Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 6° settimana del tempo di Avvento e Natale (Epifania del Signore)
Vangelo secondo Matteo 13
1Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare.2Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose in parabole.
E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare.4E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.5Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo.6Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.7Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.8Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.9Chi ha orecchi intenda".
10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?".
11Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.12Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.13Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.14E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:
'Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.'
15'Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.'
16Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.17In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!
18Voi dunque intendete la parabola del seminatore:19tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.20Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia,21ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.22Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto.23Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".
24Un'altra parabola espose loro così: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.26Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?28Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".
31Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami".
33Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti".
34Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole,35perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:
'Aprirò la mia bocca in parabole,'
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.
36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo".37Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo.38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno,39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità42e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!
44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
47Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
51Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì".52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".
53Terminate queste parabole, Gesù partì di là54e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?55Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?".57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua".58E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.
Deuteronomio 4
1Ora dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.2Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore Dio vostro che io vi prescrivo.3I vostri occhi videro ciò che il Signore ha fatto a Baal-Peor: come il Signore tuo Dio abbia distrutto in mezzo a te quanti avevano seguito Baal-Peor;4ma voi che vi manteneste fedeli al Signore vostro Dio siete oggi tutti in vita.5Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore mio Dio mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso.6Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente.7Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?8E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo?
9Ma guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste: non ti sfuggano dal cuore, per tutto il tempo della tua vita. Le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.
10Ricordati del giorno in cui sei comparso davanti al Signore tuo Dio sull'Oreb, quando il Signore mi disse: Radunami il popolo e io farò loro udire le mie parole, perché imparino a temermi finché vivranno sulla terra, e le insegnino ai loro figli.11Voi vi avvicinaste e vi fermaste ai piedi del monte; il monte ardeva nelle fiamme che si innalzavano in mezzo al cielo; vi erano tenebre, nuvole e oscurità.12Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura; vi era soltanto una voce.13Egli vi annunciò la sua alleanza, che vi comandò di osservare, cioè i dieci comandamenti, e li scrisse su due tavole di pietra.14A me in quel tempo il Signore ordinò di insegnarvi leggi e norme, perché voi le metteste in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso.15Poiché dunque non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita,16perché non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio o femmina,17la figura di qualunque animale, la figura di un uccello che vola nei cieli,18la figura di una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto la terra;19perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l'esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle; cose che il Signore tuo Dio ha abbandonato in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli.20Voi invece, il Signore vi ha presi, vi ha fatti uscire dal crogiuolo di ferro, dall'Egitto, perché foste un popolo che gli appartenesse, come oggi difatti siete.
21Il Signore si adirò contro di me per causa vostra e giurò che io non avrei passato il Giordano e non sarei entrato nella fertile terra che il Signore Dio tuo ti dà in eredità.22Perché io devo morire in questo paese, senza passare il Giordano; ma voi lo dovete passare e possiederete quella fertile terra.
23Guardatevi dal dimenticare l'alleanza che il Signore vostro Dio ha stabilita con voi e dal farvi alcuna immagine scolpita di qualunque cosa, riguardo alla quale il Signore tuo Dio ti ha dato un comando.24Poiché il Signore tuo Dio è fuoco divoratore, un Dio geloso.25Quando avrete generato figli e nipoti e sarete invecchiati nel paese, se vi corromperete, se vi farete immagini scolpite di qualunque cosa, se farete ciò che è male agli occhi del Signore vostro Dio per irritarlo,26io chiamo oggi in testimonio contro di voi il cielo e la terra: voi certo perirete, scomparendo dal paese di cui state per prendere possesso oltre il Giordano. Voi non vi rimarrete lunghi giorni, ma sarete tutti sterminati.27Il Signore vi disperderà fra i popoli e non resterete più di un piccolo numero fra le nazioni dove il Signore vi condurrà.28Là servirete a dèi fatti da mano d'uomo, dèi di legno e di pietra, i quali non vedono, non mangiano, non odorano.29Ma di là cercherai il Signore tuo Dio e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l'anima.30Con angoscia, quando tutte queste cose ti saranno avvenute, negli ultimi giorni, tornerai al Signore tuo Dio e ascolterai la sua voce,31poiché il Signore Dio tuo è un Dio misericordioso; non ti abbandonerà e non ti distruggerà, non dimenticherà l'alleanza che ha giurata ai tuoi padri.
32Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità dei cieli all'altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa?33Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo?34O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi?35Tu sei diventato spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non ve n'è altri fuori di lui.36Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco.37Perché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro posterità e ti ha fatto uscire dall'Egitto con la sua stessa presenza e con grande potenza,38per scacciare dinanzi a te nazioni più grandi e più potenti di te, per farti entrare nel loro paese e dartene il possesso, come appunto è oggi.39Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n'è altro.40Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti dò, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore tuo Dio ti dà per sempre".
