Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 1° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 10
1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.2Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.3Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;4non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.5In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,9curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:11Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.12Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
13Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere.14Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi.
15E tu, Cafàrnao,
'sarai innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi sarai precipitata!'
16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato".
17I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome".18Egli disse: "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli".
21In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.22Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare".
23E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.24Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono".
25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?".26Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?".27Costui rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza' e con tutta la tua mente e 'il prossimo tuo come te stesso'".28E Gesù: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai".
29Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?".30Gesù riprese:
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.32Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.35Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.36Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?".37Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' lo stesso".
38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.39Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;40Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti".41Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,42ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".
Primo libro di Samuele 28
1In quei giorni i Filistei radunarono l'esercito per combattere contro Israele e Achis disse a Davide: "Tieni bene a mente che devi uscire in campo con me insieme con i tuoi uomini".2Davide rispose ad Achis: "Tu sai già quello che farà il tuo servo". Achis disse: "Bene! Ti faccio per sempre mia guardia del corpo".
3Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento su di lui; poi l'avevano seppellito in Rama sua città. Saul aveva bandito dal paese i negromanti e gl'indovini.
4I Filistei si radunarono, si mossero e posero il campo in Sunàm. Saul radunò tutto Israele e si accampò sul Gelboe.5Quando Saul vide il campo dei Filistei, rimase atterrito e il suo cuore tremò di paura.6Saul consultò il Signore e il Signore non gli rispose né attraverso sogni, né mediante gli 'Urim', né per mezzo dei profeti.7Allora Saul disse ai suoi ministri: "Cercatemi una negromante, perché voglio andare a consultarla". I suoi ministri gli risposero: "Vi è una negromante nella città di Endor".8Saul si camuffò, si travestì e partì con due uomini. Arrivò da quella donna di notte. Disse: "Pratica la divinazione per me con uno spirito. Evocami colui che io ti dirò".9La donna gli rispose: "Tu sai bene quello che ha fatto Saul: ha eliminato dal paese i negromanti e gli indovini e tu perché tendi un tranello alla mia vita per uccidermi?".10Saul le giurò per il Signore: "Per la vita del Signore, non avrai alcuna colpa per questa faccenda".11Essa disse: "Chi devo evocarti?". Rispose: "Evocami Samuele".
12La donna vide Samuele e proruppe in un forte grido e disse quella donna a Saul: "Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul!".13Le rispose il re: "Non aver paura, che cosa vedi?". La donna disse a Saul: "Vedo un essere divino che sale dalla terra".14Le domandò: "Che aspetto ha?". Rispose: "È un uomo anziano che sale ed è avvolto in un mantello". Saul comprese che era veramente Samuele e si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò.15Allora Samuele disse a Saul: "Perché mi hai disturbato e costretto a salire?". Saul rispose: "Sono in grande difficoltà. I Filistei mi muovono guerra e Dio si è allontanato da me; non mi ha più risposto né per mezzo dei profeti, né per mezzo dei sogni; perciò ti ho evocato, perché tu mi manifesti quello che devo fare".16Samuele rispose: "Perché mi vuoi consultare, quando il Signore si è allontanato da te ed è divenuto tuo nemico?17Il Signore ha fatto nei tuoi riguardi quello che ha detto per mia bocca. Il Signore ha strappato da te il regno e l'ha dato al tuo prossimo, a Davide.18Poiché non hai ascoltato il comando del Signore e non hai dato effetto alla sua ira contro Amalek, per questo il Signore ti ha trattato oggi in questo modo.19Il Signore abbandonerà inoltre Israele insieme con te nelle mani dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete con me; il Signore consegnerà anche l'accampamento d'Israele in mano ai Filistei".20All'istante Saul cadde a terra lungo disteso, pieno di terrore per le parole di Samuele; inoltre era già senza forze perché non aveva mangiato niente tutto quel giorno e la notte.21Allora la donna si accostò a Saul e vedendolo tutto spaventato, gli disse: "Ecco, la tua serva ha ascoltato i tuoi ordini. Ho esposto al pericolo la vita per obbedire alla parola che mi hai detto.22Ma ora ascolta anche tu la voce della tua serva. Ti ho preparato un pezzo di pane: mangia e riprenderai le forze, perché devi rimetterti in viaggio".23Egli rifiutava e diceva: "Non mangio". Ma i suoi servi insieme alla donna lo costrinsero e accettò di mangiare. Si alzò da terra e sedette sul letto.24La donna aveva in casa un vitello da ingrasso; si affrettò a ucciderlo, poi prese la farina, la impastò e gli fece cuocere pani azzimi.25Mise tutto davanti a Saul e ai suoi servi. Essi mangiarono, poi si alzarono e partirono quella stessa notte.
