Sono in mezzo a due vite (Momenti della Passione)
Voglio salire la scala dell'amore e non riesco: sento di essere discesa
all'ultimo gradino. Gesù non può aspettarsi nulla da me: non so amarlo,
non ho forze per amarlo. Voglio abbracciare la mia croce, la croce che
Egli mi dà e non posso: questo mio abbraccio mi fa cadere con lei,
sfinita, senza potermi più rialzare.
Voglio fare tutto ciò che è buono e santo e povera come sono non faccio
nulla. Voglio essere solo di Gesù, di Mammina e delle anime e non sono
di nessuno e per nessuno.
Non sono io, non vivo, non esisto. Vive in me il mondo pieno di
malizia, colmo di crimini, interamente rivoltato contro il Signore: è
una rivolta di morte. Lo sento crocifiggere Gesù. Vive in me un'altra
vita che affronta questo mondo. Con che dolore, con quale compassione
gli va incontro e lo contempla! È da lui forzata a castigarlo, ma non
vuole. Si trattiene a stento, fa di tutto per non colpire, per non
punire. lo, che non esisto, mi trovo in mezzo a queste due vite: la
vita del mondo che voglio regolare, trasformare perché diventi
un'altra; la vita di Dio con cui non faccio altro che implorare
misericordia, aprire le braccia, alzare le mani, curvarmi davanti a
quel Potere supremo per ricevere tutti i colpi, per essere schiacciata
da tutta la Sua divina giustizia.
Mio Dio, non vivo e sono l'umanità; non vivo e posseggo la Vita di Dio;
non esisto e vivo per il mondo e vivo per Gesù; non sono niente e devo
sopportare su di me tutta la malvagità umana e tutto il potere, tutto
l'amore, tutta la giustizia di Dio. O se io potessi descrivere questo
dramma doloroso che ora sento ed ora vedo nell'anima mia!... (diario,
16-5-1947).
Perché non faccio anch'io ciò che hanno fatto i santi? È la domanda che
mi sono rivolta durante questo mese di Mammina. Quanto hanno fatto i
santi! Ma io non so come abbiano fatto. Amarono certamente molto Gesù e
soffrirono tutto per Lui. Ma io non so amarlo; ignoro l'amore; non
soffro perché non sono io che soffro, ma è Gesù in me. Che Gli darò,
allora? Povera me! Non ho nulla se non il cumulo orribile, il cumulo
vergognoso delle mie miserie e cattiverie... Ma ho una sete bruciante,
insaziabile di amore per Gesù. Mi sento come immersa in un mare in cui
bevo continuamente, senza saziarmi mai, senza uscirne. Sono come il
pesciolino: quanto più nuota tanto più vuole nuotare; quanto più mi
immergo tanto più sento necessità di immergermi. Muoio di sete senza
uscire dall'acqua, senza cessare di bere. Vorrei darmi a Gesù, vorrei
dargli anime, tutte le anime... Quando parlo di Gesù, del Suo divino
amore e delle Sue anime, non so che cosa provo: mi sento annientare.
L'amore di Gesù, che follia! Le nostre anime, quale valore! Non
sopporto il pensiero che una sola si perda, che per qualcuna sia
inutile il Sangue sparso da Gesù... ... Continuo ad avere grande paura
e orrore del demonio. Eppure continuo anche a sentirlo nel mio cuore...
Orgoglioso come fosse padrone di se stesso. Mio Dio, che grande orrore!
Il demonio dentro di me! Ma al tempo stesso sento in me Gesù, ma fuori
dal cuore; e l'anima Lo vede con il petto aperto a mostrare la piaga
del Suo divino Cuore profonda e sanguinante. Egli addita il Suo Cuore
divino; con sguardi teneri e affettuosi, pieni di amore, invita il mio
cuore ad entrare. Gesù mi vuole interamente; dimentica il mio passato.
