Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Soltanto l'amore può renderci graditi al Signore. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 1° settimana del tempo ordinario (Battesimo del Signore)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 9

1Passando vide un uomo cieco dalla nascita2e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?".3Rispose Gesù: "né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.4Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.5Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo".6Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco7e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: "Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?".9Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!".10Allora gli chiesero: "Come dunque ti furono aperti gli occhi?".11Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista".12Gli dissero: "Dov'è questo tale?". Rispose: "Non lo so".
13Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco:14era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo".16Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri dicevano: "Come può un peccatore compiere tali prodigi?". E c'era dissenso tra di loro.17Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "È un profeta!".18Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista.19E li interrogarono: "È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?".20I genitori risposero: "Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco;21come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso".22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.23Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età, chiedetelo a lui!".
24Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore".25Quegli rispose: "Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo".26Allora gli dissero di nuovo: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?".27Rispose loro: "Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?".28Allora lo insultarono e gli dissero: "Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè!29Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia".30Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.31Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.32Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.33Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla".34Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?". E lo cacciarono fuori.
35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: "Tu credi nel Figlio dell'uomo?".36Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?".37Gli disse Gesù: "Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui".38Ed egli disse: "Io credo, Signore!". E gli si prostrò innanzi.39Gesù allora disse: "Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: "Siamo forse ciechi anche noi?".41Gesù rispose loro: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane".


