MaM
Messaggio del 25 settembre 1986:Cari figli, vi invito ad aiutare tutti con la vostra pace, perché la vedano e comincino a cercarla. Voi siete, cari figli, nella pace. E non potete capire cosa significhi non averla. Perciò vi invito, ad aiutare con la vostra preghiera e con la vostra vita, ad annientare nella gente tutto ciò che è male e a scoprire l'inganno di cui si serve satana. Pregate perché la verità prevalga in ogni cuore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Camilla Bravi - 25 marzo 1951. Mercoledì Santo.

Nella Comunione spirituale, e mentre seguivo in spirito la Messa, Gesù mi lavava nel suo Sangue e mi istruiva con le sue ispirazioni, o voce interiore. E così parlava al mio cuore:

«Oggi, mercoledì santo, fui scomunicato dalle Chiese delle Sinagoghe, dai Sommi Pontefici di allora. Tutti avevano il diritto di prendermi e consegnarmi nelle loro mani, perché dopo lo strepitoso miracolo della risurrezione del mio amico Lazzaro, vedendo che tutto il popolo mi seguiva, avevano decretato di farmi morire. Lascia che oggi Io mi comunichi a te. Ciò che m'ha fatto soffrire di più nella mia passione, è stato l'abbandono del Padre mio celeste, perché in quel momento Io ero l'oggetto della sua maledizione, ed Egli sfogava su Me la sua giusta collera perché non solo rappresentavo il peccatore, ma personificavo il peccato, essendomi addossato tutti i peccati del mondo».

«Provai in questa pena il dolore umano, morale e spirituale. Umano, perché, abbandonato alla sola natura umana, non sentii più gli effetti della Divinità in Me, proprio come quando tu sei in tenebre e non mi senti più in te. Morale, perché Io, bellezza infinita e immacolata, provai tanto schifo, ribrezzo e nausea al vedermi coperto di tutti i peccati come da una lebbra schifosa, e avendo tanto in odio il peccato, ero come schiacciato sotto il suo peso e mi sentivo come morirne dalla nausea. Dolore spirituale, perché mi vedevo l'oggetto dello sdegno del Padre, essendo coperto di peccati, che ero venuto in terra a riparare».

«E Io soffrivo come se veramente m'avesse abbandonato per sempre. Chi potrà conoscere l'immensità e l'intensità di questa pena? Non v'è creatura alla quale sia dato conoscerla. E questo fu il dolore più grande della mia dolorosa passione».

«Altro dolore forte fu il tradimento di Giuda. Il mio dolore fu accresciuto dal fatto che egli non volle credere al mio Amore infinito, che gli avrebbe perdonato il deicidio. Se avesse creduto al mio Amore, l'avrei perdonato. Il mio dolore aumentò anche alla vista di altri miei Sacerdoti che nei secoli Mi avrebbero tradito, e più ancora che si sarebbero dannati perché non avrebbero creduto al mio Amore. E il dolore si dilatò smisuratamente alla vista di tutti quei peccatori induriti nel peccato che non avrebbero più creduto in Me, e si sarebbero dannati rendendo inutile per loro la mia passione e il mio Sangue sparso con tanto amore».

«Altro dolore fu l'odio dei miei nemici, i tormenti che mi fecero subire, e la viltà con la quale attraverso i secoli avrebbero dilaniata la mia Chiesa, i miei Sacerdoti e i fedeli: essi sono veri lupi famelici di odio e di sangue, veri figli di Satana».

«Infine fu uno strazio la vista del dolore di mia Madre diletta, la Vergine santa. Ella mi amava come suo Dio e come suo Figlio, e più di tutte le creature unite insieme. Ella, tutta Immacolata, divina per partecipazione e per grazia, vedeva il suo Figlio e suo Dio, innocente e immacolato, ricoperto di tutti i peccati del mondo e dell'odio dei nemici, mentre Io amavo tutti d'un Amore infinito; mi vedeva calpestato, vilipeso, flagellato, incoronato di spine, trattato da pazzo, tradito, fatto morire in croce come un malfattore da quel popolo che Io avevo amato tanto, per il quale avevo compiuto tanti miracoli».

