(1) Continua Gesù a venire, ma in un aspetto tutto nuovo. Pareva che dal suo cuore benedetto usciva un tronco d’albero, che conteneva tre radici distinte, e questo tronco dal suo sporgeva nel mio, ed uscendo dal mio cuore, il tronco formava tanti bei rami, carichi di fiori, di frutti, di perle e di pietre preziose risplendenti come stelle fulgidissime. Ora, il mio amante Gesù, vedendosi all’ombra di quest’albero, tutto si ricreava, molto più che dall’albero cadevano tante perle che formavano un bell’ornamento alla sua Umanità Santissima. Mentre stava in questa posizione, mi ha detto:
(2) “Figlia mia carissima, le tre radici che vedi che contiene quest’albero, sono la fede, la speranza e la carità. E siccome tu vedi che questo tronco esce da Me e s’introduce nel tuo cuore, ciò significa che non c’è bene che posseggano le anime che non venga da Me. Sicché dopo la fede, la speranza e la carità, il primo sviluppo che fa questo tronco, è il far conoscere che tutto il bene viene da Dio, che di loro non hanno altro che il proprio nulla, e che questo nulla non fa altro che darmi la libertà di farmi entrare in loro e farmi operare ciò che voglio; mentre vi sono altri nulla, cioè altre anime, che con la libera volontà che hanno si oppongono; onde, mancando questa conoscenza, il tronco non produce né rami, né frutti, né nessun’altra cosa di buono. I rami che contiene quest’albero, con tutto l’apparato dei fiori, frutti, perle e pietre preziose, sono tutte le diverse virtù che può possedere l’anima. Ora, chi ha dato la vita a quest’albero così bello? Certo le radici. Ciò significa che la fede, la speranza e la carità tutto abbracciano, tutte le virtù contengono, tanto, che sono messe come base e fondamento dell’albero, e senza di loro non si può produrre nessun’altra virtù”.
(3) Onde ho compreso pure che i fiori significano le virtù, i frutti i patimenti, le pietre e le perle preziose il patire puramente per il solo amor di Dio. Ecco perché quelle perle che cadevano formavano quel bell’ornamento a Nostro Signore. Ora, mentre Gesù sedeva all’ombra di quest’albero, mi guardava con tenerezza tutta paterna, onde, preso da un trasporto amoroso, che pareva che non ha potuto contenere in Sé, e strettamente abbracciandomi, ha incominciato a dire:
(4) “Quanto sei bella! Tu sei la mia semplice colomba, la mia diletta dimora, il mio vivo tempio, in cui unito col Padre e lo Spirito Santo mi compiaccio di deliziarmi. Il tuo continuo languire per Me, mi solleva e ristora dalle continue offese che mi fanno le creature. Sappi che è tanto l’amore che ti porto, che sono costretto a nasconderlo in parte, per fare che tu non impazzisca e potessi vivere, ché se te lo facessi vedere, non solo impazziresti, ma non potresti continuare a vivere, la tua debole natura resterebbe consumata alle fiamme del mio amore”.
(5) Mentre ciò diceva, io mi sentivo tutta confondere ed annichilire e mi sentivo sprofondare nell’abisso del mio nulla, perché mi vedevo tutta imperfetta, specialmente notavo la mia ingratitudine e freddezze alle tante grazie che il Signore mi fa. Ma spero che il tutto vuole ridondare a sua gloria ed onore, sperando con ferma fiducia che in uno sforzo del suo amore voglia vincere la mia durezza.