MaM
Messaggio del 25 giugno 1992:11° anniversario: Cari figli oggi sono felice, anche se nel mio cuore c'è ancora un pò di tristezza per tutti coloro che hanno iniziato questo cammino, e poi lo hanno abbandonato la mia presenza qua è quindi per guidarvi su un nuovo cammino, un cammino di salvezza. Perciò vi invito di giorno in giorno alla conversione; però se non pregate non potete dire che vi convertite. Io prego per voi e intercedo per la pace presso Dio, prima nei vostri cuori, e poi anche intorno a voi: che Dio sia la vostra pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!". La Madonna, al termine del Messaggio, ha dato a tutti la sua benedizione speciale!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 2-1 Febbraio 28, 1899 I. M. I.

Per ordine del confessore incomincio a scrivere ciò che passa tra me e Nostro Signore giorno per giorno.

L’anno 1899, mese di Febbraio, giorno 28.

(1) Confesso la verità, gran ripugnanza io provo, è tanto lo sforzo che devo farmi per vincermi, che solo il Signore può sapere lo strazio dell’anima mia. Ma, oh santa obbedienza, che legame potente tu sei! Tu sola potevi vincermi e superare tutte le mie ripugnanze, quasi monti insuperabili, mi leghi alla Volontà di Dio e del confessore. Ma deh! oh! Sposo Santo, per quanto è grande il sacrificio, altrettanto ho bisogno d’aiuto, non voglio altro che mi introducete nelle vostre braccia e mi sostenete, così assistita da Voi potrò dire la sola verità, per sola gloria Vostra e per mia confusione.

(2) Questa mattina, avendo celebrato la messa il confessore, ho fatto anche la comunione. La mia mente si trovava in un mare di confusione, per cagione di queste obbedienze che mi vengono date dal confessore di scrivere tutto ciò che passa nel mio interno. Appena ricevuto Gesù ho incominciato a dirle le mie pene, specialmente la mia insufficienza e tant’altre cose, ma Gesù pareva che non si curava del fatto mio e non rispondeva a niente. Mi è venuto un lume nella mente ed ho detto: “Chi sa che non sono io stessa la causa che Gesù non si mostra secondo il suo solito”. Allora con tutto il cuore Gli ho detto: “Deh! mio Bene e mio tutto, non mostrarti meco sì indifferente, il cuore me lo fai spezzare per il dolore, se è per lo scritto, venga, che venga, anche mi costasse il sacrificio della vita vi prometto di farlo!” Allora Gesù ha cambiato aspetto e tutto benigno, mi ha detto:

(3)Che cosa tu temi? Non ti ho Io assistito l’altre volte, la mia luce ti circonderà dappertutto e così potrai tu manifestarlo”.

(4) Mentre così diceva, non so come ho visto il confessore vicino a Gesù ed il Signore gli ha detto: “Vedi, tutto ciò che fai passa nel Cielo, perciò vedi la purità con cui devi operare, pensando che tutti i tuoi passi, parole ed opere vengono alla mia presenza, e se sono puri, cioè fatti per Me, Io ne prendo diletto grandissimo e me li sento a Me d’intorno, come tanti messaggeri che mi ricordano continuamente di te; ma se sono per fini bassi e terreni, invece ne prendo fastidio”. E mentre così diceva, pareva che gli prendesse le mani e sollevandole al Cielo, gli diceva: “L’occhio sempre in alto; siete del Cielo, operate per il Cielo”.

(5) Mentre vedevo il Confessore e che Gesù così gli diceva, nella mia mente mi pareva che, se così si operasse, succedeva lo stesso come quando una persona deve sloggiare da una casa per andare ad un’altra, che fa? Prima manda tutte le robe e tutto ciò che essa tiene e poi se ne va essa. Così noi, prima mandiamo le nostre opere a prendere il posto per noi nel Cielo, e poi, quando giungerà il nostro tempo andremo noi. Oh! che bel corteggio ci faranno!

(6) Ora, mentre vedevo il confessore, mi ricordavo che mi aveva detto che doveva scrivere sulla fede il modo come il Signore mi aveva parlato su questa virtù. Mentre così pensavo, in un istante il Signore mi ha tirato talmente a Sé, che mi sono sentita fuori di me stessa nella volta dei cieli, insieme con Gesù, e mi ha detto queste precise parole:

(7)La Fede è Dio”.

