Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 1° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 8
1In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.2C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,3Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
4Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola:5"Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.6Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.7Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.8Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!".
9I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.10Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché
'vedendo non vedano
e udendo non intendano'.
11Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.14Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.15Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.
16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce.17Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce.18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere".
19Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.20Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti".21Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica".
22Un giorno salì su una barca con i suoi discepoli e disse: "Passiamo all'altra riva del lago". Presero il largo.23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Un turbine di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo.24Accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Maestro, maestro, siamo perduti!". E lui, destatosi, sgridò il vento e i flutti minacciosi; essi cessarono e si fece bonaccia.25Allora disse loro: "Dov'è la vostra fede?". Essi intimoriti e meravigliati si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui che da' ordini ai venti e all'acqua e gli obbediscono?".
26Approdarono nella regione dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea.27Era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma nei sepolcri.28Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: "Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!".29Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da quell'uomo. Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti.30Gesù gli domandò: "Qual è il tuo nome?". Rispose: "Legione", perché molti demòni erano entrati in lui.31E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso.
32Vi era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte. Lo pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise.33I demòni uscirono dall'uomo ed entrarono nei porci e quel branco corse a gettarsi a precipizio dalla rupe nel lago e annegò.34Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nei villaggi.35La gente uscì per vedere l'accaduto, arrivarono da Gesù e trovarono l'uomo dal quale erano usciti i demòni vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù; e furono presi da spavento.36Quelli che erano stati spettatori riferirono come l'indemoniato era stato guarito.37Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Gesù, salito su una barca, tornò indietro.38L'uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo:39"Torna a casa tua e racconta quello che Dio ti ha fatto". L'uomo se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù gli aveva fatto.
40Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa di lui.41Ed ecco venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua,42perché aveva un'unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire. Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno.43Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire,44gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò.45Gesù disse: "Chi mi ha toccato?". Mentre tutti negavano, Pietro disse: "Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia".46Ma Gesù disse: "Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me".47Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita.48Egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata, va' in pace!".
49Stava ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a dirgli: "Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro".50Ma Gesù che aveva udito rispose: "Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata".51Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con sé, all'infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre della fanciulla.52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: "Non piangete, perché non è morta, ma dorme".53Essi lo deridevano, sapendo che era morta,54ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: "Fanciulla, alzati!".55Il suo spirito ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da mangiare.56I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.
Numeri 7
1Quando Mosè ebbe finito di erigere la Dimora e l'ebbe unta e consacrata con tutti i suoi arredi, quando ebbe eretto l'altare con tutti i suoi arredi e li ebbe unti e consacrati,2i capi di Israele, capi dei loro casati paterni, che erano capitribù e avevano presieduto al censimento, presentarono una offerta3e la portarono davanti al Signore: sei carri e dodici buoi, cioè un carro per due capi e un bue per ogni capo e li offrirono davanti alla Dimora.4Il Signore disse a Mosè:5"Prendili da loro per impiegarli al servizio della tenda del convegno e assegnali ai leviti; a ciascuno secondo il suo servizio".6Mosè prese dunque i carri e i buoi e li diede ai leviti.7Diede due carri e quattro buoi ai figli di Gherson, secondo il loro servizio;8diede quattro carri e otto buoi ai figli di Merari, secondo il loro servizio, sotto la sorveglianza di Itamar, figlio del sacerdote Aronne;9ma ai figli di Keat non ne diede, perché avevano il servizio degli oggetti sacri e dovevano portarli sulle spalle.
10I capi presentarono l'offerta per la dedicazione dell'altare, il giorno in cui esso fu unto;11i capi presentarono l'offerta uno per giorno, per la dedicazione dell'altare.
12Colui che presentò l'offerta il primo giorno fu Nacason, figlio di Amminadab, della tribù di Giuda;13la sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,14una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,15un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,16un capro per il sacrificio espiatorio17e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Nacason, figlio di Amminadab.
18Il secondo giorno, Netaneel, figlio di Suar, capo di Issacar, presentò l'offerta.19Offrì un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,20una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,21un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,22un capro per il sacrificio espiatorio23e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Netaneel, figlio di Suar.
