davanti a tutti gli anziani:24"Sia giudice il Signore tra voi e noi, perché voi ci avete recato un grave danno rifiutando di proporre la pace agli Assiri.25Ora non c'è più nessuno che ci possa aiutare, perché Dio ci ha venduti in balìa di costoro per essere abbattuti davanti a loro dalla sete e da terribili mali.26Ormai chiamateli e consegnate la città intera per il saccheggio al popolo di Oloferne e a tutto il suo esercito.27È meglio per noi esser loro preda; diventeremo certo loro schiavi, ma potremo vivere e non vedremo con i nostri occhi la morte dei nostri bambini, né le donne e i nostri figli esalare l'ultimo respiro.28Chiamiamo a testimonio contro di voi il cielo e la terra e il nostro Dio, il Signore dei nostri padri, che ci punisce per la nostra iniquità e per le colpe dei nostri padri, perché non ci lasci più in una situazione come questa in cui siamo oggi".29Successe allora un pianto generale in mezzo all'adunanza e gridarono suppliche a gran voce al Signore loro Dio.30Ozia rispose loro: "Coraggio, fratelli, resistiamo ancora cinque giorni e in questo tempo il Signore Dio nostro rivolgerà di nuovo la misericordia su di noi; non è possibile che egli ci abbandoni fino all'ultimo.31Ma se proprio passeranno questi giorni e non ci arriverà alcun aiuto, farò secondo le vostre richieste".32Così rimandò il popolo ciascuno al proprio posto ed essi tornarono sulle mura e sulle torri della città e rimandarono le donne e i figli alle loro case; ma tutti nella città erano in grande abbattimento.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Salmi 69

1'Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide.'

2Salvami, o Dio:
l'acqua mi giunge alla gola.
3Affondo nel fango e non ho sostegno;
sono caduto in acque profonde
e l'onda mi travolge.
4Sono sfinito dal gridare,
riarse sono le mie fauci;
i miei occhi si consumano
nell'attesa del mio Dio.
5Più numerosi dei capelli del mio capo
sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano:
quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?

6Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe non ti sono nascoste.
7Chi spera in te, a causa mia non sia confuso,
Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni
chi ti cerca, Dio d'Israele.

8Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
9sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.

10Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
11Mi sono estenuato nel digiuno
ed è stata per me un'infamia.

12Ho indossato come vestito un sacco
e sono diventato il loro scherno.
13Sparlavano di me quanti sedevano alla porta,
gli ubriachi mi dileggiavano.

14Ma io innalzo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi,
per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
15Salvami dal fango, che io non affondi,
liberami dai miei nemici
e dalle acque profonde.
16Non mi sommergano i flutti delle acque
e il vortice non mi travolga,
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.

17Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18Non nascondere il volto al tuo servo,
sono in pericolo: presto, rispondimi.

19Avvicinati a me, riscattami,
salvami dai miei nemici.
20Tu conosci la mia infamia,
la mia vergogna e il mio disonore;
davanti a te sono tutti i miei nemici.
21L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
22Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

23La loro tavola sia per essi un laccio,
una insidia i loro banchetti.
24Si offuschino i loro occhi, non vedano;
sfibra per sempre i loro fianchi.

25Riversa su di loro il tuo sdegno,
li raggiunga la tua ira ardente.
26La loro casa sia desolata,
senza abitanti la loro tenda;
27perché inseguono colui che hai percosso,
aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
28Imputa loro colpa su colpa
e non ottengano la tua giustizia.
29Siano cancellati dal libro dei viventi
e tra i giusti non siano iscritti.

30Io sono infelice e sofferente;
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
31Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,
32che il Signore gradirà più dei tori,
più dei giovenchi con corna e unghie.

33Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
34poiché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
35A lui acclamino i cieli e la terra,
i mari e quanto in essi si muove.

36Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne avranno il possesso.
37La stirpe dei suoi servi ne sarà erede,
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.


Amos 1

1Parole di Amos, che era pecoraio di Tekòa, il quale ebbe visioni riguardo a Israele, al tempo di Ozia re della Giudea, e al tempo di Geroboàmo figlio di Ioas, re di Israele, due anni prima del terremoto.

2Egli disse:
"Il Signore ruggisce da Sion
e da Gerusalemme fa udir la sua voce;
sono desolate le steppe dei pastori,
è inaridita la cima del Carmelo".

3Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Damasco
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno trebbiato
con trebbie ferrate Gàlaad.
4Alla casa di Cazaèl darò fuoco
e divorerà i palazzi di Ben-Hadàd;
5spezzerò il catenaccio di Damasco,
sterminerò gli abitanti di Biqat-Avèn
e chi detiene lo scettro di Bet-Eden
e il popolo di Aram andrà schiavo a Kir",
dice il Signore.

6Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Gaza
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno deportato popolazioni intere
per consegnarle a Edom;
7appiccherò il fuoco alle mura di Gaza
e divorerà i suoi palazzi,
8estirperò da Asdòd chi siede sul trono
e da Ascalòna chi vi tiene lo scettro;
rivolgerò la mano contro Ekròn
e così perirà il resto dei Filistei",
dice il Signore.

9Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Tiro
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno deportato popolazioni intere a Edom,
senza ricordare l'alleanza fraterna;
10appiccherò il fuoco alle mura di Tiro
e divorerà i suoi palazzi".

11Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Edome per quattro non revocherò il mio decreto,
perché ha inseguito con la spada suo fratello
e ha soffocato la pietà verso di lui,
perché ha continuato l'ira senza fine
e ha conservato lo sdegno per sempre;
12appiccherò il fuoco a Teman
e divorerà i palazzi di Bozra".

13Così dice il Signore:
"Per tre misfatti degli Ammoniti
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno sventrato le donne incinte di Gàlaad
per allargare il loro confine;
14appiccherò il fuoco alle mura di Rabbà
e divorerà i suoi palazzi
tra il fragore di un giorno di battaglia,
fra il turbine di un giorno di tempesta;
15il loro re andrà in esilio,
egli insieme ai suoi capi",
dice il Signore.


Atti degli Apostoli 8

1Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samarìa.2Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui.3Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione.
4Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.

5Filippo, sceso in una città della Samarìa, cominciò a predicare loro il Cristo.6E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva.7Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati.8E vi fu grande gioia in quella città.

9V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samarìa, spacciandosi per un gran personaggio.10A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: "Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande".11Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie.12Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare.13Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano.
14Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.
15Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo;16non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù.17Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
18Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro19dicendo: "Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo".20Ma Pietro gli rispose: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio.21Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché 'il tuo cuore non è retto davanti a Dio'.22Pèntiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero.23Ti vedo infatti chiuso 'in fiele amaro e in lacci d'iniquità'".24Rispose Simone: "Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto".25Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi della Samarìa.

26Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: "Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta".27Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etìope, un eunuco, funzionario di Candràce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme,28se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia.29Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti, e raggiungi quel carro".30Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?".31Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:

'Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.'
33'Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato
negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.'

34E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?".35Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.36Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?".37.38Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.39Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino.40Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.


Capitolo III: L'ammaestramento della verità

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 1.     Felice colui che viene ammaestrato direttamente dalla verità, così come essa è, e non per mezzo di immagini o di parole umane; ché la nostra intelligenza e la nostra sensibilità spesso ci ingannano, e sono di corta veduta. A chi giova un'ampia e sottile discussione intorno a cose oscure e nascoste all'uomo; cose per le quali, anche se le avremo ignorate, non saremo tenuti responsabili, nel giudizio finale? Grande nostra stoltezza: trascurando ciò che ci è utile, anzi necessario, ci dedichiamo a cose che attirano la nostra curiosità e possono essere causa della nostra dannazione. "Abbiamo occhi e non vediamo" (Ger 5,21). Che c'importa del problema dei generi e delle specie? Colui che ascolta la parola eterna si libera dalle molteplici nostre discussioni. Da quella sola parola discendono tutte le cose e tutte le cose proclamano quella sola parola; essa è "il principio" che continuo a parlare agli uomini (Gv 8,25). Nessuno capisce, nessuno giudica rettamente senza quella parola. Soltanto chi sente tutte le cose come una cosa sola, e le porta verso l'unità e le vede tutte nell'unità, può avere tranquillità interiore e abitare in Dio nella pace. O Dio, tu che sei la verità stessa, fa' che io sia una cosa sola con te, in un amore senza fine. Spesso mi stanco di leggere molte cose, o di ascoltarle: quello che io voglio e desidero sta tutto in te. Tacciano tutti i maestri, tacciano tutte le creature, dinanzi a te: tu solo parlami.