(8) Ma queste due parole contenevano una luce immensa, che è impossibile spiegarle, ma come posso le dirò. Nella parola “fede” comprendevo che la fede è Dio stesso. Come al corpo il cibo materiale dà vita acciocché non morisse, così la fede dà la vita all’anima; senza la fede l’anima è morta. La fede vivifica, la fede santifica, la fede spiritualizza l’uomo e lo fa tenere l’occhio ad un Ente Supremo, in modo che niente apprende delle cose di quaggiù, e se le apprende, le apprende in Dio. Oh! la felicità d’un anima che vive di fede, il suo volo è sempre verso il Cielo, in tutto ciò che le succede si rimira sempre in Dio ed ecco come nella tribolazione la fede la solleva in Dio e non se ne affligge, neanche meno lamento, sapendo che non deve formare qui il suo contento, ma nel Cielo. Così se la gioia, la ricchezza, i piaceri la circondano, la fede la solleva in Dio e dice fra sé: “Oh! quanto sarò più contenta, più ricca nel Cielo!” Quindi, di questi terreni ne prende fastidio, li disprezza, e se li mette sotto dei piedi. A me sembra che ad un’anima che vive di fede, succede come ad una persona che possedesse milioni e milioni di monete ed anche regni interi, ed un’altra che vorrebbe offrirle un centesimo. Or, che direbbe costei? Non l’avrebbe a sdegno, non glielo getterebbe in faccia? Aggiungo: E se quel centesimo fosse tutto infangato, quale sono le cose terrene, di più, e se quel centesimo fosse dato solo ad imprestito? Or direbbe costei: “Immense ricchezze io godo e posseggo, e tu ardissi d’offerirmi questo vil centesimo così fangoso e solo per poco tempo?” Io credo che ritorcerebbe subito lo sguardo e non accetterebbe il dono. Così fa l’anima che vive di fede in riguardo alle cose terrene.

(9) Or andiamo un’altra volta all’idea del cibo: Il corpo, prendendo il cibo non solo si sostiene, ma partecipa della sostanza del cibo che già si trasforma con lo stesso corpo. Ora così l’anima che vive di fede; siccome la fede è Dio stesso, l’anima viene a vivere dello stesso Dio, e cibandosi dello stesso Dio viene a partecipare della sostanza di Dio, e partecipando viene ad assomigliarsi a Lui ed a trasformarsi con lo stesso Dio, quindi avviene all’anima che vive di fede che santo Iddio, santa l’anima; potente Iddio, potente l’anima; sapiente, forte, giusto Iddio, sapiente, forte, giusta l’anima, così di tutti gli altri attributi di Dio. Insomma, l’anima diviene un piccolo Dio. Oh! la beatitudine di quest’anima sulla terra, per essere poi più beata nel Cielo.

(10) Compresi ancora che non altro significano quelle parole che il Signore dice alle anime sue dilette, cioè: “Ti sposerò nella fede”. Che il Signore in questo mistico sposalizio viene a dotare le anime delle sue stesse virtù. Mi sembra come due sposi, che unendo le loro proprietà insieme, non si discerne più la roba dell’uno e dell’altro e ambedue si rendono patrono. Ma nel fatto nostro, l’anima è povera, tutto il bene ne viene da parte del Signore che la rende partecipe delle sue sostanze.

(11) Vita dell’anima è Dio, la fede è Dio e l’anima possedendo la fede, viene ad innestare in sé tutte le altre virtù, di modo che essa se ne sta come re nel cuore e le altre se ne stanno d’intorno, come sudditi servendo alla fede, sicché le stesse virtù, senza la fede, sono virtù che non hanno vita.

(12) Pare a me che Iddio in due modi comunica la fede all’uomo: La prima è nel santo battesimo; la seconda è quando Iddio benedetto, spiccando una particella della sua sostanza nell’anima, le comunica la virtù di far miracoli, come poter risorgere i morti, sanare gli infermi, arrestare il sole ed altro. Oh! se il mondo avesse fede, si cambierebbe in un paradiso terrestre!

