MaM
Messaggio del 2 settembre 2005:Cari figli, io come Madre vengo a voi e vi mostro quanto vi ama Dio, vostro Padre. Voi, figli miei, dove siete? cosa è al primo posto nel vostro cuore? Cosa vi ostacola nel mettere mio Figlio al primo posto? Permettete, figli miei, che la benedizione di Dio scenda su di voi. Che la pace di Dio vi penetri. La pace che dà mio Figlio, solo Lui.

Notizie dai giornali cattolici



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Nel presentare l’incontro “Giovanni Paolo II: quell’uomo afferrato da Cristo” Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione ha detto: “Papa Wojtyla ci ha testimoniato con la sua vita che cosa può diventare un uomo se si lascia trascinare, afferrare dall’incontro cristiano”. Testimone d’eccezione all’incontro, che si è svolto al Meeting di Rimini il 22 agosto, è stato Josef Dabrowski, presidente nazionale dei ferrovieri cattolici in Polonia. Dabrowski ha raccontato di come ha conosciuto Wojtyla, dell’amicizia che lo ha legato a quell’uomo che sarebbe diventato Pontefice e di come questi gli ha cambiato la vita.
Il suo nome è Giulia, ha 8 anni ed è luce degli occhi di mamma e papà. Eppure, poco prima della sua nascita, a causa di una diagnosi di microcefalia e polimicrogiria, i medici avevano consigliato ai suoi genitori di non farla nascere. La storia di Giulia è stata raccontata mercoledì al Meeting di Rimini, dai suoi genitori, Riccardo Ribera d’Alcalà e Mariangela Fontanini, e da Bernard Dan, il neurologo che l’ha in cura. Sono intervenuti all’incontro i giornalisti Davide Perillo, direttore di Tracce, in qualità di moderatore, e Fabio Cavallari, collaboratore di Tempi. Mariangela e Riccardo hanno spiegato come la diagnosi della malattia sul feto di Giulia, non li abbia scoraggiati nemmeno per un minuto dal far nascere la loro terzogenita. La famiglia Ribera d’Alcalà, che da più di dieci anni risiede a Bruxelles, essendo entrambi i coniugi funzionari del Parlamento Europeo, ha rifiutato di vedere nella malattia della figlia una disgrazia, accogliendola – per usare le parole del filosofo Emmanuel Mounier – come “la visita di Qualcuno di molto grande”.
In quel tempo Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai”. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Va dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sua azioni” (Mt 16,21-27).
Migliaia di giovani hanno espresso pubblicamente questo lunedì la propria disposizione a consacrarsi a Cristo nel sacerdozio o nella vita religiosa, durante un incontro vocazionale del Cammino Neocatecumenale celebrato in Plaza de Cibeles a Madrid. Rispondevano all'invito dell'iniziatore del Cammino, Kiko Argüello, che nel momento culminante dell'incontro ha lanciato ai presenti l'invito a donare la propria vita a Cristo. Argüello ha quindi sottolineato la necessità di vocazioni per evangelizzare il continente asiatico: “Bisogna preparare 20.000 sacerdoti per la Cina! Dobbiamo rievangelizzare l'Europa e bisogna evangelizzare l'Asia”.
Il sacerdote è amministratore diocesano della comunità, non ufficiale. Al processo non sono stati ammessi parenti o amici, ma una fonte cattolica dice ad AsiaNews: “Condannato per la sua fermezza nel rifiutare l’iscrizione all’Associazione patriottica”. La comunità chiede alla Chiesa universale e alla Santa Sede di pregare per lui e fare di tutto per ottenerne il rilascio. Intanto, è stato liberato il gruppo di 30 fedeli di Tianshui.
«Vogliamo essere una presenza di qualità. Non importa quanti siamo, quello che conta è che diventiamo sale della terra, vivendo con stile cristiano nella società civile». Sono le parole di Jean-Gabriel Diarra, Presidente della Conferenza Episcopale del Mali, in questi giorni al Meeting di Rimini dove ha partecipato ad un dibattito sul sostegno a distanza. «Le statistiche dicono che i cattolici sono circa il 2-3% della popolazione del Mali, che conta 12 milioni di abitanti. Io dico che il dato è leggermente sottostimato, è sempre difficile avere statistiche attendibili. In ogni caso quello che conta non è il numero, siamo comunque sempre una piccola comunità che vive in un paese in gran parte islamico, quello che ci sta a cuore al momento non è invertire la proporzione, ma fare della nostra presenza, piccola, una presenza di qualità ed è quello su cui lavoriamo ogni giorno».
Nuova Delhi. La Chiesa cattolica dell’India si è unita al crescente coro di voci che chiedono ardentemente all’attivista Anna Hazare d’interrompere lo sciopero della fame messo in atto da diversi giorni per costringere il governo a varare severe leggi che contrastino la corruzione che dilaga nel Paese. «Il digiuno di Hazare ha ottenuto il suo scopo. Ora l’attivista dovrebbe ascoltare i consigli del parlamento e del primo ministro che lo invitano a smettere», ha detto ieri a La Bussola Quotidiana don Babu Joseph, portavoce della Conferenza episcopale cattolica dell’India. Don Joseph ha così chiarito la posizione assunta dalla Chiesa dopo la relazione svolta in parlamento dal primo ministro Manmohan Singh, il quale ha pure riconosciuto il ruolo catalizzante svolto da Hazare nel risvegliare la nazione davanti alla sfida della corruzione.