   2.     Quanto più uno si sarà fatto interiormente saldo e semplice, tanto più agevolmente capirà molte cose, e difficili, perché dall'alto egli riceverà lume dell'intelletto. Uno spirito puro, saldo e semplice non si perde anche se si adopera in molteplici faccende, perché tutto egli fa a onore di Dio, sforzandosi di astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti lega e ti danneggia di più dei tuoi desideri non mortificati? L'uomo retto e devoto prepara prima, interiormente, le opere esterne che deve compiere. Così non saranno queste ad indurlo a desideri volti al male; ma sarà lui invece che piegherà le sue opere alla scelta fatta dalla retta ragione. Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene.

   3.     In questa vita ogni nostra opera, per quanto buona, è commista a qualche imperfezione; ogni nostro ragionamento, per quanto profondo, presenta qualche oscurità. Perciò la constatazione della tua bassezza costituisce una strada che conduce a Dio più sicuramente che una dotta ricerca filosofica. Non già che sia una colpa lo studio, e meno ancora la semplice conoscenza delle cose - la quale è, in se stessa, un ben ed è voluta da Dio -; ma è sempre cosa migliore una buona conoscenza di sé e una vita virtuosa. Infatti molti vanno spesso fuori della buona strada e non danno frutto alcuno, o scarso frutto, di bene, proprio perché si preoccupano più della loro scienza che della santità della loro vita. Che se la gente mettesse tanta attenzione nell'estirpare i vizi e nel coltivare le virtù, quanta ne mette nel sollevare sottili questioni filosofiche non ci sarebbero tanti mali e tanti scandali tra la gente; e nei conviventi non ci sarebbe tanta dissipazione. Per certo, quando sarà giunto il giorno del giudizio, non ci verrà chiesto che cosa abbiamo studiato, ma piuttosto che cosa abbiamo fatto; né ci verrà chiesto se abbiamo saputo parlare bene, ma piuttosto se abbiamo saputo vivere devotamente. Dimmi: dove si trovano ora tutti quei capiscuola e quei maestri, a te ben noti mentre erano in vita, che brillavano per i loro studi? Le brillanti loro posizioni sono ora tenute da altri; e non è detto che questi neppure si ricordino di loro. Quando erano vivi sembravano essere un gran che; ma ora di essi non si fa parola. Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo! E voglia il cielo che la loro vita sia stata all'altezza del loro sapere; in questo caso non avrebbero studiato e insegnato invano. Quanti uomini si preoccupano ben poco di servire Iddio, e si perdono a causa di un vano sapere ricercato nel mondo. Essi scelgono per sé la via della grandezza, piuttosto di quella dell'umiltà; perciò si disperde la loro mente (Rm 1,21). Grande è, in verità, colui che ha grande amore; colui che si ritiene piccolo e non tiene in alcun conto anche gli onori più alti. Prudente è, in verità, colui che considera sterco ogni cosa terrena, al fine di guadagnarsi Cristo (Fil 3,8). Dotto, nel giusto senso della parola, è, in verità, colui che fa la volontà di Dio, buttando in un canto la propria volontà.


LETTERA 137: Agostino risponde ai quesiti di Volusiano esortandolo affinché s'impegni nel servizio della verità e non voglia tributargli lodi eccessive.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta nello stesso tempo (411/412).

Agostino risponde ai quesiti di Volusiano (Ep. 135) esortandolo affinché s'impegni nel servizio della verità e non voglia tributargli lodi eccessive (nn. 1-3); spiega come debba intendersi l'immensità di Dio e l'onnipresenza del Verbo (nn. 4-7), la potenza di Dio e l'unione del Verbo alla natura umana del Cristo, mediatore tra Dio e gli uomini (n. 8-12); mette poi a confronto i miracoli dei Profeti e dei maghi con quelli di Cristo (n. 13-14). Parla quindi della storia del popolo ebraico, preordinata al Cristianesimo, e della prodigiosa propagazione di questo (n. 15-16), dei due precetti principali della religione cristiana e delle verità contenute nella S. Scrittura (n. 17-18). Esorta infine Volusiano a proporgli i suoi dubbi e a vivere da cristiano per esser cittadino della Città di Dio (n. 19-20).

AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE L'EGREGIO SUO SIGNORE VOLUSIANO, SUO FIGLIO MERITAMENTE ILLUSTRE ED ECCELLENTISSIMO

Volusiano cooperi al trionfo della verità.

1. 1. Ho letto la tua lettera, nella quale ho visto compendiato, con lodevole brevità, lo schema di una lunga disputa filosofica. Ho dovuto quindi darti una risposta senza addurre alcuna scusa per rinviarla, dal momento che mi è capitata la fortuna d'avere un po' di tempo libero da altre preoccupazioni. Le cose a scriver le quali avevo progettato di spendere questo tempo libero, le ho differite un poco, pensando che non era giusto fare attendere la risposta ad uno che avevo esortato io stesso a chiedere spiegazioni e che ora le chiedeva. Chi v'è poi tra noi, i quali amministriamo secondo le nostre possibilità la grazia di Cristo, che, lette le tue parole, vorrebbe istruirti nella dottrina cristiana, perché bastasse a far ottenere soltanto a te la salvezza, non già di questa vita, molto simile a vapore che appare un istante e subito dopo svanisce, come si preoccupò di ammonirci la S. Scrittura 1, ma la salvezza eterna, per guadagnare e ottenere la quale noi siamo cristiani? Sarebbe dunque troppo poco per noi che tu ricevessi solo un'istruzione capace di condurre te solo a salvamento. Il tuo ingegno e la tua eloquenza così elevati e così brillanti devono giovare anche agli altri, contro la cui ottusità o perversità dev'esser difeso nel modo più opportuno il dono d'una grazia si preziosa, che spiriti meschini nella loro superbia non stimano uno zero ostentando esageratamente di avere una grandissima forza, mentre non ne hanno nessuna nel guarire i loro vizi o nel frenarli.

I quesiti di Vosuliano.

1. 2. Tu dunque mi chiedi " se il Signore e reggitore del mondo abbia riempito il seno d'una donna intemerata; se la madre abbia sopportato le lunghe noie di dieci mesi e, benché vergine, lo abbia dato alla luce secondo l'ordinario modo di partorire e, in seguito al parto, la sua verginità sia rimasta inviolata; se dentro il corpicciuolo d'un bimbo che vagiva si nascondesse Colui che l'universo potrebbe a mala pena contenere; se abbia sopportato gli anni della puerizia, si sia fatto adulto e maturo nella giovinezza; se quel sommo Reggitore sia rimasto tanto tempo lontano dal suo regno e il governo dell'universo intero fosse rivolto a un solo corpicciuolo; se infine si abbandonasse al sonno, si nutrisse di cibo e provasse tutti i sentimenti dei mortali senza che gl'indizi d'una maestà così grande si manifestassero con alcun segno atto a provarla poiché scacciare i demoni, guarire gli infermi, restituire la vita ai morti, se pensiamo che anche altre persone fecero simili miracoli, sono piccole cose per un Dio ". Mi scrivi che in una riunione di amici, da uno dei numerosi presenti fu intavolata questa discussione, che voi poi troncaste la parola a lui che voleva porre altre obiezioni e che, sciolta l'adunanza, deferiste la questione a una persona più brava e più esperta per timore che, mentre troppo imprudentemente si profanavano dei misteri, un errore ancora innocente potesse degenerare in una colpa 2.

Ad Agostino non garba ricevere lodi sperticate.

1. 3. Nel resto della tua lettera ti rivolgi direttamente a me e, dopo aver confessata la tua ignoranza, mi esorti a concedere ciò che si aspetta da parte mia. Aggiungi anche che importa alla mia reputazione dare una risposta alle tue domande poiché negli altri sacerdoti è perdonabile l'ignoranza e non reca danno al culto divino, ma quando si viene a me che sono vescovo non è normale che ignori qualsiasi questione che capiti. Innanzi tutto dunque ti prego di abbandonare a mio riguardo questa opinione facilmente preconcetta, di deporre e sradicare dall'animo tali sentimenti, per quanto benevoli essi siano verso la mia persona, e di credere a me più che ad alcun altro quando si tratta di me, se vuoi ricambiare l'affetto ch'io ti porto. Le Sacre Scritture sono tanto profonde che in esse avrei fatto ogni giorno dei progressi, se mi fossi sforzato di farne l'unico oggetto del mio studio dai primi anni della puerizia sino alla decrepita vecchiaia con tutta la calma possibile, con la maggiore applicazione e con un ingegno più vivace 3. Non che sia molto difficile giungere a comprendere in esse le cognizioni necessarie alla salvezza, ma dopo che uno ha riposto in esse la fede, senza la quale non si può vivere bene e santamente, a misura che vi si fanno del. progressi, molte cose restano da capire avvolte sotto il velo di numerose figure che nascondono i misteri. Non solo, nelle parole con cui questi sono espressi, ma anche nell'essenza delle cose da comprendere si nasconde un tale abisso di sapienza, che alle persone che hanno passato più tempo in questo studio, dotate d'intelligenza più penetrante e più desiderose d'imparare, capita quello che si legge in un passo della stessa Scrittura: Quando l'uomo avrà finito, solo allora comincia 4.

