MaM
Messaggio del 26 aprile 1982:Tanti, che si dicono credenti, non pregano mai. La fede non può mantenersi viva senza la preghiera.

Beata Alexandrina Maria da Costa - « Quante conversioni in questa cameretta! » (Momenti della Passione)


« Mio buon padre [Pinho],... la sua lettera mi ha confor­tato. Non dico che mi abbia rallegrata, perché non vi è più per me se non l'allegria di fare la volontà di Dio. Ma mi ha confortata assai, soprattutto là dove mi diceva: "occupando ancora lo stesso posto, le invio questa lettera come sempre". Sì, mio buon padre, nonostante questi lunghi anni di assenza e di silenzio, l'ho ritenuta sempre come mio direttore, ed anche Gesù [l'ha ritenuta tale]. Nel leggere che lei lo conferma e che è disposto ad esserlo sempre, mi sono confortata molto: ma­gnificat, magnificat! Avrà saputo che la Miriam [sorella di p. Pinho] ha passato qui alcuni giorni. Quanto abbiamo apprezzato la sua visita! Vedevo in lei il mio buon padre. Ciò che le ho fatto era come lo facessi a lei. Non mi dimentico, o meglio non la dimentichiamo, presso il Signore. Faccia altrettanto, per carità!

Deolinda è alquanto ammalata di polmoni e sempre tribo­lata nello stesso dolore e nella stessa attesa di un giorno felice`. Chiede la benedizione e invia rispettosi ossequi insieme a S?o­zinha; mia mamma, lo zio e le cugine si raccomandano anche loro; il medico, la sua sposa e i figli e i signori Sampaio le mandano rispettosi saluti.

Il medico, d. Umberto sono stati due colonne salde che ci hanno sostenuto in tanta lotta. Essi, il signor Sampaio, il fratello di d. Alberto, il signor Pelicano e molti altri, quanto ci sono stati amici! Nonostante tutto, aumenta assai il numero degli amici, anche tra sacerdoti e medici. Benediciamo il Signore! Confidiamo in Lui... Se la causa è Sua, e non vivo di illusioni, Egli veglierà... » (lettera a p. Pinho, 28-8-1947).

... - ... Mio Gesù, io vorrei soltanto nascondermi e non comparire più. Non so se farei bene o male; non so in quale forma Ti do maggior gloria: stando sola o ricevendo coloro che mi visitano... - ... Mia figlia, ... voglio che tu faccia il sacrificio di rice­vere quanti verranno; ti tengo qui [sulla terra] per questo. Quante persone riceverai, altrettante riusciranno ad andare in cielo! Quante comprenderanno la tua vita di unione con Me e, comprendendola, impareranno e inizieranno a viverla! Co­raggio! ... - ... (diario, 11-7-1947).

... Gesù mi disse: - ... Sapessi quante trasformazioni, quan­te conversioni con sincera emenda di vita avvengono qui nella tua cameretta, in questo calvario in cui ti ho posta: calvario di dolore e di amore! Quante anime già sono entrate qui con il demonio nel cuore e ne sono uscite portando Me, con un pentimento profondo e un fermo proposito di emendarsi! ... - ... (diario, 12-9-1947).

« Mio buon padre [Umberto], ... quante volte ho pensato di scriverle. Non trovo il modo di farlo con la premura che vorrei: che movimento in casa nostra! Dopo le ore di riposo di Deolinda parecchie volte abbiamo tentato di scrivere, ma il popolo non ce lo ha consentito. Che martirio! Sia bene­detto il Signore! Ho paura a vivere quaggiù. Quando Gesù mi verrà a prendere? Non immagina il mio sfinimento e le agonie dell'anima. La mia miseria è orribile. Non faccio nessun bene o, se lo faccio, non sono io; mi fugge, non lo vedo. È sempre più grande la mia sete di Gesù e delle anime; ma è anche maggiore il peso delle iniquità e la oscurità che mi fa morire di sgomento. Ho bisogno di luce; ho bisogno di sostegno. Chi mi soccorre?... » (lettera a d. Umberto, 19-10-1947).

