Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 6° settimana del tempo di Avvento e Natale
Vangelo secondo Matteo 18
1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?".2Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:3"In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.4Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
5E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
6Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
8Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.9E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
10Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.11È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto.
12Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?13Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.14Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.
15Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;16se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché 'ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni'.17Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.18In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.
19In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro".
21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?".22E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
23A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.24Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.25Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.26Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.27Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.28Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!29Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.30Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
31Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.33Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?34E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.35Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".
Esodo 18
1Ietro, sacerdote di Madian, suocero di Mosè, venne a sapere quanto Dio aveva operato per Mosè e per Israele, suo popolo, come il Signore aveva fatto uscire Israele dall'Egitto.2Allora Ietro prese con sé Zippora, moglie di Mosè, che prima egli aveva rimandata,3e insieme i due figli di lei, uno dei quali si chiamava Gherson, perché egli aveva detto: "Sono un emigrato in terra straniera",4e l'altro si chiamava Eliezer, perché "Il Dio di mio padre è venuto in mio aiuto e mi ha liberato dalla spada del faraone".5Ietro dunque, suocero di Mosè, con i figli e la moglie di lui venne da Mosè nel deserto, dove era accampato, presso la montagna di Dio.6Egli fece dire a Mosè: "Sono io, Ietro, tuo suocero, che vengo da te con tua moglie e i suoi due figli!".7Mosè andò incontro al suocero, si prostrò davanti a lui e lo baciò; poi si informarono l'uno della salute dell'altro ed entrarono sotto la tenda.8Mosè raccontò al suocero quanto il Signore aveva fatto al faraone e agli Egiziani per Israele, tutte le difficoltà loro capitate durante il viaggio, dalle quali il Signore li aveva liberati.9Ietro gioì di tutti i benefici che il Signore aveva fatti a Israele, quando lo aveva liberato dalla mano degli Egiziani.10Disse Ietro: "Benedetto sia il Signore, che vi ha liberati dalla mano degli Egiziani e dalla mano del faraone: egli ha strappato questo popolo dalla mano dell'Egitto!11Ora io so che il Signore è più grande di tutti gli dèi, poiché egli ha operato contro gli Egiziani con quelle stesse cose di cui essi si vantavano".12Poi Ietro, suocero di Mosè, offrì un olocausto e sacrifici a Dio. Vennero Aronne e tutti gli anziani d'Israele e fecero un banchetto con il suocero di Mosè davanti a Dio.
13Il giorno dopo Mosè sedette a render giustizia al popolo e il popolo si trattenne presso Mosè dalla mattina fino alla sera.14Allora Ietro, visto quanto faceva per il popolo, gli disse: "Che cos'è questo che fai per il popolo? Perché siedi tu solo, mentre il popolo sta presso di te dalla mattina alla sera?".15Mosè rispose al suocero: "Perché il popolo viene da me per consultare Dio.16Quando hanno qualche questione, vengono da me e io giudico le vertenze tra l'uno e l'altro e faccio conoscere i decreti di Dio e le sue leggi".17Il suocero di Mosè gli disse: "Non va bene quello che fai!18Finirai per soccombere, tu e il popolo che è con te, perché il compito è troppo pesante per te; tu non puoi attendervi da solo.19Ora ascoltami: ti voglio dare un consiglio e Dio sia con te! Tu sta' davanti a Dio in nome del popolo e presenta le questioni a Dio.20A loro spiegherai i decreti e le leggi; indicherai loro la via per la quale devono camminare e le opere che devono compiere.21Invece sceglierai tra tutto il popolo uomini integri che temono Dio, uomini retti che odiano la venalità e li costituirai sopra di loro come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di decine.22Essi dovranno giudicare il popolo in ogni circostanza; quando vi sarà una questione importante, la sottoporranno a te, mentre essi giudicheranno ogni affare minore. Così ti alleggerirai il peso ed essi lo porteranno con te.23Se tu fai questa cosa e se Dio te la comanda, potrai resistere e anche questo popolo arriverà in pace alla sua mèta".
24Mosè ascoltò la voce del suocero e fece quanto gli aveva suggerito.25Mosè dunque scelse uomini capaci in tutto Israele e li costituì alla testa del popolo come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di decine.26Essi giudicavano il popolo in ogni circostanza: quando avevano affari difficili li sottoponevano a Mosè, ma giudicavano essi stessi tutti gli affari minori.27Poi Mosè congedò il suocero, il quale tornò al suo paese.
Salmi 102
1'Preghiera di un afflitto che è stanco'
'e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia'.
2Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido.
3Non nascondermi il tuo volto;
nel giorno della mia angoscia
piega verso di me l'orecchio.
Quando ti invoco: presto, rispondimi.
4Si dissolvono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa.
5Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce,
dimentico di mangiare il mio pane.
6Per il lungo mio gemere
aderisce la mia pelle alle mie ossa.
7Sono simile al pellicano del deserto,
sono come un gufo tra le rovine.
8Veglio e gemo
come uccello solitario sopra un tetto.
9Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro il mio nome.
10Di cenere mi nutro come di pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto,
11davanti alla tua collera e al tuo sdegno,
perché mi sollevi e mi scagli lontano.
12I miei giorni sono come ombra che declina,
e io come erba inaridisco.
13Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo per ogni generazione.
14Tu sorgerai, avrai pietà di Sion,
perché è tempo di usarle misericordia:
l'ora è giunta.
15Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua rovina.
16I popoli temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
17quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
18Egli si volge alla preghiera del misero
e non disprezza la sua supplica.
19Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo nuovo darà lode al Signore.
20Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
21per ascoltare il gemito del prigioniero,
per liberare i condannati a morte;
22perché sia annunziato in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
23quando si aduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore.
24Ha fiaccato per via la mia forza,
ha abbreviato i miei giorni.
25Io dico: Mio Dio,
non rapirmi a metà dei miei giorni;
i tuoi anni durano per ogni generazione.
26In principio tu hai fondato la terra,
i cieli sono opera delle tue mani.
27Essi periranno, ma tu rimani,
tutti si logorano come veste,
come un abito tu li muterai
ed essi passeranno.
28Ma tu resti lo stesso
e i tuoi anni non hanno fine.
29I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
resterà salda davanti a te la loro discendenza.
Salmi 116
1Alleluia.
Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
2Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
3Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi.
Mi opprimevano tristezza e angoscia
4e ho invocato il nome del Signore:
"Ti prego, Signore, salvami".
5Buono e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
6Il Signore protegge gli umili:
ero misero ed egli mi ha salvato.
7Ritorna, anima mia, alla tua pace,
poiché il Signore ti ha beneficato;
8egli mi ha sottratto dalla morte,
ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
ha preservato i miei piedi dalla caduta.
9Camminerò alla presenza del Signore
sulla terra dei viventi.
10Alleluia.
Ho creduto anche quando dicevo:
"Sono troppo infelice".
11Ho detto con sgomento:
"Ogni uomo è inganno".
12Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
13Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
14Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
15Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.
16Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
17A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.
18Adempirò i miei voti al Signore
e davanti a tutto il suo popolo,
19negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
Geremia 20
1Pascùr figlio di Immèr, sacerdote e sovrintendente-capo del tempio, udì Geremia predire tutte queste cose.2Pascùr fece fustigare il profeta Geremia e quindi lo mise in ceppi nella prigione che si trovava presso la porta superiore di Beniamino, nel tempio del Signore.3Quando poi il giorno dopo Pascùr fece liberare dai ceppi Geremia, questi gli disse: "Il Signore non ti chiama più Pascùr, ma Terrore all'intorno".
4Perché così dice il Signore: "Ecco io darò in preda al terrore te e tutti i tuoi cari; essi cadranno per la spada dei loro nemici e i tuoi occhi lo vedranno. Metterò tutto Giuda nelle mani del re di Babilonia, il quale li deporterà a Babilonia e li colpirà di spada.5Consegnerò tutte le ricchezze di questa città e tutti i suoi prodotti, tutti gli oggetti preziosi e tutti i tesori dei re di Giuda in mano ai suoi nemici, i quali li saccheggeranno e li prenderanno e li trasporteranno a Babilonia.6Tu, Pascùr, e tutti gli abitanti della tua casa andrete in schiavitù; andrai a Babilonia, là morirai e là sarai sepolto, tu e tutti i tuoi cari, ai quali hai predetto menzogne".
7Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto forza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno;
ognuno si fa beffe di me.
8Quando parlo, devo gridare,
devo proclamare: "Violenza! Oppressione!".
Così la parola del Signore è diventata per me
motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno.
9Mi dicevo: "Non penserò più a lui,
non parlerò più in suo nome!".
Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente,
chiuso nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.
10Sentivo le insinuazioni di molti:
"Terrore all'intorno!
Denunciatelo e lo denunceremo".
Tutti i miei amici spiavano la mia caduta:
"Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta".
11Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori
cadranno e non potranno prevalere;
saranno molto confusi perché non riusciranno,
la loro vergogna sarà eterna e incancellabile.
12Signore degli eserciti, che provi il giusto
e scruti il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di essi;
poiché a te ho affidato la mia causa!
13Cantate inni al Signore, lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori.
14Maledetto il giorno in cui nacqui;
il giorno in cui mia madre mi diede alla luce
non sia mai benedetto.
15Maledetto l'uomo che portò la notizia
a mio padre, dicendo:
"Ti è nato un figlio maschio", colmandolo di gioia.
16Quell'uomo sia come le città
che il Signore ha demolito senza compassione.
Ascolti grida al mattino
e rumori di guerra a mezzogiorno,
17perché non mi fece morire nel grembo materno;
mia madre sarebbe stata la mia tomba
e il suo grembo gravido per sempre.
18Perché mai sono uscito dal seno materno
per vedere tormenti e dolore
e per finire i miei giorni nella vergogna?
Lettera agli Ebrei 10
1Avendo infatti la legge solo un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha il potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che si offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano a Dio.2Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che i fedeli, purificati una volta per tutte, non avrebbero ormai più alcuna coscienza dei peccati?3Invece per mezzo di quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati,4poiché è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri.5Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:
'Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato'.
6'Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato'.
7'Allora ho detto: Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà'.
8Dopo aver detto prima 'non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato', cose tutte che vengono offerte secondo la legge,9soggiunge: 'Ecco, io vengo a fare la tua volontà'. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo.10Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.
11Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati.12Egli al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre 'si è assiso alla destra di Dio',13aspettando ormai solo che 'i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi'.14Poiché con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.15Questo ce lo attesta anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto:
16'Questa è l'alleanza che io stipulerò' con loro
'dopo quei giorni, dice il Signore:
io porrò le mie leggi nei loro cuori
e le imprimerò nella loro mente',
17dice:
'E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro
iniquità'.
18Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più bisogno di offerta per il peccato.
19Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù,20per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne;21avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio,22accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.23Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso.
24Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone,25senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina.
26Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati,27ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli.28Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, 'viene messo a morte' senza pietà 'sulla parola di due o tre testimoni'.29Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?30Conosciamo infatti colui che ha detto: 'A me la vendetta! Io darò la retribuzione!' E ancora: 'Il Signore giudicherà il suo popolo'.31È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!
32Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto sopportare una grande e penosa lotta,33ora esposti pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo.34Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi.35Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa.36Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa.
37Ancora 'un poco', infatti, 'un poco appena,
e colui che deve venire, verrà e non tarderà'.
38'Il mio giusto vivrà mediante la fede;
ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui'.
39Noi però non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima.
Capitolo XVIII: Gli esempi dei grandi padri santi
Leggilo nella Biblioteca1. Guarda ai luminosi esempi dei grandi santi padri, nei quali rifulse una pietà veramente perfetta e vedrai come sia ben poco, e quasi nulla, quello che facciamo noi. Ahimé!, che cosa è la nostra vita, paragonata alla vita di quei santi? Veramente santi, e amici di Cristo, costoro servirono il Signore nella fame e nella sete; nel freddo, senza avere di che coprirsi; nel faticoso lavoro; nelle veglie e nei digiuni; nelle preghiere e nelle pie meditazioni; spesso nelle ingiurie e nelle persecuzioni. Quante tribolazioni, e quanto gravi, hanno patito gli apostoli, i martiri, i testimoni della fede, le vergini e tutti gli altri che vollero seguire le orme di Cristo; essi infatti, ebbero in odio se stessi in questo mondo, per possedere le loro anime nella vita eterna. Quale vita rigorosa, e piena di rinunce, vissero questi grandi padri nel deserto; quante lunghe e gravi tentazioni ebbero a sopportare; quanto spesso furono tormentati dal diavolo; quante ripetute e fervide preghiere offrirono a Dio; quali dure astinenze seppero sopportare. Come furono grandi l'ardore e il fervore con i quali mirarono al loro progresso spirituale; come fu coraggiosa la battaglia che essi fecero per vincere i loro vizi; come fu piena e retta la loro intenzione, che essi tennero sempre volta a Dio! Lavoravano per tutta la giornata, e la notte la passavano in continua preghiera; ma neppure durante il lavoro veniva mai meno in loro l'orazione interiore. Tutto il loro tempo era impiegato utilmente; e a loro sembrava troppo corta ogni ora dedicata a Dio; ancora, per la grande soavità della contemplazione, dimenticavano persino la necessità di rifocillare il corpo. Rinunciavano a tutte le ricchezze, alle cariche, agli onori, alle amicizie e alle parentele; nulla volevano avere delle cose del mondo; mangiavano appena quanto era necessario alla vita e si lamentavano quando si dovevano sottomettere a necessità materiali.
2. Erano poveri di cose terrene, molto ricchi invece di grazia e di virtù; esteriormente miserabili, ricompensati però interiormente dalla grazia e dalla consolazione divina; lontani dal mondo, ma vicini a Dio, amici intimi di Dio,; si ritenevano un nulla ed erano disprezzati dagli uomini, ma erano preziosi e cari agli occhi di Dio. Stavano in sincera umiltà, vivevano in schietta obbedienza; camminavano in amore e sapienza: per questo progredivano spiritualmente ogni giorno, e ottenevano tanta grazia presso Dio. Essi sono offerti come esempio per tutti coloro che si sono dati alla vita religiosa; essi ci devono indurre all'avanzamento nel bene, più che non ci induca al rilassamento la schiera delle persone poco fervorose.
3. Quanto fu grande l'ardore di questi uomini di Dio, quando diedero inizio alle loro istituzioni. Quale devozione nella preghiera, quale slancio nella vita, quale rigore in esso vigoreggiò; quanto rispetto e quanta docilità sotto la regola del maestro fiorì in tutti loro. Restano ancora certi ruderi abbandonati, ad attestare che furono veramente uomini santi e perfetti, costoro, che con una strenua lotta, schiacciarono il mondo. Oggi, invece, già uno è ritenuto buono se non tradisce la fede; se riesce a sopportare con pazienza quel che gli tocca. Tale è la nostra attuale condizione di negligente tiepidezza, che ben presto cadiamo nel fervore iniziale; pigri e stanchi, già ci viene a noia la vita. Voglia il cielo che in te non si vada spegnendo del tutto l'avanzamento nelle virtù; in te che frequentemente hai avuto sotto gli occhi gli esempi dei santi.
DISCORSO 80 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 17, 18-20: "PERCHÉ NOI NON SIAMO STATI CAPACI DI SCACCIARLO". SULLA PREGHIERA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaL'incredulità degli Apostoli.
1. Nostro Signore Gesù Cristo rimproverò la mancanza di fede anche nei suoi discepoli, come abbiamo udito poco fa quando veniva letto il Vangelo 1. Avendo essi chiesto: Per qual motivo noi non siamo stati capaci di scacciarlo? rispose: Per la vostra mancanza di fede 2. Chi avrà fede, se gli Apostoli mancavano di fede? Che cosa faranno gli agnelli, se gli arieti sono dubbiosi? Ma ciononostante la misericordia del Signore non li disprezzò perché privi di fede, ma li rimproverò, li nutrì, li perfezionò, li premiò. Essi stessi infatti, memori della loro debolezza, come leggiamo in un passo del Vangelo, gli dissero: Accresci, Signore, la nostra fede 3. Accresci la nostra fede, gli dicono. La prima cosa utile per loro fu sapere quello che non avevano, ma più felici furono di sapere a chi dovevano chiederlo. Accresci, Signore, la nostra fede. Vedete se i loro cuori non li portavano, per così dire, alla sorgente e bussavano perché si aprisse per riempirli. Il Signore volle che bussassero alla sua porta non per respingerli nell'atto di bussare ma per mettere alla prova il loro desiderio.