Levitico 23

1Il Signore disse ancora a Mosè:2"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Ecco le solennità del Signore, che voi proclamerete come sante convocazioni. Queste sono le mie solennità.
3Durante sei giorni si attenderà al lavoro; ma il settimo giorno è sabato, giorno di assoluto riposo e di santa convocazione. Non farete in esso lavoro alcuno; è un riposo in onore del Signore in tutti i luoghi dove abiterete.
4Queste sono le solennità del Signore, le sante convocazioni che proclamerete nei tempi stabiliti.
5Il primo mese, al decimoquarto giorno, al tramonto del sole sarà la pasqua del Signore;6il quindici dello stesso mese sarà la festa degli azzimi in onore del Signore; per sette giorni mangerete pane senza lievito.7Il primo giorno sarà per voi santa convocazione; non farete in esso alcun lavoro servile;8per sette giorni offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco. Il settimo giorno vi sarà la santa convocazione: non farete alcun lavoro servile".
9Il Signore aggiunse a Mosè:10"Parla agli Israeliti e ordina loro: Quando sarete entrati nel paese che io vi dò e ne mieterete la messe, porterete al sacerdote un covone, come primizia del vostro raccolto;11il sacerdote agiterà con gesto rituale il covone davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote l'agiterà il giorno dopo il sabato.12Quando farete il rito di agitazione del covone, offrirete un agnello di un anno, senza difetto, in olocausto al Signore.13L'oblazione che l'accompagna sarà di due decimi di 'efa' di fior di farina intrisa nell'olio, come sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave in onore del Signore; la libazione sarà di un quarto di 'hin' di vino.14Non mangerete pane, né grano abbrustolito, né spighe fresche, prima di quel giorno, prima di aver portato l'offerta al vostro Dio. È una legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.
15Dal giorno dopo il sabato, cioè dal giorno che avrete portato il covone da offrire con il rito di agitazione, conterete sette settimane complete.16Conterete cinquanta giorni fino all'indomani del settimo sabato e offrirete al Signore una nuova oblazione.17Porterete dai luoghi dove abiterete due pani per offerta con rito di agitazione, i quali saranno di due decimi di 'efa' di fior di farina e li farete cuocere lievitati; sono le primizie in onore del Signore.18Oltre quei pani offrirete sette agnelli dell'anno, senza difetto, un torello e due arieti: saranno un olocausto per il Signore insieme con la loro oblazione e le loro libazioni; sarà un sacrificio di soave profumo, consumato dal fuoco in onore del Signore.19Offrirete un capro come sacrificio espiatorio e due agnelli dell'anno come sacrificio di comunione.20Il sacerdote agiterà ritualmente gli agnelli insieme con il pane delle primizie come offerta da agitare davanti al Signore; tanto i pani, quanto i due agnelli consacrati al Signore saranno riservati al sacerdote.21In quel medesimo giorno dovrete indire una festa e avrete la santa convocazione. Non farete alcun lavoro servile. È una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.22Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino al margine del campo e non raccoglierai ciò che resta da spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, il vostro Dio".
23Il Signore disse a Mosè:24"Parla agli Israeliti e ordina loro: Nel settimo mese, il primo giorno del mese sarà per voi riposo assoluto, una proclamazione fatta a suon di tromba, una santa convocazione.25Non farete alcun lavoro servile e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore".
26Il Signore disse ancora a Mosè:27"Il decimo giorno di questo settimo mese sarà il giorno dell'espiazione; terrete una santa convocazione, vi mortificherete e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore.28In quel giorno non farete alcun lavoro; poiché è il giorno dell'espiazione, per espiare per voi davanti al Signore, vostro Dio.29Ogni persona che non si mortificherà in quel giorno, sarà eliminata dal suo popolo.30Ogni persona che farà in quel giorno un qualunque lavoro, io la eliminerò dal suo popolo.31Non farete alcun lavoro. È una legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.32Sarà per voi un sabato di assoluto riposo e dovrete mortificarvi: il nono giorno del mese, dalla sera alla sera dopo, celebrerete il vostro sabato".
33Il Signore aggiunse a Mosè:34"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Il quindici di questo settimo mese sarà la festa delle capanne per sette giorni, in onore del Signore.35Il primo giorno vi sarà una santa convocazione; non farete alcun lavoro servile.36Per sette giorni offrirete vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. L'ottavo giorno terrete la santa convocazione e offrirete al Signore sacrifici consumati con il fuoco. È giorno di riunione; non farete alcun lavoro servile.
37Queste sono le solennità del Signore nelle quali proclamerete sante convocazioni, perché si offrano al Signore sacrifici consumati dal fuoco, olocausti e oblazioni, vittime e libazioni, ogni cosa nel giorno stabilito, oltre i sabati del Signore,38oltre i vostri doni, oltre tutti i vostri voti e tutte le offerte volontarie che presenterete al Signore.
39Ora il quindici del settimo mese, quando avrete raccolto i frutti della terra, celebrerete una festa al Signore per sette giorni; il primo giorno sarà di assoluto riposo e così l'ottavo giorno.40Il primo giorno prenderete frutti degli alberi migliori: rami di palma, rami con dense foglie e salici di torrente e gioirete davanti al Signore vostro Dio per sette giorni.41Celebrerete questa festa in onore del Signore, per sette giorni, ogni anno. È una legge perenne di generazione in generazione. La celebrerete il settimo mese.42Dimorerete in capanne per sette giorni; tutti i cittadini d'Israele dimoreranno in capanne,43perché i vostri discendenti sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti, quando li ho condotti fuori dal paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio".
44E Mosè diede così agli Israeliti le istruzioni relative alle solennità del Signore.


Salmi 106

1Alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.

4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.

6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.

9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.

13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.

16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.

19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.

24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.

28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.

32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.

34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.

40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.

48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.


Salmi 143

1'Salmo. Di Davide.'

Signore, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alla mia supplica,
tu che sei fedele,
e per la tua giustizia rispondimi.
2Non chiamare in giudizio il tuo servo:
nessun vivente davanti a te è giusto.

3Il nemico mi perseguita,
calpesta a terra la mia vita,
mi ha relegato nelle tenebre
come i morti da gran tempo.
4In me languisce il mio spirito,
si agghiaccia il mio cuore.
5Ricordo i giorni antichi,
ripenso a tutte le tue opere,
medito sui tuoi prodigi.
6A te protendo le mie mani,
sono davanti a te come terra riarsa.
7Rispondimi presto, Signore,
viene meno il mio spirito.
Non nascondermi il tuo volto,
perché non sia come chi scende nella fossa.
8Al mattino fammi sentire la tua grazia,
poiché in te confido.
Fammi conoscere la strada da percorrere,
perché a te si innalza l'anima mia.
9Salvami dai miei nemici, Signore,
a te mi affido.
10Insegnami a compiere il tuo volere,
perché sei tu il mio Dio.
Il tuo spirito buono
mi guidi in terra piana.

