MaM
Messaggio del 25 giugno 2016:Cari figli! Ringraziate Dio con me per il dono che Io sono con voi. Pregate, figlioli, e vivete i comandamenti di Dio perché siate felici sulla terra. Oggi, in questo giorno di grazia desidero darvi la mia benedizione materna di pace e del mio amore. Intercedo per voi presso mio Figlio e vi invito a perseverare nella preghiera perché con voi possa realizzare i miei piani. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Devo dare molti virgulti e far sì che crescano


... Ho fame del dolore dell'umanità. Quel dolore è tutto per me, senza essere a mio beneficio. Lo esige da me la Vita divina. lo, da me, mi scoraggio per non poter soffrire e muoio per non saper amare. Quando, nel deserto immenso, il cuore e l'anima mia gri­dano al Cielo per chiedere soccorso, senza riceverlo né da Dio né dagli uomini, rimango come disorientata e smarrita. Ma la fame della croce e dell'amore a Gesù sorge repen­tinamente, risvegliandomi nuovi ardori; mi abbraccio con più forza a quanto mi dà il Signore; mi indugio nella seguente riflessione: « Perdonami, Gesù, le mie sfinitezze; perdonami quanto può dispiacerti; dammi la grazia di non offenderti. Ti ho conosciuto così presto e non ho ancora incominciato ad amarti! Quanto sono ingrata! Voglio vivere una vita nuova. Abbi pietà di me ». Ho provato tanta nostalgia di alimentarmi. Senza volerlo, mi causa lacrime; tutto fa parte della mia croce. Benedetto sia il Signore!

Il sangue e gli strumenti dolorosi di Mammina, che Ella dal Suo Cuore ha passato al mio, sono sempre motivo di sof­ferenza infinita. Il mio cuore deve dare molti, molti virgulti e fare sì che crescano e fioriscano. Ma, poveretta, non sono capace di nulla. Che pena provo di non essere per Gesù e Mammina quello che Essi vogliono e desiderano!

Non so cosa sento inoltre nel cuore: mi pare che abbia dentro qualcuno che, come i pescatori, lancia reti e reti per catturare questo mondo Ammenso di anime'. Quante più reti escono dal cuore, tante più ne ha da lanciare. E quali ansie, infinitamente grandi, di averle tutte colme! Che compito! Che stanchezza incessante! Io abito nelle mie torri, in quelle torri di cui non parlo da molto tempo. Sono all'ultimo piano che è giunto all'altezza massima. Ho paura di abitarvi: là non esiste luce; tutto si spense, morì. Sento che nessuno sa della loro esistenza. Io sono ignorante e sono morte: l'ignorante, nulla dice, e la morte non parla. Che cosa mi aspetta, mio Dio!

Mi pare di avere orecchie in ogni parte della terra e da ogni parte odo voci di dolore e di paura spaventosa. Tutto il mio essere sembra venire punto da una pioggia di spine acute, che lo perforano. Il cuore e l'anima piangono colmi di agonia e la giustizia del Signore mi sotterra, mi sprofonda negli abissi, mi disfa sotto il suo peso.

Ieri passai la giornata fissando l'Orto e bramandolo. A notte, prostrata in agonia, dall'Orto vidi il Calvario, la croce ed i maltrattamenti che mi attendevano. Non mi preoccupava ciò che dovevo soffrire: bramavo volare incontro alla sofferenza per dare la vita. In queste ansie mi lasciai catturare, condannare; assunsi su di me ogni peccato e debito umano... (diario, 18-1-1952).