Dobbiamo pregare Dio anche se conosce i nostri bisogni.
2. Credete forse, fratelli, che Dio non sappia che cosa vi è necessario? Lo sa bene e anzi previene i nostri desideri perché conosce i nostri bisogni. Così quando insegnava a pregare e ammoniva i suoi discepoli di non usare tante parole quando pregavano: Non usate molte parole - disse - poiché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno prima ancora che glie lo domandiate 4. Il Signore adesso invece dice una cosa diversa. Che cosa è? Poiché non vuole che nella preghiera facciamo uso di tante parole, ci ha detto: Quando pregate, non usate molte parole, poiché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima ancora che glie lo chiediate. Se il Padre nostro sa di che cosa abbiamo bisogno, prima ancora che glie lo domandiamo, perché gli rivolgiamo anche solo poche parole? Che motivo c'è di pregare se il Padre nostro sa già che cosa ci è necessario? Il Signore dice a ciascuno: "Non mi pregare a lungo, poiché so che cosa ti abbisogna. Se tu lo sai, Signore, perché dovrei anche pregare? Tu non vuoi che io faccia una lunga preghiera, anzi mi comandi che io non te ne rivolga quasi nessuna. Ma dove va quell'altra affermazione diversa in un altro passo?". Colui che dice: Non usate molte parole nel pregare, in un altro passo dice: Chiedete e vi sarà dato. Ma, perché non si pensasse che l'ordine di chiedere fosse stato dato solo incidentalmente, soggiunse: Cercate e troverete, e perché non si pensasse che anche questo precetto fosse incidentale, vedi che cosa soggiunse, vedi come concluse: Bussate alla porta e vi sarà aperto 5. Vedi che cosa soggiunse. Vuole che tu chieda per ricevere, che tu cerchi per trovare, che tu bussi per entrare. Poiché dunque il Padre nostro sa già ciò di cui abbiamo necessità, perché chiedere? perché cercare? perché bussare? perché affaticarci col chiedere, cercare, bussare per farlo sapere a chi già lo sa? In un altro passo il Signore dice: È necessario pregare sempre e non stancarsi 6. Se è necessario pregare sempre, come mai dice: Non usate molte parole? In qual modo posso io pregare sempre, se debbo terminare presto la preghiera? Da una parte mi comandi di non farla lunga, dall'altra mi comandi di pregare sempre, e non stancarsi. Che vuol dire ciò? Ma per capire ciò, devi chiedere, cercare, bussare. La porta è chiusa non perché Dio ti disprezzi, ma per metterti alla prova. Dobbiamo dunque, fratelli, esortare alla preghiera tanto noi che voi. Poiché nei molti mali di questo mondo non abbiamo altra speranza se non quella di bussare pregando, avere fiducia e ritenere ben fisso in mente che il Padre tuo non ti concede ciò che sa non esserti utile. In effetti tu sai che cosa desideri, ma egli solo sa che cosa ti giova. Supponi dunque d'essere sotto cura d'un medico e d'essere malato, come è anche vero, poiché tutta la nostra vita terrena è una malattia; quindi una lunga vita non è altro che una lunga malattia. Supponi dunque d'essere malato, sotto cura d'un medico. Sei uscito di recente da una malattia e t'è venuta una gran voglia, un forte desiderio di chiedere al medico il permesso di prendere un sorso di vino. Non ti si proibisce di chiederlo: potrebbe darsi che il prenderlo non ti faccia male ma ti faccia bene. Non esitare a chiederlo. Chiedilo pure, non esitare, ma se non otterrai il permesso, non devi rattristarti. Se ti comporti così quando sei sotto la cura d'un uomo, medico del tuo corpo, quanto più dovrai sottostare alla cura d'un medico qual è Dio, creatore e redentore non solo del tuo corpo, ma anche dell'anima tua?.
Pregare Dio che ci guarisca dai vizi.
3. Il Signore dunque esorta alla preghiera in questo passo ove dice: A causa della vostra mancanza di fede non siete stati capaci di scacciare il demonio; ecco perché, dopo avere esortato alla preghiera, conclude così: Questa genìa di demoni può essere scacciata solo col digiuno e con la preghiera 7. Se uno prega per scacciare un demonio altrui, quanto più deve pregare al fine di scacciare la propria avarizia; quanto più deve pregare al fine di scacciare il vizio dell'ubriachezza, al fine di scacciare la propria lussuria, il sudiciume dalla propria anima? Quanti sono i vizi d'un uomo che, se non saranno eliminati, escludono dal regno dei cieli! Vedete, fratelli, come si prega il medico per la salute temporale; se uno è affetto da una malattia ed è spacciato, si vergogna forse o gli rincresce di ricorrere a un luminare della medicina, di gettarsi ai suoi piedi e di bagnarli con le lagrime? E che farà se il medico gli dirà: "Dovrò legarti, bruciare, amputare, altrimenti non potrai guarire"? Risponderà: "Fa' ciò che vuoi, purché tu mi guarisca". Con quanto ardore desidera la salute di pochi giorni, che svanisce come il fumo, tanto che per ottenerla è disposto a farsi legare, bruciare, tagliare e ad attenersi alla proibizione di mangiare e bere ciò che gli piace e quando gli piace! Soffre ogni pena pur di morire un po' più tardi, mentre non vuol soffrire un poco allo scopo di non morire mai. Se Dio, ch'è il medico celeste al di sopra di noi, ti domandasse: "Desideri guarire?" che diresti, se non di guarire? Ma forse tu non lo dirai perché ti reputi sano, cioè perché sei affetto da una malattia peggiore.