(13) Oh! quanto alto e sublime è il volo dell’anima che si esercita nella fede. A me sembra che l’anima, esercitandosi nella fede, fa come quei timidi uccelletti che temendo d’essere presi dai cacciatori o pure qualche altra insidia, fanno la loro dimora sulle cime degli alberi, o pure sulle alture, quando poi sono costretti a prendere il cibo scendono, prendono il cibo e subito se ne volano nella loro dimora; e qualche uno, più accorto, prende il cibo e neppure se lo mangia sul terreno, per essere più sicuro se lo porta sulle cime degli alberi e là se lo inghiottisce. Così l’anima che vive di fede, è tanto timida delle cose terrene, che per paura di essere insidiata, neppure le degne d’uno sguardo, la sua dimora è in alto, cioè sopra tutte le cose della terra e specialmente nelle piaghe di Gesù Cristo, e da dentro quelle beate stanze geme, piange, prega e soffre insieme col suo Sposo Gesù sulla condizione e miseria in che giace il genere umano. Mentre essa vive in quei forami delle piaghe di Gesù, il Signore le dà una particella delle sue virtù, e l’anima si sente in sé quelle virtù come se fossero sue, ma però avverte che sebbene se le vede sue, il possederle le viene dato, che sono state comunicate dal Signore. Succede come ad una persona che ha ricevuto un dono che essa non possedeva, ora che fa? Se lo prende e se ne rende padrona, ma per ogni qual volta lo guarda dice fra sé: “Questo è mio, ma però mi fu donato da quel tale”. Così fa l’anima cui il Signore spiccando da Sé una particella del suo Essere Divino, la trasmuta in Sé stesso.

(14) Or, quest’anima, come aborrisce il peccato, ma insiememente compatisce gli altri, prega per chi vede che cammina nella via del precipizio, si unisce insieme con Gesù Cristo e si offre vittima a soffrire per placare la divina giustizia e per risparmiare le creature dai meritati castighi, e se fosse necessario il sacrificio della vita, oh! quanto volentieri lo farebbe per la salvezza di un’anima sola.

(15) Avendomi detto il confessore che io gli spiegassi come veggo la Divinità di Nostro Signore qualche volta, io gli risposi che era impossibile sapergli dir nulla, ma la notte mi apparve il benedetto Gesù e quasi mi rimproverò di questo mio diniego ed allora mi fece balenare come due raggi luminosissimi; col primo compresi nel mio intelletto che la fede è Dio e Dio è la fede. Mi sono provata a dire qualche cosa sulla fede, mi proverò a dire come veggo Iddio e questo fu il 2o raggio.

(16) Ora, mentre mi trovo fuori di me stessa e trovandomi nell’alto dei cieli ora mi è parso di vedere Dio dentro d’una luce e Lui stesso pareva anche luce ed in questa luce si trovava bellezza, fortezza, sapienza, immensità, altezza, profondità senza termini e confini, sicché pur nell’aria che respiriamo vi è Dio stesso che si respira, sicché ognuno lo può fare come vita propria, come lo è infatti. Sicché nessuna cosa gli sfugge e nessuna lo può sfuggire. Questa luce pare che sia tutta voce e senza che parla, tutta operante mentre sempre riposa; si trova dappertutto, senza niente ingombrare, e mentre si trova dappertutto, tiene anche il suo centro. Oh! Dio, quanto sei incomprensibile, ti veggo, ti sento, sei la mia vita, ti restringi in me, mentre resti sempre immenso e niente perdi di Te, eppure mi sento balbuziente e mi pare di non saper né dire nulla.

(17) Per potermi spiegare meglio secondo il nostro umano linguaggio, dico che veggo un’ombra di Dio in tutto il creato, perché in tutto il creato, dove ha gettato l’ombra della sua bellezza, dove i suoi profumi, dove la sua luce, come nel sole, dove io veggo un’ombra speciale di Dio, lo veggo come adombrato in questo pianeta, come re di tutti gli altri pianeti. Che cosa è sole? Non è altro che un globo di fuoco, uno è il globo, ma molti sono i raggi, di talché noi possiamo comprendere facilmente:

(18) 1° Il globo Iddio, dai raggi gl’immensi attributi di Dio.

