Il Signore sia con me: mi sento tanto estenuata che solo da Gesù posso ricevere forza...
Il mio letto è come una graticola attraverso la quale sale verso di me
il fuoco più vivo e bruciante: mi sento tutta circondata da fiamme che
consumano e distruggono il corpo e anche l'anima... Quanto soffro, ma
quanta sete ho ancora di maggior sofferenza! Sono stanca del mondo, mi
vergogno di lui, sono obbligata a lasciarlo: quale varietà di
sofferenze! ... Ieri sentii che catene di fuoco mi tiravano verso
l'Orto: era l'amore, soltanto l'amore. Prostrata a terra, sentivo
strappi e tali scossoni nel corpo da darmi l'impressione che perfino le
ossa si rompessero: era lo spavento, era la previsione delle
sofferenze... Ed oggi, sul Calvario, mentre mi sentivo conficcare i
chiodi nei piedi e nelle mani, sentivo come se nel cuore me ne
conficcassero uno più duro e doloroso...
È venuto Gesù nonostante la grande paura che avevo di Lui: - Non
temermi, figlia mia: sono tuo sposo e tu sposa mia... sono tuo Padre e
tu la mia figlia amata... Sai, figlia mia, ciò che è questo timore del
tuo Gesù? È stato il timore che lo ho sentito del mio eterno Padre. Mi
sono coperto, mi sono rivestito delle immondezze della umanità, ho
assunto tutto su di Me e mi sono vergognato davanti al Padre mio.
Non sei tu la vittima del mondo, non vittima di giorni e di ore ma di
tanti anni? Non ti ho consegnato l'umanità? Ecco la ragione del tuo
timore. Salvamela. Soffro tanto! Vorrei anime che, come te,
continuamente si lasciassero immolare con uguale generosità e amore...
- (diario, 22-3-1946).
Hanno prolungato sulla terra il mio martirio. È vero che io voglio
soffrire, ma voglio saper soffrire come Gesù lo desidera, con la
perfezione che Egli vuole.
Questi ultimi tempi sono stati per me un doloroso calvario. Quanto ho
sofferto! Mi sarebbe stato del tutto impossibile fuggire il dolore
anche se lo avessi tentato: tutta la terra, tutto il mare, tutta l'aria
erano dolore. Ahi, quanto costa il dolore! E tanto più costa, quanto
più si vuol dare e meno si trova da dare. Non avevo nulla da offrire a
Gesù: mi sentivo incapace di tutto; solamente di tanto in tanto potevo
offrirmi come vittima. Mi pareva perfino di essermi dimenticata
completamente di Lui; sentivo di perdere la Sua unione divina. Perfino
nell'agonia dell'Orto mi sentivo indifferente ed estranea a tutto.
Oggi solo la violenza del dolore mi ha forzato a camminare lungo il
Calvario, o, meglio, è stata la violenza del dolore che mi ha portata
fino alla cima, sbattendomi contro le lastre di pietra, mentre venivo
trascinata rabbiosamente.
Qualsiasi parola o atto d'amore usciva da me come da un mare ghiacciato
e morto... Tanto dolore senza valore, tante tenebre senza luce! Mi
pareva che non vi fossero più sofferenze che potessero avere valore,
che potessero dare la vita all'umanità morta e perduta. È venuto il
mio Gesù: - Figlia mia, sai chi ti chiama? È quel Gesù, amore del tuo
cuore, quel Gesù dal quale ti senti abbandonata, quel Gesù che in
questi ultimi tempi ha spremuto al massimo il suo piccolo grappolo
d'uva... Coraggio, sono sempre con te!... - - Mio Gesù, ho sofferto
tanto e non ho saputo soffrire; invece di essermi unita di più a Te mi
sono sentita del tutto separata; ho sofferto tanto e non ho visto nulla
da offrirti; solo tardi e a stento mi sono ricordata di chiederti più
anime: tutto questo mi fa soffrire. -
- Ascolta, non sai tu il valore della elemosina? Non sai come lo voglio
che essa sia fatta? Ciò che tu vorresti vedere, non fa in tempo ad
apparire che lo me ne sono già impossessato. - Tu vuoi, o Signore, che
una mano non sappia quello che fa l'altra? Sta bene, Gesù, ma io vorrei
saperti dare le mie sofferenze per poter salvare le anime. - E se ne
sono salvate. Figlia mia, stai rifornendo un così grande granaio che
neppure in molti anni di carestia le anime morirebbero [alla grazia]
per mancanza di aiuto. Tu sei alimento delle anime ed lo ho predisposto
tutto perché non muoiano di fame. (diario, 5-4-1946).