... Mi pare che il Cuore di Gesù sia nel mio e dal Suo si riversi al
mio l'immensità del suo dolore, il suo martirio infinito. Posso
sopportare a stento il raro ma tanto pesante dondolio di quella culla
morta: pare che scuota il mondo. È un segnale per risvegliarlo, ma esso
non si sveglia, non si alza dal sonno, dalla morte del peccato. Ogni
scossa è come tromba per avvisarlo. Potessi almeno bussare alla porta
di tutti i cuori, gridare a tutte le anime di risuscitare alla Grazia e
all'amore di Gesù! Ma chi sono io? Sono niente, non posso fare niente.
Devo soffrire questo martirio, felice se lo saprò sopportare. Devo
soffrire questo fuoco divoratore nell'interno delle mie torri e
l'oppressione di essere una cosa sola con quella massa, quelle pietre,
quel fuoco... Ieri, giorno dell'Ascensione, questa vita che passa
attraverso di me come soffio soave visse maggiormente del Cielo,
unendosi a tutte le lodi di gloria, tutta immersa in un solo amore:
quello di Dio. Ma io mi mantenni nella stessa morte, non mi mossi verso
l'alto; sapevo che quel soffio di vita che mi compenetrava ed era mio
si trovava con tutta la corte celeste immersa nello stesso amore
celeste: un gaudio infinito, un mare infinito. Non fui capace di
seguire quella vita, di uscire dalla mia morte... (diario, 27-5-1949).
... Nel pomeriggio di ieri mi pareva di avere due cuori: uno sentiva le
ingratitudini usate contro Gesù; l'altro quelle usate verso di me; le
mie mi facevano sentire di più quelle di Gesù: quanto più sentivo le
mie, tanto più a fondo comprendevo la ingratitudine che soffriva il
Cuore di Gesù traboccante di bontà. Mi appariva come un grande libro;
per quanto mi affannassi a sfogliarlo, non giungevo alla fine delle sue
pagine.
Più tardi sentii i maltrattamenti contro il Cuore e tutto il Corpo
santissimo di Gesù: il Cuore era tagliato da spade, il Corpo calpestato
da piedi malvagi e immondi.
Rimasi nell'Orto; si avvicinò Giuda con i soldati e per baciare Gesù,
per catturarlo. Gesù stette muto durante tutto il triste tragitto. Ma
il suo divin Cuore parlò sempre: era un libro eterno, il libro
dell'amore. Io non lo leggevo ma lo comprendevo. Il mio divin Maestro
in quel momento mi fece comprendere tutto, tutta la grandezza del Suo
infinito amore. Stamattina ho fatto subito compagnia a Gesù, ma una
compagnia morta: non ho potuto parlargli né provargli che Lo amavo.
Come morta, ho percorso con Lui il cammino del Calvario. Ma la sua
lezione di amore, la comprensione che mi ha data, mi ha servito lungo
questo viaggio. Mi pareva che il suo divin Sangue scorresse per tutta
la terra e in ogni luogo lasciasse scritta la parola « Amore ». Vorrei
che Mammina, che gli angeli parlassero per me e mostrassero la
grandezza di questo amore. Sì, è stato l'amore che si è esteso da un
polo all'altro del mondo. È stato l'amore che ha obbligato Gesù a
prendere la croce, a salire al Calvario sotto una scarica di battiture
con tutte le carni lacerate... (diario, 17-6-1949).
I miei giorni sono terribili. Quante volte sono ricorsa al Cielo!
Quante volte, abbracciata al mio crocifisso, ho invocato il dolce nome
di Gesù, della cara Mammina! Che settimana di lotta! Non so come si
possa soffrire tanto. Dico di non sapere, ma so: è Gesù che continua a
soffrire in me la sua Vita, la sua Passione santa. Non lo dubito.
La mia tristezza era molto dolorosa, profonda. Non erano le mie labbra
che parlavano; non so chi parlava nel mio cuore ripetendo « l'anima mia
è triste fino a morirne ». Quando udivo questo, non ero io a dirlo,
sentivo veramente la tristezza, ma tristezza mortale. Mi richiamava la
tristezza di Gesù, ciò che ha sofferto e soffre e Gli dicevo: -
Accetta, mio Gesù, la mia tristezza per allietarti; accetta il mio
dolore per addolcire il Tuo. - Sento di avere un letto di spine per il
mio corpo e un altro uguale per il cuore; né l'uno né l'altro si
possono liberare dalle spine. Sono spine che mi servono da letto e
spine che mi coprono. Sono tanto ferita e tanto impigliata in esse;
sono come inchiodata sulla croce, senza possibilità del minimo
movimento. Mi trovo come un uccello che volava e glielo hanno
impedito: tra queste spine, non posso volare neppure verso Gesù. Tutto
il mondo è tenebre, e tenebre sono fuori del mondo. Che terribile
abisso! Le onde agitatissime di un mare immenso di tenebre cadono su di
me con la furia della più terrificante tempesta. Queste onde vengono
verso le mie torri, si scagliano con violenza, sia dentro che
all'esterno di esse, da una parte e dall'altra, minacciano distruzione.
Sono onde, ma non spengono il fuoco in cui ardono...
Ieri, a misura che le ore passavano, la stessa voce degli altri giorni
ripeteva, sempre dentro di me: « l'anima mia è triste fino a morirne
»... L'anima piangeva assai, ma bramava la morte: solo morendo avrebbe
dato la vita a tutta l'umanità. ... - Figlia mia, mia cara figlia,...
alla superficie del tuo cuore vivi tu, nell'intimo vivo Io. Il mio
Cuore è fuso con il tuo. Io vivo la vita divina, la vita di amore; ma
la ferita, il dolore causatomi dai peccatori è là nell'intimo e
traspare nell'amore. Per questo tu senti la grandezza del mio amore
divino, la gravità delle offese, le ansie e le tenerezze del mio amore
infinito; provi nausea per tante miserie e allo stesso tempo senti di
essere la miseria stessa, il veleno di tutto. Sei vittima; possiedi il
mio divin Cuore; senti ciò che Esso sente; senti la tua miseria e la
miseria umana. E perché abbia questi sentimenti e tale martirio, ho
fuso nel tuo il Mio Cuore. Non meravigliarti di non saper vivere:
questa vita non è tua; non ti ho scelto se non per necessità urgente
della umanità... (diario, 24-6-1949).