Immensità di Dio e incarnazione del Verbo.

2. 4. Ma perché dilungarmi su ciò? Bisogna venire piuttosto alla questione su cui m'interroghi. Anzitutto desidero che tu sappia che la dottrina cristiana non insegna che Dio si sia mescolato alla carne, con cui doveva nascere dalla Vergine, in modo da disertare o abbandonare ogni cura del governo dell'universo o da racchiuderla in quel piccolo corpo come in una materia ristretta ed ammassata. Così pensano gli individui che non sanno immaginare altro che corpi, sia più densi come l'acqua e la terra, sia più sottili, come l'aria o la luce. Tuttavia nessuno di questi corpi può stare tutto intero in ogni luogo, ma è necessario che uno stia in un luogo e uno in un altro, essendo composti d'innumerevoli parti, e che un corpo, per quanto grande sia, o un corpicino, per quanto piccolo, occupino una parte dello spazio e la riempiano in modo che in nessuna parte siano interi. Di conseguenza il condensarsi e il rarefarsi, il contrarsi e il dilatarsi, il ridursi in parti piccolissime e il crescere di mole, sono proprietà esclusive dei corpi. Se la natura dell'anima è di gran lunga diversa da quella del corpo, quanto più lo è la natura di Dio, creatore dell'anima e del corpo? Non si può dire che Dio riempia l'universo allo stesso modo che riempie l'acqua, l'aria, la luce stessa, si da riempirne una parte più piccola con una parte minore di sé stesso e una più grande con una parte maggiore di sé. Egli ha il potere d'essere intero dovunque, senza essere racchiuso in alcun luogo, di venire senza allontanarsi dal luogo dov'era, d'andarsene senza abbandonare il luogo da dove era venuto.

L'anima e i sensi.

2. 5. L'anima dell'uomo si meraviglia di questa proprietà divina e, siccome non la comprende, non la crede nemmeno; l'anima però se ne meravigli dopo essersi meravigliata di sé stessa seppur ci riesce: s'innalzi alquanto al di sopra del corpo e di tutte le cose che suol percepire per mezzo del corpo e capisca chi è essa che si serve del corpo. Ma forse non è capace, poiché è privilegio di un grande ingegno, come disse un filosofo, separare la mente dalle impressioni sensitive e allontanare il pensiero dal modo volgare di concepire le cose 5. Orbene, esamini in modo diverso dal solito e con maggior attenzione i sensi stessi del corpo. Essi sono cinque e non possono esistere senza il corpo e senza l'anima, poiché il sentire è proprio d'un essere vivente, e il corpo riceve la vita dall'anima, e senza gli strumenti e, per così dire, gli apparecchi e gli organi del corpo non vediamo né udiamo né possiamo fare uso degli altri tre sensi. Si sforzi di comprendere questo l'anima razionale e consideri i sensi corporei non con i sensi del corpo, ma con la stessa intelligenza e la ragione. Certo l'uomo non può percepire s. e non è vivente; vive poi nella carne prima che i due elementi siano separati dalla morte. In che modo dunque l'anima, che non vive se non unita al suo corpo, è capace di percepire ciò che è al di fuori del suo corpo? Le stelle in cielo non sono forse a grandissima distanza dal suo corpo? Non vede forse il sole in cielo? Forse che il vedere non è anche percepire, dato che la vista è tra i cinque sensi quello che più eccelle tra gli altri? Forse che vive anche nel cielo, poiché nel cielo ha sensazioni e non vi può essere senso dove non c'è vita? O forse sente anche dove non vive, poiché, pur vivendo. solo nel suo corpo, riceve sensazioni anche in quei luoghi che, al di fuori del corpo, contengono gli oggetti che raggiunge con la vista? Vedi quanta oscurità vi sia in un senso così luminoso come quello che si chiama vista? Considera anche l'udito, poiché anch'esso in qualche modo, si estende al di fuori del corpo. Per quale motivo infatti diciamo: " fuori c'è rumore ", se non percepiamo dove c'è il rumore? Noi dunque viviamo anche lì fuori del nostro corpo. O possiamo forse percepire anche dove non viviamo, dato che non è possibile che vi sia percezione sensibile senza vita?

Le meraviglie delle sensazioni

2. 6. Gli altri tre sensi hanno le proprie percezioni in sé stessi, benché dell'odorato si possa in qualche modo dubitare. Quanto al gusto e al tatto però non v'è alcun dubbio che ciò che gustiamo e tocchiamo non lo percepiamo se non nel nostro corpo. Perciò lasciamo da' parte questi tre sensi. La vista e l'udito offrono un argomento meraviglioso di discussione, cioè come mai l'anima può sentire dove non vive o come mai vive dove non è. Certo essa non è se non nel proprio corpo, ma ha percezioni sensibili anche fuori di esso. Se percepisce infatti anche dove vede, poiché anche il vedere è percepire coi sensi, percepisce anche dove ode, poiché anche l'udire è avere sensazioni. Per conseguenza o essa vive anche lì fuori del corpo, e per questo si trova anche lì, o ha sensazioni dove non vive, o vive anche dove non è. Tutti questi fenomeni sono meravigliosi, ma nessuno di essi può essere affermato senza una certa quale assurdità pur parlando d'un senso mortale. Cosa è dunque l'anima in sé stessa, considerata fuori del senso del corpo, cioè nell'intelligenza con cui essa considera questi fenomeni? Essa non giudica certamente col senso del corpo circa i sensi medesimi. E, noi poi crediamo che si affermi qualcosa d'incredibile dell'onnipotenza di Dio quando si afferma che il Verbo di Dio, per mezzo del quale furono create tutte le cose, assunse il corpo dalla Vergine e apparve ai sensi mortali senza distruggere la sua potenza, senza abbandonare il governo dell'universo, senza allontanarsi dal cielo, del Padre cioè dal mistero, nel quale è con Lui e in Lui?

Onnipresenza del Verbo: analogia con la parola umana.

2. 7. Il Verbo di Dio, per mezzo del quale furono create tutte le cose, non devi concepirlo come se qualcosa di lui passasse e il futuro diventasse passato. Esso rimane com'è ed è tutto intero dovunque. Esso viene quando si manifesta e se ne va quando si nasconde. E' tuttavia presente sia quando è occulto sia quando è manifesto, come la luce è davanti agli occhi di chi vede e di chi è cieco, ma è visibile al veggente, invisibile al cieco. Così anche la voce è presente agli orecchi di chi ode e di chi è sordo: ma per quelli è manifesta, per questi nascosta. Che v'è di più meraviglioso di quel che avviene a proposito delle nostre voci e delle parole che risuonano, cioè di una cosa che passa rapidissima? Quando parliamo, non vi è posto neppure per la seconda sillaba, se la prima non ha cessato di risonare, eppure se c'è uno che ci ascolta, ode tutto ciò che diciamo; se ce ne sono due, odono entrambi ugualmente ciò che i singoli odono per intero; se stanno a sentire molti individui in silenzio, non fanno a pezzi e dividono tra loro i suoni, come i cibi, prendendone una parte ciascuno, ma tutto ciò che risuona, risulta intero per tutti, come per i singoli. Pertanto non è piuttosto incredibile se ciò, che presenta agli orecchi la parola transeunte dell'uomo, il Verbo permanente di Dio non lo presentasse alle cose di guisa che a quel modo che si odono dai singoli e da tutti insieme le parole per intero, così il Verbo di Dio possa essere simultaneamente dovunque nella sua interezza?

Potenza e provvidenza di Dio, causa di mirabili effetti.

2. 8. Non c'è pertanto da temere che un Dio cosi grande sembri aver sofferto angustie in quel corpicciolo di bimbo. Poiché Dio è grande non per la mole, ma per la potenza; egli che con la sua saggezza ha dotato le formichette e le minuscole api di un senso più fine di quello che hanno gli asini e i cammelli; egli che da un piccolissimo granello crea l'albero del fico tanto grande, mentre da semi molto più grossi nascono molte piante di gran lunga più piccole; egli che ha dotato la pupilla si piccola di tanta acutezza che, sprigionandosi attraverso gli occhi, in un battibaleno percorre quasi mezza volta celeste; egli che da un punto, e quasi dal centro del cervello diffonde, distribuendoli in cinque direzioni, tutti i sensi; egli infine che, per mezzo del cuore, un organo così piccolo, dispensa per tutte le parti del corpo il moto vitale, facendoci vedere con questi mezzi e con altri simili, effetti potenti da cause piccolissime, egli che non è piccolo nelle cose che ci sembrano piccole. La stessa grandezza della sua potenza, che in uno spazio angusto non prova molestia, fecondò il seno della Vergine rendendola madre non per opera di altri ma di sé medesimo; unì a sé l'anima razionale e per mezzo di essa anche il corpo umano, cioè l'uomo intero da trasformare radicalmente in meglio, senza mutarsi affatto in peggio, degnandosi di assumere la natura umana ed elargendo all'uomo la sua divinità. La medesima potenza che, attraverso le inviolate viscere della Vergine Madre trasse a luce le membra del bambino, più tardi, attraverso le porte chiuse, fece passare le membra di lui divenuto adulto 6. Ora tutto ciò, se si cerca una ragione, non sarà più meraviglioso; se si desidera un esempio, non sarà più una cosa unica. Dobbiamo ammettere che Dio possa operare qualche cosa che noi dobbiamo confessare di non poter penetrare. In tali fatti l'intera spiegazione risiede nella potenza di Colui che li opera.

