MaM
Messaggio del 25 novembre 1991:Cari figli, anche questa volta vi chiamo alla preghiera. Pregate affinché siate capaci di capire quello che Dio desidera dire attraverso la mia presenza e attraverso i messaggi che io vi do. Desidero avvicinarvi sempre di più a Gesù e al suo cuore ferito affinché siate capaci di capire l'amore senza misura che si è dato per ognuno di voi. Per questo, cari figli, pregate affinché dai vostri cuori sgorghi una fonte di amore su ogni uomo e su quelli che vi odiano e vi disprezzano; così, con l'amore di Gesù, sarete capaci di vincere ogni miseria in quel mondo doloroso che è senza speranza per quelli che non conoscono Gesù. Io sono con voi e vi amo con l'amore di Gesù senza misura. Grazie per tutti i vostri sacrifici e preghiere; pregate affinché io possa aiutarvi ancora di più Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - Il suo divino Amore mi compenetrò: mi sono sentita tutta Cristo


Passo i miei giorni morta, all'ombra della morte. Sono morta e mi copre un'ombra mondiale. Non so come soppor­tare, come potere resistere a tanta sofferenza.

Solo il mio Gesù, il Signore onnipotente può trionfare, in così doloroso martirio.

Il cuore e l'anima piangono lacrime di sangue. L'inutilità viene a berle, a sorbirle tutte appena sgorgano dalle piaghe; non le lascia apparire: sento come se neppure Gesù le vedesse. Non ho nulla, proprio nulla per l'eternità. Non ho nulla, nulla con cui possa comprare le anime. Non ho nulla, asso­lutamente nulla con cui possa consolare Gesù e provargli il mio amore. Tuttavia sono indicibili le ansie di darmi, di liquefarmi, di scomparire in Lui: ansie infinite di liquefarmi nel crogiuolo della sofferenza, solo per Gesù, solo per le anime... Il mio Orto fu di morte e di orrore per la sofferenza. Era notte: io ero in esso compatta e più salda della più dura roccia. Già a notte avanzata, sul mio petto, come fosse terreno, rimase il calvario con la croce issata. Io ero il mondo, il cal­vario, la croce e la scala per cui le anime salivano a Gesù. Sebbene fossi morte, ero la vita, ero il cielo. Per il mio corpo la notte fu tormentosa; l'anima, di tanto in tanto agonizzava di dolore con l'avvicinarsi del venerdì. Stamane, senza avere dormito, mi è parso di risvegliarmi da un sonno profondo. Mi sono svegliata di soprassalto: « la morte, la morte! Vado a morire! ». Andavo a morire mentre ero la vita.

Mi sono incamminata al Calvario: è andato là il mio cuore, incontro alla morte, per darsi tutto ed essere la vita. lo, nella mia inutilità, ho seguito cammini differenti, cammini errati. Ho camminato molto, ho calpestato tutta la terra colpevole. Non so come, portata da una forza e da un amore che mi spingeva, sono giunta alla cima del Calvario; sono andata verso la croce di Gesù; mi sono stretta ai suoi piedi; li ho bagnati con le mie lacrime, ho pianto le mie colpe. Gesù mi lavava con il suo Sangue. Quanto più mi lavava, tanto più salivo verso di Lui; il suo divino Amore mi compenetrava a tal punto che sono rimasta tutta Cristo: il medesimo dolore, le stesse piaghe, la stessa agonia, lo stesso amore. Non ero io a consegnarmi al Padre: era Lui in me a consegnarmi...

... Si è riconciliata la terra con il Cielo... Dopo brevi istanti, Gesù è venuto...: - Il Cuore divino di Gesù trabocca di amore. Lancia su tutta la terra a tutti i cuori e a tutte le anime le stesse fiamme, lo stesso incendio di amore. È Padre, è Padre buono. Vuole darsi e fare sì che tutti i suoi figli ardano nelle stesse fiamme, nello stesso incen­dio di amore...

Vengo a chiedere amore. Vengo a chiedere frequenza alla Eucarestia. Vengo a chiedere il rosario e la devozione pura e santa alla mia Madre benedetta... E tu, figlia mia, parla alle anime, incamminale a Me. Parla loro della mia misericordia e del mio amore; ma non trala­sciare di parlare loro della mia giustizia e della giustizia del Padre mio. Va' in pace e da' la mia Pace. (diario, 23-1­-1953).