Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 6° settimana del tempo di Avvento e Natale
Vangelo secondo Matteo 26
1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso".
3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".
6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco?9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!".10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei".
14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli 'fissarono trenta monete d'argento'.16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?".23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".
26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".
30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:
'Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,'
32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai".34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.
36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina".
47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!".49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò.50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?".55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.
57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:
d'ora innanzi vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo'".
65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!".67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?".
69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!".70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire".71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno".72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo".73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!".74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò.75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente.
Neemia 2
1Nel mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo versai. Ora io non ero mai stato triste in sua presenza.2Perciò il re mi disse: "Perché hai l'aspetto triste? Eppure non sei malato; non può esser altro che un'afflizione del cuore". Allora io ebbi grande timore3e dissi al re: "Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non esser triste quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco?".4Il re mi disse: "Che cosa domandi?". Allora io pregai il Dio del cielo,5e poi risposi al re: "Se piace al re e se il tuo servo ha trovato grazia ai suoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla".6Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: "Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?". Io gli indicai un termine di tempo. La cosa piacque al re; mi lasciò andare.7Poi dissi al re: "Se piace al re, mi si diano le lettere per i governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino passare ed entrare in Giudea,8e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia il legname per costruire le porte della cittadella presso il tempio, per le mura della città e per la casa che io abiterò". Il re mi diede le lettere perché la mano benefica del mio Dio era su di me.
9Giunsi presso i governatori dell'Oltrefiume e diedi loro le lettere del re. Il re aveva mandato con me una scorta di capi dell'esercito e di cavalieri.10Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita furono informati del mio arrivo, ebbero gran dispiacere che fosse venuto un uomo a procurare il bene degli Israeliti.
11Giunto a Gerusalemme, vi rimasi tre giorni.12Poi mi alzai di notte e presi con me pochi uomini senza dir nulla ad alcuno di quello che Dio mi aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme e senza aver altro giumento oltre quello che io cavalcavo.13Uscii di notte per la porta della Valle e andai verso la fonte del Drago e alla porta del Letame, osservando le mura di Gerusalemme, come erano piene di brecce e come le sue porte erano consumate dal fuoco.14Mi spinsi verso la porta della Fonte e la piscina del re, ma non vi era posto per cui potesse passare il giumento che cavalcavo.15Allora risalii di notte la valle, sempre osservando le mura; poi, rientrato per la porta della Valle, tornai a casa.
16I magistrati non sapevano né dove io fossi andato né che cosa facessi. Fino a quel momento non avevo detto nulla né ai Giudei né ai sacerdoti, né ai notabili, né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano dei lavori.17Allora io dissi loro: "Voi vedete la miseria nella quale ci troviamo; Gerusalemme è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco. Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme e non saremo più insultati!".18Narrai loro come la mano benefica del mio Dio era stata su di me e anche le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero: "Alziamoci e costruiamo!". E misero mano vigorosamente alla buona impresa.
19Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita, e Ghesem l'Arabo seppero la cosa, ci schernirono e ci derisero dicendo: "Che state facendo? Volete forse ribellarvi al re?".20Allora io risposi loro: "Il Dio del cielo ci darà successo. Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire; ma voi non avete né parte né diritto né ricordo in Gerusalemme".
Salmi 65
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. Canto.'
2A te si deve lode, o Dio, in Sion;
a te si sciolga il voto in Gerusalemme.
3A te, che ascolti la preghiera,
viene ogni mortale.
4Pesano su di noi le nostre colpe,
ma tu perdoni i nostri peccati.
5Beato chi hai scelto e chiamato vicino,
abiterà nei tuoi atrii.
Ci sazieremo dei beni della tua casa,
della santità del tuo tempio.
6Con i prodigi della tua giustizia,
tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza,
speranza dei confini della terra
e dei mari lontani.
7Tu rendi saldi i monti con la tua forza,
cinto di potenza.
8Tu fai tacere il fragore del mare,
il fragore dei suoi flutti,
tu plachi il tumulto dei popoli.
9Gli abitanti degli estremi confini
stupiscono davanti ai tuoi prodigi:
di gioia fai gridare la terra,
le soglie dell'oriente e dell'occidente.
10Tu visiti la terra e la disseti:
la ricolmi delle sue ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu fai crescere il frumento per gli uomini.
Così prepari la terra:
11Ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge
e benedici i suoi germogli.
12Coroni l'anno con i tuoi benefici,
al tuo passaggio stilla l'abbondanza.
13Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.
14I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di grano;
tutto canta e grida di gioia.
Salmi 73
1'Salmo. Di Asaf.'
Quanto è buono Dio con i giusti,
con gli uomini dal cuore puro!
2Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
3perché ho invidiato i prepotenti,
vedendo la prosperità dei malvagi.
4Non c'è sofferenza per essi,
sano e pasciuto è il loro corpo.
5Non conoscono l'affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.
6Dell'orgoglio si fanno una collana
e la violenza è il loro vestito.
7Esce l'iniquità dal loro grasso,
dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.
8Scherniscono e parlano con malizia,
minacciano dall'alto con prepotenza.
9Levano la loro bocca fino al cielo
e la loro lingua percorre la terra.
10Perciò seggono in alto,
non li raggiunge la piena delle acque.
11Dicono: "Come può saperlo Dio?
C'è forse conoscenza nell'Altissimo?".
12Ecco, questi sono gli empi:
sempre tranquilli, ammassano ricchezze.
13Invano dunque ho conservato puro il mio cuore
e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
14poiché sono colpito tutto il giorno,
e la mia pena si rinnova ogni mattina.
15Se avessi detto: "Parlerò come loro",
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.
16Riflettevo per comprendere:
ma fu arduo agli occhi miei,
17finché non entrai nel santuario di Dio
e compresi qual è la loro fine.
18Ecco, li poni in luoghi scivolosi,
li fai precipitare in rovina.
19Come sono distrutti in un istante,
sono finiti, periscono di spavento!
20Come un sogno al risveglio, Signore,
quando sorgi, fai svanire la loro immagine.
21Quando si agitava il mio cuore
e nell'intimo mi tormentavo,
22io ero stolto e non capivo,
davanti a te stavo come una bestia.
23Ma io sono con te sempre:
tu mi hai preso per la mano destra.
24Mi guiderai con il tuo consiglio
e poi mi accoglierai nella tua gloria.
25Chi altri avrò per me in cielo?
Fuori di te nulla bramo sulla terra.
26Vengono meno la mia carne e il mio cuore;
ma la roccia del mio cuore è Dio,
è Dio la mia sorte per sempre.
27Ecco, perirà chi da te si allontana,
tu distruggi chiunque ti è infedele.
28Il mio bene è stare vicino a Dio:
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere
presso le porte della città di Sion.
Ezechiele 29
1Il dodici del decimo mese, anno decimo, mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, rivolgiti contro il faraone re d'Egitto e profetizza contro di lui e contro tutto l'Egitto.3Parla dunque dicendo: Così dice il Signore Dio:
Eccomi contro di te, faraone re d'Egitto;
grande coccodrillo, sdraiato in mezzo al fiume,
hai detto: Il fiume è mio, è mia creatura.
4Metterò ganci alle tue mascelle
e farò sì che i pesci dei tuoi fiumi
ti si attacchino alle squame
e ti farò uscire dalle tue acque
insieme con tutti i pesci dei tuoi fiumi
attaccati alle squame;
5getterò nel deserto te
e tutti i pesci dei tuoi fiumi
e andrai a cadere in mezzo alla campagna
e non sarai né raccolto né sepolto:
ti darò in pasto alle bestie selvatiche
e agli uccelli del cielo.
6Tutti gli abitanti dell'Egitto
sapranno che io sono il Signore,
poiché tu sei stato un sostegno di canna
per gli Israeliti.
7Quando questi ti vollero afferrare
ti rompesti lacerando loro tutta la spalla
e quando si appoggiarono a te, ti spezzasti
facendo vacillare loro tutti i fianchi".
8Perciò dice il Signore Dio: "Ecco, io manderò contro di te una spada ed eliminerò da te uomini e bestie.9L'Egitto diventerà un luogo desolato e deserto e sapranno che io sono il Signore. Perché egli ha detto: Il fiume è mio, è mia creatura.10Ebbene eccomi contro di te e contro il tuo fiume. Io farò dell'Egitto, da Migdòl ad Assuan, fino alla frontiera d'Etiopia, una terra deserta e desolata.11Piede d'uomo o d'animale non vi transiterà e rimarrà deserto per quarant'anni.12Ridurrò l'Egitto una terra desolata fra le terre assolate e le sue città saranno distrutte, rimarranno una desolazione per quarant'anni e disperderò gli Egiziani fra le genti e li disseminerò fra altre regioni".