24Il terzo giorno fu Eliab, figlio di Chelon, capo dei figli di Zàbulon.25La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,26una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,27un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,28un capro per il sacrificio espiatorio29e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliab, figlio di Chelon.
30Il quarto giorno fu Elisur, figlio di Sedeur, capo dei figli di Ruben.31La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,32una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,33un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,34un capro per il sacrificio espiatorio35e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elisur, figlio di Sedeur.
36Il quinto giorno fu Selumiel, figlio di Surisaddai, capo dei figli di Simeone.37La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,38una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,39un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,40un capro per il sacrificio espiatorio41e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Selumiel, figlio di Surisaddai.
42Il sesto giorno fu Eliasaf, figlio di Deuel, capo dei figli di Gad.43La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,44una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,45un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,46un capro per il sacrificio espiatorio47e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliasaf, figlio di Deuel.
48Il settimo giorno fu Elesama, figlio di Ammiud, capo dei figli di Efraim.49La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento del peso di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,50una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,51un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,52un capro per il sacrificio espiatorio53e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elesama, figlio di Ammiud.
54L'ottavo giorno fu Gamliel, figlio di Pedasur, capo dei figli di Manasse.55La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,56una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,57un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,58un capro per il sacrificio espiatorio59e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Gamliel, figlio di Pedasur.
60Il nono giorno fu Abidan, figlio di Ghideoni, capo dei figli di Beniamino.61La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,62una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,63un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,64un capro per il sacrificio espiatorio65e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Abidan, figlio di Ghideoni.
66Il decimo giorno fu Achiezer, figlio di Ammisaddai, capo dei figli di Dan.67La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,68una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,69un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,70un capro per il sacrificio espiatorio71e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achiezer, figlio di Ammisaddai.
72L'undicesimo giorno fu Paghiel, figlio di Ocran, capo dei figli di Aser.73La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,74una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,75un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,76un capro per il sacrificio espiatorio77e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Paghiel, figlio di Ocran.
78Il decimosecondo giorno fu Achira, figlio di Enan, capo dei figli di Nèftali.79La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,80una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,81un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,82un capro per il sacrificio espiatorio83e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achira, figlio di Enan.
84Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare da parte dei capi d'Israele, il giorno in cui esso fu unto: dodici piatti d'argento, dodici vassoi d'argento, dodici coppe d'oro;85ogni piatto d'argento pesava centotrenta sicli e ogni vassoio d'argento settanta; il totale dell'argento dei vasi fu duemilaquattrocento sicli, secondo il siclo del santuario;86dodici coppe d'oro piene di profumo, le quali, a dieci sicli per coppa, secondo il siclo del santuario, diedero per l'oro delle coppe un totale di centoventi sicli.87Totale del bestiame per l'olocausto: dodici giovenchi, dodici arieti, dodici agnelli dell'anno, con le oblazioni consuete, e dodici capri per il sacrificio espiatorio.88Totale del bestiame per il sacrificio di comunione: ventiquattro giovenchi, sessanta arieti, sessanta capri, sessanta agnelli dell'anno. Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare, dopo che esso fu unto.
89Quando Mosè entrava nella tenda del convegno per parlare con il Signore, udiva la voce che gli parlava dall'alto del coperchio che è sull'arca della testimonianza fra i due cherubini; il Signore gli parlava.
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Salmi 22
1'Al maestro del coro. Sull'aria: "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide.'
2"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.
3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
4Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
7Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9"Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico".
10Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
13Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
17Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
26Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
"Viva il loro cuore per sempre".
28Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
"Ecco l'opera del Signore!".
Daniele 3
1Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
2Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
3I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re.
4Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:
5Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.6Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".
7Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.
8Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei9e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!10Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro:11chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
12Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare".
13Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.14Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?15Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
16Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito;17sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.18Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".19Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito.20Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.21Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
22Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,23nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso.
24Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
25Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:
26"Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
27Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
28Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo
a causa dei nostri peccati,
29poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
30non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
31Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio:
32ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
33Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
34Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
35non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
36ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
37Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
38Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primiziee trovar misericordia.
39Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
40Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano in te.
41Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
42Fa' con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
43Salvaci con i tuoi prodigi,
da' gloria, Signore, al tuo nome.
44Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
45Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra".
46I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.47La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace.49Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco50e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
51Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:
52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
62Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
78Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
90Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre".
91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero.
92Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi".
93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal fuoco.
94Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
95Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio.
96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare".
97Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.
98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!99M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.
100Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.
Seconda lettera ai Corinzi 1
1Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i santi dell'intera Acaia:2grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
3Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione,4il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio.5Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.6Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo.7La nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda, convinti che come siete partecipi delle sofferenze così lo siete anche della consolazione.
8Non vogliamo infatti che ignoriate, fratelli, come la tribolazione che ci è capitata in Asia ci ha colpiti oltre misura, al di là delle nostre forze, sì da dubitare anche della vita.9Abbiamo addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte per imparare a non riporre fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti.10 Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà, per la speranza che abbiamo riposto in lui, che ci libererà ancora,11grazie alla vostra cooperazione nella preghiera per noi, affinché, per il favore divino ottenutoci da molte persone, siano rese grazie per noi da parte di molti.
12Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio, non con la sapienza della carne ma con la grazia di Dio.13 Non vi scriviamo in maniera diversa da quello che potete leggere o comprendere; spero che comprenderete sino alla fine,14come ci avete già compresi in parte, che noi siamo il vostro vanto, come voi sarete il nostro, nel giorno del Signore nostro Gesù.
15Con questa convinzione avevo deciso in un primo tempo di venire da voi, perché riceveste una seconda grazia,16e da voi passare in Macedonia, per ritornare nuovamente dalla Macedonia in mezzo a voi ed avere da voi il commiato per la Giudea.17Forse in questo progetto mi sono comportato con leggerezza? O quello che decido lo decido secondo la carne, in maniera da dire allo stesso tempo "sì, sì" e "no, no"?18Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è "sì" e "no".19Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu "sì" e "no", ma in lui c'è stato il "sì".20E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute "sì". Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro "Amen" per la sua gloria.21È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione,22ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori.
23Io chiamo Dio a testimone sulla mia vita, che solo per risparmiarvi non sono più venuto a Corinto.24Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già saldi.
Capitolo XVI: Soltanto in Dio va cercata la vera consolazione
Leggilo nella Biblioteca1. Qualunque cosa io possa immaginare e desiderare per mia consolazione, non l'aspetto qui, ora, ma in futuro. Ché, pure se io potessi avere e godere da solo tutte le gioie e le delizie del mondo, certamente ciò non potrebbe durare a lungo. Sicché, anima mia, non potrai essere pienamente consolata e perfettamente confortata se non in Dio, che allieta i poveri e accoglie gli umili. Aspetta un poco, anima mia, aspetta ciò che Dio ha promesso e avrai in cielo la pienezza di ogni bene. Se tu brami disordinatamente i beni temporali, perderai quelli eterni del cielo: dei beni di quaggiù devi avere soltanto l'uso temporaneo, col desiderio fisso a quelli eterni. Anima mia, nessun bene di quaggiù, ti potrà appagare perché non sei stata creata per avere soddisfazione in queste cose. Anche se tu avessi tutti i beni del mondo, non potresti essere felice e beata, perché è in Dio, creatore di tutte le cose, che consiste la tua completa beatitudine e la tua felicità. Non è una felicità quale appare nella esaltazione di coloro che amano stoltamente questo mondo, ma una felicità quale si aspettano i buoni seguaci di Cristo; quale, talora, è pregustata, fin da questo momento, da coloro che vivono dello spirito e dai puri di cuore, "il cui pensiero è già nei cieli" (Fil 3,20).
2. Vano e di breve durata è il conforto che viene dagli uomini; santo e puro è quello che la verità fa sentire dal di dentro. L'uomo pio si porta con sé, dappertutto, il suo consolatore, Gesù, e gli dice: o Signore Gesù, stammi vicino in ogni luogo e in ogni tempo. La mia consolazione sia questa, di rinunciare lietamente ad ogni conforto umano. Che se mi verrà meno la tua consolazione, sia per me di supremo conforto, appunto, questo tuo volere, questa giusta prova; poiché "non durerà per sempre la tua collera e le tue minacce non saranno eterne" (Sal 102,9).
