Sotto il Tuo Manto

Martedi, 10 giugno 2025 - Santa Faustina di Cizico (Letture di oggi)

Quando si parla di oggetti della terra, della politica... ci si stanca, ma quando si parla della Vergine Santa, è sempre nuovo. (Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney))

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 6° settimana del tempo di Avvento e Natale

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 14

1In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù.2Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui".

3Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.4Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!".5Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
6Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode7che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.8Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista".9Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data10e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.11La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.12I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

13Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città.14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare".16Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare".17Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!".18Ed egli disse: "Portatemeli qua".19E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.20Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati.21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.26I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "È un fantasma" e si misero a gridare dalla paura.27Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura".28Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque".29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.30Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!".31E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?".
32Appena saliti sulla barca, il vento cessò.33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!".

34Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.35E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati,36e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.


Secondo libro delle Cronache 4

1Salomone fece l'altare di bronzo lungo venticinque cubiti, largo venticinque e alto dieci.2Fece la vasca di metallo fuso del diametro di dieci cubiti, rotonda, alta cinque cubiti; ci voleva una corda di trenta cubiti per cingerla.3Sotto l'orlo, per l'intera circonferenza, la circondavano animali dalle sembianze di buoi, dieci per cubito, disposti in due file e fusi insieme con la vasca.4Questa poggiava su dodici buoi: tre guardavano verso settentrione, tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente. La vasca vi poggiava sopra e le loro parti posteriori erano rivolte verso l'interno.5Il suo spessore era di un palmo; il suo orlo era come l'orlo di un calice a forma di giglio. Conteneva tremila 'bat'.
6Fece anche dieci recipienti per la purificazione ponendone cinque a destra e cinque a sinistra; in essi si lavava quanto si adoperava per l'olocausto. La vasca serviva alle abluzioni dei sacerdoti.
7Fece dieci candelabri d'oro, secondo la forma prescritta, e li pose nella navata: cinque a destra e cinque a sinistra.
8Fece dieci tavoli e li collocò nella navata, cinque a destra e cinque a sinistra.
9Fece il cortile dei sacerdoti, il gran cortile e le porte di detto cortile, che rivestì di bronzo.10Collocò la vasca dal lato destro, a sud-est.
11Curam fece le caldaie, le palette e gli aspersori. Egli portò a termine il lavoro, eseguito nel tempio per il re Salomone:12le due colonne, i due globi dei capitelli sopra le colonne, i due reticolati per coprire i globi dei capitelli sopra le colonne,13le quattrocento melagrane per i due reticolati, due file di melagrane per ogni reticolato per coprire i due globi dei capitelli sopra le colonne,14le dieci basi e i dieci recipienti sulle basi,15l'unica vasca e i dodici buoi sotto di essa,16le caldaie, le palette, i forchettoni e tutti gli accessori che Curam-Abi fece di bronzo splendido per il re Salomone per il tempio.17Il re li fece fondere nella valle del Giordano, nella fonderia, fra Succot e Zereda.18Salomone fece tutti questi oggetti in grande quantità da non potersi calcolare il peso del bronzo.
19Salomone fece tutti gli oggetti destinati al tempio: l'altare d'oro e le tavole, su cui si ponevano i pani dell'offerta,20i candelabri e le lampade d'oro da accendersi, come era prescritto, di fronte alla cella,21i fiori, le lampade e gli spegnitoi d'oro, di quello più raffinato,22i coltelli, gli aspersori, le coppe e i bracieri d'oro fino. Quanto alle porte del tempio, i battenti interni verso il Santo dei santi e i battenti della navata del tempio erano d'oro.


Salmi 34

1'Di Davide, quando si finse pazzo in presenza di Abimelech e, da lui scacciato, se ne andò.'

2Alef. Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
3Bet. Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
4Ghimel. Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.

5Dalet. Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.
6He. Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
7Zain. Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.
8Het. L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.

9Tet. Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.
10Iod. Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
11Caf. I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

12Lamed. Venite, figli, ascoltatemi;
v'insegnerò il timore del Signore.
13Mem. C'è qualcuno che desidera la vita
e brama lunghi giorni per gustare il bene?

14Nun. Preserva la lingua dal male,
le labbra da parole bugiarde.
15Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
cerca la pace e perseguila.

16Ain. Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
17Pe. Il volto del Signore contro i malfattori,
per cancellarne dalla terra il ricordo.

18Sade. Gridano e il Signore li ascolta,
li salva da tutte le loro angosce.
19Kof. Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.

20Res. Molte sono le sventure del giusto,
ma lo libera da tutte il Signore.
21Sin. Preserva tutte le sue ossa,
neppure uno sarà spezzato.