11Per il tuo nome, Signore, fammi vivere,
liberami dall'angoscia, per la tua giustizia.
12Per la tua fedeltà disperdi i miei nemici,
fa' perire chi mi opprime,
poiché io sono tuo servo.


Geremia 7

1Questa è la parola che fu rivolta dal Signore a Geremia:2"Fermati alla porta del tempio del Signore e là pronunzia questo discorso dicendo: Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che attraversate queste porte per prostrarvi al Signore.3Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e io vi farò abitare in questo luogo.4Pertanto non confidate nelle parole menzognere di coloro che dicono: Tempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore è questo!
5Poiché, se veramente emenderete la vostra condotta e le vostre azioni, se realmente pronunzierete giuste sentenze fra un uomo e il suo avversario;6se non opprimerete lo straniero, l'orfano e la vedova, se non spargerete il sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia altri dèi,7io vi farò abitare in questo luogo, nel paese che diedi ai vostri padri da lungo tempo e per sempre.8Ma voi confidate in parole false e ciò non vi gioverà:9rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dèi che non conoscevate.10Poi venite e vi presentate alla mia presenza in questo tempio, che prende il nome da me, e dite: Siamo salvi! per poi compiere tutti questi abomini.11Forse è una spelonca di ladri ai vostri occhi questo tempio che prende il nome da me? Anch'io, ecco, vedo tutto questo. Parola del Signore.12Andate, dunque, nella mia dimora che era in Silo, dove avevo da principio posto il mio nome; considerate che cosa io ne ho fatto a causa della malvagità di Israele, mio popolo.13Ora, poiché avete compiuto tutte queste azioni - parola del Signore - e, quando vi ho parlato con premura e sempre, non mi avete ascoltato e, quando vi ho chiamato, non mi avete risposto,14io tratterò questo tempio che porta il mio nome e nel quale confidate e questo luogo che ho concesso a voi e ai vostri padri, come ho trattato Silo.
15Vi scaccerò davanti a me come ho scacciato tutti i vostri fratelli, tutta la discendenza di Èfraim.
16Tu poi, non pregare per questo popolo, non innalzare per esso suppliche e preghiere né insistere presso di me, perché non ti ascolterò.17Non vedi che cosa fanno nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme?18I figli raccolgono la legna, i padri accendono il fuoco e le donne impastano la farina per preparare focacce alla Regina del cielo; poi si compiono libazioni ad altri dèi per offendermi.19Ma forse costoro offendono me - oracolo del Signore - o non piuttosto se stessi a loro vergogna?".20Pertanto, dice il Signore Dio: "Ecco il mio furore, la mia ira si riversa su questo luogo, sugli uomini e sul bestiame, sugli alberi dei campi e sui frutti della terra e brucerà senza estinguersi".
21Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici e mangiatene la carne!22In verità io non parlai né diedi comandi sull'olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d'Egitto.23Ma questo comandai loro: Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici.24Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio; anzi procedettero secondo l'ostinazione del loro cuore malvagio e invece di voltarmi la faccia mi han voltato le spalle,25da quando i loro padri uscirono dal paese d'Egitto fino ad oggi. Io inviai a voi tutti i miei servitori, i profeti, con premura e sempre;26eppure essi non li ascoltarono e non prestarono orecchio. Resero dura la loro nuca, divennero peggiori dei loro padri.27Tu dirai loro tutte queste cose, ma essi non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno.28Allora dirai loro: Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca.
29Taglia la tua chioma e gettala via
e intona sulle alture un canto lugubre,
perché il Signore ha rigettato e abbandonato
la generazione che è oggetto della sua ira.

30Perché i figli di Giuda hanno commesso ciò che è male ai miei occhi, oracolo del Signore. Hanno posto i loro abomini nel tempio che prende il nome da me, per contaminarlo.31Hanno costruito l'altare di Tofet, nella valle di Ben-Hinnòn, per bruciare nel fuoco i figli e le figlie, cosa che io non ho mai comandato e che non mi è mai venuta in mente.32Perciò verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali non si chiamerà più Tofet né valle di Ben-Hinnòn, ma valle della Strage. Allora si seppellirà in Tofet, perché non ci sarà altro luogo.33I cadaveri di questo popolo saranno pasto agli uccelli dell'aria e alle bestie selvatiche e nessuno li scaccerà.34Io farò cessare nelle città di Giuda e nelle vie di Gerusalemme le grida di gioia e la voce dell'allegria, la voce dello sposo e della sposa, poiché il paese sarà ridotto un deserto".


