MaM
Messaggio del 25 ottobre 1993: Cari figli, in questi anni vi ho invitato a pregare e a vivere quello che vi dico, ma voi vivete poco i miei messaggi. Voi parlate ma non vivete: è per quello, figliuoli, che questa guerra dura così a lungo. Vi invito ad aprirvi a Dio e a vivere con Dio nel vostro cuore, praticando il bene e testimoniando i miei messaggi. Io vi amo e desidero proteggervi da ogni male, ma voi non volete! Cari figli, non posso aiutarvi se non vivete i comandamenti di Dio, se non vivete la messa, se non rigettate il peccato. Vi invito a diventare apostoli dell'amore e della bontà. In questo mondo senza pace, testimoniate Dio e il suo amore; e Dio vi benedirà e vi darà quello che gli chiedete. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Anna Katharina Emmerick - La chiesa trionfante

«Durante i miei dolori tenevo vicino le reliquie che mi aveva mandato Ovenberg , le quali presero a luccicare. Vidi un Santo, cinto dalla bianca aureola della gloria, scendere su di me, mentre il luccichio delle reliquie si fondeva in una sola splendida luce con quest’ultimo. Mi sembrò allora di udire una voce: “Queste reliquie sono delle mie ossa. Io sono Ignazio!”
Dopo quest’avvenimenti dovetti sopportare una lunga notte di tremendo tormento, con dolori lancinanti che come un coltello mi trafiggevano le ferite, gridai misericordia affinché il Signore non mi mandasse dolori più forti di quanto io potessi sopportare . A questa supplica mi apparve il Signore, il mio sposo, che sotto la forma di Bambino mi disse poche parole che non posso ripetere, ma più o meno così: “Io ti ho adagiata nel mio letto nuziale delle sofferenze e ti ho dato i patimenti come grazia per la conciliazione, e i gioielli delle espiazioni per i peccatori e i sofferenti. Tu devi soffrire per gli altri, ma io non ti lascerà sola perché tu sei unita alla Vite”. Quest’immenso conforto ricevuto dal Signore mi sostenne per tutta la notte sollevandomi e infondendomi la forza necessaria per sopportare i dolori. Soffrii con pazienza. Verso la mattina ricevetti un’altra visione di sant’Ignazio: mentre le sue reliquie luccicavano di nuovo chiamai il caro Santo, presi le sue reliquie nella mano con amore e rispetto. Lo chiamai in nome del dolce Cuore di Gesù, allora lo vidi scendere dall’alto, e come gi fu per la prima volta, l’aureola di luce che circondava l’apparizione del Santo si fondeva con quella delle reliquie in un solo splendore. Udii di nuovo le stesse parole: “Queste sono delle mie ossa!” Poi sant’Ignazio mi spiegò quante grazie avesse ricevuto da Gesù, mi promise di essermi vicino ed aiutarmi nel mio compito sulla terra e alleviarmi le malattie del corpo. Mi raccomandò pure di celebrare una commemorazione nel mese seguente. Dopo questo confortante incontro l’apparizione scomparve e vidi alcune immagini della vita del Santo.

