MaM
Messaggio del 2 giugno 1987: Figli cari! Venite a me e diffondete la luce di Dio dappertutto. Per mezzo di voi desidero aiutare i miei figli che si sono persi, i miei piccoli figli sviati e tutti quelli che rinnegano la fede e l’amore di Dio. Figlioli, io vi sto guidando in un modo particolare da quasi quattro anni perché ho molto bisogno di voi.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Mi è parso di morire con Gesù; ma questa morte è durata poco tempo.


Egli è risuscitato e mi ha fatto risuscitare: - Figlia mia, mia colomba bianca, bella e pura,... ti scelsi come mia sposa: accettasti, preferisti Me ad ogni altro sposo; ti scelsi per vit­tima: accettasti, e quale vittima sei stata!... Tutto accettasti senza rifiutarmi nessuna sofferenza... Ti ho fatta potente con il mio potere. Non può forse il padre di famiglia assicurare i suoi beni presso uno dei suoi figli che, per la sua bontà, giudica capace di utilizzarli a bene­ficio degli altri più miserabili che sprecano tutto a danno della loro salvezza eterna? Ti ho resa potente. Ti ho consegnato i miei tesori. Sono come quel padre e tu sei quel figlio. Ti ho dato i miei beni e tu li stai utilizzando in favore dei miei figli, dei tuoi fratelli che altro non fanno se non azioni di perdizione. Dammi il tuo dolore figlia mia, soccorri il mondo che pecca tanto!... Io vigilo su di te e vigila la mia Madre benedetta. Nei mo­menti di grande dolore e sfinimento ti onoriamo con la nostra presenza visibile: è la prova del nostro amore verso la nostra figlia più cara. -

- O Gesù, quella moltitudine che ti attorniava, erano forse anime amanti della croce? -

- No. Lo fossero in sì grande numero! Erano le anime salvate dalle tue sofferenze. Alcune sono già nella eternità, altre sul buon cammino e certe di salvarsi. Che grande raccolto! (diario, 14-1-1949).

... Mi trovo nelle stesse torri, ma, giorno per giorno, sempre più nell'interno di esse, senza sentire vita. Quanto più lavoro tanto più vedo che vi è da fare; o meglio: l'Artista che in me lavora non cessa di lavorare; trova sempre da ritoccare. Vede tutto ed io tutto vedo, anche nelle tenebre e nella oscurità mortale in cui mi trovo.

Queste torri sono accerchiate, momento per momento, da nuove torri. Io rimango sempre più nell'interno; non vedo via d'uscita; non so come liberarmene. Sono spaventose: si innal­zano sempre più ed io resto dentro di esse. L'anima mia vorrebbe dare un'idea più chiara di che cosa sono queste torri, di ciò che avviene dentro di esse, ma non so; sono tanto grandi, tanto spaziose ed io mi sento tanto compressa tra le loro pareti. Sono pareti che sembrano avere l'antichità di sempre. O mio Dio, non so dire altro; l'affido a Te! Tutto mi causa sgomento: le visite, il giorno, la notte, la vita stessa.

Il cuore e l'anima, molto doloranti, si lanciano serenamente tra tutta questa sofferenza alla ricerca di Dio, loro unico fine. Non Lo trovano; non riposano; continuano il loro viaggio nella speranza di trovarlo e possederlo per sempre. Che viaggio è questo? Non lo so. Sono io e non sono io a vivere e a camminare. Voglio Gesù, solo Gesù! Il Cielo, il Cielo! Lo voglio, ne sento nostalgia. Il demonio lavora tanto; vi sono momenti in cui pare pro­ponga al mio spirito tutto ciò che vi è di male e voglia tutto ciò che è di offesa a Dio. È lui che lo vuole, ma la mia volontà si mantiene ferma a volere l'inferno piuttosto che la più lieve colpa volontaria... (diario, 21-1-1949).

... Sento che il mio corpo non è se non un nulla: il dolore lo ha fatto sparire ed è rimasto in me sempre a farmi soffrire fino all'estremo della sofferenza. E l'anima? Prova anch'essa un dolore grande, più grande di molti mondi: è infinito, giunge fino a Dio. Che cos'è questo dolore? Soltanto Gesù lo sa, solo Lui lo potrebbe spiegare. Io mi lancio o, meglio, l'anima si lancia volontariamente nel mare della sofferenza. Si lancia senza occhi, senza luce, senza sapere nuotare; irrompe tra le tenebre, vi si inoltra sempre più; non ha una guida, non sa dove va, ma cerca e vuole solo Gesù. In questo mare, avvolte nelle onde, sono le torri in cui l'anima è prigioniera. In essa vi sono Artisti che lavorano. Nel sentirsi e vedersi in tali angustie la preoccupazione è grande, grandi sono il martirio e lo sgomento. Chi sarà la mia guida? Chi potrà liberarmi da tutto questo? Solo Gesù, ma soltanto attraverso la morte. Soltanto quando lascerò il mondo, abbandonerò queste torri, uscirò da queste arcate che per adesso non hanno uscite; è ciò che sento.

O mio Gesù, mio Dio muoio per tuo amore... (diario 28-1-1949).

Non posso sopportare che il mio buon Gesù e la mia cara Mammina del cielo siano offesi: vorrei che ad ogni momento cadesse sopra il mio corpo ogni specie di sofferenza ma non vorrei che soffrissero Gesù e Mammina. Ignoro la gravità con cui è offeso Gesù, ma sento che lo è molto. Di tanto in tanto il mio corpo è vittima delle più atroci sofferenze. Sento come se lo trascinassero per terra per ricevere i maltrattamenti e le crudeltà della umanità intera. È un mar­tirio orribilissimo: mi trascinano, mi schiacciano, mi configgono molti pugnali, mi coprono di sputi e di insulti. Povero corpo annientato da così grande sofferenza! In alcune ore soffro in questo modo e in altre soffro non meno orribilmente, schiacciata dal Cielo: pare che il firma­mento con nuvole nere scenda fino a me; mi opprime un peso infinito. In quelle nubi odo come lo schianto terrorizzante del tuono che rompe le nubi con lame di fuoco. Mi sento bruciare su legno verde: odo nel fuoco lo scop­piettio delle foglie verdi. Non so perché non rimango sotto questa oppressione. Una forza mi obbliga a porre il mio cuore a servire da sostegno per rialzare il cielo sceso fino a me e a sostenerlo con ciò che vi è dentro nel cuore: amore, ansie di amare senza limiti, ansie di riparare e di dare a Gesù il mondo intero e non so che cosa di più. Il cuore contiene una ricchezza che non è mia e voglio offrire tutto questo al cielo per calmare la sua ira. A poco a poco le nubi salgono e ritorna la calma. Molto presto però la scena si ripete. Non so quasi nulla di quello che si dice contro Mammina; so solo che talvolta, specialmente quando odo qualche parola contro di Lei, il mio dolore è tale da farmi sembrare che la sofferenza del cuore mi faccia scoppiare tutte le vene del corpo. Che ansie! Io vorrei custodirla insieme a Gesù Sacramentato, ma in modo tale che nulla della malvagità e della sofferenza causata loro dal mondo Li potesse raggiungere.

Vorrei essere vittima solo di dolore e di amore, ma vittima immolata in tutti i momenti.

Le mie torri, le torri in cui abito, si sono alzate tanto: mi pare che non possano salire di più. Tutto il mio essere trema: quale paura che esse cadano! Mi pare di essere trasformata nelle pietre stesse o in ciò di cui sono costituite, tanto si sono serrate contro di me... (diario, 4-2-1949).