(1) Questa mattina Gesù ha voluto rinnovare le pene della crocifissione, prima mi ha trasportato fuori di me stessa, sopra d’un monte e mi ha domandato se volessi crocifiggermi, ed io: “Si Gesù mio, non altro bramo che la croce”. Mentre così dicevo, si è presentata una croce grandissima e sopra di essa mi ha disteso e con le sue proprie mani mi inchiodava. Che pene atroci soffrivo nel sentirmi trapassare le mani e piedi da quei chiodi, che per giunta, erano spuntati e che per farli penetrare si stentava e si soffriva molto, ma con Gesù riusciva tutto tollerabile. Dopo che ha compiuto di crocifiggermi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, mi ne servo di te per poter continuare la mia Passione, siccome il mio corpo glorificato non può essere capace di più soffrire, onde venendo in te, me ne avvalgo del tuo corpo come me ne avvalsi del mio nel corso della mia vita mortale, per poter continuare e soffrire la mia Passione e così poterti offerire vittima vivente, innanzi alla divina giustizia, di riparazione e di propiziazione”.
(3) Dopo ciò pareva che si aprisse il Cielo e scendeva una moltitudine di santi, tutti armati di spade, una voce come di tuono ha uscito da dentro quella moltitudine che diceva: “Veniamo a difendere la giustizia di Dio ed a fare vendetta degli uomini che tanto hanno abusato della sua misericordia”. Chi può dire ciò che succedeva sulla terra a questa discesa dei santi? Solo so dire, che chi guerreggiava da un punto e chi dall’altro, chi fuggiva, chi si nascondeva, pareva che tutti erano in costernazione.