13Perché dice il Signore Dio: "Al termine dei quarant'anni io radunerò gli Egiziani dai popoli in mezzo ai quali li avevo dispersi:14muterò la loro sorte e li ricondurrò nel paese di Patròs, nella loro terra d'origine, e lì formeranno un piccolo regno;15sarà il più modesto fra gli altri regni e non si ergerà più sugli altri popoli: li renderò piccoli e non domineranno più le altre nazioni.16Non costituiranno più una speranza per gli Israeliti, anzi ricorderanno loro l'iniquità di quando si rivolgevano ad essi: sapranno allora che io sono il Signore Dio".
17Ora, il primo giorno del primo mese dell'anno ventisettesimo, mi fu rivolta questa parola del Signore:18"Figlio dell'uomo, Nabucodònosor re di Babilonia ha fatto compiere al suo esercito una grave impresa contro Tiro: ogni testa è diventata calva e ogni spalla è piagata, ma il re e il suo esercito non hanno ricevuto da Tiro il compenso per l'impresa compiuta contro di essa.19Perciò così dice il Signore Dio: Ecco, io consegno a Nabucodònosor re di Babilonia il territorio d'Egitto; porterà via le sue ricchezze, si impadronirà delle sue spoglie, lo saccheggerà; questa sarà la mercede per il suo esercito.20Per l'impresa compiuta contro Tiro io gli consegno l'Egitto, poiché l'ha compiuta per me. Oracolo del Signore Dio.
21In quel giorno io farò spuntare un potente per la casa d'Israele e a te farò aprire la bocca in mezzo a loro: sapranno che io sono il Signore".
Apocalisse 21
1Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più.2Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.3Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
"'Ecco la dimora' di Dio con gli uomini!
'Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il "Dio-con-loro"'.
4'E tergerà ogni lacrima dai loro occhi';
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate".
5E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose"; e soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci.
6Ecco sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omega,
il Principio e la Fine.
'A colui che ha sete' darò 'gratuitamente'
acqua della fonte 'della vita'.
7Chi sarà vittorioso erediterà questi beni;
'io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio'.
8Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte".
9Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: "Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello".10L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio.11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.12La città è cinta da un grande e alto muro con dodici 'porte': sopra queste porte stanno dodici angeli e 'nomi' scritti, i nomi delle dodici 'tribù dei figli d'Israele'.13'A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte'.14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.
15Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura.16La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali.17Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo.18Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo.19Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo,20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista.21E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.
22Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.23La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello.
24'Le nazioni cammineranno alla sua luce
e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza'.
25'Le' sue 'porte non si chiuderanno mai durante il giorno',
poiché non vi sarà più notte.
26'E porteranno a lei la gloria' e l'onore 'delle nazioni'.
27'Non entrerà in essa nulla d'impuro',
né chi commette abominio o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell'Agnello.
Capitolo XVI: Sopportare i difetti degli altri
Leggilo nella Biblioteca1. Quei difetti, nostro od altrui, che non riusciamo a correggere, li dobbiamo sopportare con pazienza, fino a che Dio non disponga altrimenti. Rifletti che, per avventura, questa sopportazione è la cosa più utile per te, come prova di quella pazienza, senza della quale ben poco contano i nostri meriti. Tuttavia, di fronte a tali difficoltà, devi chiedere insistentemente che Dio si degni di venirti in aiuto e che tu riesca a sopportarle lietamente. Se uno, ammonito una volta e un'altra ancora, non si acquieta, cessa di litigare con lui; rimetti invece ogni cosa in Dio, affinché in tutti noi, suoi servi, si faccia la volontà e la gloria di Lui, che ben sa trasformare il male in bene. Sforzati di essere paziente nel tollerare i difetti e le debolezze altrui, qualunque essi siano, giacché anche tu presenti molte cose che altri debbono sopportare.
2. Se non riesci a trasformare te stesso secondo quella che pure è la tua volontà, come potrai pretendere che gli altri si conformino al tuo desiderio? Vogliamo che gli altri siano perfetti; mentre noi non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi. Ci disturba una ampia libertà degli altri; mentre non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo. Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po' più frenati. In tal modo, dunque, è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi. Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri, per amore di Dio? Ora, Dio così dispone, affinché apprendessimo a portare l'uno i pesi dell'altro (Gal 6,2). Infatti non c'è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c'è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio. Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo. Quanta virtù ciascuno di noi abbia, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l'uomo, ma esse mostrano quale esso è.