41In quel tempo Mosè scelse tre città oltre il Giordano verso oriente,42perché servissero di asilo all'omicida che avesse ucciso il suo prossimo involontariamente, senza averlo odiato prima, perché potesse aver salva la vita fuggendo in una di quelle città.43Esse furono Beser, nel deserto, sull'altipiano, per i Rubeniti; Ramot, in Gàlaad, per i Gaditi, e Golan, in Basan, per i Manassiti.
44Questa è la legge che Mosè espose agli Israeliti.45Queste sono le istruzioni, le leggi e le norme che Mosè diede agli Israeliti quando furono usciti dall'Egitto,46oltre il Giordano, nella valle di fronte a Bet-Peor, nel paese di Sicon re degli Amorrei che abitava in Chesbon, e che Mosè e gli Israeliti sconfissero quando furono usciti dall'Egitto.47Essi avevano preso possesso del paese di lui e del paese di Og re di Basan - due re Amorrei che stavano oltre il Giordano, verso oriente -,48da Aroer, che è sull'orlo della valle dell'Arnon, fino al monte Sirion, cioè l'Ermon,49con tutta l'Araba oltre il Giordano, verso oriente, fino al mare dell'Araba sotto le pendici del Pisga.
Siracide 7
1Non fare il male, perché il male non ti prenda.
2Allontànati dall'iniquità ed essa si allontanerà da te.
3Figlio, non seminare nei solchi dell'ingiustizia
per non raccoglierne sette volte tanto.
4Non domandare al Signore il potere
né al re un posto di onore.
5Non farti giusto davanti al Signore
né saggio davanti al re.
6Non cercare di divenire giudice,
che poi ti manchi la forza di estirpare l'ingiustizia;
altrimenti temeresti alla presenza del potente
e getteresti una macchia sulla tua dirittura.
7Non offendere l'assemblea della città
e non degradarti in mezzo al popolo.
8Non ti impigliare due volte nel peccato,
perché neppure di uno resterai impunito.
9Non dire: "Egli guarderà all'abbondanza dei miei doni,
e quando farò l'offerta al Dio altissimo
egli l'accetterà".
10Non mancar di fiducia nella tua preghiera
e non trascurare di fare elemosina.
11Non deridere un uomo dall'animo amareggiato,
poiché c'è chi umilia e innalza.
12Non fabbricare menzogne contro tuo fratello
e neppure qualcosa di simile contro l'amico.
13Non volere in nessun modo ricorrere alla menzogna,
perché le sue conseguenze non sono buone.
14Non parlar troppo nell'assemblea degli anziani
e non ripetere le parole della tua preghiera.
15Non disprezzare il lavoro faticoso,
neppure l'agricoltura creata dall'Altissimo.
16Non unirti alla moltitudine dei peccatori,
ricòrdati che la collera divina non tarderà.
17Umilia profondamente la tua anima,
perché castigo dell'empio sono fuoco e vermi.
18Non cambiare un amico per interesse,
né un fratello fedele per l'oro di Ofir.
19Non disdegnare una sposa saggia e buona,
poiché la sua bontà val più dell'oro.
20Non maltrattare uno schiavo che lavora fedelmente
né un mercenario che dà tutto se stesso.
21Ami l'anima tua un servo saggio
e non ricusargli la libertà.
22Hai bestiame? Abbine cura;
se ti è utile, resti in tuo possesso.
23Hai figli? Educali e sottomettili fin dalla giovinezza.
24Hai figlie? Vigila sui loro corpi
e non mostrare loro un volto troppo indulgente.
25Accasa una figlia e avrai compiuto un grande affare;
ma sposala a un uomo assennato.
26Hai una moglie secondo il tuo cuore? Non ripudiarla;
ma di quella odiata non fidarti.
27Onora tuo padre con tutto il cuore
e non dimenticare i dolori di tua madre.
28Ricorda che essi ti hanno generato;
che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?
29Temi con tutta l'anima il Signore
e riverisci i suoi sacerdoti.
30Ama con tutta la forza chi ti ha creato
e non trascurare i suoi ministri.
31Temi il Signore e onora il sacerdote,
consegna la sua parte, come ti è stato comandato:
primizie, sacrifici espiatori, offerta delle spalle,
vittima di santificazione e primizie delle cose sante.
32Al povero stendi la tua mano,
perché sia perfetta la tua benedizione.
33La tua generosità si estenda a ogni vivente
e al morto non negare la tua grazia.
34Non evitare coloro che piangono
e con gli afflitti mòstrati afflitto.
35Non indugiare a visitare un malato,
perché per questo sarai amato.
36In tutte le tue opere ricordati della tua fine
e non cadrai mai nel peccato.
Salmi 80
1'Al maestro del coro. Su "Giglio del precetto". Di Asaf. Salmo'.
2Tu, pastore d'Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Assiso sui cherubini rifulgi
3davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza
e vieni in nostro soccorso.
