MaM
Messaggio del 2 maggio 2010:Cari figli, oggi il Padre buono attraverso di me vi invita affinché con l’anima colma d’amore vi incamminiate nel cammino spirituale. Cari figli, riempitevi di grazia, pentitevi sinceramente per i peccati e bramate il bene. Bramate anche a nome di coloro che non hanno conosciuto la perfezione del bene. Sarete più cari a Dio. Vi ringrazio.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 2-75 Settembre 22, 1899 Gesù le parla dei suoi scritti. Contrasti con la obbedienza.

(1) Sentendomi un chiodo fitto nel cuore per le parole dette ieri dal dolce Gesù, essendo Lui sempre benigno con questa miserabile peccatrice, onde per sollevare le mie pene è venuto e, tutta compatendomi mi ha detto:

(2)Figlia mia, non volere più affliggerti. Sappi che tutto ciò che ti faccio scrivere, o sulle virtù o sotto qualche similitudine, non è altro che un farti dipingere te stessa ed a quella perfezione a cui ho fatto giungere l’anima tua”.

(3) Oh! Dio, che gran ripugnanza provo nello scrivere queste parole, perché non mi pare vero quello che dice. Mi sento che non capisco ancora che cosa sia virtù e perfezione, ma l’ubbidienza così vuole, ed è meglio crepare che avere che ci fare con lei. Molto più che ha due faccia: Se si fa come lei dice, prende l’aspetto di signora e ti carezza come amica fedelissima, di più ti promette tutti i beni che ci sono in Cielo ed in terra; poi, appena scorge un’ombra di difficoltà in contrario, subito, senza farsi avvertire, si fa per guardare e si trova guerriero che sta armando le sue armi per ferirti e distruggerti. Oh! mio Gesù, che razza di virtù è questa obbedienza che fa tremare a solo pensarla?

(4) Onde, mentre Gesù mi diceva quelle parole, io gli ho detto: “Mio buon Gesù, che giova all’anima mia l’avere tante grazie, mentre dopo mi amareggiano tutta la vita mia, specialmente per le ore di tua privazione? Perché il comprendere chi Tu sei, e di chi sono priva, è un continuo martirio per me; quindi non mi servono ad altro che a farmi vivere continuamente amareggiata”.

(5) E Lui ha soggiunto: “Quando una persona ha gustato il dolce di un cibo e poi è costretta a prendere l’amaro, per togliere quell’amarezza accresce al doppio il desiderio di gustare il dolce, e questo giova molto a quella persona, perché se gustasse sempre il dolce, senza gustare mai l’amarezza, non ne terrebbe gran conto del dolce; se gustasse sempre l’amarezza senza conoscere il dolce, non conoscendolo non ne verrebbe neppure a desiderarlo, quindi l’uno e l’altro giova, così giova anche a te”.

(6) Ed io: “Pazientissimo mio Gesù, nel sopportare un’anima così misera ed ingrata, perdonami; mi pare che questa volta voglio troppo investigare”.

(7) E Gesù: “Non ti turbare; sono Io stesso che muovo le difficoltà nel tuo interno, per avere occasione di conversare con te ed insieme per ammaestrarti in tutto”.