Come il Verbo ha unito a sé la natura umana.

3. 9. Il fatto poi che Cristo si abbandona al sonno e si alimenta di cibo e prova tutti i sentimenti umani, induce gli uomini a credere alla sua natura di uomo da lui assunta, non annientata. Ecco come si compì questo prodigio: ciò non ostante alcuni eretici, pur ammirando e lodando perversamente la sua potenza, non vollero affatto riconoscerne la natura di uomo, mentre in essa risalta tutto il pregio della grazia, per mezzo della quale egli salva coloro che credono in lui, che ha in sé i profondi tesori della sapienza e della scienza e riempie di fede le intelligenze per innalzarle all'eterna contemplazione della verità immutabile. E che (avrebbero detto gli eretici) se l'Onnipotente avesse creato un uomo formato in qualsiasi parte, non dal seno materno, ma d'improvviso lo avesse presentato ai nostri occhi, se non lo avesse cambiato attraverso le varie età, dalla fanciullezza alla giovinezza, non gli avesse fatto prendere cibi né sonno? Non avrebbe forse confermato un'opinione erronea? Non si sarebbe forse potuto credere che in nessun modo avesse assunto la vera umanità e così per operare tutto miracolosamente, non ci avrebbe tolto ciò che operò misericordiosamente? Ora invece è vero il contrario, che tra Dio e gli uomini Cristo apparve come Mediatore affinché, unendo in un'unica persona entrambe le nature, sublimasse l'umile natura umana con la sua natura straordinaria e temperasse la sua sublimità con l'umana caducità.

La natura umana unita al Verbo, creata dallo stesso Verbo.

3. 10. Quali meraviglie non opera Dio in tutti i movimenti di una creatura che parrebbero prodigiosi, se non avessero perduto pregio per il fatto che ci siamo abituati? Infine quante cose ordinarie vengon reputate senz'alcun pregio mentre, se fossero prese in esame, ci riempirebbero di stupore! Tale ad esempio è la potenza dei semi. Chi può comprendere ed esprimere a parole quante energie contengono, di quanta vitalità, di quanta efficacia, di quanta occulta potenza, quanto grandi cose possono operare nella loro piccolezza? Colui dunque che nella natura creò i semi anche senza semi, si creò per sé, senza seme, la natura di uomo. Nel corpo suo conservò il ritmo (ordinario) dei tempi e la misurata successione delle età Colui che, senza alcun mutamento di sé, intessé la successione regolare dei secoli, creando così il mutamento. Cresce infatti nel tempo ciò che ha inizio dal tempo, mentre il Verbo esistente prima di tutte le cose, per mezzo del quale furono fatti i secoli, scelse un'epoca in cui assumere il corpo ma non si sottomise al tempo per mutarsi in carne, poiché fu l'uomo ad accostarsi a Dio, non Dio a scostarsi da sé.

L'unione ipostatica.

3. 11. Alcuni reclamano che sia resa loro ragione del modo come Dio si sia unito all'uomo si da diventare l'unica persona di Cristo, (sebbene fosse necessario che questo evento si compisse una sola volta), come se essi potessero rendersi conto d'un fatto che accade ogni giorno, del modo cioè come l'anima si unisca al corpo si da formare un'unica persona umana. Come infatti in una singola persona l'anima si unisce al corpo per essere uomo, così nell'unità della persona Dio si unisce all'uomo per essere Cristo. Nella persona umana c'è dunque l'unione dell'anima col corpo, nella persona divina c'è l'unione di Dio con l'uomo, a patto però che colui il quale ascolta ciò faccia astrazione dal modo come si sogliono comportare i corpi, per cui due liquidi si mescolano in guisa che nessuno dei due conserva la sua integrità, anche se tra i corpi la luce si mescola senza alterarsi con l'aria. La persona dell'uomo dunque è l'unione dell'anima col corpo, come la persona di Cristo è l'unione di Dio con l'uomo. Infatti appena il Verbo di Dio si unì con un'anima avente corpo, nello stesso tempo prese l'anima e il corpo. La prima operazione avviene ogni giorno per generare gli uomini, l'altra ebbe luogo una sola volta per liberarli dal peccato. E' anche vero però che l'unione di due sostanze incorporee si doveva credere più facilmente che non quella di una incorporea e di un'altra corporea. Poiché se l'anima, riguardo alla propria natura, senza ingannarsi comprende di essere incorporea, a molta maggior ragione è incorporeo il Verbo di Dio e pertanto sarebbe dovuta essere più credibile l'unione del Verbo di Dio e dell'anima che non quella dell'anima e del corpo. Ma mentre noi sperimentiamo questa verità in noi stessi, l'altra relativa a Cristo è un fatto che dobbiamo credere per fede. Se poi ci si facesse obbligo di credere in tutte e due le cose, di cui non avessimo fatto egualmente esperienza, a quale di queste presteremmo piuttosto fede? Non ammetteremmo forse che si sarebbero potute unire più facilmente due nature incorporee che non una incorporea e un'altra corporea? Ma può darsi che si diano a queste cose i termini di unione o di mescolanza per l'abitudine che abbiamo con oggetti corporei, di natura ben diversa e che ci sono noti per via pure diversa.

Cristo, maestro e mediatore tra gli uomini e Dio.

3. 12. Orbene, il Verbo di Dio e Figlio di Dio, coeterno al Padre, ch'è ad un tempo Potenza e Sapienza di Dio 7, la quale abbraccia con potenza e governa con dolcezza tutto l'universo 8, dalle creature razionali più elevate fino alle infime creature materiali, presente e nascosta, non racchiusa in nessun luogo, in nessun luogo scissa, in nessun luogo turgida, ma senza mole e in ogni luogo intera, in un modo di gran lunga diverso da quello con cui si mostra a tutte le altre creature, assunse la natura umana e unito ad essa divenne un solo Gesù Cristo, Mediatore tra Dio e gli uomini, eguale al Padre secondo la divinità, minore al Padre secondo la carne 9, cioè secondo l'uomo, immortale senza mutamento secondo la divinità che ha in comune col Padre, e nello stesso tempo mutevole e mortale secondo la debolezza che gli è comune con gli uomini. Nella persona del Cristo, proprio nel tempo ch'egli aveva riconosciuto opportunissimo e decretato prima dei secoli, venne agli uomini il maestro e il soccorritore, per farci raggiungere l'eterna salvezza. Ci fu maestro affinché tutto ciò che nel mondo fu detto con profitto e verità non solo dai santi Profeti (che dissero sempre la verità), ma anche dai filosofi e dai poeti medesimi e da qualsiasi altro letterato (anche se frammischiarono - chi può dubitarne? - molte verità a falsità) venisse avvalorato dall'autorità di Lui anche con la presenza tangibile del corpo a beneficio di coloro che non potessero scoprire e intendere chiaramente quelle asserzioni nell'intima loro verità. Era lui la Verità che, prima di assumere la natura umana, era in tutti quelli che poterono esserne partecipi. Ma fu soprattutto con l'esempio della sua incarnazione che ci diede un salutare insegnamento. Poiché la maggior parte degli uomini bramosi della divinità pretendevano di aspirare a Dio più con superbia che con sentimenti religiosi, per mezzo delle potenze celesti, che reputavano dèi, e di vane cerimonie illecite di riti non sacri ma sacrileghi in cui i demoni, nati dalla superbia, erano per loro come gli Angeli santi, Iddio volle che gli uomini sapessero che quel Dio a cui aspiravano di arrivare per mezzo d'interposte potenze come se fosse lontanissimo, era tanto vicino agli uomini religiosi da degnarsi di prendere un corpo umano e di unirsi in certo modo con loro, si da unire a se stesso l'uomo tutto intero, come il corpo si unisce all'anima, eccetto l'ammasso mutevole nel quale Dio non si muta, mentre vediamo che hanno questa proprietà il corpo e l'anima. Ci è poi di aiuto, poiché senza la grazia della fede che procede da Lui, nessuno è in grado di vincere le passioni peccaminose né purificarsi mediante il perdono dei peccati se non vincerà qualche rimasuglio delle passioni che ancora restasse (a tentarlo e farlo cadere). Per ciò che riguarda il suo insegnamento, dove trovare l'individuo più ignorante o la più umile femminetta che non creda all'immortalità dell'anima e alla vita che ci sarà dopo la morte? L'assiro Ferecide 10 fu il primo a insegnare questa verità ai Greci e Pitagora di Samo restò totalmente impressionato dalla novità di quella dottrina che da atleta divenne filosofo. Ora dunque, come dice Marone e tutti vediamo, l'amomo di Assiria nasce dappertutto 11. Per quanto riguarda poi l'aiuto della grazia, che è in Cristo, egli è proprio il capitano per mezzo del quale, se restano alcune tracce delle nostre colpe, saranno rese inefficaci e libereranno le terre da una continua paura 12.