22Tau. La malizia uccide l'empio
e chi odia il giusto sarà punito.
23Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi in lui si rifugia non sarà condannato.


Salmi 37

1'Di Davide.'

Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.

3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.

5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.

7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.

10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.

12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.

14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.

16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.

18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.

20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.

22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.

25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.

27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.

30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.

34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.

37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.


Isaia 43

1Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,
che ti ha plasmato, o Israele:
"Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
2Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,
i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,
la fiamma non ti potrà bruciare;
3poiché io sono il Signore tuo Dio,
il Santo di Israele, il tuo salvatore.
Io do l'Egitto come prezzo per il tuo riscatto,
l'Etiopia e Seba al tuo posto.
4Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo,
do uomini al tuo posto
e nazioni in cambio della tua vita.
5Non temere, perché io sono con te;
dall'oriente farò venire la tua stirpe,
dall'occidente io ti radunerò.
6Dirò al settentrione: Restituisci,
e al mezzogiorno: Non trattenere;
fa' tornare i miei figli da lontano
e le mie figlie dall'estremità della terra,
7quelli che portano il mio nome
e che per la mia gloria ho creato
e formato e anche compiuto".
8"Fa' uscire il popolo cieco, che pure ha occhi,
i sordi, che pure hanno orecchi.
9Si radunino insieme tutti i popoli
e si raccolgano le nazioni.
Chi può annunziare questo tra di loro
e farci udire le cose passate?
Presentino i loro testimoni e avranno ragione,
ce li facciano udire e avranno detto la verità.
10Voi siete i miei testimoni - oracolo del Signore -
miei servi, che io mi sono scelto
perché mi conosciate e crediate in me
e comprendiate che sono io.
Prima di me non fu formato alcun dio
né dopo ce ne sarà.
11Io, io sono il Signore,
fuori di me non v'è salvatore.
12Io ho predetto e ho salvato,
mi son fatto sentire
e non c'era tra voi alcun dio straniero.
Voi siete miei testimoni - oracolo del Signore -
e io sono Dio,
13sempre il medesimo dall'eternità.
Nessuno può sottrarre nulla al mio potere;
chi può cambiare quanto io faccio?".

14Così dice il Signore
vostro redentore, il Santo di Israele:
"Per amor vostro l'ho mandato contro Babilonia
e farò scendere tutte le loro spranghe,
e quanto ai Caldei muterò i loro clamori in lutto.
15Io sono il Signore, il vostro Santo,
il creatore di Israele, il vostro re".

16Così dice il Signore che offrì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti
17che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi insieme;
essi giacciono morti: mai più si rialzeranno;
si spensero come un lucignolo, sono estinti.
18Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
19Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
20Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
21Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi.

22Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe;
anzi ti sei stancato di me, o Israele.
23Non mi hai portato neppure un agnello per l'olocausto,
non mi hai onorato con i tuoi sacrifici.
Io non ti ho molestato con richieste di offerte,
né ti ho stancato esigendo incenso.
24Non mi hai acquistato con denaro la cannella,
né mi hai saziato con il grasso dei tuoi sacrifici.
Ma tu mi hai dato molestia con i peccati,
mi hai stancato con le tue iniquità.
25Io, io cancello i tuoi misfatti,
per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati.
26Fammi ricordare, discutiamo insieme;
parla tu per giustificarti.
27Il tuo primo padre peccò,
i tuoi intermediari mi furono ribelli.
28I tuoi principi hanno profanato il mio santuario;
per questo ho votato Giacobbe alla esecrazione,
Israele alle ingiurie.


Lettera ai Filippesi 4

1Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!

2Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore.3E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.
4Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.5La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti;7e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
8In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.9Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!

10Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione.11Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione;12ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza.13Tutto posso in colui che mi dà la forza.
14Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione.15Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli;16ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario.17Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio.18Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio.19Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù.20Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

21Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù.22Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare.
23La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.


Capitolo XXXI: Abbandonare ogni creatura, per poter trovare Dio

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1. O Signore, davvero mi occorre una grazia sempre più grande, se debbo giungere là dove nessuno né alcuna cosa creata mi potrà essere di impaccio; infatti, finché una qualsiasi cosa mi trattenga, non potrò liberamente volare a te. E liberamente volare a te, era appunto, l'ardente desiderio di colui che esclamava: "Chi mi darà ali come di colomba, e volerò, e avrò pace?" (Sal 54,7).

Quale pace più grande di quella di un occhio puro? Quale libertà più grande di quella di chi non desidera nulla di terreno? Occorre dunque passare oltre ad ogni creatura; occorre tralasciare pienamente se stesso, uscire spiritualmente da sé; occorre capire che tu, che hai fatto tutte le cose, non hai nulla in comune con le creature.

