MaM
Messaggio del 25 novembre 1992: Cari figli, oggi come mai vi invito a pregare. La vostra vita diventi in pienezza la preghiera. Senza amore non potete pregare. Perciò vi invito per prima cosa ad amare Dio, Creatore della vostra vita e dopo riconoscerete ed amerete Dio in tutti, come Lui ama voi. Cari figli, questo è grazia: che Io sono con voi. Perciò accettate e vivete i miei messaggi per il vostro bene. Io vi amo e perciò sono con voi per insegnarvi e condurvi verso una nuova vita di rinuncia e di conversione. Solo così scoprirete Dio e tutto quello che adesso vi è lontano. Perciò pregate, figlioli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - In unione con i pellegrini a Fatima

Mio buon padre [Umberto] ... Sono sempre la stessa, la povera Alexandrina.

Deolinda è giunta da poco a casa [da Oporto] e, siccome per andare a feste nessuno è zoppo, si è già combinato tutto ed è quanto le voglio esporre. Viaggeranno venerdì notte con il treno per Entroncamento ze, perché più comodo. Ora le chiedo il favore di comprare sei biglietti per le quat­tro "Maddalene", per il padrino, che ne soffrirebbe se non andasse, e per quella nostra zia di cui le ha parlato Deolinda; la zia, appena sarà costi, le darà il danaro del suo biglietto; ella può pagare. Proprio ieri ho ricevuto una lettera della signorina Maria za nella quale mi spiega tutto e manifesta il desiderio che vadano alla vigilia. Mi dice di combinare con lei l'orario e di comunicarglielo; usi questa grande carità di trasmetterglielo e di dirle che va anche questa mia zia. Mi prega di non portare i viveri, ma non sarà troppo? Non è abusare della loro bontà, tanto più che gli ospiti sono aumentati? Faccia il favore di infor­marla bene di tutto. Non è necessario che si incomodi per i letti: basta una camera per il reggimento e un'altra per il comandante.

Se non accade nulla di nuovo, venerdì pomeriggio saranno da lei [ad Oporto]. Io, poverella, non sono nata per godere queste belle cose, ma approfitto di queste grazie immeritate come fossero per me. Gioisco nel vedere i miei contenti e soddisfatti per la bella sorpresa che la signorina e la sua buona mamma' hanno fatto loro impegnandosi di portarli con la macchina alla Cova di Iria [Santuario di Fatima]... » (lettera a d.Umberto, 7-5-1946).

... Gesù ha permesso che i miei potessero andare a Fatima il 13 maggio. Mi sono fatta forte, mi sono sforzata il più possibile di mostrarmi contenta perché. stentavano a staccarsi da me. Si avvicinava il giorno della partenza... Soffrivo immensa­mente: chiedevo a Gesù che mi desse forza per nascondere la mia sofferenza e vederli quindi partire contenti. Gesù mi ha ascoltata... Appena partiti, si impossessò di me un tormento indici­bile...: mi pareva di vederli tornare dalla Cova da Iria in au­tomobile, tutti gravemente feriti ed inzuppati di sangue; vedevo che ero io la causa di tanto grande disastro perché io li avevo spinti ad andare; non fu sofferenza di minuti, ma di ore... Persone che mi vogliono bene mi hanno portato una radio affinché potessi seguire le funzioni di Fatima: ero stata io ad esternare questo desiderio. Ne ho gioito tanto quando l'ho avu­ta: sembravo una bambina attorniata da bei giocattoli. Ne ero meravigliata ed ho pensato: nessuna cosa del mondo mi ral­legra; sento gioia soltanto nel dolore e nel fare la volontà di Dio; perché mai provo questa allegria? Mi hanno spiegato che non c'era da meravigliarsi, perché la mia gioia era per mo­tivi di cielo e non della terra.

Di notte, dal giorno 12 al 13, nell'ora in cui si doveva sentire ciò che avveniva a Fatima, dalla radio siamo riusciti a ricevere solo da altre nazioni e non dal Portogallo! Sono ritornate le sofferenze... Sia fatta la volontà del Signore: io non merito nulla.

Improvvisamente la radio ha incominciato a trasmettere da Fatima: ho potuto pregare a voce alta con quelli che erano vicini a me; uniti ai pellegrini di Fatima abbiamo fatta l'a­dorazione. Il giorno 13, di mattina, non si è riusciti ad udire dalla radio se non qualche nota dell'organo e nulla più. Che desi­derio avevo di udire ciò che avveniva a Fatima!... Ho finto allegria per nascondere il dispiacere e con una forza nuova, venuta dall'alto, ho pregato insieme ai presenti e cantato lodi alla Madonna. Quando tutti si sono ritirati dalla mia camera mi sono sentita oppressa dal dolore... (diario, 17-5-1946).

Grande l'umiliazione che proviamo perché non ci sentiamo de­gni di riceverla qui. Ma che sarebbe di noi se il Signore fa­cesse distinzioni fra ricchi e poveri? Ci sentiamo più umiliate perché indegne di accoglierla qui... Sia lodato il Signore per tante sofferenze che permette ed esige da noi... » (lettera a d. Umberto, 20-5-1946).

« Cara signorina Maria... Sentiamo proprio vergogna: se avessimo saputo chi è lei, non avremmo osato tanto! Ma l'e­spressione "oh, se avessi saputo" arriva sempre tardi... Che lei non si sia sentita umiliata nel ricevere i miei in casa sua è veramente degno di ammirazione. Gesù le paghi quanto ha fatto per la mia famiglia. Potrà averne ricompensa solo dal cielo. Le chiedo perdono per qualsiasi mancanza che possono ave­re commesso. Ci conosce tutti, quindi abbia pazienza... » (let­tera a Maria Sommer, maggio 1946).

« Cara signorina Maria... Ho sofferto nel sapere che la mia lettera l'ha rattristata. Creda che non volevo farle dispiacere. Sono state la sua bontà e delicatezza e soprattutto la sua gran­de umiltà a spingermi a parlare come ho fatto. Continueremo a trattarla come prima.

Per accontentarla, dal momento che ho incominciato male, voglio in questo fare male fino alla fine. So molto bene che le ricchezze sono un dono di Dio, ma era mio dovere trattarla per chi è. Però io non sapevo. Mi perdona? Quando potrà ritornare qui la riceveremo con tanto pia­cere, sempre con lo stesso trattamento, con disinvoltura.

Il passaggio dalla Cardiga non ha mortificato i miei, anzi ne sono ripartiti contenti e ammiratissimi; non soffra per questo... E ora che dirle? Che non la dimentico mai e, nonostante la mia grande miseria e indegnità, la tengo in posto molto di­stinto nel mio cuore perché così, molto unite, ameremo tanto Gesù e la cara Mammina... » (lettera a Maria Sommer, 19-6-­1946) .