Giobbe 29
1Giobbe continuò a pronunziare le sue sentenze e disse:
2Oh, potessi tornare com'ero ai mesi di un tempo,
ai giorni in cui Dio mi proteggeva,
3quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo
e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre;
4com'ero ai giorni del mio autunno,
quando Dio proteggeva la mia tenda,
5quando l'Onnipotente era ancora con me
e i giovani mi stavano attorno;
6quando mi lavavo in piedi nel latte
e la roccia mi versava ruscelli d'olio!
7Quando uscivo verso la porta della città
e sulla piazza ponevo il mio seggio:
8vedendomi, i giovani si ritiravano
e i vecchi si alzavano in piedi;
9i notabili sospendevano i discorsi
e si mettevan la mano sulla bocca;
10la voce dei capi si smorzava
e la loro lingua restava fissa al palato;
11con gli orecchi ascoltavano e mi dicevano felice,
con gli occhi vedevano e mi rendevano testimonianza,
12perché soccorrevo il povero che chiedeva aiuto,
l'orfano che ne era privo.
13La benedizione del morente scendeva su di me
e al cuore della vedova infondevo la gioia.
14Mi ero rivestito di giustizia come di un
vestimento;
come mantello e turbante era la mia equità.
15Io ero gli occhi per il cieco,
ero i piedi per lo zoppo.
16Padre io ero per i poveri
ed esaminavo la causa dello sconosciuto;
17rompevo la mascella al perverso
e dai suoi denti strappavo la preda.
18Pensavo: "Spirerò nel mio nido
e moltiplicherò come sabbia i miei giorni".
19La mia radice avrà adito alle acque
e la rugiada cadrà di notte sul mio ramo.
20La mia gloria sarà sempre nuova
e il mio arco si rinforzerà nella mia mano.
21Mi ascoltavano in attesa fiduciosa
e tacevano per udire il mio consiglio.
22Dopo le mie parole non replicavano
e su di loro scendevano goccia a goccia i miei detti.
23Mi attendevano come si attende la pioggia
e aprivano la bocca come ad acqua primaverile.
24Se a loro sorridevo, non osavano crederlo,
né turbavano la serenità del mio volto.
25Indicavo loro la via da seguire e sedevo come capo,
e vi rimanevo come un re fra i soldati
o come un consolatore d'afflitti.
Salmi 107
1Alleluia.
Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Lo dicano i riscattati del Signore,
che egli liberò dalla mano del nemico
3e radunò da tutti i paesi,
dall'oriente e dall'occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.
4Vagavano nel deserto, nella steppa,
non trovavano il cammino per una città dove abitare.
5Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
6Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
7Li condusse sulla via retta,
perché camminassero verso una città dove abitare.
8Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
9poiché saziò il desiderio dell'assetato,
e l'affamato ricolmò di beni.
10Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte,
prigionieri della miseria e dei ceppi,
11perché si erano ribellati alla parola di Dio
e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
12Egli piegò il loro cuore sotto le sventure;
cadevano e nessuno li aiutava.
13Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
14Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte
e spezzò le loro catene.
15Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
16perché ha infranto le porte di bronzo
e ha spezzato le barre di ferro.
17Stolti per la loro iniqua condotta,
soffrivano per i loro misfatti;
18rifiutavano ogni nutrimento
e già toccavano le soglie della morte.
19Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
20Mandò la sua parola e li fece guarire,
li salvò dalla distruzione.
21Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
22Offrano a lui sacrifici di lode,
narrino con giubilo le sue opere.
23Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
24videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
25Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
26Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell'affanno.
27Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
28Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
29Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.
30Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.
31Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
32Lo esaltino nell'assemblea del popolo,
lo lodino nel consesso degli anziani.
33Ridusse i fiumi a deserto,
a luoghi aridi le fonti d'acqua
34e la terra fertile a palude
per la malizia dei suoi abitanti.
35Ma poi cambiò il deserto in lago,
e la terra arida in sorgenti d'acqua.
36Là fece dimorare gli affamati
ed essi fondarono una città dove abitare.
37Seminarono campi e piantarono vigne,
e ne raccolsero frutti abbondanti.
38Li benedisse e si moltiplicarono,
non lasciò diminuire il loro bestiame.
39Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti,
perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
40Colui che getta il disprezzo sui potenti,
li fece vagare in un deserto senza strade.
41Ma risollevò il povero dalla miseria
e rese le famiglie numerose come greggi.
42Vedono i giusti e ne gioiscono
e ogni iniquo chiude la sua bocca.
43Chi è saggio osservi queste cose
e comprenderà la bontà del Signore.
Sofonia 2
1Radunatevi, raccoglietevi,
o gente spudorata,
2prima di essere travolti
come pula che scompare in un giorno;
prima che piombi su di voi
la collera furiosa del Signore.
3Cercate il Signore
voi tutti, umili della terra,
che eseguite i suoi ordini;
cercate la giustizia,
cercate l'umiltà,
per trovarvi al riparo
nel giorno dell'ira del Signore.
4Gaza infatti sarà desolata
e Ascalòna ridotta a un deserto.
Asdòd in pieno giorno sarà deportata
ed Ekròn distrutta dalle fondamenta.