Chi non è libero da ogni creatura, non potrà attendere liberamente a ciò che è divino. Proprio per questo sono ben pochi coloro che sanno giungere alla contemplazione, perché pochi riescono a separarsi appieno dalle cose create, destinate a perire.

Per giungere a ciò, si richiede una grazia grande, che innalzi l'anima e la rapisca più in alto di se medesima. Ché, se uno non è elevato nello spirito e libero da ogni creatura; se non è totalmente unito a Dio, tutto quello che sa e anche tutto quello che possiede non ha grande peso. Sarà sempre piccolo e giacerà a terra colui che apprezza qualcosa che non sia il solo, unico, immenso ed eterno bene. In verità ogni cosa, che non sia Dio, è un nulla, e come un nulla va considerata.

Ben differenti sono la virtù della sapienza, propria dell'uomo illuminato e devoto, e la scienza, propria dell'erudito e dotto uomo di studio. Giacché la sapienza che emana da Dio, e fluisce dall'alto in noi, è di gran lunga più sublime di quella che faticosamente si acquista con il nostro intelletto.  

  2.     Troviamo non poche persone che desiderano la contemplazione, ma poi non si preoccupano di mettere in pratica ciò che si richiede per la contemplazione stessa; e il grande ostacolo consiste in questo, che ci si accontenta degli indizi esterni e di ciò che cade sotto i sensi, possedendo ben poco della perfetta mortificazione.

Non so come sia, da quale spirito siamo mossi, a quale meta tendiamo, noi che sembriamo aver fama di spirituali: ci diamo tanta pena e ci preoccupiamo tanto di queste cose che passano e non hanno valore alcuno, mentre a stento riusciamo, qualche rara volta, a pensare al nostre essere interiore, in totale raccoglimento. Un raccoglimento breve, purtroppo; dopo del quale ben presto ci buttiamo alle cose esteriori, senza più sottoporre il nostro agire a un vaglio severo.

Dove siano posti e ristagnino i nostri affetti, noi non badiamo; e non ci disgusta che tutto sia corrotto. Invece il grande diluvio avvenne perché "ciascuno aveva corrotto la sua vita" (Gn 6,12).

Quando, dunque, la nostra interna inclinazione è profondamente guastata, necessariamente si guasta anche la conseguente azione esterna, rivelatrice di scarsa forza interiore. E' dal cuore puro che discendono frutti di vita virtuosa.

Si indaga quanto uno abbia fatto, ma non si indaga attentamente con quanta virtù egli abbia agito. Si guarda se uno sia stato uomo forte e ricco e nobile; se sia stato abile e valente scrittore, cantante eccellente o bravo lavoratore; ma si tace, da parte di molti, su quanto egli sia stato povero in spirito e paziente e mite e devoto, e quanta spiritualità interiore egli abbia avuto.

La natura bada alle cose esterne dell'uomo; la grazia si rivolge alle cose interiori. Quella frequentemente si inganna, questa si affida a Dio per non essere ingannata.


LETTERA 214: Agostino a Valentino, abate di Adrumeto, e ai suoi monaci in discordia tra loro sulla, questione della grazia e del libero arbitrio.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta prima della Pasqua del 426 o 427.

Agostino a Valentino, abate di Adrumeto, e ai suoi monaci in discordia tra loro sulla, questione della grazia e del libero arbitrio (n. 1) da essi fraintesa dopo aver letto la lettera più lunga di Agostino a Sisto. Agostino ribadisce che in essa è propugnata la fede cattolica contro i Pelagiani, la quale non nega il libero arbitrio né lo innalza fino al punto che, privo della grazia, valga qualcosa per compiere il bene e per la salvezza (nn. 2-7).

AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A VALENTINO, SIGNORE CARISSIMO E FRATELLO DEGNO D'ESSERE ONORATO, E AI FRATELLI CHE SONO CON LUI

I monaci discordi sulla grazia.

1. Sono venuti da noi due giovani, Cresconio e Felice, dicendo d'appartenere alla vostra comunità; essi ci hanno riferito che il vostro monastero è stato turbato da qualche divergenza d'opinioni, per il fatto che alcuni tra voi esalterebbero la grazia al punto da negare il libero arbitrio dell'uomo e, cosa ancora più grave, sosterrebbero che, nel giorno del giudizio, Dio non renderebbe a ciascuno secondo le sue opere 1. Essi però ci hanno anche segnalato che la maggior parte di voi non la pensano così, ma ammettono che il libero arbitrio è aiutato dalla grazia di Dio, affinché noi possiamo conoscere e compiere il bene; e in tal modo, allorché il Signore verrà a rendere a ciascuno secondo le sue opere, troverà le nostre opere buone che Dio aveva preparate affinché potessimo camminare in esse 2. Pensa bene chi pensa così.