(19) 2o. Il sole è fuoco, ma insieme è luce ed è calore, quindi la Santissima Trinità adombrata nel sole: Il fuoco è il Padre, la luce è il Figlio, il calore è lo Spirito Santo, ma uno è il sole, e come non si può dividere il fuoco dalla luce e dal calore, così una è la potenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che fra Loro non si possono realmente separare. E come il fuoco nello stesso istante produce la luce ed il calore, sicché non si può concepire il fuoco senza concepirsi anche la luce ed il calore, così non si può concepire il Padre prima del Figlio e dello Spirito Santo, e così vicendevolmente hanno tutti e Tre lo stesso principio eterno.

(20) Aggiungo che la luce del sole si spande ovunque; così Iddio, con la sua immensità dovunque penetra, però ricordiamoci che questo non è che un’ombra, perché il sole non giungerebbe dove non può penetrare con la sua luce, ma Dio penetra dovunque. E’ Spirito purissimo Iddio e noi Lo possiamo raffigurare nel sole che fa penetrare i suoi raggi dovunque, senza che nessuno li possa prendere fra mani, più Dio guarda tutto, le iniquità, le nefandezze degli uomini e Lui resta sempre quello che è, puro, santo, immacolato. Ombra di Dio è il sole che manda la sua luce sulle immondezze e resta immacolato, nel fuoco spande la sua luce e non si arde, nel mare, nei fiumi e non si affoga, dà luce a tutti, feconda tutto, dà vita a tutto col suo calore e non immiserisce di luce, né niente perde del suo calore e molto più, mentre fa tanto bene a tutti, lui di nessuno fa bisogno e resta sempre quello che è, maestoso, risplendente, senza mai mutarsi. Oh! come si ravvisano bene nel sole le qualità divine, con la sua immensità si trova nel fuoco e non si arde, nel mare e non si affoga, sotto dei nostri passi e non si calpesta, dà a tutti e non immiserisce e di nessuno fa bisogno, guarda tutto, anzi è tutt’occhio e non c’è cosa che non senta, è a giorno d’ogni fibra del nostro cuore, d’ogni pensiero della nostra mente ed essendo Spirito purissimo non ha né orecchie, né occhi, e per qualunque successo non mai si muta. Il sole, investendo il mondo con la sua luce non si affatica, così Iddio, dando vita a tutti, aiutando e reggendo il mondo, non si affatica. Per non godere più l’uomo la luce del sole ed i suoi benefici influssi, può nascondersi, può mettere ripari, ma al sole nulla gli fa, rimane quello che è, il male cadrà tutto sopra dell’uomo. Così il peccatore, col peccato può allontanarsi da Dio e non più godere i suoi benefici influssi, ma a Dio nulla gli fa, il male è tutto suo.

(21) Anche la rotondità del sole mi simboleggia l’eternità di Dio che non ha né principio né fine. La stessa luce penetrante del sole, che nessuno può restringere nel suo occhio, e che se volesse fissarlo nel suo pieno meriggio resterebbe abbagliato, e se il sole si volesse avvicinare all’uomo, l’uomo ne resterebbe incenerito. Così del Sole Divino, nessuna mente creata può restringerlo nella sua piccola mente per comprenderlo in tutto quello che è, e se volesse sforzarsi ne resterebbe abbagliata e confusa, e se questo Sole Divino volesse sfoggiare tutto il suo amore, facendolo sentire mentre è in carne mortale, l’uomo ne resterebbe incenerito. Onde, ha gettato un’ombra di Sé e delle sue perfezioni su tutto il creato, sicché pare lo vediamo e tocchiamo e ne restiamo toccati continuamente.

(22) Oltre di ciò, dopo che il Signore disse quelle parole: “La fede è Dio”. Io gli dissi: “Gesù, mi vuoi bene?”

(23) E Lui ha soggiunto: “E tu, mi vuoi bene?

(24) Io subito ho detto: “Si Signore e Voi lo sapete che senza di Voi mi sento mancare la vita”.

(25)Ebbene” ha ripreso Gesù, “Tu mi vuoi bene, Io pure, quindi, amiamoci e stiamoci sempre insieme”.

(26) Così ha finito per questa mattina. Ora, chi può dire quanto la mia mente ha compreso di questo Sol Divino? Mi pare di vederlo e di toccarlo ovunque, anzi mi sento investita dentro e fuori di me stessa, ma la mia capacità è piccina, piccina, mentre pare che comprende qualche cosa di Dio, al vederlo pare che non ho compreso niente, anzi di avere spropositato, spero che Gesù perdoni i miei spropositi.