Mi trovavo in un lettino fuori da una chiesa, il coro era separato da una grata e vidi alcune persone, erano i dodici uomini della Compagnia di Ignazio, potetti riconoscere Saverio e Faber . Sembrava che fossero pronti a partire per qualche destinazione, non erano tutti sacerdoti. Vestivano però come Ignazio seppure con qualche variazione. Sull’altare ardevano le candele e si intravedevano appena le prime luci dell’alba: Ignazio non era ancora vestito per la celebrazione della santa Messa, sebbene avesse gi la stola sulle spalle. Un altro, che beveva acqua benedetta, lo accompagnava. Ignazio attraversò la chiesa e giunse tra i suoi compagni, poi prese a benedire con l’aspersorio. Mi preparai ad accoglierlo, giunse fino al mio lettino e mi asperse abbondantemente. In quel momento il mio corpo spossato fu attraversato dalla dolcezza e dal sollievo per i miei dolori. Poi celebrò con l’abito sacerdotale una lunga Messa che durò molto più a lungo del normale. Notai sul suo capo una fiamma e uno dei suoi dodici compagni allargò le braccia, come se lo volesse aiutare o sorreggere. Ignazio fu travolto dalle lacrime e ricondotto all’altare dai compagni, appariva così stravolto che poteva appena muoversi da solo. In altre visioni, sulla vita di Ignazio e della sua Compagnia, vidi gli uomini di quest’ultima vicino al Papa per la cerimonia di riconoscimento dell’ordine religioso; tutti erano in una grande sala, fermi, mentre alle porte si trovavano altri religiosi. Il Papa sedeva su un seggio maestoso, portava una mantellina rossa e credo una cappellina bianca. La “Società di Gesù”, appena entrata, si prosternò innanzi al Papa. Uno parlò per tutti, non so più se Ignazio era con loro. Poi il Papa li benedisse e diede loro dei documenti.

In un’altra immagine, Ignazio ascoltava un cattivo prete che gli confessava sinceramente, in lacrime, la sua vita passata. Il Santo lasciò improvvisamente i suoi confratelli e si diresse verso una casa isolata, dove si trovava un uomo che accusava dolori immensi. Poi mi sembrò vedere quest’ultimo correre e Ignazio inseguirlo e abbracciargli le ginocchia pregando per la guarigione della sua anima: quest’uomo migliorò e si unì alla Compagnia.
Quindi vidi sant’Ignazio solo, attraversava le montagne in abito da mendicante, e si portava attraverso deserti e territori montuosi immensi, avvolti dall’oscurità. Veniva seguito dal diavolo sotto forma di drago, finché Ignazio gli ficcò il bastone in gola e ne fece uscire il fuoco, poi ritirò il bastone e proseguì tranquillo il suo cammino.

La sera stessa, dopo queste visioni, il “pellegrino” trovò l’ammalata che recitava l”Officium» di sant’Ignazio in latino. Pregava senza libro. Alla vista del Brentano lei gli disse: «Ho ricevuto da Ignazio grande sollievo: mi rivolsi a lui in piena devozione, e mi apparve la sua immagine avvolta in uno strale di luce, dal suo cuore luccicava il nome santissimo di Gesù come un sole. Egli appariva totalmente inondato da un amore infiammato per Gesù. Iniziai allora a pregare rivolta verso di lui, e cominciarono a fluire come onde, dalla sua immagine, tutte le parole e le antifone della supplica, e io ricevetti una grande dolcezza nel dono della preghiera». Così il rapimento contemplativo della pia suora si concluse con la conosciuta “Oratio recitanda ante imaginem sancti Ignatii”.
Quando Anna Katharina fu assalita ancora dalle sue pene prese rifugio di nuovo in sant’Ignazio, il quale le diede la forza di sopportarle con pazienza. Poi la veggente così comunicava al “pellegrino”:
«Ignazio e Saverio erano uniti con il Cuore di Gesù Cristo, e in questo perenne contatto distribuivano sollievo e conforto, insegnavano, aiutavano e servivano ammalati e disperati. Allora vidi, alla luce della contemplazione, il grande effetto che aveva la loro attività tra i popoli, e rivolgendo loro il mio cuore dissi: “avete così amato ed aiutato nella vostra vita con la fragilità propria degli uomini, ma ispirati dalla forza di Dio, continuate ancora ad aiutare in modo più potente nella luce e nell’amore dalla fonte della grazia!” Sparite le immagini terrene vidi entrambi i Santi, l’uno vicino all’altro, radiosi, sembrava come se fossero investiti da un mondo di luce. Ignazio era avvolto da una bianca gloria, Saverio da uno splendore rosso, come quello dei martiri. A questa vista tutta la mia anima venne irradiata dalla luce e dalla vita come se, tramite loro, avessi ricevuto la luce della consolazione da Dio. Ieri sera, nell’iniziare la preghiera di Ignazio, sentii interiormente un flusso di parole di amore e gioia. Allora chiamai tutte le creature alla lode e alla supplica: cantai la lode ai Santi ed elevai la mia preghiera a Dio rivolgendomi al nostro Signore Gesù Cristo. Giunsi a Lui per mezzo della Santa Vergine Maria, Madre di Dio, ed a Lei tramite i Santi, ed a questi per mezzo di Ignazio e Saverio».
Quando nel pomeriggio la pia suora udì “il pellegrino” recitare un antico canto su entrambi i Santi, in cui tutte le creature vengono sollecitate alla loro lode, disse: «Così ho pregato anch’io per loro».

