"Bella ciao", bandiere rosse, falci e mertello ai funerali di Pietro Ingrao. Tra quei segni dell'odio e della violenza compare anche don Luigi Ciotti che tiene una concione appassionata in memoria del defunto.
Sulla bara del leader comunista spunta la sciarpa rossa che don Andrea Gallo sfoggiava assieme al suo famoso pugno chiuso.
Eppure Ingrao è l'uomo che, da direttore del quotidiano l'Unità, salutò il mostro Stalin tributandogli «gloria eterna» perché «più di tutti ha fatto per la liberazione e il progresso dell'umanità». Come per esempio il massacro degl'insorti anticomunisti rivoltatisi nel 1956 contro la tirannia aregia sovietica, massacro cui Ingaro diede pieno e totale appoggio...
«La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Ma lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”. È la fede che egli vuole. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo. Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda. Sa che questi venti non sono il soffio dello Spirito Santo; sa che lo Spirito di Dio s’esprime e si manifesta nella comunione con Gesù Cristo».
Omelia ai primi vespri in occasione della chiusura dell’anno paolino
nella solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo,
Basilica di San Paolo Fuori le Mura, 28 giugno 2009
Tutto è cominciato grazie all’attenzione di una maestra delle elementari per i suoi alunni. «L’imam insegnava ai ragazzi un islam marcatamente radicale»
“Il teologo riformista Kasper: ‘Gay si nasce, no ai fondamentalisti in nome del Vangelo’”. È proprio un titolo suggestivo, gentile cardinale Walter Kasper, quello che il Corriere della Sera ha usato per presentare la sua intervista rilasciata al vaticanista del quotidiano milanese Gian Guido Vecchi.
Questa lettera (datata 29 settembre) è stata spedita da padre Ibrahim al-Sabbagh, parroco della Comunità latina d’Aleppo (Siria), ad un gruppo italiano che sostiene con preghiere e aiuti economici la sua parrocchia. I lettori di Tempi conoscono bene padre Ibrahim grazie ai reportage dalla Siria di Rodolfo Casadei. Le fotografie che vedete in pagina sono state inviate dallo stesso padre Ibrahim per documentare quanto scrive.
Esce in questi giorni per le Edizioni Ares un libro da non perdere. E’ la storia di un incredibile miracolo di guarigione avvenuto a Medjugorje quindici anni fa. Un cancro allo stadio terminale, pochi mesi di vita dinnanzi, nessuna speranza di sopravvivenza, ma un unico convincimento: in un paesino al di là dell’Atlantico la Madonna opera miracoli.
Famiglia BoyleUna moglie piena di fede, Judy, amata fin da giovanissimo; tredici figli, di cui uno, Joseph, morto ancora nella culla e un secondo, Artie Jr., affetto da autismo.
Un cognato (Kevin) e un amico (Rob) premurosi e pronti a dare la vita per te.
È questo il contesto umano di Arthur Boyle quando a 45 anni scopre di avere i giorni contati – «Sei mesi al massimo», è la diagnosi – per una metastasi al polmone recidiva di un cancro al rene, da cui era già sorprendentemente scampato 8 mesi prima…. Trovandosi sul baratro, l’Autore, forte del sostegno di Judy decide di affidarsi totalmente a Dio.
Quando nel 2014 lasciò il suo mandato attivo nella diocesi di Colonia, il Die Tagespost scrisse che «la mancanza di un tipo come Meisner si sentirà» nell'episcopato tedesco. Il cardinale Joachim Meisner, oggi arcivescovo emerito di Colonia, è nato il giorno di Natale del 1933 in pieno nazismo, e poi divenne uomo (e sacerdote) nel bel mezzo della Ddr, in pieno comunismo. Chissà, forse sarà per questa sua storia personale che una volta disse: il cristianesimo «prima di essere una istituzione è una spedizione». A Colonia, nel 1988, lo volle fortissimamente Giovanni Paolo II, che con lui condivideva una storia molto simile. Per il suo parlar chiaro lo hanno spesso etichettato con facilità, sopratutto in Germania. Anche lui è uno degli undici cardinali che hanno contribuito al libro Matrimonio e famiglia (Ed. Cantagalli).
Oggi inizia la Novena a San Giovanni XXIII (Papa)