Omelia 113: Gesù percosso.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Dopo che i persecutori, valendosi del tradimento di Giuda, ebbero preso e legato il Signore, che ci amò e offrì se stesso per noi (cf. Ef 5, 2), e che il Padre non risparmiò ma consegnò a morte per tutti noi (cf. Rm 8, 32); affinché ci rendessimo conto che Giuda non è da lodare per l'utilità del suo tradimento, ma da condannare per la sua volontà criminale, lo condussero - stando al racconto dell'evangelista Giovanni - prima da Anna, - e dice il motivo -: poiché costui era suocero di Caifa, il quale era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: Conviene che un sol uomo muoia per il popolo (Gv 18, 13-14). Matteo, volendo abbreviare la narrazione, si limita a dire che Gesù fu condotto da Caifa (cf. Mt 26, 57), in quanto egli fu condotto prima da Anna solo perché questi era suocero di Caifa, il che fa pensare che ciò sia avvenuto per volere di Caifa stesso.
[Pietro rinnegò Cristo dicendo di non essere suo discepolo.]
2. Seguivano Gesù Simon Pietro e un altro discepolo (Gv 18, 15). Non è facile identificare quest'altro discepolo, dato che l'evangelista tace il suo nome. Giovanni è solito indicare se stesso in questo modo, aggiungendo: quello che Gesù amava (Gv 13, 23; 19, 26). Sicché è probabile che anche qui si tratti di lui. Chiunque egli sia, andiamo avanti: Ora quel discepolo, che era conosciuto dal sommo sacerdote, entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro, invece, rimase fuori, alla porta. Uscì dunque l'altro discepolo che era conosciuto dal sommo sacerdote, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. La serva portinaia disse a Pietro: Non saresti anche tu dei discepoli di quest'uomo? Egli rispose: Non lo sono (Gv 18, 15-17). Ecco che la colonna solidissima trema tutta al primo colpo di vento. Dove sono quelle audaci promesse e quella grande sicurezza di sé? Dove sono finite quelle parole: Perché non posso seguirti adesso? Darò la mia vita per te? (Gv 13, 37). E' così che si segue il maestro, negando di essere suo discepolo? E' così che si dà la vita per il Signore, tirandosi indietro per paura della voce di una serva? Ma c'è da meravigliarsi che Dio abbia predetto la verità e che l'uomo si sia ingannato sul proprio conto? Però, davanti all'apostolo Pietro che ormai comincia a rinnegare Cristo, dobbiamo osservare che rinnega Cristo non solo chi dice che lui non è Cristo, ma anche chi, essendo cristiano, dice di non esserlo. Il Signore infatti non disse a Pietro: Tu negherai di essere mio discepolo; ma semplicemente: Mi rinnegherai (Mt 26, 34). Pietro dunque ha rinnegato Cristo, negando di essere suo discepolo. Ma in questo modo che altro ha fatto, se non rinnegare di essere cristiano? Quantunque infatti i discepoli di Cristo non si chiamassero ancora cristiani, in quanto cominciarono a chiamarsi così per la prima volta ad Antiochia dopo l'Ascensione (cf. At 11, 26), tuttavia esisteva già la realtà che poi sarebbe stata denominata così, ed esistevano già i discepoli che poi sarebbero stati chiamati cristiani, e che ai posteri assieme al nome trasmisero anche la loro comune fede. Chi dunque negò di essere discepolo di Cristo, negò la realtà che va sotto il nome di cristiano. Quanti, in seguito, e non dico vecchi o donne avanzate negli anni, che la stanchezza di questa vita poteva facilmente portare a disprezzare la morte per la confessione di Cristo; quanti in seguito, e non soltanto giovani d'ambo i sessi, dai quali pare legittimo attendersi forza d'animo, ma anche fanciulli e fanciulle e una schiera incalcolabile di santi martiri, con fortezza e violenza entrarono nel regno dei cieli, dimostrando di saper fare ciò che non seppe colui che dal Signore aveva ricevuto le chiavi del regno dei cieli (cf. Mt 16, 19). Ecco perché ha detto: Lasciate che costoro se ne vadano, quando si offrì per noi colui che ci redense col suo sangue, in modo che si adempisse quanto aveva detto: Di coloro che mi hai dato, non ho perduto nessuno (Gv 18, 8-9; 17, 12). Se Pietro fosse uscito da questa vita dopo aver rinnegato Cristo, certamente si sarebbe perduto.
3. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché era freddo, e si scaldavano (Gv 18, 18), Non si era d'inverno, e tuttavia faceva freddo, come spesso accade durante l'equinozio di primavera. Anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù circa i suoi discepoli e la sua dottrina. Gesù gli rispose: Io ho parlato apertamente al mondo; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si radunano, e non ho mai detto nulla in segreto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto (Gv 18, 18-21). Sorge qui una questione non trascurabile: in che senso il Signore Gesù afferma: Io ho parlato apertamente al mondo, e soprattutto in qual senso dice: Non ho mai detto nulla in segreto? Non ha detto forse in quest'ultimo discorso, rivolto ai discepoli dopo la cena: Vi ho parlato di queste cose in parabole: viene l'ora in cui non vi parlerò più in parabole, ma vi intratterrò apertamente sul Padre mio (Gv 16, 25)? Se, dunque, agli stessi suoi più intimi discepoli non aveva parlato apertamente, ma aveva annunziato loro il momento in cui avrebbe parlato apertamente, in che senso dice di aver parlato apertamente al mondo? Inoltre, anche secondo la testimonianza degli altri evangelisti, egli parlò certo più apertamente con i suoi discepoli, quando si trovava solo con loro lontano dalla folla, che con quanti non erano suoi discepoli; è ad essi infatti che spiegò il significato delle parabole che agli altri invece esponeva, senza spiegarle. Che significa dunque: Non ho mai detto nulla in segreto? E' da intendere che abbia detto: Io ho parlato apertamente al mondo, come per dire: Molti mi hanno ascoltato. E si può dire che in un senso ha parlato apertamente, in un altro senso no: ha parlato apertamente nel senso che molti ascoltavano, e non apertamente nel senso che molti non intendevano le sue parole. E, d'altra parte, quando si rivolgeva in disparte ai discepoli, non per questo si può dire che parlasse in segreto. Non parla in segreto chi parla davanti a tante persone, dal momento che sta scritto che sulla bocca di due o tre testimoni è garantita la verità d'ogni cosa (Dt 19, 15), E questo vale soprattutto per chi, parlando a poche persone, vuole, per loro mezzo, far conoscere a molti quello che dice. E non è proprio questa l'intenzione del Signore, quando parla ai discepoli che erano ancora pochi, e dice loro: Ciò che vi dico nella tenebra ditelo nella luce, e quel che udite all'orecchio predicatelo sui tetti (Mt 10, 27)? Perciò, anche quanto egli sembrava dire in segreto, in un certo senso non era detto in segreto; egli non insegnava con l'intento d'imporre, a quelli che ascoltavano, il segreto di quanto apprendevano, ma, al contrario, perché lo predicassero ovunque. Si può dunque dire una cosa apertamente e insieme non apertamente, in segreto e insieme non in segreto, secondo quanto fu detto: anche quanti vedono, guardino ma non vedano (Mc 4, 12), Essi vedono perché parla apertamente, non in segreto; e insieme non vedono perché parla non apertamente, ma in segreto. Ora, quelle cose, che avevano udito e non avevano inteso, erano tali che ragionevolmente e sinceramente non potevano essere incriminate. Difatti ogniqualvolta gli avevano posto delle domande insidiose, per trovare in lui qualche motivo d'accusa, egli rispose loro sventando tutte le loro insidie e polverizzando ogni calunnia. Perciò dice al gran sacerdote: Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto.
