... Dall'Orto andai con Gesù, mani legate, al carcere; e portai con me
nuovamente lo stesso mondo che mi trascinava, mi schiacciava. Stamane
non potevo respirare; presa da sgomento, non potevo vivere. Sentivo gli
occhi incollati per il sangue che sgorgava dal grande elmo di spine
lancinanti che mi cingeva il capo. In tale stato ho percorso le oscure
e strette vie verso il Calvario... Come mi è stato doloroso il viaggio!
Quanto mi è costato giungere alla cima! E quanto mi è costato vedere
belve spaventose ed in gran numero bere il Sangue che scorreva da
Gesù! Erano certamente belve solo in apparenza, perché Gesù ha
mormorato e lasciato stampato nella mia anima le seguenti parole: «
Meglio sarebbe stato per Me, non avrei sofferto tanto, se il mio divino
Sangue fosse stato bevuto da vere belve: sono peggiori delle belve ».
Ho sentito che in molti cuori aumentava l'odio, l'avversione contro
Gesù, la brama di vederlo scomparire dai loro sguardi velenosi, in
qualsiasi modo, a qualsiasi costo. Gesù che vedeva e penetrava
nell'intimo di tutti, con un aumento di sofferenza... Come uomo, non
poteva più vivere: era mortale; io Lo sentivo in me emettere gli ultimi
rantoli. Ma come era soave e dolce l'agonia del Suo spirito!... Sono
spirata con Lui. Ah! se con la stessa dolcezza, a Sua somiglianza, io
spirassi alla mia morte: morte che mi darà la vita eterna! È venuto
Gesù; ha dato luce a tutta la mia anima e mi ha detto: - Figlia mia,
mia Alexandrina, Alexandrina dei dolori, consenti che aggiunga questo
titolo di sposa: Alexandrina dei dolori. Abbi coraggio! Posso
paragonare l'anima pura all'acqua trasparente in un vetro di fine
cristallo, esposta ai raggi del sole per essere osservata. Quante cose
appaiono e mettono in evidenza questi raggi di sole! L'anima sei tu; il
sole, l'osservatore sono lo che tutto scopro in te: ai miei occhi
divini tutto appare. Questo tutto che lo vedo e faccio che tu veda è il
mezzo di cui mi servo per purificare la tua anima, affinché tu, da
questo calvario, da questo letto di dolori, possa passare al cielo.
Faccio che tu veda in te tutte le macchie, affinché ti purifichi, mia
colomba cara, e questa purezza traspaia in te e tu la possa comunicare
alle anime. Sono tue le macchie che appaiono al sole della Mia purezza
e grandezza, ma ascolta bene, figlia mia, non sono tue le iniquità, i
crimini, quel mondo di orrori che senti e scopri in te. O meraviglie,
così poco conosciute e comprese! L'anima vittima si vede coperta e
responsabile di tutti i delitti, ma allo stesso tempo possiede Dio con
tutte le Sue grandezze. Quanto soffre nel dover sopportare e affrontare
ciò che è immondo con ciò che ha di più puro e santo! Confida, figlia
cara: sei vittima, ma non sono tuoi questi crimini. Ti ho consegnato il
mondo, ma la sua malizia non è tua. Soccorrilo, soccorrilo! - - Mio
Gesù, io non posso soccorrerlo; non so cosa fare, non ho nulla da darti
per salvarlo. Salvalo Tu... Io sento che la mia sofferenza non ha
nessun valore. - Figlia mia, sei potente, con me hai tutto il potere...
Dammi dolori, sposa dei dolori... - Mio Gesù, accetta la mia sofferenza
e quella del mondo intero come se io ne potessi disporre. Uniscile alle
sofferenze e ai meriti della tua santa Passione, al Tuo amore,
all'amore del Cielo e di Mammina: forma di tutto questo una difesa per
fermare la giustizia divina... Misericordia! Misericordia, mio amore! -
Una goccia del Sangue preziosissimo di Gesù è caduta tra fiamme di
fuoco nel mio cuore che subito si è dilatato. Ma Gesù non lo ha
lasciato dilatare per molto tempo: è venuto presto come medico, ne ha
cicatrizzato l'apertura e ha detto: - Va', sposa mia amata, va' a
soffrire, va' verso la croce, va' al dolore. Soffri immersa in queste
fiamme, soffri incendiata in questo amore; va' a diffonderlo, va' ad
accenderlo nella umanità. Va' fiduciosa: non ti inganni, Gesù non ti
lascia ingannare. Sei di Gesù, va' in nome di Gesù. Appartieni alle
anime, sei vittima delle anime. Coraggio, coraggio! - Grazie, mio Gesù.
Accetto tutta la sofferenza e non chiedo se non il Tuo amore, la Tua
grazia e forza: da sola non posso. Ho paura, mio Gesù. - Che orrore
sento nel dover dettare quanto mi dice Gesù! Se non mi viene una grazia
dal Cielo, desisto, non lo posso fare. Se mi ordinassero di non
scrivere più nulla, che sollievo grande sarebbe per la mia anima
tribolata, che consolazione! Mi pare perfino che non soffrirei più.