I miracoli di Cristo e quelli dei Profeti e dei maghi.

4. 13. " Ma nessun indizio lampante di tanta maestà apparve adatto a provarla, obbiettano gli avversari, poiché lo scacciare i demoni dagli invasati, il guarire gl'infermi, risuscitare i morti, se si pensa che hanno fatto simili opere anche altri taumaturghi, sono piccole cose per un Dio ". Anche noi confessiamo che alcuni di siffatti miracoli li compirono i Profeti; v'è forse tra questi prodigi uno più grande della risurrezione dei morti? Ebbene lo compì tanto Elia 13, che Eliseo 14. Quanto ai miracoli dei maghi, se abbiano fatto rivivere anche dei morti, se la vedano coloro che si sforzano di confutare Apuleio non con accuse ma con elogi, sebbene questi si difenda con la più larga facondia dalla imputazione di praticare le arti magiche. Noi leggiamo che i maghi dell'Egitto, espertissimi in codeste arti, furono superati dal servo di Dio, Mosè, poiché mentre quelli con nefande pratiche compirono dei prodigi, egli, dopo aver semplicemente invocato Dio, riuscì a sovvertire tutte le loro diaboliche macchinazioni 15. Ma tanto Mosè che tutti gli altri Profeti sommamente veritieri predissero Cristo Signore, gli tributarono grande gloria e preannunziarono ch'egli sarebbe venuto non come uno uguale o superiore a loro rispetto alla suddetta potenza taumaturgica, ma addirittura come Dio, Signore dell'universo, fatto uomo per amore degli uomini. Cristo medesimo volle poi compiere tali miracoli perché non si verificasse l'assurdo che ciò che aveva compiuto per mezzo dei Profeti non lo compisse egli in persona. Nondimeno doveva pur fare qualcosa di singolare: nascere dalla Vergine, risorgere dai morti, ascendere al cielo. Non so cosa possa aspettarsi di più chi crede che questo sia poco per un Dio 16.

L'intelletto limitato e le realtà più grandi.

4. 14. Penso infatti che si esigano tali prodigi quali il Verbo avrebbe dovuto fare dopo aver assunto la natura umana. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio, e tutte le cose furono create per mezzo di lui 17. Forse che, presa la natura di uomo, avrebbe dovuto creare un altro mondo perché credessimo ch'era lui il creatore del mondo? Ma in questo mondo non potrebbe esserne creato uno più grande né uguale. Se ne avesse creato uno più piccolo, inferiore a questo, anche quest'opera sarebbe stata creduta egualmente piccola cosa. Siccome dunque non conveniva che creasse un mondo nuovo, operò prodigi nuovi e straordinari nel mondo. Un uomo nato da una Vergine, risorto dai morti a vita eterna ed esaltato al di sopra dei cieli, non è forse un'opera superiore alla creazione del mondo? Può darsi che a questo punto rispondano di non credere che ciò sia accaduto. Che cosa potrebbe quindi essere fatto per uomini che disprezzano ciò ch'è troppo piccolo e non credono a ciò ch'è troppo grande? Si crede alla risurrezione dei morti solo perché lo fecero altri, ma. è piccola cosa per Iddio; che il corpo di Lui sia stato generato dalla Vergine e che dalla morte sia stato innalzato nella vita eterna al di sopra del cielo, non lo si crede perché nessuno fece altrettanto e perché ciò è possibile solo a Dio. Ecco perché ciascuno ammette di buon grado le cose che reputa per lui facili non a farsi ma a comprendersi, mentre stima falsità e menzogne quelle che vanno oltre la sua intelligenza 18. Non essere simile a costoro, te ne scongiuro.

Il popolo ebraico preordinato a Cristo.

4. 15. Si discute ampiamente di questi problemi, si studiano tutte le questioni necessarie e si spiegano scrutandone tutte le pieghe, ma è la fede ad aprir l'adito all'intelligenza, mentre a chiuderlo è l'incredulità. Chi non si lascerà indurre a credere considerando l'ordine così mirabile degli avvenimenti fin da principio e la stessa connessione dei tempi, nella quale i fatti passati fanno fede dei presenti, gli avvenimenti posteriori confermano quelli precedenti, quelli recenti gli antichi? Dal popolo dei Caldei viene scelto un personaggio di provata fede religiosa 19, perché gli vengano rivelate le promesse divine, che dovranno compiersi negli ultimi tempi dopo una lunga serie di secoli, e si preannunzia che nel suo Discendente tutte le generazioni saranno benedette. Questo uomo eletto, che venerava l'unico vero Dio, creatore dell'universo, benché vecchio, da una sposa alla quale la sterilità e la tarda età avevano tolto ogni speranza di diventare madre, genera un figlio che doveva essere il padre di tutti gli uomini 20. Da quel figlio si propaga un popolo numerosissimo, moltiplicatosi in Egitto, dove il piano di Dio, che si rafforzava col realizzare le promesse, aveva fatto emigrare quella stirpe dalle regioni d'Oriente. Quel popolo, divenuto potente, viene cacciato dall'Egitto con presagi paurosi e con miracoli 21 e, sbaragliati gli empi nemici, viene condotto e stabilito nella terra promessa ed elevato perfino al regno. In seguito però, col prevalere del peccato, offendendo assai spesso con atti di audacia sacrilega il vero Dio che l'aveva colmato di tanti benefici, ora flagellato da catastrofi, ora consolato da prosperità, viene condotto fino all'Incarnazione e alla manifestazione di Cristo. Che Cristo, Verbo e Figlio di Dio, sarebbe venuto come Dio fatto uomo, sarebbe morto, risorto, salito al cielo; che per il nome suo, potentissimo fra tutti i popoli, avrebbe avuto i popoli a lui soggetti e che i credenti in lui avrebbero avuta la remissione dei peccati e la salvezza eterna: tutto ciò lo annunciarono tutte le promesse, tutte le profezie, le dignità sacerdotali, i sacrifici, i templi, in una parola tutti i riti e le cerimonie sacre di quel popolo.

Prodigiosa propagazione del Cristianesimo.

4. 16. Venne anche Cristo: nella sua nascita, nella sua vita, nelle sue azioni, nelle parole, nella sua passione, nella sua morte, risurrezione e ascensione si adempiono tutti i vaticini dei Profeti 22. Manda lo Spirito Santo, ne riempie i fedeli radunati in una sola stanza 23 ove nella preghiera e nel desiderio aspettavano proprio l'avverarsi di questa promessa. Riempiti quindi dello Spirito Santo, parlano subito nelle lingue di tutti i popoli, ne, confutano con coraggio gli errori, predicano la verità apportatrice della salvezza eterna, esortano a pentirsi dei peccati della vita passata, promettono perdono in virtù della grazia di Dio. La predicazione della santa e vera religione è accompagnata da prodigi e miracoli convenienti. Contro di loro si scatena la crudeltà degli infedeli, ma essi sopportano le persecuzioni già predette, sperano nelle promesse, insegnano i comandamenti. Pochi di numero, si spargono per il mondo, convertono i popoli con una facilità meravigliosa, crescono in mezzo ai nemici, diventano più numerosi a causa delle persecuzioni, attraverso le angustie delle afflizioni si espandono fino agli estremi confini della terra. Ignorantissimi, d'infima estrazione sociale, pochissimi, vengono ad un tratto illuminati, nobilitati, moltiplicati di numero. Sottomettono a Cristo splendidi ingegni, forbitissimi oratori e dotti acuti e fecondi, ricchi di mirabile esperienza, e li indirizzano a predicare la dottrina della vera religione e della salvezza. Tra l'alternativa di avversità e di prosperità esercitano sempre vigili la pazienza e la moderazione; in un mondo avviato all'estrema rovina, che attraverso le sventure fa presentire la catastrofe finale, con molta maggior fiducia perché anche questo fu predetto, attendono la felicità eterna della città celeste. Frattanto contro la Chiesa di Cristo freme di rabbia l'incredulità delle empie nazioni pagane. Ma essa trionfa con la pazienza e confessando, in mezzo alla ferocia degli avversari, la sua fede inconcussa. Come poi seguì il sacrificio della Verità rivelata, ch'era velata a lungo dalle promesse espresse sotto forma di prefigurazioni simboliche, quei sacrifici, coi quali il sacrificio di Cristo veniva prefigurato, vengono tolti di mezzo con la distruzione dello stesso tempio. Lo stesso popolo ebraico, reprobo per la sua infedeltà, sradicato dalle proprie sedi, viene disperso in tutte le parti del mondo, affinché porti dovunque i Libri Santi e in tal modo la testimonianza della profezia, con cui Cristo e la Chiesa erano stati preannunziati, venisse fatta conoscere dagli stessi avversari affinché non si credesse che l'avessimo inventata noi per la circostanza, tanto più che in quei libri era stato anche predetto che i Giudei non avrebbero creduto. I templi, le statue dei demoni e i riti sacrileghi a poco a poco e con alterna vicenda, secondo le predicazioni delle profezie, vengono abbattuti. Pullulano, come era stato preannunciato, le eresie contro il nome di Cristo coprendosi del nome di Cristo per stimolare la ricerca scientifica della santa religione. Tutte queste cose, come si legge che furono predette, così si vedono adempiute e si attende che se ne debbano compiere ancor tante e molto importanti fra quelle che restano. Qual è dunque l'anima bramosa d'eternità e pensosa di fronte alla brevità della vita presente che vorrà lottare contro la luce sublime di questa divina autorità?