Apocalisse 13

1Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo.2La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande.3Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita.
Allora la terra intera presa d'ammirazione, andò dietro alla bestia4e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia dicendo: "Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?".
5Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d'orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi.6Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo.7Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione.8L'adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello immolato.

9Chi ha orecchi, ascolti:
10'Colui che deve andare in prigionia',
andrà 'in prigionia;
colui che deve essere ucciso di spada
di spada' sia ucciso.

In questo sta la costanza e la fede dei santi.

11Vidi poi salire dalla terra un'altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago.12Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita.13Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini.14Per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta.15Le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della bestia.16Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte;17e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome.18Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.


Capitolo XII: Colui che si appresta a comunicarsi con Cristo vi si deve preparare con scrupolosa diligenza

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Voce del Diletto

1. Io sono colui che ama la purezza; io sono colui che dona ogni santità. Io cerco un cuore puro: là è il luogo del mio so. Allestisci e "apparecchia per me un'ampia sala ove cenare (Mc 14,15; Lc 22,12), e farò la Pasqua presso di te con i miei discepoli". Se vuoi che venga a te e rimanga presso di te, espelli "il vecchio fermento" (1Cor 5,7) e purifica la dimora del tuo cuore. Caccia fuori tutto il mondo e tutto il disordine delle passioni; sta "come il passero solitario sul tetto" (Sal 101,8) e ripensa, con amarezza di cuore, ai tuoi peccati. Invero, colui che ama prepara al suo caro, da cui è amato, il luogo migliore e più bello: di qui si conosce l'amorosa disposizione di chi riceve il suo diletto. Sappi tuttavia che, per questa preparazione - anche se essa durasse un intero anno e tu non avessi altro in mente - non potresti mai fare abbastanza con le tue sole forze. E' soltanto per mia benevolenza e per mia grazia, che ti viene concesso di accostarti alla mensa: come se un poveretto fosse chiamato al banchetto di un ricco e non avesse altro modo per ripagare quel beneficio che farsi piccolo e rendere grazie. Fa' dunque tutto quello che sta in te; fallo con tutta attenzione, non per abitudine, non per costrizione. Il corpo del tuo Diletto Signore Dio, che si degna di venire a te, accoglilo con timore, con venerazione, con amore. Sono io ad averti chiamato; sono io ad aver comandato che così fosse fatto; sarò io a supplire a quel che ti manca. Vieni ed accoglimi. Se ti concedo la grazia della devozione, che tu ne sia grato al tuo Dio; te la concedo, non già per il fatto che tu ne sia degno, ma perché ho avuto misericordia di te. Se non hai questa devozione, e ti senti piuttosto arido, insisti nella preghiera, piangi e bussa, senza smettere finché non avrai meritato di ricevere almeno una briciola o una goccia della grazia di salvezza. Sei tu che hai bisogno di me, non io di te. Sono io che vengo a santificare te e a farti migliore, non sei tu che vieni a dare santità a me. Tu vieni per ricevere da me la santità, nell'unione con me; per ricevere nuova grazia, nel rinnovato, ardente desiderio di purificazione. "Non disprezzare questa grazia" (1Tm 4,14); prepara invece il tuo cuore con ogni cura e fa' entrare in te il tuo diletto.

2. Ancora, occorre, non solo che tu ti disponga a pietà, avanti la Comunione, ma anche che tu ti conservi in essa, con ogni cura, dopo aver ricevuto il Sacramento. La vigilanza di poi non deve essere inferiore alla devota preparazione di prima; ché tale attenta vigilanza è a sua volta la migliore preparazione per ottenere una grazia più grande. Taluno diventa assai mal disposto, proprio per essersi subito abbandonato a consolazioni esteriori. Guardati dal molto parlare; tieniti appartato, a godere del tuo Dio. E' lui che tu possiedi; neppure il mondo intero te lo potrà togliere. Io sono colui al quale devi darti interamente, così che tu non viva più in te, ma in me, fuori da ogni affanno.