5Guai agli abitanti della costa del mare,
alla gente dei Cretei!
La parola del Signore è contro di te,
Canaan, paese dei Filistei:
"Io ti distruggerò privandoti di ogni abitante.
6Diverrai pascoli di pastori
e recinti di greggi".
7La costa del mare
apparterrà al resto della casa di Giuda;
in quei luoghi pascoleranno e a sera
nelle case di Ascalòna prenderanno riposo,
quando il Signore loro Dio li avrà visitati
e avrà restaurato le loro sorti.
8"Ho udito l'insulto di Moab
e gli oltraggi degli Ammoniti,
con i quali hanno insultato il mio popolo
gloriandosi del loro territorio.
9Perciò, com'è vero ch'io vivo,
- parola del Signore degli eserciti Dio d'Israele -
Moab diventerà come Sòdoma
e gli Ammoniti come Gomorra:
un luogo invaso dai pruni, una cava di sale,
un deserto per sempre.
I rimasti del mio popolo li saccheggeranno
e i superstiti della mia gente ne saranno gli eredi".
10Questo accadrà ad essi per la loro superbia,
perché hanno insultato, hanno disprezzato
il popolo del Signore.
11Terribile sarà il Signore con loro,
poiché annienterà tutti gli idoli della terra,
mentre a lui si prostreranno, ognuno sul proprio suolo,
i popoli di tutti i continenti.
12"Anche voi, Etiopi,
sarete trafitti dalla mia spada".
13Stenderà la mano anche al settentrione
e distruggerà Assur,
farà di Ninive una desolazione,
arida come il deserto.
14Alloggeranno in mezzo a lei, a branchi,
tutti gli animali della valle.
Anche il pellicano, anche il riccio
albergheranno nei suoi capitelli;
il gufo striderà sulle finestre e il corvo sulle soglie.
15È questa la città gaudente
che si sentiva sicura
e che pensava:
"Io e non altri all'infuori di me"?
Come mai è diventata un deserto,
un rifugio di animali?
Chiunque le passa vicino fischia e agita la mano.
Lettera agli Ebrei 2
1Proprio per questo bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno a quelle cose che abbiamo udito, per non andare fuori strada.2Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione,3come potremo scampare noi se trascuriamo una salvezza così grande? Questa infatti, dopo essere stata promulgata all'inizio dal Signore, è stata confermata in mezzo a noi da quelli che l'avevano udita,4mentre Dio testimoniava nello stesso tempo con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà.
5Non certo a degli angeli egli ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo.6Anzi, qualcuno in un passo ha testimoniato:
'Che cos'è l'uomo perché ti ricordi di lui
o il figlio dell'uomo perché tu te ne curi?'
7'Di poco l'hai fatto inferiore agli angeli,
di gloria e di onore l'hai coronato'
8'e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi'.
Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Tuttavia al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa.9Però quel Gesù, che 'fu fatto di poco inferiore agli angeli', lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
10Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza.11Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli,12dicendo:
'Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi;'
13e ancora:
'Io metterò la mia fiducia in lui;'
e inoltre:
'Eccoci, io e i figli che Dio mi ha dato'.
14Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo,15e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.16Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma 'della stirpe di Abramo si prende cura'.17Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.18Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
Capitolo XLVII: Ogni cosa gravosa va sopportata, per conseguire la vita eterna
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, non lasciarti sopraffare dai compiti che ti sei assunto per amor mio; non lasciarti mai abbattere dalle tribolazioni. In ogni evenienza ti dia, invece, forza e consolazione la mia promessa; ché io ben so ripagare al di là di qualsiasi limite e misura. Non durerà a lungo la tua sofferenza quaggiù; non continuerà per sempre il peso dei tuoi dolori. Attendi un poco, e li vedrai finire d'un tratto, questi dolori; verrà il momento in cui fatiche ed agitazioni cesseranno. E' poca cosa, e dura poco, tutto ciò che passa con questa vita. Fa quel che devi; lavora fedelmente nella mia vigna: io stesso sarò la tua ricompensa. Scrivi, leggi, canta, piangi, taci, prega, sopporta virilmente le avversità: premio a tutto questo, alle più grandi lotte, è la vita eterna. Sarà pace, in quell'ora che sa il Signore. E non ci sarà giorno e notte, come adesso, ma perpetua luce, chiarità infinita, pace ferma e sicura tranquillità. Allora non dirai: "chi mi libererà da questo corpo di morte?" (Rm 7,24); e non esclamerai "ohimé!, quanto si prolunga questo mio stare quaggiù" (Sal 119,5). Ché la morte sarà annientata e vi sarà piena salvezza, senza ombra di angustia; e, intorno a te, una gioia beata, una soave schiera gloriosa.
