MaM
Messaggio del 25 maggio 1984:Desidero vivamente che nel giorno di Pentecoste voi siate puri per ricevere lo Spirito Santo. Pregate perché in quel giorno il vostro cuore sia cambiato.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Piccolo grappolo d'uva spremuto al massimo (Momenti della Passione)


Il Signore sia con me: mi sento tanto estenuata che solo da Gesù posso ricevere forza...

Il mio letto è come una graticola attraverso la quale sale verso di me il fuoco più vivo e bruciante: mi sento tutta cir­condata da fiamme che consumano e distruggono il corpo e anche l'anima... Quanto soffro, ma quanta sete ho ancora di maggior sof­ferenza! Sono stanca del mondo, mi vergogno di lui, sono ob­bligata a lasciarlo: quale varietà di sofferenze! ... Ieri sentii che catene di fuoco mi tiravano verso l'Orto: era l'amore, soltanto l'amore. Prostrata a terra, sentivo strappi e tali scossoni nel corpo da darmi l'impressione che perfino le ossa si rompessero: era lo spavento, era la previsione delle sofferenze... Ed oggi, sul Calvario, mentre mi sentivo conficcare i chiodi nei piedi e nelle mani, sentivo come se nel cuore me ne con­ficcassero uno più duro e doloroso...

È venuto Gesù nonostante la grande paura che avevo di Lui: - Non temermi, figlia mia: sono tuo sposo e tu sposa mia... sono tuo Padre e tu la mia figlia amata... Sai, figlia mia, ciò che è questo timore del tuo Gesù? È stato il timore che lo ho sentito del mio eterno Padre. Mi sono coperto, mi sono rivestito delle immondezze della umanità, ho assunto tutto su di Me e mi sono vergognato davanti al Padre mio.

Non sei tu la vittima del mondo, non vittima di giorni e di ore ma di tanti anni? Non ti ho consegnato l'umanità? Ecco la ragione del tuo timore. Salvamela. Soffro tanto! Vorrei anime che, come te, continuamente si lasciassero immolare con uguale generosità e amore... - (diario, 22-3-1946).

Hanno prolungato sulla terra il mio martirio. È vero che io voglio soffrire, ma voglio saper soffrire come Gesù lo desi­dera, con la perfezione che Egli vuole.

Questi ultimi tempi sono stati per me un doloroso calvario. Quanto ho sofferto! Mi sarebbe stato del tutto impossibile fug­gire il dolore anche se lo avessi tentato: tutta la terra, tutto il mare, tutta l'aria erano dolore. Ahi, quanto costa il dolore! E tanto più costa, quanto più si vuol dare e meno si trova da dare. Non avevo nulla da offrire a Gesù: mi sentivo inca­pace di tutto; solamente di tanto in tanto potevo offrirmi come vittima. Mi pareva perfino di essermi dimenticata completa­mente di Lui; sentivo di perdere la Sua unione divina. Perfino nell'agonia dell'Orto mi sentivo indifferente ed estra­nea a tutto. Oggi solo la violenza del dolore mi ha forzato a cammi­nare lungo il Calvario, o, meglio, è stata la violenza del dolore che mi ha portata fino alla cima, sbattendomi contro le lastre di pietra, mentre venivo trascinata rabbiosamente.

Qualsiasi parola o atto d'amore usciva da me come da un mare ghiacciato e morto... Tanto dolore senza valore, tante tenebre senza luce! Mi pareva che non vi fossero più sofferenze che potessero avere valore, che potessero dare la vita all'uma­nità morta e perduta. È venuto il mio Gesù: - Figlia mia, sai chi ti chiama? È quel Gesù, amore del tuo cuore, quel Gesù dal quale ti senti abbandonata, quel Gesù che in questi ultimi tempi ha spremuto al massimo il suo piccolo grappolo d'uva... Coraggio, sono sempre con te!... - - Mio Gesù, ho sofferto tanto e non ho saputo soffrire; invece di essermi unita di più a Te mi sono sentita del tutto separata; ho sofferto tanto e non ho visto nulla da offrirti; solo tardi e a stento mi sono ricordata di chiederti più anime: tutto questo mi fa soffrire. -

- Ascolta, non sai tu il valore della elemosina? Non sai come lo voglio che essa sia fatta? Ciò che tu vorresti vedere, non fa in tempo ad apparire che lo me ne sono già impos­sessato. - Tu vuoi, o Signore, che una mano non sappia quello che fa l'altra? Sta bene, Gesù, ma io vorrei saperti dare le mie sofferenze per poter salvare le anime. - E se ne sono salvate. Figlia mia, stai rifornendo un così grande granaio che neppure in molti anni di carestia le anime morirebbero [alla grazia] per mancanza di aiuto. Tu sei alimento delle anime ed lo ho predisposto tutto perché non muoiano di fame. (diario, 5-4-1946).