«Con il giubilo della preghiera, della lode e della supplica, prendeva sempre più consistenza, rendendosi più chiara, un’apparizione dei due Santi nella Gerusalemme celeste. Andai verso l’apparizione di entrambi i Santi nella Gerusalemme celeste. Non posso esprimere l’atmosfera di somma gioia e lo splendore che c’era in questo posto; adesso non mi appariva più come la città che avevo visto precedentemente, bensì come un grande mondo di luce e splendore, dove si vedono solo strade interminabili che vanno in tutte le direzioni, tutto è in preciso ordine e infinita armonia d’amore.

Al centro, in alto, avvolta da uno splendore inconcepibile, aveva posto la santissima Trinità e i ventiquattro anziani, sotto di loro in un proprio mondo di luce si trovavano i Cori degli Angeli. Tutti i Santi, sempre raggruppati nei loro ordini religiosi, erano nei loro palazzi e stavano seduti su troni. Tra questi, in modo più chiaro, vedo quelli di cui ho più devozione e contatti spirituali e ne conservo le reliquie. Quando essi pregano si rivolgono alla SS. Trinità, da cui ne ricevono la luce. Li vidi poi andare verso alcuni alberi meravigliosi e piante, che si trovavano in posti particolari tra i palazzi, colmi di rugiada, frutta e miele. Vidi anche gli Angeli muoversi tra gli alberi, rapidi come fulmini. Molti Santi erano intorno ad Ignazio: Francesco Borgia, Carlo Borromeo, Luigi, Stanislao Kostka, Francesco Regis, ne vidi molti, erano anche qua . A queste parole la Veggente s’interruppe, sembrò come se contemplasse un’immagine. Il “pellegrino” non capì bene, in un primo momento credette che si trattasse di un’apparizione di S. Francesco d’Assisi, mentre invece ella, stimolata dalle vicine reliquie, vedeva S. Francesco di Sales. Poi la pia suora continuò: ‘Egli non era vicino ad Ignazio, ma in un Coro di vescovi. Mi avvicinai poi in preghiera ad un Coro di Santi da me conosciuti. Prima avevo guardato solo ad Ignazio e avevo visto gli altri lontani. La pia suora era stanchissima, poiché tutta la notte aveva avuto dolori e visioni mentre il corpo tremava e vibrava tutto. Piangendo di gioia disse: Non ricordo più quali cose meravigliose vidi e quali verità e chiarezze si aprirono innanzi ai miei occhi. Tutto era immerso in una molteplicità d’insieme e nello stesso tempo racchiuso in una verità sola. Tutto e tutti erano assorti in un amore reciproco. Le strade tra i palazzi erano ricoperte di perle con le sembianze di astri. In quest’armonia celeste mi apparvero Agostino, fregiato con le sue decorazioni dell’ordine, il vescovo Ludgerio con una chiesa in mano, così come lo si effigia; Gioacchino e sant’Anna che avevano entrambi in mano un ramo verde; ebbi la comprensione interiore che questo fosse il simbolo nostalgico per l’attesa della venuta del Messia, il quale avrebbe trovato origine dalla loro carne. Così pure mi fu chiara la loro nostalgia sulla terra, le loro suppliche, le persecuzioni e la loro purificazione.