2. Oh!, se tu vedessi il premio eterno che ricevono i santi in cielo; se tu vedessi di quanta gloria esultano ora, essi che un tempo erano ritenuti spregevoli e quasi immeritevoli di vivere, per certo, ti getteresti subito a terra, preferendo essere inferiore a tutti, piuttosto che eccellere anche su di un solo; non desidereresti giorni lieti in questa vita, godendo piuttosto delle tribolazioni sopportate per amore di Dio,; infine crederesti che il guadagno più grande consiste nell'essere considerato un nulla tra gli uomini. Oh!, se queste cose avessero un gusto per te e ti scendessero nel profondo del cuore, come oseresti fare anche il più piccolo lamento? Forse che, per la vita eterna, non si deve sopportare ogni tribolazione? Non è cosa di poco conto, perdere o guadagnare il regno di Dio. Alza, dunque, il tuo sguardo al cielo: eccomi, insieme a tutti i miei santi, i quali sopportano grandi lotte, nella vita di quaggiù. Ora essi sono nella gioia, ricevono consolazione, stanno nella serenità, nella pace e nel riposo. E resteranno con me nel regno del Padre mio, per sempre.
LETTERA 52: Agostino esorta Severino, suo consanguineo donatista, ad abbandonare lo scellerato scisma
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta forse nel 399-400.
Agostino esorta Severino, suo consanguineo donatista, ad abbandonare lo scellerato scisma, lamentando di non essere uniti nell'unico Corpo di Cristo, la Chiesa (n. 1), analizza poi il concetto di unità cattolica e di eredità cristiana (n. 2-4).
AGOSTINO AL DESIDERATISSIMO SIGNORE E CARISSIMO FRATELLO SEVERINO
Fratelli ma non uniti nell'unico Corpo di Cristo.
1. Sebbene la lettera della tua Fraternità mi sia giunta assai in ritardo e non l'aspettassi ormai più, tuttavia mi ha fatto gran piacere riceverla e molto più mi sono rallegrato nel sapere che il vostro servo è venuto ad Ippona per questo solo scopo, di recapitarmi cioè la lettera della Fraternità tua. Ho immaginato che non senza un motivo ti è venuto in mente il ricordo della nostra parentela, ma forse perché ti accorgi chiaramente, dotato come sei di singolare equilibrio e di prudenza, a me ben noti, quanto sia deplorevole il fatto che, pur essendo fratelli per via di sangue, non viviamo nell'unica comunanza del Corpo mistico di Cristo, soprattutto perché ti sarebbe facile considerare e vedere la città posta sul monte, di cui il Signore nel Vangelo dice che non può rimanere nascosta 1. Ora tale città è la Chiesa cattolica, chiamata appunto in greco perché è diffusa in tutto il mondo. A nessuno è lecito ignorarla appunto,perché, secondo la parola di nostro Signore Gesù Cristo, non può rimanere nascosta.
La setta di Donato ramo secco della vite, che è Cristo.
2. Ecco invece la setta di Donato, limitata ai soli Africani, formulare accuse ereticali contro la Chiesa Cattolica senza considerare, a causa della sua sterilità per cui ha rifiutato di produrre frutti di pace e di carità, d'essersi staccata dalla radice delle Chiese Orientali, dalle quali è venuto all'Africa il Vangelo; se si porta ai Donatisti un po' di terra da quelle regioni la venerano, mentre poi, se arriva di là un fedele, lo esorcizzano e lo ribattezzano! Ma dal Figlio di Dio, che è la verità 2, fu già predetto ch'egli è la vite, i suoi figli i tralci e il Padre l'agricoltore: Il tralcio che in me non porta frutto, il Padre mio lo reciderà e il tralcio che in me porta frutto, lo rimonda affinché porti frutto più abbondante 3. Non c'è dunque da meravigliarsi se da quella vite, ch'è cresciuta e ha riempito tutta la terra 4, si sono staccati coloro che non hanno voluto produrre il frutto della carità.
Tutte le Chiese, eccetto quella di Donato, in unione con quelle apostoliche.
3. Se i Donatisti avessero rinfacciato ai propri colleghi delle vere colpe, quando i loro predecessori fecero lo scisma, avrebbero vinto la causa presso la Chiesa d'oltremare, dalla quale è venuta la garanzia della fede cristiana, di modo che sarebbero rimasti fuori quelli ai quali rinfacciavano le medesime colpe. Ora invece, dato che gli accusati si trovano entro la Chiesa e comunicano con le Chiese apostoliche, i cui nomi i Donatisti leggono registrati nella Sacra Scrittura, mentre essi sono fuori e separati da quella comunione, chi non capirebbe che avevano pienamente ragione quelli che poterono farla riconoscere presso giudici imparziali? Se invece i Donatisti avevano una ragione fondata e non poterono dimostrarla alle Chiese d'oltremare, quale offesa arrecò loro la Chiesa di tutto il mondo quando i vescovi non poterono condannare temerariamente i propri colleghi i quali presso di loro non erano stati convinti delle colpe loro rinfacciate? Intanto viene reiterato il battesimo a persone innocenti e Cristo è rigettato con disprezzo in quegli innocenti. Se proprio i Donatisti conoscevano delle vere colpe commesse dai loro colleghi Africani e trascurarono d'indicarle e dimostrarle alle Chiese d'oltremare, da se stessi si staccarono dall'unità cristiana con uno scisma sacrilego e scellerato e non hanno alcuna giustificazione - voi lo sapete bene - soprattutto perché sorsero tra loro molti scellerati e li tollerarono per tanti anni allo scopo di non lacerare la setta di Donato, mentre rinfacciandoci in quella circostanza i loro falsi sospetti non esitarono a spezzare la pace e l'unità cristiana; voi ne siete testimoni.