4. A queste parole, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù dicendo: Così rispondi al sommo sacerdote? Gesù gli rispose: Se ho parlato male, mostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti (Gv 18, 22-23)? Si poteva dare una risposta più vera, più dolce, più giusta? E' la risposta di colui del quale il profeta aveva predetto: Tendi l'arco, maestoso t'avanza, e regna; per mezzo della verità, della mansuetudine e della giustizia (Sal 44, 5). Se riflettiamo chi era colui che è stato schiaffeggiato, chi di noi non vorrebbe che il servo che lo ha percosso, fosse consumato dal fuoco del cielo o inghiottito dalla terra, o fosse dato in balia del diavolo o colpito da altra simile pena, magari anche più grave? Che cosa non avrebbe potuto ordinare con la sua potenza colui per mezzo del quale fu creato il mondo, se non avesse preferito insegnarci la pazienza con la quale si vince il mondo? Qualcuno qui potrebbe obiettare: Perché il Signore non fece ciò che egli stesso ha comandato (cf. Mt 5, 39)? Avrebbe dovuto non rispondere così, ma presentare l'altra guancia. Ma che c'è da ridire sulla risposta, se fu così vera, dolce e giusta; tanto più che non solo egli presentò l'altra guancia per essere percosso, ma offrì tutto il suo corpo perché lo inchiodassero alla croce? In questo modo egli ha voluto insegnarci ciò che più importa, che cioè bisogna attuare i suoi grandi precetti di pazienza non con ostentazioni corporali, ma con gli atteggiamenti del cuore. Può accadere infatti che anche un uomo adirato presenti materialmente l'altra guancia: quanto meglio non è, dunque, rispondere con franchezza e tono pacato, disposti a sopportare con animo tranquillo oltraggi anche più gravi! Beato infatti chi in ogni cosa che ingiustamente deve patire per la giustizia, può dire con verità: Il mio cuore è preparato, Dio, il mio cuore è preparato: e può anche aggiungere: Ti canterò e ti loderò (Sal 56, 8), come appunto seppero fare Paolo e Sila quando furono gettati in un tenebroso carcere (cf. At 16, 25).
5. Ma ritorniamo al racconto evangelico. Ed Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote (Gv 18, 24; cf. Mt 26, 57). Secondo Matteo, il Signore fu condotto direttamente da Caifa, perché questi era il sommo sacerdote in quell'anno. Si deve intendere che era uso che due pontefici, o sommi sacerdoti, esercitassero l'ufficio un anno per ciascuno, e che a quell'epoca erano sommi sacerdoti Anna e Caifa, come ricorda l'evangelista Luca, riferendosi al tempo in cui Giovanni, precursore del Signore, cominciò a predicare il regno dei cieli e a raccogliere discepoli. Dice Luca: Sotto il sommo sacerdozio di Anna e Caifa, la parola di Dio fu indirizzata a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto (Lc 9, 2). Da allora questi due si erano alternati nell'esercizio delle loro funzioni di pontefici; ed era l'anno di Caifa quando avvenne la passione di Cristo. Ora, secondo Matteo, Cristo, quando fu arrestato, venne condotto direttamente a lui, mentre secondo Giovanni prima lo condussero ad Anna, ma non perché questi era collega di Caifa, ma perché era il suo suocero. E' da credere che ciò sia avvenuto per volontà di Caifa, oppure perché le loro abitazioni erano situate in modo tale che, per andare da Caifa, non si poteva evitare la casa di Anna.
