Questa notte in Cappella ripensando a quanto ci disse il Padre, che nella moltitudine che assiste alle funzioni riparatrici, solo sei o sette forse sono veramente riparatrici, provai gran pena e dissi a Gesù: io voglio, esserlo. Gesù, si presentò e mi disse con tenerezza infinita: STA TRANQUILLA, TU LO SEI; dicendogli io che non era Gesù, non potendo essere vero, perché tanto infedele e peccatrice, mi rispose: NON RAGIONARE, NON È MERITO TUO, CREDILO PERCHÉ TE LO DICO IO!
Mi perdetti in Lui e partecipai vivamente alle Sue pene... Dalla vita del P. Rootam S. J.
Il distintivo di una perfetta comunità, non è quello di essere senza difetti, giacché è umanamente impossibile, ma si quello di ripararli e correggerli a tempo. Perciò i Superiori una volta conosciuta una mancanza hanno il dovere di manifestarla al colpevole e, se e necessario, di punirlo.
Un buon Superiore, diceva, ha non solo il diritto, ma il dovere di avvertire i sudditi, e un soverchio timore di recar dispiacere è colpevole e irragionevole, perché il Superiore deve supporre che i sudditi abbiano tanta virtù da ricevere con umiltà gli avvisi e le correzioni. Nostro Signore non può amare quei Superiori i quali chiudono gli occhi sui difetti, finché non sono molto radicati, e dopo s'inquietano e fanno correzioni severe. Questo modo di agire non corregge, ma inasprisce l'animo dei sudditi.