MaM
Messaggio del 2 marzo 2011:Cari figli, il mio Cuore materno soffre grandemente mentre guardo i miei figli che ostinatamente mettono ciò che è umano davanti a ciò che è Divino, i miei figli che, nonostante tutto ciò che li circonda e nonostante tutti i segni che vengono loro inviati, pensano di poter camminare senza mio Figlio. Non possono! Camminano verso la perdizione eterna. Perciò raduno voi che siete disposti ad aprirmi il vostro cuore, che siete disposti ad essere apostoli del mio amore, perché mi aiutiate, perché vivendo l’amore di Dio siate un esempio per coloro che non lo conoscono. Che il digiuno e la preghiera vi diano forza in questo ed io vi benedico con la benedizione materna nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Vi ringrazio.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Parrocchia segnata dal sigillo dell'amore


... Giovedì,... solo verso notte incominciai a sentire il mon­do: un'anima dopo l'altra fuggivano dall'Orto e dal Calvario; il mio cuore era più duro delle rocce; trascurava e odiava Gesù; non voleva saperne di Lui. Allora il dolore, l'indicibile dolore mi portò nell'Orto, a sudare sangue fino a bagnare la terra... Più tardi, tramite la radio che trasmetteva da Fatima, rivissi tutto questo durante la recita dei misteri dolorosi del rosario. Ma io già tutto avevo sofferto e continuavo a soffrire. Mi univo in spirito a Fatima, ma il mio cuore tanto freddo non fu a Fatima: rimase avvinto all'Orto con la forza con cui Gesù era unito alla colonna e alla croce. Vorrei esprimere meglio come ho potuto contemporanea­mente vivere a Fatima senza abbandonare l'Orto e le altre sofferenze, ma non sono capace... [Sul Calvario] sono spirata con Gesù. Poco dopo Egli mi ha detto: - Cerco consolazione e non la ricevo; chiedo amore e non sono amato; chi mi conosce mi offende... - Io udivo Gesù ma non sapevo dove era né lo sentivo den­tro di me. Dolore insopportabile! Ero su un abisso in procinto di cadervi dentro e vedevo precipitarvi molte anime. - Mio Gesù, non Ti vedo! Ti odo soltanto! So che sei Tu, ma non so dove sei per trovarti. Non so come salvare queste anime che, con la mia, stanno cadendo in quest'abisso spaventoso, più nero della morte. - Mia figlia, mia cara figlia, non sono lontano: sono in te, nel tuo cuore. La separazione che senti è perché sei vit­tima: è la separazione delle anime che cadono in questo abisso di perdizione. -

Io le ho vedute cadere in grande numero. Ho veduto la rivolta del mondo: i genitori contro i figli, i figli contro i ge­nitori, i fratelli contro i fratelli. Una infinità di colpe; e sen­tivo che tutto andava a ferire il Cuore di Gesù... (diario, 13-10-1950).

Morirono le mie gioie, morì il giorno, morì il sole; nulla vi è nel mondo che abbia vita per me. Soltanto il dolore, soltanto il peccato. [In parrocchia] sta svolgendosi la santa missione. Con lo sguardo su Gesù e sulle anime, soltanto per la salvezza di queste e la gloria del Signore ho fatto di tutto per ottenere questa grazia alla parrocchia. Premio al mio sforzo è stato il dolore tormentoso del mio corpo e dell'anima. Mio Dio, non so esprimermi: Gesù, sono la Tua vittima. Accetta tutto per la santificazione di questo paese, per i buoni frutti di questa missione. Durante questa spaventosa sofferenza, giorno e notte, ho elevato sovente al Cielo l'offerta di questo misero incenso, di queste briciole che non sono mie, perché un morto non ha nulla. Vedo entusiasmo e gioia su tanti volti e mi pare di vedere e sentire più fuoco in tanti cuori; soltanto io non ho nulla: tutto è morte. Dal mio letto odo i cantici delle prediche fatte in chiesa, nella casa del mio Signore e soltanto io non ne traggo frutto. Sparisce tutto dalla mia mente; la mia ignoranza non mi lascia comprendere niente; la morte mi ruba tutto. Non giungo a comprendere le cose del Signore: muoiono subito; ma non muore in me il peccato, il tremendo e terribile peccato; è mio; ne conosco la gravità e la malizia, così mi pare in tutto il senso della parola: peccato di ogni specie, ogni varietà di cri­mini. Li conosco e mi pare di essere io a farli; mi sono im­mersa in questo mare immenso di immondezze, ma in questa circostanza, mi sento più immersa e più sovraccarica dei pec­cati di questo paese. Sento al suo riguardo ciò che non ho mai sentito. Mi sento un cencio immondo e disfatto, calpestato da tutta l'umanità, su cui tutti sputano e che tutti schernisco­no; e più, molto di più, come non mai, calpestato dalla povera gente di Balasar...