Alle due di notte Alexandrina disse a Deolinda che l'assisteva: Voglio
raccontarti una cosa che non dissi mai per non farti soffrire. Avvenne
così: ai primi di febbraio, di buon mattino udii una voce: - Fa' un
atto di rinuncia alla venuta del tuo primo direttore. - Non te lo
dettai per non fartelo sapere. Appena sia giorno farai tre telefonate.
Alla signorina Irene Gomes per chiederle il piacere di accompagnare a
casa la mamma con tutta la sua biancheria. Che ritorni definitivamente
perché io morirò. (Mamma Maria era in cura al mare).
A d. Alberto Gomes (il confessore) per un dovere di gratitudine da
parte mia e, se me lo consente, di ripetere pubblicamente l'atto di
rinuncia alla venuta di p. Pinho. Intanto avviserai il cugino
Gioacchino che vada a chiamare il dottor Azevedo.
Alla signora Anna Pimenta (amica e benefattrice che aveva manifestato
il desiderio di assistere alla morte di Alexandrina). Durante la
mattinata disse parecchie volte:
- Io vorrei il Cielo. Non provo nessuna pena di lasciare la terra.
Sono scomparse le tenebre dell'anima... Sono scomparse le sofferenze dell'anima. È sole. È vita. È tutto. È Dio! -
Deolinda ad un certo punto le domandò: - Vuoi qualche cosa? -
- Il Cielo; perché sulla terra non ci si può più stare. Vorrei il
Sacramento degli infermi, mentre sono lucida. Un giorno qui sarà tutto
bello.
O Gesù, sia fatta la Tua volontà e non la mia. - Verso le 15 dello
stesso giorno, alla presenza del suo confessore, d. Alberto Gomes, del
dott. Azevedo, di tutti i familiari e di alcuni tra i più intimi, fece
l'atto di accettazione della morte con queste parole:
«Mio Dio, come Ti ho consacrato sempre la mia vita, Ti offro ora la sua
fine, accettando rassegnata la morte e tutte le circostanze che possono
darti la maggiore gloria».
Prima di ricevere l'Unzione degli infermi volle chiedere
individualmente perdono alla mamma, alla sorella, al confessore, al
parroco, al medico, alle cugine, alle persone amiche e alla domestica
Ausilia.
Alle persone che le avevano fatto del bene disse:
- Ringrazio coloro che ci hanno fatto del bene; pregherò per loro in cielo. -
Poi domandò:
- Avrò l'anima preparata a ricevere l'unzione degl'infermi? - Le fu amministrato il Sacramento dal parroco.
A intervalli, disse queste frasi:
Gesù, non posso più stare sulla terra. O Gesù, la vita costa.
Il Cielo costa.
Ho sofferto tutto per le anime.
Mi sono spremuta in questo letto fino a dare il mio sangue per le anime.
Perdòno tutti, perdòno... Furono tormenti per mio bene. O Gesù, perdona al mondo intero...
Sono tanto contenta di andare in cielo (sorridendo e guardando in alto).
Al medico che la salutava prima di lasciarla, alla sera, disse: - Che
chiarore, che luce! È tutto luce (sorridendo). Le tenebre non ci sono
più. -