MaM
Messaggio del 25 ottobre 1999: Cari figli, Non dimenticate: questo è un tempo di grazia, per questo, pregate pregate, pregate! Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - Non ho nulla e ho tutto: Gesù soffre e ama in me


... Circa 15 giorni or sono, durante la notte, un crocifisso che tengo appeso al muro sulla parete di fianco mi apparve nel letto presso di me: rimasi meravigliata, ma fu cosa di un momento, che poi dimenticai; non ne dissi nulla. Da anni ero solita avere al mio fianco e soprattutto di notte tra le mie braccia un crocifisso. Avendone ricevuto uno in dono [da p. Pinho], feci ritirare quello che avevo e tenni con me il nuovo. Alcuni mesi dopo a mia volta lo regalai e chiesi di ri­darmi quello che avevo fatto ritirare. Si dimenticarono di dar­melo e io ne rimasi senza alcuni giorni, non per mia dimen­ticanza, ma per non importunare i miei. Fu in questo periodo che apparve al mio fianco il cro­cifisso che stava appeso alla parete. Nella notte dal lunedì al martedì [di questa settimana] il crocifisso della parete mi riapparve sul petto tra le braccia, sotto le coperte, come se fosse stato posto lì. Rimasi impres­sionata: mi pareva di sognare. Ne parlai con tutta naturalezza ma senza farne cenno negli scritti. Fui poi obbligata [dal me­dico Azevedo] a descrivere l'accaduto e, per mio maggior tor­mento, a chiederne a Gesù il significato. Lo farò con vera ripugnanza: è la mia croce. Gesù mi perdoni: ecco la mia virtù: quanto sono lontana dalla perfezione! ... - O Gesù, accetta il mio sacrificio: lo voglia o no, devo obbedire e chiederti il significato della venuta della Tua immagine crocifissa sul mio petto. - Gesù sorrise dolcemente...: - Voglio che Mi parli senza timore e con tutta semplicità... Il motivo che mi ha indotto a staccarmi dal muro e a venire a te è molto semplice: il crocifisso deve essere sempre unito alla crocifissa... - ... (dia­rio, 16-6-1950).

« Mio buon padre [Pinho], ... ho sofferto molto, ma in silenzio, per il grande ritardo della sua lettera. Mi sfogavo soltanto con Gesù e Mammina; non ne parlavo a Deolinda per non causarle dispiacere. Te­mevo assai che ci fossero nuove proibizioni. Quando finirà tutto questo? Prima che io parta per il cielo? Non voglio pen­sarci, se sì o no. Voglio solo pensare all'amore di Gesù e di Mammina ed all'amore per le anime. Voglio soltanto ricordare e compiere totalmente la volontà del Signore. Ma, o padre mio, è tanto difficile: devo lottare contando solo su tutta la forza del cielo e le preghiere delle anime buone della terra... È spa­ventoso lo stato della mia anima! La morte distrugge tutte le cose della mia vita prima che nascano. Non ho nulla; sono a mani vuote, spoglia di tutta per l'eternità. Inutile per me e per il mondo... Voglio il dolore e contemporaneamente ne provo ripugnan­za; l'amo e mi pare di odiarlo: odio unito all'amore, vita unita alla morte. Vivo, so che vivo, non posso dire di non vivere, ma posso anche dire che sono morta: morta con ciò che è passato, passa, e passerà in me. Morta, totalmente morta, insieme a tutte le mie cose. Parlo e posso parlare così perché non vivo: no, non vivo; la vita che possiedo non è mia. Sento che non lo è. La morte, sì; questa mi appartiene... Quando insieme alla volontà di soffrire per Gesù avevo il coraggio e la forza, non costava tanto. Ora, senza coraggio, senza forza, senza luce e senza vita, o mio Dio, sento come se non mi importasse di Gesù né dei suoi colloqui: sono in­differente. Molte volte mi passa per la mente: vorrei che Gesù la finisse di parlarmi. Temo perfino di dispiacergli. Ma Egli sa bene che io non voglio acconsentire a nulla che Lo offenda, alla più piccola cosa che Lo rattristi. Lei non si impensierisca per questo stato della mia anima. La misericordia di Gesù per me è infinitamente grande. Io sento pace, quella pace che è Sua. Non ho nulla e ho tutto: Egli soffre e ama in me... Il giorno 20 agosto celebrerà la prima Messa D. Alberto » (lettera a p. Pinho, 20-6-1950).