I due "grandi" precetti di Cristo.

5. 17. Quali discussioni, quali dottrine di qualsivoglia filosofo, quali leggi di qualunque Stato si possono in alcun modo confrontare coi due precetti in cui Cristo dice che si compendia tutta la Legge ed i Profeti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e Amerai il prossimo tuo come te stesso 24? In queste parole è racchiusa la filosofia naturale, poiché le cause tutte di ogni elemento della natura sono in Dio creatore; è racchiusa la filosofia morale, poiché una vita buona e onesta non da altra fonte riceve lo specifico suo aspetto che quando le cose da amarsi, cioè Dio e il prossimo, si amano come devono amarsi; è racchiusa la logica, poiché la verità e la luce dell'anima razionale non sono se non Dio; è racchiusa anche la salvezza d'uno Stato che si può reputare fortunato, poiché un ottimo Stato non si fonda né si conserva senza il fondamento e il vincolo della fede e della salda concordia, cioè se non quando si ama il bene comune, ossia Dio che è il sommo e verissimo bene, e in lui gli uomini si amano scambievolmente con la massima sincerità allorché si vogliono bene per amor di Lui, al quale non possono nascondere l'animo con cui amano.

Semplicità e profondità della S. Scrittura.

5. 18. Lo stesso linguaggio, in cui è redatta la Sacra Scrittura, quanto è accessibile a tutti, benché pochissimi possano penetrarlo a fondo! Le verità manifeste, ch'essa contiene, le dice come un amico di famiglia, senza orpello ai cuori degli indotti e dei dotti; quelle invece che nasconde sotto simboli e figure non le innalza con un linguaggio superbo, a cui non ardirebbe accostarsi un'intelligenza piuttosto tarda e priva d'istruzione, come un povero non si accosterebbe a un ricco, ma invita tutti con un linguaggio umile, per nutrirli non solo della verità manifesta, ma anche per esercitarli ad approfondire la verità nascosta, contenendo sempre la medesima verità tanto in ciò che è chiaro quanto in ciò che è recondito. Ma acciocché le verità manifestate non vengano a noia, la Sacra Scrittura in altri passi le copre d'un velo per farcele desiderare; il desiderio ce le presenta in certo qual modo nuove e, così rinnovellate, s'imprimono con dolcezza nel cuore. Queste verità hanno il benefico effetto di correggere i malvagi, di nutrire gl'ingegni mediocri, d'essere un godimento per quelli brillanti. Di questa dottrina è nemico colui che a causa del suo errore non sa ch'essa è la medicina più adatta a salvarlo o l'ha in odio a causa della propria malattia.

Volusiano proponga ad Agostino i suoi dubbi.

5. 19. Vedi che lettera prolissa ho scritto. Se dunque incontri qualche difficoltà in qualche passo e ci tieni assai che sia trattato estesamente tra di noi, non devi indurti ad attenerti agli stretti limiti delle lettere ordinarie come se fosse una regola da osservare; poiché tu sai benissimo quanto lunghe ne abbiano scritte gli antichi, quando trattavano una questione che non riuscivano a svolgere brevemente; e anche se gli scrittori di lettere profane seguissero un'usanza diversa, in tale materia ci si presenterebbe l'autorità dei nostri scrittori, più degna d'imitazione. Osserva quindi l'estensione delle lettere degli Apostoli o anche di coloro che esposero le Sacre Scritture e non ti rincresca di propormi molti quesiti, se hai molti dubbi, o di svolgere un po' più a lungo l'oggetto del tuo quesito affinché, per quanto è in nostro potere, non rimanga ombra di dubbio che faccia da schermo alla luce della verità.

Aspirare alla città celeste.

5. 20. So che l'Eccellenza tua è esposta alle contestazioni ostinate di certuni che credono o vogliono che si creda che la dottrina cristiana sia incompatibile con gli interessi dello Stato, proprio perché non vorrebbe che lo Stato sussistesse sulla salda base delle virtù, ma sull'impunità dei vizi. Ma i peccati di molti non restano impuniti 25 da Dio, come lo sono da parte di un re solo uomo o dai capi di Stato chiunque essi siano; d'altra parte la misericordia e la grazia di Dio predicata agli uomini dall'uomo Cristo, comunicata loro da Dio e dal Figlio di Dio, cioè da Gesù Cristo medesimo, non abbandonano coloro che vivono nella sua fede e l'adorano con sentimento religioso, sia che sperimentino con rassegnazione e coraggio i mali di questa vita, sia che si servano dei suoi beni con misericordia e temperanza, destinati così a ricevere per l'uno e l'altro merito il premio eterno nella città suprema e divina, dove non ci saranno più né calamità da sopportare con fastidio né passioni da frenare con fatica, ma dove non dovremo che amare Dio e il prossimo senza alcuna difficoltà e con perfetta libertà. Ti conservi incolume e sempre più felice la misericordiosa onnipotenza di Dio, mio egregio signore e figlio, meritamente illustre ed eccellentissimo. Con ogni riguardo dovuto alla tua dignità saluto anche la tua santa madre, degna d'essere onorata in Cristo; il Signore voglia esaudire le sue preghiere elevate per la tua anima. Possidio, mio santo fratello e collega nell'episcopato, invia i più vivi saluti all'Eccellenza tua.

 

1 - Gc 4, 15.

2 - Cf. Ep. 135, 2.

3 - Cf. CICER., De orat. 1, 22.

4 - Sir 18, 6.

5 - CICER., Tuscul. 1, 16, 38.

6 - Gv 20, 26.

7 - 1 Cor 1, 24.

8 - Sap 8, 1.

9 - 1 Tm 2, 5.

10 - Cf. CICER., Tuscul. 1, 16, 38.

11 - VERG., Ecl. 4, 25; cf. OVID., Pont. 1, 9, 52.

12 - VERG., Ecl. 4, 13-14.

13 - 1 Re 17, 22.

14 - 1 Re 4, 35.

15 - Cf. Es 7 ss.

16 - Cf. CASSIAN., De incarnat. Chr. Dei c. Nestor. 7, 27.

17 - Gv 1, 1.

18 - SALLUST., Catil. 3, 2.

19 - Gn 12, 2.

20 - Gn 21, 2.

21 - Es 13, 17.

22 - Mt 1, 25.

23 - At 2, 2.

24 - Mt 22, 37-39.

25 - LUCAN., De bello civ. 5, 260.


6 - Il dubbio che presentai al Signore sull'insegnamento di questo capitolo e la rispettiva risposta

La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda

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72. Circa l'intelligenza e l'insegnamento dei capitoli precedenti, mi si presentò un dubbio, provocato da ciò che molte volte ho udito da persone dotte, cioè argomenti di cui si disputa nelle scuole. Il dubbio era questo: forse che il motivo principale per cui il Verbo divino s'incarnò fu quello di farlo capo e primogenito di tutte le creature e di comunicare ai predestinati - per mezzo dell'unione ipostatica con la natura umana - i suoi attributi e le sue perfezioni nel modo conveniente per grazia e per gloria? Fu dunque un fine secondario assumere la natura passibile e morire per gli uomini? Se è vero tutto questo, come mai nella santa Chiesa vi sono, al riguardo, tante opinioni diverse? Anzi, la più comune è che il Verbo eterno sia sceso dal cielo con l'intento principale di redimere gli uomini per mezzo della sua passione e morte.

