MaM
Messaggio del 25 luglio 1988:Cari figli, oggi vi invito all'abbandono totale a Dio. Tutto ciò che fate e tutto ciò che possedete, datelo a Dio, affinché Lui possa regnare nella vostra vita come Re di tutto. Non abbiate paura, perché io sono con voi anche quando pensate che non esiste via d'uscita e che satana regna. Io vi porto la pace, io sono la vostra Madre e la Regina della Pace. Vi benedico con la benedizione della gioia, affinché Dio sia tutto per voi nella vita. Solo così il Signore potrà guidarvi attraverso me nelle profondità della vita spirituale. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - Ma non voglio: sono vittima di Gesù (diario, 9-5-1947).


Sono in mezzo a due vite (Momenti della Passione)

Voglio salire la scala dell'amore e non riesco: sento di essere discesa all'ultimo gradino. Gesù non può aspettarsi nulla da me: non so amarlo, non ho forze per amarlo. Voglio abbrac­ciare la mia croce, la croce che Egli mi dà e non posso: questo mio abbraccio mi fa cadere con lei, sfinita, senza potermi più rialzare.

Voglio fare tutto ciò che è buono e santo e povera come sono non faccio nulla. Voglio essere solo di Gesù, di Mammina e delle anime e non sono di nessuno e per nessuno.

Non sono io, non vivo, non esisto. Vive in me il mondo pieno di malizia, colmo di crimini, interamente rivoltato contro il Signore: è una rivolta di morte. Lo sento crocifiggere Gesù. Vive in me un'altra vita che affronta questo mondo. Con che dolore, con quale compassione gli va incontro e lo con­templa! È da lui forzata a castigarlo, ma non vuole. Si trattiene a stento, fa di tutto per non colpire, per non punire. lo, che non esisto, mi trovo in mezzo a queste due vite: la vita del mondo che voglio regolare, trasformare perché di­venti un'altra; la vita di Dio con cui non faccio altro che implorare misericordia, aprire le braccia, alzare le mani, cur­varmi davanti a quel Potere supremo per ricevere tutti i colpi, per essere schiacciata da tutta la Sua divina giustizia.

Mio Dio, non vivo e sono l'umanità; non vivo e posseggo la Vita di Dio; non esisto e vivo per il mondo e vivo per Gesù; non sono niente e devo sopportare su di me tutta la malvagità umana e tutto il potere, tutto l'amore, tutta la giustizia di Dio. O se io potessi descrivere questo dramma doloroso che ora sento ed ora vedo nell'anima mia!... (diario, 16-5-1947).