DISCORSO 313/C NEL NATALE DEL SANTO CIPRIANO

Discorsi - Sant'Agostino

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Discorso tenuto a Cartagine. Comune determinazione dei santi Martiri.

1. Con la celebrazione annuale del martirio di lui, questo giorno non richiama - come se sfuggito - alla nostra memoria l'insigne martire di Cristo, per il quale il Signore governò, incrementò e rese illustre questa Chiesa, ma con più letizia e desiderio la fa riconoscere quale ricorrenza stabile. Bisogna pertanto che da parte nostra, con un discorso celebrativo, lodiamo nel Signore l'anima del suo servo, perché ascoltino gli umili e si rallegrino 1. Di certo quell'anima, nel tempo trascorso in queste membra destinate a morire, disprezzò la morte che una volta ha da venire, per guadagnare la vita che mai avrà termine, dietro una scelta fedele e prudente, perdendo ciò che, pur conservato, dovrà aver fine, per trovare ciò che non si potesse perdere. Se questa vita temporale può essere certamente conservata rinnegando Cristo, essa ha ugualmente una fine, senza che si trovi quella vita che dura sempre. Quanto sarebbe meglio procurarsi l'altra non facendo conto di una, piuttosto che perderle tutt'e due per averne amato infelicemente una? Ecco la comune risoluzione e il comune impegno dei santi martiri: disprezzare le cose transitorie per procurarsi quelle eterne; vivere morendo piuttosto che morire vivendo: precisamente, sempre vivere morendo una volta sola, invece che morire due volte, per non meritare di vivere dopo col differire la morte che verrà e non giungere affatto alla vita duratura, una volta sopraggiunta la morte pur differita. È questa, dico, la comune risoluzione e il comune impegno dei santi martiri, questo appresero dal loro Maestro e, ad un tempo, Redentore e Signore, poiché a tutti egli disse: Chi ama la propria anima la perderà, e chi l'avrà perduta per causa mia la conserverà per la vita eterna 2. Di conseguenza, l'anima, se è amata, è perduta; se si perde, si conserverà; si perda, se ama, perché non perisca quando è amata. In due modi può intendersi ciò che è stato detto: Chi ama la propria anima la perderà. Chi ama la propria anima in questa vita, la perderà nella vita futura; chi ama la propria anima per l'eternità, la perderà in questo mondo. Secondo il primo modo, chi ama la propria anima temendo di morire per Cristo, la perderà così che non viva in Cristo; e chi ama la propria anima perché viva in Cristo, la perderà morendo per Cristo. Continua infatti: E chi l'avrà perduta per causa mia, la conserverà per la vita eterna. Ma questi che disse: Per causa mia, egli è il vero Dio e la vita eterna 3.

Cipriano fece conoscere Cristo, visse in Cristo, morì per Cristo. Prende nome da cipro. I suoi scritti noti ovunque. Rassegna degli scritti di San Cipriano.