La parentela carnale non giova senza l'unione nella Chiesa.
4. Ma non so quali rapporti di parentela vi trattengono in cotesta setta, caro fratello Severino. Da tempo mi addoloro; da tempo gemo specialmente quando penso alla tua saggezza; da tempo desidero vederti per parlare con te di questo argomento. Cosa giova scambiarci i saluti e la parentela temporale se, per i nostri vincoli di sangue, disprezziamo l'eterna eredità di Cristo e la salvezza eterna? Ti bastino per ora le considerazioni contenute nella presente; esse sono di poco o quasi nessun giovamento per animi induriti, ma per il tuo animo, a me ben noto, sono molte e di grande importanza. Non sono infatti mie, ché io non son nulla e aspetto solo la misericordia di Dio, ma sono dello stesso Dio onnipotente: chi lo disprezzerà come padre in questa vita, lo troverà giudice nella futura.
1 - Mt 5, 14.
2 - Gv 14, 6.
3 - Gv 15, 1.
4 - Sal 79, 10.
La Chiesa trionfante e quella militante
Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaLa Comunità della Chiesa trionfante e quella militante. Il
bilancio. Il duro lavoro del Cardo. Il lavoro prezioso della S.
Vergine Maria per l’equilibrio della Chiesa militante. I sette
Mistici devoti. Il sangue dei Martiri. L’Angelo consolatore
delle povere anime. Il Purgatorio e l’inferno.
Le visioni
che Anna Katharina ebbe sul meraviglioso Mistero della nostra santa
Fede e sul contesto di tutti i membri del corpo di Gesù
Cristo, sono varie e ricche d’insegnamento:
Sono toccata da
un sentimento inesprimibile di gioia e illuminazione quando, alla
luce dello sguardo interiore, vedo la Comunità dei Santi e la
loro azione d’amore verso gli altri. Mi sento attratta da tutti
gli esseri umani che mi appaiono come figure scure vicine e lontane.
Mi assale per loro un amore irresistibile e voglio supplicare, per
tutti, Dio e i Santi, i quali sono pronti ad aiutarli con tanto dolce
amore. A questi pensieri e visioni sento palpiti d’amore
bussare prepotentemente al mio petto, come se fosse già giunto
il momento di vivere tutti nella comunità dei Santi, e fossimo
tutti insieme in contatto permanente con loro come un unico corpo.
Queste percezioni di gioia profonda sono però seguite anche
dalla sofferenza, poiché sento che gli uomini sono molto
ciechi e duri. Ardimentosamente e con impeto chiamo il Salvatore e
gli dico:
“Tu che hai tutta la potenza e questo grande amore
che abbraccia l’universo, Tu che puoi tutto non lasciarli
perdere, salvali. Aiutali!” Egli, allora mi rispose mostrandomi
quanta pena per loro si era preso e si prendeva: “Vedi —
così udii — quanto io sono vicino a loro per aiutarli e
per salvarli ed essi mi respingono!” Così sentii la sua
giustizia come intrisa nella dolce grazia dell’amore.
Il mistero della comunità della Chiesa militante terrena, e
di quella trionfante celeste, apparve chiaramente dinanzi agli occhi
interiori di Anna Katharina Emmerich, alla quale venne mostrato come
annualmente, alla fine di ogni anno ecclesiastico, entrambe le Chiese
vengano alla chiusura dei conti.
In questo contesto, il 3 dicembre
1821 la Veggente così raccontava: Ebbi una grande visione sul
bilancio tra la Chiesa terrena e quella celeste di quest’anno.
