In questo santo tempo di Pasqua ho sofferto molto profondamente,
immensamente. Non so esprimermi. Ho avuto delle ansie quasi
insopportabili, una fame, ma fame dell'anima: una fame che sento non
essere mia. Volevo mangiare la Pasqua con tutta l'umanità, volevo
possedere tutti e che tutti mi possedessero e si trasformassero in me.
Parlo di me, ma non di me perché sento che né questa fame né questi
sentimenti mi appartengono. Non è la mia vita che ha queste esigenze,
ma bensì quella vita, quel soffio che scorre attraverso di me. È una
vita tanto grande, infinitamente grande: è vita del cielo e della
terra. O mio Dio, io non sono degna. Io non posso contenere tanta
grandezza, tanti e così intimi desideri pieni di ansie. O Gesù, sii la
mia forza, la forza del mio soffrire!... (diario, 22-4-1949).
Lasciami volare al cielo, lasciami volare a Te, mio Gesù! Fu in un
profondo dolore che, spontaneamente, mi sfuggì dal cuore questa
invocazione. Io non voglio chiedere il cielo perché ho promesso a Gesù
di accettarlo quando vorrà darmelo. Ma l'annientamento è tanto, il
martirio è talmente doloroso che, senza il consenso dello spirito, il
cuore, quasi volendosi staccare dal corpo e volare a Dio, erompe
talvolta in questo grido. Nel mondo non si trova bene, non può più
abitare qui; la sua aspirazione è Gesù, soltanto Gesù. Non so ciò che
dico, perché non sento vita; non vedo il cammino che batto perché in me
tutto è tenebre, spaventose tenebre. Sento che sono dondolata in una
culla di morte, sulla morte fangosa di tutta l'umanità. Questa morte di
corruzione causa tanto dolore al mio cuore; è tale il rancore, e la
crudeltà con cui è trattato che pare mi sia strappato dal petto insieme
a tutte le vene che daranno una pioggia per bagnare il mondo. Mio Dio,
quale tormento per il mio corpo e la mia anima! Come mi sento
annientata sotto il peso di questa sofferenza!... ... Venne Gesù, mi
diede vita, ma vita dolorosa e mi disse: - Figlia mia, nel pantano del
mondo non può regnare altro che la morte: è la culla nella quale ti
senti dondolata. Sono stati il peccato, le iniquità a causare questa
morte. Ove è morte, è dolore; ove è morte non vi è luce. Sei vittima,
figlia mia: la vittima fedele e veramente immolata non può avere altro
vivere. Vieni al mio divin Cuore a prendere conforto e vita, a
riposare come il contadino che a notte si riposa per le sue fatiche;
questi non riposa molto tempo per ritornare subito al suo lavoro
faticoso; e sempre così fino a che veda il frutto del suo lavoro. A te
però, figlia mia, non avviene qui sulla terra come al contadino: il
frutto della tua vigna ti attende nella eternità; soltanto là lo vedrai
con chiarezza, alla luce splendente di Dio. Riposa, riposa, mia sposa!
Prendi conforto per il tuo dolore in questi momenti celesti. - ...
(diario, 29-4-1949).
... Continuo ad essere dondolata nella culla morta sul mondo morto. La
culla si muove con difficoltà, tanto è corrosa. E il mondo morto si
spacca in crepacci, in abissi putrefatti nei quali ad ogni momento
corre il pericolo di sprofondare. Culla e mondo immersi nella medesima
corruzione. Mi pare che il mio corpo si decomponga: ho nausea di me,
non posso guardarmi. O mio Dio, che morte! Sono morta! È morto il
giorno, morto il sole, è morto tutto ciò che aveva vita. Il cielo si è
chiuso, si è coperto con forti chiudende: si è separato dalla terra.
Non può avere con essa legami: non può diventare putridume in cui si è
trasformato. O mio Dio, non so dire né dimostrare ciò che l'anima vede,
ciò che sente succedere tra il Cielo e la terra: che contrasto, che
rivolta contro Dio! Il mio Gesù ed il Suo Eterno Padre non sopportano
di vedere ciò che avviene qui! Quanto soffrono Gesù e Mammina! Come si
sforzano per sostenere la giustizia divina! Mi prendono con sé per
formarne puntelli. Non ne posso più perché Gesù non ne può più. Che
posso io senza di Lui? Io sono un niente e senza Gesù non posso
niente...
... - Abbi coraggio, la morte che senti è la morte del mondo: sono i
peccatori, con le loro anime morte, che si precipiteranno e
affonderanno nell'abisso della morte eterna.
... Continuerai a darmi lo stesso martirio doloroso per amor Mio e per
il povero mondo tanto criminoso e tanto in pericolo? - Mio Gesù, non so
se soffro molto o se mi pare solamente di soffrire; ho i miei dubbi.
Tuttavia, se continui a darmi le tue grazie, Ti prometto di soffrire
ciò che Tu vuoi. - Non rattristarmi, figlia mia, non dubitare di Me né
di alcuna delle mie parole. Il tuo dolore è grande tanto quanto una
offesa fatta a Me ... - ... (diario, 6-5-1949).