Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 5° settimana del tempo di Avvento e Natale (Santissimo Nome di Gesù)
Vangelo secondo Marco 3
1Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita,2e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo.3Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti nel mezzo!".4Poi domandò loro: "È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?".5Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata.6E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
7Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea.8Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui.9Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero.10Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.
11Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!".12Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero.
13Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui.14Ne costituì Dodici che stessero con lui15e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.
16Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro;17poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono;18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo19e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.
20Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo.21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "È fuori di sé".
22Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: "Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni".23Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: "Come può satana scacciare satana?24Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi;25se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi.26Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire.27Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa.28In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno;29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna".30Poiché dicevano: "È posseduto da uno spirito immondo".
31Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.32Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano".33Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?".34Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli!35Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre".
Genesi 40
1Dopo queste cose il coppiere del re d'Egitto e il panettiere offesero il loro padrone, il re d'Egitto.2Il faraone si adirò contro i suoi due eunuchi, contro il capo dei coppieri e contro il capo dei panettieri,3e li fece mettere in carcere nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto.4Il comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li servisse. Così essi restarono nel carcere per un certo tempo.
5Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d'Egitto, che erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, che aveva un significato particolare.
6Alla mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano afflitti.7Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone e disse: "Perché quest'oggi avete la faccia così triste?".8Gli dissero: "Abbiamo fatto un sogno e non c'è chi lo interpreti". Giuseppe disse loro: "Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque".
9Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: "Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite,10sulla quale erano tre tralci; non appena essa cominciò a germogliare, apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini.11Io avevo in mano il calice del faraone; presi gli acini, li spremetti nella coppa del faraone e diedi la coppa in mano al faraone".
12Giuseppe gli disse: "Eccone la spiegazione: i tre tralci sono tre giorni.13Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti restituirà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la consuetudine di prima, quando eri suo coppiere.14Ma se, quando sarai felice, ti vorrai ricordare che io sono stato con te, fammi questo favore: parla di me al faraone e fammi uscire da questa casa.15Perché io sono stato portato via ingiustamente dal paese degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla perché mi mettessero in questo sotterraneo".
16Allora il capo dei panettieri, vedendo che aveva dato un'interpretazione favorevole, disse a Giuseppe: "Quanto a me, nel mio sogno mi stavano sulla testa tre canestri di pane bianco17e nel canestro che stava di sopra era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo sulla testa".
18Giuseppe rispose e disse: "Questa è la spiegazione: i tre canestri sono tre giorni.19Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti impiccherà ad un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne addosso".
20Appunto al terzo giorno - era il giorno natalizio del faraone - egli fece un banchetto a tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in mezzo ai suoi ministri.21Restituì il capo dei coppieri al suo ufficio di coppiere, perché porgesse la coppa al faraone,22e invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l'interpretazione che Giuseppe aveva loro data.23Ma il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò.
Salmi 89
1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".
6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.
9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.
12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.
16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.
20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.
23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.
27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.
31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.
34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".
39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.
43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.
47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?
50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.
Salmi 25
1'Di Davide'.
Alef. A te, Signore, elevo l'anima mia,
2Bet. Dio mio, in te confido: non sia confuso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
3Ghimel. Chiunque spera in te non resti deluso,
sia confuso chi tradisce per un nulla.
4Dalet. Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
5He. Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza,
Vau. in te ho sempre sperato.
6Zain. Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà che è da sempre.
7Het. Non ricordare i peccati della mia giovinezza:
ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
8Tet. Buono e retto è il Signore,
la via giusta addita ai peccatori;
9Iod. guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie.
10Caf. Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia
per chi osserva il suo patto e i suoi precetti.
11Lamed. Per il tuo nome, Signore,
perdona il mio peccato anche se grande.
12Mem. Chi è l'uomo che teme Dio?
Gli indica il cammino da seguire.
13Nun. Egli vivrà nella ricchezza,
la sua discendenza possederà la terra.