Dalla Chiesa celeste (che vidi non come un edificio ma come la quinta
essenza di tutte le apparizioni e manifestazioni spirituali), fluiva
la S.S. Trinità e Gesù stava alla destra, c’era
anche Maria, ma in un piano più basso. A sinistra vidi, in
gruppi, i Martiri e i Santi. In un susseguirsi d’immagini mi
scorse davanti tutta l’esistenza terrena di Gesù, i suoi
insegnamenti e sofferenze. Vidi così che questi insegnamenti e
tutte le sue sofferenze contenevano i simboli più alti dei
Misteri della misericordia di Dio e gli atti della nostra salvezza,
come pure le fondamenta delle celebrazioni religiose della Chiesa
militante. In tutte le stazioni della vita temporale di Gesù
vidi l’azione salvifica come nostro conforto e sostegno eterno,
che ha la base e la fonte eterna della grazia nella Chiesa trionfante
e celeste. Questi Misteri sono celebrati dalla Chiesa militante
terrena con sacrifici e celebrazioni devozionali, e l’offerta
del Santo Sacramento li rinnova alla comunità. Potetti
percepire che gli influssi e gli effetti della S. Trinità e
delle sofferenze di Gesù si diffondono nell’infinito e
si propagano su tutte le cose. Vidi pure tutte le celebrazioni dei
Misteri della vita di Gesù fino all’invio dello Spirito
Santo, e compresi che la Chiesa dei giorni nostri riceve lo Spirito
Santo su tutti i suoi membri puri e preparati, per il rinnovamento
della sua missione. Ognuno può pregare per ricevere lo Spirito
Santo, a condizione però che sia pronto a prendere su di sé
le sofferenze di Gesù e portare questo sacrificio unendosi con
Lui, per la sua gloria, e per la Chiesa. L’uomo deve fare tanto
quanto può per Gesù Cristo e la sua Chiesa. Vidi poi lo
Spirito Santo discendere e passare su tutte le azioni degli Apostoli,
dei discepoli, dei Martiri e di tutti i Santi che avevano saputo e
sapevano soffrire per Gesù e sacrificarsi per il Suo Corpo
mistico: la Chiesa.
Tutti questi formavano le vene viventi del
Redentore, dove scorreva il flusso della grazia e della sua
sofferenza conciliatrice. Soffrivano in Gesù e Gesù in
loro e con loro; di tutto ne prendeva profitto la Chiesa militante
terrena. Per mezzo dei martiri ci furono innumerevoli conversioni. I
martiri rappresentano i canali mistici. Essi portano il sangue
vivente del Salvatore a migliaia e milioni di cuori umani. Tali
canali sono percorsi dai dolori della militanza e del martirio. Le
sofferenze dei martiri sono come molteplici grazie ecclesiali che
operano a pieno profitto per la salvezza della Chiesa militante e
terrena che, nelle ricorrenze dei Santi, celebra e commemora queste
sofferenze inserendole nel patrimonio comune della cristianità.
Tali sacrifici recano un valore eterno di beni inestimabili alla
Chiesa, e perciò la stessa dovrebbe celebrarli immedesimandosi
negli stessi, animata dalla fede con la preghiera, le opere
devozionali e di suffragio. Vidi purtroppo che la Chiesa militante
amministra male questi immensi beni, indicibili tesori di grazie
della Chiesa celeste. Vidi la Chiesa terrena come un giardino
magnifico che cela mille tesori da cogliere, ma questi non vengono
raccolti, e con il passar del tempo il campo diviene sterile e arido.
Così ebbi la misura della effettiva condizione della Chiesa
terrena, cioè la comunità dei fedeli, il gregge di
Cristo: tutto era senza vitalità, sonnolento le celebrazioni
senza sentimento, e le grazie che dovrebbero essere ricevute in
conseguenza di tali celebrazioni cadono sulla terra senza essere
colte, trasformandosi in colpe. Ricevetti la consapevolezza che la
Chiesa militante avrebbe dovuto espiare tali manchevolezze con
esercizi di riparazione per pareggiare i conti con quella celeste e
trionfante.
Per colpa delle mancate espiazioni, e dei
riconoscimenti delle proprie mancanze, la Chiesa militante per
quest’anno non potrebbe regolare i conti con quella trionfante
e cadrebbe ancora più in basso. Per questo motivo la S.
Vergine Maria, con un assiduo lavoro e avvalendosi della
collaborazione nel mondo di sette mistici, si occupava di compensare
questa condizione di caduta della Chiesa, degli uomini e della
natura. Tra questi sette mistici fui scelta anch’io a
partecipare a questa missione di soccorso per il risanamento del
bilancio della Chiesa terrena. Nel giorno di S. Caterina, nella casa
della “celebrazione delle nozze”, intrapresi con la santa
Vergine una faticosa raccolta di tutta la frutta e le erbe
necessarie. Iniziammo così tutte le difficili preparazioni. Mi
venne affidato il compito di pressare il miele con le mani dal cardo’
e portarlo alla santa Vergine Maria, la quale lo lasciava cuocere e
poi lo faceva pervenire dall’alto dove mancava.