6. Dopo averci detto che Anna mandò il Signore legato a Caifa, l'evangelista riprende il suo racconto al punto dove aveva lasciato Pietro per spiegarci come avvenne che egli per tre volte, mentre si trovava nella casa di Anna, rinnegò Cristo. Intanto Simon Pietro stava a scaldarsi. Così l'evangelista ricapitola quanto aveva detto prima; e aggiunge ciò che avvenne dopo: Gli dissero: Non sei anche tu dei suoi discepoli? Egli lo negò dicendo: Non lo sono. Aveva già negato una volta: questa è la seconda. Ed ecco la terza: Uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva mozzato l'orecchio, disse: Non ti ho visto io nel giardino con lui? E di nuovo Pietro negò, e subito un gallo cantò (Gv 18, 25-27). Ecco compiuta la predizione del medico e dimostrata la presunzione del malato. Non è avvenuto quanto Pietro aveva detto, e cioè: Darò la mia vita per te; si è verificato, invece, quanto il Signore aveva predetto: Mi rinnegherai tre volte (Gv 13, 38). Con la triplice negazione di Pietro, poniamo fine a questo discorso, per riprendere poi la narrazione di ciò che avvenne del Signore presso il procuratore Ponzio Pilato.
Il sogno delle 22 lune
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaNel marzo del 1854 Don Bosco radunò i giovani interni del
suo Oratorio e raccontò loro questo sogno. «Io mi
trovavo con voi nel cortile e godevo nel vedervi vispi e allegri. Chi
saltava, chi gridava, chi correva. A un tratto vedo uno di voi che si
mette a passeggiare tra i compagni con un alto cilindro sul capo.
Questo strano copricapo era trasparente, tutto illuminato
all’interno, con la figura di una grossa luna, in mezzo alla
quale si leggeva il numero 22. Stupito, cercai subito di avvicinarlo
per dirgli che lasciasse quell’arnese da carnevale; ma ecco che
l’aria si oscura, il cortile si sgombra e tutti i giovani si
raccolgono sotto i portici della casa. Io li osservo: sono pallidi e
pieni di paura. Fra di loro scorgo quello del cilindro, più
pallido degli altri e con una coltre funebre sulle spalle. Cerco di
avvicinarlo, ma una mano mi trattiene e vedo uno sconosciuto serio e
di nobile aspetto che mi dice:
— Ascolta, quel giovane ha
ancora 22 lune di tempo; prima che siano passate, morirà.
Tienilo d’occhio e preparalo!»
Don Bosco concluse il
suo racconto dicendo:
— Il giovane, miei cari figliuoli, è
tra di voi e io lo conosco.
I giovani rimasero terrorizzati, anche
perché era la prima volta che Don Bosco prediceva la morte di
uno della casa. Il Santo se ne accorse e cercò di calmarli:
—
Quello che dovete fare — disse — è di tenervi
sempre preparati e di non commettere peccati; allora la morte non vi
farà più paura. Io intanto terrò d’occhio
quello delle 22 lune, cioè dei 22 mesi, e spero farà
una buona morte.
Questa predizione creò nell’Oratorio
un clima di grande fervore: tutti stavano attenti a mantenersi in
grazia di Dio; intanto contavano le lune con estremo interesse.
C’era
tra i giovani un certo Secondo Gurgo, biellese di Pettinengo, sui 17
anni, robusto e fondo di salute. Suo assistente era il chierico
Cagliero, il futuro cardinale, a cui Don Bosco con insistenza
chiedeva notizie dei suoi assistiti e gli raccomandava di averne gran
cura, senza però accennare al Gurgo. Da parte sua Don Bosco in
quei 22 mesi preparò con prudenza e zelo l’anima del
giovane, che era lontanissimo dal pensare di essere lui il giovane
delle 22 lune, data la sua costituzione sana e robusta.
Ai primi
di dicembre (ventiduesima luna) all’Oratorio non c’era
alcun malato, ma Don Bosco annunziò che uno dei giovani
sarebbe morto prima di Natale. Si passò il mese in grande
trepidazione. Il 24 Gurgo fu colpito da una colica violenta con
dolori strazianti. Ebbe tempo di ricevere i conforti religiosi e il
giorno stesso spirava ancora fiorente di giovinezza. In casa si fece
un gran parlare di questa morte perché era avvenuta alla
ventiduesima luna, secondo la predizione di Don Bosco. E il giovane
Gurgo, morendo il 24 dicembre, aveva compiuto anche la seconda
predizione, che cioè non avrebbe visto il S. Natale.