DISCORSO 333 NEL NATALE DEI MARTIRI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
La pazienza è propria dei martiri, ma l'hanno in dono da Dio. Cristo, Pane eterno e quotidiano, dà vigore ai martiri.
1. Il Signore nostro Gesù Cristo ai testimoni - cioè, ai suoi martiri, posti in ansia, comportandolo l'umana debolezza, dal dubbio di sopravvivere se lo confessassero e morissero - dette piena sicurezza dicendo loro: Nemmeno un capello del vostro capo perirà 1. Temi dunque che sia tu a perire, quando un tuo capello non perirà? Se quanto di superfluo è così custodito, sotto qual grande protezione non è la tua vita? Non perisce un capello, del cui taglio non avverti sensazione alcuna, e perisce l'anima per la quale sono attivi i tuoi sensi? È vero che predisse loro che avrebbero patito molte tribolazioni, ma per renderli più disposti con la predizione, così che quelli potessero dire: Il mio cuore è deciso 2. Che vuol dire: Il mio cuore è deciso, se non che la mia volontà è decisa? I martiri, nella passione, hanno perciò una volontà ben disposta, ma la volontà è predisposta dal Signore 3. E, fatti conoscere tutti questi futuri mali crudeli e dolorosi, aggiunse: Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime 4. Con la vostra perseveranza, disse. Non vi sarebbe certo la tua perseveranza là ove non fosse anche la tua volontà. Con la vostra perseveranza: ma, come può essere nostra? È cosa nostra quel che si ha da noi ed è cosa nostra pure quel che si dona a noi. Se infatti non si vuole che sia cosa nostra, non si dona. Come dunque doni qualcosa, se non perché sia di chi la riceve in dono da te? È espressiva quella confessione: Non riposa solo in Dio l'anima mia? È infatti da lui la mia perseveranza 5. Egli dice a noi: Con la vostra perseveranza. Anche noi possiamo dire a lui: Da lui è la mia perseveranza. È diventata tua per donazione: non essere ingrato attribuendola a te. Nella preghiera del Signore, non diciamo che è anche nostro ciò che ci viene da Dio? Ogni giorno diciamo: Nostro pane quotidiano. Hai già detto nostro, ma dici: Dacci 6. Ecco il nostro, ecco il dacci: per il fatto che è donato da lui, diventa nostro. Poiché è nostro in quanto donato da lui, se pertanto insorge la nostra superbia, diventa proprietà altrui. Tu dici: Nostro, e dici: Dacci: come dunque ti attribuisci ciò che non ti sei dato da te? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? 7 Tu dici: Nostro, e: Dacci. Riconosci il donatore, ammetti di ricevere, così che egli volentieri si degni elargire. Che saresti se non ti trovassi nel bisogno tu che vai elemosinando e sei superbo? tu che chiedi il pane, non sei forse un mendicante? Cristo, nell'uguaglianza del Padre: il nostro Pane eterno; Cristo nella carne: il nostro Pane quotidiano; eterno, fuori del tempo; quotidiano, nel tempo. Tuttavia egli è il Pane che è disceso dal cielo 8. I martiri sono forti, i martiri sono saldi nella fede: ma il Pane sostiene il vigore dell'uomo 9.
La mercede è gratuita; all'opera partecipa Dio.
2. Perciò, ascoltiamo ora la parola dell'apostolo Paolo all'approssimarsi del suo martirio, quando si attendeva la corona che gli era stata preparata: Ho combattuto la buona battaglia - disse - ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione 10. Mi consegnerà - egli dice - il Signore, giusto giudice, la corona. È un debito, quindi, ciò che consegnerà. Pertanto, il giusto giudice consegnerà; non può infatti negare la mercede dopo aver valutato l'opera. Che opera osserva? Ho combattuto la buona battaglia, è un'opera; ho terminato la corsa, è un'opera; ho conservato la fede, è un'opera. Mi resta la corona di giustizia: è la mercede. Quanto alla ricompensa, tu non vi prendi parte per nulla; nel compimento dell'opera, non sei solo ad agire. La corona ti viene da lui, ma l'opera viene da te, non senza però l'aiuto di lui. Al contrario, quando l'apostolo Paolo, Saulo un primo tempo, era un persecutore accanitissimo e inesorabile, non meritava affatto alcunché di bene, anzi un'infinità di male: meritava senz'altro di essere condannato, non di essere scelto. Ed ecco improvvisamente, mentre era intento a compiere il male e a meritare mali, viene atterrato da un solo richiamo dal cielo: è gettato a terra persecutore, si risolleva evangelizzatore. Ascoltalo, egli riconosce apertamente proprio questo: Io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento, ho ricevuto misericordia 11. È stato forse a questo punto che ha detto: Il giusto giudice mi consegnerà? Qui dice: Ho ricevuto misericordia: meritavo dei mali, ho ricevuto dei beni. Non ci ha trattato secondo i nostri peccati 12. Io ho ricevuto misericordia, non sono stato trattato secondo quanto mi era dovuto: infatti, se mi fosse stato reso il dovuto, mi sarebbe spettata la pena eterna. Non ho ricevuto, dice, quel che mi si doveva. ma ho ricevuto misericordia. Non ci ha trattato secondo i nostri peccati.