2. Allora, poiché questo è compito di tutti i Santi, oggi questo nostro Martire ha il premio non solo per quanto meritò personalmente, ma anche per quanto meritarono molti altri. Infatti diffuse in lungo e in largo il buon odore di Cristo con l'insegnamento, con la vita, con la morte: facendo conoscere Cristo, vivendo in Cristo, morendo per Cristo. Pertanto, carissimi, poiché non si può intendere altri che Cristo là dove la sposa, la Chiesa, dice: Il mio diletto è un grappolo di cipro 4, volendo significare nell'albero del profumo intenso la fragranza delicatissima della grazia; di certo, come nella sua retta fede divenne cristiano da Cristo, così, nel suo buon odore, Cipriano da cipro. Anche l'apostolo Paolo dice infatti: Nel mondo intero noi siamo il buon odore di Cristo 5. Da questa sede, dunque, nel nostro Cipriano il buon odore di Cristo: e non si limitò soltanto a questa città, né solo all'Africa, di cui questa città è la capitale, ma si diffuse dovunque, così che da Oriente a Occidente in lui viene lodato il nome del Signore, nel quale sarà lodata l'anima sua perché ascoltino gli umili e si rallegrino 6. Infatti quale regione della terra si può trovare ove non si legga la sua parola, non si lodi la dottrina, non si ami la carità, non si proclami la vita, non si veneri la morte, non si celebri la festa del martirio? La tromba del suo discorso quanti combattenti contro il diavolo infiammò a seguire l'esempio del martirio! In seguito, quanto furono numerosi quelli che, non solo leggendo le sue parole, ma ammirandone anche la fama, seguirono per amore ciò che giunsero ad amare apprendendo da lui! Pertanto, attraverso l'insegnamento, fece precedere alcuni che doveva seguire, con il martirio precedette altri che avrebbero imitato. Chiuse la bocca a coloro che latravano contro la dottrina di Cristo: rese belle per Cristo le vergini, non nelle membra e nell'aspetto, ma nei costumi; privò degli aculei gelosia e invidia, e spremette veleni; trattò salutarmente della preghiera del Signore, perché potessimo renderci conto di quel che chiediamo; compose un libello per gli apostati, con premura pastorale e clemente comprensione, e fece abbassare i protervi fino all'umiliazione di un pentimento sofferente, sollevò i pentiti dall'abisso della disperazione, lodò la pazienza, ne fece persuasi, la dimostrò: spezzò l'ostinazione arrogante degli eretici con l'affermazione e la proclamazione dell'unità. Per la sua trattazione del tema della morte e per l'esaltazione della vita immortale, fu superato con rossore ogni timore di chi sta per morire e il lutto di chi piange i morti; riuscì a persuadere dell'assoluta vanità degli idoli e dell'estremo danno del culto prestato ad essi, anche traendone la prova da scritti profani; dimostrato il non senso dell'avarizia terrena, interessò vivamente gli animi dei cristiani al profitto assai vantaggioso delle elemosine ed ai tesori del cielo. E che dirò di più? Sono in molti dovunque ad avere al completo i testi delle sue opere. Da parte nostra, però, ancora di più siamo tenuti a rendere grazie al Signore, perché abbiamo meritato di avere l'intero suo santo corpo; qui presso e con più vivo affetto dobbiamo elevare le nostre preghiere al Signore, al quale egli piacque e da cui ebbe il dono di essere tale e, nel Signore, diamogli lode, rallegrandoci che tanto da lui è stato lodato il Signore.

 

1 - Sal 33, 3.

2 - Gv 12, 25; Mc 8, 35.

3 - 1 Gv 5, 20.

4 - Ct 1, 13.

5 - 2 Cor 2, 14-15.

6 - Sal 33, 3.


Don Bosco sogna sua madre

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Don Bosco conservò vivissimo l’affetto per sua madre; ne parlava sempre con commozione; e più volte se la vide comparire in sogni che restarono indelebili nella sua mente.
Così nell’agosto del 1860 (quattro anni dopo la sua morte), gli parve d’incontrarla presso il Santuario della Consolata, mentre egli tornava all’Oratorio. Il suo aspetto era bellissimo.
— Ma come! Voi qui? — le disse Don Bosco —. Non siete morta?
— Sono morta, ma vivo — rispose Margherita.
— E siete felice?
— Felicissima!
Don Bosco le chiese se dopo morta fosse entrata subito in paradiso. Margherita rispose di no. Quindi le chiese se in paradiso vi fossero vari giovani dei quali fece i nomi; e Margherita rispose di sì.
— E ora — continuò Don Bosco — fatemi conoscere che cosa godete in paradiso.
— Non posso — rispose la mamma.
— Datemi almeno un saggio della vostra felicità.
Allora vide sua madre tutta splendente, ornata di una veste preziosissima, con un aspetto di maestà meravigliosa, e dietro a lei un coro numeroso. Poi si mise a cantare. Il suo canto d’amore a Dio, di una inesprimibile dolcezza, andava diritto al cuore, lo invadeva e lo attirava senza fargli violenza. Sembrava l’armonia di mille cori e di mille gradazioni di voci, che dai bassi più profondi salivano agli acuti più alti, con varietà di toni e differenza di modulazioni e vibrazioni più o meno forti, combinate con tanta arte, delicatezza e accordo che formavano un sol tutto. Don Bosco, a quella soavissima melodia, rimase come fuori di sé e non seppe più che cosa dire e domandare a sua madre. E Margherita, quando ebbe finito il canto, si rivolse a lui dicendo:
— Ti aspetto, perché noi due dobbiamo stare sempre insieme. Proferite queste parole, disparve.
Quando una persona cara ci lascia, siamo soliti consolarci e con solare dicendo: «È andato nella Casa del Padre». Benissimo! Ma la fede ci dice che la Casa del Padre ha un’anticamera, nota col nome di «purgatorio »,dove l’umano spirito si purga e di salir al ciel diventa degno (Purg. 1,5).
Anche la santa Mamma di Don Bosco è passata per questa misteriosa ma reale anticamera del paradiso.

