Considerate questo articolo un dotto mea culpa. A lungo ho sostenuto l’impossibilità di contestare il “matrimonio” omosessuale per il semplice fatto che mancano argomenti positivi per sostenerlo. Affermare che un omosessuale non ha diritto a sposare un altro uomo non è diverso dall’affermare che un unicorno non ha diritto a essere un programmatore informatico. La proposizione è intrinsecamente assurda e contestarla significa darle credito illimitato. A riprova di questo fatto, ho sottolineato che mai prima della fine del secolo XX, almeno entro i confini della civiltà occidentale, si è pensato al matrimonio tra due persone dello stesso sesso.
Papa Francesco ha indirizzato una lettera a monsignor Maroun Lahham, vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini e vicario patriarcale per la Giordania, in occasione del primo anniversario dell’arrivo nel Regno Giordano dei profughi iracheni in fuga dall'Isis. Il Papa ha denunciato «le atroci, disumane e inspiegabili persecuzioni di chi in tante parti del mondo – e soprattutto tra i cristiani – è vittima del fanatismo e dell’intolleranza, spesso sotto gli occhi e nel silenzio di tutti. Sono i martiri di oggi, umiliati e discriminati per la loro fedeltà al Vangelo». È occasione per riflettere sugli interventi di papa Francesco, negli ultimi dodici mesi, per richiamare l'attenzione del mondo sul tema dei cristiani perseguitati, uno dei più citati nel suo magistero. Dividendo i discorsi del Pontefice secondo i temi principali che affrontano, quello dei cristiani perseguitati e della libertà religiosa viene al secondo posto, subito dopo la misericordia. Non è possibile dare conto, tanto sono numerosi, di tutti gli interventi del Pontefice sul tema: mi limito a ricordare i più significativi.