73. Presentai con umiltà questo dubbio al Signore e sua Maestà si degnò di rispondermi, dandomi insieme una comprensione e una luce molto grande, nella quale conobbi e compresi molti misteri, che non potrò spiegare perfettamente, per la profondità di significato delle parole che il Signore mi rivolse in risposta. Egli così mi disse: «Sposa e colomba mia, ascolta, perché come tuo Padre e maestro voglio rispondere al tuo dubbio e ammaestrarti nella tua ignoranza. Considera attentamente che il fine principale e legittimo della decisione che presi di comunicare la mia divinità nella persona del Verbo unita ipostaticamente alla natura umana, fu la gloria che da questa comunicazione doveva risultare al mio nome e alle creature capaci di quella gloria che io volli dare loro. Questo decreto si sarebbe senza dubbio attuato mediante l'incarnazione anche se il primo uomo non avesse peccato, perché fu irrevocabile e incondizionato nella sostanza. La mia volontà, che in primo luogo fu quella di comunicarmi all'anima e all'umanità unita al Verbo, doveva dunque essere efficace poiché ciò era conforme alla mia santità e alla rettitudine delle mie opere; perciò, sebbene tale decreto fosse l'ultimo nell'esecuzione, fu il primo nell'intenzione. E se io tardai ad inviare il mio Unigenito, fu perché stabilii di preparargli prima nel mondo un gruppo eletto e santo di giusti, i quali, dato il presupposto del peccato comune, sarebbero stati come rose tra le spine degli altri peccatori. Ma, vista la caduta del genere umano, decisi espressamente che il Verbo venisse nel mondo in forma passibile e mortale per redimere il suo popolo, di cui era capo. Ciò avvenne affinché si manifestasse e si conoscesse ancor meglio il mio amore infinito verso gli uomini e si desse così debita soddisfazione alla mia equità e alla mia giustizia, cosicché, essendo un uomo ed essendo il primo ad esistere colui che peccò, fosse altresì un uomo, e fosse il primo nella dignità, il Redentore; infine, affinché gli uomini conoscessero in ciò la gravità del peccato ed uno solo fosse l'amore di tutte le anime, come uno solo è anche il Creatore, il vivificatore, il redentore e colui che li deve giudicare. Inoltre, volli costringere i mortali a questa gratitudine e a questo amore non castigandoli, come gli angeli apostati, senza possibilità di appello; al contrario invece, perdonai all'uomo e l'aspettai, e lo fornii di un opportuno rimedio, esercitando il rigore della mia giustizia nel mio Figlio unigenito e facendo penetrare nell'uomo la pietà della mia grande misericordia».

74. «Affinché tu intenda meglio la risposta al tuo dubbio, devi considerare bene che, non essendoci nei miei decreti successione di tempo, né avendone io necessità per operare ed intendere, coloro che dicono che il Verbo s'incarnò per redimere il mondo, dicono bene, e coloro che dicono che si sarebbe ugualmente incarnato se l'uomo non avesse peccato, parlano altrettanto bene, se però s'intende con verità. Infatti, se Adamo non avesse peccato, sarebbe disceso dal cielo nella forma che per quello stato sarebbe stata opportuna, ma poiché peccò, emanai il secondo decreto, che cioè discendesse passibile perché, visto il peccato, conveniva che lo riparasse così come fece. E siccome desideri sapere in quale modo si sarebbe verificato questo mistero dell'incarnazione del Verbo se l'uomo avesse conservato lo stato d'innocenza, sappi che la forma umana sarebbe stata la medesima nella sostanza, ma col dono dell'impassibilità ed immortalità, quale ebbe il mio Unigenito dopo che risuscitò, fino a quando non salì al cielo. Avrebbe così vissuto e conversato con gli uomini e i misteri sarebbero stati a tutti manifesti. Molte volte avrebbe rivelato la sua gloria, come fece una sola volta quando visse come mortale. Ma quello che mostrò ed operò dinanzi a tre apostoli nello stato mortale, lo avrebbe manifestato, nello stato di immortalità, dinanzi a tutti, e tutti i viatori avrebbero visto il mio Unigenito con grande gloria e con la sua conversazione si sarebbero consolati, né avrebbero posto impedimento ai suoi divini effetti, perché sarebbero stati senza peccato. Tuttavia la colpa impedì e distrusse tutto questo e per essa fu opportuno che venisse in forma passibile e mortale».

75. «Ora l'esistenza, nella mia Chiesa, di opinioni diverse circa questi ed altri misteri, è nata da questo: ad alcuni maestri io rivelo alcuni misteri e ad altri ne manifesto di diversi, perché i mortali non sono capaci di ricevere tutta la luce. Né era conveniente che, finché sono viatori, si desse ad uno solo di essi la conoscenza di tutte le cose, perché, anche nello stato di beati, la ricevono per parti e la si dà loro proporzionata allo stato e ai meriti di ciascuno, secondo i criteri distributivi della provvidenza. Infatti la pienezza era solamente dovuta all'umanità del mio Unigenito e, rispettivamente, a sua Madre. Gli altri mortali non la ricevono tutta, né sempre abbastanza chiara da poter essere certi in tutto; perciò l'acquistano con fatica, con l'uso delle lettere e delle scienze. Inoltre, quantunque nelle mie Scritture vi siano tante verità rivelate, tuttavia, siccome molte volte io li lascio nella conoscenza naturale - sebbene talora io li illumini dall'alto - ne segue che i misteri vengono compresi con diversità di pareri, si trovano differenti spiegazioni e sensi nelle Scritture e ciascuno segue la sua opinione, così come le intende. E benché il fine di molti sia buono, e la luce e la verità nella sostanza sia una sola, tuttavia s'intende e si usa di essa con diversità di giudizi ed inclinazioni, a seconda che gli uni siano più propensi ad alcuni maestri e gli altri più ad altri; da qui nascono tra loro stessi le controversie».

76. «Tra le altre cause per cui è più comune l'opinione che il Verbo sia sceso dal cielo col principale intento di redimere il mondo, una è data dal fatto che il mistero della redenzione e il fine di queste opere è più conosciuto e manifesto, perché si compie e si ripete tante volte nelle sacre Scritture. Al contrario, il fine dell'impassibilità non fu stabilito né deciso in modo assoluto ed esplicito, per cui tutto quello che sarebbe appartenuto a questo stato rimase nascosto e nessuno può saperlo con certezza, se non colui al quale in particolare io darò luce o rivelerò ciò che è opportuno di quel decreto e dell'amore che portiamo alla natura umana. E sebbene questo potrebbe muovere molto i mortali se lo considerassero e penetrassero, tuttavia il decreto e le opere della redenzione dalla loro caduta sono più potenti ed efficaci per muoverli e attirarli alla conoscenza ed al contraccambio del mio immenso amore, che è il fine delle mie opere. Perciò faccio in modo che questi motivi e misteri siano più presenti e più trattati, perché è conveniente così. E considera che in un'opera possono anche esservi due fini, quando uno si pone sotto qualche condizione, come fu quello che, se l'uomo non avesse peccato, il Verbo non sarebbe disceso in forma passibile, ma che, se avesse peccato, sarebbe stato passibile e mortale; così, in qualsiasi caso, non si sarebbe tralasciato di compiere l'incarnazione. Io voglio che i misteri della redenzione siano riconosciuti, stimati e tenuti sempre presenti, per darmene il contraccambio. Non altrimenti, però, voglio che i mortali riconoscano il Verbo incarnato come loro capo e come causa finale della creazione di tutto il resto della natura umana, poiché - dopo quello della mia benignità - egli fu il principale motivo che ebbi per dare l'esistenza alle creature. Per questo deve essere onorato non solamente perché redense il genere umano, ma anche perché diede motivo alla sua creazione».

77. «Sappi inoltre, mia sposa, che io permetto e dispongo che molte volte i dottori e i maestri esprimano opinioni diverse, affinché gli uni dicano il vero e gli altri, con le forze naturali del loro ingegno, dicano ciò che è dubbio; altre volte permetto anche che dicano quello che non è, quantunque non discordi subito dalla verità oscura della fede, nella quale tutti i fedeli stanno fermi. Infine altre volte permetto che dicano quello che è possibile, secondo ciò che essi intendono. E con questa varietà si va indagando la verità e la luce, e ancor più si manifestano i misteri nascosti, poiché il dubbio serve di stimolo all'intelletto per investigare la verità. In questo le controversie dei maestri hanno un'onesta e santa causa. Ne segue anche che si conosce, dopo tante diligenze e tanti studi dei grandi e perfetti dottori e sapienti, che vi è nella mia Chiesa una scienza che li rende superiori a tutti i saggi del mondo, ma che vi è in pari tempo, sopra tutti, colui che corregge i saggi, e sono io, che solo so tutto e tutto comprendo e misuro senza poter essere misurato né compreso; infine gli uomini, per quanto scrutino i miei giudizi e le mie testimonianze, non potranno mai intenderli perfettamente, se io, che sono il principio e l'autore di ogni sapienza e conoscenza, non avrò dato loro l'intelligenza e la luce. Sapendo questo i mortali, voglio che mi lodino, magnifichino, proclamino, esaltino e glorifichino».