4Rialzaci, Signore, nostro Dio,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
5Signore, Dio degli eserciti,
fino a quando fremerai di sdegno
contro le preghiere del tuo popolo?
6Tu ci nutri con pane di lacrime,
ci fai bere lacrime in abbondanza.
7Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini,
e i nostri nemici ridono di noi.
8Rialzaci, Dio degli eserciti,
fa' risplendere il tuo volto e noi saremo salvi.
9Hai divelto una vite dall'Egitto,
per trapiantarla hai espulso i popoli.
10Le hai preparato il terreno,
hai affondato le sue radici e ha riempito la terra.
11La sua ombra copriva le montagne
e i suoi rami i più alti cedri.
12Ha esteso i suoi tralci fino al mare
e arrivavano al fiume i suoi germogli.
13Perché hai abbattuto la sua cinta
e ogni viandante ne fa vendemmia?
14La devasta il cinghiale del bosco
e se ne pasce l'animale selvatico.
15Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
16proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato.
17Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero,
periranno alla minaccia del tuo volto.
18Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
19Da te più non ci allontaneremo,
ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.
20Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Isaia 26
1In quel giorno si canterà questo canto nel paese di Giuda:
Abbiamo una città forte;
egli ha eretto a nostra salvezza
mura e baluardo.
2Aprite le porte:
entri il popolo giusto che mantiene la fedeltà.
3Il suo animo è saldo;
tu gli assicurerai la pace,
pace perché in te ha fiducia.
4Confidate nel Signore sempre,
perché il Signore è una roccia eterna;
5perché egli ha abbattuto
coloro che abitavano in alto;
la città eccelsa
l'ha rovesciata, rovesciata fino a terra,
l'ha rasa al suolo.
6I piedi la calpestano,
i piedi degli oppressi, i passi dei poveri.
7Il sentiero del giusto è diritto,
il cammino del giusto tu rendi piano.
8Sì, nella via dei tuoi giudizi,
Signore, noi speriamo in te;
al tuo nome e al tuo ricordo
si volge tutto il nostro desiderio.
9La mia anima anela a te di notte,
al mattino il mio spirito ti cerca,
perché quando pronunzi i tuoi giudizi sulla terra,
giustizia imparano gli abitanti del mondo.
10Si usi pure clemenza all'empio,
non imparerà la giustizia;
sulla terra egli distorce le cose diritte
e non guarda alla maestà del Signore.
11Signore, sta alzata la tua mano,
ma essi non la vedono.
Vedano, arrossendo, il tuo amore geloso per il popolo;
anzi, il fuoco preparato per i tuoi nemici li divori.
12Signore, ci concederai la pace,
poiché tu dài successo a tutte le nostre imprese.
13Signore nostro Dio, altri padroni,
diversi da te, ci hanno dominato,
ma noi te soltanto, il tuo nome invocheremo.
14I morti non vivranno più,
le ombre non risorgeranno;
poiché tu li hai puniti e distrutti,
hai fatto svanire ogni loro ricordo.
15Hai fatto crescere la nazione, Signore,
hai fatto crescere la nazione, ti sei glorificato,
hai dilatato tutti i confini del paese.
16Signore, nella tribolazione ti abbiamo cercato;a te abbiamo gridato nella prova, che è la tua correzione.
17Come una donna incinta che sta per partorire
si contorce e grida nei dolori,
così siamo stati noi di fronte a te, Signore.
18Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori
quasi dovessimo partorire: era solo vento;
non abbiamo portato salvezza al paese
e non sono nati abitanti nel mondo.
19Ma di nuovo vivranno i tuoi morti,
risorgeranno i loro cadaveri.
Si sveglieranno ed esulteranno
quelli che giacciono nella polvere,
perché la tua rugiada è rugiada luminosa,
la terra darà alla luce le ombre.
20Va', popolo mio, entra nelle tue stanze
e chiudi la porta dietro di te.
Nasconditi per un momento
finché non sia passato lo sdegno.
21Perché ecco, il Signore esce dalla sua dimora
per punire le offese fatte a lui dagli abitanti della terra;
la terra ributterà fuori il sangue assorbito
e più non coprirà i suoi cadaveri.
Atti degli Apostoli 16
1Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco;2egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio.3Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco.4Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero.5Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
6Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia.7Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro;8così, attraversata la Misia, discesero a Tròade.9Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: "Passa in Macedonia e aiutaci!".10Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore.
11Salpati da Tròade, facemmo vela verso Samotràcia e il giorno dopo verso Neàpoli e12di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni;13il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite.14C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.15Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: "Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa". E ci costrinse ad accettare.
16Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina.17Essa seguiva Paolo e noi gridando: "Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza".18Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: "In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei". E lo spirito partì all'istante.19Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città;20presentandoli ai magistrati dissero: "Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei21e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare".22La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia.24Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi.
25Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli.26D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti.27Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.28Ma Paolo gli gridò forte: "Non farti del male, siamo tutti qui".29Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila;30poi li condusse fuori e disse: "Signori, cosa devo fare per esser salvato?".31Risposero: "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia".32E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa.33Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi;34poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
35Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: "Libera quegli uomini!".36Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: "I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace".37Ma Paolo disse alle guardie: "Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!".38E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono;39vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città.40Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono.
Capitolo V: L'attento esame di se stessi
Leggilo nella Biblioteca1. Non possiamo fare troppo affidamento su noi stessi, perché spesso ci manca la grazia e la capacità di sentire rettamente. Scarsa è la luce che è in noi, e subitamente la perdiamo per la nostra negligenza. Spesso poi non ci accorgiamo neppure di essere così ciechi interiormente: facciamo il male e, cosa ancora peggiore, ci andiamo scusando. Talora siamo mossi dalla passione, e la prendiamo per zelo; rimproveriamo negli altri piccole cose e passiamo sopra a quelle più grosse, commesse da noi. Avvertiamo con prontezza, e pesiamo ben bene ciò che gli altri ci fanno soffrire, ma non ci accorgiamo di quanto gli altri soffrono per causa nostra. Chi riflettesse bene e a fondo su se stesso, non giudicherebbe severamente gli altri. L'uomo interiore, prima di occuparsi di altre cose, guarda dentro di sé; e, intento diligentemente a se stesso, è portato a tacere degli altri. Solamente se starai zitto sugli altri, guardando specialmente a te stesso, giungerai a una vera e devota interiorità.
2. Se sarai tutto intento a te stesso e a Dio, ben poco ti scuoterà quello che sentirai dal di fuori. Sei forse da qualche parte, quando non sei presente in te? E se, dimenticando te stesso, tu avessi anche percorso il mondo intero, che giovamento ne avresti ricavato? Se vuoi avere pace e spirituale solidità, devi lasciar andare ogni cosa, e avere dinanzi agli occhi solamente te stesso. Grande sarà il tuo progresso se riuscirai a mantenerti libero da ogni preoccupazione terrena; se invece apprezzerai in qualche modo una qualsiasi cosa temporale, farai un gran passo indietro. Nulla per te sia grande, nulla eccelso, nulla gradito e caro, se non solamente Iddio, oppure cosa che venga da Dio. Considera vano ogni conforto che ti venga da qualsiasi creatura. L'anima che ama Dio disprezza tutto ciò che sia inferiore a Dio. Conforto dell'anima e vera letizia del cuore è soltanto Dio, l'eterno, l'incommensurabile, colui che riempie di sé l'universo.
Omelia 115: Cristo oltraggiato.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca[La sua potenza, e la sua pazienza.]
1. I Giudei avevano chiesto con urli che Pilato in occasione della Pasqua liberasse, non Gesù ma il brigante Barabba, non il salvatore ma l'uccisore, non l'autore della vita ma l'omicida. Allora Pilato prese Gesù e lo flagellò (Gv 19, 1). E' da credere che Pilato abbia fatto questo solo con l'intenzione di placare la crudeltà dei Giudei, in modo che essi, ritenendosi soddisfatti di tali maltrattamenti, desistessero dal proposito di farlo morire. E' con questa intenzione che il procuratore permise alla sua coorte di infliggere a Gesù quanto racconta l'evangelista. Può darsi che non solo lo abbia permesso ma lo abbia ordinato, quantunque l'evangelista non lo dica. Egli si limita a raccontare che cosa fecero i soldati in seguito, ma non dice che fosse per ordine di Pilato. E i soldati - dice - intrecciarono una corona di spine e gliela posero sul capo, lo rivestirono di un mantello purpureo e avanzandosi verso di lui dicevano: Salve, re dei Giudei! e gli davano schiaffi (Gv 19, 2-3). Così si adempiva ciò che Cristo aveva predetto di se stesso, insegnando ai martiri a sopportare tutto ciò che ai persecutori fosse piaciuto di far loro subire. Occultando per breve tempo la sua tremenda maestà, voleva anzitutto proporre alla nostra imitazione un grande esempio di pazienza; il suo regno che non era di questo mondo, vinceva così il mondo superbo, non con sanguinose lotte, ma con l'umiltà della pazienza; questo grano, che doveva moltiplicarsi, veniva seminato in mezzo a così orribili oltraggi, per germogliare mirabilmente nella gloria.