Paolo, da persecutore a pastore: come distribuisce le parti.
3. Quanto dista l'oriente dall'occidente così allontana da noi le nostre colpe 13. Allontanati dall'occidente, volgiti all'oriente. Ecco, in uno stesso uomo, Saulo e Paolo: Saulo in occidente, Paolo in oriente; il persecutore in occidente, l'evangelizzatore in oriente. Di là danno la morte i peccati, di qui nasce la giustizia. In occidente l'uomo vecchio, in oriente l'uomo nuovo: in occidente Saulo, in oriente Paolo. Donde viene questo Saulo, donde questo crudele, donde questo persecutore, donde questo tutt'altro che pastore? Costui era appunto il lupo rapace della tribù di Beniamino 14 egli stesso lo ha affermato. Ma era stato già detto in profezia: Beniamino è un lupo rapace: al mattino divora, e alla sera spartisce il bottino 15. Prima divorò, in seguito fece il pastore. Rapiva, rapiva veramente. Leggete, rapiva: leggete il libro degli Atti degli Apostoli 16. Dai sommi sacerdoti aveva ricevuto lettere che lo autorizzavano a condurre in catene, per la condanna, quanti avesse scoperti seguaci di Cristo. Andava, infieriva, bramoso di strage e di sangue: ecco rapisce. Ma è ancora mattino, c'è vanità sotto il sole 17; gli accade di trovarsi a sera appena è colpito da cecità. I suoi occhi si chiudono alla vanità di questo mondo, altri occhi, quelli interiori, sono resi capaci di vedere. Il vaso che poco prima era di perdizione, è fatto vaso di elezione, ecco, quindi, l'adempiersi di spartisce il bottino: giornalmente si dà lettura delle 'parti' del suo bottino. Osserva in qual modo egli divide le 'parti'. Sa che cosa spetti ed a chi: spartisce, non distribuisce indistintamente, senza criterio. Spartisce, cioè distribuisce, discerne; non dispensa a caso, senza ordine. Parla di sapienza tra i perfetti 18: ad alcuni, invece, non essendo capaci di assumere cibo solido, nel distribuire dice: A voi ho dato da bere latte 19.
Paolo rivede prima beni per mali, poi corrisponde ai beni con opere buone.
4. Ecco che cosa fa colui che poco prima faceva... che cosa? non voglio tornarci su. Al contrario, voglio ricordare la perversità dell'uomo, per attestare la misericordia di Dio. Soffre tribolazioni per Cristo colui dal quale Cristo aveva ricevuto tribolazioni: da Saulo diventa Paolo, da falso diventa autentico testimone. Egli che disperdeva raccoglie nell'unità; chi aggrediva, è fatto ora difensore. Da un tale Saulo, come risulta ciò che diciamo? Ascoltiamo lui. Volete sapere, dice, donde mi viene questo? Non viene da me egli dice: Ho ricevuto misericordia. Questo, egli afferma, non proviene da me: Ho ricevuto misericordia. Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? 20 Ha ricambiato infatti, non però mali per mali; ha senza dubbio ricambiato, ma non mali per mali: ha rimunerato con beni i mali. Che renderò dunque? Prenderò il calice della salvezza 21. Ricambiavi veramente? Continui a prendere. Ma ora, proprio all'approssimarsi della passione, corrisponderà beni per le opere buone, non beni per le cattive. Un primo tempo il Signore doveva evidentemente rimunerare i mali con dei mali: ma non volle rendere mali per mali, rese invece dei beni per i mali. Ricambiando i mali con beni, trovò in qual modo rimunerare con beni le opere buone.
Le stesse opere buone sono dono di Dio.
