(1) Questa mattina il mio amabile Gesù è venuto in mezzo ad una luce e guardandomi, come se mi penetrasse dappertutto, tanto che mi sentivo annichilita, mi ha detto:
(2) “Chi sono Io e chi sei tu?”
(3) Queste parole mi penetravano fin nelle midolla delle ossa e scorgevo l’infinita distanza che passa tra l’Infinito e il finito, tra il Tutto e il niente; non solo, ma vi scorgevo ancora la malizia di questo nulla ed il modo come si era infangato, mi pareva come un pesce che nuota nelle acque; così l’anima mia nuotava nel marciume, nei vermi ed in tante altre cose atte solo a mettere orrore alla vista. Oh! Dio, che vista abominevole! L’anima mia avrebbe voluto fuggire dinanzi alla vista di Dio tre volte Santo, ma con altre due parole mi lega, cioè: “Qual è l’Amor mio verso di te? E qual è il tuo contraccambio verso di Me?”
(4) Ora, mentre alla prima parola avrei voluto fuggire spaventata dalla sua presenza, alla seconda parola, “qual è l’amor mio verso di te?” mi sono trovata inabissata, legata da tutte parti dal suo amore, sicché la mia esistenza era un prodotto dell’amore suo, onde se questo amore cessava, io più non esisteva. Quindi, mi pareva i palpiti del cuore, l’intelligenza e perfino il respiro d’essere un riprodotto del suo amore. Io nuotavo in Lui ed anche a voler fuggire mi pareva impossibile a farlo, perché il suo amore da per tutto mi circondava. Il mio amore poi mi pareva come una gocciolina d’acqua gettata nel mare, che scomparisce, non si sa più discernere.
(5) Quante cose ho compreso, ma il volerle dire, andrei troppo per le lunghe. Quindi Gesù è scomparso ed io sono lasciata tutta confusa; mi vedevo tutta peccato e nel mio interno imploravo perdono e misericordia. Dopo poco il mio unico Bene è ritornato ed io mi sentivo tutta inzuppata dall’amarezza e dal dolore dei miei peccati, e Lui mi ha detto:
(6) “Figlia mia, quando un’anima è convinta di aver fatto male nell’offendermi, già fa l’ufficio della Maddalena, che bagnò i miei piedi con le sue lacrime, li unse col balsamo e li asciugò coi suoi capelli. L’anima, quando incomincia a rimirare in sé il male che ha fatto, mi prepara un bagno alle mie piaghe. Vedendo il male, ne riceve un’amarezza e ne prova un dolore e con questo viene ad ungere le mie piaghe con un balsamo squisitissimo. Da questa conoscenza, l’anima vorrebbe fare una riparazione e, vedendo l’ingratitudine passata, si sente nascere in sé l’amore verso d’un Dio tanto buono e vorrebbe mettere la sua vita per attestare l’amore suo, e questo sono i capelli, che come tante catene d’oro, la legano all’amore mio”.