... Ho passato la giornata di ieri come se dormissi sul suolo
dell'Orto. La mia giornata non rappresentava un giorno, ma una vita di
molti anni; ma ero là senza lasciarlo trasparire. Verso sera vidi la
croce che doveva essere mia e su di essa non vi ero crocifissa ma
nell'incrocio dei due bracci vi era il mio cuore: lo vidi solo per un
momento, ma sentii che visse in croce dal momento che ebbe vita. Ardeva
d'amore per la terra; sembrava che la riscaldasse con quell'amore; e
con tutta dolcezza la chiamava a sé. Si alzò una tempesta furiosa
contro quel cuore che io sentivo essere mio e fu tale la sua violenza
che il mio corpo dalla testa ai piedi fu come investito di spine che
lacerarono tutto il mio essere fino all'anima. Rimasi tutta in sangue,
in profonda agonia: fu questo il mio Orto... Questa mattina, quando mi
preparavo alla Comunione, Gesù nella sua bontà mi ha preparato un nuovo
calvario: il peggioramento di mia madre, che mi ha sorpreso. Temendo
di restare senza di lei, per quanto rassegnata, ho pianto molte
lacrime; il cuore ha sanguinato: per tutto ho lodato il Signore.
Camminavo verso il Calvario e sentivo che Gesù camminava dentro di me e
nel suo divin Cuore portava anche Mammina... Ho visto Gesù morto nelle
braccia di Mammina; ho sentito la tenerezza con la quale Ella Lo
stringeva al Suo petto. In questo dolore di morte ho sentito che io
pure morivo. Alcuni momenti dopo è venuto Gesù, mi ha dato nuova vita:
- Figlia mia, è qui Gesù che viene a prendere per Sé il tuo dolore, il
frutto della tua sofferenza per offrirlo all'Eterno Padre. Abbi
coraggio... - Mio Gesù, mi sento un'altra... Mi sento avere l'amore e
la grandezza del Cielo; il dolore è scomparso. - Figlia mia cara, è
stato l'amore che ti ha curato. Tu hai la grandezza del Cielo in te,
non soltanto in questo momento, ma sempre. - Però, Gesù mio, non la
sento sempre; se la sentissi come ora, non mi costerebbe soffrire; non
avrei paura della sofferenza perché saprei cosa darti e saprei di
soffrire con perfezione... Ma io non so soffrire, nevvero? Tu sei
triste perché piango? - No, figlia mia! Anch'Io ho pianto; mia Madre
pure. So tutto. Dimmi, se ti chiedessi la tua mamma, me la daresti
volentieri? - Do, do, mio Gesù; ma non Te la do senza lacrime; non
posso; questo non lo prometto. - Nel chiedere la guarigione di mia
mamma mi sentii costretta, non so come, a dire: - O Gesù, se non nuoce
alla salvezza della sua anima, lasciamela ancora un po'; dammi più
sofferenze; scaricale su di me e alleggerisci lei; se [questo] non è
per il bene della sua anima, sono disposta a perder tutto [anche lei],
ma che sia salva la sua anima. Ciò che voglio, o Gesù, è che Tu la
porti direttamente in cielo: su questo non transigo. - Chiedi, chiedi,
figlia mia, nulla ti sarà negato, purché non pregiudichi le anime. Ti
prometto che quando chiamerò tua madre a Me la porterò direttamente in
cielo. (diario, 2-12-1949).