MaM
Messaggio del 17 giugno 2011:Cari figli, anche oggi la Madre con amore vi invita: decidetevi per mio Figlio, incamminatevi insieme a Lui. Seguite i miei messaggi, specialmente in questi giorni che verranno rinnovate i miei messaggi nelle vostre famiglie. Pregate, cari figli, affinché mio Figlio nasca nei vostri cuori, nelle vostre famiglie. Sappiate, cari figli, che la Madre prega per voi e che vi ama con amore materno. Perciò perseverate. Grazie, cari figli, anche oggi per aver risposto alla mia chiamata.

Beata Alexandrina Maria da Costa - « Non è il dolore che ti dà la morte, ma l'amore »


« Mio buon padre [Pinho], da due mesi ho ricevuto la sua lettera: arrivò proprio il 30 marzo. Sia benedetto il Signore per questo regalo. Ho persino vergogna di avere tanto ritardato a dettare alcune parole per colui che Gesù ha collocato al primo posto nel mio cuore; nonostante i sette anni circa di assenza e quasi di silenzio, è sempre là; non vi è nulla che lo separi da questa unione di anima, nulla che lo strappi dal mio povero cuore.

Io non scambio l'amore di Gesù con nulla di quanto esiste o potrà esistere. Dopo Gesù, la Trinità Santissima, la cara Mammina e san Giuseppe, è lei, tra le creature, ad occupare il primo posto. Lo permise e lo permette Gesù perché è Lui che la conserva nel medesimo posto. Il mio silenzio, il mio ritardo non ha se non questa spiegazione: voglio e non posso. La mia sofferenza è aumentata moltissimo: mi costa im­mensamente parlare. Se non fosse lo sforzo di volontà, io non direi nulla: sono in un martirio di dolori. Quanto soffro e faccio, sparisce, muore prima di conoscere la vita; così sente la mia anima. E costa tanto sentire avvicinarsi l'eternità e sen­tirsi un niente, senza niente.

La mia vita è una vita senza vita, è un mondo senza luce. Quanto più sono senza luce più Gesù si assenta e più sfumano in me le Sue cose, la sua vita divina. Mi permetta anche questo sfogo: sento come se mai avessi conosciuto Gesù, mai Lo avessi amato, mai avessi saputo ciò che è la sua vita nelle anime. Quante più ansie ho di vivere la vita interiore, la vita di Dio in noi, meno la vivo, meno la co­nosco, meno la comprendo. Mio Dio, come sono ignorante! Nonostante questo, la mia anima si mantiene in pace. È una grande grazia di Gesù. Ho persin detto: ho pace, la pace della mia anima, a meno che io non comprenda ciò che è la pace di Dio. Ma credo che il Signore non permetterà che la mia pace sia del demonio perché questa certamente non dà gioia. Io in­vece, in mezzo a tante spine, sofferenze, e con una croce tanto pesante, sento la gioia dell'anima che sorride a quanto viene dalla mano del Signore. Possa gemere, possono piangere gli occhi del mio corpo, ma quelli dell'anima sono gioiosi, disposti a ricevere ogni martirio che il Cielo mi invia. Non mi basterà l'eternità per ringraziare Dio di tutto questo. Grazie di quanto mi ha promesso di fare in favore della mia anima nel mio compleanno; Gesù e Mammina l'avranno certamente ricompensata assai. Il signor dottore [Azevedo], con la sposa e i figli, gradisce i suoi saluti e mi ha incaricata di ricambiarli; promette di scri­verle tra poco... Aumenta sempre più il numero dei miei amici; anche tra i sacerdoti. Monsignor Domingos della "Officina de S. José" di Guimaràes venne a visitarmi; mi è rimasto amico pare che sia disposto a fare in mio favore quanto gli è possibile... » (let­tera a p. Pinho, 2-6-1948).