5. Infatti, ecco che niente di buono trovò in Paolo, già stato Saulo. Non avendo trovato niente di buono in lui, condonò i mali, rese dei beni. Fu perciò preveniente nel rendergli dei beni prima; ma attraverso il dono di beni, con i quali rimunerare le opere buone, proprio con tali beni corrispose una ricompensa alle opere buone: a lui che combatteva la buona battaglia, che terminava la corsa, che conservava la fede, rimunerò le opere buone. Ma con quali beni? Quelli che donò egli stesso. E che, non venne da lui di combattere la buona battaglia? E se non è dato da lui, che sta a significare quel che dici in altro passo: Ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me 22? Ecco tu dici pure: Ho terminato la corsa 23. Non ti è stato concesso anche da lui di terminare la corsa? Se egli non ha dato che tu terminassi la corsa, com'è che in altro passo tu dici: Non dipende dalla forza di volontà, né dalla perizia di chi corre, ma viene da Dio che usa misericordia 24. Ho conservato la fede 25. L'hai conservata, l'hai conservata: lo ammetto, lo accetto: riconosco che l'hai conservata; ma, se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode 26. Appunto per l'aiuto di lui, quindi, per concessione di lui e hai combattuto la buona battaglia e hai terminato la corsa e hai conservato la fede. Permetti, Apostolo, di tuo proprio non conosco che il male. Permetti, Apostolo: se ne parliamo è perché tu ci hai informati; vado ascoltando uno che confessa, non scopro un ingrato. Sappiamo bene che, da parte tua, non ti sei procurato altro che mali: perciò, quando Dio corona i tuoi meriti, nient'altro corona che i suoi doni.
Autorità della Sacra Scrittura circa la grazia di Dio.
6. Questa fede e vera pietà - perché nessuno si vanti del libero arbitrio nelle opere buone (chiunque ne è debitore veda di farne conto in modo da riconoscere chi le concede, perché non sia ingrato verso il donatore né sia, nei confronti del medico, altezzoso, se tuttora non sano, o sano non di suo potere) -, questa fede e vera pietà, ripeto, da nessun genere di argomentazioni sia divelta dai vostri cuori. Conservate quel che avete ricevuto. Che cosa avete infatti, che non avete ricevuto? 27 Questa è la testimonianza da rendere a Dio: ripetere quel che l'apostolo Paolo afferma: Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito di questo mondo. Lo spirito di questo mondo fa i superbi, lo spirito di questo mondo fa i boriosi, lo spirito di questo mondo fa in modo che uno pensi di essere qualcosa mentre non è nulla 28. Ma che afferma l'Apostolo contro lo spirito di questo mondo? Contro lo spirito di questo mondo, borioso, superbo, pieno di sé, altezzoso, non verace, che afferma? Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo spirito di Dio. Come lo provi? Per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato 29. Ascoltiamo perciò il Signore che dice: Senza di me non potete far nulla 30. Ed anche: Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo 31. Ed anche: Nessuno viene a me se non lo avrà attirato il Padre che mi ha mandato 32. Ed anche: Io sono la vite, voi i tralci: come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me 33. Ed anche quel che attesta l'apostolo Giacomo, dicendo: Ogni buon regalo e dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce 34. È quanto attesta l'Apostolo Paolo, a rintuzzare la presunzione di quelli, che si gloriano del libero arbitrio, col dire: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E, se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come non l'avessi ricevuto? 35 E ancora: Per grazia siamo salvi mediante la fede; e ciò non viene da noi, ma è dono di Dio perché nessuno possa vantarsene 36. E inoltre: A voi è stata concessa in Cristo la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui 37. E ancora: Dio che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento 38. Perciò, meditando con serietà e coscienza tali espressioni ed altre simili a queste, non condividiamo gli argomenti di coloro che, esaltando il libero arbitrio fino a montare in superbia, si fanno assai più strumenti di rovina che di elevazione. Vediamo invece di riflettere umilmente su quel che dice l'Apostolo: È Dio infatti che suscita in voi e il volere e l'operare 39.
Rendimento di grazie a Dio.
7. Rendiamo grazie al Signore e Salvatore nostro il quale, senza che mai avessimo avuto meriti precedenti, ci ha curati perché feriti, e ci ha riconciliati perché nemici e riscattati dalla schiavitù, ricondotti dalle tenebre alla luce, dalla morte richiamati alla vita. Confessando quindi umilmente la nostra debolezza, supplichiamo la sua misericordia dal momento che, secondo il salmista, la sua grazia ci previene 40; si degni non solo di custodire, ma anche di accrescere in noi quelli che sono i suoi doni o i suoi benefici e che ha avuto la bontà di concedere di sua iniziativa; egli che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
1 - Lc 21, 18.