Come difendere la grazia e il libero arbitrio.

2. Vi supplico, pertanto, fratelli, nel nome di nostro Signore Gesù Cristo; - come l'Apostolo supplicava i Corinti - parlate tutti il medesimo linguaggio e non vi siano tra voi delle divisioni 3. Innanzitutto il Signore Gesù, come sta scritto nel Vangelo dell'apostolo Giovanni, è venuto non per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato da lui 4. Ma in seguito, come scrive l'apostolo Paolo, Dio giudicherà il mondo 5 e lo giudicherà quando verrà a giudicare i vivi e i morti, come confessa tutta la Chiesa nel simbolo 6. Se, dunque, non c'è la grazia di Dio, in qual modo Dio salverà il mondo? E se non c'è il libero arbitrio, in qual modo giudicherà il mondo? Interpretate secondo questa fede il trattato o lettera mia che ci recarono con loro i suddetti fratelli: non negate la grazia di Dio e non difendete il libero arbitrio in modo da renderlo indipendente dalla grazia di Dio, come se potessimo in alcun modo concepire o compiere qualcosa secondo Dio senza di essa; cosa che non possiamo fare assolutamente. Ecco perché il Signore, parlando del frutto della giustizia, ha detto: Senza di me non potete far nulla 7.

La lettera a Sisto contro i Pelagiani.

3. Sappiate dunque che quella lettera indirizzata da me a Sisto, prete della Chiesa di Roma, fu scritta contro i nuovi eretici Pelagiani. Questi affermano che la grazia ci viene largita nella misura dei nostri meriti, cosa questa che induce uno a vantarsi non già nel Signore, ma in se stesso, vale a dire nell'uomo, e non affatto nel Signore. Orbene, è proprio questo che è vietato dall'Apostolo allorché dice: Nessuno riponga la propria gloria in un uomo 8; e, in un altro passo, dice: Chi si vanta, si vanti nel Signore 9. Quegli eretici, al contrario, persuasi d'arrivare alla giustizia da se stessi, come se se la fossero data da sé e non l'avessero ricevuta da Dio, si vantano non già nel Signore, ma in se stessi. A simili individui l'Apostolo si rivolge dicendo: Ma chi conferisce a te una distinzione? 10 L'Apostolo si esprime così poiché l'essere separati dalla massa di perdizione, ch'è diventata l'umanità dopo Adamo 11, affinché uno sia un recipiente destinato a usi nobili e non a usi ignobili, è opera esclusiva di Dio. Ma poiché l'uomo carnale gonfio di vanità sentendosi dire: Chi ti separa, alla domanda dell'Apostolo potrebbe, a parole o col pensiero, rispondere: " Ciò che mi separa è la mia fede, è la mia preghiera, è la mia giustizia ", subito l'Apostolo replica a simili idee e dice: Ma che cosa hai tu che non hai ricevuto? Se poi l'hai ricevuto, perché mai ti vanti come se non lo avessi ricevuto? 12 È proprio così che si vantano di quello che hanno, come se non l'avessero ricevuto, coloro che credono d'essere giustificati da se stessi e perciò ripongono la propria gloria in se stessi e non nel Signore.

La grazia non è dovuta ad alcun merito.

4. Per questo motivo, nella lettera che vi è giunta, ho provato con passi delle Sacre Scritture - li potete esaminare nella lettera - che noi non avremmo potuto compiere in alcun modo opere buone, né pregare con sentimenti di pietà, né credere con retta fede, se tutto ciò non lo avessimo ricevuto da Colui del quale l'Apostolo Giacomo dice: Ogni favore eccellente e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre degli astri 13, affinché nessuno affermi che la grazia di Dio gli sia stata concessa per i meriti delle proprie opere, o delle proprie preghiere, o della propria fede, e non creda che sia vero quanto affermano quegli eretici, che cioè la grazia sia accordata in considerazione dei nostri meriti, poiché non c'è nulla di più falso di questa asserzione. Con ciò non si vuol dire che non esista alcun merito buono delle persone timorate di Dio o alcun merito cattivo delle persone senza timore di Dio - altrimenti come potrebbe Dio giudicare il mondo? - ma che la conversione dell'uomo è opera della misericordia e della grazia di Dio, di cui il Salmo dice: Mio Dio (egli è); la sua misericordia mi preverrà 14. Per conseguenza, è in virtù della sua misericordia che l'empio viene giustificato, cioè da empio che era diventa giusto e comincia ad avere dei meriti che il Signore coronerà col premio, quando sarà giudicato il mondo.