Continuo a non essere nulla e a non vivere. Tutto il mio corpo è un poco di polvere disfatta dal dolore; dolore che vive in questa polvere senza appartenermi. L'anima soffre e unisce il suo dolore a quello di questa polvere disfatta. Ma questo do­lore non è mio né per me; questo dolore sempre muto non può né sa dire ciò che sente. È dolore che si estende a tutta l'umanità; non so dire meglio, è dolore, senza limiti, senza fine. Sento, comprendo, ma non riesco a esprimere, per incapacità, il peso e la grandezza di questo dolore. Mio Dio, soltanto con la Tua grazia una creatura umana lo può sopportare.

Sento come se il demonio mi calpesti e porti con sé il mio povero cuore per darlo alle creature come strumento per gra­vissimi peccati. Il maledetto non vuol più saperne di me; vor­rebbe il mio cuore e nient'altro. Ah, come mi sento sua e come egli tormenta il mio spirito! Soffro molto nel dubbio se la pace che ho in me sia di Dio o del demonio. Quando il dolore raggiunge il suo apice, sento talvolta più intensa questa pace dell'anima che fa abbassare il livello del dolore ma subito viene una nuova spina a ferirmi: e se io non mi conoscessi, se questa pace non venisse da Dio ma dal demonio? E subito, senza voler sapere né comprendere a chi questa pace appartenga, mi lancio in spirito nelle braccia di Gesù e molto aggrappata a Lui Gli dico: - Ciò che voglio è amarti, mio Gesù e, con la Tua grazia, vincere il mio dolore. Tu sai bene a chi appartiene la mia pace, e questo basta. - ... Ieri mi parve di nascere sull'Orto e sul Calvario. Sono nata e vissuta in essi per amare, lavorare e praticare il bene. Vita e bene realizzati nella più grande dolcezza! Tutta l'umanità usufruiva di questo vivere. Ma non fui io a nascere né a vivere né a praticare tutto il bene. Chi è nato, chi è vissuto, chi l'ha praticato è stata una vita superiore, sublime, potente e grande come è grande la grandezza di Dio. Non riesco ad esprimermi meglio. La vita trascorreva ed io crescevo in sapienza e in tutto, sempre nell'Orto e sul Calvario; di momento in momento vede­vo avvicinarsi sempre più le sofferenze che essi mi presentava­no... Mi parevano dolori infiniti... Questa mattina ho sentito come se venisse in me un cielo d'amore ed assorbisse in sé tutte le sofferenze dell'amaro cam­mino del Calvario. Sapevo che soffrivo un dolore inimmagina­bile, ma quell'amore mi faceva dimenticare le sofferenze: l'a­more vinceva, sebbene mi sembrasse che trascinasse con me il mondo. Sul Calvario lo stesso amore continuava a coprire tutta la sofferenza... Gesù mi ha detto: - Figlia mia, non è il dolore che ti dà la morte, deve essere l'amore che te la dà: sarai da lui consu­mata; sarà l'amore che ti dà il Cielo: la Patria dopo l'esilio. Il dolore è grande, ma è superato dall'amore. Ama, ama, figlia mia, il mio divin Cuore e fa' che sia amato da tutti i cuori... Nel giorno a lui consacrato non posso tralasciare di conse­gnartelo con tutti i tesori ed il suo amore. Accettalo. In esso vi è tutta l'umanità; rinnovo così la consegna. Non permettere che si perda il mondo sviato: soccorrilo con la tua sofferenza, con la tua croce. - Mentre Gesù me lo consegnava o, meglio, poneva nel mio il suo Cuore, tanto grande come la grandezza di Dio, mi sono sentita portatrice di un amore infinito e di un mondo di miserie. Nel ricevere il Cuore di Gesù ho anche avuta luce per vedere, comprendere e sentire tutto... (diario, 4-6-1948). ... Ieri in mattinata sentii dentro di me due mari immensi: uno di dolore, l'altro di amore. Quello d'amore era sul terreno dell'Orto e in esso si rovesciava ma senza che si esaurisse il mare del dolore; l'amore assorbiva tutto; le fiamme nasconde­vano tutto. In mezzo vi era Gesù: era Lui stesso l'amore; era il mare che non si esauriva nell'inesauribile dolore e lo poteva contenere... (diario, 18-6-1948).