Sento in me le piaghe talmente aperte, che, pur avendole in me, mi pare
di attraversarle da una parte all'altra. Ma non sono io: è il mondo
intero - che le attraversa: ora passa attraverso questa, ora attraverso
quell'altra. Sono porte spalancate per le quali tutti possono passare
senza chiedere l'autorizzazione. Tutte queste piaghe sboccano in un
unico cammino che porta alla piaga del cuore; da questa piaga tutti
passano in un altro Cuore, che è unito al mio. Con quali ansie questo
Cuore riceve tutti coloro che vogliono andare a Lui: sembra avere
braccia per abbracciare, occhi per fissare e attrarre, labbra per
sorridere e per baciare. È un Cuore che è soltanto amore! Il mio, in
confronto, è molto piccolo e meschino, non è niente. Non so neppure
come essendo tanto piccolo possa avere in sé una piaga tanto grande da
sembrare una piaga mondiale. Mi costa tanto sopportarla per il dolore
immenso che mi causa... (diario, 31-10-1947).
... Nel pomeriggio di ieri, nel mare della mia sofferenza, mi pareva di
essere venuta al mondo, ma di non essere del mondo: vivevo in lui non
per trattare di me ma delle cose di Dio. Di tanto in tanto il mio cuore
andava all'Orto... Sul calar della sera, per conchiudere l'opera,
passai alla Cena. Che amarezza colma di amore e tenuta nascosta! Provai
la consolazione sentita da Gesù quando il discepolo amato Gli si
accostò delicatamente al petto; subito dopo fu grande il dolore del suo
divin Cuore nel vedere le lacrime di Mammina... Seguii poi, passo per
passo, le fasi dolorose e tristissime dell'Orto e dell'agonia di Gesù.
Sentivo in me di dover morire e volevo morire: senza la morte non avrei
portato a termine l'opera per cui ero venuta sulla terra. Nel frattempo
sentivo che Gesù fissava il mondo ed il suo Cuore con tristezza
profonda diceva: - Tanta ingratitudine contro tanto amore! - ...
(diario, 14-11-1947).