«Nella sua anima passava tutto ciò che lacerava la mia. Pur consapevole della mia Risurrezione gloriosa, dimenticò in quei momenti ciò che poteva lenire il suo dolore. E come il Padre sequestrò in Me gli effetti della mia Divinità, per rendere più intenso il mio dolore, così sequestrò nella Vergine quei ricordi che potevano lenire il suo dolore, perché soffrisse senza conforto, perché Ella, come Corredentrice, doveva essere tutta conforme a Me».

«Ella mi amava come suo Dio, ma anche come suo Figlio; e Io l'amavo come la creatura più bella, ma anche come mia Madre. Quale dolore alla vista della mia Madre diletta!».

«Per conoscere il dolore di Maria Santissima bisognerebbe misurare e conoscere il suo Amore per Iddio. Ella ha rivestito di carne il Verbo divino, l'uomo-Dio, per opera dello Spirito Santo. Ella (primogenita) Figlia del Padre, Madre del Figlio divino, sposa dello Spirito Santo, per le sue relazioni con la Santissima Trinità ha ricevuto la capacità di amare Dio anche per tutte le creature, d'un amore immacolato, d'un amore tanto grande ch'Ella sola poté ricevere».

Gesù continuò: «Sì, il suo dolore è stato sconfinato, grande come il suo Amore, ed Ella sola con Me poteva dire: "O voi che passate per via, guardate se v'è dolore più grande del mio! Un Dio vilipeso e schernito, che muore in croce nell'umiliazione e nel dolore più atroce per amore dell'uomo. E tace, Dio infinita sapienza, e si lascia immolare come Agnello perché schiavo dell'Amore che porta all'uomo". E l'amore sconfinato di Maria per il suo Dio, aumenta il suo dolore alla vista del Sangue divino del Figlio, sparso con tanto Amore e che tanti avrebbero calpestato con tanta ingratitudine in tutti i secoli; e avrebbero continuato a crocifiggere il loro Dio nella sua Chiesa santa. Fu tanto il dolore di Maria Santissima, che se non fosse stata sostenuta da un miracolo, sarebbe morta, come Io sarei morto dal dolore nel Getsemani se il Padre divino non mi avesse mandato un Angelo per consolarmi, mostrandomi i frutti della Redenzione. E fra quelli che si sarebbero salvati, ho visto anche te, mia piccola schiava d'amore, che avrei salvata dall'inferno e dal demonio perché avresti creduto al mio Amore. Come ho sofferto con Amore per tutti, e specialmente per te!».

«Oggi, mercoledì santo, mi avevano scomunicato dalla comunità ebraica. Io mi nascosi, ed essi solo al giovedì poterono arrestarmi, perché Io ho voluto così e mi sono offerto. Oggi mi nascondo in te, che sei nascosta nel Cuore di Maria, e mi comunico a te. Non importa se nell'aridità non ne hai alcuna percezione sensibile. Amami e adorami con la Vergine addolorata per coloro che mi bestemmiano e mi odiano. Amami e pregami per i miei nemici di oggi, i senza Dio, i Comunisti. Amami e adorami per tutti. Cerca di tacere, di stare unita a Me e alla Madonna. Intanto Io parlo al tuo cuore, ai nostri Sacerdoti».

Io cercai di svincolarmi dalle sue braccia e prostrarmi ai suoi Piedi, ma Gesù, stringendomi a Sé, mi disse: «Posati qui sul mio Cuore e amami con Maria Santissima».

Preghiera ed elevazione

O Gesù, mio Dio! O Aquila divina, Tu un giorno piombasti su me e mi strappasti dal demonio facendomi prigioniera del tuo Amore mentre mi dicevi: «Ho scelto te, la più debole delle mie creature, perché voglio sfoggiare su te il mio Amore misericordioso».