14Samech. Il Signore si rivela a chi lo teme,
gli fa conoscere la sua alleanza.
15Ain. Tengo i miei occhi rivolti al Signore,
perché libera dal laccio il mio piede.
16Pe. Volgiti a me e abbi misericordia,
perché sono solo ed infelice.
17Zade. Allevia le angosce del mio cuore,
liberami dagli affanni.
18Vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.
19Res. Guarda i miei nemici: sono molti
e mi detestano con odio violento.
20Sin. Proteggimi, dammi salvezza;
al tuo riparo io non sia deluso.
21Tau. Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.
22Pe. O Dio, libera Israele
da tutte le sue angosce.
Isaia 66
1Così dice il Signore:
"Il cielo è il mio trono,
la terra lo sgabello dei miei piedi.
Quale casa mi potreste costruire?
In quale luogo potrei fissare la dimora?
2Tutte queste cose ha fatto la mia mano
ed esse sono mie - oracolo del Signore -.
Su chi volgerò lo sguardo?
Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito
e su chi teme la mia parola.
3Uno sacrifica un bue e poi uccide un uomo,
uno immola una pecora e poi strozza un cane,
uno presenta un'offerta e poi sangue di porco,
uno brucia incenso e poi venera l'iniquità.
Costoro hanno scelto le loro vie,
essi si dilettano dei loro abomini;
4anch'io sceglierò la loro sventura
e farò piombare su di essi ciò che temono,
perché io avevo chiamato e nessuno ha risposto,
avevo parlato e nessuno ha ascoltato.
Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi,
hanno preferito quello che a me dispiace".
5Ascoltate la parola del Signore,
voi che venerate la sua parola.
Hanno detto i vostri fratelli che vi odiano,
che vi respingono a causa del mio nome:
"Mostri il Signore la sua gloria,
e voi fateci vedere la vostra gioia!".
Ma essi saranno confusi.
6Giunge un rumore, un frastuono dalla città,
un rumore dal tempio:
è la voce del Signore che paga
il contraccambio ai suoi nemici.
7Prima di provare i dolori, ha partorito;
prima che le venissero i dolori,
ha dato alla luce un maschio.
8Chi ha mai udito una cosa simile,
chi ha visto cose come queste?
Nasce forse un paese in un giorno;
un popolo è generato forse in un istante?
Eppure Sion, appena sentiti i dolori,
ha partorito i figli.
9"Io che apro il grembo materno,
non farò partorire?" dice il Signore.
"Io che faccio generare, chiuderei il seno?"
dice il tuo Dio.
10Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa quanti la amate.
Sfavillate di gioia con essa
voi tutti che avete partecipato al suo lutto.
11Così succhierete al suo petto
e vi sazierete delle sue consolazioni;
succhierete, deliziandovi,
all'abbondanza del suo seno.
12Poiché così dice il Signore:
"Ecco io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la prosperità;
come un torrente in piena
la ricchezza dei popoli;
i suoi bimbi saranno portati in braccio,
sulle ginocchia saranno accarezzati.
13Come una madre consola un figlio
così io vi consolerò;
in Gerusalemme sarete consolati.
14Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saran rigogliose come erba fresca.
La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi,
ma si sdegnerà contro i suoi nemici.
15Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco,
i suoi carri sono come un turbine,
per riversare con ardore l'ira,
la sua minaccia con fiamme di fuoco.
16Con il fuoco infatti il Signore farà giustizia
su tutta la terra
e con la spada su ogni uomo;
molti saranno i colpiti dal Signore.
17Coloro che si consacrano e purificano nei giardini,
seguendo uno che sta in mezzo,
che mangiano carne suina, cose abominevoli e topi,
insieme finiranno - oracolo del Signore -
18con le loro opere e i loro propositi.
Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.19Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle genti di Tarsis, Put, Lud, Mesech, Ros, Tubal e di Grecia, ai lidi lontani che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunzieranno la mia gloria alle nazioni.20Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutti i popoli come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari al mio santo monte di Gerusalemme, dice il Signore, come i figli di Israele portano l'offerta su vasi puri nel tempio del Signore.21Anche tra essi mi prenderò sacerdoti e leviti, dice il Signore.
22Sì, come i nuovi cieli
e la nuova terra, che io farò,
dureranno per sempre davanti a me
- oracolo del Signore -
così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome.
23In ogni mese al novilunio,
e al sabato di ogni settimana,
verrà ognuno a prostrarsi
davanti a me, dice il Signore.
24Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini
che si sono ribellati contro di me;
poiché il loro verme non morirà,
il loro fuoco non si spegnerà
e saranno un abominio per tutti".
Prima lettera di Giovanni 2
1Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto.2Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
3Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.4Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui;5ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui.6Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato.
7Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito.8E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende.9Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre.10Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo.11Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.
12Scrivo a voi, figlioli,
perché vi sono stati rimessi i peccati in virtù del suo nome.
13Scrivo a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è fin dal principio.
Scrivo a voi, giovani,
perché avete vinto il maligno.
14Ho scritto a voi, figlioli,
perché avete conosciuto il Padre.
Ho scritto a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è fin dal principio.
Ho scritto a voi, giovani,
perché siete forti,
e la parola di Dio dimora in voi
e avete vinto il maligno.
15Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui;16perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.17E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
18Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora.19Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri.20Ora voi avete l'unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza.21Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.22Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio.23Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre.
24Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre.25E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna.
26Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di traviarvi.27E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna.
28E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta.29Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è nato da lui.
Capitolo XXXVIII: Il buon governo di sé nelle cose esterne e il ricorso a Dio nei pericolo
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, tu devi attentamente mirare a questo, che dappertutto, e in qualunque azione ed occupazione esterna, tu rimanga interiormente libero e padrone di te; che le cose siano tutte sotto di te, e non tu sotto di esse. Cosicché tu abbia a dominare e governare i tuoi atti, e tu non sia come un servo o mercenario, ma tu sia libero veramente come l'ebreo, che passa dalla servitù alla condizione di erede e alla libertà dei figli di Dio. I figli di Dio stanno al di sopra delle cose di questo mondo, e tengono gli occhi fissi all'eterno; guardano con l'occhio sinistro le cose che passano, e con il destro le cose del cielo; infine non sono attratti, così da attaccarvisi, dalle cose di questo tempo, ma traggono le cose a sé, perché servano al bene, così come sono state disposte da Dio e istituite dal sommo artefice. Il quale nulla lascia, in alcuna sua creatura, che non abbia il suo giusto posto.
2. Se, di fronte a qualunque avvenimento, non ti fermerai all'apparenza esterna e non apprezzerai con occhio carnale tutto ciò che vedi ed ascolti; se, all'incontro, in ogni questione, entrerai subito, come Mosè, sotto la tenda, per avere consiglio dal Signore, udrai talvolta la risposta di Dio, e ne uscirai istruito su molte cose di oggi e del futuro. Era solito Mosè ritornare alla sua tenda, per dubbi e quesiti da risolvere; era solito rifugiarsi nella preghiera, per alleviare i pericoli e le perversità degli uomini. Così anche tu devi rifugiarti nel segreto del tuo cuore, implorando con tanta intensità l'aiuto divino. Che se - come si legge - Giosuè e i figli di Israele furono raggirati dai Gabaoniti, fu proprio perché non chiesero prima il responso del Signore; ma, facendo troppo affidamento su questi allettanti discorsi, furono traditi da una falsa benevolenza.
LETTERA 168: Timasio e Giacomo ringraziano Agostino per il libro su La natura e la grazia, scritto per loro contro l'opuscolo di Pelagio che difendeva la natura non senza ostilità contro la grazia.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta nel 415.
Timasio e Giacomo ringraziano Agostino per il libro su La natura e la grazia, scritto per loro contro l'opuscolo di Pelagio che difendeva la natura non senza ostilità contro la grazia.
