Il 22 luglio 1918 feci questo sogno riguardante le povere anime.
Mi
sembrò di andare a trovare una donna molto ammalata; questa mi disse
che dalla sua stanza dovevo attraversare altre sei e poi fermarmi a
lungo nella settima. Feci come mi disse: attraversai sei stanze e
quando giunsi alla settima, mi trovai davanti ad una porta di vetro
attraverso la quale vidi che al di là c'erano molte persone.
Mi
prese una forte angoscia e pensai: "Certamente queste sono delle povere
anime". Tuttavia, senza esitare aprii la porta e gridai: "Mio Gesù,
misericordia per tutte voi!" e tutte mi ringraziarono con molta
riconoscenza.
Fra tutte quelle persone, una ragazza molto
giovane cominciò a parlare con me. Sul suo capo e sulle sue guance
c'era una luminosità viva e chiara, cosa che non notai sulle altre che,
al contrario, avevano un aspetto molto sofferente. Questa ragazza piena
di luce mi disse che da viva era appartenuta alla nobiltà e che stava
ancora espiando i suoi peccati, particolarmente quelli della lingua e
della vanità (era orgogliosa della sua bellezza). Poi prese la mia mano
destra e la tenne davanti alla sua bocca per farmi sentire quale calore
doveva sopportare per quei peccati: dai suoi denti usciva un tale
calore che, nel sogno, credetti mi si fossero bruciate anche le ossa
della mano. Ebbi paura e per questo continuai a recitare delle
giaculatorie. Le chiesi quindi se con preghiere del tipo "Gesù mio,
misericordia" potevo portar loro un po' di sollievo. Mi rispose che nel
medesimo istante nel quale da parte di un cuore pentito venivano
recitate delle giaculatorie per loro, esse provavano un grande conforto
e sollievo.
Allora pregai a lungo in quel modo e tutte quelle anime si misero a piangere, tranne quella luminosa.
Poi questa mi prese per mano, mi condusse alla finestra e disse: “Vedi, qui fuori c'è il mondo e il mondo, cieco, non pensa quanto duramente dovrà essere tutto espiato”. Guardando fuori vidi tanta gente che passava.
L'anima
tutta luminosa si mise a sedere vicino a un tavolino; le altre, invece,
non si mossero dal loro posto. Vedendola triste le chiesi di dirmi se
c'era ancora qualcosa che non andava bene per lei, così avrei pregato
con più diligenza. Le dissi anche: "Se preferisci scrivere, allora
scrivi ciò che ti manca" e le porsi un foglio con una matita. Lei
cominciò a scrivere; sulla prima riga c'era scritto: "Ho bisogno di una
Messa"; purtroppo non riuscii a leggere il resto e neppure il suo nome.
Tutto però era scritto molto bene, con una calligrafia molto bella.