2. Pilato, uscito di nuovo fuori, disse: Ecco, ve lo conduco fuori perché sappiate che non trovo in lui alcun motivo di condanna. Gesù uscì portando la corona di spine e il manto di porpora. E Pilato dice loro: Ecco l'uomo! (Gv 19, 4-5). Qui si ha la prova che non fu all'insaputa di Pilato che i soldati avevano oltraggiato Gesù, sia che egli lo abbia ordinato, sia che lo abbia soltanto permesso. Abbiamo già detto per qual motivo aveva agito così: perché i nemici di Gesù, provando gusto a bere tutte queste ingiurie, non sentissero ulteriormente la sete di sangue. Gesù esce verso di loro portando la corona di spine e il manto di porpora, non splendido di gloria, ma coperto di obbrobrio. Pilato dice loro: Ecco l'uomo!, come a dire: Se siete gelosi del re, ebbene risparmiatelo, ora che lo vedete ridotto così; è stato flagellato, è stato coronato di spine, è stato ricoperto di una veste ignominiosa, è stato schernito in modo crudele, è stato schiaffeggiato; si raffreddi l'odio di fronte a tanta ignominia. Ma invece di raffreddarsi, l'odio dei Giudei si accende maggiormente e diventa feroce.
3. Nel vederlo, i gran sacerdoti e le guardie gridavano: Crocifiggilo, crocifiggilo! Disse loro Pilato: Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessun motivo di condanna. Gli risposero i Giudei: Noi abbiamo una legge, e secondo questa legge deve morire, perché ha detto di essere il Figlio di Dio (Gv 19, 6-7). Ecco un motivo di odio ancora maggiore. Infatti, sembrava un piccolo motivo quello della potestà regia che, secondo loro, Gesù aveva usurpato; e tuttavia Gesù non aveva usurpato nessuno dei due titoli, perché è vera l'una e l'altra: egli è il Figlio unigenito di Dio, ed è il re da lui costituito sopra Sion, il suo monte santo. E avrebbe ben potuto dimostrare l'una e l'altra cosa, solo che ora voleva mostrare come la sua pazienza era tanto più grande quanto più grande era la sua potenza.
4. Quando Pilato sentì questa parola ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: Donde sei tu? Ma Gesù non gli diede risposta (Gv 19, 8-9). Confrontando il racconto di tutti gli evangelisti, risulta che nostro Signore Gesù Cristo non ha taciuto soltanto questa volta, ma anche davanti ai gran sacerdoti, davanti a Erode al quale secondo Luca, Pilato lo mandò perché lo interrogasse, e davanti allo stesso Pilato (cf. Mt 26, 63; 27, 14; Mc 14, 61; 15, 5; Lc 23, 7-9; Gv 19, 9). Gesù taceva; non per nulla era stato predetto di lui: Come agnello condotto al macello, restò muto e non aprì la sua bocca (Is 53, 7), come precisamente è avvenuto quando non rispose a chi lo interrogava. Egli rispose, è vero, ad alcune delle domande che gli furono rivolte; e pertanto è per quelle alle quali non volle rispondere che è stato paragonato all'agnello, appunto perché, nel suo silenzio, non fosse considerato colpevole ma innocente. Tutte le volte che non aprì bocca dinanzi ai suoi giudici, si comportò appunto come agnello che tace davanti al tosatore, cioè: non come un colpevole conscio dei propri peccati e confuso innanzi all'accusa, ma come un mansueto che viene immolato per la colpa degli altri.
5. Pilato allora gli disse: A me non parli? Non sai che io ho potere di rilasciarti e ho potere di crocifiggerti? Rispose Gesù: Non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha una colpa maggiore (Gv 19, 10-11). Ecco che questa volta il Signore ha risposto. E tuttavia ogni volta che ha taciuto non si è comportato come un reo o un falso, ma come agnello, cioè come un uomo semplice e mansueto che non apre bocca. Quando non risponde, tace come pecora; quando risponde, insegna come pastore. Teniamo conto dunque di quanto ci dice, di quanto per mezzo dell'Apostolo ci insegna, e cioè che non v'è autorità se non da Dio (Rm 13, 1); e ancora che è più colpevole chi per odio consegna un innocente all'autorità perché venga messo a morte, che non l'autorità stessa che uccide per paura di un'altra autorità superiore. Sì, perché l'autorità che Dio aveva dato a Pilato, era soggetta all'autorità di Cesare. E' per questo che il Signore dice: non avresti nessun potere su me, qualunque sia quello che hai, se questo stesso potere non ti fosse stato dato dall'alto. Ma siccome io conosco il limite del tuo potere, e so che il tuo potere non è tale da consentirti di agire liberamente, per questo chi mi ha consegnato a te ha una colpa maggiore. Chi mi ha consegnato lo ha fatto per odio, e tu stai esercitando su di me questo potere per paura. E' vero, mai si deve uccidere un uomo, soprattutto se è innocente, per paura; tuttavia, è un delitto più grave uccidere per odio che per paura. Per questo il maestro della verità non dice: Chi mi ha consegnato a te lui sì che è colpevole, come se Pilato fosse esente da ogni colpa. Egli dice che chi lo ha consegnato a Pilato ha una colpa maggiore, per fare intendere al procuratore che anch'egli è responsabile. Pilato non è innocente per il solo fatto che i Giudei sono più colpevoli di lui.