TIMASIO E GIACOMO SALUTANO NEL SIGNORE IL LORO SANTISSIMO SIGNORE E VENERANDO PADRE AGOSTINO, VESCOVO
Girolamo benemerito della cultura ecclesiastica.
1. Noi, santissimo signore e venerando padre, siamo stati talmente rianimati e ricreati dalla grazia di Dio comunicataci per mezzo della tua parola, che abbiamo esclamato tutt'e due: " Ha inviato la sua parola e li ha guariti 1". Effettivamente noi costatiamo che la Santità tua ha sottoposto il testo di quell'opera a un esame così diligente, da rimanere sorpresi che hai dato la risposta ad ogni particolare, sia sui punti che un cristiano deve rifiutare, detestare e fuggire, sia su quelli in cui l'autore, pur non sostenendo errori manifesti, ha tuttavia espresso mediante una non so quale astuzia l'opinione che la grazia di Dio dev'essere abolita. Ciononostante una sola cosa ci addolora a proposito del grande servizio che ci hai reso, che cioè questo tanto eccellente dono della grazia di Dio sia brillato troppo tardi ai nostri occhi. Poiché è capitato che fossero assenti alcuni ai quali, accecati dall'errore, era necessaria questa così chiara spiegazione della verità; ma non disperiamo che arrivi - anche se un po' tardi - la medesima grazia con l'aiuto di Dio il quale desidera che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità 2. Per parte nostra, noi che già da tempo, istruiti mediante lo spirito di chiarezza che tu possiedi, ci siamo liberati dalla schiavitù di quell'errore, ti ringraziamo adesso anche perché grazie alle spiegazioni più abbondanti dateci dalla Santità tua, con cui ci hai aperto la via, abbiamo conosciuto come insegnare con più facilità agli altri ciò che già da tempo abbiamo creduto. (E d'altra mano): La misericordia di Dio esalti la Santità tua conservandoti sempre in buona salute e memore di noi.
1 - Sal 106, 20.
2 - 1 Tm 2, 14.
La fede: nostro scudo e nostra vittoria.
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaNel raccontare questo sogno Don Bosco s’introdusse così: «Era da molto
tempo che pregavo il Signore affinché mi facesse conoscere lo stato
dell’anima dei miei figliuoli. Specialmente in questi Esercizi
Spirituali io ero soprappensiero per tal motivo... E il Signore volle
favorirmi in modo che io potessi leggere nelle coscienze dei giovani
proprio come se leggessi in un libro; e quello che è più mirabile, vidi
non solo lo stato presente di ciascuno, ma le cose che a ciascuno
sarebbero accadute nell’avvenire. E ciò in modo proprio anche per me
straordinario, perché non mi avveniva mai che vedessi così bene, così
chiaro, così svelatamene nelle cose fu ture e nelle coscienze dei
giovani ».
Questa premessa sull’elemento soprannaturale del sogno acquista risalto
quando si tenga presente la grande umiltà di Don Bosco e l’abituale
senso di misurata semplicità con cui era solito pesare le sue parole.
Nel sogno Don Bosco cita il fratello Giuseppe, fratel Michele Romano,
direttore della Casa di noviziato dei Fratelli delle Scuole Cristiane di
Torino, e due sacerdoti, Don Alasonatti e Don Ruffino, che erano stati
tra i suoi primi e più devoti figli e collaboratori. Presentiamo il
racconto di Don Bosco, ridotto qua e là.
«Mi parve di trovarmi nell’Oratorio sull’imbrunire. Un numero immenso di
giovani mi circondava, come voi siete soliti fare, perché siamo amici.