Quella
sera Don Bosco, col volto atteggiato a grande mestizia, saliva sulla
piccola cattedra da cui soleva dare la «buona notte» ai
suoi ragazzi, e con accento di dolore diceva: «È il
primo giovane che muore nel nostro Oratorio. Ha fatto le sue cose
bene e speriamo che sia in Paradiso... ». E non poté
continuare per la commozione: la morte gli aveva rapito uno dei suoi
più cari figliuoli.
Quanta innocenza perduta! (Momenti della Passione)
Beata Alexandrina Maria da Costa
... Ieri, con l'anima più schiarita ed il dolore più addolcito,
cominciai a sentire e a vedere, con gli occhi dell'anima, i
preparativi per la Cena di Gesù. Sentivo che si eseguivano i miei
ordini. Io stessa dovevo essere la vittima, l'agnello immolato, l'unico
e vero cibo di quella cena. A notte rimasi a tavola con Gesù e gli
apostoli nel grande locale. Come Giovanni sentii che appoggiai il mio
capo sul petto di Gesù; sentii quella unione, quell'amore che Gesù e
Giovanni sentirono in quell'ora. In un istante fui come trasportata
nell'Orto. Il cumulo delle sofferenze formò nel mio petto una grande
montagna: era tanto alta da toccare il cielo. Il cuore si aprì, la
incendiò, la coprì di amore... Questa mattina... ho presa la croce,
l'ho abbracciata, sono andata verso il Calvario. Quella tremenda
montagna, grande come se fosse l'intero mondo, è caduta su di me e io,
oppressa da questa, ho proseguito il cammino, marcandola con il mio
sangue.
Dopo due ore di croce ho sfondata, ho spezzata la montagna: mi pareva
di trionfare su di essa... Gesù è spirato; ha regnato la morte, la
morte che ha dato ogni vita...
Alcuni momenti dopo L'ho visto trascinato per strade oscure da una
enorme moltitudine di sconosciuti... ... - Sai chi Mi maltratta e
ferisce? Sono i peccatori, con tanti modi di peccare... Mi trascinano
vecchi e giovani, grandi e piccoli. I fanciulli, i fanciulli, le
pupille dei Miei occhi, oh, quanto sono trascinati al male! Quanta
innocenza perduta! Come sono offeso dai piccoli con malizia e
cattiveria! Chiedi, chiedi che si raccomandino in mio nome tutta la
cura e la vigilanza per i fanciulli. Oh, il mondo, dove è incamminato,
povero mondo, che cosa lo aspetta!
Gesù parlava e singhiozzava... Rimanemmo noi due uniti in profondo
silenzio, ma io con un dolore di morte nel cuore... (diario, 7-10-1949).
... A volte sento necessità di gridare tanto forte affinché il mio
grido echeggi nel mondo intero. Questo grido è tanto doloroso che
sento come se piangessero tutto il mio corpo e tutta la mia anima. È un
grido di avviso all'umanità. Io vorrei salvare il mondo intero...
Ieri passai la giornata con poche ore di sollievo: tutto era dolore; in
me tutto piangeva ed io pure volevo piangere sul mondo. Non avevo vita,
ma ero unita ad un'altra vita che è sempre vissuta, vive e vivrà
eternamente. Il mondo impazzito, nella massima agitazione e nell'onda
delle sue passioni, si rivolta contro questa vita. Io tremo e mi pare
che con me tremi tutta la terra. Ero nell'Orto, bagnata di sangue,
bevevo tutto il calice dell'amarezza e, senza volerlo, ripetevo in me:
« la mia anima è triste fino a morirne »...
... In tutto il viaggio del Calvario non ho sentito la presenza di
Gesù. Ma lassù, già issata sulla croce, ho sentito come se Gesù si
rivestisse del mio corpo: Egli mi comunicava le Sue piaghe, spine e
lacrime. E Mammina, presso la croce, univa le Sue alle lacrime di Gesù.
Nei Loro Cuori lo stesso dolore, le stesse ansie di accogliervi il
mondo intero, rivoltato e crudele. Quanto amavano! ... Che amore
infinito!... (diario, 14-10-1949).