Mi sento abbandonata e mi abbandono nelle braccia di Mammina; mi sento
morta, senza luce e senza guida e mi affido a Lei. E così cammino per
i neri sentieri, spinosi e difficili, tracciatimi dalla Provvidenza.
In questo abbandono diventa più soave il mio penoso vivere. Quando
soffro per la morte che sento in me, dico: « Mammina è la mia vita »;
quando non ho luce né forza per soffrire, ripeto: « Mammina è luce,
Mammina è forza »! Quando sento che tutta la mia vita è un inganno e
sento me stessa come tale, mormoro: « Non mi preoccupo: Mammina non si
inganna, Ella è verità ». In tutto vado ripetendo la stessa cosa:
voglio ciò che Mammina vuole. Vado dove Ella andrà seguendo Gesù...
(diario, 15-9-1950).
Si è spento in me il fuoco divino di Gesù. Mi resta la fiducia; mi
sono affidata alle braccia di Gesù e di Mammina e così continuo a
camminare. Ella ama per me; Gesù deve amarsi da sé e accettare questo
amore come fosse mio... [Sul Calvario] non ho avuto il sentimento né la
visione della morte di Gesù, ma ho sentito come fosse morto in me ed io
in Lui nelle braccia di Mammina. Eravamo un solo corpo, un solo
cadavere.
Le lacrime della cara Mammina cadevano sul mio volto; le sentivo e le
vedevo scivolare sulle mie guance. Dolore tormentoso, inesprimibile!
Volevo consolarla ed abbracciarla ma non potevo. Allora Gesù, non più
morto, ma vivo al mio fianco, mi ha detto: - Figlia mia, le lacrime
della Madre mia Santissima sono simili a quelle che Ella sparse su di
Me sul Calvario. Oggi non piange per il Figlio morto tra le sue
braccia, ma piange perché vede in tutta l'umanità molti figli morti per
il peccato... Dammi il tuo dolore, ripara i nostri Cuori tanto
feriti... (diario, 22-9-1950).
... Non voglio mostrare che soffro perché abbiano compassione di me,
ma voglio fare la volontà di Dio. E se tutto questo ne fa parte, voglio
farla a qualsiasi costo. Talvolta penso di chiedere di essere
dispensata dal dettare le mie cose, ma non voglio fuggire la croce. E
così, con grande sforzo su me stessa, mi vinco e vado soffrendo in
silenzio e all'ora fissata. nella mia ignoranza, perché non ho altra
cosa, detto le torture che l'anima mia attraversa. Quegli sguardi che
sento in me, di cui non parlo da molto tempo, sguardi infiniti che si
estendono a tutto il mondo ed arrivano dappertutto, non sopportano più
la rovina delle anime, la mia miseria umana. Questa visione mi causa
al cuore un dolore insopportabile, dolore indicibile perché rasenta
l'infinito. Mio Dio, non sopporto di più: vinci Tu, Gesù, sopporta Tu
il dolore che mi consuma... [Dopo la Passione], ho udito Gesù dirmi: -
Voglio dare il Cielo alle anime ed esse lo ricusano: fuggono per
cammini errati, per i sentieri della perdizione eterna... - Gesù
sospirava con profondo dolore e dai suoi occhi divini cadevano
abbondanti lacrime. Ho alzato verso di Lui le mani e gli occhi e Gli ho
detto: - Gesù, non piangere; io non posso vederti piangere; voglio
piangere con Te, o, meglio, voglio piangere le Tue lacrime. Ricordati
che hai ancora anime pure, cuori che Ti amano e vivono assetati di Te.
Io ho le mani vuote; non ho nulla da darti; il mio cuore è freddo e
povero; ma accettalo come è; riscaldalo con il tuo Amore; dagli i
tesori del tuo divin Cuore con tutti i meriti della tua Passione, dagli
la grazia, la purezza e i dolori della cara Mammina, poi accetta tutto
come se fosse mio per asciugare quelle lacrime... - (diario, 29-9-1950).