MaM
Messaggio del 21 novembre 1985:Cari figli! Desidero ricordarvi che questo è un tempo privilegiato per voi della parrocchia. D'estate dite che siete molto occupati. Adesso non avete particolari lavori nei campi; perciò lavorate su di voi personalmente! Venite a Messa, perché questo è un tempo che vi è dato in dono. Cari figli, sono in molti a venire regolarmente (a Messa), anche se fa cattivo tempo, perché mi vogliono bene e desiderano manifestare in modo speciale il loro amore. Vi chiedo di dimostrare il vostro amore col venire a Messa; il Signore vi ricompenserà largamente. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - Il tabernacolo, il rosario, la vittima


... - ... Sei violetta nascosta, anche se il tuo nome, la tua vita percorrono già il mondo. Le vere grandezze, l'opera mia, il mio lavoro divino in te saranno veduti e compresi soltanto dopo la tua morte, alla luce della eternità. Quante meraviglie! Questo per la tua corrispondenza e la tua fedeltà. Il mondo, come ti è debitore!...

Riposati qui e parliamo delle Mie cose, del Mio amore. - Apparve un altare. La porta del tabernacolo era aperta. Nella pisside c'erano le Ostie bianche. Gesù si sedette a fianco dell'altare e mi fece sedere dall'altro lato. Non vidi su che cosa sedevamo. Gesù posò sull'altare la Sua mano e su di essa il Suo capo santo; la stessa cosa fece fare a me. La mia mano destra rimase unita alla Sua mano sinistra. Dal tabernacolo, da quelle Ostie così bianche uscirono raggi più splendenti del sole e passarono tra noi. Gesù, pieno di dolcezza, mi disse: - Mia figlia, gioiello eucaristico, lo sono lì nel tabernacolo, in quell'Ostia pura, in Corpo, Anima e Divinità, come sono qui. Parla al mondo di questo amore. Di' agli uomini che si avvicinino a Me. Voglio darmi a loro. Molte volte, tutti i giorni se è possibile. Vengano con cuore puro, molto puro e assetato. Se verranno al taber­nacolo con le dovute disposizioni e reciteranno il Rosario, o la sua terza parte, tutti i giorni, non occorrerà altro per al­lontanare la giustizia di Dio. Il Rosario, il tabernacolo e le mie vittime, la vittima di questo calvario, sono sufficienti perché al mondo sia dato il perdono e la pace. Chi viene al tabernacolo vive puro; chi vive all'ombra della Mia Madre benedetta, vive della Sua pu­rezza. E così l'umanità vive la vita nuova, pura e santa da Me raccomandata tante volte da questa cameretta. - Scomparve questa visione e io rimasi nelle tenebre a ri­petere il mio « credo »... (diario, 10-12-1954).

«Mio buon padre [Pinho], inizio questa lettera e non so quando la finirò, tanto acuta e prolungata è la crisi che attraverso. È vergognoso rispondere solo oggi alla lettera ricevuta due mesi fa, nella quale mi faceva i rallegramenti per quei giorni mai dimenticati: l'inizio della mia crocifissione e del nostro doloroso calvario. Per tutto sia benedetto il Signore! Grazie, grazie! La sua lettera mi ha procurato un conforto che da tempo non sperimentavo più. Il vedere che il mio padre ha compreso così bene lo stato dell'anima mia rispondendomi a tutto con tanta chiarezza, mi ha rialzata dalla mia sfinitezza, mi ha fortificata e rallegrata nel Signore. La crisi che attraverso è sempre orribile per l'anima mia. Se avessi soltanto quella del corpo, la sopporterei meglio; ma così mi disanimo, temo e tremo, sgomentata per la perdita di Gesù e di Mammina, per le tenebre che mi rubano ogni luce. Dico a Gesù che credo, e penso essere vera la mia falsità. Gesù mi ordina di ripetere molte volte la parola « credo ». A me pare di mentirgli, perché non posso credere. Non ebbi mai tentazioni tanto terribili contro la fede. Non credo in Dio, nella eternità, nel cielo e nell'inferno. Ecco il pensiero tremendo: muoio, e tutto finisce. A che mi serve questa vita di sofferenza? Meglio sarebbe uccidermi o non essere nata. Separarmi da Deolinda e da tanti che mi sono cari e non vederli più, mio Dio, mio Dio! Però il mag­gior tormento è di non vedere Dio nella eternità', di non poterlo amare perché non esiste. L'eternità che io vivo è morta, è putrefatta. Povera vita, povera eternità senza Dio! Nuovo martirio nell'anima mia: essa è come un gambo di lino già sfruttato; a queste fibre insanguinate il mondo viene a succhiare tutto il mio essere... Non ho più sangue né vita da dare loro. L'anima si stanca e muore di sgomento. Essa poi ha una fame infinita che viene ad aumentare il tormento del mio corpo. Questa fame dell'anima mi causa nostalgia della alimentazione: ho nostalgia di ogni alimento e, sentendomi sa­zia, sento un vuoto che solo il mondo può colmare. Padre mio, non posso né so esprimermi meglio. Non ri­manga triste. Io dico che non ho fede e che non credo, ma credo in tutto. Sono sentimenti tremendi: Gesù deve avere compassione di me. Sono come posata sulla punta di una lancia, dicendo « credo », « non credo »; « vi è Dio » e « non c'è »; « esiste l'eternità » e « non esiste ». Mi trovo all'estremo limite del più grande pericolo: perdere Dio o possedere Dio. Cado tutta ferita dalla lancia, ma cado verso il lato in cui vi è Dio che veglia su di me; cado dalla parte in cui esiste l'eternità. Penso di non averlo offeso sin qui con la disperazione. Egli ha vigilato su di me col darmi, nell'intimo, la pace: ho una pace tanto profonda che non mi pare mia. Credo però che lo sia. Gesù, in un'estasi, mi ha detto che questo che sento nel­l'anima è il mondo, sono le anime, le quali, vedendo già gli orrori dell'inferno, mi si aggrappano alle fibre dell'anima, mi succhiano tutta per non perdersi; mi ha detto poi che la fame infinita è Sua. Però le tenebre sono tanto grandi, il tormento è tanto doloroso che mi induce a non credere in nulla. « Ma credo, Gesù! Ti giuro che credo! ».

Immagini che non mi sono confessata dal 10 del mese scorso ed oggi ne abbiamo 13. Che grande abbandono! Non esservi chi mi dica una parolina! Non mancano sacerdoti che vengono a visitarmi, ma io non ho il coraggio, né il temperamento per dir loro ciò che avviene nella mia anima. Se ci fosse lei, o con la sua presenza, o con lo scritto, non mi la­scerebbe così per tanto tempo. Lei solo mi capisce veramente. Dopo Gesù, è a lei che devo tutto... » (lettera a p. Pinho, 13-12-1954).