Ero giunto in mezzo al cortile quando sento alte grida e urla feroci che
venivano dalla parte della portineria. I giovani fuggono a precipizio
gridando e correndo verso di noi. Io mi volsi da quella parte e vidi un
mostro che mi parve un gigantesco leone. Enorme era la sua testa, e la
bocca così smisurata e aperta, che sembrava fatta per divorare la gente
in un boccone. Da questa sporgevano fuori due grossi, acuti, lunghissimi
denti, a guisa di spade taglienti».
Don Bosco continua dicendo che i giovani gli si erano stretti attorno, ansiosi di sapere che cosa fare per salvarsi.
— Voltiamoci — rispose Don Bosco — verso il fondo dei portici,
all’immagine della Madonna, mettiamoci in ginocchio, preghiamola
fervorosamente perché venga in nostro aiuto e ci faccia conoscere chi
sia questo mostro: se è un animale feroce, tra tutti lo uccideremo; se è
un demonio, non temete, Maria ci salverà».
Intanto il mostro continuava ad avvicinarsi lentamente, quasi
strisciando per terra in atto di prendere Io slancio per avventarsi.
«Trascorsero pochi minuti di preghiera. La belva era giunta così vicino
da potere, con uno slancio, piombarci addosso. Quand’ecco, non so come,
ci vedemmo trasportati tutti nel refettorio attiguo. Al centro di esso
si vedeva la Madonna che, tutta raggiante di vivissima luce, come un
sole in pieno meriggio, illuminava tutto il refettorio, ampliato in
vastità e altezza cento volte tanto. Era attorniata da santi e da
angeli, sicché quella sala sembrava un paradiso.
Nei nostri cuori, allo spavento, sottentrò lo stupore. Gli occhi di
tutti erano intenti alla Madonna, la quale con voce dolcissima ci
rassicurò:
— Non temete — disse —; abbiate fede; questa è solo una prova che vuol fare di voi il mio divin Figlio.
Osservai allora attentamente quelli che, folgoranti di gloria, facevano
corona alla Santa Vergine e riconobbi Don Alasonatti, Don Ruffino,
Fratel Michele delle Scuole Cristiane e mio fratello Giuseppe; e altri i
quali furono anticamente nel nostro Oratorio e ora sono in paradiso.
Quand’ecco uno di coloro che facevano corteggio alla Vergine disse ad alta voce:
— Surgamus! (Sorgiamo).
— Ma come sorgiamo, se siamo già tutti in piedi!
— Surgamus! — ripeté più forte la stessa voce.
Io non sapevo rendermi ragione di questo comando. Allora un altro di
quelli che erano con la Beata Vergine s’indirizzò a me, che stavo sopra
un tavolo per dominare tutta la moltitudine, e così prese a dire con
voce mirabilmente robusta, mentre i giovani stavano attenti:
— Tu che sei prete, dovresti intendere questo Surgamus.
Quando celebri la santa Messa non dici tutti i giorni Sursum cor da (in
alto i cuori)? Intendi forse con ciò di innalzarti materialmente, oppure
di innalzare gli affetti del cuore a Dio?
Io tosto gridai ai giovani:
— Su, su, figliuoli, ravviviamo la nostra fede, innalziamo i nostri cuori a Dio.
E tutti ci inginocchiammo. E mentre noi pregavamo con slancio pieno di
fiducia, ci sentimmo sollevare sensibilmente da terra per una forza
soprannaturale e salimmo molto in alto. Tutti era vamo sollevati in aria
e io ero stupito che non cadessimo per ter ra. Ed ecco che il mostro
che avevamo veduto nel cortile, entra nella sala, seguito da
innumerevoli bestie di varia specie, ma tutte feroci. Scorrazzavano qua e
là per il refettorio, mandavano urli orribili, sembrava che ad ogni
momento fossero per slanciarsi con un salto contro di noi. Noi dall’alto
stavamo osservandole.
— Se cadessi — dicevo tra me — quale orribile strazio farebbe ro della mia persona!
Mentre eravamo in quella strana posizione, udimmo la voce della Madonna
che cantava le parole di San Paolo: Sumite ergo scutum fidei
inexpugnabile (imbracciate lo scudo inespugnabile della fede).