Perché Agostino non ha potuto spiegare tutta la questione.

5. Numerosi erano i documenti che desideravo inviarvi: dalla loro lettura avreste potuto conoscere, con maggior precisione e completezza, il processo svoltosi contro i medesimi eretici Pelagiani nei concili episcopali, ma poiché i vostri fratelli venuti da me hanno fretta, vi scrivo queste poche righe che non sono una risposta, dato che non ci hanno portato alcuna lettera da parte della Carità vostra. Noi tuttavia li abbiamo accolti cordialmente, poiché il loro candore c'indicava a sufficienza che non avevano potuto raccontarci alcuna menzogna. Essi si sono affrettati a partire per celebrare la Pasqua assieme a voi, affinché questo santo giorno possa trovarvi, con l'aiuto di Dio, tutti in pace, senza discussioni che vi dividano.

La questione della grazia è difficilissima.

6. Sarebbe meglio, tuttavia, e ve lo chiedo caldamente, se voleste avere la cortesia d'inviarmi la persona dalla quale i monaci dicono di essere stati turbati. Può darsi infatti che sia lui a non comprendere il mio trattato o sia lui a non farsi capire, quando cerca di spiegare e risolvere una questione assai difficile e che solo pochi possono capire. Si tratta in realtà della questione riguardante la grazia di Dio, questione che a persone poco intelligenti ha fatto credere che l'Apostolo affermi: Fate il male perché ne venga il bene 15. A questo proposito l'apostolo Pietro nella sua seconda lettera dice: Perciò, carissimi, in attesa di questi eventi, fate del tutto perché il Signore vi trovi senza colpe e senza macchie, nella pace e riconoscete come dono di salvezza la longanimità di nostro Signore. In questo senso vi ha scritto anche il nostro carissimo fratello Paolo, guidato dalla saggezza avuta in dono, come fa pure in tutte le lettere in cui tratta lo stesso argomento, e nelle quali vi sono dei passi difficili a capirsi, il senso dei quali, come quello delle altre Scritture, è travisato da individui ignoranti e leggeri per la loro propria rovina 16.

Necessità dell'obbedienza a Dio e del libero arbitrio.

7. State dunque bene attenti a queste terribili affermazioni d'un sì grande Apostolo: quando v'accorgete di non capire, accontentatevi intanto di credere alle divine Scritture che c'insegnano l'esistenza non solo del libero arbitrio dell'uomo, ma anche della grazia di Dio, senza l'aiuto della quale il libero arbitrio non può né rivolgersi verso Dio né progredire verso Dio. Pregate inoltre anche di comprendere con l'intelligenza illuminata dalla sapienza ciò che credete con la fede religiosa. Il libero arbitrio lo abbiamo proprio per acquistare l'intelligenza e la sapienza; poiché se non fosse in virtù del libero arbitrio che noi agiamo con intelligenza e sapienza, la S. Scrittura non ci darebbe il comando: Cercate di comprendere, voi insipienti tra il popolo, e voi, stolti, diventate una buona volta sapienti 17. Per il fatto stesso che ci è ordinato e comandato di comprendere ed essere sapienti, è richiesta la nostra obbedienza, e questa non potrebbe esservi senza il libero arbitrio. D'altra parte però, se il libero arbitrio fosse capace d'arrivare all'intelligenza e alla sapienza senza la grazia di Dio, non gli direbbe: Dammi l'intelligenza affinché io impari i tuoi precetti 18, né si troverebbe scritto nel Vangelo: Allora aprì ad essi la mente perché comprendessero le Scritture 19; né l'Apostolo Giacomo direbbe: Se qualcuno di voi ha bisogno di sapienza, la chieda a Dio, che la concede a tutti liberalmente senza fargliene rimprovero, e gli sarà concessa 20. Il Signore è tanto potente da concedere a voi e a noi la gioia di venire a sapere, quanto prima, che la pace e la concordia nella fede è stata ristabilita in mezzo a voi. Vi saluto non solo a mio nome bensì anche a nome dei miei confratelli e vi chiedo di pregare per noi in concordia e con insistenza. Il Signore sia con voi. Amen.

 

1 - Mt 16, 27; Rm 2, 6; Ap 22, 12.

2 - Ef 2, 10.

3 - 1 Cor 1, 10.

4 - Gv 3, 17; 12, 47.

5 - Rm 3, 6.

6 - Cf. Symb. Nicaeni conc.; 2 Tm 4, 1; 1 Pt 4, 5.

7 - Gv 15, 5.

8 - 1 Cor 3, 21.

9 - 1 Cor 1, 31; 2 Cor 10, 17.

