Giunse l'ora felicissima in cui il Figlio, che nell'incarnazione si era allontanato dal cielo, doveva tornarvi per virtù propria e sedersi alla destra dell'eterno Padre, come gli toccava di diritto in quanto suo erede, generato della sua stessa sostanza e uguale a lui nella natura e nella gloria infinita. Si innalzò tanto perché prima era disceso quaggiù, come dice l'Apostolo. Aveva adempiuto pienamente quello che era stato scritto del suo avvento nel mondo, della sua vita e morte e della redenzione, e come Signore di tutto era penetrato fino al centro della terra. Pose il sigillo ai suoi misteri con questo della sua ascensione, nel quale promise lo Spirito, che non sarebbe venuto se prima egli non fosse salito all'empireo, da dove insieme con il Padre lo avrebbe inviato alla sua Chiesa. Per celebrare quel giorno tanto festoso e sublime, designò come testimoni speciali le centoventi persone alle quali aveva parlato nel cenacolo: Maria beatissima, gli Undici, i settantadue discepoli, Maria di Màgdala, Marta e Lazzaro, fratello di entrambe, le altre Marie e alcuni fedeli, uomini e donne, fino al compimento del suddetto numero.
Era la prima volta che mi capitava di assistere ad una “lezione magistrale”, senza che alcuno sviluppasse, dinnanzi all’usuale numerosa platea, l’ordinaria forbita comunicazione. Il contesto non era l’aula di una qualsiasi università, ma di una ben organizzata parrocchia nell’hinterland di Lamezia Terme. I tanti convenuti, come succede da trent’anni ogni mercoledì, stimolati da Mons. Costantino Di Bruno, teologo e assistente centrale del Movimento Apostolico, ci soffermavamo a turno a riflettere sul rapporto stretto e unico che un credente ha di solito con la Vergine Maria.
È un caldo mezzogiorno di mercoledì 7 agosto. Il cellulare di Michele Ferri, 40 anni, fratello di Andrea, il titolare di alcuni impianti di benzina ucciso due mesi fa da un dipendente e un suo complice, inizia a vibrare. Sul display un anonimo “Sconosciuto”. L’uomo, incuriosito, risponde: “Pronto?”. “Ciao Michele, sono Papa Francesco” si sente dall’altro capo del telefono.
Può la vita essere straordinaria anche se racchiusa nella normalità di una famiglia milanese come tante altre, composta da una casalinga che sogna un’esistenza borghese e il “principe azzurro”, ma finisce per sposare un consulente aziendale, da cui avrà tre figli? Per Marcella Manghi Catania sì. È la storia raccontata nel suo “Qualcosa di diverso” (edizioni Ares, 200 pagine, 13,90 euro).
Paul Bhatti, ex ministro dell’Armonia nazionale e degli Affari delle minoranze e medico, è il fratello maggiore di Shahbaz Bhatti, il politico e ministro cattolico pakistano ucciso dagli estremisti islamici nel marzo del 2011 a Islamabad per la sua azione in difesa delle minoranze religiose. Paul, che è stato invitato a rendere la sua testimonianza alla Giornata dei Movimenti il 19 maggio scorso a Roma, sarà ospite per la seconda volta del Meeting per l’Amicizia fra i popoli alla fine di agosto. Qui anticipa i temi che tratterà nel corso dell’appuntamento riminese.
750 anni fa di questi giorni si verificava a Bolsena, in provincia di Viterbo, un grande prodigio che viene ricordato con il nome di “miracolo eucaristico di Bolsena”. Un sacerdote, mentre celebrava la Messa, ebbe dei dubbi sulla reale presenza di Cristo nell’Ostia Consacrata e in quel momento l’Ostia cominciò a versare sangue, confermando prodigiosamente la presenza reale di Cristo nel pane eucaristico.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è detto «profondamente preoccupato» per la situazione di instabilità in Egitto e ha lanciato un appello ai leader «per evitare azioni e parole che possono essere interpretate come provocazioni». Intanto, è allarme anche per la comunità cristiana, il 10 per cento della popolazione, verso la quale si moltiplicano gli episodi di discriminazione. Michele Raviart ne ha parlato con Marta Petrosillo, portavoce di Aiuto alla Chiesa che soffre: «La comunità cristiana in Egitto oggi è davvero molto preoccupata perché temeva – e purtroppo gli episodi lo confermano – di divenire il “capro espiatorio” del nervosismo e del desiderio di vendetta dei Fratelli Musulmani. Nei giorni delle proteste in Egitto tantissimi cristiani hanno detto: “Abbiamo paura perché adesso non sappiamo cosa potrà succederci”».
All’Angelus, il pontefice commenta le parole di Luca: Gesù cammina con i suoi discepoli verso la sua Pasqua, e nel cammino li educa parlando di quello che porta nel cuore. “Questo Vangelo vuole dirci che il cristiano è uno che porta dentro di sé un desiderio grande, profondo: quello di incontrarsi con il suo Signore insieme ai fratelli, ai compagni di strada”. Dopo la preghiera, un saluto ai musulmani che festeggiano la fine del Ramadan.