Cristo medico ha trovato tutti malati.
4. Così, per esempio, supponiamo due malati, di cui l'uno piangendo si rivolga al medico per essere curato, l'altro invece con animo perfido si faccia beffe del medico, questo prometterà una speranza a colui che piange, ma compiangerà il beffardo. Per quale motivo se non perché è malato tanto più pericolosamente quanto più si reputa sano? Così erano anche i giudei. Cristo è venuto per i malati, ha trovato tutti malati. Nessuno s'illuda d'essere sano, se non vuol essere abbandonato dal medico. Ha trovato tutti malati. È un'affermazione dell'Apostolo: Poiché tutti hanno peccato e hanno bisogno della gloria di Dio 8. Ha trovato tutti malati; vi erano due specie di malati. La prima era quella di coloro che andavano dal medico, si univano a Cristo, lo ascoltavano, lo onoravano, lo seguivano, si convertivano. Egli accoglieva tutti senza sdegnarsi affatto per guarirli, poiché guariva gratuitamente, dal momento che curava grazie alla sua onnipotenza. Poiché dunque li accoglieva e cercava di accattivarsene l'amicizia per guarirli, essi erano pieni di gioia. l malati della seconda specie erano quelli che avevano già perduta la ragione in seguito alla malattia della loro iniquità; non sapevano d'essere malati e lo oltraggiavano, perché accoglieva i malati e perciò dissero ai suoi discepoli: Ecco che razza di maestro è il vostro, che mangia con i peccatori e con gli agenti delle tasse 9. Ed egli che sapeva che cosa erano e che razza d'individui erano essi, rispose loro: Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati 10. E mostrò loro chi erano i sani e chi i malati. Non sono venuto - disse - a chiamare i giusti ma i peccatori 11. "Se i peccatori - disse - non si accostano a me, per quale scopo sono venuto? per chi sono venuto?". Se tutti sono sani, perché mai un sì gran medico è disceso dal cielo? Per qual motivo ci procurò una medicina confezionata non nella propria farmacia, ma costituita del suo sangue? Quella specie dunque d'ammalati, che soffrivano d'una malattia più benigna e si accorgevano d'essere ammalati, si stringevano attorno al medico per essere guariti. Quelli invece ch'erano malati d'un male più pericoloso, oltraggiavano il medico e calunniavano i malati. Alla fine dove giunse la loro pazzia furiosa? Ad arrestare, legare, flagellare, coronare di spine, appendere al legno, uccidere sulla croce il medico. Perché ti stupisci? Il malato uccise il medico, ma il medico ucciso guarì quel pazzo furioso.
Con quale medicina Cristo guarirà i malati.
5. Orbene, anzitutto sulla croce non dimenticò il proprio carattere particolare e dimostrandoci la sua pazienza, ci diede l'esempio dell'amore verso i nemici; vedendoli furenti attorno a lui il quale, perché medico, conosceva la loro malattia e la loro pazzia furiosa, a causa della quale avevano perduto il senno, subito si rivolse al Padre dicendogli: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 12. Pensate forse che quei giudei non erano malvagi, crudeli, assetati di sangue, turbolenti, nemici del Figlio di Dio? Pensate forse che furono senza effetto ed inutili quelle parole: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno? Egli vedeva tutti e conosceva tra essi tutti coloro che sarebbero stati suoi. Infine morì perché così era utile, perché cioè uccidesse la morte con la sua morte. Morì Dio, perché si avesse uno scambio di commercio per così dire celeste, affinché l'uomo non vedesse la morte; poiché Cristo era Dio ma non morì in quanto Dio. Egli infatti era nello stesso tempo Dio e uomo, poiché Cristo è uno solo: Dio e uomo. Fu preso l'uomo perché fossimo mutati in meglio, non abbassò Dio alle cose infime. Prese infatti ciò ch'egli non era senza perdere ciò che era. Essendo dunque Dio e uomo, volendo che noi vivessimo della sua natura, morì nella nostra. Egli non aveva nella sua natura la possibilità di morire ma neppure noi avevamo nella nostra la possibilità di vivere. Che cosa infatti era colui che non aveva la possibilità di morire? In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio 13. Se tu cercherai a proposito di Dio quale possibilità abbia di morire, non la troverai. Noi invece moriamo, poiché siamo carne di peccato, uomini che portano la carne di peccato. Se tu cercherai quale possibilità ha il peccato di vivere, troverai che non l'ha. Né egli poteva dunque avere la morte per la sua natura né potevamo noi avere la vita per mezzo della nostra; ma noi abbiamo la vita dalla sua natura, egli poté subire la morte grazie alla nostra natura. Quale scambio!. Che cosa ci ha dato, e che cosa ha ricevuto da noi? l mercanti vanno in giro per i loro commerci, a scambiare cioè le merci. Nell'antichità il commercio era infatti uno scambio di beni. Uno dava ciò che aveva e riceveva ciò che non aveva. Aveva per esempio il grano ma non aveva l'orzo; un altro aveva l'orzo ma non aveva il grano; quello dava il grano che aveva e riceveva l'orzo che non aveva. Quanto doveva essere il valore d'una merce, perché una quantità maggiore compensasse una merce poco pregiata? Così dunque, uno dava l'orzo per ricevere il grano, infine uno dava del piombo per avere argento, ma dava una gran quantità di piombo in cambio d'un po' d'argento; un altro dava della lana per avere un abito. Ma chi potrebbe contare tutti gli scambi? Nessuno tuttavia dà la vita per avere in cambio la morte. Non fu dunque senza effetto la preghiera del medico appeso alla croce. Il Verbo infatti non poteva morire e perciò, affinché potesse