2 - Sal 56, 8.
3 - Prv 8, 35 (sec. LXX).
4 - Lc 21, 19.
5 - Sal 61, 2.6.
6 - Mt 6, 1 1.
7 - 1 Cor 4, 7.
8 - Gv 6, 41.
9 - Sal 103, 15.
10 - 2 Tm 4, 7-8.
11 - 1 Tm 1, 13.
12 - Sal 102, 10.
13 - Sal 102, 12.
14 - Rm 11, 1.
15 - Gn 49, 27.
16 - Cf. At 9, 1 ss.
17 - 1 Cor 2, 6.
18 - 1 Cor 3, 2.
19 - 1 Tm 1, 13.
20 - Sal 115, 12.
21 - Sal 115, 13.
22 - 1 Cor 15, 10.
23 - 2 Tm 4, 7.
24 - Rm 9, 16.
25 - 2 Tm 4, 7.
26 - Sal 126, 1.
27 - Cf. 1 Cor 4, 7.
28 - Gal 6, 3.
29 - 1 Cor 2, 12.
30 - Gv 15, 5.
31 - Gv 3, 27.
32 - Gv 6, 44.
33 - Gv 15, 5.4.
34 - Gc 1, 17.
35 - 1 Cor 4, 7.
36 - Ef 2, 8-9.
37 - Fil 1, 29.
38 - Fil 1, 6.
39 - Fil 2, 13.
40 - Cf. Sal 58, 11.
Capitolo VII:L’esame di coscienza e il proposito di correggersi
Libro IV: Libro del sacramento del corpo di Cristo - Tommaso da Kempis
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1. Sopra ogni cosa è necessario che il sacerdote di Dio si appresti a celebrare, a toccare e a mangiare questo sacramento con somma umiltà di cuore e supplice reverenza, con piena fede e devota intenzione di dare gloria a Dio. Esamina attentamente la tua coscienza; rendila, per quanto ti è possibile, pura e luminosa per mezzo del sincero pentimento e dell'umile confessione dei tuoi peccati, cosicché nulla di grave tu abbia, o sappia di avere, che ti sia di rimprovero e ti impedisca di accedere liberamente al Sacramento. Abbi dispiacere di tutti i tuoi peccati in generale; e maggiormente, in particolare, abbi dolere e pianto per le tue colpe di ogni giorno. Se poi ne hai il tempo, confessa a Dio, nel segreto del tuo cuore, tutte le miserie delle tue passioni. Piangi e ti rincresca di essere ancora così legato alla carne e al mondo; così poco mortificato di fronte alle passioni e così pieno di impulsi di concupiscenza; così poco vigilante su ciò che percepiscono di fuori i sensi, così spesso perduto dietro a vane fantasie; così fortemente inclinato verso le cose esteriori e così poco attento a ciò che è dentro di noi; così facile al riso e alla dissipazione e così restio al pianto e alla compunzione; così pronto alla rilassatezza e alle comodità materiali, così pigro, invece, al rigore e al fervore; così avido di udire o vedere cose nuove e belle, e così lento ad abbracciare ciò che è basso e spregevole; così smanioso di molto possedere e così tenace nel tenere per te; così sconsiderato nel parlare e così incapace di tacere; così disordinato nella condotta e così avventato nell'agire; così profuso nel cibo; così sordo alla parola di Dio; così sollecito al riposo e così tardo al lavoro; così attento alle chiacchiere, così pieno di sonno nelle sacre veglie, compiute distrattamente affrettandone col desiderio la fine; così negligente nell'adempiere alle Ore, così tiepido nella celebrazione della Messa, così arido nella Comunione; così facilmente distratto, così di rado pienamente raccolto in te stesso; così subitamente mosso all'ira, così facile a far dispiacere agli altri; così proclive a giudicare, così severo nell'accusare; così gioioso quando le cose ti vanno bene e così poco forte nelle avversità; così facile nel proporti di fare molte cose buone, ma capace, invece, di realizzarne ben poche.
