Nel pomeriggio di ieri si innalzò in me una torre: mi pareva una torre
formata dal mondo intero: era molto, molto alta, ma tanto insidiosa. Un
orribile serpente saliva in essa a spirale dal basso alla cima
spargendo sulla terra tutto il suo veleno e non risparmiando nulla. Io
rimasi fra la torre ed il serpente che tentava di avvelenare anche me.
L'anima mia, opponendosi al serpente, si sforzava di togliere tutto il
veleno dalla torre. Quella torre mi indicò l'Orto. Alla mia corona di
spine se ne aggiunse un'altra; alla lancia che sempre feriva il mio
cuore se ne aggiunse una seconda con una spugna: rimasero accostate al
petto quasi in forma di croce. In quel momento sentii sospiri molto
dolorosi e profondi: erano di Gesù. Mi causarono un grande dolore e
squarciarono un Cuore dentro di me che non era mio: vedevo sgorgarne
sangue in grande abbondanza...
... Udii Gesù dirmi: - Figlia mia, ... lascia che Io depositi ancora
nel tuo cuore il mio amore infinito e tutti i tesori racchiusi nel mio
divin Cuore... - Incominciai a sentirmi grande, tanto grande che il mio
cuore arrivava in cielo. Dissi a Gesù: - Mio Gesù, che avviene in me?
Mi sento tanto forte e tanto grande... - ... Hai in te il Cielo stesso,
figlia cara, e sai perché? Per soccorrere le anime e per avere forza a
portare la tua croce. È col tuo dolore che soccorri: confida che il tuo
dolore è per le anime più che l'acqua per i pesci, più che il sole per
la terra. Soffri contenta: sei potente, la tua croce è di salvezza...
Io fui crocifisso per gli uomini e tu, a mia somiglianza, sei
crocifissa per loro. Sono venuto al mondo per salvare i miei figli e ho
inviato te al mondo perché continui a salvarli... Prima di te ho
mandato la croce di terra come segno che sarebbe venuta la vittima per
essere immolata in favore della terra stessa... (diario, 6-2-1948).
... Il carnevale fu per la mia anima un giorno di grande tormento: mi
costò assai sopportare la nostalgia di alimentarmi. Sofferenza
insopportabile! Con fatica nascosi le lacrime; volevo sfogarmi,
sfogarmi molto: volevo dire che avrei dato una grande somma di denaro,
se l'avessi avuta, per alimentarmi; che, se sapessero quanto soffro per
questa nostalgia, non direbbero che non è vero che non mangio. Ero
tentata di dire ai miei cari: potessi mangiare come voi!. Fissai il
Cuore di Gesù con gli occhi pieni di lacrime. Mi ricordai che era
giorno di tante offese contro di Lui e Gli offrii in riparazione il
sacrificio di tacere e tutto il mio soffrire. O Gesù, o Mammina, è per
Vostro amore e per le anime che io voglio nascondere ogni mio dolore. I
miei sfoghi sono soltanto con Voi. « Mio buon padre [Pinho], ... se vi
fossero più persone che conoscono la vita di Dio nelle anime e la
necessità di luce che le guidi e le sostenga, non mi avrebbero tolto il
mio padre: hanno consumato un vero furto. Gesù li perdoni, dia loro il
cielo: è la mia vendetta. Desideravo ardentemente scriverle per il
compleanno; non mi fu possibile. Sono tante le mie sofferenze:
benedetto sia il Signore! Anche se non ho potuto dettare per lei
neppure una parolina, non tralasciai di fare la Comunione, di soffrire
e pregare affinché lei ricevesse dal Cielo ogni ricchezza, conforto e
amore. Chiesi anche a persone amiche, fra cui alcune veramente sante,
di pregare per le stesse intenzioni: furono i nostri auguri e i nostri
doni. Grazie, mille grazie, per la letterina che ebbe la carità di
scrivermi: fu luce per la mia anima e balsamo al dolore che notte e
giorno mi consuma. Da molto tempo non avevo avuto così grande sollievo.
... E che dirle di più? Quanto più ho da dire, meno posso e so parlare:
vivo in fitte tenebre mentre voglio consumarmi in amore, nell'amore più
puro, perfetto, più intenso che si possa dare a Gesù; e non l'ho! Mi
pare struggermi nel desiderio di fare del bene a tutti ma non faccio
nulla. Non vivo, non soffro, non amo: sono un niente. Ma questo niente
vuole tutto, vuole dare tutto a Gesù; è un niente che vive di ansietà,
un niente che, pur avendo tanti amici e vedendo crescere il loro
numero, si sente tanto solo, tanto solo, senza nessuno, immerso in
sofferenze a non finire... Povera me se lascio di confidare in Gesù,
se abbandono le braccia di Mammina! Cosa sarebbe di questa poverella in
tanto abbandono spirituale?... » (lettera a p. Pinho, 18-2-1948).