II

Più tardi, nel 1886, Don Bosco sognò sua madre nell’atto di attingere acqua alla fontana vicino alla sua casetta. Mamma Margherita si mostrava preoccupata perché quell’acqua, che era sempre stata limpida e pura, ora appariva limacciosa e popolata di insetti.
Richiesta da Don Bosco del motivo di quella preoccupazione, rispose:
— Aquam nostram pretio bibimus (Noi beviamo la nostra acqua pagandola).
— Sempre col vostro latino — le rispose Don Bosco.
Mamma Margherita continuò col suo latino facendo capire a Don Bosco che in avvenire le sue parole si sarebbero avverate. Quindi lo condusse dietro la fontana, in un luogo elevato donde si distinguevano Capriglio e altre borgate sparse qua e là; e additandogliele, disse:
— Che differenza c’è tra questi paesi e la Patagonia?
— Ma io vorrei, se potessi, fare del bene qui e là.
Allora la madre si dileguò. Don Bosco, nel raccontare il sogno, fece questa osservazione: «Il posto nel quale mi condusse mia madre, è molto adatto per farvi qualche opera, essendo centrale fra molte borgate che non hanno chiesa».


35-5 Agosto 29, 1937 Come Dio vuol vedere la sua vita in chi vive nella sua Volontà giunge a farsi suo modello. Doni che Dio dà alla creatura. Lo spazio dell’umano volere è la stanza divina delle maraviglie di Dio.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Il mio volo nel Voler Divino continua, le sue attrattivi, i suoi modi affascinanti, si fanno più insistenti, il suo voler vivere nell’anima è tanto, che si atteggia ora a preghiera, ora a supplica, ora a promessa, fino a prometterle nuovi doni più belli ed inaspettati, purché lo faccia regnare, e solo chi ingrata può resistere a tante sue premure. Ma mentre la mia mente era affollata da tante suppliche e sospiri del Fiat Divino, il mio dolce Gesù, la cara mia vita, ripetendomi la sua breve visitina, tutto bontà, come se volesse dare sfogo al suo amore, mi ha detto:

(2) “Figlia benedetta della mia Volontà, se tu sapessi in quale labirinto d’amore ci mette chi non vive nel nostro Volere, posso dire che ogni atto che fa, parola, pensiero, palpito e respiro, che non vediamo scorrere in esso la vita del nostro Volere, il nostro amore, viene represso, sente un dolore, dà in singhiozzo di pianto, geme e sospira perché non trova nella creatura la sua vita, l’atto suo, il suo palpito, la sua parola, la santità della nostra intelligenza, e vedendosi messo fuori e come da parte, da dentro e di tutto ciò che fa la creatura, si sente il suo amore spento, legarsi le braccia, sente che non può svolgere il suo lavorio in essa. Figlia mia, che dolore! poter dar vita e non darla; poter parlare nella parola umana, e ridursi al silenzio perché la creatura non le dà il posto nella sua parola; poter amare col nostro amore nel suo cuore, e non trovare il posto dove metterlo, oh! come il nostro amore resta inceppato e come senza vita, per chi non vive nella nostra Volontà.