10 - 1 Cor 4, 7.

11 - Rm 9, 21; 2 Tm 2, 20.

12 - 1 Cor 4, 7.

13 - Gc 1, 17.

14 - Sal 58, 11.

15 - Rm 3, 8.

16 - 2 Pt 3, 14-16.

17 - Sal 93, 8.

18 - Sal 118, 125.

19 - Lc 24, 45.

20 - Gc 1, 5.


La fillossera

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Dal 10 al 7 ottobre del 1876 Don Bosco presiedette a Lanzo Torinese gli Esercizi Spirituali dei Salesiani. Stava pensando quali ricordi dare loro quando fece un sogno.
Gli parve di trovarsi in una vastissima sala piena di religiosi e di religiose appartenenti a diversi Ordini e Congregazioni. All’entrare di Don Bosco tutti gli occhi si rivolsero verso di lui, come se fosse atteso da tutti. In mezzo ad essi Don Bosco vide un uomo strano con la testa fasciata da una benda bianca e con la persona avvolta in un lenzuolo a guisa di mantello.
Don Bosco volle sapere chi fosse e gli fu risposto che quella testa strana era proprio lui [ forse Don Bosco sognante?].
Si avanzò dunque fra quella moltitudine di persone religiose, che gli fecero intorno larga corona sorridendogli, ma nessuno parla va. Finalmente ruppe il silenzio Don Bosco:
— Perché ridete così? Sembra quasi che vogliate burlarvi di me.
— Burlarci dite? T’inganni; noi ridiamo perché abbiamo indovinato il motivo che ti ha condotto qui: tu vieni a cercare cosa dire nella predica dei ricordi agli Esercizi di Lanzo.
— Se è così, suggeritemi che cosa devo dire.
— Una cosa sola noi ti suggeriamo: di’ ai tuoi figliuoli che si guardino dalla fillossera. Se terrai lontano dalla tua Congregazione la fillossera, essa avrà lunga vita, fiorirà e farà un grandissimo bene alle anime.
— La fillossera? Ma che c’entra la fillossera?
— La fillossera è il flagello che ha portato la rovina in tanti Ordini religiosi, e fu la causa per la quale tanti oggi non raggiungono più il loro altissimo fine.
La fillossera è originaria dell’America del Nord. Fu portata in Europa dopo il 1850 con i vitigni di quel paese. Si diffuse rapidamente prima in Francia e poi, dal 1879, anche in Italia. E malattia deleteria per le viti. — È inutile questo avviso se voi non vi spiegate meglio. Io non ne capisco nulla.
— Giacché tu non sei capace di spiegare il mistero, ecco che viene chi te ne darà la spiegazione.
In quella Don Bosco vide farsi largo tra la turba e avanzarsi verso di lui un nuovo personaggio. Lo fissò bene, ma non lo riconobbe, anche se col suo tratto familiare mostrava di essere un’antica conoscenza. Appena gli fu vicino, Don Bosco gli disse:
— Voi giungete proprio a proposito per levarmi dall’imbarazzo in cui mi hanno posto questi signori, che pretendono che io prenda la fillossera come tema della conclusione degli Esercizi Spirituali.
— Don Bosco, che si crede tanto sapiente, non sa queste cose? E certo che se tu combatterai a tutto potere questa fillossera e in segnerai ai tuoi figli a combatterla a dovere, la tua Congregazione non mancherà di fiorire. Sai che cos’è la fillossera?
— So che è una malattia che si attacca alle piante e ne mena strage facendole intisichire.
— E questa malattia da che cosa proviene?
— E originata da una moltitudine di animaletti che prendono possesso di una pianta.
— Sai come si fa a salvare le piante vicine?
— Ecco quello che non so.
— Ascolta bene quello che sto per dirti. La fillossera comincia a comparire sopra una pianta sola, e non passa gran tempo che tutte le piante vicine ne sono infette. Quando in una vigna, in un frutteto, compare la malattia, l’infezione si estende rapidamente e la bellezza e i frutti sperati se ne vanno in rovina. E sai come si estende la fillossera? Non per contatto perché la distanza lo impedisce; non perché gli animaletti scendano nel suolo e attraversino lo spazio che li divide dalle altre piante; è il vento che li sparge sui rami delle piante ancora sane. E questo rapidissimamente. Ebbene, sappi che il vento della mormorazione porta lontano la filossera della disobbedienza. Intendi?
— Comincio a capire.
— Ora i danni che porta la fillossera spinta da simile vento sono incalcolabili. Nelle case più fiorenti fa prima scemare la carità vicendevole; poi lo zelo per la salvezza delle anime; quindi genera ozio; poi toglie tutte le altre virtù religiose; e infine lo scandalo le rende oggetto di riprovazione da parte di Dio e degli uomini. Non fa bisogno che alcuno dei depravati passi da un collegio all’altro:
basta questo vento che soffia da lontano. Persuaditi! Questa fu la causa che condusse alla distruzione certi Ordini Religiosi.
— Avete ragione, riconosco la verità di quel che dite; ma come porre rimedio a tanta disgrazia?
— Le mezze misure non bastano; è necessario ricorrere ai mezzi estremi. Per porre un argine alla fillossera materiale, si tentò di solforare le piante infette, si ricorse all’acqua calcinata, s’inventarono altri espedienti, ma tutto questo a nulla valse, perché da una sola pianta la fillossera rovina una vigna intera. Poi si propaga alle vigne vicine, da una regione si estende a tutta la provincia, e da questa a tutta una nazione. Vuoi conoscere l’unico mezzo per troncare efficacemente il male nel suo principio? Appena la filiossera si manifesta sopra una pianta, cautamente tagliarla, tagliare le siepi che ha intorno e tutto gettare alle fiamme. Solo il fuoco stermina simile malattia.
Perciò quando in una casa si manifesta la fillossera dell’opposizione ai voleri dei superiori, la noncuranza superba delle Regole, il disprezzo degli obblighi della vita comune, tu non temporeggiare, ma sradica quella casa dalle fondamenta. Come della casa, co sì farai dell’individuo. Talvolta ti sembrerà che un individuo isolato possa guarire, oppure ti rincrescerà colpirlo per l’amore che gli porti, o anche per qualche sua abilità o scienza che ti sembra di lustro alla Congregazione. Non lasciarti muovere da si mili riflessioni. Persone di questa fatta difficilmente cambieranno costume. Non dico che la loro conversione sia impossibile, sostengo però che di rado accade.
— E se realmente, ritenendoli nella Congregazione, si potesse con la tolleranza tirarli al bene?
— Questa supposizione non vale. E meglio rimandare uno di questi superbi che ritenerlo col dubbio che possa continuare a se minare zizzania nella vigna del Signore. Tieni bene a memoria questa massima, mettila risolutamente in pratica qualora ne venisse il bisogno, fanne oggetto di conferenza ai tuoi direttori e sia questo il tema per la chiusura dei tuoi Esercizi. Mentre lo sconosciuto così parlava, suonò la levata e Don Bosco si svegliò.