78. «Nondimeno è mio volere che i dottori acquistino per sé molta grazia, luce e gloria con il loro impegno onesto, lodevole e santo, che si vada sempre più scoprendo ed appurando la verità con l'avvicinarsi di più alla sua origine e così, investigando con umiltà i misteri e le opere ammirabili della mia destra, vengano ad esserne partecipi, godendo del pane dell'intelletto delle mie Scritture. Grande provvidenza ho usato io coi dottori e i maestri, benché le loro opinioni e i loro dubbi siano stati tanto diversi e con differenti fini. Infatti il loro contrastarsi e contraddirsi a vicenda talvolta è per mia maggior gloria ed onore, altre volte è per altri fini di natura terrena. Questa rivalità e passione ha fatto in modo che procedessero e procedano per vie diverse. Pur con tutto ciò li ho guidati, retti, illuminati, assistendoli con la mia protezione, in modo che la verità è stata ampiamente esplorata e manifestata, la luce per conoscere non poche delle mie perfezioni e opere meravigliose molto si è diffusa, e le sacre Scritture sono state interpretate così profondamente, che ho trovato in ciò grande compiacimento. A causa di ciò il furore dell'inferno, con incredibile invidia - molto più nei tempi presenti - ha innalzato il suo trono d'iniquità, impugnando la verità, presumendo di bersi il Giordano e di oscurare, con eresie e basse dottrine, la luce della fede, contro la quale ha seminato la sua falsa zizzania, con l'aiuto degli uomini. Tuttavia la Chiesa e le sue verità si conservano in modo assolutamente perfetto, e i fedeli cattolici, sebbene non poco avvolti e accecati da altre miserie, per quanto riguarda la verità della fede, ne mantengono la luce in modo del tutto perfetto. Veramente io chiamo tutti con paterno amore a questo bene, ma pochi sono gli eletti che mi vogliono rispondere».

79. «La mia provvidenza dispone che vi siano tra i maestri molte opinioni affini e che sempre più si scrutino le mie testimonianze, con l'intento che agli uomini viatori, mediante l'accurata ricerca, gli studi e le loro fatiche, sia chiaro il midollo delle divine Scritture. Tuttavia voglio ancora, o mia sposa, che tu intenda come gradirei molto che le persone dotte estinguessero e allontanassero da sé la superbia, l'invidia, l'ambizione dell'onore vano, le altre passioni e gli altri vizi che da questo s'ingenerano; insomma, tutta la cattiva semenza che seminano i cattivi effetti di tali occupazioni e che io per ora non sradico, perché con essa non si sradichi anche quella buona». Questo mi rispose l'Altissimo, con molte altre cose che non posso manifestare. Sia benedetta eternamente la sua grandezza, che si degnò d'illuminare la mia ignoranza e soddisfarla così adeguatamente e misericordiosamente, senza sdegnare la piccolezza di una donna insipiente e del tutto inutile. Grazie e lodi senza fine le rendano tutti gli spiriti beati e tutti i giusti della terra.


19-40 Luglio 23, 1926 Timori d’essere lasciata da Gesù. Chi vive nel Voler Divino perde ogni via d’uscita, né Gesù può lasciarla né lei può lasciare Gesù. La Creazione e specchio, la Volontà Divina è Vita.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Avendo molto aspettato e sospirato la venuta del mio dolce Gesù, pensavo tra me: “Come farò, se chi forma la mia vita mi lascia sola e abbandonata! Potrei io vivere? E se io vivo, perché ora capisco che non sono le pene che fanno morire, se così fosse, dopo tante sue privazioni sarei morta, al più fanno sentire la morte, ma non la sanno dare, fanno vivere come sotto d’un torchio, premuta, schiacciata, ma il potere della morte lo tiene solo il Voler Supremo”. Ma mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno, e si faceva vedere che teneva una catenina d’oro nelle mani e si dilettava di farla passare tra me e Lui, in modo che restavamo legati insieme, e con un amore e bontà tutta paterna mi ha detto:

(2) “Figlia mia, perché temi che ti lasci? Senti, Io non posso tollerare questo timore in te, tu devi sapere che le condizioni in cui ti ho messo, il mare del mio Volere che dentro e fuori ti scorre, in cui tu volontariamente, non forzata, ti esibisti in Esso, hanno allargato tanto i confini che né Io né tu troveremo la via d’uscire. Sicché se tu vuoi lasciarmi non troverai la via, e per quanto vuoi girare, girerai sempre nei confini interminabili della mia Volontà, molto più che i tuoi atti fatti in Essa ti hanno chiuso ogni via d’uscita. E se ti volessi Io lasciare non lo potrei, perché non saprei dove andare per mettermi fuori dei confini della mia Volontà, Essa è da per tutto, e dovunque andassi mi troverei sempre insieme con te. Al più Io faccio con te come una persona che possiede un’abitazione grande, e amando un’altra persona inferiore a lei, d’ambo d’accordo una se la prende e l’altra va; ora, siccome la casa è grande, si dilunga e gira nella sua abitazione, quella la perde di vista e si lamenta, ma a torto, se l’abitazione è sua, può mai lasciarla? Le cose proprie non si lasciano, quindi, o ritornerà subito a casa sua, o forse sta in qualche appartamento della sua stessa abitazione. Quindi, se ti ho dato la mia Volontà per tua abitazione, come posso lasciarti e separarmi da Essa? Per quanto sono potente, in ciò sono impotente, perché sono inseparabile dal mio Volere, perciò al più mi dilungo nei miei confini e tu mi perdi di vista, ma non che ti lasci, e se tu girassi nei nostri confini subito mi troverai, ed invece di temere, aspettami e quando meno ti creda mi troverai tutto stretto a te”.

(3) Dopo di ciò stavo facendo i miei soliti atti nel Supremo Volere ed innanzi alla mia mente si faceva presente tutto l’ordine che si conviene tenere nella Divina Volontà, che si deve fare e dove si può giungere, insomma, tutto ciò che Gesù stesso mi ha insegnato, onde pensavo tra me: “Come potranno fare tutto ciò le creature? Se io che attingo dalla fonte mi sembra che non faccio tutto, molte cose lascio dietro, né giungo a quell’altezza che Gesù dice, che sarà di quelli che attingeranno dalla mia piccola fontanina?” E Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(4) “Figlia mia, molte cose che creai nella Creazione, non tutte a te servono né le godi, molte altre non conosci, ma se non servono a te, servono agli altri, se non le godi e conosci tu, le godono e conoscono gli altri, e se le creature non tutto prendono, tutte servono alla mia grande gloria e a far conoscere la mia potenza, la mia maestà, il mio grande amore, e la molteplicità di tante cose create fa conoscere la sapienza, il valore dell’Artefice Divino, che è tanto abile che non c’è cosa che non sa fare. Ora, se tante cose uscì fuori nella Creazione del mondo, che doveva servire alla natura e che doveva essere come specchio in cui l’uomo, specchiandosi, doveva riconoscere il suo Creatore, e tutte le cose create dovevano essere vie per ritornare al seno paterno donde n’era uscito, molto più è necessario far conoscere più cose del Regno della mia Volontà, che deve servire come vita dell’anima e come centro dove Iddio deve tenere il suo trono. Ora, la molteplicità delle cose che ti ho fatto conoscere serve a mostrare chi è questa Volontà Divina, come non c’è cosa più importante, più santa, più immensa, più potente, più benefica e che tiene virtù di dar vita più di Essa. Tutte le altre cose, per quanto buone e sante, sono sempre nell’ordine secondario, Essa sola tiene sempre il primo posto, e dove non c’è non ci può essere vita. Onde le tante conoscenze sulla mia Volontà serviranno alla mia stessa Volontà come gloria e trionfo, e serviranno alle creature come via per trovare la vita e riceverla, e la sua altezza e immensità servirà alle creature per non farle mai fermare, ma sempre camminare per raggiungerla per quanto possono, e la molteplicità delle conoscenze servirà alla libertà di ciascuna di prendere quelle che vogliono, perché ogni conoscenza contiene la Vita, se si rompe il velo della conoscenza troveranno dentro, come regina, la Vita della mia Volontà; quindi, a seconda che prenderanno e faranno, tanto più crescerà la Vita di Essa in loro. Perciò sii attenta a manifestare i pregi, le ricchezze infinite che possiede, affinché il Cielo del mio Volere sia più bello, più attraente, più maestoso, quale lo è, del cielo della Creazione, affinché rapiti dalla sua bellezza, dai beni che contiene, possano tutti sospirare di venire a vivere nel Regno della mia Volontà”.