6. Da quel momento Pilato cercava di rilasciarlo (Gv 19, 12). Che significa da quel momento? Che prima non cercava di rilasciarlo? Leggi ciò che sta scritto prima e troverai che già dapprima Pilato cercava di mettere in libertà Gesù. Da quel momento va inteso così: Per questo, cioè per questo motivo, per non addossarsi la colpa di uccidere quell'innocente che gli era stato consegnato, anche se la colpa sarebbe stata minore di quella dei Giudei che glielo avevano consegnato perché lo uccidesse. Da quel momento, dunque, cioè appunto per non commettere questo peccato, e non soltanto da ora, ma fin da principio, egli cercava di rilasciarlo.
7. I Giudei però gridavano: Se rilasci costui non sei amico di Cesare: chiunque dice di essere re si mette contro Cesare (Gv 19, 12). I Giudei ritenevano che la paura di Cesare avrebbe indotto Pilato a mettere a morte Cristo molto più efficacemente della minaccia contenuta nelle parole di prima: Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio. Il timore della loro legge non lo aveva indotto a uccidere Gesù, mentre il timore che egli fosse Figlio di Dio lo aveva ancor più trattenuto. Adesso però non poteva permettersi di disprezzare Cesare, da cui derivava il suo potere, così come aveva disprezzato la legge di un popolo straniero.
8. E l'evangelista continua dicendo: Pilato, udite queste parole, fece portar fuori Gesù e si assise nel tribunale, nel luogo detto Litostroto, in ebraico Gabbathà. Era la Preparazione della Pasqua verso l'ora sesta (Gv 19, 13-14). Circa l'ora in cui il Signore fu crocifisso, dato che un altro evangelista dice: Era circa l'ora terza quando lo crocifissero (Mc 15, 25), si è molto discusso. Quando saremo arrivati al racconto della crocifissione, affronteremo tale questione, se il Signore vorrà e secondo le nostre possibilità. Dopo essersi seduto in tribunale, Pilato disse ai Giudei: Ecco il vostro re! Allora quelli gridarono: Via, via, crocifiggilo! Dice loro Pilato: Metterò in croce il vostro re? (Gv 19, 14-15). Pilato tenta ancora di superare il terrore di Cesare che i Giudei gli avevano messo addosso, e attraverso la cattiva figura che essi ci avrebbero fatto (è per questo che dice: Metterò in croce il vostro re?) cerca di ammansire coloro che attraverso le umiliazioni inferte al Cristo non era riuscito a calmare. Ma si lascia subito vincere dalla paura.
9. Infatti, risposero i gran sacerdoti: Non abbiamo altro re che Cesare! Allora egli lo consegnò loro perché fosse crocifisso (Gv 19, 15-16). Sarebbe infatti sembrato che egli si volesse mettere apertamente contro Cesare, se davanti alla loro dichiarazione di avere come re soltanto Cesare, si fosse ostinato nell'imporre un altro re, lasciando impunito uno che essi gli avevano consegnato per farlo mettere a morte, avendo osato aspirare al regno. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Ma era forse questo che desiderava anche prima quando diceva: Prendetelo voi e crocifiggetelo, o ancor prima: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge? Ma allora perché essi non vollero crocifiggerlo, ma risposero a Pilato: A noi non è permesso di mettere a morte nessuno (Gv 18, 31)? Perché in tutti i modi insistettero affinché fosse messo a morte non da loro, ma dal procuratore, rifiutandosi appunto di prenderlo per ucciderlo, se adesso lo prendono per ucciderlo? O, se non è così, perché l'evangelista dice che Pilato lo consegnò loro perché fosse crocifisso? C'è dunque una differenza? Certamente. L'evangelista, infatti, non dice: Allora lo consegnò loro perché lo crocifiggessero; ma: perché fosse crocifisso, cioè, perché fosse crocifisso secondo la sentenza e sotto la responsabilità del procuratore. Ma l'evangelista precisa che lo consegnò loro, per mostrare che essi erano implicati nel delitto dal quale cercavano di rimanere estranei; Pilato, infatti, non sarebbe giunto alla condanna, se non fosse stato per soddisfare quello che vedeva essere il loro vivo desiderio. Ciò che segue: Presero, dunque Gesù, e lo condussero fuori, può essere senz'altro riferito ai soldati che erano agli ordini del procuratore; perché poi più esplicitamente l'evangelista dice: I soldati, quando ebbero crocifisso Gesù (Gv 14, 23). Se l'evangelista attribuisce tutta la colpa ai Giudei, lo fa a ragion veduta, in quanto ottennero ciò che ostinatamente avevano sollecitato, e furono essi i veri autori della sentenza che estorsero a Pilato. Ma di questo in un altro discorso.