29-14 Maggio 4, 1931 Potenza della parola di Gesù. Come gli atti ripetuti sono come il succo alle piante. Le pene forzate perdono la freschezza. Gesù vuole essere libero nell’anima.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Il mio abbandono nel Voler Divino continua, il suo dolce impero aletta la mia povera volontà, che sebbene spesso spesso vorrebbe uscire come in campo per fare la sua via, date le circostanze dolorose in cui mi trovo, però il Fiat onnipotente, con la forza irresistibile della sua luce, si fissa sulla notte della mia volontà e m’impedisce il passo, e formando il suo giorno di luce nell’anima mia mi tira a fare i miei piccoli atti nel suo Voler Divino. Ed io pensavo tra me: “Perché Gesù tiene tanto interesse che non tralasci i miei ripetuti atti nella sua adorabile Volontà? ” E Gesù tutto tenerezza e bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia, perché tutti gli atti che fai nel tuo interno sono atti insegnati e formati da Me, sicché sono atti miei, ed Io non voglio che tu ti lasci dietro, senza unirti insieme con Me per seguirli. Perché tu devi sapere che quando faccio un lavorio nell’anima, quando parlo ed insegno, il tuo Gesù tiene tale potenza, di convertire in natura il bene insegnato e operato nella creatura, ed il bene in natura non si può distruggere, sarebbe come se tu avessi l’occhio datoti da Dio come proprietà della tua natura e non ti servisse per guardare; la voce, le mani, i piedi, e non ti servisse per parlare, per operare e camminare, non saresti degna di condanna? Ora, come do i doni in natura al corpo, così quando parlo, la mia parola creatrice tiene la potenza di dare all’anima, come in natura, il dono che intendo di dare con la mia parola, perché un mio Fiat può racchiudere un cielo, un sole, una prece incessante per dono, con cui il mio Fiat tiene la potenza di convertire come in natura dell’anima questi doni. Quindi ciò che tu fai nel tuo interno sono doni in natura, che la mia parola ha formato in te, perciò starei attenta a non tenere inutili i miei doni, Io li ho messo in te per fare che con questi atti ripetuti nel mio Volere, possiamo insieme impetrare il gran dono, che la mia Divina Volontà venga a regnare sulla terra. Molto più figlia buona, che gli atti ripetuti sono come il succo alla pianta, se la pianta non tiene succo, secca, e né può produrre né fiori, né frutta, il succo è come il sangue vitale della pianta, che circolando in essa la conserva, la fa crescere e le fa produrre i frutti più belli e gustosi, da formare la gloria e l’utile dell’agricoltore; ma questo succo non si forma da sé stesso nella pianta, è l’agricoltore che dev’essere attento ad innaffiarla e coltivarla, ma non una volta, ma sempre, dandole come in natura il succo sufficiente per fare che la povera pianta trovasse l’alimento giornaliero per vegetare e crescere, per poter dare i suoi frutti a colui che la coltiva, ma se l’agricoltore è infingardo, la pianta perde il succo e muore. Vedi dunque che cosa sono gli atti ripetuti, sono il sangue dell’anima, l’alimento, la conservazione e la crescenza dei miei doni, cui Io, da Agricoltore Celeste, non cesso mai d’innaffiarti, cui non c’è pericolo che possa essere infingardo, ma tu lo devi ricevere questo succo vitale, e allora lo ricevi quando ripeti gli atti nella mia Volontà nel fondo dell’anima tua, allora apri la bocca, ed Io innaffiandoti ti do il sangue nell’anima tua per darti il calore divino, l’alimento celeste, e aggiungendoti altre mie parole ti conservo e accresco i miei doni. Oh! se la pianta avesse ragione e si rifiutasse d’essere innaffiata dall’agricoltore, qual sorte sarebbe della povera pianta? La sorte di perdere la vita! E qual dolore del povero agricoltore? Perciò il ripetere gli atti è voler la vita, è il prendere l’alimento; il ripetere è amare e apprezzare e appagare le brame e rendere contento il tuo Agricoltore celeste, che con tanto amore ho lavorato nel campo dell’anima tua, e come ti sento ripetere i tuoi atti, o insieme con Me, o da sola, mi dai i frutti del mio lavoro, ed Io mi sento riamato e contraccambiato dei tanti doni che ti ho dato, e mi dispongo a darti doni maggiori. Perciò sii attenta e fa che la tua costanza sia la forza vincitrice, che vince e domina il tuo Gesù”.