morire per noi, il Verbo si fece carne e dimorò in mezzo a noi 14. Fu appeso alla croce, ma con la sua carne. Alla croce era appesa la sua umile natura disprezzata dai giudei, ma vi era anche la carità, grazie alla quale i giudei furono salvati. In difesa di essi egli disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. E queste parole non furono inefficaci. Morì, fu sepolto, risorse, dopo aver passato quaranta giorni con i suoi discepoli salì al cielo, inviò lo Spirito Santo, ch'egli aveva promesso, su coloro che lo aspettavano. Quelli furono ripieni dello Spirito Santo che avevano ricevuto e cominciarono a parlare nella lingua di tutti i popoli. Allora i giudei ch'erano presenti, sentendo con stupore parlare, nel nome di Cristo, in tutte le lingue individui semplici e ignoranti ch'essi sapevano essere stati educati in mezzo a loro in una sola lingua, furono presi da timore e vennero a sapere dalla bocca di Pietro donde veniva quel dono delle lingue. Lo aveva concesso Colui ch'era stato appeso alla croce, ch'era stato schernito mentre era appeso alla croce, perché concedesse lo Spirito Santo mentre era assiso nel cielo. Ascoltarono e credettero coloro a proposito dei quali egli aveva detto: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Divennero credenti, furono battezzati e avvenne la conversione. Quale conversione? Credendo bevvero il sangue di Cristo che nella loro crudeltà avevano versato.
La preghiera nei pericoli di questa vita.
6. Per concludere dunque il nostro discorso come lo abbiamo cominciato, dobbiamo pregare e riporre la nostra fiducia in Dio; cerchiamo di vivere come ci comanda e, quando noi siamo vacillanti nel cammino della stessa vita, invochiamolo come lo invocarono i discepoli dicendo: Accresci, Signore, la nostra fede 15. Anche Pietro ebbe fiducia ma poi vacillò nella fede; però, ciononostante, quando stava affondando, non fu disprezzato ma fu sollevato e rialzato. Orbene, da che cosa derivava il fatto ch'ebbe fiducia? Non dalla propria natura ma dal potere del Signore. In che modo? Signore, se sei tu, fammi venire da te sull'acqua 16. Il Signore infatti stava camminando sull'acqua. Se sei tu, fammi venire da te sull'acqua. Poiché io so che, se sei tu, tu comanderai e così avverrà. Egli allora gli disse: Vieni! Pietro al suo comando scese dalla barca ma esitò per la sua debolezza. Tuttavia quando ebbe timore si rivolse al Signore gridando: Signore, salvami! Il Signore allora lo afferrò per la mano e gli disse: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? 17. Era stato proprio lui ad invitarlo, fu lui a salvarlo quando vacillò ed ebbe paura, affinché si adempisse ciò che sta scritto nel salmo: Se dicevo: Il mio piede vacilla, la tua misericordia, o Signore, mi aiutava 18.
Come domandare i benefici temporali e quelli eterni.
7. l benefici dunque sono di due specie: temporali ed eterni. Quelli temporali sono la salute, i mezzi di sussistenza, le cariche onorifiche, gli amici, la casa, i figli, la moglie e tutti gli altri beni di questa vita in cui siamo pellegrini. Nell'albergo di questa vita consideriamoci quindi come dei pellegrini che devono starci solo di passaggio e non come possidenti destinati a rimanervi. l benefici eterni al contrario sono anzitutto la stessa vita eterna, l'incorruttibilità e l'immortalità del corpo e dell'anima, la compagnia con gli angeli, la città celeste, una corona incorruttibile, un Padre e una patria, un Padre che non conosce la morte, una patria che non conosce nemici. Questi benefici cerchiamo di desiderarli con tutto l'ardore dell'anima, di chiederli con perseveranza completa nella preghiera ma senza molte parole, manifestandoli con gemiti sinceri. Il desiderio prega sempre anche se tace la lingua. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre. Quand'è che la preghiera sonnecchia? Quando si raffredda il desiderio. Imploriamo dunque i benefici eterni con tutta l'avidità, cerchiamo con tutto lo sforzo quei beni, chiediamoli sicuri d'essere esauditi. Quei beni giovano a chi li possiede, ma non possono nuocergli. l beni temporali di quaggiù al contrario talora sono utili, talora dannosi. A molti giovò la povertà e nocque la ricchezza; a molti giovò una vita privata e nocque un'alta carica. D'altro lato a molti giovò il denaro, giovarono le dignità, giovarono perché ne fecero un buon uso; mentre a chi se ne servì male furono maggiormente nocive perché non ne furono spogliati. Per questo motivo, fratelli, chiediamo pure anche questi beni temporali ma con moderazione e con la sicurezza che, se li riceveremo, ce li concederà Colui il quale sa che cosa ci è utile. Hai pregato e non ti è stato concesso ciò che chiedevi? Abbi fiducia nel Padre, il quale te lo avrebbe concesso, se ti fosse stato utile. Congettura questo comportamento partendo da te stesso. Qual è rispetto a te tuo figlio ignaro delle cose umane, tale sei anche tu - ignaro delle cose divine - rispetto a Dio. Ecco tuo figlio che ti sta alle costole tutto il giorno piangendo perché tu gli dia un'arma da taglio, cioè una spada; tu gli dici che non gliela darai, non gliela dai, trascuri il suo pianto, per non piangerne la morte. Pianga, si affligga, si dia pure delle percosse perché tu lo faccia montare a cavallo, ma tu non lo farai, poiché non è capace di guidarlo, lo disarcionerà e lo ucciderà. Tu gli rifiuti una parte, ma gli conservi il tutto. Perché dunque egli cresca e possegga tutta la proprietà con sicurezza, tu non gli concedi una piccola cosa pericolosa.