Era un canto così armonioso, che noi eravamo come in estasi. Stavamo
ascoltando quel canto di paradiso, quando vedemmo partire dai fianchi
della Madonna molti leggiadrissimi giovanetti forniti di ali e discesi
dal cielo. Si avvicinarono a noi portando degli scudi in mano e ne
ponevano uno sul cuore di ciascuno dei nostri giovani. Erano scudi
grandi, belli, risplendenti; si rifletteva in essi la luce che veniva
dalla Madonna. Ogni scudo pareva di ferro con un gran cerchio di
diamante e un orlo d’oro purissimo. Questo scudo rappresentava la fede.
Quando tutti fummo così armati, coloro che erano intorno alla Beata
Vergine intonarono un canto così armonioso che non trovo parole per
descriverlo.
Mentre io contemplavo quello spettacolo e mi deliziavo di quel la musica, fui scosso da una voce potente che gridava:
— Ad pugnam! (alla battaglia).
Tutte quelle belve presero ad agitarsi furiosamente. Improvvisamente
noi cademmo al suolo restando in piedi ed eccoci in lotta con le fiere,
protetti dallo scudo divino. Quei mostri, con i vapori che uscivano
dalle loro fauci, lanciavano contro di noi palle di piombo, saette e
proiettili di ogni genere; ma queste armi colpivano i nostri scudi e
rimbalzavano indietro.
Lunga fu la battaglia. Finalmente si udì la voce della Madonna:
— Haec est victoria vestra, quae vincit mundum, fides vestra (Questa è la vostra vittoria che vince il mondo: la vostra fede).
A questa voce quella moltitudine di belve, spaventata, si diede a
precipitosa fuga e scomparve; noi restammo salvi e vincitori in quella
sala immensa, sempre illuminata dalla viva luce che si dif fondeva dalla
Madonna.
Ma la nostra gioia venne turbata all’improvviso da grida e gemiti
strazianti, misti a urla feroci. Sembrava che i nostri giovani fossero
dilaniati da quelle belve, fuggite poco prima dalla sala. Io volevo
uscire fuori per portare soccorso ai miei figli, ma i giovani si erano
messi alla porta per impedirmelo. Io facevo ogni sforzo per liberarmi e
dicevo loro:
— Ma lasciatemi andare: voglio aiutare i miei giovani e se tocca loro danno o morte, voglio morire con loro!
E strappatomi dalle loro mani, fui sotto i portici, e oh! quale
spettacolo! Il cortile era sparso di morti, di moribondi e di feriti. I
giovani tentavano di fuggire, ma i mostri li inseguivano, si gettavano
loro addosso e li dilaniavano. Ma chi più di tutti faceva spaventevoli
macelli era il mostro che era comparso il primo nel cortile. Con quei
due denti simili a spade trapassava il petto dei giovani da destra a
sinistra e da sinistra a destra, e quelli con doppia ferita nel cuore
cadevano miseramente morti.
Io risolutamente mi posi a gridare:
— Coraggio, miei cari giovani!
Molti si rifugiavano vicino a me. Ma il mostro, al mio apparire, mi
corse incontro. Io, facendomi coraggio, feci qualche passo verso di lui.
Intanto alcuni giovani che avevano già vinto le bestie, uscirono dalla
sala e si unirono a me. Quel principe dei demòni si avventò contro di me
e contro di essi, ma non ci poté ferire perché eravamo difesi dagli
scudi; anzi, alla vista di questi, spaventato e quasi riverente,
indietreggiava. Fu allora che, guardando fisso quei suoi lunghi denti in
forma di spade, vi lessi due parole scritte a grossi caratteri.
Sull’uno era scritto: Otium; sull’altro: Gula.