Che invito commovente! Mi fa dolere tanto il cuore!... ... Io mi
faccio insensibile, svio da Lui i miei sguardi, non faccio il più
piccolo sforzo per gettare fuori il demonio... Che quadro doloroso! Il
demonio dentro e Gesù fuori!... ... Nel pomeriggio di ieri sentii che
al mio collo furono legate grosse corde e le mani di tutti gli uomini
mi trascinavano fino all'Orto... Qui vidi Gesù col Cuore aperto in atto
di dissetare anime. Alcune Lo rifiutavano con segni di ripulsa:
disprezzavano tutto; non volevano neppure toccare il Sangue di Gesù.
Altre Lo bevevano freddamente, con indifferenza, come cosa da poco.
Altre venivano e bevevano con amore; altre con amore folle parevano non
saziarsi mai di bere. Ne venne un'altra che passò fra tutte e con sete
insaziabile beveva, beveva; entrò nella piaga del Cuore di Gesù, si
perdé in Lui, non ricomparve più. Dopo, salii all'Orto, o salì Gesù in
me... Nella grande sala di Anna vidi la moltitudine che seguiva Gesù:
erano uomini, solo uomini armati di bastoni. Quando il malvagio diede
lo schiaffo a Gesù vi furono tante sghignazzate e battimani, come se
avesse fatto l'atto più bello... Con Gesù sono stata coronata di spine,
flagellata... con Lui ho percorso il Calvario... Mi ha parlato: -
Figlia mia, cuore grande, cuore ardente, cuore di fuoco... Ti assicuro
che sulla terra vi sono ancora cuori anche se pochi che Mi amano: il
tuo è uno di essi... Colloco il tuo amore delizioso nella tazza del tuo
dolore. È l'offerta incessante che Io presento all'Eterno Padre.
Offrimi, figlia cara, tutto il tuo martirio; uniscilo al Mio Sangue
divino e ai dolori della mia Madre benedetta; unita alla continua
rinnovazione della mia Passione, riceverai dal Cielo tutta la forza,
la Grazia e la capacità per soccorrere le anime. Salvamele: sono mie...
- ... (diario, 23-5-1947).
« Mio buon padre [Pinho], ... Che cosa le dirò della mia anima? Avrei
tante cose! È impossibile dirle per iscritto quanto soffro; ho la
certezza che neppure a viva voce mi farei comprendere del tutto.
Quando verrà il giorno in cui il Signore mi concederà la grazia di
confidarmi a lei di presenza, per spiegare, il meglio possibile, le
grandi amarezze, tristezze e angustie in cui il Signore mi ha mantenuta
in questi lunghi anni di così penoso esilio e triste separazione? Nella
luce di Dio, mi pare che non vi sia nel mondo chi goda di maggior gioia
e felicità di me. Umanamente invece non ho disperato solo per la divina
grazia di Gesù. Mio buon padre, sempre parlando umanamente non vi è per
me un momento di gioia; mi dà gioia solo la Volontà del Signore:
soffrire per Gesù e per le anime. Soffro molto e nulla è mio! Ogni
dolore è tutte le grazie di cui il Signore mi ha favorita, muoiono
prima di nascere: come luce che si spegne prima di apparire. Voglio
amare e non ho né conosco l'amore. Voglio soffrire e non sono io che
soffro: il dolore non mi appartiene. Vivo così a mani vuote, senza
avere né vedere in me nulla, eccetto il cumulo delle più vergognose e
nauseanti miserie. È quanto mi mostra e mi consente di vedere la
tremenda oscurità del mio spirito: oscurità che io temo ed amo. Non so
il motivo per cui mi sento obbligata ad immergermi in essa; voglio
abbracciarla perché mi mostra ciò che sono: miseria e nulla più.
Siccome non so dire nulla, termino con la fiducia illimitata in Gesù e
Mammina che presto mi sia restituito colui cui devo molto e che ha
incamminato verso di Loro la mia anima. Sento la necessità di quella
guida, di quella stessa luce perché siano più soavi i miei sentieri e
possa con maggior fortezza terminare la mia corsa sulla terra. Mi sento
morire perché mi pare di non poter soffrire di più. D. Umberto è stato
qui giorni fa: ci vuole veramente bene. Vennero a visitarmi molti
sacerdoti e mi rimasero amici... » (lettera a p. Pinho, 26-5-1947).