... Venne un sacerdote ad interrogarmi sulla mia vita. Mi costò molto
rispondergli, ma lo feci senza turbarmi. Mi rivolse parole di grande
conforto che mi incoraggiarono. Non so come ringraziarne il Signore. Mi
sono sentita tanto piccola: piansi; le lacrime non furono di dolore,
perché non v'era motivo; ma non furono neppure di gioia, perché Gesù
non me la concede: furono lacrime di fortezza; l'anima era forte.
Quando il sacerdote si ritirò, io lodai Gesù e Mammina e Li ringraziai.
Intanto si levò in me una tremenda tempesta che portò la più fitta
nebbia, la notte più nera: tutto sfumò ben presto e io perdetti tutta
la fortezza. Quelle parole di tanto conforto rimasero sepolte,
sparirono e non affiorarono più alla mia mente. Abbracciai la mia
croce. Lo vuole Gesù! Sia benedetto... (diario, 20-12-1946).
« Mio buon padre [Pinho] ... Passò di qui un padre carmelitano' che
tre anni fa venne in Portogallo da Roma dove era professore di ascetica
e di mistica, cose che io ignoro. Dopo una conversazione di quattro ore
e mezza partì dicendomi: - Stia tranquilla; può stare tranquilla: in
tutto ciò che mi ha detto non ho colto una parola che sia contro il
Vangelo né contro la dottrina di Santa Teresa d'Avila e di San
Giovanni della Croce. Conosco la mistica e l'ascetica come il pane
quotidiano. Le sono sincero. Sono già stato scelto per esaminare altri
di questi casi e mi sono messo contro, ma qui no: sono anzi in suo
favore. Viva in molta umiltà, viva sempre come ha vissuto. Le sue
sofferenze sono pietre preziose per la corona che l'aspetta. Più tardi
parlerò. Dica pure la mia opinione a d. Umberto. - Mi incoraggiò molto.
Piansi lacrime di conforto. A prima vista pareva una persona molto
austera. La mia vita è colma di umiliazioni e contraddizioni. Tuttavia
il numero degli amici non diminuisce, anzi aumenta; ciò nonostante, mi
sento sempre più sola: è questa la mia sorte. Tante volte dico a Gesù:
- Spogliami di tutto, svuotami di tutto per riempirmi di Te: solo di
Te, sempre di Te, eternamente di Te! - Soffrissi sola, non mi
costerebbe tanto; ciò che più mi pesa è che soffrono con me coloro che
mi circondano. Così vado avanti implorando giorno e notte il Cielo per
averne aiuto, abbracciata al mio crocifisso e alla cara Mammina, in
attesa di giorni migliori e, infine, il paradiso... » (lettera a p.
Pinho, 13-2-1947).