(3) Dopo di ciò mi sentivo come se dovesse cadere nel mio solito stato di sofferenza, e dato le imposizioni che ci sono, mi sentivo ripugnante ad accettare, la mia povera natura tremava e mi sentivo di dire col mio dolce Gesù: “Padre se è possibile, passi da me questo calice; ma non la mia volontà, ma la tua sia fatta”. Ed il mio amato Gesù ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, non voglio in te le pene forzate, ma volontarie, perché le pene forzate perdono la freschezza, la bellezza, ed il dolce incanto della somiglianza delle pene del tuo Gesù, che furono sofferte da Me tutte volontariamente, e sono come quei fiori appassiti, come quei frutti immaturi, che la vista sdegna di guardare e la bocca non può ingoiare, tanto è l’insipidezza e la durezza di quei frutti. Tu devi sapere che quando eleggo un’anima, Io vi formo la mia abitazione, e voglio essere libero in casa mia di fare quello che voglio, e di stare come mi piace, né voglio restrizione da parte della creatura, voglio assoluta libertà, altrimenti mi renderei infelice ed inceppato nel mio modo d’agire. Sarebbe la più grande sventura, anche al più povero di non godere la libertà nel suo piccolo tugurio, ed incorrerei nella sventura d’un povero individuo che avendosi formato con tanto amore un’abitazione, quando l’ha corredato e messo in ordine, vi entra per abitarvi, ma con suo dolore le vengono fatte imposizioni e restrizioni, gli si dice: “In questa stanza non puoi dormire, in questa non puoi ricevere, in quest’altra non puoi passare”. Insomma non può stare come vuole né fare quello che vuole, sicché poveretto, si sente infelice, perché ha perduto la sua libertà, ed è pentito dei sacrifici che ha fatto d’aversi fabbricato questa abitazione. Tale son Io, quanti lavori, quanti sacrifici, quante grazie non ho versato per ridurre una creatura per mia abitazione, e quando ne prendo il possesso, più che tutto amo e voglio la libertà in casa mia, e quando trovo ora le ripugnanze, ora le restrizioni, invece di adattarsi l’abitazione a Me, Io mi devo adattare ad essa, quindi non posso svolgere la mia Vita, né i miei modi divini, e né mi è dato di compiere lo scopo per cui con tanto amore mi sono scelto questa abitazione. Perciò voglio libertà, e se vuoi rendermi felice, lasciami libero di fare quello che voglio”.