MaM
Messaggio del 28 marzo 1985:Cari figli, oggi voglio rivolgervi questo invito: PREGATE, PREGATE, PREGATE! Nella preghiera sperimenterete una gioia grandissima e troverete la soluzione per ogni situazione difficile. Grazie per i progressi che fate nella preghiera! Ognuno di voi è caro al mio cuore, e ringrazio tutti quelli che hanno incrementato la preghiera nelle loro famiglie. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - Gli ultimi due giorni 12 ottobre

Alle due di notte Alexandrina disse a Deolinda che l'assisteva: Voglio raccontarti una cosa che non dissi mai per non farti soffrire. Avvenne così: ai primi di febbraio, di buon mat­tino udii una voce: - Fa' un atto di rinuncia alla venuta del tuo primo direttore. - Non te lo dettai per non fartelo sapere. Appena sia giorno farai tre telefonate.

Alla signorina Irene Gomes per chiederle il piacere di ac­compagnare a casa la mamma con tutta la sua biancheria. Che ritorni definitivamente perché io morirò. (Mamma Maria era in cura al mare).

A d. Alberto Gomes (il confessore) per un dovere di gra­titudine da parte mia e, se me lo consente, di ripetere pub­blicamente l'atto di rinuncia alla venuta di p. Pinho. Intanto avviserai il cugino Gioacchino che vada a chiamare il dottor Azevedo.

Alla signora Anna Pimenta (amica e benefattrice che aveva manifestato il desiderio di assistere alla morte di Alexandrina). Durante la mattinata disse parecchie volte:

- Io vorrei il Cielo. Non provo nessuna pena di lasciare la terra.

Sono scomparse le tenebre dell'anima... Sono scomparse le sofferenze dell'anima. È sole. È vita. È tutto. È Dio! -

Deolinda ad un certo punto le domandò: - Vuoi qual­che cosa? -

- Il Cielo; perché sulla terra non ci si può più stare. Vorrei il Sacramento degli infermi, mentre sono lucida. Un giorno qui sarà tutto bello.

O Gesù, sia fatta la Tua volontà e non la mia. - Verso le 15 dello stesso giorno, alla presenza del suo con­fessore, d. Alberto Gomes, del dott. Azevedo, di tutti i fami­liari e di alcuni tra i più intimi, fece l'atto di accettazione della morte con queste parole:

«Mio Dio, come Ti ho consacrato sempre la mia vita, Ti offro ora la sua fine, accettando rassegnata la morte e tutte le circostanze che possono darti la maggiore gloria».

Prima di ricevere l'Unzione degli infermi volle chiedere indi­vidualmente perdono alla mamma, alla sorella, al confessore, al parroco, al medico, alle cugine, alle persone amiche e alla domestica Ausilia.

Alle persone che le avevano fatto del bene disse:

- Ringrazio coloro che ci hanno fatto del bene; pregherò per loro in cielo. -

Poi domandò:

- Avrò l'anima preparata a ricevere l'unzione degl'infermi? - Le fu amministrato il Sacramento dal parroco.

A intervalli, disse queste frasi:

Gesù, non posso più stare sulla terra. O Gesù, la vita costa.

Il Cielo costa.

Ho sofferto tutto per le anime.

Mi sono spremuta in questo letto fino a dare il mio sangue per le anime.

Perdòno tutti, perdòno... Furono tormenti per mio bene. O Gesù, perdona al mondo intero...

Sono tanto contenta di andare in cielo (sorridendo e guar­dando in alto).

Al medico che la salutava prima di lasciarla, alla sera, disse: - Che chiarore, che luce! È tutto luce (sorridendo). Le tenebre non ci sono più. -