3 - La manifestazione che ebbi della Divinità
La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca26. O Re altissimo e sapientissimo Signore! Quanto incomprensibili sono i tuoi giudizi e quanto inaccessibili le tue vie! Dio invitto, che vivi in eterno e che da sempre sei, chi potrà conoscere la tua grandezza, o sarà all'altezza di raccontare le tue magnifiche opere? E chi ti potrà dire: «Perché le facesti così?». Infatti tu sei altissimo al di sopra di tutti e la nostra vista non ti può raggiungere, né il nostro intelletto comprendere. Benedetto sii tu, o Re magnifico, che ti degnasti di svelare a questa tua schiava e vile vermicello grandi e altissimi misteri, sublimando ed elevando la dimora del mio spirito là dove vidi cose che non saprò ridire. Vidi il Signore e creatore di tutti. Vidi un'Altezza non espansa in se stessa prima di creare qualsiasi altra cosa. Ignoro il modo nel quale mi si mostrò, ma non ciò che vidi e compresi. E sua Maestà, che tutto comprende, sa bene come, a parlare della sua divinità, il mio pensiero resta sospeso, l'anima mia si turba profondamente, le mie facoltà si arrestano nelle loro azioni e tutta la parte superiore, lasciando quella inferiore deserta e i sensi inattivi, se ne vola dove ama, abbandonando ciò che anima. E in tali amorosi svenimenti e deliqui, i miei occhi versano lacrime e la mia lingua ammutolisce. O altissimo e incomprensibile Signor mio, oggetto infinito del mio intelletto! Oh, come alla tua vista - giacché sei immenso ed eterno - mi ritrovo annichilita, il mio essere si confonde con la polvere e a stento percepisco quel che sono! E come ardisce questa piccolezza e miseria fissare lo sguardo nella tua magnificenza e maesta grande? Anima, o Signore, il mio essere, avvalora la vista e da' vigore al mio cuore impaurito, tanto che possa riferire ciò che io ho visto e obbedire al tuo comando.
27. Con l'intelletto vidi l'Altissimo così come egli è in se stesso e compresi chiaramente con vera cognizione che egli è un Dio infinito nella sostanza e negli attributi, eterno, somma Trinità in tre Persone ed un solo vero Dio. Tre, perché si esercitano le attività del conoscersi, comprendersi ed amarsi, e uno solo, per conseguire il bene dell'unità eterna. È Trinità di Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Padre non è fatto, né creato, né generato, né può esserlo, né può avere origine. Conobbi che il Figlio trae la sua origine dal Padre, ma solamente per eterna generazione - essendo entrambi ugualmente eterni - ed è generato dalla fecondità dell'intelletto del Padre. Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio per amore. In questa Trinità indivisa non vi è cosa che si possa dire anteriore o posteriore, maggiore o minore: tutte e tre le Persone in se stesse sono egualmente eterne ed eternamente uguali, essendovi unità di essenza in trinità di Persone, cioè un Dio solo nella indivisa Trinità e tre Persone nell'unità di una sola sostanza. Non si confondono le Persone per il fatto che è un Dio solo, né si separa o si divide la sostanza per il fatto che sono tre Persone, ed essendo distinte nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, è una sola e medesima la divinità, è uguale e identica la gloria e la maestà, la potenza, l'eternità, l'immensità, la sapienza e la santità e tutti gli altri attributi. E benché siano tre le Persone in cui queste infinite perfezioni sussistono, tuttavia è uno solo il Dio vero, santo, giusto, potente, eterno ed immenso.
28. Ebbi anche la rivelazione che questa divina Trinità comprende se stessa con una vista semplice, senza che le sia necessaria una nuova e distinta conoscenza, sapendo il Padre quello che sa il Figlio e il Figlio e lo Spirito Santo quello che sa il Padre; che fra loro si amano reciprocamente con uno stesso amore immenso ed eterno. È un'unità d'intendere, di amare e di operare, uguale ed indivisibile; è una semplice, incorporea, indivisibile natura; è un essere di Dio vero, nel quale si trovano in supremo ed infinito grado tutte le perfezioni unite e raccolte insieme.
29. Conobbi la forma di queste perfezioni dell'Altissimo: che egli è bello senza neo, grande senza quantità, buono senza qualità, eterno senza tempo, forte senza infiacchire, vita senza mortalità, verità senza menzogna, presente in ogni luogo, riempiendolo senza occuparlo e stando in tutte le cose senza estensione. Non ha contraddizione nella bontà, né difetto nella sapienza; in essa è irraggiungibile, nei consigli terribile, nei giudizi giusto, nei pensieri segretissimo, nelle parole veritiero, nelle opere santo, nei tesori munifico. Lo spazio non lo dilata, né l'angustia del luogo lo restringe; in lui non c'è volontà che cambi, né tristezza che lo turbi, né cose passate che passino, né future che si succedano. A lui nessuna origine diede principio, né tempo darà fine. O immensità eterna, quali interminabili spazi ho visto in te! Quale infinità riconosco nel tuo infinito Essere! La vista non ha confine, né diminuisce, contemplando questo oggetto illimitato! È questo l'Essere immutabile, l'Essere sopra ogni altro essere, la santità perfettissima, la verità invariabile. È questo l'infinito, la latitudine e la longitudine, l'altezza e la profondità, la gloria e la sua origine, il riposo senza fatica, la bontà in grado immenso. Vidi tutto ciò nello stesso tempo e non riesco a dire quel che vidi.