2. Confessati e deplorati, con dolore e con grande amarezza per la tua fragilità, questi e gli altri tuoi difetti, fa' il fermo proponimento di correggere per sempre la tua vita e di progredire maggiormente. Dopo di che, rimettendo a me completamente ogni tua volontà, offri te stesso sull'altare del tuo cuore, a gloria del mio nome, sacrificio perpetuo, affidando a me con fede il tuo corpo e la tua anima; cosicché tu ottenga di accostarti degnamente ad offrire a Dio la Messa e a mangiare il sacramento del mio corpo, per la tua salvezza. Non v'è dono più appropriato; non v'è altro modo per riscattare e cancellare pienamente i peccati, all'infuori della totale e perfetta offerta di se stessi a Dio, nella Messa e nella Comunione, insieme con l'offerta del corpo di Cristo. Se uno farà tutto quanto gli è possibile e si pentirà veramente, ogni volta che verrà a me per ottenere il perdono e la grazia, "Io vivo, dice il Signore, e non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva" (Ez 33,11): "giacché più non mi ricorderò dei suoi peccati" (Eb 10,17), ma tutti gli saranno rimessi.
16 ottobre 1973. Darò loro una nuova purezza.
Don Stefano Gobbi
«Ora hai un momento di quiete e ti invito ad entrare nell'intimo del mio Cuore Immacolato per vedere quale abisso di amore e di dolore esso racchiude. Il mio è un cuore di Mamma, un cuore vero, vivo, di Mamma vera e viva per tutti i suoi figli. Tutti gli uomini, redenti da mio Figlio, sono anche figli miei: lo sono nel senso più vero della parola. Anche i lontani, anche i peccatori, anche gli atei, anche quelli che respingono Dio, quelli che lo combattono e lo odiano: sono tutti figli miei. E Io sono Mamma per loro. Per molti di essi sono la sola Mamma che hanno, la sola persona che si prende cura di loro, che veramente li ama. E allora il mio Cuore è continuamente consumato dal dolore e da un più grande amore per questi miei figli. Io li voglio aiutare, li voglio salvare, perché sono la Mamma. Per questo Io soffro per loro, soffro per i loro peccati, soffro per la loro lontananza da Dio, soffro perché essi compiono il male, soffro per tutto il male che essi si fanno. Ma come aiutarli? Come salvarli? Io ho bisogno di tanta preghiera, mi occorre tanta sofferenza. Solo con la preghiera e la sofferenza di altri miei figli buoni e generosi, potrò salvare questi miei figli. Ecco il Movimento dei miei Sacerdoti: è voluto da Me per riparare il danno immenso fatto in tante anime dall'ateismo, per restaurare in tanti cuori violati l'immagine di Dio, il volto misericordioso del mio Figlio Gesù. I miei Sacerdoti sono i miei restauratori: essi ricomporranno in tante anime il volto di Dio e così porteranno tanti miei figli dalla morte alla vita. Saranno così i veri consolatori del mio Cuore Addolorato. Ma il mio è anche Cuore Immacolato, cioè un cuore di Mamma che non è mai stato offuscato da nessun'ombra, da nessun peccato, limpido come sorgente, chiaro come la luce. Ed ora esso stesso è come sommerso da tutto il fango che ha sommerso il cuore e l'anima di tanti miei figli. Veramente il Demonio della corruzione, lo Spirito della lussuria ha sedotto tutte le nazioni della terra. Più nessuna si salva. Si è disteso questo velo di morte sul mondo e le anime vengono contaminate, ancora prima che esse si aprano alla coscienza della vita. I Sacerdoti del mio Movimento devono restaurare nelle anime la purezza e devono combattere con fermezza contro il demonio della lussuria in tutte le sue manifestazioni. Devono combattere contro la moda sempre più sconveniente e provocante; devono combattere contro la stampa che propaganda il male e contro gli spettacoli che sono la rovina dei costumi. Devono combattere contro la mentalitàcorrente che tutto legittima e giustifica, contro la morale corrente che tutto permette. Soprattutto i miei Sacerdoti dovranno essere puri, molto puri! Io stessa li ricoprirò del mio manto immacolato e li farò uomini nuovi, Sacerdoti integri e immacolati. A coloro che sono caduti darò loro una nuova purezza, li chiamerò ad una seconda, più bella innocenza di dolore e di amore. Voglio che sia il Movimento dei miei Sacerdoti a riportare il profumo della purezza nel mondo: perché è solo sull'onda di questo profumo che mio Figlio Gesù tornerà ad essere il Re dei cuori e delle anime. Ecco, Sacerdoti prediletti, cosa vuol dire essere a Me Consacrati: vuol dire vivere per Me, vuol dire sentire come Me, amare e soffrire con Me per i grandi momenti che vi attendono».