Nell’amministrazione della Chiesa terrena la colpevolezza si
era fatta sempre più evidente, anzi era aumentata. I membri
della medesima, durante le loro riunioni nell’anno
ecclesiastico, avevano lasciato scorrere quella grazia di Dio,
quell’amore, senza saperlo cogliere; avevano dissipato, perduto
e guastato questo rifocillante dolce nettare, e molte anime che ne
avrebbero avuto bisogno sono state lasciate a languire e
inselvatichire nella dimenticanza. Il Signore però aveva preso
ciò che mancava dalla Chiesa trionfante, adesso quella
militante doveva rendersi conto e rimborsare con gli interessi i doni
ricevuti. Le manca molto miele nel bilancio della resa dei conti
sull’utilizzazione e l’amministrazione dei tesori della
Chiesa trionfante. Questa Grazia dissipata che, simbolicamente,
appare nel corpo del mondo come miele, era stata donata da Dio, e
questo miele deve essere a Lui ridato. Non bisogna dimenticare,
però, che se il raccolto viene fatto nell’epoca della
fioritura basta un minimo impegno per un’accurata apicoltura,
ma se viene fatto in ritardo, e con trascuratezza, occorrono pene e
fatiche. Quando i fiori non ci sono più può essere
utilizzato solo il cardo. La compassione di Gesù si avvale dei
membri della Chiesa affinché espiino e portino il sacrificio
delle pene e dei dolori per le mancanze degli altri. A questo fine
uno di questi volontari, scelto da Cristo, spreme con mani
insanguinate i pungenti cardi, traendo il miele che viene cucinato e
preparato dalla Santa Vergine, la Madre della Chiesa. Il martirio del
mio duro lavoro proseguì per giorni e notti. Poi potei vedere
la situazione di entrambe le Chiese. In conseguenza a questo duro
lavoro ci fu una riduzione del debito, e così quella in basso
emerse dall’oscurità e i membri della Chiesa militante
si avvicinarono sempre più a quella trionfante.
Come ho già detto, nello stesso modo in cui io lavoravo per
servire la Madonna con il fine di sorreggere la Chiesa terrena,
operavano nel mondo anche altre tre donne e tre uomini: la
stigmatizzata di Cagliari, Rosa Maria Serra, una donna molto malata
con grandi infermità corporali; un francescano nel Tirolo, che
ho visto spesse volte, e un giovane religioso, in una casa dove si
trovavano altri sacerdoti, in una zona montuosa. Quest’ultimo è
particolarmente elevato nell’anima, soffre molto per la
condizione della Chiesa oberato da dolori immensi. Ogni sera
supplica, con cuore sincero rivolto a Dio, di lasciarlo soffrire per
tutte le mancanze che oggi appaiono nella Chiesa. Il terzo è
un uomo distinto, ammogliato e con molti bambini, ha una moglie
cattivissima e confusa, e presa da una pressante occupazione per
l’amministrazione della casa. Vive in una grande città,
nella quale ci sono cattolici, protestanti, giansenisti 2 e liberi
pensatori. Il suo modo di vivere è nel più grande
ordine, è sempre pieno di buone azioni verso i poveri e
sopporta con sofferenza la moglie cattiva, ma in nobilissimo modo.
Nella città in cui vive c’è una strada abitata da
giudei e segregata, è chiusa da una parte all’altra con
portoni e c’è molto commercio ambulante. Quando poi
finii con il mio lavoro mi apparvero, vicino al Salvatore, due grandi
tavole dove era raccolto tutto il bene e il male, il bello e il
brutto, anche tutti i miei lavori erano rappresentati
figurativamente. Su una tavola si trovava tutto quello che era
trascurato e annullato, mentre sull’altra c’erano le più
belle corone, paramenti e fiori. Le cose più meravigliose di
Dio.
Da una parte si potevano vedere ghirlande strappate, brutti
vestiti mezzo confezionati ed ogni specie di verdure ed erbe
spezzettate, un miserabile mucchio di rovine e cocci: queste sono le
rovine che portiamo dentro di noi. A quelle visioni divenni molto
triste e non potetti trattenermi dal piangere per due ore a viso
chino tanto che sentii il cuore sciogliersi nel petto. Tutti questi
frammenti e cose stavano dietro le spalle di Gesù. Allora Egli
mi si avvicinò misericordioso, e mi disse: “Solo queste
lacrime mi sono mancate, ti ho lasciato vedere tali cose affinché
non potessi pensare che fosse imputato a te; ho preso tutto questo
sulle mie spalle”. Anche le altre sei persone piangevano e
venivano confortate nello stesso modo dal Redentore. Vidi la Santa
Vergine avvicinarsi alla Chiesa e stendere su di lei il suo mantello,
radunando sotto di esso molti poveri, malati e storpi. Mi apparvero
Gesù e gli Apostoli nel più alto Coro della Chiesa e
sentii che dalla distribuzione dell’Eucarestia si emanava come
una nuova energia tutt’intorno tra i fedeli. In un luogo, che
mi sembrò di purificazione, vidi permanere delle anime, altre
invece salire in cielo dopo solo un giorno o due. Erano immagini del
Purgatorio e della Chiesa sofferente. Mi apparve un altro luogo di
attesa, sotto una volta angusta, dove sembrava che le anime avessero
la loro prigione. Un Angelo consolatore giunse a confortarle,
portando loro un’offerta; vidi la luce rossa di una candela su
un altare. Venni a sapere che le povere anime, se non possono aiutare
nemmeno se stesse, tuttavia pregano per la Chiesa. Qualche volta mi
appare l’immagine della situazione generale della Chiesa,
allora vedo tra occidente e settentrione, un buco nero profondo, dove
non penetra nessun raggio di luce: mi sembra che questo sia
l’inferno. Vidi una grande celebrazione nella Chiesa e molti
si univano alla stessa. Vidi allora molte chiese, o meglio sarebbe
dire luoghi di preghiera, con banderuole in cima ai tetti. Mi sembra
di vedere molta gente senza ordine e relazione con la Chiesa celeste,
ma anche senza alcuna relazione con la Chiesa sofferente. Costoro non
facevano parte di una comunità fondata e sviluppata, nel senso
ecclesiastico della Chiesa militante, sofferente e trionfante e non
ricevevano il Corpo del Signore nell’Eucarestia, bensì
solo pane. Essi correvano dove si distribuiva il pane. Ma, pur
nell’errore, innocentemente, aspiravano in modo devoto e
fervente al Corpo di Cristo e venivano appagati nei loro sentimenti
religiosi, anche senza il conforto di quest’Eucarestia, mentre
i soliti che si confessavano senza vero amore e fervore non
ricevevano assolutamente nulla, poiché i veri figli della
Chiesa sono coloro che amano il Signore nel profondo del cuore e
ricevono da Lui la vera forza.