... La mia anima piange e il mio cuore è in ansia. Passai quattro giorni senza ricevere Gesù Eucaristico: che fame indi­cibile, quali ansie insopportabili!... Quante volte volavo in spi­rito presso Gesù Eucaristico e Gli dicevo: - Vieni, mio amore, muoio di fame, sono sfinita nell'anima e nel corpo; vieni da me, saziami ed opera in me come se Ti ricevessi sacramentato... Ieri, fin dal mattino, sentii, oltre le spine che quotidiana­mente mi cingono il capo, una nuova corona di spine: pareva che mi giungessero al cuore...

Verso sera sentii alcuni brividi di freddo che mi fecero tremare e vidi Gesù, molto triste, che pure tremava. Non vidi Gesù quando uscì dalla sala della Cena; non Lo vidi congedarsi da Mammina, ma vidi Lei in cima alla scala seguire i passi di Gesù verso l'Orto. Attraverso Gesù vidi i suoi sguardi addolorati quando già non Lo vedeva più e sentii come il suo Cuore Santissimo seguiva il Figlio intuendo ciò che an­dava a patire. Che unione di dolore e di amore tra quei due Cuori! Gesù precedeva gli apostoli triste e silenzioso. Attraverso di Lui io vidi anche che gli apostoli non si preoccupavano né sof­frivano per ciò che doveva accadere; erano molto stanchi e, appena giunti nell'Orto, si addormentarono... All'aurora sono andata a cercarlo nella prigione: tremava dal freddo; aveva perso tanto Sangue! Era tanto sfinito! Mi sono associata al suo dolore e alla sua tristezza e come Lui sono rimasta sfinita. Sono uscita dalla prigione in questa santa unione: L'ho accompagnato seguendo i Suoi stessi passi... Vicini a Gesù camminavano i due ladri con le loro croci: sono stati crocifissi a fianco di Gesù. Io sentivo che le loro sofferenze, le loro croci pesavano su di me: sulla croce di Gesù che era in me. Sentivo uscire dal Cuore divino di Gesù lo stesso amore, le stesse grazie per ambedue: uno le accettava, l'altro le respingeva. Gesù soffriva, agonizzava... (diario, 26-9-1947).

O mio Dio, non può essere avvelenato ciò che è divino, ciò che è Tuo; sono peggiore del serpente, sono un veleno più peri­coloso. Che orrore nel sentire tutta l'umanità bere, avvelenarsi, immergersi in me. Il cuore mi si lacera per il dolore. Cammino come un ladro che fugge: voglio nascondermi; ho paura di tutto, ho paura del Cielo, ho paura di Gesù. Odo con i miei orecchi, sento con la mia anima il suono della tromba che mi chiama: Egli viene a chiedermi i conti. Che sarà di me, mio Dio? Come potrò com­parire davanti a Te?... Quanto costa vivere così!... Là, sul Calvario, la croce e Gesù si alzarono nel mio petto; la montagna [del Calvario] si alzò assai, portò via la croce e con essa Gesù: tutto scomparve e sfumò in cielo. Io rimasi sola, legata ai piedi di quella montagna. Si levò un mare di crimini, delle maggiori iniquità; le onde di quel mare si infrangevano contro di me che facevo parte di quella montagna, come si infrangono contro i moli del porto. Quanto più le onde mi colpivano, tanto più mi sentivo sola e nella oscurità. Priva di luce e di aiuto per sopportare un così vasto mare di crimini, immensamente peggiore della più tremenda tempesta, mi sentivo morire...

È venuto poi Gesù: non mi ha portato subito la luce, ma mi ha dato vita e un fuoco che mi incendiò il cuore: - Figlia mia, non sei sola: Io sono con te... Ti ho creata per le anime; non sei del mondo e vivi per il mondo, non sei in cielo e vivi di cielo.

Dal primo istante della tua esistenza, da quando ti ho crea­ta, ho sempre veduto in te la missione che ti ho affidata: la missione più bella e nobile, la missione delle missioni, la mis­sione delle anime. Ti ho creata per loro, sei vittima per loro e, a somiglianza Mia, vittima del calvario. Come prova che lo sei, ti ho legata ai piedi della montagna, e contro di te ho fatto infrangere il mare delle iniquità. La montagna si è elevata, è scomparsa la croce ed Io con essa sono andato in cielo, ma i crimini continuarono. Io non ho cessato di dar prova del mio amore spargendo sul mondo le mie grazie... E come prova di questo amore ho perpetuato l'o­pera della redenzione... È stato necessario continuare questa opera attraverso alle mie vittime... - ... (diario, 17-10-1947).