Possibile, andavo pensando tra me, che nella nostra casa, dove c’è tanto
lavoro, ci sia chi pecchi di ozio? E di gola poi? Tra noi, anche
volendolo, non si possono commettere molte golosità».
Don Bosco continua dicendo che si rivolse a Fratel Michele per avere qualche chiarimento.
— Eh, mio caro — rispose il sant’uomo — in questo sei ancora novizio.
Riguardo alla gola devi sapere che si può peccare di intemperanza anche
quando si mangia o si bene più del bisogno, anche quando si eccede nel
dormire e nelle cure del corpo. Riguardo all’ozio, si può peccare anche
quando si lascia libera l’immaginazione nel pensare a cose che sono
pericolose.
Don Bosco conclude: «Allora volli appressarmi alla Madonna che pareva
avesse ancora qualche cosa da dirmi. Ero quasi vicino a lei, quando dal
di fuori mi pervennero all’orecchio nuove e alte grida. Subito volli
uscire per la seconda volta, ma, nell’uscire, mi svegliai» .
Oggi ancora, come sempre, brillano invincibili le quattro armi che Don
Bosco vide e insegnò a brandire contro le insidie del nemico: la fede
viva, la filiale devozione a Maria, il lavoro assiduo e la temperanza.
Don Bosco che si lancia al salvataggio dei suoi figliuoli, «pronto anche
a morire con loro», ci stimola e ci incoraggia con la sua paterna
assistenza.
Dongo (Como), 3 aprile 1988. Pasqua di Resurrezione.
Don Stefano Gobbi
«Rallegratevi con Me. Gesù, che ho portato con ineffabile amore nel mio seno verginale, e durante nove mesi gli ho donato carne e sangue, per prepararlo alla sua nascita umana, è risorto.
Rallegratevi con Me. Gesù, che da bimbo ho stretto fra le mie braccia e a cui ho insegnato a fare i primi passi e che ho formato e cresciuto, come mamma amorevole e premurosa, è risorto.
Rallegratevi con Me. Gesù, che ho contemplato nella sua infanzia ed ho visto svilupparsi, secondo il ritmo della sua crescita umana, e farsi giovane durante la sua adolescenza, è risorto.
Rallegratevi con Me. Gesù, che ha subito l'incomprensione, la emarginazione, il persistente rifiuto delle autorità religiose, mentre veniva sempre più accolto e seguito dai piccoli, dai poveri, dagli ammalati e dai peccatori, è risorto.
Rallegratevi con Me. Gesù, che è stato abbandonato dai suoi discepoli, rinnegato, tradito, condannato a morte dal tribunale religioso, portato davanti a Pilato, flagellato, coronato di spine, condotto al patibolo e crocifisso, è risorto.
Rallegratevi con Me. Gesù, che è stato ucciso sulla Croce e deposto nel sepolcro, è risorto.
Figli prediletti, in questo giorno di Pasqua, rallegratevi con Me. Partecipate alla gioia ineffabile, che il mio Cuore Immacolato ha provato, quando mi sono visto, davanti agli occhi ancora cosparsi di lacrime, mio figlio Gesù nello splendore divino del suo Corpo glorioso. In quel momento per tutta l'umanità il dolore si è trasformato nella gioia, la tenebra nella luce, la cattiveria nella bontà, il peccato nella grazia, l'odio nell'amore, la morte nella vita, la giustizia nel trionfo della divina misericordia.
Rallegratevi con Me, figli prediletti, nel vivere insieme il mistero gioioso di questa Pasqua dell'anno mariano a Me consacrato. Oggi anche questa povera umanità, che è ancora chiusa nel sepolcro gelido del peccato, del rifiuto di Dio, dell'odio, della violenza, della guerra, della impurità e della iniquità, è chiamata ad uscire dalla sua tomba di tenebra e di morte.
Rallegratevi tutti con Me, perché, in questo giorno della sua Pasqua, vi annuncio che Gesù risorto ritornerà nello splendore divino della sua maestà e della sua gloria».