Perché non faccio anch'io ciò che hanno fatto i santi? È la domanda che mi sono rivolta durante questo mese di Mammina. Quanto hanno fatto i santi! Ma io non so come abbiano fatto. Amarono certamente molto Gesù e soffrirono tutto per Lui. Ma io non so amarlo; ignoro l'amore; non soffro perché non sono io che soffro, ma è Gesù in me. Che Gli darò, allora? Povera me! Non ho nulla se non il cumulo orribile, il cumulo vergognoso delle mie miserie e cattiverie... Ma ho una sete bruciante, insaziabile di amore per Gesù. Mi sento come immersa in un mare in cui bevo continuamente, senza saziarmi mai, senza uscirne. Sono come il pesciolino: quanto più nuota tanto più vuole nuotare; quanto più mi im­mergo tanto più sento necessità di immergermi. Muoio di sete senza uscire dall'acqua, senza cessare di bere. Vorrei darmi a Gesù, vorrei dargli anime, tutte le anime... Quando parlo di Gesù, del Suo divino amore e delle Sue anime, non so che cosa provo: mi sento annientare. L'amore di Gesù, che follia! Le nostre anime, quale valore! Non sopporto il pensiero che una sola si perda, che per qualcuna sia inutile il Sangue sparso da Gesù... ... Continuo ad avere grande paura e orrore del demonio. Eppure continuo anche a sentirlo nel mio cuore... Orgoglioso come fosse padrone di se stesso. Mio Dio, che grande orrore! Il demonio dentro di me! Ma al tempo stesso sento in me Gesù, ma fuori dal cuore; e l'anima Lo vede con il petto aperto a mostrare la piaga del Suo divino Cuore profonda e sanguinan­te. Egli addita il Suo Cuore divino; con sguardi teneri e affet­tuosi, pieni di amore, invita il mio cuore ad entrare. Gesù mi vuole interamente; dimentica il mio passato. Che invito com­movente! Mi fa dolere tanto il cuore!... ... Io mi faccio insensibile, svio da Lui i miei sguardi, non faccio il più piccolo sforzo per gettare fuori il demonio... Che quadro doloroso! Il demonio dentro e Gesù fuori!... ... Nel pomeriggio di ieri sentii che al mio collo furono legate grosse corde e le mani di tutti gli uomini mi trascinavano fino all'Orto... Qui vidi Gesù col Cuore aperto in atto di dissetare anime. Alcune Lo rifiutavano con segni di ripulsa: disprezzavano tutto; non volevano neppure toccare il Sangue di Gesù. Altre Lo bevevano freddamente, con indifferenza, come cosa da poco. Altre venivano e bevevano con amore; altre con amore folle parevano non saziarsi mai di bere. Ne venne un'altra che passò fra tutte e con sete insaziabile beveva, beveva; entrò nella piaga del Cuore di Gesù, si perdé in Lui, non ricomparve più. Dopo, salii all'Orto, o salì Gesù in me... Nella grande sala di Anna vidi la moltitudine che seguiva Gesù: erano uomini, solo uomini armati di bastoni. Quando il malvagio diede lo schiaffo a Gesù vi furono tante sghignazzate e battimani, come se avesse fatto l'atto più bello... Con Gesù sono stata coronata di spine, flagellata... con Lui ho percorso il Calvario... Mi ha parlato: - Figlia mia, cuore grande, cuore ardente, cuore di fuoco... Ti assicuro che sulla terra vi sono ancora cuori anche se pochi che Mi amano: il tuo è uno di essi... Colloco il tuo amore delizioso nella tazza del tuo dolore. È l'offerta incessante che Io presento all'Eterno Padre. Offrimi, figlia cara, tutto il tuo martirio; uniscilo al Mio Sangue divino e ai dolori della mia Madre benedetta; unita alla continua rin­novazione della mia Passione, riceverai dal Cielo tutta la forza, la Grazia e la capacità per soccorrere le anime. Salvamele: sono mie... - ... (diario, 23-5-1947).

« Mio buon padre [Pinho], ... Che cosa le dirò della mia anima? Avrei tante cose! È impossibile dirle per iscritto quanto soffro; ho la certezza che neppure a viva voce mi farei com­prendere del tutto. Quando verrà il giorno in cui il Signore mi concederà la grazia di confidarmi a lei di presenza, per spiegare, il meglio possibile, le grandi amarezze, tristezze e angustie in cui il Signore mi ha mantenuta in questi lunghi anni di così penoso esilio e triste separazione? Nella luce di Dio, mi pare che non vi sia nel mondo chi goda di maggior gioia e felicità di me. Umanamente invece non ho disperato solo per la divina grazia di Gesù. Mio buon padre, sempre parlando umanamente non vi è per me un mo­mento di gioia; mi dà gioia solo la Volontà del Signore: soffrire per Gesù e per le anime. Soffro molto e nulla è mio! Ogni dolore è tutte le grazie di cui il Signore mi ha favorita, muoiono prima di nascere: come luce che si spegne prima di apparire. Voglio amare e non ho né conosco l'amore. Voglio soffrire e non sono io che soffro: il dolore non mi appartiene. Vivo così a mani vuote, senza avere né vedere in me nulla, eccetto il cumulo delle più vergognose e nauseanti miserie. È quanto mi mostra e mi consente di vedere la tremenda oscurità del mio spirito: oscurità che io temo ed amo. Non so il motivo per cui mi sento obbligata ad immergermi in essa; voglio ab­bracciarla perché mi mostra ciò che sono: miseria e nulla più. Siccome non so dire nulla, termino con la fiducia illimitata in Gesù e Mammina che presto mi sia restituito colui cui devo molto e che ha incamminato verso di Loro la mia anima. Sento la necessità di quella guida, di quella stessa luce perché siano più soavi i miei sentieri e possa con maggior fortezza terminare la mia corsa sulla terra. Mi sento morire perché mi pare di non poter soffrire di più. D. Umberto è stato qui giorni fa: ci vuole veramente bene. Vennero a visitarmi molti sacerdoti e mi rimasero amici... » (lettera a p. Pinho, 26-5-1947).