MaM
Messaggio del 25 agosto 1995:Cari figli, oggi vi invito alla preghiera. Che la preghiera sia per voi vita. Una famiglia non può dire che é nella pace se non prega. Perciò che la vostra mattina cominci con la preghiera del mattino e la sera finisca con il ringraziamento. Figlioli io sono con voi e vi amo e vi benedico e desidero che ognuno di voi sia nel mio abbraccio. Non potete essere nel mio abbraccio se non siete pronti a pregare ogni giorno. Grazie per avere risposto alla mia chiamata!

Madre Pierina Micheli - 10 novembre 1941

L'ubbidienza vuole che scriva quanto mi passò in questi giorni.

Sento pena dover ricordare... ma che importa, quando Gesù lo vuole, basta.

Il giorno 3 ricevetti una lettera di mia nipote Luigina, nella quale mi diceva, che Don Riccardo fu colto da paralisi. Non aveva avvisato sperando si svolgesse in bene, ma si aggravò e vuole parlarmi prima di morire. Fu un colpo pel mio cuore che offrii a Gesù. Chiesi consi­glio al Padre, che mi disse di partire, e decisi pel mattino seguente. La notte fu una delle più angosciose. Il nemico mi tormentò in mille modi, mi tentò di suicidio, e non so come passò, mi trovai nel bagno pieno di acqua, presa da tale sgomento da sentirmi venir meno. Mio Dio, non posso ricordare quella brutta notte, senza impressionarmi. Al mattino nell'andare alla Stazione prestissimo, passai a S. Stefano per la S. Comunione, e mi confessai prendendo nuova forza nel l'ubbi­dienza, perché proprio l'animo mio era sotto un'angoscia spaventosa... Alla sera era giunto anche un telegramma dicendo: Continua grave - Luigina. Avrei voluto che il treno volasse, e nello stesso tempo mi pareva di andare in un precipizio. A Milano, nessuno alla stazione, non avevano ricevuto a tempo il mio telegramma. Giungo in casa, e domando con ansia dei mio Don Riccardo. La Superiora non sa nulla, fa le meraviglie. Telefona ella stessa in casa, e Don Riccardo parla al telefono, sta benissimo. e mai si sentì male.

Come rimasi, Gesù solo lo sa... nessuno dei miei hanno scritto... chi fu l'autore? avrei voluto riprendere subito il treno per Roma... ma dopo un viaggio, ho deciso fermarmi un paio di giorni con le mie care Suore.

La notte dal 4 al 5 fu terribile, il nemico mi agitò tanto che credetti perdere la ragione. Gesù era muto, S. Silvestro pure, il Padre lontano l'unica mia forza, l'ubbidienza... ma di fede nuda senza uno spiraglio di luce, ubbidienza che il nemico mi ostacolava, con dubbio e per­plessità. La notte dal 6 al 7 fu peggiore. Il nemico mi batté tanto, che credevo mi finisse, mi gettò a terra e mi fece tanto male a una gamba. In camera gettò le medaglie del S. Volto, stracciò e bruciò le imma­gini, e fece tanto chiasso, che svegliò, le Suore. La Superiora venne a battere la porta perché aprissi; finalmente il mio caro Padre S. Silvestro mi strappò dal nemico, e si fece un po' di tranquillità. Quan­do compresi che la Comunità si era ritirata, non potevo reggere in piedi, e a stento, misi un poco di ordine, e andai a letto. Al mattino, non potei levarmi, perché la gamba non reggeva e il corpo tutto pesto era come paralizzato. Dovevo partire, e neppure potei comunicare!... La sofferenza interna fu così acuta, che dovevo fare continui atti di abbandono per reagire. Vedevo nell'accaduto l'arte diabolica, perché non tornassi a Roma dal Padre; mi vedevo tanto sfinita in tutti i sensi, che mi sentivo in pericolo di cedere...

Gesù però mi mostrò ancora una volta, come non abbandona. La Superiora pensò di telefonare a Roma alle Suore, che non potevo partire: permettendo il Signore, si trovava in casa il nostro Padre, e la Superiora volle parlarLe al telefono, e disse il motivo della mia per­manenza a Milano. Venne a me piena di gioia, per aver potuto parlare al Padre, e io vidi in questo la squisita bontà di Gesù per me. Mi portò la benedizione del Padre, e l'ordine di partire all'indomani. Apparen­temente sembrava impossibile, ma ricorsi subito a S. Silvestro, per avere la grazia di ubbidire, e sentii in cuore la risposta affermativa. Infatti il giorno seguente giunsi a Roma, e la sera, quando venne il Padre, il mio cuore traboccò di gratitudine al buon Dio, e ritornò la pace, nonostante l'interna pena che mi invadeva. Anima mia, ubbidi­sci e Gesù sarà sempre vittorioso in te.

In queste notti, qualche tentativo per spaventarmi, ma poi rimanevo immobile in un angolo della camera; una volta mentre pregavo accan­to al letto, mi si presentò in forma di S. Silvestro, incitandomi a lasciare, per riposare ed altro. Turbatami, ricorsi a Gesù e scomparve (da ciò compresi che era il nemico).

Una mattina trovai in camera dei pezzettini di carta bruciata, e il pavimento bruciato, ma non potei capire di che si trattava. Ieri nel pomeriggio nello scopare, sotto il cassettone trovo una lettera del Padre, bruciata a metà. Ne ebbi dispiacere, perché era tanto tassativa su l'ubbidienza alla S. Comunione, che nei momenti di forte tentazio­ne, mi faceva tanto tanto bisogno.