E la tua parola è veritiera. Tu sfoggi continuamente su me il tuo divino Amore, perdonandomi sempre, donandomi aiuto, forza, luce e amore perché io m'abbandoni a Te e alla Vergine, e in Voi confidi. Quale delicatezza, Gesù, da parte tua! Hai scelto proprio me, la più indegna, traviata, misera, grande peccatrice. Tu, Sapienza increata, infinita e incarnata, bramavi il mio amore, e perché t'amassi, mi feristi con il tuo stesso Amore. Gesù, dolce mio Amore, grazie infinite di tanta tua bontà e delicatezza.

Vorrei anch'io amarti come Tu mi hai amato, e come Te accettare il disprezzo, l'umiliazione, mostrarti il mio amore lasciandomi, come Te, immolare e calpestare. Tu conosci questo mio desiderio torturante di possedere la tua umiltà di cuore, perché vorrei, come Te, darti la fragranza dell'amore. Tu conosci la mia angoscia quando cado e ricado, in lotta con il mio orgoglio tanto grande.

Tu lo sai, o mio Gesù, ch'io sono troppo debole e misera per darti ciò che il mio cuore desidera darti. Come posso io, impastata d'orgoglio, miseria e debolezza, gioire nel disprezzo e nell'umiliazione, e lasciarmi calpestare, se

Tu non ti sostituisci a me e non mi rivesti di Te?

Perché mi hai fatta preda del tuo Amore e non sazi questa mia sete? Come posso io bere il calice amaro dell'umiliazione, se io sono l'orgoglio personificato? Eppure è questo il calice che dona la fragranza dell'amore. È questo calice amaro che desidera ardentemente l'anima mia e che Tu continuamente mi offri e mi metti tra le mani.

Tu vedi la debolezza della mia natura fatta di miseria, e sai che è inferma come le mie mani colpite dall'artrite. Tu lo sai che, se non m'aiuti, io non riuscirò mai senza di Te. Gesù, Tu che mi vuoi tanto bene, Tu che mi porgi il calice e mi dai un desiderio ardente di berlo, per dissetare la mia sete di piacerti, di voler essere simile a Te e amarti nel dolore, aiutami!

Gesù, vuoi lasciarmi morire di questa sete torturante? Tu lo vedi che sono ormai 25 anni che lotto, che prego, che confido e spero. Non m'hai Tu detto più volte che vuoi sfoggiare su di me il tuo amore? Abbi pietà di me, sazia la mia sete, dammi la forza di tacere all'insulto, all'ingiustizia, all'ingratitudine senza giustificarmi. Dammi quell'umiltà di cuore che io tanto desidero, che Tu mi hai promesso. Fa' morire il mio orgoglio e fammi vivere in Te affinché possa riverberarti, irradiarti come tua immagine in tutto.

Gesù Amore, pietà di me. Io piango e copro di lacrime il Crocifisso. Ho sete di Te. Io ti amo, confido in Te e voglio provarti il mio abbandono in Te col dirti che io spero da Te tutto ciò che Tu mi fai desiderare.

Confido nel tuo Amore e sento che Tu, aquila divina, piomberai su di me e un giorno mi libererai dagli artigli dell'orgoglio, della natura e della mia debolezza, come 25 anni or sono mi liberasti dal demonio e dall'inferno quando mi convertisti a Te, e sazierai la mia sete e m'aiuterai a bere il calice che tanto desidero. Tu stesso l'hai detto: «Io sono la sorgente eterna di vita; chi ha sete venga a Me e Io lo disseterò. Se uno è debole venga a Me e lo ristorerò. Lasciate che i piccoli vengano a Me».

Io ho sete, sono piccola, debole, e vengo a Te, o Gesù. Credo al tuo Amore onnipotente e infinito. Vengo a Te con Maria, in Lei, nell'attesa di quel giorno beato in cui Tu mi concederai la santa umiltà di cuore e disseterai l'anima mia. Concedimi ancora di pregare, lottare e confidare, affrettare quel giorno con l'intensificare la mortificazione, senza avvilirmi, abbandonandomi sempre più al tuo Amore infinito, al tuo Cuore vivente in Maria. Vergine cara, guidami, aiutami e nascondimi in Te.