(1) Questa mattina, essendo venuto il mio adorabile Gesù, mi ha trasportato fuori di me stessa, ma con mio sommo rammarico lo vedevo di spalle, e per quanto l’ho pregato a farmi vedere il suo santissimo volto, mi riusciva impossibile. Nel mio interno andavo dicendo: “Chi sa che non sono le mie opposizioni all’ubbidienza nello scrivere, che non si benigna di farsi vedere il suo volto adorabile”. E mentre ciò dicevo piangevo. Dopo che mi ha fatto piangere, si è voltato e mi ha detto:
(2) “Io non ne faccio nessun conto delle tue opposizioni, perché la tua volontà è tanto immedesimata con la mia, che non puoi volere se non quello che voglio Io; onde, mentre ti ripugna, nell’atto stesso ti senti tirata come da una calamita a farlo, quindi, le tue ripugnanze non servono ad altro che a rendere più abbellita e splendente la virtù dell’ubbidienza; perciò non le curo”.
(3) Dopo ho guardato il suo bellissimo volto, e nel mio interno vi sentivo un contento indescrivibile, ed a Lui rivolta gli ho detto: “Dolcissimo Amor mio, se sono io e prendo tanto diletto nel rimirarti, che potette essere della nostra Mamma Regina, quando vi rinchiudesti nelle sue viscere purissime? Quali contenti, quante grazie non le conferisti?”
(4) E Lui: “Figlia mia, furono tali e tante le delizie e le grazie che versai in Lei, che basta dirti che ciò che Io sono per natura, la nostra Madre lo divenne per grazia; molto più che, non avendo colpa, la mia grazia potette signoreggiare in Lei liberamente, sicché non c’è cosa dell’Essere mio, che non conferii a Lei”.
(5) In quell’istante mi pareva di vedere la nostra Regina Madre come se fosse un altro Dio, con questa sola differenza: Che in Dio è natura sua propria, in Maria Santissima è grazia conseguita. Chi può dire come sono lasciata stupita? Come la mia mente si perdeva nel vedere un portento di grazia sì prodigioso? Onde, a Lui rivolta, gli ho detto: “Caro mio Bene, la nostra Madre ebbe tanto bene perché vi facevate vedere intuitivamente; io vorrei sapere, ed a me come vi mostrate, con la vista astrattiva o intuitiva? Chi sa se è pure astrattiva”.
(6) E Lui: “Voglio farti capire la differenza che vi è tra l’una e l’altra. Nella astrattiva l’anima rimira Dio, nell’intuitiva vi entra dentro e consegue le grazie, cioè, riceve in sé la partecipazione dell’Essere Divino; e tu quante volte non hai partecipato all’Essere mio? Quel patire che pare in te come se fosse connaturale, quella purità che giungi fino a sentire come se non avessi corpo e tante altre cose, non te le ho conferito quando ti sono tirata a Me intuitivamente?”
(7) Ah! Signore, troppo è vero, ed io quali grazie ti ho reso per tutto questo? Qual’è stata la mia corrispondenza? Sento rossore al solo pensarlo, ma deh! perdonami e fate che di me si possa conoscere, dal Cielo e dalla terra, come un soggetto delle tue infinite misericordie”.