(1) Questa mattina, avendo fatto la comunione, stavo a dire al mio amabile Gesù: ”Come va che questa virtù della obbedienza è tanto impertinente e delle volte è tanto forte, che giunge a rendersi capricciosa?”
(2) E Lui: “Sai perché questa nobile signora obbedienza è come tu dici? Perché dà la morte a tutti i vizi, e naturalmente uno che deve far subire la morte ad un altro, dev’essere forte, coraggioso, e se non giunge con questo se ne avvale delle impertinenze e dei capricci. Se questo è necessario per uccidere il corpo, che è tanto fragile, molto più per dar morte ai vizi ed alle proprie passioni, che è tanto difficile che delle volte mentre compariscono morte, incominciano a rivivere di nuovo. Ecco ché questa diligente signora sta sempre in movimento e continuamente sta a spiare; se vede che l’anima fa la minima difficoltà a ciò che le viene comandato, quindi temendo che qualche vizio potrà incominciare a rivivere nel suo cuore, le fa tanta guerra e non le dà pace, fino a tanto che l’anima non si prostri ai suoi piedi ed adori in muto silenzio ciò che lei vuole, ecco perché è tanto impertinente e quasi capricciosa come tu dici. Ah, si, non c’è vera pace senza obbedienza, e se pare che si goda pace, è pace falsa, e pare perché va d’accordo con le proprie passioni, ma giammai con le virtù e si finisce col rovinare, perché discostandosi dall’ubbidienza si discostano da Me, che fui il Re di questa nobile virtù. Poi, l’ubbidienza uccide la propria volontà ed a torrenti riversa la Divina, tanto che si può dire che l’anima ubbidiente non vive della volontà sua, ma della Divina; e si può dare vita più bella, più santa, del vivere della Volontà di Dio medesimo? Onde con le altre virtù, anche le più sublimi, ci può stare l’amor proprio, ma con l’ubbidienza non mai”.