Donde vengono i tempi cattivi e come sopportarli.
8. Ecco perché, fratelli, vi diciamo: pregate quanto potete. Molti sono i mali: così ha voluto Dio. Volesse il cielo che non ci fossero cattivi in gran numero e non ci fossero molti mali. "Sono tempi cattivi, tempi penosi!" si dice. Ma cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. l tempi siamo noi; come siamo noi così sono i tempi. Ma che facciamo? Non siamo capaci di convertire una moltitudine di persone alla retta via? Ebbene, i pochi che mi ascoltano, vivano bene; i pochi che vivono bene sopportino i molti che vivono male. Sono frumento, si trovano sull'aia; nell'aia possono essere mescolati con la pula ma non potranno averla con loro nel granaio. Sopportino ciò che non vogliono per giungere a ciò che vogliono. Perché ci rattristiamo e ci lamentiamo con Dio? Nel mondo abbondano i mali perché non si ami il mondo. Persone di grande virtù, fedeli santi hanno disprezzato il mondo nel suo splendore; noi invece non possiamo disprezzarlo neppure nel suo squallore! Cattivo è il mondo: ecco, è cattivo, eppure lo si ama come se fosse buono. Ma che cos'è allora il mondo cattivo? Non è certamente cattivo il cielo, non lo è la terra e non sono cattive le acque né ciò ch'esse contengono, i pesci, gli uccelli, gli alberi. Tutte queste cose sono buone, il mondo invece lo rendono cattivo gli uomini cattivi. Ma poiché - come ho detto - non possiamo non avere con noi persone cattive finché viviamo, eleviamo i nostri gemiti al Signore, nostro Dio, e sopportiamo i mali per giungere così ai veri beni. Non dobbiamo biasimare il Padre di famiglia, poiché ci è caro. È lui che ci sopporta, non siamo noi che sopportiamo lui! Sa lui come dirigere a buon porto ciò che ha fatto; fa' ciò che comanda e spera ciò che ha promesso.
1 - Cf. Mt 17, 18-20.
2 - Mt 17, 19.
3 - Lc 17, 5.
4 - Mt 6, 7-8.
5 - Mt 7, 7.
6 - Lc 18, l.
7 - Mt 17, 19-20.
8 - Rm 3, 23.
9 - Mt 9, 11.
10 - Mt 9, 12.
11 - Mt 9, 13.
12 - Lc 23, 34.
13 - Gv 1, 1.
14 - Gv 1, 14.
15 - Lc 17, 5.
16 - Mt 14, 28.
17 - Mt 14, 31.
18 - Sal 93, 18.
Grandi funerali a Corte
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaGrandi funerali a Corte Una notte,
verso la fine del novembre 1854, Don Bosco sognò di trovarsi
nel cortile circondato da preti e da chierici, quando comparve un
valletto di corte con la sua rossa uniforme che, giunto alla sua
presenza, gridò:
— Grande notizia!
— Quale?
— chiese Don Bosco.
— Annunzia: gran funerale a
Corte!
Don Bosco, dolorosamente sorpreso, voleva chiedergli
spiegazioni, ma il valletto ripetendo:
— Gran funerale a
Corte! — scomparve.
Appena destatosi, preparò subito
una lettera per il Re Vittorio Emanuele II, nella quale gli esponeva
il sogno fatto. A pranzo comparve tra i giovani con un fascio di
lettere.
— Stamane — disse — ho scritto tre
lettere a grandi personaggi: al Papa, al Re, al boia.
Al sentire
accoppiati questi tre nomi, i giovani scoppiarono in una risata. Il
nome del boia non fece loro meraviglia perché conoscevano le
relazioni di Don Bosco con le autorità carcerarie. In quanto
al Papa, sapevano che era con lui in relazione epistolare. Ciò
che aguzzava la loro curiosità era il sapere che cosa avesse
scritto al Re. Don Bosco raccontò loro il sogno e concluse:
—
Questo sogno mi ha fatto star male tutta la notte.
Cinque giorni
dopo, il sogno si rinnovò. Don Bosco è seduto a
tavolino quando entra con impeto il valletto in rossa livrea e
grida:
— Non gran funerale a Corte, ma grandi funerali a
Corte!
Don Bosco scrisse al Re una seconda lettera, nella quale
gli raccontava il secondo sogno e lo invitava a impedire che fosse
approvato un progetto legge che proponeva lo scioglimento degli
Ordini religiosi che non si dedicavano all’istruzione, alla
predicazione o all’assistenza degli orfani, e l’incameramento
di tutti i beni da parte dello Stato, con il pretesto che « con
quei beni lo Stato avrebbe potuto provvedere alle parrocchie più
povere». Proponente del progetto era Urbano Rattazzi. Mentre si
discuteva questo progetto legge alle Camere, Don Bosco ripeteva ai
suoi intimi:
— Questa legge attirerà su Casa Reale
gravi disgrazie.