30. Vidi il Signore come era prima di creare cosa alcuna e con stupore guardai dove aveva la sua sede l'Altissimo; infatti non vi era il cielo empireo, né vi erano gli altri cieli inferiori, né sole, né luna, né stelle, né elementi, ma c'era solo il Creatore senza aver creato cosa alcuna. Se ne stava tutto solo, senza la presenza degli angeli, né degli uomini, né degli animali; per questo compresi che di necessità si deve ammettere che Dio era nel suo stesso essere e che non ebbe necessità né sentì bisogno di nessuna cosa di quelle che egli creò, poiché era infinito negli attributi prima di crearle non meno che dopo e in tutta la sua eternità li possedette e possederà, come soggetto indipendente e increato. Infatti nessuna perfezione assoluta e semplice può mancare a sua Divinità, poiché egli solo è ciò che è e contiene in se stesso in modo eminentemente ineffabile tutte le perfezioni che si trovano nelle creature; inoltre, ogni cosa che esiste, è racchiusa in quell'Essere infinito, come gli effetti sono contenuti nella loro causa.
31. Compresi che l'Altissimo se ne stava appunto nell'immobilità del suo stesso essere, quando fra le medesime Persone divine - a nostro modo d'intendere - fu deciso di comunicare le loro perfezioni, distribuendole in doni. E voglio dire, per spiegarmi meglio, che Dio conosce le cose con un atto in se stesso indivisibile, semplicissimo e senza discorso: egli non procede dalla cognizione di una cosa a quella di un'altra, come procediamo noi, che discorriamo col pensiero conoscendo prima una cosa con un atto dell'intelletto e subito dopo un'altra con un altro. Ma Dio conosce tutte le cose contemporaneamente, senza che ci sia, nel suo intelletto infinito, né un prima né un dopo, dato che tutte sono unite insieme nella conoscenza divina increata, come lo sono nell'essere di Dio, dove sono racchiuse e contenute come origine prima.
32. In questa conoscenza, che prima si chiama di semplice intelligenza, secondo la naturale precedenza dell'intelletto sulla volontà, si considera in Dio un ordine non già di tempo, ma di natura, secondo il quale noi concepiamo l'atto dell'intelletto divino come un precedere quello della volontà. Infatti noi consideriamo prima di tutto in Dio il solo atto d'intendere, senza la decisione della sua volontà di dare la vita alle creature. Ora, in questo stadio o momento, le tre Persone divine si consultarono insieme, con quell'atto d'intendere, sulla convenienza delle opere ad extra, vale a dire di tutte le creature che furono, sono e saranno.
33. Inoltre Dio volle degnarsi di soddisfare al desiderio che gli espressi, per quanto indegna, di conoscere l'ordine che egli seguì, o quello che noi dobbiamo comprendere, nella creazione di tutte le cose; cosa che io gli domandavo per conoscere il posto che, secondo quest'ordine, la Madre di Dio e regina nostra ebbe nella mente divina. Per questo dirò, come meglio potrò, quello che mi fu risposto e manifestato e l'ordine che in Dio c'è tra queste idee, suddividendolo in momenti perché altrimenti non si può adattare alla nostra capacità la conoscenza di questo sapere divino, che già qui si chiama scienza di visione e alla quale appartengono le idee, ossia le immagini delle creature, che stabilì di creare e che nella sua mente ha ideate, conoscendole infinitamente meglio di come le vediamo e conosciamo noi al presente.
34. Quantunque questo sapere divino sia uno, semplicissimo e indivisibile, tuttavia, poiché le cose che vede sono molte, fra loro ordinate in modo che le une sono prima delle altre e le une hanno vita o esistenza attraverso le altre, con rispettiva dipendenza, è necessario dividere la scienza divina - e così la volontà - in molti stadi e in molti atti che corrispondano ai diversi stadi, secondo l'ordine degli oggetti. Così diciamo che Dio concepì e determinò prima questo che quello, o l'uno per mezzo dell'altro, e che, se prima non avesse voluto e conosciuto con scienza di visione una cosa, non avrebbe voluto neppure l'altra. Con ciò non si vuole inferire che vi siano in Dio molti atti d'intendere o di volere, ma vogliamo solamente dire che le cose sono concatenate fra loro e le une succedono alle altre. Immaginandole con questo ordine oggettivo, ricomponiamo, per meglio comprenderle, l'ordine stesso negli atti della scienza e volontà divina.
12 febbraio 1945
Madre Pierina Micheli
Notte spaventosa!