« Mio buon Padre [Umberto], le sembrerà che mi sia dimenticata di lei,
ma non è vero. Giammai! Sarei ingrata se lo facessi; le prometto di
ricordarla sempre: sulla terra e in cielo. Il motivo del nostro
ritardo è la nostra vita: le mie sofferenze sono moltissime; le visite
sono sempre la mia, la nostra croce, il mio tormento. Padre buono, se
non fosse per amore di Gesù, della cara Mammina e delle anime, non so
cosa avrei già fatto: mi nasconderei ove non potessi più essere
veduta. Non so dirle lo stato della mia anima: è dolorosissimo. Ansie,
sete insaziabile di amore, ma senza amare; è una morte completa, totale
di tutte le cose. Sento l'abbandono di tutti, anche se non è vero.
Cammino in questa oscurità mortale senza appoggio, senza guida. Vado
fidente nelle braccia di Gesù e di Mammina senza sentire che mi
portano. La mia speranza è questa: non posso essere abbandonata dal
Cielo, perché confido solo nel Cielo.
Accetto tutto ciò che il Signore mi dà, a qualsiasi prezzo, con l'unico
fine di compiere con perfezione la Sua volontà; ma non so dove sia
questa perfezione che bramo tanto. Mi sento la più imperfetta che si
possa immaginare. Preghi per me, padre mio; io faccio altrettanto per
lei. Deolinda ed io non possiamo dimenticare le ore che passò qui con
noi. Ore tanto amare, ma che lei ha cercato di addolcire. Andrà in
Brasile, verrà in Portogallo, rimarrà costì? Vi sono tanti che la
desiderano qui. Mio Dio, cosa è mai il mondo! Tutti la salutano,
specialmente Deolinda. Ella è sempre la « brontolona dei tempi ormai
passati... » (lettera a d. Umberto, 6-5-1949).
È tale il rigore della giustizia di Dio, è tale il suo peso che mi
schiaccia, da spremermi dagli occhi e da tutti i sensi il veleno
nauseante e vergognoso che avvelena tutta l'umanità. È da me che esce:
è un veleno che racchiude tutte le malizie ed è su di me che piomba il
castigo di tutte le iniquità... La culla mortale che mi serve da letto
dondola di tanto in tanto. La terra morta su cui si trova è aperta da
vulcani dai quali pare escano fuoco e tormenti infernali. Presso la
bocca di quei vulcani si odono gemiti di anime, ruggiti di demoni che
pare mi strappino il cuore [per portarlo] là. O mio Dio, in che
pericolo mi trovo! Il mio corpo è morte e nello stesso tempo è un
inferno. Quanto è spaventosa la giustizia divina, e io non posso
sfuggirle! ... In mattinata ho camminato verso il Calvario in un
silenzio indicibile. Nel mio cuore le labbra di Gesù erano serrate...
Il silenzio di Gesù diceva tutto: parlava il suo Cuore pieno di amore;
era come un libro che quanto più si sfoglia tanto più vi si trova da
leggere. Era un libro d'amore: solo in cielo, alla luce divina potrà
essere letto e compreso. Sulla cima del Calvario ho continuato ad
accompagnare spiritualmente i riti di Fatima anche senza volerlo:
volevo con tutta la volontà soffrire con il mio Gesù... ... Nel
pomeriggio di oggi sono stata sorpresa nell'apprendere che la mia mamma
è molto ammalata. È venuto il medico; dopo averla visitata, egli mi ha
ordinato di chiedere al Signore di migliorarla in salute almeno fino a
domani perché io potessi dettare e mia sorella scrivere ciò che Gesù mi
aveva detto. Mi è costato assai: l'ho fatto per obbedienza... Ho detto
a Gesù: - Io Ti dico tutto quello che il medico mi ha ordinato. Lo
faccio per obbedire. Fa' ciò che Ti darà maggiore onore e gloria,
qualsiasi cosa mi costi. - Grazie al Signore, il giorno dopo mia madre
stava già molto meglio. Sia benedetto! Ma soltanto oggi, martedì,
possiamo terminare lo scritto. Questo sacrificio sia per amore di Gesù
e di Mammina e tutto in favore delle anime... (diario, 13-5-1949).
« Mio buon padre [Pinho], ...ogni giorno pensavo di darle notizie, ma
la mia croce è tanto grande che non posso disporre di me per niente. Il
Signore va sempre contro i miei desideri. Per consolarlo mi sottometto
a tutto. Mi piacerebbe star sola e in silenzio, ma mi è impossibile per
la maggior parte del tempo: è moltissima la gente che viene a trovarmi
e le mie sofferenze sono enormi. Ecco il motivo del mio ritardo...
Io non voglio sfuggire alla croce, diversamente mi nasconderei in un
buco per vivere sola con Gesù; so che Egli vuole questa sofferenza e,
fiduciosa nelle sue promesse circa la salvezza delle anime, con il
sorriso sulle labbra ed il cuore sanguinante, ricevo e consiglio,
secondo la mia ignoranza, tutti quelli che vengono a me. Non sto qui
per soddisfare i miei desideri ma quelli di Gesù. Cerco di non perdere
la mia unione con Lui nella Eucarestia e con i miei tre Amori: il
Padre, Figlio e Spirito Santo...
... Il 17 maggio ci fu la visita pastorale in parrocchia. Mentre
l'arcivescovo somministrava la Cresima, l'arciprete di Póvoa che
l'accompagnava venne a visitarmi Parlammo lungamente. Nel congedarsi mi
domandò cosa poteva fare per me. Ignorando cosa intendesse, gli
domandai se per l'anima o per il corpo. Egli mi rispose: - Per il
corpo. - Gli aggiunsi che non mi manca nulla ecc.
- E per l'anima vuole qualcosa? - Vorrei il mio direttore. - Quale? - Padre Pinho. -
- E ne ha bisogno, ne ha bisogno! Il Signore glielo darà. - Gli chiesi
di baciare per me la mano dell'arcivescovo. Mi ha scritto di aver
trasmesso le mie richieste. Ma quelli di Braga ritardano tanto. È
martirio per noi tutti, nevvero, caro padre? Speriamo fiduciosi... »
(lettera a p. Pinho, 24-5-1949).