(3) Ora, tu devi sapere che quando l’anima fa un atto nella nostra Volontà Divina, Dio si fa modello, e l’atto diventa materia per ricevere il modello divino, sicché la nostra più che paterna bontà è tutta attenzione per vedere tutto ciò che fa chi vive nel nostro Volere, e come sta per pensare, parlare, operare, così vi suggella il modello della sua sapienza, il modello della sua parola creatrice, e la santità delle sue opere; è tanto il nostro amore, che vogliamo farci vita della sua vita, palpito del suo cuore, amore del suo amore. E’ tanto il nostro delirio d’amore, che vogliamo fare i nostri facsimili, e solo per chi vive nel nostro Volere possiamo ottenere l’intento, né ci mancherebbe la materia adattabile per ricevere il nostro modello”.

(4) Dopo ciò ha soggiunto con una enfasi ancora più forte:

(5) “Figlia mia, è tanto il nostro amore, che non facciamo altro che dare continui doni alla creatura. Il primo dono fu tutta la Creazione, poi venne la creazione dell’uomo, quanti doni non le demmo? Doni d’intelligenza in cui mettevamo il modello, lo specchio della nostra Trinità Sacrosanta, l’occhio, l’udito, la parola, erano tutti doni che le facevamo; e non solo le davamo i doni, ma prendevamo la nostra parte conservante e creatrice per custodirgli questi doni, in atto di sempre darli, è tanto il nostro amore nel donare i nostri doni, che non ci distacchiamo dal dono che diamo, ma restiamo nel dono che abbiamo dato per tenere più sicuro e custodito il dono che l’abbiamo dato. Oh! come il nostro amore è esuberante, come ci lega dappertutto, e mentre ci fa dare non lascia il dono in balia della creatura, perché non terrebbe virtù di conservarli, e perciò ci offriamo Noi stessi a custodirli, e per amarla di più ci mettiamo in atto di darli continuamente. Che dirti poi figlia mia del gran dono che le facemmo nel creare la volontà umana nella creatura? Come primo creammo lo spazio e poi creammo il cielo, le stelle, il sole, l’aria, il vento, e così di seguito, sicché lo spazio doveva servire per poter creare le altre nostre opere, crearle e non aver dove metterle, non sarebbero opere degne della nostra sapienza. Così, col creare l’umana volontà creammo lo spazio, il posto dove poter mettere il gran dono che facevamo all’uomo della nostra Santissima Volontà, questo spazio doveva servire alla nostra Volontà operante, in cui doveva mettere cieli più estesi, soli più fulgidi, e non uno solo, ma quante volte operava. Quindi, la Creazione doveva servire all’uomo, questo spazio della volontà umana doveva servire al suo Dio per formarsi le sue delizie, per poter sempre operare e formarsi il suo poggio, il suo trono, la sua stanza divina. Le facevo questo dono, le formavo questo spazio per poter tenere il luogo per conversare con lui e starmi a tu per tu in dolce compagnia, volevo tenere il mio gabinetto segreto, il mio amore voleva dirle tante cose, ma volevo l’appartamento dove parlargli, ed il mio amore giungeva a tanto, fino a darsi in balia dell’uomo e l’uomo in balia di Dio. Perciò amo tanto che viva nella mia Volontà, perché voglio ciò che creai solo per Me, reclamo il mio poggio, il mio trono, la mia stanza divina. Perciò, fino a tanto che l’uomo non ritorni nella mia Volontà Divina e mi dia il mio posto regio nella sua, Io non posso compiere la Creazione, teniamo tante altre belle cose da fare nel nostro spazio dell’umano volere, tante altre cose da dire, e non possiamo né fare né dire, perché mancando la nostra Volontà, troviamo il nostro spazio ingombrato, quindi, le nostre opere non abbiamo dove metterle, e se vogliamo parlare non ci capirà né terrà udito per ascoltarci. Perciò faremo prodigi non mai uditi per riacquistare ciò che è nostro, lo spazio e la nostra stanza divina. Tu prega e soffri perché riacquisti ciò ch’è mio, e mai mi negare lo spazio del tuo umano volere, affinché il mio amore si sfoghi e le mie opere ritornino a continuare l’opera della Creazione”.