Il Re aveva fatto leggere quelle lettere al
Marchese Fassati, che si recò da Don Bosco e gli disse:
—
Ma le pare questa la maniera di mettere sossopra tutta la Corte? Il
Re ne è rimasto più che impressionato e turbato. Anzi è
montato sulle furie.
— Ciò che ho scritto è
verità — rispose Don Bosco —. Mi rincresce di aver
disgustato il Sovrano, ma si tratta del suo bene e di quello della
Chiesa.
In quei giorni Vittorio Emanuele II scriveva al generale
Alfonso Lamarmora: «Mia madre e mia moglie non fanno che
ripeter mi che esse muoiono di dispiacere per causa mia». Esse
infatti erano contrarie a quella legge settaria e ingiusta.
Il 5
gennaio 1855 si ammalava gravemente la Regina Madre Maria Teresa, e
il 12 seguente si spegneva con una morte santa. Aveva 54 anni. Il
lutto fu universale perché era molto amata per la sua carità
verso tutti i bisognosi.
Il giorno 16 la Corte reale non era ancor
tornata dai funerali della Regina Madre, quando ricevette l’urgente
invito a partecipare al viatico della Regina Maria Adelaide. Essa
aveva dato alla luce un bambino otto giorni prima e non si era più
ripresa. Quattro giorni dopo, la sera del 20, l’augusta inferma
spirava a soli 33 anni di età.
— I suoi sogni si sono
avverati — dissero a Don Bosco i giovani al ritorno dal secondo
funerale.
— E vero — rispose Don Bosco — e non
sappiamo se con questo secondo funerale sia chiusa la serie dei lutti
a Corte.
E realmente nella notte dal 10 all’11 febbraio,
dopo venti giorni di grave malattia, moriva il principe Ferdinando di
Savoia, Duca di Genova, fratello del re, anch’egli a soli 33
anni.
Il Sovrano fu talmente turbato da quelle profezie
dolorosamente avveratesi, che un giorno esclamò: «Io non
ho più un istante di pace! Don Bosco non mi lascia vivere!»
E incaricò una personalità di Corte di riferire a Don
Bosco queste sue parole.
Cagliari (Sardegna), 26 maggio 1985. Pentecoste. Vieni, Spirito di Amore.
Don Stefano Gobbi
«Figli prediletti, che siete entrati nel Cenacolo del mio Cuore Immacolato, per lasciarvi formare da Me al grande compito che il Signore vi ha affidato, passate questo giorno in una preghiera incessante, rivolta al Padre ed al Figlio, perché vi possano concedere il dono dello Spirito Santo. Solo per questo vi ho invitato ad entrare nel Cenacolo del mio Cuore materno. Solo per questo invito oggi tutta la Chiesa a raccogliersi nel Cenacolo del mio Cuore Immacolato in una preghiera continua, fatta con Me e per mezzo di Me. Solo per questo Io vi raccomando di raccogliervi spesso nei vostri Cenacoli, per donarmi una grande forza di preghiera, con cui Io possa intervenire presso mio figlio Gesù, perché vi ottenga presto dal Padre il dono di una nuova e seconda Pentecoste per la Chiesa e per tutta l'umanità. Vieni, o Spirito di Amore, e rinnova la faccia della terra; fa' che torni tutta ad essere un nuovo giardino di grazia e di santità, di giustizia e di amore, di comunione e di pace, così che la Santissima Trinità possa ancora riflettersi compiaciuta e glorificata.
Vieni, o Spirito di Amore, e rinnova tutta la Chiesa: portala alla perfezione della carità, della unità e della santità, perché diventi oggi la più grande luce che a tutti risplende nella grande tenebra che si è ovunque diffusa. Vieni, o Spirito di Sapienza e di Intelligenza, ed apri la via dei cuori alla comprensione della Verità tutta intera. Con la forza bruciante del tuo divino fuoco sradica ogni errore, spazza via ogni eresia, affinché risplenda a tutti nella sua integrità la luce della Verità che Gesù ha rivelato. Vieni, o Spirito di Consiglio e di Fortezza, e rendici coraggiosi testimoni del Vangelo ricevuto. Sostieni chi è perseguitato; incoraggia chi è emarginato; dona forza a chi è imprigionato; concedi perseveranza a chi è calpestato e torturato; ottieni la palma della vittoria a chi, ancora oggi, viene condotto al martirio.
Vieni, o Spirito di Scienza, di Pietà e di Timor di Dio, e rinnova, con la linfa del tuo divino Amore, la vita di tutti coloro che sono stati consacrati con il battesimo, segnati del tuo sigillo nella confermazione, di coloro che si sono offerti al servizio di Dio, dei Vescovi, dei Sacerdoti,dei Diaconi, perché possano tutti corrispondere al tuo Disegno, che in questi tempi stai realizzando, della seconda Pentecoste da tanto tempo invocata ed attesa. Solo allora il compito, che Io stessa ho affidato al mio Movimento Sacerdotale Mariano, sarà compiuto. Solo allora sarà venuto il trionfo del mio Cuore Immacolato nell'inizio di un tempo in cui si potranno finalmente da tutti vedere i nuovi cieli e la nuova terra».