17-53 Luglio 20, 1925 Immobilità della Grazia nelle anime per l’ingratitudine umana.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Trovandomi nel solito, dopo aver passato privazioni amarissime del mio dolce Gesù, finalmente si ha fatto vedere, e senza dirmi neppure una parola mi ha messo in una posizione dolorosa, in una perfetta immobilità, sentivo la vita e non avevo moto, sentivo il respiro e non potevo respirare, tutta la mia povera persona non aveva un piccolo moto, e mentre sentivo dolermi, non ero capace di contorcermi per il dolore che sentivo, ma ero costretta dalla presenza di Gesù e dalla sua Santissima Volontà a restare immobile. Onde dopo che al mio benedetto Gesù è piaciuto, mi ha steso le sue braccia come per prendermi e stringermi al suo seno, e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, hai visto come è doloroso lo stato d’immobilità? E’ lo stato più duro, perché anche a sentire acerbi dolori, il moto è sollievo, è segno di vita; i contorcimenti sono voci mute che chiedono aiuto, e scuotono compassione dai circostanti. Tu l’hai provato quanto è doloroso, ma sai tu perché ti ho messo in questo stato d’immobilità? Per farti comprendere lo stato in cui si trova la mia grazia e avere da te una riparazione. Oh! in quale stato d’immobilità si trova la mia grazia! Essa è vita e moto continuo e sta in continuo atto di darsi alle creature, le creature la respingono e la rendono immobile; sente la vita, vuol dare la vita, ed è costretta dall’ingratitudine umana a starsene immobile e senza moto; che pena! La mia grazia è luce e come luce naturalmente si spande, e le creature non fanno altro che sprigionare tenebre, e mentre la mia luce vuole entrare in loro, le tenebre che spandono paralizzano la mia luce e la rendono come immobile e senza vita per le creature. La mia grazia è amore e contiene la virtù di poter tutti accendere, ma la creatura amando altro rende come morto per sé quest’amore, e la mia grazia sente il più straziante dolore dello stato d’immobilità in cui la mettono le creature. Oh! in quali strette dolorosissime si trova la mia grazia! E questo non solo da quelli che apertamente si dicono cattivi, ma anche da quelli che si dicono religiosi, anime pie, e molte volte per cose da nulla, per una cosa che non va a loro genio, per un capriccio, per un vilissimo attacco o perché non trovano le soddisfazioni della propria volontà nelle stesse cose sante, mentre la mia grazia è tutta moto e vita per loro, la rendono immobile e si appigliano a ciò che va a loro genio, al capriccio, agli attacchi umani, e a tutto ciò in cui sentono la soddisfazione del proprio io. Sicché, al posto della mia grazia mettono il proprio io, come vita e come idolo proprio; ma sai tu chi è la confortatrice, la indivisibile compagna, la rapitrice che le rapisce il moto e la vita della mia grazia, anzi accelera sempre più il suo moto e neppure un istante la rende immobile? Chi vive nella mia Volontà; dove Essa regna è sempre in moto la mia grazia, è sempre in festa, tiene sempre da fare, non resta mai corrucciata, inoperosa. L’anima dove regna il mio Volere è la beniamina della mia grazia, è la sua piccola segretaria dove depone i segreti dei suoi dolori e delle sue gioie, le affida tutto, perché la mia Volontà tiene posto sufficiente per ricevere il deposito che contiene la mia grazia, perché essa non è altro che il parto continuo della mia Volontà Suprema”.